Marche ... Parte 1^

IL MONTE TITANO..SAN MARINO..URBINO..PESARO E INFINE..GIUNGIAMO A FANO ...

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  1. tomiva57
     
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    ll campanone,
    una torre campanaria con orologio risalente al XV secolo che con la sua imponenza costituisce tutt'oggi l'ingresso principale al castello, sopra l'arco si nota lo stemma della famiglia ubaldini.

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    foto: apecchio.net

    La chiesa di San Martino, l'interno della chiesa è ad un'unica navata, in una nicchia dietro il battistero si trova un affresco settecentesco raffigurante il Battesimo di Gesù. Ai lati dell'altare sinistro, ove sono, unitamente a quello destro, i sepolcri della famiglia Ubaldini, si trovano due leoni di pietra in stile romanico che una lapide ricorda provenire da Santa Maria Maggiore in Roma, donati da papa Clemente IX al conte Paolo Ubaldini.



    Il quartiere ebraico. La presenza di una popolazione giudaica in Apecchio è documentata dalla fine del XV secolo. Negli statuti che il conte Ottaviano Ubaldini della Carda dette al castello di Apecchio nel 1492, sono riportati alcuni capitoli che disciplinano le attività svolte dalla piccola comunità ebraica apecchiese formata da una trentina di persone. La comunità ebraica visse ed operò in questo paese per oltre cento trenta anni, fino al 1631 quando, a seguito della devoluzione del ducato di Urbino alla Santa Sede, gli ebrei vennero trasferiti nei ghetti di Pesaro, Senigallia e Ancona. Il vicoletto degli ebrei, lungo 28 metri e largo da un minimo di 37 a un massimo di 42 centimetri, è considerato uno dei più stetti tra quelli esistenti in Italia. Il “giro d'Italia”, come veniva anche definito, delimita l'intero caseggiato di destra formato dalle abitazioni degli ebrei, dove troviamo anche il piccolo cortile dove veniva celebrata la festa delle Capanne (Sukkòt), la sinagoga e il forno.



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    La presenza in Apecchio di un quartiere ebraico, è stata rivenuta grazie ad un vicolo non percorribile, stretto poco più di trenta centimetri e lungo 28 metri, (uno dei più stretti d’Italia), quanto basta perché l’aria circoli attorno separando la sinagoga e le case degli ebrei, da quelle dei cristiani, questo per non incorrere nel pagamento di una tassa imposta dal Papa.

    L’esistenza di un quartiere ebraico, è documentata dalla fine del XV secolo in certuni statuti che il conte Ubaldini dette al Castello di Apecchio nel 1492.
    In essi vi è traccia di una piccola comunità ebraica, che visse ed operò in Apecchio dalla seconda metà del 1400 fino al 1631, data in cui gli ebrei vennero trasferiti nei ghetti di Pesaro, Senigallia e Ancona, dopo che il ducato di Urbino fu devoluto alla Santa Sede.
    La comunità ebraica apecchiese viveva in piccole e basse casette in cui abitavano circa una ventina di famiglie che si riunivano nella sinagoga per la preghiera, commerciavano stoffe, pellami e generi vari, praticavano l’usura che diveniva altra fonte di reddito.

    Della presenza di tale comunità restano ad oggi diversi simboli: il forno a volta bassa per la cottura del pane azzimo sul fianco dell’edificio che si affaccia su contrada Porta Nuova, il lato ovest della sinagoga , dove l’amministrazione comunale ha recentemente posto una lapide per ricordare l’antica presenza della comunità ebraica, il cortile interno per la celebrazione della festa delle Capanne (Sukkòt) e il vicolo degli ebrei, mentre le finestre,
    un tempo altissime, sono state parzialmente tamponate.

    Il forno e il pozzo erano due elementi sempre presenti in una sinagoga.
    Il pane azzimo doveva essere cotto nel forno della sinagoga, sotto lo sguardo attento e il controllo del rabbino per assicurare che non venissero impiegati cibi lievitati).
    Il forno degli Ebrei era uguale a quello egizio, di piccole dimensioni perché la legge ne imponeva la distruzione nel caso vi cadesse sopra qualcosa di impuro. Il pane era sacro per gli Ebrei ed aveva un valore trascendente. Il pozzo invece forniva l’acqua impiegata per lavare le mani e per impastare il pane azzimo che la stessa comunità mangiava nei giorni della Pesach (Pasqua ebraica).

    fonte:panenostro.com


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    foto:lavalledelmetauro.org


    La chiesa della Madonna della vita, a mezza croce greca, è interessante per conservare al suo interno un crocefisso ligneo del Quattrocento di autore ignoto oltre a dipinti del Seicento.


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    foto:cucinareperpassione.it


    Il santuario del Santissimo Crocifisso, un tempo Pieve di San Martino, all'interno contiene opere di rilievo, come il simulacro del seicento scolpito in legno ed un dipinto del 1607 raffigurante la Madonna del Carmelo tra i duchi Della Rovere e i conti Ubaldini oltre ad altri dipinti del seicento.


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    foto:ilmeteo.it


    Il teatro comunale, costruito nel 1876, è stato completamente rimodernato e riaperto al pubblico nel 1981.

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    foto: .lavalledelmetauro.org


    GROTTA DI SANT'UBALDO

    Superato il centro abitato di Piobbico e proseguendo in direzione di Apecchio, ci si inoltra nella valle del Torrente Biscubio che si restringe tra rocce calcaree grigie e rosse, in una suggestiva gola lunga circa 5 km caratterizzata da fitti boschi di carpino e quercia che si alternano ad anguste valli e ad alti speroni di roccia. Poco prima di raggiungere Sant'Andrea, un gruppetto di case che sorge sull'alto di una rupe al termine della gola, proprio di fronte all'antica Chiesa di Sant'Andrea di Pian di Molino, si nota nell'alta parete rocciosa sulla destra l'apertura della Grotta di Sant'Ubaldo, abitata dal Santo nel 1125 dopo la sua precipitosa fuga da Gubbio, i cui abitanti lo volevano eleggere Vescovo della città.



    Edited by tomiva57 - 8/7/2014, 19:23
     
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20 replies since 5/10/2010, 10:19   10414 views
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