LA BIRRA..

storia tipologia..usi in cucina..

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  1. gheagabry1
     
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    Quando gli uomini hanno cominciato ad assumere uno stile di vita sedentario e a coltivare il grano, circa 13 mila anni fa, probabilmente scoprirono la possibilità della fermentazione, trattandosi di un fenomeno naturale. Ma secondo alcune fonti solo a partire dal V secolo a.C. si sarebbe affermata la produzione deliberata di birra nell’antica Mesopotamia.

    La bevanda divenne così importante presso l’antica cultura mesopotamica che i sumeri ebbero anche una dea della birra, Ninkasi, e un anonimo poeta, colpito dal suo potere, le dedicò un inno nel 1800 a.C. Figlia del potente creatore Enki e di Ninti, «regina del lago sacro», Ninkasi era una dea potentissima. L’inno a Nikasi non fornisce solo un punto di vista sull’importanza della birra nella mitologia sumera, ma ci dà anche una ricetta per la preparazione dell’antica birra sumera, la più antica che abbiamo finora.

    "Tu sei colei che con ambo le mani regge il grande dolce mosto di malto,
    facendolo fermentare con miele e vino, Ninkasi.

    Il tino per il filtraggio, che produce un suono piacevole,
    tu lo sistemi in modo appropriato su una larga tinozza raccoglitrice.

    Quando versi la birra filtrata dalla tinozza raccoglitrice,
    è come l’avanzata impetuosa del Tigri e dell’Eufrate, Ninkasi."



    La prima testimonianza scritta la troviamo nel “Monumento Blu”, una tavoletta di argilla a caratteri cuneiformi di epoca predinastica sumerica, datata 3700 a.C. nella quale si menzionano doni a una dea, Ninkasi, consistenti in “miele, capretti e birra”.



    I “Codici hammurabici” illustrano puntigliosamente come deve essere preparato il “vino di datteri” e la se-bar-bi-sag. E’ sorprendente notare come tale procedimento, siano ancora oggi valido nella sua essenzialità: maltizzazione, macinatura, lievitazione, cottura, filtraggio, aromatizzazione. La fabbricazione era estremamente semplice ed efficace. Selezionavano dal raccolto annuale il migliore orzo, che veniva posto ad inumidire sino a quando principiava la germinazione, quindi veniva messo ad asciugare al sole e quando era ben secco, si macinava e si impastava con acqua formando dei pani. Quando questi erano spontaneamente lievitati, si ponevano a cuocere a forno molto caldo, in modo che si formasse rapidamente la crosta, mentre all’interno la pasta doveva rimanere molliccia. Per ottenere la birra, questi pani venivano frantumati e posti a cuocere con abbondante acqua in grandi recipienti di terracotta, quindi, al liquido filtrato, si aggiungevano erbe aromatiche, come la salvia ed il rosmarino. Tutto ciò avveniva sotto lo stretto controllo dello Stato, l’unico e solo ad avere diritto a tali produzioni, e la lavorazione ufficiale veniva fatta nei locali delle cantine reali, dai prestigiosi “gal-bi-sag”, i Mastribirrai dell’epoca, utilizzando apposite giare e vasi sui quali spiccavano, oltre ai simboli dell’orzo e della birra, i sigilli reali.
    La conservazione del frumento avveniva nelle anfore granarie. Prima di sigillarle ermeticamente con cera d’ape, ponevano all’interno alcune piccole tartarughe le quali, respirando, consumavano tutto l’ossigeno, assicurando così la migliore conservazione. Il più noto ed autorevole bevitore di birra del mondo antico, fu il mitico eroe babilonese Enkidu, così come viene narrato nella epopea di Gilgamesch.(https://edinterranunnaka.wordpress.com/)
     
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