Marche ... Parte 1^

IL MONTE TITANO..SAN MARINO..URBINO..PESARO E INFINE..GIUNGIAMO A FANO ...

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  1. tomiva57
     
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    Fermignano

    È il primo centro abitato che si incontra risalendo la valle dell’alto Metauro, dopo aver superato il bivio stradale per Urbino. Si trova sulla sponda sinistra del fiume, circondato da un sinuoso paesaggio di colli e piccole valli. Le origini dell’abitato sono romane, dovute alla sua stessa posizione strategica. Qui si congiungevano infatti già nell’antichità la strada che attraverso i monti raggiungeva Pitinum Mergens (Acqualagna) e, oltrepassato il Metauro, saliva ad Urvinum Mataurense (Urbino). È una delle località dove si vuole si sia svolta la storica battaglia del Metauro (anno 207 a.C.) che vide la sconfitta e la
    morte del cartaginese Asdrubale ad opera dei consoli romani Gaio Claudio Nerone e Marco Livio Salinatore. Attraverso i secoli fu sempre sotto la giurisdizione di Urbino di cui seguì le sorti, pur avendo dal 1607 un consiglio amministrativo proprio.
    Monumento caratteristico del paese è la cosiddetta Torre delle Milizie, massiccio fortilizio quadrato coronato da beccatelli, posto a difesa dell’antico ponte a tre arcate che attraversa il Metauro. Meritano di essere ricordati, all’interno del nucleo storico, alcuni portaletti medievali e rinascimentali, compreso quello ad arco acuto di Palazzo Calistri, oltre la chiesa di S.Veneranda. Fuori dell’abitato è invece la piccola chiesa trecentesca di S.Giacomo in Campostella con affreschi del XIV e XV secolo. In una casa di campagna nei pressi di Fermignano nacque nel 1444 il celebre architetto Donato Bramante, e sempre nei pressi di Fermignano sorge la Villa Isola che nel 1575 ospitò Torquato Tasso che vi compose la famosa ’Canzone al Metauro’. Già in epoca medievale Fermignano fu caratterizzato dalla presenza di cartiere, sostituite nel nostro secolo da pastifici e lanifici. Manifestazione annuale caratteristica è il ’palio della rana’, disputato la prima domenica dopo Pasqua dalle sette contrade fermignanesi a rievocazione dell’affrancamento dal ducato di Urbino: palio preceduto da uno sfarzoso corteo storico in costume.


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    l Complesso Monumentale Torre Medioevale e Ponte Romano

    La tradizione locale considera di epoca romana il ponte che attraversa il Metauro a Fermignano. Si tratta di una monumentale struttura a tre archi, costruita in blocchetti di pietra disposti in bassi filari e con tratti di restauro a mattoni. La tecnica di costruzione è simile a quella con cui è stata edificata la attigua Torre, che si pone a difesa del significativo luogo di transito. Infatti ebbe probabilmente il ruolo di controllo dell’importante guado sul Metauro, di stazione di pedaggio, nonché di difesa cittadina. La Torre pare essere una tipica fabbrica medioevale, forse poggiante su fondazioni presumibilmente romane.

    Ponte e Torre sono strettamente collegati e sembrano costituire un unico complesso monumentale, di fondamentale importanza strategica nel contesto della viabilità medioevale

    Ai piedi della Torre è posta la fontana pubblica detta “Mascherone” costruita nel 1886.

    A metà del Ponte è da segnalare un’edicola eretta, pare, in occasione di un intervento effettuato sul ponte stesso nella seconda metà del 400 per volere di Federico da Montefeltro e sotto la direzione di Francesco di Giorgio. Al suo interno si può ammirare una Madonna col Bambino di fattura tardo-quattrocentesca.

    Non è al momento visitabile l’interno della Torre, in quanto in fase di ristrutturazione (12/2004).

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    La torre medievale e la ciminiera dell'ex cartiera


    Con la pubblicazione del volume "Castrum Firmignani" Castello del Ducato di Urbino edito dal Comune di Fermignano nel 1993 e con le ultime ricerche storiche di Monsignor Franco Negroni pubblicate nel volume "Fermignano e le sue confraternite" (1998), si hanno origini certe del "Castello di Fermignano".
    In alcuni documenti, agli inizi del 1300 si cita il "piano di Fermignano" con la "Pieve" di San Giovanni Battista che estendeva il suo ambito parrocchiale fino all'antico ponte sul fiume Metauro.
    In un documento del 1338 si legge delle elezioni dei sindaci della "Villa di Fermignano" costituita da casali, oratori ed edifici isolati.
    II Conte Guido Antonio Montefeltro, iniziatore della Signoria Feltresca fece sorgere il castello presso il ponte sul Metauro.
    L'esistenza del castello è documentata in una vendita del 27 novembre 1388 fatta alle monache di S. Silvestro da Giovanni di Pino "del castello di Fermignano".
    Il 19 dicembre 1407 presso la chiesa di San Pietro, sita in cima alla via Maggiore, si adunò l'Arengo del nuovo paese, in numero di 45 membri, sotto la presidenza di Giovanni Pini del "castello di Fermignano".
    L' 11 novembre 1418 il consiglio del castello di Fermignano e delle ville circostanti è convocato nel piano più alto della torre per portare a conoscenza della vendita di un terreno con la realizzazione di 22 ducati d'oro serviti per pagare Mastro Paolo da Sant' Angelo in Vado, ingegnere mandato dal Conte Guido Antonio a disegnare i fossati fatti e da farsi, per saldare Ser Deddo da Forlì inviato a Fermignano per far lavorare ai detti fossati ed a Mastro Antonio di Curzio e tre manovali che continuavano la scarpata fatta al ponte.
    Il castello - con la strada maggiore, sette vicoli e tre piazzette - prende forma. II paese è fornito di mura nelle quali si aprono due porte: una presso il ponte sul fiume Metauro e la torre detta Porta Romana, demolita nel 1870, l'altra di fianco alla Chiesa di S.Pietro in cima alla via Maggiore, che uscendo dal castello porta a Urbino, demolita alla fine dell’800.
    Nei pressi della torre entra in funzione, tra il 1407 e il 1408, la cartiera e più tardi un mulino a grano. Proprietà della famiglia Montefeltro, la cartiera viene donata nel 1507 da Guidubaldo I alla cappella del SS.Sacramento di Urbino, che la possedette fino a1 1870.
    Visitata nel 1703 da Mons. Curzio Origo, fu definita una delle più grandi delle Stato della Chiesa.
    Nel 1563 nella Via Maggiore viene costruito il Palazzo Calistri, residenza della nobile famiglia di ecclesiastici e nel 1564 viene posta la prima pietra della Chiesa di Santa Veneranda.
    Al di fuori del castello nei pressi della porta romana esisteva già dalla seconda metà del 1200 la piccola chiesa di Santa Maria Maddalena e più avanti la villa Isola dei Conti Bonaventura, dove nel 1578 trovò ospitalità Torquato Tasso. Al di là del fiume Metauro l'ospizio di S.Lazzaro per lebbrosi e in località "Ca' Melle" la casa dove nel 1444 nacque Donato Bramante. Nei pressi della porta verso Urbino, gli edifici di una locanda della quale rimangono due bei portali gotici e l'ospeda1e di S.Antonio ospizio per pellegrini; nelle vicinanze della "Pieve" di San Giovanni Battista, l'oratorio di San Giacomo con un bell'affresco del XV secolo, attualmente collocato nell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Urbino.
    A cinque chilometri dal castello, nella Piana di San Silvestro, dove nel 207 a.C. si è conclusa la battaglia del Metauro fra Romani e Cartaginesi, sorge l'Abbazia benedettina (Una bolla di Urbano III ne attesta l'esistenza nel 1185); oggi ne rimane solo la cripta.
    Nell'edicola del ponte suI fiume Metauro, vi e un affresco di fine '400 raffigurante la Madonna con bambino ricoperta da un paliotto ligneo.
    All'inizio del ponte, nel 1870, è stato costruito l'edificio del mattatoio e più tardi i lavatoi pubblici. La torre in pietra fu proprietà dei Montefeltro e con tutta probabilità, sotto la Signoria di Federico "il Grande", subì modifiche nella parte alta con beccatelli a mattoni.
    Sotto i Montefeltro vi dimorava il capitano del castello, ma il 13 novembre 1507 la duchessa Elisabetta Gonzaga, in un momento di strettezze economiche per la corte, la vendeva per 50 fiorini al dottor in legge Piermatteo Pini, appartenente ad una famiglia di giuristi e letterati che ha dato il nome al rione "Cal Pini", dove aveva possidenze.
    II 22 dicembre 1520 Battista Pini cedette la torre per 60 fiorini al Sig. Girolamo Virgili di Urbino.
    Dai Virgili la torre passò ai Battiferri, dei quali Giovanni Battista ne farà donazione al patrizio urbinate Bernardino Maschi, suo parente. Questi il 20 dicembre 1681, al prezzo di 350 scudi di moneta ducale, vendeva la torre di considerevole grandezza, con palombara ed altri beni e terra ortiva al nobile Federico Bonaventura di Urbino.
    Nell'ottobre del 1703 vi alloggiarono, dietro indicazione di Papa Clemente XI (Giovan Francesco Albani di Urbino), due gentiluomini romani, i monsignori Curzio Origo e Giovanni Maria Lancisi in viaggio a Urbino per assistere all'addottoramento del nipote Annibale Albani.
    Mons. Curzio Origo nel diario cosi descrive "indi salissimo nella torre dei signori Bonaventura, che per verità merita di essere veduta, essendo tre stanze una sopra l'altra fatte con ottima architettura, in ognuna di esse vi è un buon letto, una bellissima vista, dominandosi il ponte ed il fiume e tutte quelle colline. Vi trovassimo molte galanterie che sarebbero ottime per il museo del Signor Cavalierino (*), perché sono veramente belle e molto compatisco chi nella sua gioventù metteva da parte denari per comprarle, essendo cose di tutto mio genio. Finito il pranzo mentre si aspettavano i cavalli per andare alla casa di Bramante, si viddero li telai ed i lavori della tela e trovatele assai belle e ben fatte, Mons. Origo spese scudi 13 in un paio de lenzuoli e 24 salviette che ogni Signore se ne puol servire e per l'avvenire non vuol comprare altra tela che in Fermignano" .
    Nel 1835 la torre fu acquistata dalla cappella dal SS. Sacramento per togliere agli inquilini ed agli abitanti del paese l'uso di vaschette per lavare o per prendere acqua con danno alla cartiera. II 20 maggio 1871 la torre unitamente alla cartiera ed al molino fu venduta alla nobile famiglia Albani di Pesaro per un importo di 22 mila lire da pagarsi in moneta d'oro e argento. Nel 1915 gli immobili furono acquistati dalla famiglia Carotti che installò negli edifici della cartiera un setificio e lanificio.
    Dal 7 novembre 1995 la torre è proprietà del comune di Fermignano.

    (*) Alessandro Albani, nipote di Clemente XI, archeologo e cardinale, nato a Urbino il 15 ottobre 1692 e morto a Roma nel dicembre 1778.

    Giulio Finocchi





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    Il lavatoio del sec.XIX

    I lavatoi risultano coevi al mattatoio e vengono poi inglobati in un edificio risalente alla prima metà del XX sec.

    Portale di Palazzo Calistri

    Il portale è in arenaria contiene motivi vegetali a foglie, mentre sull’architrave si legge la scritta “Soli Deo honor e glo.a” con stemma al centro recante i simboli di una torre bugnata con porta e tre ordini di merli, due stelle a otto punte, banda trasversale con motivi a onde d’acqua. Alle finestre della facciata di Palazzo Calistri e sul vicolo laterale si notano belle cornici in arenaria.
    All’interno di Palazzo Calistri (probabilmente di epoca rinascimentale) vi sono ben conservati alcuni interessanti affreschi che decorano la Cappella Gentilizia.

    Il palazzo, di proprietà privata, non è visitabile

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    foto:.weagoo.com


    Ex pieve di San Giovanni Battista

    Attorno alla Pieve di San Giovanni Battista (di origine romanica) probabilmente sorse il primo insediamento di Fermignano. Assolveva al compito di Fonte Battesimale. Fu successivamente inglobata nella casa colonica di origine seicentesca.
    All’interno si può ancor oggi ammirare il bellissimo portale realizzato con pietra locale della Cesana a sesto acuto abbellito con capitelli a punta di diamante.

    Al momento non visitabile in quanto in fase di ristrutturazione (12/2004)

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    foto:wikimapia.org


    Chiesa di Santa Veneranda

    Eretta nel sedicesimo secolo, dentro le mura, grazie alla Confraternita del Gonfalone, e dedicata alla Santa scelta come protettrice del Paese. Completamente distrutta dal terremoto del 1781, fu poi riedificata su progetto dell’architetto urbinate Tosi.

    Al suo interno conserva il dipinto del Rondelli dedicato a S. Francesco di Paola. Allo stesso Rondelli, plastico e decoratore urbinate attivo nella seconda metà del 700, pare possano attribuirsi gli stucchi che decorano l’arco trionfale, l’abside, gli altari ed il fonte battesimale

    La chiesa è visitabile gratuitamente.


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    foto:guidamarche.it



    Gola del Furlo, sito archeologico strada consolare Flaminia, galleria del Furlo, Chiesa di S. Maria delle Grazie




    Sull'antica strada consolare Flaminia si apre, all'altezza della Gola del Furlo, la galleria del Furlo, cioè il Forulus, il forellino nel sasso della montagna.
    Dapprima un forellino angusto, preistorico, aperto scheggia a scheggia, fatta aprire dal console Flaminio nel 217 a.c. o forse scavata in precedenza.
    Poi dall'anno 76 D.c., a lato di questo forulus, la galleria romana, lunga quasi quaranta metri, scavata nel cuore della roccia per volere dell'Imperatore Vespasiano nel punto più stretto della gola.
    Adiacente alla Galleria del Furlo sorge la piccola chiesa di S. Maria delle Grazie, eretta alla fine del '400.

    La chiesa è visitabile nel periodo di luglio / agosto (L'ingresso è gratuito)


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    Compie 44 anni lo storico e singolare "Palio della Rana" di Fermignano, ridente cittadina marchigiana a pochi passi da Urbino, celebre per aver dato i natali al sommo architetto Donato Bramante e per i suoi monumenti: il ponte e l'imponente torre romana.

    "Il Palio della Rana" è un vero e proprio torneo storico (riconosciuto anche dalla Federazione Italiana Giochi Storici e quella delle Rievocazioni Storiche) che si disputa per le vie della cittadina pesarese la domenica dopo Pasqua, detta "Domenica in Albis".

    Le origini di questa singolare manifestazione sono da ricondursi al lontano 1607, data in cui Francesco Maria II della Rovere, 15° Conte di Montefeltro e Duca di Urbino, istituisce il primo "Consiglio Municipale" di Fermignano composto da 24 consiglieri dei quali 10 scelti nel "Castello" e gli altri nelle "Ville" circostanti.

    Di fatto il "Castello" di Fermignano, sin dalle sue origini era stato sempre alle dipendenze del municipio di Urbino. Tale vassallaggio doleva troppo ai suoi abitanti, i quali, cresciuti in popolazione sentivano sempre più il bisogno di governarsi da sé come altre città del Ducato. Così ripetute istante venivano presentate al serenissimo Duca che, finalmente, il 28 settembre 1607 decise di istituire il primo consiglio. Per celebrare l'evento la domenica dopo Pasqua l'intera popolazione si abbandonò spontaneamente a festeggiamenti consistenti in corse coi sacchi, rottura delle pignatte, l'albero della cuccagna e la corsa delle rane in carriola.

    A contendersi l'ambito trofeo del Palio sono le sette contrade: Cà L'Agostina, Calpino, La Pieve, La Torre, San Lazzaro, San Silvestro, Santa Barbara. A rappresentarle i rispettivi scariolanti contraddistinti dalle casacche raffiguranti lo stemma di ogni contrada e colori.

    Sulla gara vige un rigido e severo regolamento. Il percorso del Palio è di 170 metri, fa percorrere in corsa libera con una carriola da spingere e con una imprevedibile rana a bordo. Partecipano alla gara quattro concorrenti per contrada.
    I vincitori delle sette batterie, più il sorteggiato tra i secondi arrivati, parteciperanno alle semifinali. I primi e i secondi arrivati delle semifinali daranno vita alla finalissima per l'aggiudicazione del Palio.

    Per questa importante edizione la locale Pro Loco, supportata dal comune, ha predisposto un ricco programma che prevede, oltre al Palio della Rana: il Palio dei Putti, esibizioni di artisti di strada e gruppi storici, raduni camper, spettacoli pirotecnici, mercatini e botteghe, mostre, taverne e stand con degustazioni di prodotti tipici.

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    La cartiera di Fermignano
    occupa un posto di particolare interesse nel panorama storico delle antiche cartiere italiane per essere stata in funzione ininterrottamente per cinque secoli e per non aver mutato proprietà per quasi quattrocento anni.
    Pur non essendo stata tra le prime, in quanto a data di impianto, tuttavia la sua nascita risale al primo secolo dell’attività cartaria nel nostro paese, allorquando le cartiere si contavano facilmente e costituivano il vanto dei Comuni o dei Signori che le avevano fatte sorgere sia per ricavarne un discreto utile sia per motivo di prestigio, così come accadrà – pochi decenni più tardi – con le prime officine tipografiche.
    Lo storico fabrianese Zonghi dava per esistente questo opificio nella seconda metà del 1300, ma senza fornire un sostegno documentario a tale ipotesi, che pertanto non può essere assunta come storicamente certa anche se potrebbe avere qualche fondamento. Infatti da tener presente che Fabriano, culla dell’industria cartaria italiana, dista da Fermignano circa sessanta chilometri e che i Chiavelli, signori di Fabriano nel tre – quattrocento , e proprietari di cartiere, facevano parte di una ristretta cerchia di “fideles” della casata urbinate dei Montefeltro e che uno di loro aveva sposato nel 1350 una Montefeltro, Margherita figlia del conte Galasso.
    Non sarebbe quindi molto strano se fossero stati proprio i Chiavelli (che certo ben conoscevano la situazione del Metauro a Fermignano ) a suggerire l’impianto di una cartiera ai Montefeltro, o se a questi sia venuta l’idea durante una delle frequenti visite a Fabriano, o se sia stato un suggerimento di Margherita ai suoi congiunti.
    Ma per avvalorare queste ipotesi non esistono certezze documentarie, mentre nella Sezione dell’Archivio di Stato di Urbino è conservato un documento notarile del 1411 con il quale si pone fine ad una controversia sorta tra il conte Guidantonio e due fabrianesi, affittuari della cartiera a Fermignano; il notaio si fa scrupolo di rammendare di aver lui stesso rogato l’atto di affitto della cartiera nel 1407 “allora ancora in costruzione”; di quest’ultimo atto non esiste traccia negli archivi urbinati, essendo lì raccolti gli atti a partire dall’anno 1408, ma nulla impedisce di accettare il 1407 come data certa di impianto della cartiera.
    Situato sulla sponda sinistra del Metauro, che a Fermignano trova un salto naturale – poi meglio adattato artificialmente – l’opificio produsse carta “ad usum fabrianensem” (quindi di buona qualità) per i Montefeltro fino al 1507, anno nel quale il duca Guidobaldo I deciderà di cedere la cartiera alla Cappella del SS. Sacramento del Duomo di Urbino per assicurarle le entrate necessarie all’espletamento delle proprie attività (studio ed istruzione musicale e funzioni religiose ); l’occhio attento dei Duchi seguirà l’andamento della cartiera che godeva del monopolio della vendita della carta nell’intero ducato e del privilegio di esclusiva per la raccolta degli stracci (materia prima per fabbricare la carta) fino al 1631,quando il ducato di Urbino fu ceduto alla Santa Sede per estinzione della casata urbinate.
    Seppure soggetta alle leggi dello Stato Pontificio, alla cartiera di Fermignano vennero mantenuti i privilegi ducali, ma ciò non bastò ad evitare un lentissimo procedimento di decadimento, dovuto a vari fattori: il monopolio, che, contestato e messo continuamente in discussione dalle cartiere pontificie vicine (Fabriano, Pioraco, Foligno; Faenza), non riusciva a garantire le entrate necessarie: il contrabbando degli stracci (a volte incentivato dagli stessi affittuari), che privava la cartiera dei cenci di migliore qualità per destinarli a cartiere in regime di libera concorrenza e quindi disposte a pagare meglio la preziosa merce; la qualità, che, non più oggetto di attenzioni come al tempo dei Duchi e inficiata dal contrabbando, veniva contestata di continuo contribuendo ad un’inesorabile diminuzione dei ricavi; da ultima , la scarsa attenzione che la Cappella del SS. Sacramento riservava alla manutenzione dell’edificio ed alla revisione e sostituzione delle macchine, che, riparate spesso e mai sostituite (per una cieca logica del risparmio), causavano frequenti fermi di produzione con conseguente perdita economica. Del resto la Cappella era molto più abituata a gestire beni immobili e terreni che con insediamenti industriali, e va comunque detto che molte cartiere dello Stato Pontificio seguirono più o meno lo stesso destino, messe in difficoltà da quelle di stati “liberali”, primo fra tutti la vicina Toscana che incentivava le industrie con una miriade di provvedimenti a loro difesa e sviluppo.
    Pochi anni dopo l’Unità d’Italia, nel 1870, la Cappella del SS. Sacramento di Urbino deciderà di vendere la cartiera e di acquistare con il ricavato alcuni terreni; l’opificio venne acquistato dalla famiglia Albani di Pesaro che continuò a gestirlo come cartiera ancora per alcuni anni per poi trasformarlo in setificio; questo opificio, in tempi relativamente recenti, ha lasciato il posto ad un lanificio che ancora oggi, stretto tra il Metauro, la torre e la cascata, ingloba alcuni ambienti dell’antico edificio cartario.

    Franco Mariani

    Edited by tomiva57 - 8/7/2014, 15:40
     
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