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tomiva57.
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grazie gabry . -
gheagabry.
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nr 5/25.4
Non vale la pena avere la libertà se questa non implica la libertà di sbagliare.
(Gandhi)
L'anima libera e' rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto
perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino.
Charles Bukowski
La libertà è come l'aria: si vive nell'aria;
se l'aria è viziata, si soffre;
se l'aria è insufficiente, si soffoca;
se l'aria manca si muore.
Luigi Sturzo
"LA LIBERTA'" OGNI ESSERE UMANO DOVREBBE AVERE LA POSSIBILITA' DI ESSERE LIBERO DI VIVERE LA PROPRIA VITA I PROPRI SENTIMENTI PURTROPPO NON E' SEMPRE COSI
Libere dal burqa: prosegue la lotta
per i diritti delle donne afghane
In Afghanistan, la condizione femminile resta una delle peggiori al mondo. I passi avanti compiuti dopo la caduta del regime dei talebani non sono ancora sufficienti.
DOV'E' LA LIBERTA' DI QUESTE DONNE?
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gheagabry.
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MIA LIBERTA'
libertà risali a ieri ma ricordo a malapena
ch'eri tutti i miei pensieri il mio pranzo e la mia cena
libertà mia sola amica quando avevo tutto e niente
e credevo che la gente fosse tutta amica mia
pomeriggio al cine oriente e la notte da Maria
mia libertà mi sento proprio un traditore
che brutto guaio che è l'amore mia libertà
libertà da una signora che ha passato la trentina
da un amore che si impara dentro i baci perugina
libertà dalle ragazze che mi sono corse dietro
una pizza dal "sor Pietro" una corsa a Porta Pia
libertà tra noi c'è un vetro e la colpa è solo mia
mia libertà le prime corna per amore
io te le ho messe a malincuore mia libertà
libertà dalle cambiali dai saponi delle attrici
dagli annunci sui giornali pieni di massaggiatrici
libertà dal libro Cuore dai discorsi preparati
dai romanzi sceneggiati che si vedono in tivù
libertà dei giorni andati io non ti ritrovo più
mia libertà chissà se è stato un grosso errore
buttarmi a pesce nell'amore mia libertà
da quella volta che scappai da casa mia
mia libertà mia libertà
quella ragazza che non ho fermato mai
mia libertà mia libertà
la prima sigaretta in bocca ... i primi guai
na na na na na na na
da lussy
QUANDO DA PICCOLA..CHIEDEVO AI..MIEI GENITORI...
.."PERCHE' VOI NN GIOCATE PIU'..COME NOI BIMBI.?!!!"
LA LORO RISPOSTA ERA SEMPRE UGUALE.....
"BEATI VOI CHE SIETE LIBERI...DA PENSIERI..E NN AVETE PREOCCUPAZIONI PER LA TESTA"
ERO PICCOLA..E NN CAPIVO....
PERO'..HO SEMPRE PENSATO CHE.
LA LIBERTA' FOSSE LA LORO...Robinson Crusoe - La storia vera è un film del 1989, tratto dal celebre romanzo di Daniel Defoe e diretto da Caleb Deschanel.
Tidewater, Virginia, 1808; al venditore di schiavi inglese, Robinson Crusoe (Aidan Quinn), necessita di effettuare un nuovo viaggio presso il continente africano, per prelevare altri schiavi veri. Durante il viaggio accade l'irreparabile; a seguito di un naufragio, tutti i componenti della nave perdono la vita ad eccezione del protagonista, che riuscirà a salvarsi naufragato su un'isola deserta. Nei primi periodi Crusoe non riesce ad adattarsi perfettamente all’ambiente dell’isola, a causa della diversa ed anche sconosciuta disposizione di cibo; nei giorni successivi il naufrago riesce a rendersi conto che è un luogo praticato da alcuni indigeni cannibali, che si recano di tanto in tanto per compiere dei sacrifici umani. Dal giorno successivo, Crusoe comincia ad abbattere alcuni alberi per fabbricarsi una barca, intenzionato a ritornare a casa; il lavoro, però, si dimostra alla fine deludente, perché proprio nel momento in cui l’uomo decide di portare la barca in mare, questa si rovescia di lato riempiendosi d'acqua. Rassegnato, Crusoe si trova una caverna che utilizza come una nuova casa, vicino alla spiaggia. Successivamente, il suo cane comincia ad ammalarsi e nel tentativo, invano, di dargli un cucchiaio di vino, Crusoe lo ritrova privo di vita sul letto la mattina successiva. Comincia così un periodo di intensa solitudine per Crusoe, fino a che non riesce a scorgere al largo dell’isola alcune imbarcazioni, con indigeni recatisi sull’isola per la cremazione del loro capo ed il sacrificio di tre loro simili. Il capo giace morto su di una grande poltrona di rami, la quale viene data immediatamente fuoco; avviene nello stesso tempo lo sgozzamento dei tre sacrificanti, ma nel momento in cui sta per avvenire la terza ed ultima uccisione, Crusoe, dopo aver seguito la scena da una altura, spara un colpo di fucile, distogliendo così l’attenzione dei cannibali. Il terzo cannibale (Hepburn Graham) che doveva essere sacrificato, ne approfitta per scappare, mentre Crusoe fa la stessa cosa. I due si incontrano per caso nella foresta, all’interno dell’isola; il cannibale non oppone alcuna reazione vedendo Crusoe puntargli una pistola ed entrambi raggiungono la spiaggia assicurandosi che tutti i cannibali si siano recati sulle loro imbarcazioni. Da questo momento il cannibale, chiamato da Crusoe Venerdì, comincia a fidarsi di colui che gli ha salvato la vita. La sera stessa però Crusoe, per sicurezza, non lo fa dormire con lui nella grotta e decide di lasciarlo legato con una catena alla caviglia fuori dalla grotta. La mattina successiva Crusoe rimane stupito nel non ritrovare più il cannibale dove lo aveva lasciato la sera precedente. Inoltrandosi nuovamente all’interno dell’isola, Crusoe scorge del fumo provenire nel luogo dei scarifici dove riesce a ritrovare la testa mozzata di Venerdì; Crusoe incappa facilmente in un agguato di un altro cannibale (Ade Sapara) finendo in una trappola. Il cannibale (dall'aspetto di un guerriero) lo lega ad un albero vicino la sua grotta dove vi rimane illeso fino al giorno successivo, lo stesso giorno in cui Crusoe sembra voler avere una rivincita su quel cannibale che lo aveva fatto suo prigioniero.
Comincia così un inseguimento da parte di Crusoe che tenta di sparare a distanza l’indigeno, il quale riesce a sorprendere lo stesso Crusoe e lo induce in una lotta l’uno contro l’altro. I due, però, finiscono nelle sabbie mobili; il cannibale, più esperto, riesce ad uscire lasciando Crusoe sprofondare; a Crusoe, ormai prossimo alla morte, viene concessa clemenza dal cannibale, il quale decide di aiutarlo ad uscire, abbassandogli un ramo di un albero. Presto i due cominciano a collaborare; nel linguaggio locale del cannibale, Crusoe riesce a fatica a capire le intenzioni del cannibale stesso, il quale desidera fabbricarsi una piccola barca per ritornare a casa, con l’aiuto di Crusoe. Ultimato il lavoro di costruzione, Crusoe decide di rifabbricarsi una seconda barca; uno strano sparo però induce Crusoe a vedere di cosa si tratta ed infatti l’uomo riesce a scorgere una nave.
Da un’altura Crusoe tenta di farsi vedere da alcuni uomini bianchi, i quali si trovavano sull’isola per catturare proprio il cannibale amico di Crusoe. Crusoe però non perde tempo e riesce ad imbarcarsi di nascosto sulla nave che lo condurrà a casa. L’equipaggio a bordo è composto a anche da uno scienziato, il dottor Martin (Michael Higgins), studioso di cannibali, intenzionato a portare a Londra il cannibale; Crusoe, però, non essendo d’accordo con la decisione dello scienziato, decide di liberare l’amico senza farsi vedere dai componenti dell’equipaggio. Crusoe lascia così definitivamente l’isola rendendosi conto di quanto siano preziose la libertà e la vita.
L'uomo e la ragione
Defoe riesce a cogliere nel suo romanzo, come motivo universale, il problema dell'uomo solo, davanti alla natura e a Dio, nobilitandolo con la ragione che può, secondo i ricordi cristiani o biblici della creazione, dargli il dominio sulle cose.
Ad esempio decide di costruirsi un tavolo perché
"senza un tavolo non potevo mettermi né a mangiare né a scrivere, né fare varie altre cose con molto piacere: perciò mi misi al lavoro." E qui devo osservare che poiché la ragione è la sostanza e l'origine della matematica, così squadrando e calcolando ogni cosa con la ragione e giudicandone nel modo più razionale, ogni uomo può col tempo diventare padrone di ogni arte meccanica. Sulla falsariga di Prospero, le osservazioni di Crusoe lo portano ad aprire il libro della natura al quale Galileo Galilei prima e i sensisti dopo attingeranno per scoprire le leggi che reggono l'universo e che quindi lo controllano.
Ma nell'affrontare la natura, che non sempre gli è favorevole, Robinson comincia a porsi i grossi problemi dell'anima, dell'essere e del non essere, della vanità del mondo e del valore della meditazione e della solitudine, della salvezza e della provvidenza. È un percorso parallelo a quello della sopravvivenza fisica, che cambierà radicalmente Robinson.Le trasposizioni cinematografiche
Dal libro sono state tratte numerose trasposizioni cinematografiche, per la verità non tutte sempre pertinenti e/o aderenti al testo letterario.
La prima in assoluto fu quella del film Les aventures de Robinson Crusoé, realizzato nel 1902 - ovvero agli albori del cinema - dal regista Georges Méliès.
Tra le altre versioni realizzate si ricordano qui:
* Le avventure di Robinson Crusoe diretto da Luis Buñuel (Las aventuras de Robinson Crusoe, Messico-Stati Uniti, 1952);
Le trasposizioni cinematografiche [modifica]
Dal libro sono state tratte numerose trasposizioni cinematografiche, per la verità non tutte sempre pertinenti e/o aderenti al testo letterario.
La prima in assoluto fu quella del film Les aventures de Robinson Crusoé, realizzato nel 1902 - ovvero agli albori del cinema - dal regista Georges Méliès.
Tra le altre versioni realizzate si ricordano qui
* Naufragio nel pacifico di Jeff Musso (Italia, 1962)
* Robinson Crusoe - La storia vera di Caleb Deschanel (Crusoe, Stati Uniti, 1989) che si avvicina di più al romanzo di Michel Tournier che a quello di Defoe.
* Robinson Crusoe, girato a quattro mani nel 1997 dai cineasti Rod Hardy e George Miller fu immesso nel circuito cinematografico solo tre anni dopo; vede l'attore Pierce Brosnan nella parte dell'eroe defoeiano.
* Cast Away, girato nel 2000 in USA da Robert Zemeckis, con Tom Hanks come interprete, che ricorda molto da vicino - anche se in versione attualizzata - il personaggio letterario creato da Defoe.
I fumetti
Sempre al "Robinson" si è ispirato Walt Disney negli anni quaranta quando realizzò il fumetto Topolino e il selvaggio Giovedì.
Edited by gheagabry - 17/10/2010, 23:14. -
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L'idea di un canale che congiungesse il Mediterraneo con il Mar Rosso non era nuova. Già i faraoni erano riusciti a collegare i due mari sfruttando i bracci del Nilo: un tortuoso corso d'acqua che rimase in funzione per oltre un millennio e mezzo, finchè venne abbandonato alle sabbie del deserto. A riaprirlo per qualche tempo furono in seguito i soldati romani di Traiano, cui successero gli arabi del califfo Ibn el-Khattab nel settimo secolo dopo Cristo. Ma dopo il 1200 la zona venne conquistata dai Mamelucchi turchi, che non si curarono di difendere il canale. Questo rimase nuovamente interrato; e così lo trovarono i tecnici europei che, passata la prima metà dell'Ottocento, tornarono a occuparsi del problema.
In quell'epoca molti erano convinti che l'impresa fosse irrealizzabile perchè, secondo le stime dei tecnici al seguito di Napoleone, fra il Mediterraneo e il Mar Rosso c'era una differenza di livello di nove metri. Fu facile dimostrare che i due mari erano alla stessa quota.
Passaggio per l'Oriente
Per cominciare la gigantesca opera bisognò attendere che si fosse almeno in parte sopita la rivalità tra Francia e Inghilterra, che erano, con la Germania, le maggiori potenze europee. Gli inglesi non volevano il canale e si battevano per una semplice ferrovia; inoltre ritenevano che lo sforzo si sarebbe risolto in un enorme sperpero di denaro, senza alcun successo pratico. Anche i turchi appoggiavano gli inglesi, in parte per ragioni tecniche, in parte perchè non volevano influenze francesi nella zona.
Ma Ferdinand Lesseps, che aveva iniziato la sua carriera come diplomatico, riuscì a far firmare un accordo. Parigi avrebbe fornito i tecnici, le macchine e i capitali necessari; l'Egitto avrebbe concesso la propria mano d'opera: quei fellah destinati a pagare molte volte con la vita il loro sforzo. I lavori andarono avanti fra tremende difficoltà: per 10 anni i progressi furono limitati. Nel 1865 un'epidemia di colera, portata dai pellegrini della Mecca, contribuì a decimare le file dei lavoratori, tanto che il Governo del Cairo ne sospese il reclutamento forzato. Gli egiziani vennero così rimpiazzati da italiani, slavi, spagnoli, greci, sempre con l'ostilità dichiarata della Gran Bretagna.
Per ultimare le opere bisognò attendere fino al 1869. In marzo fu abbattuto l'ultimo diaframma di terra e le acque del Mar Rosso si confusero con quelle del Mediterraneo. In novembre, il giorno 17, si ebbe finalmente l'inaugurazione ufficiale. Da Parigi arrivò l'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, che non sapeva di dover abdicare appena un anno dopo, in seguito alla rovinosa guerra con la Germania. Al fianco del corteo di cammelli cavalcava un signore in cilindro, montato su un purosangue arabo. Era Lesseps, il trionfatore. Fu scomodato, come si sa, anche il sommo Giuseppe Verdi, che per l'apertura del canale compose l'Aida, rappresentata al Cairo con enorme successo.
In quel giorno di novembre fu dunque compiuta la più vasta e costosa impresa mai realizzata dall'uomo fino a quell'epoca. Le navi cominciarono a passare, dirigendosi verso l'Oriente.
La libertà è un treno che corre
verso paesi senza frontiere.
La libertà è uno spazio infinito
senza confini.
La libertà è camminare su un prato coperto da fiori
senza essere soppresso dal tempo.
La libertà è fermarsi a guardare
i colori dell'arcobaleno
e affondare lo sguardo nell'azzurro infinito del cielo.
La libertà è non chiudersi dietro le sbarre del pregiudizio
ch eti separano dai tuoi simili,
è non avere lacciche legano il cuore
e non gli consentono di amare
chi è diverso di te.
La libertà è seguire con gli occhi
un gabbiano che volteggia nel cielo
felice di essere libero
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neny64.
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grazie!!! . -
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grazieeee . -
vanesa13.
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GRAZIE . -
..
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neny64.
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bel disegno mamy...... . -
..
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ringo47.
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IL SEGRETO DELLA FELICITA’
Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità al più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse ad un meraviglioso castello in cima ad una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.
Invece di trovare un sant’uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un’attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, un’orchestrina che suonava dolci melodie. E c’era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno prima di essere ricevuto.
Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d’olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l’olio.
Il ragazzo cominciò a scendere e salire le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro del giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non aver visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d’olio che il Saggio gli aveva affidato.
Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.
Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaio e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d’arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d’arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
Ma dove sono le due gocce d’olio che ti ho affidato? Domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaio, il ragazzo si accorse di averle versate.
“Ebbene, questo è l’unico consiglio che ho da darti – concluse il più Saggio dei saggi – il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d’olio nel cucchiaino”.
Da “L’Alchimista” di Paulo Coelho
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gheagabry.
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LA COMETA DI HALLEY
Ben a ragione le comete si possono considerare "gli abitanti" del Sistema Solare più belli e difficili da osservare. Esse seguono sentieri nello spazio diversi da quelli dei pianeti, e il loro aspetto etereo ne ha celato a lungo la vera natura all’indagine umana. Quando, in tempi ancora relativamente recenti, non si conosceva nulla sulle comete, la loro inattesa comparsa era salutata con apprensione dagli uomini. Nell’immaginazione collettiva erano viste come ambasciatrici della Storia: la nascita di Cristo, l’invasione normanna dell’Inghilterra nel 1066, le terribili pestilenze che travagliarono l’Europa, erano annunciate dal silenzioso passaggio di una cometa.
Anche per gli uomini di scienza le comete rappresentarono a lungo un mistero. Secondo Aristotele, "il maestro di color che sanno", come lo chiama Dante nella Divina Commedia, le comete erano esalazioni della Terra, che venendo in contatto con l’alta atmosfera prendevano fuoco, originando splendide code.
Questa idea sulla natura delle comete predominò per duemila anni, fin quando Tycho Brahe mise alla prova questa ipotesi. Provò a misurare la parallasse di una cometa passata nel 1585, ossia la sua posizione apparente contro le stelle fisse osservata allo stesso momento da due città distanti. Non riuscendo a misurare alcuna parallasse, dedusse correttamente che la cometa era molto più lontana della luna, dimostrando così che si trattava di un oggetto celeste e non atmosferico, come sosteneva Aristotele.
Stranamente, la sua scoperta passò sotto silenzio per quasi un secolo, fino all’epoca di Newton e Halley.
Essi riuscirono a calcolare le traiettorie delle comete nel Sistema Solare.
Newton mise a punto le tecniche matematiche necessarie, e Halley si accorse della estrema somiglianza dei percorsi di tre comete, apparse nel 1682, 1607 e 1531. Egli capì che non erano affatto tre comete diverse, ma una sola cometa che ripassava ogni 76 anni. Preannunciò il suo ritorno per il 1758, che si verificò puntualmente, solo per rendere omaggio alla memoria del povero Halley, ormai morto da sedici anni. Questa cometa, che a buon diritto è stata chiamata cometa di Halley, torna ancora periodicamente a farci visita, e il suo prossimo passaggio è previsto per il 2062.
La Cometa di Halley nel suo ultimo passaggio ravvicinato alla Terra, nel 1985-86.
Foto del 29.12.1985 , ore 18.35 UT. Eseguita con cameta Schmidt Celestron 14", diametro 350mm f 1.7 pellicola FP4, posa 15 minuti - eseguita da P. Valisa e A. Argieri - Osservatorio Astronomico G.V.Schiaparelli.
La cometa transitava nella costellazione dei Pesci ad una distanza di 165 milioni di Km.
La scia bianca che apparentemente attraversa il nucleo è stata lasciata da un meteorite che entrava nell'atmosfera. Ovviamente la sovrapposizione è solo prospettica.
.LA LIBERTA’
La libertà, grande desiderio
dell’essere umano, sogno che
sembra irraggiungibile.
nessuno ce la può regalare
la libertà.
essa è una conquista.
Una gabbia vuota...
Vuol dire che la libertá é possibile...
La Libertà che guida il popolo….
(La Libertà che guida il popolo è un dipinto di Eugène Delacroix, ad olio su tela (260 x 325 cm), quest'opera fu realizzata nel 1830 per ricordare la lotta dei parigini contro la politica reazionista di Carlo X di Francia. Oggi l'opera è conservata al Musée du Louvre di Parigi.)[/color]
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“Sui miei quaderni di scolaro
Sui miei banchi e sugli alberi
Sulla sabbia e sulla neve
Io scrivo il tuo nome
Su tutte le pagine lette
Su tutte le pagine bianche
Pietra sangue carta cenere
Io scrivo il tuo nome
Sulle dorate immagini
Sulle armi dei guerrieri
Sulla corona dei re
Io scrivo il tuo nome
Sulla giungla e sul deserto
Sui nidi sulle ginestre
Sull'eco della mia infanzia
Io scrivo il tuo nome
Sui prodigi della notte
Sul pane bianco dei giorni
Sulle stagioni promesse
Io scrivo il tuo nome
Su tutti i miei squarci d'azzurro
Sullo stagno sole disfatto
Sul lago luna viva
Io scrivo il tuo nome
Sui campi sull'orizzonte
Sulle ali degli uccelli
Sul mulino delle ombre
Io scrivo il tuo nome
Su ogni soffio d'aurora
Sul mare sulle barche
Sulla montagna demente
Io scrivo il tuo nome
Sulla schiuma delle nuvole
Sui sudori dell'uragano
Sulla pioggia fitta e smorta
Io scrivo il tuo nome
Sulle forme scintillanti
Sulle campane dei colori
Sulla verità fisica
Io scrivo il tuo nome
Sui sentieri ridestati
Sulle strade aperte
Sulle piazze dilaganti
Io scrivo il tuo nome
Sul lume che s'accende
Sul lume che si spegne
Sulle mie case raccolte
Io scrivo il tuo nome
Sul frutto spaccato in due
Dello specchio e della mia stanza
Sul mio letto conchiglia vuota
Io scrivo il tuo nome
Sul mio cane goloso e tenero
Sulle sue orecchie ritte
Sulla sua zampa maldestra
Io scrivo il tuo nome
Sul trampolino della mia porta
Sugli oggetti di famiglia
Sull'onda del fuoco benedetto
Io scrivo il tuo nome
Su ogni carne consentita
Sulla fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Io scrivo il tuo nome
Sui vetri degli stupori
Sulle labbra intente
Al di sopra del silenzio
Io scrivo il tuo nome
Su ogni mio infranto rifugio
Su ogni mio crollato faro
Sui muri della mia noia
Io scrivo il tuo nome
Sull'assenza che non desidera
Sulla nuda solitudine
Sui sentieri della morte
Io scrivo il tuo nome
Sul rinnovato vigore
Sullo scomparso pericolo
Sulla speranza senza ricordo
Io scrivo il tuo nome
E per la forza di una parola
Io ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per nominarti
Libertà.”
(Paul Eluard, 1942)
Libertà
Mi ha preso per mano
la libertà,
mi ha condotto lontano,
ove non ci sono confini.
Ho esplorato cieli infiniti e immensi
senza spazio, senza tempo.
Voli tra nuvole e correnti.
Libertà, grande desiderio
dellessere umano, sogno che
sembra irraggiungibile.
Libertà. Parola
di grande significato,
ma a volte rimane solo quello.
Libertà di essere se stessi,
vivere senza condizioni
nel rispetto del Sé.
Nessuno ce la pu regalare
la libertà.
Essa è una conquista.
Sogno che diventa realtà
nel momento in cui ognuno
la trova dentro la sua anima.
Una strada non facile da perseguire,
ma strada piena di meraviglie.
Ce la possono togliere
solo apparentemente
la libertà, se noi saremo
noi stessi nel centro del
nostro essere, ove
mai nessuno potrà
invadere la nostra intimità.
Giovanna Nigris. -
tappi.
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GRAZIE . -
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grazie .