DINOSAURI...e ANIMALI PREISTORICI

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  1. gheagabry
     
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    Il Pegomastax africanus




    Era lungo circa un metro e pesava meno di un gatto, ma grazie ai suoi denti affilatissimi e alla sua grande mascella, riusciva a difendersi nel mondo preistorico di 200 milioni anni fa.
    I resti fossili, scoperti in una roccia rossastra nel lontano 1963 in Sudafrica e conservati a lungo all’Università di Harvard, negli Usa, solo recentemente sono stati riuniti e si è potuto ricostruire l'anatomia dell'animale preistorico. Erbivoro, appartenente alla famiglia degli Eterodontosauri e soprannominato il «mascellone africano» aveva due gambe, il corpo ricoperto da aculei di porcospino e un becco che assomigliava a quello di un pappagallo.
    Secondo la ricostruzione di Paul C. Sereno, paleontologo dell'Università di Chicago e autore dello studio sulla rivista online, i denti aguzzi presenti sull'arcata superiore e inferiore servivano non solo a tagliare le piante e i frutti: Le zanne di questo dinosauro - spiega lo studioso americano - sono molto insolite perché è davvero raro che un erbivoro abbia canini così appuntiti e così grandi. Probabilmente servivano anche a pungere e a difendersi e non per mangiare carne. I denti nella mascella e nella mandibola funzionavano come forbici auto-affilanti». A dire la verità altri scienziati pensano che occasionalmente il piccolo dinosauro si nutrisse di carne o almeno di insetti. «Poteva assomigliare a un porcospino a due gambe - continua il paleontologo - le setole non erano abbastanza forti come quelle di un istrice. Forse erano colorate e contribuivano a differenziare la specie o facevano apparire il Pegomastax più grande di quello che realmente era e ciò gli permetteva di difendersi da potenziali predatori».
    Lo studioso si sofferma anche sul becco del dinosauro, simile a quello di un pappagallo e lungo meno di 5 centimetri: «Forse assomigliava a Dracula - scherza Sereno in un'intervista al sito web LiveScience - Visto che siamo vicini ad Halloween, questa scoperta è più che attuale». Il paleontologo ha spiegato di aver visto per la prima volta i resti del dinosauro erbivoro quasi trenta anni fa: «Sono imbarazzato nel confessare che la prima volta che ho visto il fossile era il 1983. Sono rimasto stupefatto e ho capito che si trattava di una nuova specie. Ma al tempo ero solo uno studente dell'American Museum of Natural History. Per tanto tempo da allora mi sono chiesto se qualche altro scienziato avesse riconosciuto questa creatura nascosta tra i cassetti del laboratorio». Ma l'onore di farla conoscere al grande pubblico è toccato proprio a lui.
    (Francesco Tortora)
    corriere.it





    I ricercatori hanno ricostruito la corporatura del dinosauro, chiamato Pegomastax africanus o "il mascellone d'Africa": piccolo e leggero, era dotato di aculei di porcospino, becco di pappagallo e zanne da vampiro, e dall'aspetto poteva ricordare il conte Dracula.
    La bizzarra creatura, antica 200 milioni di anni "aveva due gambe, probabilmente un piede veloce, e aveva le mani prensili", ha detto il ricercatore Paul Sereno, paleontologo presso l'Università di Chicago.
    " Era alto circa 60 cm di lunghezza e pesava meno di un gatto di casa di 7 kg al massimo ed era tutto collo e coda" ha aggiunto Sereno.
    Stranamente, le setole tipo aculei del porcospino erano sviluppate sulla maggior parte del corpo.
    Queste setole non sono nuove ai paleontologi: sono già state trovate su un parente del Pegomastax di nome Tianyulong recentemente scoperto in Cina.
    "Poteva sembrare tipo un porcospino a due gambe. Le setole però non erano abbastanza forti come quelle di un istrice. Forse erano colorate e contribuivano a differenziarne la specie, o ancora facevano sembrare il Pegomastax un po' più grande di quanto fosse in realtà per difendersi da potenziali predatori."
    Il suo cranio si estendeva con il becco simile a quello di un pappagallo di meno di 5 centimetri di lunghezza, e al suo interno aveva canini aguzzi lunghi circa 8 mm sia sulla mascella superiore che su quella inferiore.
    "In vita doveva sembrare Dracula"
    Un Dracula vegetariano, in quanto le sue zanne in realtà servivano per sminuzzare noci, ghiande e frutti di cui probabilmente si nutriva.
    "Pegomastax e parenti sono stati i più avanzati erbivori del loro tempo", ha detto Sereno.
    (diregiovani)

     
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  2. gheagabry
     
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    Il più antico "artista"
    del mimetismo animale

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    Una ricostruzione della larva di Crisopide di 110 milioni di anni fa. Illustrazione per gentile concessione J.A. Peñas, PNAS



    Le larve di una particolare famiglia di insetti, i Crisopidi, hanno l’abitudine di mimetizzarsi usando frammenti vegetali, carcasse di altri insetti e qualsiasi altra cosa permetta loro di muoversi indisturbati alla ricerca di prede e di difendersi dagli uccelli.

    Da tempo gli studiosi sostenevano che questo comportamento fosse molto antico, ma fino al recente ritrovamento di un fossile avvenuto in Spagna non si immaginavano quanto.

    Secondo uno nuovo studio pubblicato sulla rivista PNAS ( Proceedings of the National Academy of Sciences), già 110 milioni di anni fa, in Spagna, una larva di Crisopide rimase imprigionata nell’ambra insieme alla sua collezione di frammenti di felce aggrovigliati sul dorso.

    E come ha detto Michael Engel, coautore della ricerca e paleoentomologo dell’Università del Kansas, questa non è soltanto la prima evidenza fossile conosciuta del comportamento delle larve dei Crisopidi, ma "è anche la prima prova diretta della capacità di mimetizzarsi degli insetti in generale”.

    Tra gli invertebrati, i Crisopidi non sono infatti gli unici specializzati nell’arte del camuffamento: i granchi decoratori, per esempio, utilizzano addirittura animali vivi come gli anemoni di mare per mimetizzarsi nell’ambiente circostante.

    Le tracce più antiche di questo comportamento erano state osservate, fino ad oggi, in alcuni fossili provenienti dalla Repubblica Dominicana, ma ora il nuovo fossile spagnolo retrodata notevolmente il mimetismo degli insetti, almeno al Cretaceo superiore.

    Engel ha raccontato che quando lo studente di dottorato Ricardo Pérez de La Fuente, dell'Università di Barcellona, ha scoperto il fossile nell’ambra, lui e Ricardo sono rimasti esterrefatti: "Una cosa è strisciare e lasciare che le cose si attacchino sopra, altra cosa invece è selezionare i materiali dal proprio ambiente per metterseli sulla schiena. Per una piccola larva si tratta di comportamento veramente complesso".

    Il pacchetto di spazzatura rimasto sepolto con il suo spazzino è composto solamente dai tricomi della felce, ossia i piccoli peli che danno alle felci quell’aspetto un po’ lanuginoso.

    “Probabilmente la larva era anche molto selettiva nella scelte delle cose da mettere sul dorso”, ha aggiunto Engel. “E dal momento che la comparsa dei Crisopidi risale almeno al Giurassico finale, è possibile che esistesse una forma ancora più primitiva di questo tipo di mimetismo”.
    (Jane J. Lee)


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  3. gheagabry
     
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    Il primo mostro marino... d'acqua dolce

    Scoperti in Ungheria vari esemplari fossili di Pannoniasaurus, un grande rettile acquatico che finora si pensava vivesse solo nei mari del Cretaceo
    di Ker Than

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    Non sarà Nessie (il leggendario mostro di Loch Ness), ma un po' lo ricorda: i resti fossili di un nuovo animale preistorico d'acqua dolce, vissuto 84 milioni di anni fa, sono stati scoperti in Ungheria.

    La creatura appena scoperta apparteneva a una famiglia di antichi rettili acquatici conosciuti come mosasauri, una sorta di incrocio tra un coccodrillo e una balena. Ai mosasauri mancavano però i colli lunghissimi dei plesiosauri. Soprannominato Pannoniasaurus, questo mosasauro sembra sia stato il primo a trascorrere tutta la sua vita in acqua dolce.

    "Le prove che esponiamo nel nostro studio dimostrano che, in maniera simile ad alcuni gruppi di balene, i mosasauri si adattarono rapidamente a un’ampia varietà di ambienti acquatici", ha spiegato il primo autore dello studio László Makadi, paleontologo del Museo ungherese di Storia Naturale.

    Giovani mosasauri rari come "i denti di gallina"

    Questo mosasauro è stato scoperto in una miniera abbandonata di carbone dell'Ungheria. I paleontologi hanno trovato migliaia di fossili appartenenti a diversi individui di Pannoniasaurus che vanno dal metro di lunghezza fino ai quattro metri. I pezzi più piccoli, che appartengono agli esemplari più giovani sono una rarità, spiega Michael Caldwell, uno degli autori dello studio e paleontologo presso l'Università dell'Alberta in Canada. “In genere troviamo resti di mosasuri adulti. Trovare i resti di esemplari così giovani è un evento rarissimo, come trovare un dente di gallina”.

    Inoltre, la scoperta di così tanti esemplari di Pannoniasaurus nello stesso sito indica che questa fosse una specie d’acqua dolce vera e propria, e non una specie marina che si avventurava sporadicamente nei fiumi, come fanno a volte gli squali. “La cosa più interessante è che abbiamo trovato l’ambiente in cui vivevano in tutte le fasi del loro ciclo di vita”, ha detto Caldwell.



    Predatore top

    Durante il Cretaceo superiore il sito in cui viveva Pannoniasaurus faceva parte di un arcipelago di isole tropicali situato nel mezzo di un enorme bacino d’acqua dolce che separava l'Africa dal sud dell'Europa. Pannoniasaurus viveva nei fiumi d'acqua dolce che attraversano queste isole e che poi sfociavano nel bacino. I fiumi erano popolati di pesci, anfibi, tartarughe, lucertole, coccodrilli e altri dinosauri, come testimoniano i resti fossili trovati nello stesso sito. E forse, viste le sue misure, Pannoniasaurus poteva essere tra “ i grandi predatori dell'ecosistema", ha spiegato Caldwell.

    Di certo, fra tutti i predatori alfa Pannoniasaurus era piuttosto "innocuo", visto che con iI suoi piccoli denti aguzzi probabilmente mangiava solo piccole prede come pesci, anfibi e lucertole. “Dubito che fosse un predatore gigante”, ha detto Caldwell. “Si accontentava di catturare qualche pesce”.

    Un mostro acquatico simile a un coccodrillo

    A differenza di altri mosasauri marini che nuotavano grazie a grandi pinne, gli arti di Pannoniasaurus assomigliavano a delle zampe che, di tanto in tanto, potevano essere utili per arrampicarsi sulla terra. “Potrebbe benissimo essere stato un anfibio”, dice Caldwell. “Ho il sospetto che questi mosasauri si comportassero un po’ come gli attuali coccodrilli, che passano un sacco di tempo in acqua, ma non si fanno neanche problemi a vagare di fiume in fiume nei periodi più secchi o bearsi nelle acque più basse per regolare la loro temperatura corporea”.

    Il paleontologo Randall Nydam, della Arizona Midwestern University, ha definito la scoperta del mosasauro d’acqua dolce “molto importante”: “Non credevo che avremmo mai trovato un mosasauro d'acqua dolce perché sembrava un animale marino così specifico”, dice Nydam. Infatti, quando è stata annunciata la scoperta dei fossili ungheresi, racconta Nydam, molti paleontologi hanno pensato che appartenessero a delle lucertole di terra di grandi dimensioni, tipo drago di Komodo, fino a che la loro origine acquatica non si è stata così evidente.

    “È davvero una scoperta eccezionale”, commenta Nydam.

    Esistevano altri rettili d'acqua dolce?

    Secondo Caldwel, è improbabile che i mosasauri fossero gli unici rettili d’acqua dolce. “Sono convinto che ci fossero plesiosauri e anche ittiosauri - grandi rettili marini simili ai delfini - d'acqua dolce, ma purtroppo non ne abbiamo ancora la prova”.

    Lo studio su Pannoniasaurus è stato pubblicato online sulla rivista PLoS ONE


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  4. gheagabry
     
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    un bellissimo video sui dinosauri

    eccovi il link

    http://demo.aventia.no/Play.aspx?sectionID...68&autostart=1#

     
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  5. gheagabry
     
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    È questo l'uccello più antico del mondo?

    Scoperto in Cina Aurornis xui: potrebbe appartenere alla prima specie di uccelli a essersi separata dagli altri dinosauri


    di Viviana Monastero


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    Un Aurornis Xui nell'interpretazione di un artista.
    Illustrazione per gentile concessione di Masato Hattori

    Una creatura del Giurassico vissuta in Cina circa 150 milioni di anni fa, lunga circa mezzo metro, dotata di piccoli denti aguzzi e di lunghi arti anteriori. L'esemplare di Aurornis xui (letteralmente "l'uccello dell'alba di Xu Xing", in onore del paleontologo che ha contribuito maggiormente allo studio dei dinosauri piumati) scoperto di recente in Cina sarebbe l'uccello più primitivo al mondo.

    A suggerirlo è uno studio pubblicato su Nature, condotto da un team internazionale di ricercatori di cui fa parte anche Andrea Cau, paleontologo del Museo Capellini di Bologna.

    Il fossile di Aurornis xui è stato rinvenuto da un contadino nella provincia di Liaoning e poi preso in custodia dal museo del Parco Geopaleontologico di Yizhou, nella regione autonoma del Guangxi, dove è stato analizzato dal team di studiosi guidato da Pascal Godefroit, paleontologo del Royal Belgian Institute of Natural Sciences di Bruxelles.

    Secondo i ricercatori, il fossile apparterrebbe a un teropode maniraptoriano facente parte del clade Avialae (il gruppo che comprende gli uccelli e i dinosauri più strettamente imparentati con loro) vissuto 10-15 milioni di anni prima di Archaeopterix lithographica, quello che prima d'ora si pensava fosse il più antico e primitivo volatile noto.

    "A mio parere si tratta di un uccello", spiega Godefroit su Nature. "Ma non è facile fare delle ipotesi: ci troviamo di fronte alle origini di un gruppo, dove le differenze fra uccelli e dinosauri non aviani sono molto sottili". Gli individui di Aurornis xui rappresentano, infatti, degli esemplari molto primitivi di uccelli, fra i primi volatili a essersi separati dai dinosauri, dei quali hanno mantenuto alcune caratteristiche.

    Non tutti gli studiosi, però, sono convinti che Aurornis xui sia l'uccello più primitivo finora conosciuto: "È una specie interessante che ci aiuta a comprendere come sia avvenuta l'evoluzione degli uccelli, ma non può essere considerato un uccello", spiega su Nature Luis Chiappe, direttore del Dinosaur Institute at the Natural History Museum di Los Angeles, California. "Il volatile più primitivo è Archaeopteryx lithographica".

    I ricercatori non sanno dire con certezza se gli individui di questa specie fossero capaci di volare. "Molto probabilmente Aurornis non era ancora capace di spiccare il volo", spiega Andrea Cau. "Ma è difficile dire con sicurezza se potesse almeno planare, dato che le piume non si sono preservate bene e quindi non è possibile stabilire quale fosse l'apertura alare".

    "Questo studio ci ha permesso avvicinarci all'origine degli uccelli", conclude Cau. "Grazie a Aurornis xui scopriamo quale fosse il loro aspetto poco dopo la separazione dagli altri dinosauri".




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  6. gheagabry
     
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    IL MISTERO DEI DINOSAURI AI TROPICI




    Svelato il mistero del perchè i giganteschi dinosauri del Triassico hanno impiegato più di 30 milioni di anni a popolare i Tropici: un clima troppo caldo, ma anche imprevedibile e ricco di anidride carbonica. Pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas), il risultato si deve ai ricercatori dell'università di Southampton, guidati da Jessica Whiteside.

    Per anni i paleontologi avevano avanzato diverse teorie su questo 'rompicapo'. Ora c'è la spiegazione: un clima imprevedibile, con alti livelli di CO2, caratterizzato da stagioni umide in alcuni anni, ed estremamente secche in altri, e accentuato da violenti incendi ogni dozzina d'anni, quando si arrivava a 600 gradi di temperatura. Condizioni che possono aver reso difficile la sopravvivenza per l'abbondante vegetazione, alimento dei dinosauri erbivori.

    ''Condizioni simili a quelle dell'arido Ovest degli Usa oggi - spiega Whiteside - anche se potrebbero esserci stati alberi e piccole piante vicino ai fiumi e foreste nei periodi umidi. Un clima che può aver favorito la sopravvivenza dei dinosauri bipedi carnivori''.

    I ricercatori sono arrivati a questa conclusione dopo aver prelevato dei campioni di rocce nel Nuovo Messico, dove sono stati scoperti fossili di dinosauri del Triassico. Le rocce sono state depositate da fiumi 205-215 milioni di anni fa, quando il nord del Nuovo Messico era molto vicino all'Equatore.

    Dopo aver analizzato le rocce, i paleontologi sono riusciti ad accertare cambiamenti nell'ecosistema, stimare i livelli di CO2, le temperatura degli incendi, il tipo di piante e animali vertebrati che vivevano nella regione. ''In questo periodo - conclude Randall Irmis, uno dei ricercatori - i livelli di anidride carbonica erano 4-6 volte più alti di quelli attuali. Ma se il cambiamento climatico in corso continua così, condizioni simili potrebbero svilupparsi e sopprimere gli ecosistemi equatoriali''.



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    Hallucigenia, bizzarra creatura vissuta 508 milioni di anni fa.

    Antenato ragni, insetti e crostacei. Il suo nome è già una presentazione: Hallucigenia. E' una creatura vissuta 508 milioni di anni fa e dall'aspetto decisamente bizzarro, progenitore di ragni, insetti e crostacei (che insieme fanno parte della classe degli artropodi). Le sue sembianze sono state ora ricostruite grazie alla scoperta di nuovi fossili in Canada, che ne rivelano dettagli finora sconosciuti. Pubblicate sulla rivista Nature, le immagini realizzate da Martin Smith, dell'università di Cambridge, mostrano un animale che sembra uscito da un film di fantascienza e che ricorda alcune delle creature dei film di Guerre Stellari: collo e corpo sottile e allungato come quello di un verme, costellato di una doppia fila di aculei e con diverse paia di zampe. I nuovi fossili hanno consentito di ricostruire com'era la testa di questo animale, cosa finora impossibile. Aveva due occhi, una bocca, molto simile a quella degli antenati degli artropodi, e denti circolari.

    Questi particolari rivelano nuove caratteristiche sull'evoluzione degli artropodi. Uniti alle analisi molecolari, inoltre, confermano l'ipotesi che artropodi e ascaridi facciano parte dello stesso gruppo di organismi, chiamati Ecdysozoa, e che possa essere esistito un loro antenato comune.

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    Wendiceratops pinhornensis
    il cugino del triceratopo




    'Riccioli' d'osso e un grande corno issato sul naso: non passava certo inosservato il muso del Wendiceratops pinhornensis, il nuovo dinosauro scoperto in Canada dai paleontologi del Royal Ontario Museum e del Museo di storia naturale di Cleveland. 'Cugino' del più famoso triceratopo, era lungo 6 metri e pesava quasi una tonnellata: i suoi resti fossili, riemersi dopo 79 milioni di anni, potranno fare luce sull'evoluzione degli ornamenti ossei di questi giganti della preistoria, come spiegano gli stessi ricercatori sulla rivista Plos One.

    ''Il largo collare osseo del wendiceratopo è costellato da numerosi ossi ricurvi - afferma il paleontologo canadese David Evans - mentre il naso è sormontato da un largo corno verticale. E' probabile che anche sopra gli occhi fossero presenti dei corni. Tutti questi ornamenti lo rendono uno dei dinosauri cornuti più sorprendenti mai scoperti''.



    L'identikit del wendiceratopo è stato ricostruito sulla base di oltre 200 ossa appartenenti a quattro esemplari, di cui tre adulti ed un cucciolo. I paleontologi li hanno rinvenuti in un sito che si trova nella parte meridionale della provincia di Alberta e che è stato scoperto nel 2010 dalla 'cacciatrice' di fossili Wendy Sloboda, da cui il dinosauro ha preso il nome.

    Vissuto circa 79 milioni di anni fa, il wendiceratopo rappresenta una delle specie più antiche della famiglia dei ceratopsidi (a cui appartiene anche il triceratopo): il suo corno sul naso potrebbe quindi essere uno dei primi modellati sul muso di questi dinosauri dall'evoluzione.



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    A coniare nel 1841 il fortunato termine “ dinosauro”, che significa “lucertola spaventosamente grande”, fu uno dei più stimati scienziati del tempo, lo zoologo e anatomista inglese Richard Owen (1804-1892). Spirito polemico, amante dei toni accesi, detestava Darwin e la sua teoria dell’evoluzione delle specie, tanto da predire (sbagliando) che le sue idee sarebbero state dimenticate nel giro di pochi anni. Sullo studio pionieristico dei dinosauri Owen costruì la sua fortunata carriera scientifica, che lo portò tra l’altro a dirigere il prestigioso Museo di storia naturale di Londra. A quel tempo si sapeva ben poco su questi primordiali abitatori della Terra, che secondo alcuni erano scomparsi a causa del diluvio universale.



    Partendo da pochi resti fossili i naturalistici cercavano di ricostruire l’aspetto esteriore di queste creature, che ritenevano mostruose, il loro modo di vivere, le loro abitudine. Proprio le prime ricostruzioni dei dinosauri ispirarono Owen per una sua iniziativa curiosa. La vigilia di Capodanno del 1953 lo scienziato organizzò una cena molto speciale per dare il benvenuto al nuovo anno: invitò una ventina di personalità della scienza vittoriana nella “pancia” di un gigantesco modello di iguanodonte ricoperto di squame. Lungo una decina di metri, il modello era stato realizzato in ferro e cemento dall’eclettico artista Benjamin Waterhouse Hawkins, sotto la supervisione dello zoologo. Nella sala, altre targhe ricordavano i nomi dei fondatori della paleontologia, dal reverendo William Buckland al geologo francese George Cuvier, dal paleontologo dilettante Gideon Mantell, che aveva studiato per primo il dente di iguanodonte dissotterrato dalla moglie Mary nel 1822 nel Sussex, allo stesso Owen. Dopo vari brindisi, il gruppo intonò una canzone in onore dell’iguanodonte: ”Il gaio animale antico ..non è morto. C’è ancora vita in lui”. La cena fu un successo, anche se non era stata la prima nel suo genere. Già nel 1801 il pittore e collezionista americano Charles Wilson Peale aveva invitato alcuni ospiti nello scheletro di un mastodonte ricostruito per il museo di Filapelfia.



    L’iguanodonte di Owen faceva parte di una serie di sculture preistoriche realizzate da Hawkins per il parco che circondava il Crystal Palace di Londra, architettura in ferro e vetro dove nel 1851 si era ottenuta la prima esposizione universale. Il palazzo era stato spostato a Sydenham, a sud della città, dove rimase fino al 1936 quando fu distrutto da un incendio. Inaugurati il 10 giugno 1854 alla presenza della regina Vittoria, i modelli a grandezza naturali di megalosauri, ileosauri e di altri animali estinti, invece sono ancora lì, tra gli alberi e i laghetti del parco. Dopo questi primi tentativi molti altri, tra scienza e arte, avrebbero cercato di far rivivere questi antichi abitanti della Terra. (Elena Canadelli)




    Iguanodon è un genere di dinosauri ornitopodi della famiglia Iguanodontidae. Tra i dinosauri più famosi, l'iguanodonte è stato anche uno dei primi a essere scoperto. Anzi, il suo ritrovamento avvenuto nel 1822, ad opera di Gideon Mantell, avvenne addirittura prima di quello del Megalosaurus, il primo dinosauro ad essere descritto scientificamente, nel 1824 e ciò fa dell'Iguanodonte il primo dinosauro non aviano mai scoperto. Il suo nome significa "dente d'iguana", per la presunta rassomiglianza tra i suoi denti fossilizzati e quelli degli odierni sauri americani. L'Iguanodonte era un grande erbivoro semibipede, lungo fino a 10 metri e alto 4, appartenente all'ordine degli Ornitischi.

     
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    Il Drago di Zhenyuan



    125 milioni di anni orsono si aggirava per la Cina nord orientale un dinosauro con un folto e colorito piumaggio che misurava circa 2 metri di lunghezza con un’altezza che non superava il metro: si trattava del Zhenyuanlong Suni (“il drago di Zhenyuan”), così chiamato in onore del direttore del museo dove è conservato il fossile, Zhenyuan Sun. Il piccolo dinosauro rappresenta una scoperta importantissima perché porta chiare testimonianze della presenza di un folto piumaggio sul corpo dell’animale, e va ad ingrossare il numero di scoperte che confermano le teorie paleontologiche moderne che vogliono molti tipi di dinosauri coperti di piume.

    Lo scheletro è stato scoperto assieme ad altri fossili di animali simili, tutti presumibilmente piumati, che ha fatto pensare ai ricercatori che, probabilmente, moltissimi tipi di dinosauri fossero effettivamente ricoperti di piume.
    Nonostante le ali i dinosauri di questo tipo, della famiglia dei Dromasauri, non erano in grado di volare, e le piume avevano funzioni di termoregolatori naturali e probabilmente utili durante i rituali di accoppiamento.



    L'animale preistorico, battezzato con il nome di Zhenyuanlong suni, appartiene alla famiglia dei dromeosauridi, piccoli dinosauri carnivori piumati molto diffusi nel Cretaceo. Mentre i suoi ‘parenti’ più stretti erano grandi quando un cane di taglia media, il nuovo dinosauro era lungo dai 126 ai 165 centimetri.
    Il suo scheletro, quasi completamente conservato, mostra un paio di ali uniche nel loro genere, perchè dotate di una struttura molto complessa fatta da più strati sovrapposti di grandi penne molto simili a quelle degli uccelli moderni.


    fonte:Da Matteo Rubboli - lug 20, 2015 - www.vanillamagazine.it/
    www.blitzquotidiano.it/
     
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    L'estinzione dei mammut? Colpa del caldo



    26 luglio 2015

    NON È TUTTA colpa dell'uomo se mammut, rinoceronti lanosi, gatti dai denti a sciabola che popolavano la Terra fino a 11.000 anni fa sono scomparsi. La vera causa della loro sparizione è il clima. Lo aveva già ipotizzato una ricerca della Royal Society di Londra che, un paio di anni fa aveva analizzato il Dna di 88 esemplari di ossa e denti, conservati nei ghiacci di America e Eurasia settentrionale. Ora la conferma viene da uno studio pubblicato su Science dal gruppo coordinato da Alan Cooper, dell'università australiana di Adelaide. Pare proprio che per i grandi animali del Pleistocene sarebbe stato fatale un rapido e improvviso riscaldamento climatico simile a quello attuale, che ha stravolto le precipitazioni e la distribuzione della vegetazione.



    "Anche in aree dove non erano presenti esseri umani", ha detto Cooper, "abbiamo visto che ci sono state estinzioni di massa". Per esempio in America del Nord, il gigante orso dalla faccia corta era scomparso prima che arrivasse l'uomo circa 13.000 anni fa. In Eurasia, quando l'uomo Sapiens è arrivato circa 44.000 anni fa molti grandi animali continuarono a esistere senza problemi per migliaia di anni per poi scomparire durante ripetuti e improvvisi periodi di riscaldamento climatico.

    Finora si immaginava che ci fosse soprattutto l'uomo dietro a queste estinzioni avvenute in più continenti, dal Nord America, all'Europa all'Asia, alla fine dell'ultima era glaciale. Invece "caccia eccessiva e la modifica e frammentazione degli habitat per mano dell'uomo avrebbero dato solo il colpo di grazia a una popolazione già stressata da un rapido e improvviso aumento delle temperature", ha spiegato uno degli autori, Chris Turney dell'università australiana del Nuovo Galles del Sud.



    I ricercatori lo hanno scoperto analizzando il Dna raccolto da campioni di terreno e ghiaccio antico che contengono materiale genetico misto, di piante, animali e microrganismi (cosiddetto Dna ambientale) che permette di ricostruire interi ecosistemi del passato. In più è stata ricostruita la storia climatica del Pleistocene grazie alle carote di ghiaccio prelevate dalla Groenlandia. È stato così osservato che l'estinzione di questi animali coincide con le fasi di riscaldamento climatico registrate durante l'ultima glaciazione nella quale si sono viste oscillazioni drastiche delle temperature, anche di molti gradi. Inoltre, al contrario di quanto ritenuto finora, i periodi freddi estremi, come l'ultimo massimo glaciale,
    non sembrano corrispondere con queste estinzioni. Alla luce di questa scoperta, ha sottolineato Cooper, sapere che al riscaldamento globale si aggiungono le pressioni delle attività umane sugli ecosistemi è motivo di "gravi preoccupazioni" per il futuro del nostro ambiente.



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    L’arma segreta del dente del T. Rex

    Esiste un solo animale, tutt'ora vivente, che possiede lo stesso morso letale del feroce dinosauro.


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    Per diversi milioni di anni tiranneggiò sulla superficie terrestre, terrorizzando le sventurate creature che incontrava lungo il suo cammino: al pari di altri celebri teropodi “killer” storici, il Tirannosaurus Rex doveva il suo grande successo a quella dentatura fortissima, specializzata nel distruggere la carne e nel masticare le ossa degli altri grandi rettili. Ma quei denti, strettamente serrati, non avevano soltanto delle punte aguzze, simili a quelle di un seghetto, che tagliavano qualunque cosa: essi erano infatti strutturati in un modo tale da aumentare la potenza e migliorare la funzionalità della vorace masticazione dei predatori. In che modo? Lo spiegano i ricercatori Kirstin Brink e Robert Reisz della University of Toronto Mississauga in un articolo pubblicato da Nature Scientific Reports.

    Il T. Rex e i sui fratelli
    I campioni dentali provenienti da otto carnivori teropodi disseminati in diversi musei del territorio – tra cui il T. Rex, l'Allosauro, il Celofisio e il Gorgosauro – sono stati analizzati dagli scienziati ricorrendo ad un microscopio elettronico a scansione, estremamente potente, e ad un sincrotrone, ossia un acceleratore di particelle che può essere usato come un microscopio in grado di rilevare la composizione chimica delle sostanze.

    Denti seghettati in profondità

    È stato così possibile osservare in maniera dettagliata quella struttura seghettata, scoprendo che caratterizzava i denti anche in profondità: tale caratteristica distingue i teropodi dagli altri animali carnivori ed ha, senza dubbio, costituito un fattore fondamentale perché questi animali prosperassero sulla Terra per circa 165 milioni di anni. L’aspetto decisamente interessante è che questa caratteristica non si sviluppava in risposta alle abitudini predatorie dei terapodi ma era diffusa sia tra gli esemplari giovanissimi sia tra quelli più anziani; e, evidentemente, rendeva il T. Rex e i suoi parenti ancora più efficienti di quanto ipotizzato fino ad oggi nello gestire le proprie prede.

    L'erede del T. Rex
    Il periodo dei grandi rettili – si sa – si è concluso circa 65 milioni di anni fa, ragion per cui quei terrificanti bestioni ci sono noti soltanto attraverso le loro fattezze ossee (anche se c'è chi coltiva il sogno di riportare in vita i dinosauri). Ma – hanno spiegato i ricercatori – esiste una creatura terrestre tutt'ora vivente, e altrettanto spaventosa, che conserva nei propri denti la stessa caratteristica dei terapodi: si tratta del Varanus komodoensis, meglio noto come drago di Komodo.

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    Questo rettile, diffuso in alcune isole indonesiane, ha dimensioni ragguardevoli (può raggiungere fino ai 3 metri di lunghezza) e fama decisamente sinistra: alcune ricerche degli ultimi anni avrebbero già evidenziato che potrebbe essere una specie rappresentante di quelle creature che si estinsero con la fine del Cretaceo. In effetti, oggi, il drago di Komodo domina decisamente nei territori insulari in cui vive: anche se la riduzione del suo areale ha portato l'IUCN ha includerlo tra le specie vulnerabili.

    fonte:http://scienze.fanpage.it/

     
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  13. gheagabry
     
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    Il mostruoso «scorpione di mare»
    che dominava gli oceani preistorici




    di Francesco Tortora

    Dominava gli oceani 467 milioni di anni fa (nell’Ordoviciano medio) ed era uno dei predatori marini più pericolosi del tempo. Gli scienziati di Yale hanno riportato alla luce i fossili di uno sconosciuto e mostruoso «scorpione marino», lungo circa 1,80 metri e battezzato Pentecontera (Pentecopterus decorahensis) perché la sua forma ricorda le omonime navi greche dell'antichità sospinte da 50 vogatori. Argo, la più celebre pentecontera - racconta il mito - portò Giasone e gli Argonauti alla conquista del vello d'oro.

    Sulla rivista scientifica Bmc Evolutionary Biology lo studio di questa antica creatura è stato effettuato grazie al ritrovamento di 150 frammenti fossili «straordinariamente conservati» nel nord-est dell'Iowa. Anche se assomiglia a una grande aragosta o a uno scorpione, la pentecontera è strettamente imparentata con gli odierni limuli e un po’ più alla lontana anche con gli attuali ragni. Secondo gli autori dello studio, il Pentecopterus è la specie più antica conosciuta tra gli euripteridi, un ordine di artropodi che è scomparso in corrispondenza della più grande estinzione di massa della storia avvenuta alla fine del Paleozoico, circa 252 milioni di anni fa. «È stato uno dei predatori più potenti degli oceani», dicono gli autori della ricerca. «Aveva una sorta di elmetto che proteggeva la sua testa, un corpo leggero ed elegante e grandi arti con i quali riusciva ad acciuffare e intrappolare le sue prede».


    www.corriere.it
     
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  14. tomiva57
     
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    In Patagonia scoperto un dinosauro mai ‘visto’. È Gualicho


    Gualicho con i suoi 90 milioni di anni rischia di mettere a dura prova il lavoro di paleontologi e archeologi. Gualicho è una nuova specie di dinosauro, esposto a Buenos Aires, venuto alla luce in Patagonia. Un animale preistorico che non ha eguali anche se, le somiglianze con alcuni suoi coetanei, come ad esempio il T-rex, sono forti.

    Gualicho, il dinosauro del tardo Cretaceo
    Vissuto circa 90 milioni di anni fa Gualicho è un dinosauro di una specie mai ‘osservata’ prima. Il periodo che lo ha visto protagonista sulla Terra è il tardo Cretaceo. Un periodo, questo, che nella scala dei tempi geologici corrisponde al terzo e ultimo periodo dell’era Mesozoica. È compreso tra 145,5 ± 4,0 e 65,5 ± 0,3 milioni di anni fa, preceduto dal Giurassico e seguito dal Paleogene, il primo periodo della successiva era Cenozoica o Terziaria.



    foto:efe.com

    Gualicho, un ‘mostro’ alto sei metri
    L’esemplare rinvenuto in Patagonia nel 2007 è stato ricostruito ed esposto nel museo di paleontologia di Buenos Aires. Alto circa 6 metri, Gualicho era un esemplare di dinosauro teropode che non pesava meno di 450 chilogrammi. Le sue zampe anteriori erano molto piccole, armate di due soli artigli. Le zampe posteriori, molto più grandi, gli permettevano, con molta probabilità, un’andatura eretta. Se proprio bisogna trovargli una somiglianza, allora, l’esemplare che più gli si avvicina è il T-rex. Le dimensioni sono però molto più ridotte. Proprio come il Tirannosauro anche Gualicho era un esemplare carnivoro.


    Gualicho, l’origine del nome

    Il nome, come facile intuire, non è scientifico ma legato a vecchie credenze del posto del ritrovamento. La spedizione di paleontologi è stata, nel corso delle operazioni di scavo, particolarmente sfortunata. Anche se nessuna conseguenza grave è stata registrata. Clamoroso un incidente che ha coinvolto un camion della spedizione andato completamente distrutto. Vista l’aura non proprio positiva che aleggiava sulla spedizione, gli scienziati hanno ripescato il nome di un vecchio demone temuto, perché portatore di sventura, dalle popolazioni locali. Gualicho, appunto. Tutta la storia di questa nuova specie è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Plos One.




    fonte: diregiovani.it
     
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  15. gheagabry
     
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    Luce sull''assassino dell'isola, progenitore dei mammiferi



    Il Solenodone, cugino del Nesofonte (fonte: Natural History Museum, London)

    E' uno dei più antichi mammiferi, sopravvissuto fino all'era moderna, quando poi si è estinto con l'arrivo dei Conquistadores spagnoli e dei topi a bordo delle loro navi. Ma ora, grazie all'analisi del Dna, è stato possibile ricostruire l'aspetto di questo progenitore degli attuali mammiferi, il Nesofonte, che era simile ad un minuscolo toporagno. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution, è stato guidato da Ian Barnes, del Museo di storia naturale di Londra.

    Cinque secoli dopo la sua estinzione, i ricercatori dunque sono riusciti, usando il suo Dna fossilizzato, a tracciare l'evoluzione di questo toporagno, noto come 'l'assassino dell'isola', e che comprendeva almeno otto specie che vivevano nei Caraibi, prima di essere soppiantate da ratti neri arrivati sulle navi degli esploratori del 15esimo secolo.

    I Nesofonti si pensa siano una delle prime famiglie di mammiferi riuscite a sopravvivere fino all'era moderna, e sono cugini stretti degli attuali Solenodoni. Finora tracciare la loro storia si era rivelato molto difficile, perchè l'estrazione del Dna dai fossili è ancora più difficile nelle aree tropicali, a causa del calore che ne danneggia i filamenti molto più velocemente.

    In questo caso i ricercatori sono riusciti a recuperare con successo il Dna dal cranio di un Nesofonte paramicrus vecchio di 750 anni, trovato nella Repubblica Dominicana. Una volta estratto il Dna, hanno dimostrato che i Nesofonti si sono separati dai Solenodoni almeno 40 milioni di fa, e sono un gruppo diverso e più vecchio di molti mammiferi esistenti. Un risultato che evidenzia non solo il ruolo delle isole come 'musei' della diversità delle antiche specie, ma anche della grande perdita causata dagli uomini nella storia evolutiva.

    RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

     
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