Alla illustre memoria di TEODORO KOERNER poeta e soldato della indipendenza germanica morto sul campo di Lipsia il giorno XVIII d'Ottobre MDCCCXIII nome caro a tutti i popoli che combattono per difendere o per riconquistare una patria.
Soffermati sull'arida sponda Vòlti i guardi al varcato Ticino, Tutti assorti nel novo destino, Certi in cor dell'antica virtù, Han giurato: non fia che quest'onda Scorra più tra due rive straniere; Non fia loco ove sorgan barriere Tra l'Italia e l'Italia, mai più! L'han giurato: altri forti a quel giuro Rispondean da fraterne contrade, Affilando nell'ombra le spade Che or levate scintillano al sol. Già le destre hanno strette le destre; Già le sacre parole son porte; O compagni sul letto di morte, O fratelli su libero suol. Chi potrà della gemina Dora, Della Bormida al Tanaro sposa, Del Ticino e dell'Orba selvosa Scerner l'onde confuse nel Po; Chi stornargli del rapido Mella E dell'Oglio le miste correnti, Chi ritorgliergli i mille torrenti Che la foce dell'Adda versò, Quello ancora una gente risorta Potrà scindere in volghi spregiati, E a ritroso degli anni e dei fati, Risospingerla ai prischi dolor; Una gente che libera tutta O fia serva tra l'Alpe ed il mare; Una d'arme, di lingua, d'altare, Di memorie, di sangue e di cor. Con quel volto sfidato e dimesso, Con quel guardo atterrato ed incerto Con che stassi un mendico sofferto Per mercede nel suolo stranier, Star doveva in sua terra il Lombardo: L'altrui voglia era legge per lui; Il suo fato un segreto d'altrui; La sua parte servire e tacer. O stranieri, nel proprio retaggio Torna Italia e il suo suolo riprende; O stranieri, strappate le tende Da una terra che madre non v'è. Non vedete che tutta si scote, Dal Cenisio alla balza di Scilla? Non sentite che infida vacilla Sotto il peso de' barbari piè? O stranieri! Sui vostri stendardi Sta l'obbrobrio d'un giuro tradito; Un giudizio da voi proferito V'accompagna a l'iniqua tenzon; Voi che a stormo gridaste in quei giorni: Dio rigetta la forza straniera; Ogni gente sia libera e pèra Della spada l'iniqua ragion. Se la terra ove oppressi gemeste Preme i corpi de' vostri oppressori, Se la faccia d'estranei signori Tanto amara vi parve in quei dì; Chi v'ha detto che sterile, eterno Saria il lutto dell'itale genti? Chi v'ha detto che ai nostri lamenti Saria sordo quel Dio che v'udì? Sì, quel Dio che nell'onda vermiglia Chiuse il rio che inseguiva Israele, Quel che in pugno alla maschia Giaele Pose il maglio ed il colpo guidò; Quel che è Padre di tutte le genti, Che non disse al Germano giammai: Va', raccogli ove arato non hai; Spiega l'ugne; l'Italia ti do. Cara Italia! Dovunque il dolente Grido uscì del tuo lungo servaggio; Dove ancor dell'umano lignaggio Ogni speme deserta non è: Dove già libertade è fiorita, Dove ancor nel segreto matura, Dove ha lacrime un'alta sventura, Non c'è cor che non batta per te. Quante volte sull'alpe spiasti L'apparir d'un amico stendardo! Quante volte intendesti lo sguardo Né deserti del duplice mar! Ecco alfin dal tuo seno sboccati, Stretti intorno ai tuoi santi colori, Forti, armati dei propri dolori, I tuoi figli son sorti a pugnar. Oggi, o forti, sui volti baleni Il furor delle menti segrete: Per l'Italia si pugna, vincete! Il suo fato sui brandi vi sta. O risorta per voi la vedremo Al convito dei popoli assisa, O più serva, più vil, più derisa Sotto l'orrida verga starà. Oh giornate del nostro riscatto! Oh dolente per sempre colui Che da lunge, dal labbro d'altrui, Come un uomo straniero, le udrà! Che à suoi figli narrandole un giorno, Dovrà dir sospirando: "Io non c'era"; Che la santa vittrice bandiera Salutata quel dì non avrà.
Le vie del rock sono infinite è un album (diciassettesimo in studio) del cantautore Edoardo Bennato pubblicato il 5 marzo 2010.
Il titolo dell'album Le vie del rock sono infinite viene solamente rivelato dal cantautore stesso il 18 febbraio 2010, durante la sua presenza come ospite al Festival di Sanremo 2010, dichiarando che il nuovo album sarebbe stato disponibile nei negozi nei giorni successivi.
Il disco
L'album è il primo disco di inediti pubblicato dal cantautore dopo 7 anni di silenzio dal mondo della musica (l'ultimo album composto solamente da inediti risale al 2003: L'uomo occidentale); il disco comprende 13 canzoni da cui è stato estratto un nuovo singolo È lei, uscito il 22 gennaio del 2010, che ha vinto (ex aequo con L'ultimo valzer di Simone Cristicchi) l'edizione 2010 del Premio Mogol, premio al miglior testo italiano dell'anno votato da una giuria presieduta dallo stesso Mogol. Il secondo singolo estratto è stato In amore, uscito il 4 aprile 2010; gli assoli all'interno del brano In amore vengono suonati dal chitarrista Alex Britti. Con questo disco Bennato accontenta anche la critica, un po' delusa dal precedente "L'uomo Occidentale" e rappresenta sicuramente un punto importante di rilancio del cantautore napoletano. I brani "È lei", "Vita da pirata", "Il capo dei briganti" ricordano molto il vecchio Bennato e "Wannamarkilibera" sembra ripercorrere la scrittura molto goliardica di "Restituiscimi i miei sandali" di 30 anni prima.
Tracce
Mi chiamo Edoardo - 4:12 Perfetta per me - 4:24 Le vie del rock sono infinite - 3:20 In amore - 4:57 È lei - 4:05 Io Tarzan tu Jane - 3:36 Un aereo per l'Afghanistan - 4:19 Il capo dei briganti - 3:51 Wannamarkilibera - 2:43 Vita da pirata - 3:22 Cuba - 3:42 C'era un re - 4:01 Per noi - 4:05
Io no, non ho mai avuto vita facile ma benedico il giorno in cui iniziai a ribellarmi a quelle regole. Così, con un passato discutibile, senza un mestiere rispettabile io giro il mondo e faccio il trafficante di rock 'n' roll... Con una chitarra soltanto con lei! Sul ponte tra Memphis e i Campi Flegrei. Col rock tutti felici e contenti ma il rock ha i suoi comandamenti Ed io che son devoto solo a modo mio potrò salvarmi... Con una chitarra soltanto con lei! Perché nonostante i divieti e i deejay e il marchio infamante di cose proibite... Le vie del rock sono infinite! Ye ye ye e e! Ye ye ye e e! E quando nel sogno ritorno a Bagnoli risento il ruggito delle ciminiere, Risento la radio degli Americani che infetta di Rock i conservatori!!! Ed in quell'inferno ritrovo la fede. Perchè nonostante i divieti e le mode e il marchio infamante di cose proibite... Le vie del rock sono infinite! Ye ye ye e e! Ye ye ye e e! Ye ye ye e e , Ye ye ye e e ! Le vie del rock sono infinite!
E' lei che proprio in questo istante sta nascendo nell'angolo più povero del mondo Che forse questo mondo cambierà E' lei perché la povertà le dà un vantaggio Le dà più leggerezza e più coraggio E con questo vantaggio lotterà Contro guerre senza ragione Contro guerre senza pietà Contro guerre di chi le vuole Contro guerre di chi le fa E' lei perché c'è già qualcuno che l'aspetta E le darà equilibrio e tenerezza E con questa certezza lotterà Contro guerre senza ragione Contro guerre senza pietà Per pietà che è solo finzione E si veste di santità Contro antiche stregonerie E moderne ingenuità Contro tanti falsi profeti E vere bestialità!.... Eh!!! Lei che parte da zero Lei che passa di qua In un mondo confuso dalla sua civiltà Tra chi invoca i diritti Sulla terra promessa E chi giura vendetta Contro chi gliel'ha tolta C'è un vagito lontano Forse il peggio è passato È un futuro diverso Forse è già cominciato!
Per noi, contenti o scontenti per noi, volenti o nolenti per noi, che anche in questo momento insieme ci stiamo. E insieme ci stiamo muovendo Per noi, parenti lontani Nemici, latitudinali impauriti da quelli che non conosciamo E che forse per questo soltanto ci odiamo... Per noi, abbagliati da un lampo Per noi, separati dal tempo e poi, sparpagliati nel mondo e che a poco a poco ci stiamo ritrovando Tra noi, miracoli e santi e c'è chi vorrebbe fermarli e noi neanche ce ne accorgiamo... Ma i miracoli e santi non si fermano davanti a nessuno... Per noi, contenti o scontenti per noi, volenti o nolenti per noi, che anche in questo momento insieme ci stiamo. E insieme ci stiamo muovendo Insieme ci stiamo e insieme ci stiamo muovendo
BENNATO, LA PENISOLA CHE NON C'È Si intitola "Le vie del rock sono infinite il nuovo album del cantautore".
È stato in silenzio per più di cinque anni, Edoardo Bennato, e adesso torna con questo album che definire “dirompente” è riduttivo. Si intitola Le vie del rock sono infinite ed è un manifesto della sua coerenza.
– Edoardo, anni fa mi avevi detto: «Il rock deve creare tensioni, dubbi, interrogativi e trasmettere buone vibrazioni ». Mi pare che, dopo 40 anni di carriera, non hai cambiato opinione...
«Il rock, che rappresenta una certa cultura americana, diventa utilissimo quando puoi accompagnarlo con testi italiani che, senza snaturarlo, ti consentano di raccontare la realtà del tuo Paese. E questo ho tentato di fare. Il silenzio che mi ha tenuto lontano dalla gente per cinque anni l’hanno causato le case discografiche, la totale assenza di decisionismo, l’abolizione di certi schemi che portavano alla musica infiniti stimoli. Oggi c’è l’usa e getta. Buttano sul mercato un artista – loro si ostinano a chiamarlo “prodotto” – e se funziona va bene, se no scatta, implacabile, la rottamazione, ma senza nemmeno gli incentivi. Le 13 canzoni di questo album sono il frutto di una ricerca chemi ha portato a produrre una quarantina di nuovi pezzi per scegliere quelli da pubblicare».
– Però con questo disco ti sei sfogato: sei passato dal raccontare “l’isola che non c’è” a tracciare un ritratto disincantato, sulfureo, della “penisola che c’è”, quell’Italia che tu racconti con crudele ironia e lucido realismo...
«Magari qualcuno dirà che ho esagerato, ma io vorrei essere come Benigni e la Littizzetto, che possono permettersi, con la satira, di descrivere, quel che succede. Sono come i buffoni di corte di un tempo che divertivano il re e i cortigiani dileggiandoli senza correre rischi. Oggi il caos è totale, davvero non si capisce chi fa cosa. Mi sento frastornato, deluso, confuso...».
– Di’ la verità, questo è probabilmente il disco più autobiografico della tua carriera, persino da quando, mimetizzato con il nome di Joe Sarnataro, proponevi un rock e un blues napoletani con i tuoi compagni, tutti partenopei, che si chiamavano “Blue Stuff”. Insomma, quel protagonista di Vita da pirata sei proprio tu...
«E chi se no, i pirati non hanno allea- cercano di risolvere a loro modo i problemi che, poi, sono quelli di tutti: sempre in cerca di avventure, notti e giorni a navigare, è una febbre che non passa mai. Ma che inevitabilmente, dopo aver percorso i sette mari, ti riporta al mare malato di Bagnoli, sporcato dall’Italsider, che sin da quando eri piccolo ti faceva respirare un’aria tossica. Nonostante questo tu torni sempre a casa, e sei l’unico interprete napoletano che non ha abbandonato la sua città». E continua: «A Napoli sono nato. È il luogo dove ho ricevuto una straordinaria educazione dalla mia famiglia, dove mia madre ha voluto che io e i miei fratelli Eugenio e Giorgio andassimo a lezione di fisarmonica, e ti garantisco che era un lusso. Qui ci sono i miei nonni, le mie radici, i miei morti, il mio futuro, c’è Gaia, la mia bambina di cinque anni. Noi siamo cresciuti sani perché sin da piccoli la famiglia ci stava vicina, e l’ha fatto sin dalle prime ore di vita, che sono quelle più importanti. Il seme dà buoni frutti se è annaffiato con amore».
– Gaia c’è nel disco?
«Ha ispirato quella che a mio parere è la canzone “speciale”. Si intitola È lei e apre uno spiraglio di ottimismo sulla vita. “È lei che proprio in questo istante sta nascendo nell’angolo più povero del mondo, che forse questo mondo cambierà. È lei, perché la povertà le dà un vantaggio, le dà più leggerezza e più coraggio e con questo vantaggio lotterà, contro guerre senza ragione, contro guerre senza pietà, contro guerre di chi le vuole, contro guerre di chi le fa. C’è un vagito lontano, forse il peggio è passato e un futuro diverso forse è già cominciato”. Insomma, il miracolo di un bambino, che è Gesù o un bambino qualunque, trasmette speranza alle persone di buona volontà».
Poi Edoardo si scatena: la globalizzazione? Ecco Io Tarzan e tu Jane, un pastello di vita scomoda ma pulita nella giungla, dove “via dalla folla e dalla follia accetti la legge della giungla, che dice o tu mangi qualcuno o qualcuno mangia te. E poi quella legge che condanna o perdona senza apparente logica chi viola la legge. Quelli che in nome della sacrosanta teoria di giudicare tutti con la stessa misura vogliono che tutte le canaglie vadano in galera, oppure nessuna”. È il tema provocatorio di una specie di gospel che si intitola Wannamarkilibera. Un tema di attualità, visto che si condanna un contadino perché mostra la lingua a un vicino mentre in galera non ci va chi deruba lo Stato, e quindi tutti noi.
Poi Edoardo affronta il tema dell’Unità d’Italia e lo fa raccontando la storia di un re con manie di grandezza, Vittorio Emanuele che a Teano ricevette da Garibaldi un’Italia unita, ma era soltanto un’invenzione e così «cominciò la tiritera tra i briganti e i Savoia. Metternich l’aveva detto, ma pensarono a un dispetto che tra Vigevano e Cosenza c’era troppa differenza e tra le Alpi e le Madonie non c’era niente da spartire». «La verità», è la tesi di Bennato, è che «ci accingiamo a festeggiare i 150 anni di un’Unità in un caos totale e ormai è evidente che chi si ostina a tentare di governare questo caos, applicando le regole di un patriottismo che forse non si trova più nemmeno nei libri di storia, rischia di farsi e di farci male!».
– Un mondo solo in nero, dunque?
«Coraggio, aspettiamo. Per la prima volta in vita mia sono stato a Sanremo come ospite, perché volevo cantare la canzone che costò la vita a Luigi Tenco. Bene, anche lì c’era un principe, però non è stato lui il peggiore dei mali. Sanremo, come l’Italia, è in mano a impresari che fanno soltanto il proprio interesse. Le canzoni e la gente? Un dettaglio. Proprio come nella vita di tutti i giorni». Si intitola Le vie del rock sono infinite ed è un ritratto impietoso del nostro Paese. Tra la rabbia e la speranza.
Pronti a salpare è il diciottesimo album in studio del cantautore italiano Edoardo Bennato, pubblicato il 23 ottobre 2015.
Primo album inciso in studio a distanza di 5 anni e 8 mesi dal precedente Le vie del rock sono infinite, contiene 14 brani, tutti inediti ad eccezione di Povero amore dall'album Sbandato (1998), La mia città e Zero in condotta da Kaiwanna (1985), che vengono riproposti con diversi arrangiamenti.
Il primo singolo ad anticipare l'album è Io vorrei che per te, uscito il 25 settembre 2015. La mia città era già stato pubblicato precedentemente come singolo nel 2011. Il 15 gennaio 2016 è uscito il secondo singolo Povero Amore.
La ballata Pronti a salpare è dedicata a Fabrizio De André, il brano La calunnia è un venticello invece è dedicata a Enzo Tortora e a Mia Martini.
Tracce
Pronti a salpare – 4:15 Io vorrei che per te – 3:21 Povero amore – 3:56 La calunnia è un venticello – 3:45 Il mio nome è Lucignolo – 3:56 A Napoli 55 è 'a musica – 3:27 Al gran ballo della Leopolda – 2:59 È una macchina – 3:09 Giro girotondo – 3:12 Il mio sogno ricorrente – 3:21 Niente da spartire – 4:31 La mia città – 3:37 Zero in condotta – 4:38 Non è bello ciò che è bello – 3:15
Via da quei luoghi comuni verso luoghi eccezionali pronti a salpare Non c’è niente di scontato tutto è ancora da scontare pronti a salpare Contro il rischio di condanne condannati a rischiare pronti a salpare Senza falsi documenti come autentici emigranti pronti a salpare... pronti a salpare Niente rotte regolari solo porti alternativi pronti a salpare Niente orari per gli arrivi niente luci niente fari pronti a salpare... Non appena si alza il vento prima che si alzi il mare pronti a salpare Verso terre sempre verdi prima che sia troppo tardi pronti a salpare... pronti a salpare Raffaele predicava in tempi non sospetti che il rock è un sentimento che appartiene a tutti e appartiene certamente a chi sa navigare in alto mare Mare bianco dei crociati mare nero dei pirati pronti a salpare Senza tanti complimenti pagamento in contanti pronti a salpare Senza farsi troppi conti sulla barca sono in tanti pronti a salpare Sulla via della speranza non ci si può disperare pronti a salpare... Raffaele lancia ancora le sue onde radio e inonda di rock il Mediterraneo e se ne va con chi è destinato a navigare in alto mare E se i tempi son cambiati resta il mondo da cambiare pronti a salpare E anche noi privilegiati del sistema occidentale pronti a salpare... pronti a salpare
Io vorrei che per te Finchè nel cielo c’è il sole finchè nell’aria c’è il vento non resteremo mai al buio e nessun motore sarà spento no non è una favola ne lo slogan di una pubblicità è il futuro del mondo e non sto fantasticando Io vorrei che per te quell’isola che non c’è diventasse realtà, un’isola vera, dove davvero si va io vorrei che per te quell’isola che non c’è diventasse realtà, non solo un’isola esclusiva di Peter Pan Finchè c’è un sogno che vola c’è il futuro a portata di mano e serve un cielo pulito per lasciarlo guardare lontano no non è fantasia e non serve nessuna magia è il cielo in cui volerai è l’aria che respirerai Io vorrei che per te quell’isola che non c’è diventasse realtà, un’isola vera, dove davvero si va io vorrei che per te quell’isola che non c’è diventasse realtà, non solo un’isola esclusiva di Peter Pan Finchè nel cielo c’è il sole...
Povero amore Con quella luna che non risponde con quel futuro che ci confonde con quelle braccia che non ce la fanno a trattenerti con quella strada che ci fa sognare ad occhi aperti... Povero amore perso, rimandato come uno studente che non ha studiato come un navigante in alto mare che non ha più vele per navigare... Con quelle lettere al mittente con quelle labbra di fuoco ardente con quella pioggia quando meno te l’aspetti con quell’inverno che ci fa dormire stretti stretti... Povero amore perso tutti i giorni nelle gallerie dei ricordi nelle agenzie di fidanzamenti nelle liste d’attesa dei sentimenti... ... Nelle sartorie di tutti gli abiti da sposa è in quel bianco che va bene su qualunque cosa è in quel bianco che va bene e copre ogni colore e a volte copre anche l’amore... Con quella luna che non risponde... Povero amore perso nei rimpianti nelle frasi dette troppo tardi nelle convenzioni dei conventi nelle associazioni dei cuori infranti... ... Nelle sartorie di tutti gli abiti da sposa... Povero amore perso, rimandato come uno studente che non ha studiato come un navigante in alto mare che non ha più vele per navigare come una ragazza che fugge via come una promessa o una bugia come un indifeso piccole fiore che poteva essere un grande amore un grande amore