Massimo Troisi

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    « Comm'aggio accuminciato? Ecco... io ero 'nu guaglione... ero andato a vedere un grande film. Si trattava di Roma città aperta, chillu grande lavoro di Rossellini. Me n'ero uscito r'o cinema con tutte quelle immagini rint'a capa e tutte quante le emozioni dentro. Mi sono fermato 'nu mumento e m'aggio ritto... "Massimo, da grande tu devi fà 'o geometra" »
    (Massimo Troisi)

    Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Ostia, 4 giugno 1994) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.

    Ha saputo esplorare le tradizioni napoletane seguendo le orme linguistiche ed artistiche di Eduardo De Filippo e Totò, ma rinnovandole con contenuti e capacità recitative del tutto originali.

    Scompare prematuramente, a 41 anni, per un attacco cardiaco conseguente a febbri reumatiche di cui soffriva sin dall'età di 12 anni.

    Biografia

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    Le origini
    Nasce a San Giorgio a Cremano, città confinante con Napoli. Figlio di Alfredo, un macchinista ferroviario, e di Elena Andinolfi, cresce in una famiglia molto numerosa; abita infatti nella stessa casa con i genitori, cinque fratelli, due nonni, gli zii ed i loro cinque figli. Dell'atmosfera familiare, Troisi lascia alcune testimonianze anche nei suoi primi due film, Ricomincio da tre e Scusate il ritardo.

    Dopo aver ottenuto il diploma di geometra nel 1977 all'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "Eugenio Pantaleo" di Torre del Greco, scrive poesie per diletto ispirandosi a Pasolini, il suo autore preferito, e inizia a recitare, dal 1969 nel teatro parrocchiale della Chiesa di Sant'Anna insieme ad alcuni amici d'infanzia (tra cui Lello Arena, Nico Mucci, Valeria Pezza), con i quali passa parecchio tempo a giocare a pallone. Nel 1971 la madre muore improvvisamente.

    Nel 1972 gli viene diagnosticata un'anomalia cardiaca che lo obbliga, nel 1976, a recarsi negli Stati Uniti per un intervento alla valvola mitralica; alle spese del viaggio contribuisce una colletta organizzata, tra gli altri, dal quotidiano di Napoli Il Mattino.

    La Smorfia
    Nel 1972 il gruppo si stabilisce all'interno di un garage nella città natale di Troisi, si chiama Centro Teatro Spazio e inizia con recite pulcinellesche tipiche della tradizione teatrale napoletana. Due anni dopo entra nel gruppo il chitarrista Vincenzo Purcaro, che assume il nome d'arte Enzo Decaro. Nel 1976 il trio Troisi-Arena-Decaro viene chiamato I Saraceni, l'anno seguente diventa La Smorfia.

    In teatro ottengono subito successo, dapprima a livello locale, poi anche nazionale (approdano al cabaret romano La Chanson e in locali del Nord Italia). La radio rende famoso il terzetto nella trasmissione Cordialmente insieme dove propongono i famosi sketch dell'Arca di Noè, Annunciazione, Soldati, San Gennaro e tanti altri. La celebrità arriva con le trasmissioni televisive Non Stop (1977), La Sberla (1978) e Luna Park (1979) diretti dai registi televisivi Enzo Trapani ed Eros Macchi. L'ultimo spettacolo teatrale del trio è Così è (se vi piace), citazione del Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello .

    Troisi diventa il leader del trio, proiettato al ruolo di nuovo interprete della tradizione partenopea. Con la sua gestualità e mimica facciale e col suo linguaggio farfugliante e afasico, a tratti quasi incomprensibile - che ricorda certi monologhi interminabili di Eduardo De Filippo - esprime un'ironica critica nei confronti dei vecchi stilemi napoletani e dei luoghi comuni della società. Durante la registrazione di uno spettacolo televisivo del gruppo, Troisi fa un incontro fondamentale per la sua carriera, quello con Anna Pavignano, studentessa universitaria, sua compagna e soprattutto collaboratrice per diverso tempo: il rapporto sarà fondamentale per la tematica delle relazioni di coppia, ricorrente in quasi tutte le pellicole.
    Esordio cinematografico

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    Massimo Troisi incontra Robertino nel film Ricomincio da tre.


    Il primo film, di cui Troisi è regista, sceneggiatore e attore protagonista è Ricomincio da tre. Nel film la napoletanità è presente soprattutto nei riti familiari, nelle scaramanzie e nell'inerzia di un mondo immutato e immutabile, al quale il protagonista reagisce cercando nuovi stimoli con un viaggio a Firenze dove, seguito da un amico invadente e fastidioso (Lello Arena), Gaetano (Troisi) conosce Marta, una ragazza presso cui trova ospitalità e con la quale avvia una relazione sentimentale. Dopo un rientro forzato a Napoli per il matrimonio della sorella, torna a Firenze e riprende il rapporto interrotto con Marta che gli confida di essere incinta, ma di non essere sicura della paternità del nascituro (Ciro), che alla fine Gaetano - pur tormentato da dubbi sia personali che atavici - decide di riconoscere.
    Ricomincio da tre ottiene due Nastri d'Argento (miglior regia esordiente e miglior soggetto) e due David di Donatello (miglior film e miglior attore) e ed al primo posto nella classifica della stagione cinematografica 1980-1981. Un cinema della capitale lo tenne in cartellone per piu' di un anno. Di particolare effetto è la colonna sonora composta da Pino Daniele.

    La morte e le tradizioni napoletane
    L'anno seguente accetta di dirigere uno speciale televisivo trasmesso da Raitre per la serie Che fai, ridi? dedicato ai nuovi comici italiani di inizio anni Ottanta, Morto Troisi, viva Troisi!.

    Sempre nel 1982, recita insieme a Lello Arena nel film No grazie, il caffè mi rende nervoso nel quale un fanatico ed invasato difensore delle tradizioni napoletane (pizza, canzoni e mandolino), cercando in tutti i modi di impedire lo svolgimento del "Primo Festival Nuova Napoli", simbolo della novità usurpatrice della tradizione, finisce col provocare la morte di Troisi, in un vicolo, dentro un organetto e con la pizza in bocca. Di questo film sono da ricordare in particolare i monologhi di Troisi nell'albergo, al commissariato e dal giornalaio.

    Scusate il ritardo
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    La seconda tappa della carriera cinematografica è del 1983, con Scusate il ritardo, nel quale il protagonista è simile nei caratteri al Gaetano del film precedente, ma più timido e impacciato; è incapace di consolare un suo amico in crisi affettiva ma è a sua volta incapace di amare la sua donna.

    Non ci resta che piangere. Il sodalizio con Benigni
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    Altro grande successo di pubblico (ma non di critica) lo ottiene nel 1984 con Non ci resta che piangere, unico film a fianco di Roberto Benigni, da lui molto lontano per lingua e gestualità. Il film - basato su una trama elementare - è ricco di citazioni storiche e rimane comunque nell'immaginario collettivo per le invenzioni e le gag di Troisi e Benigni. Mario (Troisi) e Saverio (Benigni), trovato chiuso un passaggio a livello, passano la notte in una locanda, ma la mattina scoprono di essersi risvegliati a "Frittole", nel 1492. Devono adeguarsi alla vita dell'epoca pur sperando di rientrare nel loro mondo. Fra le tante gag è da menzionare la scena della scrittura di una lettera a Girolamo Savonarola, chiara citazione dell'analoga scena interpretata da Totò e Peppino de Filippo in Totò, Peppino e... la malafemmina.

    Nel 1986 Troisi ha un piccolo ruolo nel film diretto da Cinzia Torrini. Con Hotel Colonial, girato in Colombia, tenta la carta del cast internazionale. Troisi interpreta un traghettatore napoletano emigrato in Sudamerica che aiuta il protagonista nella ricerca del fratello.

    Le malattie immaginarie
    Nel 1987 è attore e regista di Le vie del Signore sono finite, ambientato durante il periodo fascista; interpreta il ruolo di Camillo Pianese, un invalido "psicosomatico", lasciato dalla sua donna e che si trova a consolare un suo amico, malato autentico ed innamorato della stessa donna senza essere ricambiato. Il film vince il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura.

    Con Scola e Mastroianni
    Nel triennio seguente collabora come attore con Ettore Scola e con Marcello Mastroianni in tre film: Splendor (1988) in cui è un proiezionista di un cinema prossimo alla chiusura; Che ora è? (1989), sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, per il quale è premiato con la Coppa Volpi, ex aequo con Mastroianni, alla Mostra del Cinema di Venezia; e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990) dove interpeta Pulcinella.

    L'ultimo film
    L'ultima regia di Troisi è quella di Pensavo fosse amore, invece era un calesse, del 1991, di cui è anche sceneggiatore e protagonista con Francesca Neri. All'inizio del 1994 Troisi, recatosi ancora una volta negli Stati Uniti per dei controlli cardiaci, apprende che deve sottoporsi con urgenza a un nuovo intervento chirurgico, ma decide di non rimandare le riprese del suo nuovo film.

    Il postino (1994), girato a Procida e Salina (anche a Ischia, Pantelleria) e diretto da Michael Radford, liberamente tratto dal romanzo Ardiente paciencia di Antonio Skármeta, pubblicato in Italia con il titolo Il postino di Neruda, tratta dell'amicizia tra un umile portalettere e Pablo Neruda (Philippe Noiret) durante l'esilio del poeta cileno in Italia. Troisi, come lui stesso ha detto, riesce a terminare questo suo più grande capolavoro cinematografico con molta fatica e con il cuore stremato.

    Due anni dopo la morte di Troisi, il film viene candidato a cinque Premi Oscar (tra cui Troisi come miglior attore, il quarto di sempre a ricevere una nomination postuma), ma delle quattro nomination si concretizza solo quella per la migliore colonna sonora (scritta da Luis Bacalov).

    La scomparsa
    Troisi muore nel sonno, nella casa della sorella Annamaria, a Ostia, per attacco cardiaco, il 4 giugno 1994, 12 ore dopo aver terminato le riprese de il Postino e lascia un vuoto incolmabile nella cinematografia italiana. Amici e conoscenti, nel citarlo più e più volte, hanno sempre messo in luce l'intelligenza, l'esclusività di un personaggio, che pur nella sua indolenza, nel suo modo di esprimere la napoletanità, è sempre rimasto naturalmente umano. La spiccata attenzione verso la realtà non gli hanno mai fatto perdere la modestia. In una intervista di Gigi Marzullo alla domanda "Come si fa a rimanere semplici dopo avere avuto tanto successo?" Troisi risponde "Ci si nasce. Il successo è solo una cassa amplificatrice. Se eri imbecille prima di avere successo diventi imbecillissimo, se eri umano diventi umanissimo. Il successo è la lente d'ingrandimento per capire com'eri prima".

    filmografia

    Attore

    Ricomincio da tre, regia di Massimo Troisi (1981)
    Morto Troisi, viva Troisi!, special televisivo di Rai Tre per la serie Che fai, ridi? (1982)
    No grazie, il caffè mi rende nervoso, regia di Ludovico Gasparini (1982)
    Scusate il ritardo, regia di Massimo Troisi (1983)
    F.F.S.S. cioè che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene, regia di Renzo Arbore (1983)
    Non ci resta che piangere, regia di Massimo Troisi e Roberto Benigni (1984)
    Hotel Colonial, regia di Cinzia Torrini (1986)
    Le vie del Signore sono finite, regia di Massimo Troisi (1987)
    Splendor, regia di Ettore Scola (1988)
    Che ora è?, regia di Ettore Scola (1989)
    Il viaggio di Capitan Fracassa, regia di Ettore Scola (1990)
    Pensavo fosse amore, invece era un calesse, regia di Massimo Troisi (1991)
    Il Postino, regia di Michael Radford (1994)

    Regista
    Ricomincio da tre (1981)
    Morto Troisi, viva Troisi!, special televisivo di Rai Tre per la serie Che fai, ridi? (1982)
    Scusate il ritardo (1983)
    Non ci resta che piangere, co-regia con Roberto Benigni (1984)
    Le vie del Signore sono finite (1987)
    Pensavo fosse amore, invece era un calesse (1991)

    Sceneggiatore
    Ricomincio da tre, regia di Massimo Troisi (1981)
    Morto Troisi, viva Troisi!, special televisivo di Rai Tre per la serie Che fai, ridi? (1982)
    Scusate il ritardo, regia di Massimo Troisi (1983)
    Non ci resta che piangere, regia di Massimo Troisi e Roberto Benigni (1984)
    Il viaggio di Capitan Fracassa, regia di Ettore Scola (1990)
    Pensavo fosse amore, invece era un calesse, regia di Massimo Troisi (1991)
    Il Postino, regia di Michael Radford (1994)

    Bibliografia
    Massimo Troisi, Anna Pavignano, Ricomincio da tre (sceneggiatura), Feltrinelli, 1981
    Roberto Benigni, Massimo Troisi, Non ci resta che piangere (sceneggiatura), Mondadori, 1984
    Federico Chiacchiari e Demetrio Salvi,"MASSIMO TROISI, il comico dei sentimenti Sentieri selvaggi - Sorbini Editore, 1991
    Antonella Coluccia, Scusate il ritardo - Il cinema di Massimo Troisi, Lindau, 1996
    Matilde Hockhofler, Massimo Troisi comico per amore, Marsilio, 1996
    Lello Arena, Enzo Decaro, Massimo Troisi, La Smorfia, Einaudi, 1997
    Mariella Di Lauro, Massimo Troisi Film e poetica di un grande artista napoletano, Newton & Compton, 1997
    Tiziana Paladini, Cuore e Anima - La Smorfia e la maschera di Massimo Troisi, Luca Torre, 2000
    Marco Giusti, Massimo Troisi il mondo intero proprio - pensieri e battute, Mondadori, 2004
    Giuseppe Sommario, Massimo Troisi L'arte della leggerezza, Rubettino, 2004
    Alfredo Cozzolino, Mi ricordo...piripì zozzò, area creativa, 2004
    Lello Arena, Enzo Decaro, Massimo Troisi, La Smorfia - Lbro+DVD, Einaudi, 2006
    Anna Pavignano, Da domani mi alzo tardi, edizioni e/o, 2007



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    Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano. Nel 1996 fu candidato ai Premi Oscar come miglior attore e miglior sceneggiatura non originale per il film Il postino. Scomparve prematuramente, a quarantuno anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche di cui soffriva sin dall’età di dodici anni. Alla sua figura e alla sua recitazione è legata una quasi ingenua spontaneità di espressione, mostrata sempre davanti la macchina da presa e in altre situazioni pubbliche.

    Nel 1996, a due anni dalla sua morte, a San Giorgio a Cremano è stato istituito in sua

    Prime esperienze

    Nel 1972, insieme ad alcuni amici, si stabilisce all’interno di un garage a San Giorgio a Cremano chiamato Centro Teatro Spazio ed inizia a recitare sul palcoscenico proponendo recite pulcinellesche tipiche della tradizione teatrale napoletana. Con l’aggregarsi di Enzo Decaro, nel 1977 fonda il gruppo “I Saraceni” (divenuto in seguito “La Smorfia“) assumendone il ruolo di leader. Il trio inizia a recitare al Teatro Sancarluccio e subito ottiene un grande successo, che gli consente di approdare al cabaret romano La Chanson e ad altri spettacoli comici in tutta Italia. Dopo una breve parentesi radiofonica con la trasmissione Cordialmente insieme, la televisione li consacra definitivamente alla celebrità: partecipano infatti ai programmi televisivi Non stop (1977), La sberla (1978) e Luna Park (1979). L’ultimo spettacolo teatrale del trio è Così è (se vi piace), citazione del Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello .

    Il successo

    Dopo aver lasciato la Smorfia esordisce sullo schermo sia come attore e sia regista nel film Ricomincio da tre. Il film viene acclamato dalla critica e Troisi ottenne due Nastri d’Argento per il miglior regista esordiente e per il miglior soggetto e due David di Donatello per il miglior film e per il miglior attore. L’anno seguente accetta di dirigere uno speciale televisivo trasmesso da Rai Tre per la serie Che fai, ridi? dedicato ai nuovi comici italiani di inizio anni ottanta, Morto Troisi, viva Troisi!, con Marco Messeri, Roberto Benigni, Lello Arena e Carlo Verdone. Sempre nel 1982, recita insieme a Lello Arena nel film No grazie, il caffè mi rende nervoso, nel quale un fanatico ed invasato difensore delle tradizioni napoletane (pizza, sole e mandolino), cercando in tutti i modi di impedire lo svolgimento del “Primo Festival Nuova Napoli“, simbolo della novità usurpatrice della tradizione, finisce col provocare la morte di Troisi, in un vicolo, dentro un organetto e con la pizza in bocca. Di questo film sono da ricordare in particolare i monologhi di Troisi nell’albergo, al commissariato e dal giornalaio.
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    La seconda tappa della carriera cinematografica è del 1983, con Scusate il ritardo, nel quale il protagonista è simile nei caratteri al Gaetano del film precedente, ma più timido e impacciato; è incapace di consolare un suo amico in crisi affettiva ma è a sua volta incapace di amare la sua donna.
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    Altro grande successo di pubblico (ma non di critica) lo ottiene nel 1984 con Non ci resta che piangere, unico film a fianco di Roberto Benigni, da lui molto lontano per lingua e gestualità. Il film – basato su una trama elementare – è ricco di citazioni storiche e rimane comunque nell’immaginario collettivo per le invenzioni e le gag di Troisi e Benigni. Mario (Troisi) e Saverio (Benigni), trovato chiuso un passaggio a livello, passano la notte in una locanda, ma la mattina scoprono di essersi risvegliati a “Frittole”, nel 1492. Devono adeguarsi alla vita dell’epoca pur sperando di rientrare nel loro mondo. Fra le tante gag è da menzionare la scena della scrittura di una lettera a Girolamo Savonarola, chiara citazione dell’analoga scena interpretata da Totò e Peppino De Filippo in Totò, Peppino e… la malafemmina.

    Inoltre, nel 1986 Troisi ha un piccolo ruolo nel film diretto da Cinzia Torrini, Hotel Colonial girato in Colombia, nel quale tenta la carta del cast internazionale. Troisi interpreta un traghettatore napoletano emigrato in Sudamerica che aiuta il protagonista nella ricerca del fratello.
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    Nel 1987 è attore e regista di Le vie del Signore sono finite, ambientato durante il periodo fascista; interpreta il ruolo di Camillo Pianese, un invalido “psicosomatico”, assistito dal fratello Leone (l’inseparabile amico di sempre Marco Messeri), lasciato dalla sua donna e che si trova a consolare un suo amico, malato autentico ed innamorato della stessa donna senza essere ricambiato. Il film vince il Nastro d’Argento alla migliore sceneggiatura.

    Nel triennio seguente collabora come attore con Ettore Scola e con Marcello Mastroianni in tre film: Splendor (1988), in cui è proiezionista di un cinema prossimo alla chiusura; Che ora è? (1989), sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, per il quale è premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, ex aequo con Mastroianni, alla Mostra del Cinema di Venezia; e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990), dove interpreta Pulcinella.

    L’ultima regia di Troisi è quella di Pensavo fosse amore, invece era un calesse, del 1991, di cui è anche sceneggiatore e protagonista con Francesca Neri e Marco Messeri.
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    Il postino e la scomparsa prematura

    All’inizio del 1994 Troisi, recatosi ancora una volta negli Stati Uniti per dei controlli cardiaci, apprende che deve sottoporsi con urgenza a un nuovo intervento chirurgico, ma decide di non rimandare le riprese del suo nuovo film: Il postino (1994), girato a Procida e Salina e diretto da Michael Radford, liberamente tratto dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta, che tratta dell’amicizia tra un umile portalettere e Pablo Neruda (Philippe Noiret) durante l’esilio del poeta cileno in Italia.

    Troisi riesce a terminare il grande capolavoro cinematografico con enorme fatica e con il cuore stremato, facendosi sostituire in alcune scene da una controfigura. Troisi muore nel sonno, nella casa della sorella Annamaria e in compagnia del suo più grande amico sin dall’infanzia, Alfredo Cozzolino, a Ostia, per attacco cardiaco, il 4 giugno 1994, 12 ore dopo aver terminato le riprese de Il postino e lascia un vuoto incolmabile nella cinematografia italiana.

    memoria il Premio Massimo Troisi, mentre nel 2003 gli è stato dedicato un museo.Due anni dopo la morte di Troisi, il film viene candidato a cinque Premi Oscar (tra cui Troisi come miglior attore, il quarto di sempre a ricevere una nomination per l’Oscar postumo), ma delle cinque nomination si concretizza solo quella per la migliore colonna sonora (scritta da Luis Bacalov).



     
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  5. gheagabry
     
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    Massimo Troisi rivive in 'Oltre il respiro'.

    La sorella apre lo scrigno dei ricordi e racconta l'altra faccia dell'attore. Un grande amore finora mai rivelato, il coraggio nello sfidare la malattia, la tenacia nell'inseguire un sogno, la malinconia e la capacità di sorridere per tenere a bada la morte. E' l'esperienza umana di Massimo Troisi a venir fuori nel ritratto dell'attore fatto dalla sorella Rosaria nel libro 'Oltre il respiro' (euro 25), che esce in cofanetto con dieci incisioni di Rancho il 10 novembre per Jacobelli e sarà presentato il 27 ottobre alla Casa del Cinema di Roma, nell'ambito del Festival del Film di Roma. "Amava molto essere coccolato e nutriva una profonda ammirazione per le donne e il loro modo di sapersi prendere cura degli altri. La perdita di nostra madre gli tolse la serenità e il rischio di poter soffrire un nuovo distacco provocò in lui la paura di relazioni durature", racconta Rosaria Troisi. A trent'anni dall'uscita di 'Ricomincio da tre' e a diciassette anni dalla morte di Massimo Troisi, avvenuta il 4 giugno del 1994, la sorella apre lo scrigno dei ricordi raccolti da Lilly Ippoliti, che da anni si occupa di progetti educativi per ragazzi a rischio ed è autrice di un racconto metaforico che viaggia insieme a quello di Rosaria Troisi. Scritto dopo la morte dell'attore, 'Dialoghi in controluce' della Ippoliti trasfigura infatti la vicenda artistica di Troisi in un percorso simbolico in cui l'attore è l'incarnazione del Piccolo Principe. Nel libro anche foto inedite dell'archivio di famiglia, un'appendice di Francesco Costa sul cinema di Troisi, estratti di interviste e dichiarazioni dell'attore e le dieci tavole di Rancho che prendono spunto dalle foto di scena dei suoi film. "Quando Massimo Troisi è morto ho scritto questo racconto come una specie di sfogo personale e poi lo ho fatto arrivare a Rosaria come gesto d'affetto e così ci siamo incontrate", racconta la Ippoliti che con la sorella di Troisi ha scritto anche 'Lasciateci le ali' (Datanews) sulla guerra in Kosovo. "Non ho mai incontrato Troisi - continua la Ippoliti - e la cosa che ha più stupito Rosaria è che da quello che ho scritto é come se io e Massimo fossimo stati sempre amici. Dal suo primo film, mi ha sempre colpito la sua grandissima malinconia. Teneva a bada la morte perché sapeva di avere poco tempo e sapeva far ridere nelle situazioni più drammatiche. 'Il Postino' è stata la realizzazione di sé come poeta. Finito il film è morto come il Piccolo Principe che si fa ammazzare dal serpente perché la sua missione è finita". "Il cinema - spiega la Ippoliti - è un mezzo che lui usava per far sentire la sua voce delicata, per raccontare e denunciare il disagio e lo faceva con leggerezza. Tutti ricorderanno il suo discorso per la Coppa Volpi a Venezia in cui disse che era stato benissimo, in un albergo bellissimo per poi chiedere 'ma i poveri dove sono?'. Massimo andava dritto allo scopo e non scendeva a compromessi". "Vorrei indignarmi di più e saper comunicare questa indignazione, questo disagio, senza per ciò diventare una delle voci indistinte del coro", aveva detto Troisi in uno degli spezzoni di interviste riportate nel libro. E ancora: "Vorrei con il cinema poter smuovere almeno una coscienza". Nel raccontare suo fratello, Rosaria Troisi ripercorre la storia di un timido ragazzo di San Giorgio a Cremano, dove Massimo era nato il 19 febbraio 1953, il rapporto fondamentale con la madre, morta quando era ragazzo, e quello con il nonno Pasquale che "si attardava a tavola raccontandoci gli incredibili aneddoti della sua vita. Ci incantava tutti, con quei suoi gesti da attore consumato, con le pause studiate mentre sbucciava la frutta. Era come stare a tavola con Eduardo. Massimo era piccolo e lo osservava in silenzio, rubando con gli occhi l'arte di quella genuina seduzione". Dai primi passi in palcoscenico alla Smorfia fino a 'Il Postino', il suo ultimo film, viene proprio fuori la tenacia di inseguire un sogno.


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  6. gheagabry
     
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    « Quando la spieghi la poesia diventa banale,
    meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni
    che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla. »
    (Pablo Neruda)


    IL POSTINO



    Titolo originale Il postino
    Paese Spagna, Italia, Regno Unito
    Anno 1994
    Durata 108 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1.85 : 1
    Genere drammatico
    Regia Michael Radford
    Soggetto Antonio Skármeta, Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli,
    Sceneggiatura Anna Pavignano, Michael Radford, Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli, Massimo Troisi
    Produttore Mario Cecchi Gori, Vittorio Cecchi Gori, Gaetano Daniele
    Fotografia Franco Di Giacomo
    Montaggio Roberto Perpignani
    Musiche Francisco Canaro, Luis Enríquez Bacalov

    Interpreti e personaggi

    Massimo Troisi: Mario Ruoppolo
    Philippe Noiret: Pablo Neruda
    Maria Grazia Cucinotta: Beatrice Russo
    Linda Moretti: donna Rosa
    Renato Scarpa: Giorgio Serafini
    Mariano Rigillo: Di Cosimo
    Anna Bonaiuto: Matilde
    Doppiatori italiani
    Bruno Alessandro: Pablo Neruda

    Premi

    Premi Oscar 1996: miglior colonna sonora drammatica
    3 Premi BAFTA 1996: miglior film non in lingua inglese, miglior regista, miglior colonna sonora
    David di Donatello 1995: miglior montatore
    Nastri d'argento 1995: migliore musica
    Premi Lumière 1997: miglior film straniero
    Critics' Choice Movie Awards: miglior film straniero
    Kansas City Film Critics Circle Awards 1996: miglior film straniero
    Premi Robert 1997: miglior film straniero
    Ciak d'oro 1995: Miglior film - Il postino



    TRAMA


    In una piccola isola del del golfo di Napoli viene esiliato il poeta sudamericano Pablo Neruda (Philippe Noiret). Il poeta stringe amicizia con il postino Mario Ruoppolo (Massimo Troisi). Con le poesie di Neruda, Mario conquista la bella locandiera Beatrice (Maria Grazia Cucinotta) che alla fine sposa. Testimone di nozze è il poeta che, durante il banchetto, riceve la notizia della fine del suo esilio.
    Il poeta ritorna in patria e Mario aspetta invano sue notizie.
    Mario muore durante uno scontro tra polizia ed ultra comunisti (era stato invitato ad un congresso comunista per leggere una poesia che aveva scritto in onore di Pablo Neruda).
    Neruda ritorna sull'isola cinque anni dopo ed apprende da Beatrice della scomparsa di Mario.


    RECENSIONI



    E' difficile, forse impossibile, separare il film "Il Postino" dall'immagine indissolubile di un Massimo Troisi malato e stanco, tanto caparbio da sfidare la propria precaria salute per terminare le riprese di quello che per molti è considerato il testamento spirituale del grande attore e regista napoletano (di San Giorgio a Cremano), spirato poche ore dopo aver girato l'ultima scena del film.

    Tratto dal romanzo "Il postino di Neruda" di Skàrmeta, girato nelle splendide Procida e Salina, Il postino è stato da subito circondato da un'aura magica che ha fatto di questa pellicola un caso unico, elogiato da critica e pubblico, tanto apprezzato all'estero da portare il nome di Massimo Troisi nell'olimpo della cinematografia mondiale con una candidatura postuma all' Oscar come miglior attore protagonista ed un totale inatteso di 5 candidature all'ambita statuetta (fu vinta quella per la migliore colonna sonora drammatica consegnata a Luiz Bacalov).
    Nonostante solamente nella versione italiana figurasse il nome di Troisi accanto a quello del regista Michael Radford, per tutti il postino è universalmente riconosciuto come il suo capolavoro, un film, senza nulla togliere alle tante belle pellicole girate in precedenza, in cui raggiunse l'apice della carriera ed una notorietà internazionale sotto certi aspetti inattesa. La mimica, i silenzi, le indecisioni nelle parole e nei movimenti del Troisi comico trovarono in una interpretazione drammatica così profonda il proprio naturale complimento.

    Il postino è un inno alla forza della poesia, al potere delle parole in grado di elevare personaggi a prima vista insignificanti a ruoli del tutto inattesi. L'amicizia che lega Pablo Neruda a Mario Ruoppolo è sincera e mossa dalla tenerezza che ispira il giovane squattrinato postino, fra i pochi in grado di leggere e scrivere in un'isola più lontana dalla terraferma della realtà, ancora legata a un mondo antico di pescatori destinato in pochi anni a sparire del tutto. L'ansia di apprendere nuove parole e nuovi componimenti è il vero anelito alla cultura ed alla elevazione sociale attraverso la conoscenza cui tutti dovrebbero aspirare. Se Neruda quasi inconsciamente sconvolgerà la vita del postino, quest'ultimo manterrà nei confronti del grande poeta un sentimento di riconoscenza quasi filiare, conscio del fatto di essere stato cambiato in profondità dall'esule cileno e di aver trovato non solo il coraggio ma anche i mezzi per conquistare la ragazza più bella e di buoni sentimenti del paese, grazie a quanto appreso nei sempre più lunghi momenti passati a dialogare di metafore con lui.
    Se la prima parte del film è tutta incentrata sul rapporto fra postino e poeta, sul ruolo della poesia e della parola nella vita, nella seconda parte diventa predominante il senso di attesa di un cenno o un gesto di Neruda nei confronti della comunità che aveva lasciato per rientrare in patria, la delusione dinanzi al silenzio del regista e la volontà da parte di Mario di fare qualcosa per la propria comunità, diventando "comunista" come il poeta, criticando le azioni dei politicanti locali, arrivando a scrivere lui stesso una poesia per Neruda da leggere in un contesto lontano dai silenzi e dai suoni scanditi dal vento e dal mare dell'isola, in città, in mezzo a una folla sterminata. Le immagini finali incentrate su Neruda/Noiret che ritorna dopo cinque anni in Italia, quelle passeggiate sulla spiaggia ricordando le ultime parole registrate dall'amico che mai davvero si era sentito abbandonato, quel primo piano interminabile sul volto dell'attore francese da cui traspare l'incapacità di comprendere una morte tanto assurda quanto improvvisa, sono per lo spettatore ancora oggi emozionanti in quanto quello sguardo sbigottito ed incerto ben si prestava e si presta tanto a cercare di dare un senso alla morte del protagonista quanto a quella del personaggio reale. Massimo Troisi se ne andò solo 12 ore dopo aver terminato le riprese, il volto incavato, lo sguardo e le smorfie da cui traspariva sofferenza resteranno indimenticabili per quanti lo hanno amato ed apprezzato dai tempi della Smorfia in poi.

    Al di là di un indimenticabile Massimo Troisi, ottima è l'interpretazione di Philippe Noiret, perfettamente calato nella parte. Piacevole Linda Moretti, bella anche se un po' acerba nella recitazione Maria Grazia Cucinotta nel ruolo di Beatrice che le diede fama in tutto il mondo, di contorno le altre figure, da Matilde (Anna Bonaiuto) a Renato Scarpa (il responsabile dell'ufficio postale).
    (Fabrizio Reale, cinemarecensionilab)


    Accadde in quell’età… La poesia venne a cercarmi. Non so da dove sia uscita, da inverno o fiume.Non so come né quando,no, non erano voci, non erano parole né silenzio,ma da una strada mi chiamava,dai rami della notte, bruscamente fra gli altri,fra violente fiamme o ritornando solo,era lì senza voltoe mi toccava.
    Non sapevo che dire, la mia bocca non sapeva nominare,i miei occhi erano ciechi, e qualcosa batteva nel mio cuore,febbre o ali perdute,e mi feci da solo,decifrando quella bruciatura,
    e scrissi la prima riga incerta,vaga, senza corpo, pura sciocchezza,pura saggezza di chi non sa nulla,e vidi all’improvviso il cielo sgranato e aperto,pianeti, piantagioni palpitanti,ombra ferita,
    crivellata da frecce, fuoco e fiori, la notte travolgente, l’universo.
    Ed io, minimo essere,ebbro del grande vuoto costellato,a somiglianza, a immagine del mistero,
    mi sentii parte pura dell’abisso,ruotai con le stelle, il mio cuore si sparpagliò nel vento.
    ” Il Postino” – Pablo Neruda


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    Auguri a Massimo Troisi, oggi avrebbe compiuto 60 anni
    E' nato il 19 febbraio del 1953 Massimo Troisi e oggi, nel giorno dei suoi 60 anni, cerchiamo di ricordare l'eccezionale artista e il grande uomo che era, attraverso una sorta di cordone ombelicale che ci consente di sopperire alla sua mancanza fingendo che sia ancora qui.

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    19 Febbraio 1953, San Giorgio a Cremano, in una casetta “umile ma onesta” nasce Massimo Troisi, da Alfredo Troisi, macchinista ferroviario, e da Elena Andinolfi, casalinga. Con i suoi cinque fratelli ha un rapporto splendido, sebbene le sue velleità artistiche lo distacchino non poco dal loro stile di vita circoscritto nella periferia di Napoli e da quelle consuetudini dettate dal “paese”, che lo vorrebbero ben presto col posto fisso e padre di svariati bambini. Lui però non vuole tutto questo, Massimo vuole scrivere, recitare, ridere e far ridere. La passione per le tavole del palcoscenico lo ha condotto, da giovanissimo, a scoprire dapprima lo sfavillante mondo della televisione e poi quello del cinema, dal quale non riuscì mai più a separarsi.

    E non riuscì mai più a separarsi da lui anche quel pubblico che lo aveva spiato in sordina nei piccoli teatri partenopei, poi seguito in tv come protagonista di un meraviglioso “Luna Park” e infine portato al successo nelle sale gremite dei maggiori cinema italiani. Lo amavamo e lo amiamo ancora, legati inesorabilmente a lui da un cordone ombelicale difficile da spezzare e attraverso il quale continuiamo a fare finta che sia ancora qui, con la sua maschera da timido Pulcinella e quelle smorfie capaci di esprimere la sua essenza più bella. Una smorfia che oggi stenta a diventare sorriso, mortificata dalla sua assenza.

    E’ andato via troppo presto, lo abbiamo esclamato tutti quel 4 giugno 1994, quando un attacco di cuore se lo portò via nel sonno. Oggi è il suo compleanno, Massimo Troisi avrebbe compiuto 60 anni e ci avrebbe probabilmente omaggiati di tanti altri capolavori, sporadici sì, ma mai affidati al caso. Odiava la serialità della sue opere, lo racconta la sua compagna artistica e di vita Anna Pavignano nel libro “Oltre il respiro”, odiava mostrarsi sempre con i soliti stereotipi e riprodurre in serie la sua arte, preferiva farsi attendere anche per anni purché l’applauso ricevuto alla fine di ogni sua opera risultasse sincero e non il frutto di un repertorio ormai metabolizzato.

    Questa capacità gli ha consentito di reinventarsi agli occhi del pubblico e di rimanere impresso nella nostra memoria con volti e sfumature sempre diverse, le stesse che oggi associamo al suo nome e che ci permettono di ricordarlo rapiti da un’incessante standing ovation e sicuri che la sua unicità garantirà l’immortalità non solo dell’artista ma soprattutto dell’uomo. Auguri Massimì, ovunque tu sia.


    Lello Arena a Massimo Troisi: “Mi manchi sempre, non solo oggi”
    Il messaggio di Lello Arena nel giorno del compleanno dell'amico Massimo Troisi ha riscosso un grande consenso su Facebook, senza dubbio perchè il loro sodalizio è da sempre simbolo di un sentimento autentico ed incontaminato.

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    Oggi Massimo Troisi avrebbe compiuto 60 anni. Lo sa Bene Lello Arena, amico e collega da sempre, sin dagli esordi nei piccoli teatri di provincia passando per la parentesi televisiva e approdando insieme al cinema con le indimenticabili pellicole Ricomincio da tre e Scusate il ritardo. Massimo gli manca, lo ha scritto a chiare lettere, ed è un’assenza avvertita giorno dopo giorno dalla sua morte, troppo grande per essere circoscritta ad un’unica data, sebbene sia quella del suo compleanno. “Una città piena di sole e di anime gentili” continua a parlargli di lui, ma molto probabilmente continua a parlare del loro sodalizio, della loro unione e del modo teneramente buffo di tenersi ancora per mano, facendosi “piccoli piccoli” nel cuore dell’altro per non dare fastidio. Il messaggio di Lello per Massimo si conclude così: “Continua a farmi compagnia fino al nostro prossimo incontro“, che di sicuro sarà lo spettacolo più bello, senza attori né protagonisti.

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