Francesco Guccini

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    Francesco Guccini



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    biografia


    Francesco Guccini nasce a Modena il 14 giugno del 1940. Durante la guerra la sua famiglia sfolla a Pàvana, sull’appennino pistoiese, per tornare a Modena nel 1945.
    Si diploma alle magisrali nel 1958, ma già l’anno prima, avendo imparato a strimpellare la chitarra, aveva fondato il suo primo complesso musicale (gli Hurricanes, poi Snakes).
    A 19 anni trova lavoro come istitutore in un collegio di Pesaro, ma viene licenziato dopo appena un mese e mezzo. Si iscrive all’università, e intanto lavora per la "Gazzetta dell'Emilia". Nel 1961, con Alfio Cantarella e Victor Sogliani (poi nell’Equipe 84) fonda i "Marinos", poi "Gatti". Nello stesso anno si trasferisce con la famiglia a Bologna, dove comincia a scrivere le prime canzoni. Dopo il servizio militare riprende l’università e continua a suonare e a scrivere canzoni (fra queste “Auschwitz”, “È dall'amore che nasce l'uomo”, “Noi non ci saremo” e “Dio è morto”).
    Il successo quest’ultima (cantata dai Nomadi) procura a Guccini un contratto editoriale in esclusiva con la Emi-Voce del Padrone. Proprio per la Emi incide il suo primo 33 giri, FOLK BEAT N.1, che esce nel 1967 (“In morte di S.F.”, “Statale 17”, “L’atomica cinese”) . Dopo aver registrato un 45 giri ed il suo secondo album (DUE ANNI DOPO, 1970: “Primavera di Praga”, Giorno d’estate”, “Vedi cara”), e dopo un viaggio negli Stati Uniti, si trasferisce in Via Paolo Fabbri 43.
    Nel 1971 esce L'ISOLA NON TROVATA (“Il Frate”, “UN altro giorno è andato”, “Canzone di notte”) , il 1972 è invece l'anno del quarto album (RADICI), che lo rende popolare: fra i titoli “La locomotiva”, “Incontro”, “Il vecchio e il bambino”). Dopo l'intermezzo di OPERA BUFFA (1973: “Il bello”, “La Genesi”, “La fiera di San Lazzaro”), nel 1974 esce STANZE DI VITA QUOTIDIANA (“Canzone delle osterie di fuori porta”, “Canzone per Piero”) seguito nel 1976 da VIA PAOLO FABBRI 43 (“L’avvelenata”, “Il pensionato”).
    AMERIGO è pubblicato nel 1978 - fra i titoli: “”Eskimo” e “100, Pennsylvania Ave.” - , e quell’anno nasce la figlia Teresa. Nel 1979 viene pubblicato un disco registrato dal vivo con i Nomadi, ALBUM CONCERTO, mentre il successivo METROPOLIS (“Bisanzio”, “Venezia”, “Bologna”) è datato 1981.
    Due anni più tardi esce GUCCINI: fra le sei canzoni che compongono l'album, “Autogrill”, “Argentina”, “Gli amici”). Nel 1984 Francesco Guccini partecipa a un grande concerto in Piazza Maggiore, a Bologna, cui prendono parte altri artisti, dai Nomadi a Paolo Conte, da Giorgio Gaber all'Equipe 84; parte di quel concerto è documentata da FRA LA VIA EMILIA E IL WEST.
    Dopo tre anni, esce nel 1987 SIGNORA BOVARY: è l'album di “Culodritto”, “Van Loon”, “Keaton”. Solo un anno dopo uscirà il live ...QUASI COME DUMAS...
    Il 1990 vede l’uscita di QUELLO CHE NON..., con brani come “Canzone delle domande consuete” (miglior canzone dell’anno al Premio tenco) e “Cencio”.
    Solo nel 1994 esce PARNASSIUS GUCCINII, che si apre con “Canzone per Silvia”; il 1996 è invece l'anno di D'amore di morte e di altre sciocchezze, nel quale, oltre a “Cirano” e “Quattro stracci”, è contenuta “Lettera”, dedicata a due amici scomparsi: Bonvi e Victor Sogliani. Nel 2000 esce STAGIONI (“Ho ancora la forza”, “Don Chisciotte”) seguito nel 2004 da RITRATTI (“Odysseus”, “Canzone per il Che”, “Cristoforo Colombo”). Solo un anno più tardi la EMI viene pubblicato il live ANFITEATRO, in CD e DVD. All’attività musicale Francesco Guccini ha affiancato una regolare produzione letteraria (vedere “Bibliografia”); e ha partecipato ad alcuni film (vedere “Filmografia”).

    Bibliografia: “Croniche epafaniche”, 1989; “Vacca d’un cane”, 1993; “Storie d’inverno” (con Giorgio Celli e Valerio M. Manfredi), 1994; “” (con Loriano Macchiavelli), 1997; “Un disco dei Platters” (con Loriano Macchiavelli), 1998; “Dizionario del dialetto di Pàvana”, 1998; “Questo sangue che impasta la terra” (con Loriano Macchiavelli), 2001; “Lo Spirito e altri briganti” (con Loriano Macchiavelli), 2002; “Cittanòva blues, 2003”; “Icaro”, 2008.
    Filmografia: “I giorni cantati”, 1979, di Paolo Pietrangeli; “Musica per vecchi animali”, 1989, di Stefano Benni; “Radiofreccia”, 1998, di Luciano Ligabue; “Ormai è fatta”, 1999, di Enzo Monteleone; “Il segreto del successo”, 2002, di Massimo Martelli; “Ti amo in tutte le lingue del mondo”, 2005, di Leonardo Pieraccioni; “Una moglie bellissima”, 2007, di Leonardo Pieraccioni.

    discografia

    [color=green] FOLK BEAT N°1 1967 EMI
    DUE ANNI DOPO 1970 EMI
    L'ISOLA NON TROVATA 1971 EMI
    RADICI 1972 EMI
    OPERA BUFFA 1973 EMI
    STANZE DI VITA QUOTIDIANA 1974 EMI
    VIA PAOLO FABBRI 43 1976 EMI
    AMERIGO 1978 EMI
    ALBUM CONCERTO (CON I NOMADI) 1979 EMI
    METROPOLIS 1981 EMI
    GUCCINI 1983 EMI
    FRA LA VIA EMILIA E IL WEST (LIVE) 1984 EMI
    SIGNORA BOVARY 1987 EMI
    ...QUASI COME DUMAS... 1988 EMI
    QUELLO CHE NON... 1990 EMI
    PARNASSIUS GUCCINII 1994 EMI
    D'AMORE DI MORTE E DI ALTRE SCIOCCHEZZE 1996 EMI
    GUCCINI LIVE COLLECTION 1998 EMI
    STAGIONI 2000 EMI
    GUCCINI LIVE @RTSI 2001 Sony
    RITRATTI 2004 EMI
    ANFITEATRO LIVE 2005 EMI

    Edited by tomiva57 - 29/4/2012, 19:26
     
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    Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,
    passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....

    Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
    nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...

    Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
    è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...

    Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
    eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...

    Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
    di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...

    Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
    a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...

    Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
    a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...


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    Il suo debutto ufficiale risale al 1967 con l'LP Folk beat n. 1 (ma già nel 1960 aveva scritto L'antisociale); in una carriera ultraquarantennale ha pubblicato oltre venti album di canzoni. È anche scrittore e sporadicamente attore, autore di colonne sonore e di fumetti.

    Si occupa inoltre di lessicologia, lessicografia, glottologia, etimologia, dialettologia, traduzione, teatro ed è autore di canzoni per altri interpreti.

    È ritenuto uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani; i testi dei suoi brani vengono spesso assimilati a componimenti poetici, denotando una familiarità con l'uso del verso tale da costituire materia di insegnamento nelle scuole come esempio di poeta contemporaneo.Oltre all'apprezzamento della critica, Guccini riscontra un vasto seguito popolare, venendo considerato da alcuni il cantautore "simbolo", a cavallo di tre generazioni.

    Fino alla metà degli anni ottanta ha insegnato lingua italiana al Dickinson College, scuola off-campus, a Bologna, dell'Università della Pennsylvania.

    Guccini suona la chitarra folk, e la maggior parte delle musiche da lui composte ha come base questo strumento.

    Il cantautore nacque da Ferruccio Guccini, impiegato delle Poste, originario dell'Appennino pistoiese, ed Ester Prandi, casalinga di Carpi, al n. 22 di via Domenico Cucchiari, a Modena, il 14 giugno 1940. Dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, suo padre fu chiamato alle armi e questo evento costrinse il piccolo Francesco ad andare a vivere con la madre presso i nonni paterni, a Pàvana, sull'Appennino tosco-emiliano.Guccini ricorderà più volte nelle proprie opere gli anni dell'infanzia trascorsi sulle montagne dell'Appennino: proprio a Pàvana dedicherà inoltre il primo romanzo Cròniche Epafàniche; molte delle sue canzoni attingeranno da questa ambientazione montanara della quale ha più volte dichiarato di andare molto fiero. Un forte senso di appartenenza ai luoghi di origine della sua famiglia, che descriverà nel brano Radici,avrebbe segnato quindi la sua poetica, divenendo un tema ricorrente dei suoi scritti e dei suoi brani, come ad esempio in Amerigo, che narra la storia di povertà ed emarginazione di un prozio emigrante.

    La fine della guerra riportò Guccini nei luoghi lasciati pochi mesi dopo la nascita; nel 1945 tornò dunque a vivere con la madre a Modena, dove l'anno successivo il padre, ritornato dalla prigionia, riprese il suo impiego alle Poste.

    L'adolescenza (1950-1958)
    Guccini e l'amico Cencio, protagonista dell'omonima canzone.

    A Modena, descritta con una certa amarezza nella canzone Piccola città,Guccini trascorse la sua adolescenza che avrebbe poi raccontato in Vacca d'un cane, suo secondo romanzo.

    Dopo la scuola dell'obbligo, frequentò l'istituto magistrale Carlo Sigoni (curiosamente nella stessa scuola del tenore Luciano Pavarotti), diplomandosi nel 1958.

    Questo periodo non viene ricordato con felicità: la "fuga" da Pàvana lo mise di fronte alla realtà modenese contro la quale si mosse anche nei suoi testi.

    Furono questi anni intensi per la sua formazione culturale e musicale: nacquero in questo contesto le storie delle sue canzoni che guardano alla società e al quotidiano, i racconti e i dubbi per i quali si definì in un verso di Samantha un «burattinaio di parole»

    Altri riferimenti a Modena si possono trovare in Cencio (Quello che non, 1990), ove Guccini ricorda con toni nostalgici un amico affetto da nanismo.

    Il periodo giovanile e gli inizi nel mondo musicale (1959-1966) Il debutto (1967-1971)

    Nel 1967 la casa discografica CGD gli propose di partecipare al Festival di Sanremo di quell'anno come autore della parte musicale del brano Una storia d'amore. Per interpretarlo furono scelte due cantanti di questa casa discografica, Caterina Caselli e Gigliola Cinquetti ma la canzone non superò le selezioni. Come dichiarò Roberto Vecchioni (che, in quel periodo, era uno degli autori della CGD), la casa discografica gli impose due parolieri professionisti, Daniele Pace e Mario Panzeri, per provare a modificare il testo della canzone, un'ingerenza che Guccini tollerò malvolentieri e che lo indusse a rinunciare a ulteriori collaborazioni. La canzone fu comunque incisa dalle due cantanti: da Gigliola Cinquetti nell'album La rosa nera e da Caterina Caselli in Diamoci del tu.

    Il primo lavoro della sua carriera di cantautore - Folk beat n. 1 - arrivò qualche mese dopo, nel marzo del 1967. Nel disco, che ebbe un riscontro commerciale molto scarso (praticamente nullo, affermò Guccini), si intravedono già dei tratti caratteristici del suo stile artistico, con canzoni dagli arrangiamenti scarni e dai temi dolorosi come morte, suicidio, infimità sociale, Olocausto e guerra (appare anche un originale esperimento di talking blues "all'italiana", stile che avrebbe poi ripreso in un successivo brano inserito in Opera buffa). Tra le canzoni incise ci furono anche tre di quelle già portate al successo dai Nomadi e dall'Equipe 84, Noi non ci saremo, L'antisociale e Auschwitz; "Auschwitz" verrà poi tradotta in inglese e riproposta nel 1967 dall'Equipe 84 (come retro del 45 giri con 29th September, pubblicato solo in Gran Bretagna) e, molti anni dopo, dal cantautore statunitense Rod MacDonald, nell'album "Man on the Ledge" del 1994. Vi è inoltre un'altra canzone, In morte di S.F., che sarà ridepositata in seguito alla Siae con il titolo mutato in Canzone per un'amica, e con questo nuovo titolo sarà incisa nel 1968 dai Nomadi.

    Caterina Caselli il 1º maggio 1967, poco dopo l'uscita del disco, lo invitò al programma televisivo Diamoci del tu, presentato insieme a Giorgio Gaber: in quest'occasione, che rappresentò il suo debutto televisivo, cantò Auschwitz; nella stessa puntata, tra l'altro, fu ospite un altro giovane cantautore ancora sconosciuto, Franco Battiato.
    Francesco Guccini con la prima moglie Roberta Baccilieri nel cortile della loro casa in via Paolo Fabbri 43, a Bologna nel 1971.

    Per la Caselli in quel periodo scrisse molti brani, tra cui Le biciclette bianche, Incubo N° 4, canzone inserita nel musicarello L'immensità (La ragazza del Paip's), Una storia d'amore e Cima Vallona (ispirata alla strage di Cima Vallona).

    Furono tuttavia i Nomadi (che già nel 1966 avevano inciso una sua canzone, Noi non ci saremo), a portare al successo nello stesso anno quella che divenne una delle canzoni più note di Guccini: Dio è morto (fu pubblicata in contemporanea anche da Caterina Caselli, con delle differenze nel testo). Fu un brano dal testo "generazionale" che per l'universalità del suo contenuto superò ogni confinamento ideologico venendo elogiata addirittura da Papa Paolo VI (fu trasmessa da Radio Vaticana, benché a suo tempo censurata dalla RAI per blasfemia).

    L'anno successivo Guccini ritornò in sala di incisione, pubblicando un 45 giri con Un altro giorno è andato/Il bello: la prima, una delle sue canzoni ritenute tra le più caratteristiche, fu incisa di nuovo in versione acustica e con alcune piccole modifiche nel testo nel 1970 e inserita in L'isola non trovata; la seconda invece fu riproposta dal vivo in Opera buffa, dopo essere stata reinterpretata due anni dopo da Lando Buzzanca; nel frattempo Guccini continuò l'attività di autore, continuando a comporre brani per I Nomadi, Bobby Solo, Caterina Caselli e altri artisti. Nel dicembre 1968 vi fu inoltre il suo debutto ufficiale dal vivo, con un concerto tenuto al Centro Culturale la Cittadella della Pro Civitate Christiana di Assisi, un centro culturale cattolico di tendenza progressista.

    Nel biennio 1967-1968 si distinse anche per il lavoro di pubblicitario nell'ambito del Carosello insieme a Guido De Maria, collaborando agli slogan dell'Amarena Fabbri imperniate sui personaggi "Salomone pirata pacioccone" e il suo aiutante "Manodifata"; dello stesso personaggio scrisse anche il testo della canzone per bambini, cantata da Le Sorelle, e fece conoscere al grande pubblico, sempre grazie al Carosello, il vignettista Bonvi.

    In seguito Guccini avrebbe ricordato questo periodo nel testo di Eskimo.

    Nel 1970 fu la volta di Due anni dopo (registrato nell'autunno del 1969), album dai toni inquieti ed esistenziali, che lasciò da parte le tematiche della protesta (eccetto per Primavera di Praga); fu accostato, per le tematiche e i vocaboli alla poetica leopardiana, mostrando un artista ancora giovanile ma già più maturo del precedente. Il centro narrativo del disco, dalla percepibile influenza francese, è il tempo che passa e la vita quotidiana analizzata nella dimensione dell'ipocrisia borghese. Con questo album ha inizio una collaborazione, che durerà circa un decennio, con la folksinger di origini americane Deborah Kooperman la quale, pur non essendo una vera chitarrista, impreziosirà da quel momento parecchi suoi dischi con caratteristici arpeggi fingerpicking, uno stile allora poco conosciuto e usato nel nostro Paese.

    Subito dopo l'uscita di Due anni dopo, Guccini lasciò in Italia, ma senza rinunciarci, la sua fidanzata Roberta Baccilieri (per la quale aveva scritto Vedi cara) e partì per gli USA insieme a Eloise Dunn, una ragazza conosciuta al Dickinson College di Bologna dove insegnava (alla quale anni dopo dedicò la canzone 100 Pennsylvania Ave). Conclusasi anche questa relazione, tornò in Italia con la caratteristica barba, che da quel momento non si tagliò più. Si riconciliò con Roberta Baccilieri e con lei andò in vacanza all'isola di Santorini: è in quest'occasione che fu scattata la fotografia presente sul retro di Stanze di vita quotidiana, usata poi sia per la copertina di Via Paolo Fabbri 43 sia, ancora oggi, per i manifesti pubblicitari dei suoi concerti

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    Francesco Guccini durante un'esibizione nel 1972.

    In autunno iniziò le registrazioni di un nuovo disco, e così a undici mesi da Due anni dopo fu pubblicato L'isola non trovata. Il titolo dell'album, che è anche quello di una canzone, è un riferimento a Guido Gozzano; altra citazione letteraria presente nel disco fu quella di J.D. Salinger in La collina. Altri brani di rilievo del disco furono Un altro giorno è andato (reincisa dopo due anni), L'uomo e L'orizzonte di K.D. (Karen Dunn, la sorella di Eloise).

    La notorietà di Guccini iniziò a diffondersi anche al di fuori di Bologna, passando dalle osterie al teatro: fu di questo periodo la sua partecipazione al programma televisivo Speciale tre milioni, dove presentò alcune sue canzoni (tra cui La tua libertà, all'epoca inedita, incisa nel 1971 ma pubblicata soltanto nel 2004 come bonus track dell'album Ritratti), e dove divenne amico di Claudio Baglioni. Nel 1971, dopo alcuni mesi di convivenza, sposò la sua storica fidanzata, Roberta Baccilieri (raffigurata sul retro di copertina dell'album successivo e alla quale dedicò la canzone Eskimo).

    La sua prima esperienza lavorativa di istruttore in un collegio a Pesaro terminò con esito fallimentare, poiché fu licenziato dopo breve tempo.

    Di ben altro spessore fu invece la sua esperienza alla Gazzetta di Modena: per due anni ricoprì il ruolo di cronista, un'occupazione a sua detta «massacrante, dodici ore di lavoro al giorno per ventimila lire al mese».

    In redazione ebbe diverse mansioni, prestando attenzione soprattutto alla cronaca giudiziaria; tra i suoi articoli è particolarmente rilevante un'intervista realizzata a Domenico Modugno (reduce da due vittorie consecutive al Festival di Sanremo) nell'aprile del 1960, e proprio l'incontro con il cantautore pugliese spingerà Guccini (già musicista e autore di brani rock'n'roll) a scrivere la sua prima canzone da cantautore, L'antisociale.

    Guccini mosse i primi passi nel mondo della musica come cantante e chitarrista in un'orchestra da balera, di cui facevano parte Pier Farri (che divenne in seguito suo produttore) alla batteria e Victor Sogliani (futuro componente dell'Equipe 84) al sassofono, più un altro chitarrista, Franco Fini Storchi.

    Il complesso, nato nel 1958, si chiamò dapprima Hurricanes, poi Snakers e infine Gatti, dopo l'unione con i Marino's di Alfio Cantarella:con gli Snakers Guccini scrisse le prime canzoni, Bimba guarda come (il ciel sa di pianto), Roy Teddy Boy, Ancora, Viola come gli occhi di Angelica,rock'n'roll sul modello dei brani di Peppino Di Capri e degli Everly Brothers, che, uniti ad alcune cover del periodo, costituirono il repertorio dell'orchestra.

    Per due anni il gruppo ottenne molti ingaggi, facendo la stagione sulla riviera romagnola e suonando in tutto il nord Italia e anche all'estero: proprio durante alcuni spettacoli in Svizzera Guccini si trovò ad accompagnare come chitarrista Nunzio Gallo, noto vincitore del Festival di Sanremo 1957 con Corde delle mia chitarra (in coppia con Claudio Villa).

    Alla fine del 1961 la famiglia Guccini si trasferì a Bologna, e Francesco (iscrittosi all'Università di Bologna nella facoltà di Lingue) per qualche tempo visse insieme ad Alfio Cantarella.

    Nel luglio 1962 Guccini partì per il servizio militare, che prestò a Lecce, alla Scuola di Fanteria di Cesano di Roma e a Trieste. Come ricorda egli stesso, si trattò di un'esperienza sostanzialmente positiva. Poco prima della partenza scrisse alcune canzoni, molte delle quali poi cestinò «un po' per pudore un po' per vergogna», ritenendole null'altro che tentativi. Fra queste vi erano La ballata degli annegati e Venerdì santo.

    Nel frattempo, durante l'assenza di Guccini, I Gatti si erano uniti a un'altra formazione, i Giovani Leoni di Maurizio Vandelli, che nel 1964 diede vita alla ben più nota Equipe 84; terminato il servizio militare, Guccini rifiutò di entrarvi per continuare gli studi, che in seguito abbandonò a un passo dalla laurea (nel 2002 gliene fu conferita una honoris causa in Scienze della formazione).

    Per la sua maturazione musicale e artistica risultarono decisivi gli ascolti (le «diete musicali», come le definì) del gruppo torinese dei Cantacronache di Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero; la sua evoluzione artistica lo portò poi a interessarsi al beat (in quel periodo scoprì Bob Dylan) e compose canzoni come Auschwitz (incisa con il sottotitolo La canzone del bambino nel vento), È dall'amore che nasce l'uomo, portate al successo dall'Equipe 84, che aveva già inciso L'antisociale a gennaio del 1966, e Noi non ci saremo, incisa invece dai Nomadi.





    Il successo (1972-1980)


    Il vero salto artistico e qualitativo si ebbe nel 1972 con Radici, che contiene alcune delle sue canzoni più conosciute; innanzitutto La locomotiva, canzone tratta da una vicenda reale, in cui Guccini affronta il tema dell'uguaglianza, della giustizia sociale e della libertà, ricalcando lo stile di autori di musica anarchica di fine Ottocento.

    Il filo conduttore dell'album, come suggerisce il titolo, è l'eterna ricerca delle proprie radici, simboleggiata anche dalla copertina del disco dove, sullo sfondo del cortile della vecchia casa di montagna, sono raffigurati sul fronte i nonni e i prozii di Guccini (tra cui anche Enrico, la cui vicenda verrà raccontata anni dopo in "Amerigo"). La critica definì l'album contemplativo e onirico: canzoni come Incontro, Piccola Città, Il vecchio e il bambino, La Canzone della bambina portoghese e Canzone dei dodici mesi sono i brani di maggior rilievo di un lavoro che viene ritenuto tra le sue vette artistiche.

    Nello stesso anno Guccini porta alla EMI Italiana un giovane cantautore suo concittadino di cui ha ascoltato alcune canzoni che l'hanno colpito: si tratta di Claudio Lolli, con cui in futuro collaborerà nella stesura di due canzoni (Keaton e Ballando con una sconosciuta), che deve proprio a Guccini l'inizio della sua attività artistica
    Bologna: nella casa di Guccini.

    Nel 1973 fu la volta di Opera buffa, disco registrato all'Osteria delle dame di Bologna e al Folkstudio di Roma, goliardico e spensierato, che mette in luce le sue qualità di cabarettista, ironico e teatrale, colto e canzonatorio.

    L'idea di incidere canzoni dal vivo di questo genere in realtà non fu mai accettata di buon grado da Guccini, il quale ebbe perplessità sulla pubblicazione di questo disco e sul brano I Fichi, contenuto nell'album D'amore di morte e di altre sciocchezze.Nonostante ciò il disco live (con sovraincisioni realizzate in studio) è una testimonianza indicativa del modo in cui Guccini ha sempre affrontato i concerti nel corso della sua carriera. Il suo tipico modo di fare cabaret si rinnova sempre nei suoi spettacoli, che diventano delle vere e proprie esibizioni teatrali in cui il protagonista dialoga e si confronta con il pubblico; questa sua vena cabarettistica è resa evidente in numerose canzoni, come L'avvelenata, Addio, Cirano, Il sociale e l'antisociale, ecc.

    Seguì l'anno successivo Stanze di vita quotidiana, un album controverso e di difficile ascolto, che riscontrò pareri contrastanti di pubblico e critica. Il disco, composto da sei lunghi brani malinconici e struggenti, rispecchiò il periodo di crisi profonda che Guccini stava vivendo, aggravata dai continui dissidi con il produttore Pier Farri e ricevette delle critiche impietose: si ricorda soprattutto una dura catilinaria del critico Riccardo Bertoncelli, che senza mezzi termini bollò il cantautore come «un artista finito, a cui non resta più nulla da dire». Guccini rispose a questa accusa qualche anno dopo, con L'avvelenata. Solo a distanza di molti anni fu riconosciuto il valore artistico di questo disco. A testimonianza di ciò, il testo di Canzone per Piero fu inserito tra le fonti della prima prova dell'esame di Stato del 2004.

    Il "tema del saggio" era l'amicizia e Francesco Guccini, a tal proposito, si disse fiero di figurare in mezzo a Dante e Raffaello. Parlando del testo della canzone, si evidenzia come la sua fonte (conscia o inconscia) sia il dialogo di Plotino e Porfirio, contenuto nelle Operette morali di Giacomo Leopardi. Nel resto del disco lasciarono il segno vocaboli leopardiani e temi della quotidianità.


    Il successo commerciale di Guccini arrivò nel 1976. È l'anno di Via Paolo Fabbri 43, album che sarebbe poi risultato tra i cinque più venduti dell'anno.La voce si fece più matura, decisa e sicura di sé e la struttura musicale dell'LP più complessa dei precedenti. Come risposta alle critiche indirizzate a Stanze di vita quotidiana, soprattutto a quelle di Bertoncelli (citato nella canzone), scrisse come detto L'avvelenata, un brano che evidenzia un Guccini rabbioso e deciso a rispondere "vivacemente" a chi lo aveva aspramente criticato. In seguito Guccini mostrerà una certa ritrosia a eseguire questa canzone dal vivo, in parte perché troppo sponsorizzata dal pubblico e in parte perché a suo dire "datata" nei contenuti.

    Altra canzone rappresentativa fu quella che diede il titolo al disco. Via Paolo Fabbri 43 è un'astratta descrizione della vita di Guccini nella sua residenza di Bologna, con gli abituali riferimenti ad artisti a lui cari, come Borges e Barthes e una citazione delle "tre eroine della canzone italiana", Alice, Marinella e la «piccola infelice Lilly», una frecciatina amichevole rivolta a De Gregori, De André e Venditti;questa a sua detta, assieme a L'avvelenata e a Il pensionato, è una delle canzoni a cui è più legato. Non mancano nel disco momenti di lirismo: Canzone quasi d'Amore dalla poetica esistenziale è ritenuta da molti un esempio delle vette raggiungibili dal "Guccini poeta". Il suo tratto da cantastorie sarebbe tornato anche ne Il pensionato, ballata che narra di un suo anziano vicino, ma che sarebbe sfociata tra i versi in un excursus sulla triste situazione psicologica di alcuni anziani. L'album successivo, pubblicato due anni dopo, fu Amerigo (1978), la cui canzone più famosa è certamente Eskimo,Tuttavia, Guccini stesso intravide il momento più riuscito proprio nel brano che dà il titolo al disco: una ballata dedicata a uno zio emigrante a lui caro.

    Il 6 ottobre 1977 la rivista settimanale Grand Hotel gli dedicò una copertina dal titolo: Il padre che tutti i giovanissimi avrebbero voluto avere; in realtà l'iniziativa avvenne a sua insaputa, come raccontò il vicedirettore del settimanale: «Guccini non sapeva della copertina; l'intervista è stata fatta da un collaboratore che non gli aveva detto che sarebbe finita sul nostro settimanale, ma non penso che per questo Guccini sia andato in bestia».


    Guccini non fu entusiasta dell'iniziativa, e dichiarò: «Non capisco come gli sia venuto in mente, quel titolo, io scrivo canzoni per un pubblico di trentenni, non capisco come un pubblico di sedicenni appena usciti dal liceo possa trovare delle affinità con le cose che dico». Sempre a questo proposito, si ricorda un episodio curioso: durante un concerto tenuto qualche giorno dopo la pubblicazione dell'articolo, alcuni spettatori delusi iniziarono a schernirlo per essere finito su una rivista femminile, ma Guccini non si scompose e ribatté: «Questo è niente, vedrete quando scriveranno "Liz Taylor grida a Guccini: rendimi il mio figlio segreto"!»

    Nel frattempo, nello stesso anno, si separò dalla moglie Roberta (scrivendo sulla vicenda la canzone Eskimo) e iniziò una convivenza con Angela, con cui, nel 1978, ebbe una bambina, Teresa (a cui anni dopo avrebbe dedicato le canzoni Culodritto, ed E un giorno...). Guccini salutò gli anni settanta con Album concerto, registrato dal vivo con i Nomadi. La particolarità di questa raccolta fu l'interpretazione a due voci con Augusto Daolio e la presenza nel disco di canzoni da lui scritte ma mai incise in precedenza: Noi, Per fare un uomo e soprattutto Dio è morto.

    Il 1979 è anche l'anno della partecipazione di Guccini, il 14 giugno, a 1979 Il concerto - Omaggio a Demetrio Stratos, per ricordare l'amico deceduto pochi giorni prima; durante la manifestazione musicale Guccini canta Per un amico, che è in realtà In morte di S.F. dedicata a Stratos.



    Metropoli, viaggi e ritratti (1981-1989)

    Guccini aprì gli anni ottanta con Metropolis, album al quale, al pari di Stanze di vita quotidiana, ha affermato di essere meno legato. Il filo conduttore della raccolta è la descrizione di alcune città dal preciso valore simbolico: Bisanzio, Venezia, Bologna e Milano.
    Ormai da anni Guccini vive stabilmente a Pàvana (Pistoia) e solo saltuariamente si reca a Modena o Bologna dove, comunque, possiede casa.

    La storia delle città e soprattutto il disagio della vita nella polis si intrecciano in un gioco di vicende storiche e di rimandi dal significato simbolico.Gli arrangiamenti si fecero più corposi, ormai distanti dagli stereotipi folk; compaiono infatti incroci di sax e chitarra, basso e batteria, zufoli, clarinetti, flauti.Torna il tema del viaggio o meglio ciò che egli definisce «l'impossibilità e l'inutilità di viaggiare».Nel disco Guccini riprese una canzone dell'Assemblea musicale teatrale, scritta da Giampiero Alloisio e Bruno Biggi, Venezia (a cui apporta alcune piccole modifiche al testo). Spicca, fra i brani del disco, Bisanzio, complessa composizione definita da Jachia «commovente e sognante».

    Bisanzio fu rappresentata da Guccini come un affascinante ma angosciante crocevia al limite tra due continenti e due ere, con toni talvolta apocalittici.Il protagonista stesso, tale Filemazio (in cui molti scorgono lo stesso Guccini), percepisce la decadenza della sua civiltà, in un parallelo con quella occidentale, e l'avvicinarsi della fine. La canzone è ambientata all'epoca dell'imperatore Giustiniano I (483-565), con molti riferimenti storici a quel periodo,che Guccini stesso ha spiegato più volte; da citare inoltre per il brano l'ispirazione dall'opera Storia segreta di Procopio di Cesarea. Altri brani degni di nota nel disco furono la poetica Venezia e la ballata Bologna.

    Nello stesso anno della pubblicazione di Metropolis, Guccini è autore, con Giorgio Gaber, Sandro Luporini e Gian Piero Alloisio, dello spettacolo Gli ultimi viaggi di Gulliver, messo in scena dallo stesso Alloisio con Ombretta Colli; sempre nel 1981 scrive la canzone Parole, incisa da Alloisio nel suo album Dovevo fare del cinema (in cui è presente anche una canzone dello spettacolo, appunto Gulliver, che lo stesso Guccini inciderà nell'album Guccini).

    Anche il successivo disco (Guccini) trattò le stesse tematiche del precedente, tra cui spicca il tema del viaggio e del disagio metropolitano rappresentati in Gulliver e in Argentina. Un brano «classico» di Guccini divenne Autogrill, canzone che narra di un amore sfiorato.Ricercata e particolare risultò essere Shomèr ma mi llailah? ("Sentinella, quanto resta della notte ?") tratta dalla Bibbia (Isaia 21, 11).Altra traccia da ricordare è Inutile, che racconta la giornata passata a Rimini, in marzo, da due fidanzati. Il tour che seguì questo disco fu il primo in cui si esibì con un gruppo: fino ad allora, Guccini suonò da solo o accompagnato da uno o due chitarristi (all'inizio dalla Koopermann, poi da Biondini e infine da Villotti e Biondini).

    Seguì, nel 1984, l'album Fra la via Emilia e il West. Molti dei suoi successi sono qui presentati dal vivo, principalmente da un concerto in piazza Maggiore a Bologna dove Guccini era accompagnato, oltre che dalla band, da ospiti illustri come Giorgio Gaber, Paolo Conte, I Nomadi, Roberto Vecchioni e l'Equipe 84, riformatasi per l'occasione.

    Il 1987 fu l'anno di Signora Bovary, un album la cui particolarità risiede nelle varie canzoni come ritratti di personaggi della vita di Guccini. Van Loon è suo padre, Culodritto è la giovane figlia Teresa (nata nel 1978), Signora Bovary è lui stesso. La canzone Keaton fu scritta dall'amico cantautore Claudio Lolli, con delle modifiche di Guccini, che la firmò come coautore. Il disco segnò un importante cambio di rotta, soprattutto per quel che riguarda la composizione musicale. Si tratta di un lavoro raffinato, con melodie e arrangiamenti più complessi. Colpisce su tutte Scirocco, canzone, tra l'altro, che ha ricevuto vari riconoscimenti; racconta un episodio della vita di Adriano Spatola, detto Baudelaire (poeta amico di Guccini, che lo aveva già in bologna) e della sua separazione da Giulia Niccolai

    Nel 1988 Guccini pubblicò un disco di sue canzoni degli anni sessanta riarrangiate per l'occasione con l'aggiunta dell'inedito Ti ricordi quei giorni. Nel titolo cita il romanzo Vent'anni dopo, chiamandolo Quasi come Dumas, che fu registrato dal vivo, nel 1988, al Palatrussardi di Milano, al Palasport di Pordenone e al Teatro dell'Istituto Culturale dell'Ambasciata d'Italia a Praga.
     
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    Negazioni, amori e dubbi (1990-1999)

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    Quello che non... (1990) è un album all'insegna della continuità poetica con il precedente,nel quale Guccini interpreta una raccolta di canzoni tra cui spiccano Quello che non e La canzone delle domande consuete, il cui valore poetico e letterario fu ulteriormente confermato dal premio di "miglior canzone dell'anno" dal Club Tenco.

    Tre anni dopo (1993) fu la volta di Parnassius Guccinii (dal nome dell'omonima farfalla dedicata al cantante emiliano) dove spicca Samantha, storia di un amore non realizzato a causa delle convenzioni sociali, e Farewell, ballata dal sapore dylaniano: in quest'ultimo brano vi è un omaggio e una citazione diretta della canzone Farewell Angelina di Bob Dylan, della quale viene riportato un verso (The triangle tingles, and the trumpet play slow) e l'introduzione strumentale iniziale; il titolo a sua volta ricorda la stessa ed è un riferimento alla sua compagna Angela, raccontando la fine del loro amore. Come afferma Jachia, «lo sforzo gigantesco, poetico e culturale, di Guccini è stato quello di aprire la più alta tradizione della poesia italiana alla ballata di derivazione dylaniana». Della raccolta facevano parte anche Canzone per Silvia, scritta per Silvia Baraldini, e Acque, seconda canzone su commissione di Guccini (dopo Nené del 1977), richiesta da Tiziano Sclavi e inserita nel film Nero.

    Tre anni dopo (1996) fu il turno di D'amore di morte e di altre sciocchezze, altro successo di vendite. Intensi e lirici sono i versi di Lettera dedicata a due amici scomparsi: Bonvi e Victor Sogliani.Tra le canzoni di maggior successo del disco spicca Cirano (scritta da Giancarlo Bigazzi per la musica e da Beppe Dati per il testo, che viene comunque cofirmato da Guccini a causa di modifiche operate), liberamente ispirata alla nota opera teatrale, una canzone che lo stesso Guccini definisce di «serietà giullaresca».Tra le altre si ricordano la goliardica I Fichi (in realtà già presentata in televisione vent'anni prima, nella trasmissione Onda libera su Rai 2, condotta da Roberto Benigni); Vorrei, dedicata alla nuova compagna Raffaella Zuccari; Quattro stracci, che narra dell'amore finito per Angela, ma in maniera molto più dura rispetto a Farewell del disco precedente; Stelle, sul senso d'impotenza e di piccolezza dell'uomo di fronte alle meraviglie del cielo notturno.

    Nel 1998 la sua casa discografica, la EMI Italiana, per celebrare il suo trentennale, pubblicò una serie di dischi dal vivo dei suoi artisti più rappresentativi, fra cui Guccini live collection. Il cantautore diede il benestare alla pubblicazione ma non fu coinvolto nel progetto e si lamentò molto per un vistoso errore grammaticale sulla copertina.

    Personaggi e racconti (2000-2010)

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    Guccini possiede una voce fonda e baritonale con un percepibile rotacismo (la "erre arrotata").

    Il cantautore inaugurò il XXI secolo con Stagioni, album che ha come tematiche i diversi cicli temporali che attraversano lo scorrere degli anni.Tra i brani Autunno, Ho ancora la forza (scritta con Ligabue), Don Chisciotte (in cui Guccini duetta con il suo chitarrista impersonando il celebre personaggio di Miguel Cervantes) e Addio, da molti definita una nuova Avvelenata, ma con echi di maturità e dell'universalità del messaggio.Anche Stagioni e il rispettivo tour ebbero un ottimo successo; in parte inattesa fu soprattutto la grande affluenza di un pubblico molto giovane, che consacrò Guccini come un "artista di riferimento" di tre generazioni.Si ricordano soprattutto le parole di Cerami che si diceva «stupito, quasi incredulo, e soprattutto felicissimo di vedere migliaia di ragazzini ai suoi concerti.» Il disco uscì anche su vinile, in un'edizione speciale a tiratura limitata.

    Alcuni brani del disco successivo, Ritratti (2004), sono caratterizzati da dialoghi immaginari con personaggi storici come Ulisse, Cristoforo Colombo, Che Guevara; Odysseus, che apre il disco, ha un testo ritenuto da alcuni tra i migliori della sua carriera,con versi profondi che richiamano la sensazione del viaggio e numerose citazioni.

    L'album prosegue, passando da Una canzone, fino a un brano dedicato a Carlo Giuliani, il ragazzo deceduto nel 2001 negli scontri del G8 di Genova. L'inedito inserito nel disco (La tua Libertà, 1971) rievoca le atmosfere de L'isola non trovata, mentre il brano Vite, ballata esistenziale tipicamente gucciniana, era da lui già stata composta per poi essere incisa da Adriano Celentano con alcuni tagli atti a ridurne la lunghezza. Ritratti ha fatto rilevare, oltre all'apprezzamento della critica musicale, anche un buon successo di vendite: il CD nel giorno di lancio, balzò subito per due settimane al primo posto della classifica FIMI, rimanendovi in totale diciotto settimane.Nel 2005 uscì il disco dal vivo Anfiteatro Live, registrato l'anno precedente nell'anfiteatro di Cagliari. Il doppio CD è accompagnato anche da un DVD che ripropone integralmente il medesimo concerto.Le vendite furono ottime: il DVD restò nella classifica ufficiale FIMI per ventidue settimane, al primo posto per un mese.
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    Il 2006 fu un anno dove si parlò molto di Guccini, e non solo per la sua attività artistica: ricevette infatti un voto in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica Italiana. Fu pubblicata la raccolta tripla celebrativa dei suoi 40 anni di carriera, rappresentata da 47 canzoni presenti nella sua The Platinum Collection.Il 3 aprile dello stesso anno, Guccini, pubblicò per la EMI France Nella Giungla, un brano singolo che tratta del rapimento di Ingrid Betancourt, traduzione di una canzone scritta da Renaud Sechan nel 2005, con musiche di Jan Pierre Bucolo. Sempre nel 2006 presentò la Compagnia Teatrale Pavanese impegnata nella Aulularia di Plauto, da lui tradotta dal latino nel dialetto del suo paese.

    Il 30 marzo 2007 ricevette a Catanzaro il "Riccio d'Argento" della rassegna Fatti di musica diretta dal promoter musicale Ruggero Pegna, riservato ai più grandi autori italiani; in ottobre uscì invece in libreria la biografia ufficiale di Guccini, "Portavo allora un Eskimo innocente" di Massimo Cotto (Giunti Editore). Nel tour dello stesso anno Guccini presentò una nuova canzone sulla resistenza (Su in collina), che verrà presumibilmente inserita nel prossimo album, attualmente in lavorazione.

    Parlando di questo disco futuro, Guccini, ha rivelato poi anche di aver già scritto una canzone dedicata a Pàvana (Canzone di Notte n. 4) oltre che Il testamento di un pagliaccio che narra del testamento di un Clown giunto alla sua fine, inserita in scaletta nel tour 2008/2009, ed eseguita per la prima volta in assoluto nella prima tappa del tour stesso il 20 giugno a Porretta Terme.

    Con un articolo del 21 aprile 2008, sul giornale La Stampa si diceva che l'autore aveva smesso di fumare e aveva iniziato ad ingrassare a causa dell'astinenza, perdendo, inoltre, l'ispirazione.Guccini, tuttavia, ha smentito la notizia alla trasmissione Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio il 18 maggio 2008.

    In un'intervista del 20 gennaio 2010 Guccini ha sostenuto che il nuovo album è ancora in fase di lavorazione, aggiungendo che la data di pubblicazione non è assolutamente decisa ma che difficilmente sarebbe uscito nel corso dell'anno; nella stessa occasione ha affermato che nel corso dei concerti non verranno più cantati inediti contenuti nel nuovo lavoro (ad oggi sono conosciuti Il testamento di un pagliaccio e Su in collina).


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    Nel marzo del 2010 la Mondadori pubblica Non so che viso avesse, un'autobiografia di Guccini che contiene, nella seconda parte del volume, un saggio critico curato dal professore Alberto Bertoni.

    All'interno dell'album Arrivederci, mostro! di Luciano Ligabue è contenuto il brano "Caro il mio Francesco", una dedica del cantautore di Correggio al suo collega, nonché amico, Francesco Guccini. Nel testo traspaiono evidenti critiche nei confronti di una parte dell'ambiente musicale, colpevole di snobismo ed incoerenza.

    La poetica.

    La poetica di Guccini, apprezzata al giorno d'oggi da più voci e da celebri autori letterari, è estesa in una vastissima carriera musicale, entro la quale si possono individuare però delle caratteristiche comuni. Guccini è solito utilizzare diversi registri linguistici, da quello aulico a quello popolare; nei suoi testi si possono trovare citazioni di grandi autori, viene toccata un'enorme quantità di temi per giungere a delle conclusioni morali.
    Leggendo tra i suoi testi è possibile tracciare le basi del suo pensiero: l'uso di differenti piani di lettura, il suo esistenzialismo, il tono metafisico, i suoi ritratti di personaggi ed eventi.
    « Quella di Guccini è la voce di quello che un tempo si diceva il "movimento". Oggi, semplicemente una voce di gioventù. E cioè di granitica coerenza con il proprio linguaggio e pensiero. Nella sua opera c'è un discorso interminabile: sull'ironia, sull'amicizia, sulla solidarietà. »


    Guccini e la politica

    Nonostante la sua risaputa vicinanza alla sinistra italiana, questa politicizzazione ha avuto spesso effetti di strumentalizzazione.Se è vero infatti che alcune sue composizioni sono socialmente impegnate, è altrettanto vero che la gran parte dei suoi successi derivano dall'elevato valore artistico e letterario che i suoi brani dimostrano.

    Tuttavia un personaggio come Guccini non è inscrivibile in un determinato quadro politico istituzionale; lui infatti (come l'amico Fabrizio De André) si definisce anarchico, ma anche socialista di matrice liberale e sostiene di aver votato, in origine, per il Psi, prima dell'avvento di Craxi, poi per il Pds e i Ds.

    In realtà ha spesso espresso le sue posizioni, rivolte verso l'area moderata del centrosinistra; ad esempio, ecco quello che ha dichiarato in un'intervista: «Ripeterebbe ancora quel «resistere, resistere, resistere» rivolto mesi fa a Prodi?«Certo: piuttosto che niente è meglio il piuttosto. Non esistono alternative, se non peggiori». Come vede il Partito democratico? «Lo vedrei bene, se mai si facesse. Comunque, voto Ds». Ha mai votato Pci? «No, prima di Craxi votavo Psi. Non sono mai stato estremista, anche adesso non amo la sinistra radicale, quella che mette i bastoni tra le ruote al premier».

    Nei testi delle canzoni, infine, la presa di posizione politica è emersa in pochi casi: a parte La locomotiva, che è in realtà un racconto storico, possiamo ricordare Primavera di Praga del 1969, che è una critica dell'occupazione militare sovietica in Cecoslovacchia dell'anno precedente, Piccola storia ignobile del 1976, canzone a favore della legge sull'aborto e Nostra signora dell'ipocrisia del 1993.

    Lo stesso Guccini esprimerà, nella celebre L'avvelenata, il suo pensiero sui rapporti tra le canzoni e la politica:« Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia »



    Guccini e i libri

    « Non sono libri facili, i romanzi di Guccini, anche se, naturalmente, essendo libri profondamente legati al suo modo di raccontare, al suo mondo poetico, anche di primo acchito sono pur sempre libri appassionanti non solo perché imprevedibili nelle soluzioni linguistiche e stilistiche, ma più ancora perché questi romanzi sono profondamente legati tematicamente al nostro passato prossimo di ex contadini e miserabili neo-urbani, legati dunque al tempo antico, e in qualche modo fiabesco, dei nostri genitori e più ancora dei nostri nonni... »


    Nella sua attività quasi ventennale di scrittore ha pubblicato diversi libri; ha collaborato alla stesura, assieme ad altri autori, di scritti di saggistica e narrativa, interessandosi a svariate tematiche, fra cui quelle relative ai diritti civili (occupandosi del caso di Silvia Baraldini) e all'arte del fumetto. Guccini si è prestato con buoni riscontri alla scrittura in tutte le sue forme, con excursus nel genere Noir (con Loriano Macchiavelli ha creato il personaggio del maresciallo Benedetto Santovito), oltre a una trilogia di scritti autobiografici, ove spiccano le sue capacità di etimologo, glottologo e lessicografo.

    Cròniche Epafàniche, pubblicato da Feltrinelli nel 1989, è il primo romanzo di Guccini e una delle sue opere di maggior successo.Pur non presentandosi come biografia dell'autore, il libro diventa autobiografico, trattando infatti vicende passate di Pàvana, il paese "simbolo" dell'infanzia del cantautore modenese. Guccini cerca nel testo di mitizzare ogni suo ricordo, di rendere unico e avvincente ogni racconto tramandatogli dagli anziani dei monti sull'Appennino tosco-emiliano,e i risultati della sua "accuratezza filologica" vengono apprezzati dalla critica.

    Sono stati dei best seller anche i suoi due romanzi successivi, Vacca d'un cane e Cittanova blues, entrambi riguardanti i diversi periodi della sua esistenza.

    Se infatti Cròniche Epafàniche racconta l'infanzia e il periodo fanciullesco nella "sua" Pàvana, Vacca d'un cane narra del periodo successivo, quello in cui un Guccini adolescente ormai stabilmente a Modena (città da lui mai veramente amata) scopre di non essere "uno tra tanti", ma contemporaneamente diventò cosciente di come la provincialità della sua città natale massacrata dalla guerra, sarebbe stata un ostacolo per la sua crescita intellettuale. Infatti si trasferì presto a Bologna, che rappresentò la scoperta del mondo, il sogno americano.Ed è quest'ultimo capitolo che è narrato nelle vicende di Cittanòva Blues, che va a chiudere la trilogia autobiografica.

    Nel 1998 Guccini pubblica il Dizionario del dialetto di Pàvana, la città della sua infanzia, nel quale si può notare tutta la sua capacità di dialettologo e traduttore.

    Diverse altre opere sono successivamente venute alla luce in collaborazione con Macchiavelli: Macaroni, Un disco dei Platters, Lo spirito e altri briganti, Tango e gli altri. I gialli scritti con lui a quattro mani narrano principalmente delle storie del maresciallo Santovito, diventato un personaggio di punta del giallo italiano, e acquistano dall'affermato giallista i toni classici di questo tipo di opera. L'influenza di Guccini si nota invece per quanto riguarda la forma della narrazione, la capacità di creare una raffinata costruzione nell'ambientazione storica, le peculiarità linguistiche che ne hanno decretato il successo anche nel mondo della narrativa.

    Guccini e il fumetto

    Guccini è sempre stato un amante dei fumetti, come testimoniato anche da alcuni testi di canzoni,oltre che autore e sceneggiatore di diversi libri a fumetti come Vita e morte del brigante Bobini detto «Gnicche» disegnato da Francesco Rubino, edito dalla Lato Side, Lo sconosciuto, con le illustrazioni di Magnus, e sceneggiatore di Storie dello spazio profondo, disegnate dall'amico Bonvi, pubblicate a partire dal 1969 sulla rivista Psyco e in seguito ristampate dalla Mondadori e da altri editori.

    La vicenda raccontata nel libro creato con Rubino è quella vera di un brigante vissuto nella seconda metà dell'Ottocento nelle campagne nei dintorni di Arezzo e nel Casentino; Gnicche (questo nomignolo è anche entrato in un proverbio di quella zona, «Sei peggio di Gnicche»). La particolarità è che Guccini ha l'occasione di comporre alcune ottave in rima che nel fumetto vengono recitate da un contadino cantastorie, Giovanni Fantoni, per raccontare le vicende del brigante; frequenti le parole dialettali. Dal punto di vista del disegno, Rubino si ispira a fumettisti come Gianni De Luca (ritenuto da alcuni uno dei grandi innovatori del fumetto italiano), e in qualche vignetta ha anche modo di disegnare un cantastorie molto simile a Guccini. Il volume fu pubblicato nel dicembre del 1980 dalle edizioni Lato Side, e la copertina fu realizzata da Lele Luzzati; non è stato mai più ristampato.



    Guccini e il cinema i.

    L'attività di Guccini nel cinema, come attore o autore di colonne sonore, iniziò nel 1976 e non è mai stata particolarmente intensa. La sua prima apparizione come attore fu in occasione del film Bologna. Fantasia, ma non troppo, per violino di Gianfranco Mingozzi del 1976. Si trattava di una puntata della serie televisiva Raccontare la città dedicata a Bologna, nella quale interpretava il poeta cantante Giulio Cesare Croce che, nella trama del film, rivive nei secoli le vicende della città, accompagnando questo percorso con canzoni tratte (in parte o integralmente) da testi originali di Croce. Altri interpreti del film furono Claudio Cassinelli e Piera Degli Esposti che interpretavano entrambi personaggi storici della città.

    Come attore ha inoltre partecipato ai film I giorni cantati (1979, regia di Paolo Pietrangeli), la cui colonna sonora contiene la sua canzone Eskimo e Canzone di notte n°2; Musica per vecchi animali (1989, regia di Umberto Angelucci e Stefano Benni, tratto dal romanzo di quest'ultimo Comici spaventati guerrieri); Radiofreccia (1998, esordio registico del cantautore Luciano Ligabue); Ormai è fatta (1999, regia di Enzo Monteleone); Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005), Una moglie bellissima (2007) e Io & Marilyn (2009), tutti diretti da Leonardo Pieraccioni. Nella colonna sonora di Nero (1992, regia di Giancarlo Soldi) è contenuta la canzone Acque, mentre come musicista ha scritto la colonna sonora di Nené (1977, regia di Salvatore Samperi).



    Apparizioni in compilation o in dischi di altri interpreti
    Guccini in concerto

    Sono incluse solo le raccolte che ospitano canzoni inedite sugli LP e CD ufficiali


    * 1975 - Grande Italia: compilation pubblicata dalla EMI con artisti modenesi, fra cui il fratello Piero; Guccini canta Le belle domeniche, una sua canzone d'amore e noia scritta una decina di anni prima ma pubblicata solo nel 2006 nella sua The Platinum Collection (in versione remixata).

    * 1979 - 1979 Il concerto - Omaggio a Demetrio Stratos: disco con la registrazione del concerto in ricordo di Demetrio Stratos pubblicato dalla Cramps, Guccini canta In morte di S.F., nota anche come Canzone per un'amica; nella copertina, però, vi è scritto Per un amico.

    * 1988 - Dalla/Morandi: Canta con Lucio Dalla e Gianni Morandi il brano Æmilia, scritto a quattro mani con Dalla. La versione gucciniana di questo brano sarà successivamente inserita su Quello che non....

    * 1991 - Club Tenco: vent'anni di canzoni d'autore: compilation pubblicata dalla Ala Bianca e curata dal club Tenco, raccoglie alcune esibizioni dal vivo durante i 20 anni del Premio Tenco; Guccini canta da solo Luci a san Siro di Roberto Vecchioni, ed insieme al collega milanese Gli amici.

    * 1993 - Il volo di Volodja: compilation pubblicata dalla Ala Bianca e curata dal club Tenco, è un omaggio al cantautore russo Vladimir Vysotskij: molti cantautori italiani interpretano delle sue canzoni in italiano, e Guccini canta Il volo interrotto.

    * 1999 - Roba di Amilcare: compilation pubblicata dalla Ala Bianca e curata dal club Tenco, è un omaggio al fondatore del club Tenco Amilcare Rambaldi: Guccini interpreta Lontano lontano di Luigi Tenco.

    * 2000 - Barones: CD del gruppo folk sardo Tenores di Neoneli; Guccini canta in lingua sarda Naschet su Sardu (nasce il Sardo).

    * 2000 - Ciao Ràgaz - Live in Dialetto: CD del cantautore bolognese e amico di Guccini Andrea Mingardi; Guccini canta in coppia con l'amico una versione riarrangiata di La Fira ed San Làzer, canzone tradizionale bolognese già incisa dal vivo da Guccini nel disco Opera buffa.

    * 2001 - Un panino una birra e poi...: CD di Ornella Vanoni, in cui reinterpreta alcune canzoni italiane degli anni '60, tra cui Dio è morto; Guccini canta il controcanto nel secondo ritornello.

    * 2004 - Sette veli intorno al re: compilation pubblicata dalla Sony Music e curata da Ares Tavolazzi e Michele Fedrigotti, raccoglie ninne nanne per bambini, interpretate da alcuni cantautori come Francesco De Gregori, Fausto Cigliano e Franco Battiato; Guccini interpreta Il bagno.

    * 2005 - Zenit: CD dei Gen Rosso; Guccini canta nella canzone Lavori in corso

    * 2006 - Ti ricordo Amanda: Traduzione di una canzone di Victor Jara eseguita da Guccini nell'Album del Colectivo Panattoni L'America

    * 2008 - Quelle piccole cose: album dei Pan Brumisti in cui Guccini canta interamente la canzone Sulla strada (testo e musica di Sergio Secondiano Sacchi).

    Produzioni

    * 1981 - Luna del grupo folk I Viulan, pubblicato dalla EMI Italiana (3C 054 18503), prodotto da Guccini insieme a Germano Tagliazucchi

    Guccini autore: canzoni scritte per altri interpreti

    In questa sezione sono inserite le canzoni scritte da Guccini per altri artisti; alcune di esse, in seguito, sono state reincise dall'autore

    * 1965: L'antisociale (testo e musica di Francesco Guccini; firmata da Pantros per il testo e da Francesco Anselmo per la musica, perché Guccini non era ancora iscritto alla Siae); interpretata dall'Equipe 84 nell'album Equipe 84

    * 1966: Noi non ci saremo (testo e musica di Francesco Guccini e arrangiamento dei Nomadi; firmata da Pontiak e da Tonino Verona; interpretata dai Nomadi su 45 giri, e successivamente reincisa sull'album Per quando noi non ci saremo del 1967.

    * 1966: Auschwitz (testo e musica di Francesco Guccini; firmata da Maurizio Vandelli per il testo e da Lunero per la musica, perché Guccini non era ancora iscritto alla Siae); interpretata dall'Equipe 84 nell'album Io ho in mente te

    * 1967: È dall'amore che nasce l'uomo (testo e musica di Francesco Guccini; firmata da Maurizio Vandelli perché Guccini non era ancora iscritto alla Siae); interpretata dall'Equipe 84 nell'album Stereoequipe

    * 1967:: Auschwitz (45 giri) Versione Inglese; interpretata dall'Equipe 84.

    * 1967: Le biciclette bianche (testo di Francesco Guccini; musica di Caterina Caselli; firmata da Gino Ingrosso e dal maestro Franco Monaldi perché Guccini e la Caselli non erano iscritti alla Siae); interpretata da Caterina Caselli nell'album Diamoci del tu

    * 1967: Incubo n. 4 (testo di Francesco Guccini; musica di Caterina Caselli; firmata da Gino Ingrosso e dal maestro Franco Monaldi); interpretata da Caterina Caselli nell'album Diamoci del tu

    * 1967: Una storia d'amore (testo e musica di Francesco Guccini; firmata da Daniele Pace e Mario Panzeri per il testo e da Pontiack per la musica; interpretata da Gigliola Cinquetti nell'album La rosa nera e da Caterina Caselli nell'album Diamoci del tu

    * 1967: Per un attimo di tempo (testo e musica di Francesco Guccini; firmata da Maurizio Vandelli perché Guccini non era ancora iscritto alla Siae); interpretata dall'Equipe 84, che la incise nel 1967 ma la pubblicò solo l'anno dopo nell'album Stereoequipe

    * 1967: Dio è morto (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata dai Nomadi nell'album Per quando noi non ci saremo e da Caterina Caselli nell'album Diamoci del tu (con delle piccole varianti nel testo): è la prima canzone depositata alla Siae a nome di Francesco Guccini (che nel frattempo aveva superato i due esami come autore di testi e come musicista non trascrittore) sia per il testo che per la musica, è sicuramente una delle sue canzoni più famose eppure non è mai stata incisa in studio dal suo autore ma solamente dal vivo

    * 1967: Credi a me (testo di Francesco Guccini; musica di Georges Chelon); traduzione in italiano della canzone Fallait voir di Chelon, pubblicata su 45 giri dalla Pathé, AQ 1357

    * 1967: Per quando noi non ci saremo (testo di Francesco Guccini; musica di Germano Tagliazucchi e Beppe Carletti); interpretata dai Nomadi nell'album Per quando noi non ci saremo; il testo è recitato non da Augusto Daolio, che era la voce solista del gruppo, ma dal doppiatore milanese Luigi Paoletti, non accreditato sul disco.

    * 1967: Il disgelo (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata dai Nomadi nell'album Per quando noi non ci saremo

    * 1967: Noi (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata dai Nomadi nell'album Per quando noi non ci saremo

    * 1967: Per fare un uomo (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata dai Nomadi nell'album Per quando noi non ci saremo, dai Profeti nell'album Bambina sola e, con piccole varianti nel testo, da Caterina Caselli nell'album Diamoci del tu (tutti i dischi sono usciti nel 1967 a distanza di pochi mesi).

    * 1967: Che farò (cover di Bad Times dei The Roulettes, testo italiano di Francesco Guccini); interpretata dai Memphis su 45 giri (Columbia SCMQ 7049)

    * 1967: Hey Joe (testo italiano di Francesco Guccini; testo e musica tradizionali); interpretata da Martò su 45 giri (La voce del padrone MQ 2094)

    * 1967: Quei coraggiosi delle carrozze senza cavalli (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata da Johnny e i Marines su 45 giri e successivamente riproposta nel cd Riky and Beat.

    * 1968: È giorno ancora (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata dai Nomadi nell'album I Nomadi

    * 1968: Un figlio dei fiori non pensa al domani (testo di Francesco Guccini; testo e musica originale di Ray Davies); interpretata dai Nomadi nell'album I Nomadi. Come ha raccontato spesso lo stesso Guccini, in realtà il testo in italiano di questa canzone (Death of a clown dei Kinks) non è opera sua, ma del suo amico Franco Tedeschi, nato a Modena nel 1942, professore e traduttore; Tedeschi però non era iscritto alla Siae, per cui Guccini gli fece da prestanome, come avevano fatto De Ponti e Verona nei suoi confronti fino a poco tempo prima

    * 1968: Cima Vallona (testo e musica di Francesco Guccini); incisa da Caterina Caselli nello stesso anno, non fu però pubblicata dalla casa discografica probabilmente per l'argomento affrontato nel testo (cioè la strage di Cima Vallona); solo nel 1998 questa canzone riuscirà ad essere pubblicata nel cd antologico della Caselli Qualcuno mi può giudicare

    * 1968: Mrs. Robinson (testo di Francesco Guccini; testo originale e musica di Paul Simon); interpretata dai Royals; reincisa due anni dopo da Bobby Solo nell'album Bobby folk.

    * 1968: Salomone pirata pacioccone (testo di Francesco Guccini; musica di Franco Godi); interpretata da Le Sorelle; in realtà Guccini, intervistato, non ricorda di aver mai scritto questo testo, che tuttavia è firmato da lui; quindi è probabile che, come nel caso di Un figlio dei fiori non pensa al domani, abbia fatto da prestanome.

    * 1968: Ascoltatemi (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata da Sonia su 45 giri (La voce del padrone MQ 2126)

    * 1969: ... e tornò la primavera (testo di Francesco Guccini; musica di Deborah Kooperman); incisa dall'autrice della musica e pubblicata su 45 giri (a nome "Deborah"); due anni dopo viene interpretata da Patty Pravo nell'album Di vero in fondo

    * 1971: Il Bello (45 giri) Lando Buzzanca.

    * 1988: Volevamo (testo di Francesco Guccini; testo originale e musica di Georges Moustaki); interpretata da Georges Moustaki nell'album Volevamo.

    * 1992: Swatch (testo di Francesco Guccini; musica di Gaetano Curreri e Andrea Fornili); interpretata dagli Stadio nell'album Stabiliamo un contatto.

    * 1992: Per la bandiera (testo di Francesco Guccini e Saverio Grandi; musica di Gaetano Curreri e Saverio Grandi); interpretata dagli Stadio nell'album Stabiliamo un contatto.

    * 1992: Campioni, cantata da Antonietta Laterza.

    * 1995: Jimmy (testo di Francesco Guccini; musica di Gaetano Curreri e Andrea Fornili); interpretata dagli Stadio nell'album Di volpi, di vizi e di virtù .

    * 1998: Una casa nuova (testo di Francesco Guccini; musica di Gaetano Curreri); interpretata da Patty Pravo nell'album Notti, guai e libertà; nel 2002 è stata reincisa dagli Stadio nell'album Occhi negli occhi.

    * 2002 : Vite (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata da Adriano Celentano nell'album Per sempre; incisa poi dallo stesso Guccini nel 2004 nell'album Ritratti dopo averla testualmente arricchita.

    * 2006: Ti ricordo Amanda (traduzione di una canzone di Victor Jara); interpretata da Francesco Guccini e Colectivo Panattoni nell'album L'America del gruppo Colectivo Panattoni.

    * 2008 : Via dei poeti (testo e musica di Francesco Guccini); interpretata dai Pan Brumisti nell'album Quelle piccole cose.

    Le cover di canzoni di Guccini

    In questa sezione sono state inserite le cover di canzoni di Guccini realizzate da altri artisti dopo l'incisione da parte del suo autore.

    * 1968: Ophelia interpretata dai Nomadi nell'album I Nomadi

    * 1968: Canzone per un'amica interpretata dai Nomadi nell'album I Nomadi

    * 1968: Per quando è tardi interpretata dai Nomadi nell'album I Nomadi

    * 1974: Asia, Il vecchio e il bambino, Piccola città, Canzone della bambina portoghese, L'isola non trovata, La collina cantate dai Nomadi nell'album I Nomadi interpretano Guccini.

    * 1979: L'atomica cinese, Primavera di Praga, Auschwitz, Statale 17 interpretata dai Nomadi in coppia con Guccini in Album concerto.

    * 1989: Incontro, interpretata da Enrico Ruggeri nell'album Contatti.

    * 1990: Il vecchio e il bambino e Canzone per Anna, interpretate da Drupi nell'album Avanti

    * 1995: Dio è morto, interpretata da Luciano Ligabue nell'album Tributo ad Augusto

    * 1995 Il vecchio e il bambino, interpretata da Teresa De Sio nell'album Tributo ad Augusto

    * 1995 La canzone del bambino nel vento (Auschwitz), interpretata dai Gang nell'album Tributo ad Augusto

    * 1995 Atomica cinese, interpretata dai Modena City Ramblers nell'album Tributo ad Augusto

    * 1995 Canzone per un'amica, interpretata da Enrico Ruggeri nell'album Tributo ad Augusto

    * 1995 Noi non ci saremo, interpretata dai CSI nell'album Tributo ad Augusto

    * 1996: La locomotiva, interpretata dai Modena City Ramblers nell'album La grande famiglia

    * 1997: Auschwitz, interpretata da Gian Pieretti nell'album Caro Bob Dylan...

    * 2001: Dio è morto, interpretata da Ornella Vanoni nell'album Un panino una birra e poi...

    * 2005: Auschwitz, interpretata dai Modena City Ramblers, insieme a Guccini nell'album Appunti partigiani

    * 2008: Il vecchio e il bambino, interpretata da Carla Bruni nell'album Comme si de rien n'était

    * 2009: L'avvelenata, interpretata da Luca Carboni nell'album Musiche ribelli





    ...Da Wikipedia, l'enciclopedia libera...




    Vedremo soltanto una sfera di fuoco,
    più grande del sole, più vasta del mondo;
    nemmeno un grido risuonerà e solo il silenzio come un sudario si stenderà
    fra il cielo e la terra, per mille secoli almeno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    Poi per un anno la pioggia cadrà giù dal cielo
    e i fiumi correranno la terra di nuovo
    verso gli oceani scorreranno e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
    e in alto nel cielo splenderà l'arcobaleno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    E catene di monti coperte di nevi
    saranno confine a foreste di abeti:
    mai mano d' uomo le toccherà, e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
    e in alto, lontano, ritornerà il sereno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    E il vento d'estate che viene dal mare
    intonerà un canto fra mille rovine,
    fra le macerie delle città, fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
    fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    E dai boschi e dal mare ritorna la vita,
    e ancora la terra sarà popolata;
    fra notti e giorni il sole farà le mille stagioni e ancora il mondo percorrerà
    gli spazi di sempre per mille secoli almeno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo,
    ma noi non ci saremo...

    image[/size]



    Edited by tomiva57 - 13/1/2011, 07:48
     
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  6. tomiva57
     
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    mitiche canzoni scritte da guccini ..interpretate da alltri cantanti



    E dall'amore nasce l'uomo

    Le nubi che sono nel cielo
    sono le stesse nubi di una volta
    e i fiori che sono nei prati
    da quando esiste il mondo sono nati
    e gli occhi tuoi che ora mi guardano
    sono gli stessi grandi occhi di bimba
    che vuol sapere cosa è la vita
    che vuol sapere cosa è questo mondo.

    E' dall'amore che nasce l'uomo
    e dalla terra matura il grano
    non c'è altro tra le mie mani
    solo il tempo che , nato ieri,
    è già lontano sull'orizzonte
    e non tornerà.

    La pioggia che bagna il tuo viso
    bagna da secoli la nostra terra
    e il sole che è nel tuo sorriso
    splendeva già quando nasceva il mondo
    e gli occhi tuoi che ora mi guardano
    sono gli stessi grandi occhi di bimba
    che vuol sapere cosa è la vita
    che vuol sapere cosa è questo mondo.

    E' dall'amore che nasce l'uomo
    e dalla terra matura il grano
    non c'è altro tra le mie mani
    solo il tempo che, nato ieri,
    è già lontano sull'orizzonte
    e non tornerà.







    Le biciclette bianche
    Una mattina ti alzerai
    un mondo un mondo bianco
    e un mondo bianco troverai
    un mondo un mondo bianco
    e un'alba chiara sorgerà, wow, wow, wow
    sul fumo della tua città
    sulle città
    in tutte le strade che vedrai
    saranno nati i fiori
    e l'urlo dei motori mai, mai più sentirai
    Non è la neve che farà
    un mondo un mondo bianco
    il mondo bianco che verrà
    un mondo un mondo bianco
    ma ciò che credi e ciò che vuoi, wow, wow, wow
    vestito in bianco assieme a noi
    assieme a noi
    Andremo per tutto il mondo poi, su biciclette bianche
    e tante voci sentirai cantare assieme a noi
    come noi
    Andremo per tutto il mondo poi, su biciclette bianche
    e tante voci sentirai cantare assieme a noi
    come noi




    Questa canzone di Francesco Guccini (anche se registrata a nome Monaldi-Ingrosso) proposta da Caterina Caselli nei suoi primi anni beat come retro del suo singolo Il cammino di ogni speranza (il brano portato, con non grande successo, al Festival di Sanremo, in coppia con Sonny & Cher, nel 1967), è ispirata al movimento olandese dei "provos", una variante europea degli hippy californiani, che coltivavano una utopia di mondo nuovo, nel quale la tecnologia sarebbe stata azzerata, i mezzi di produzione del reddito messi in comune e i mezzi di comunicazione sostituiti da biciclette bianche, date gratuitamente a tutti. Il termine "provos" ha anche probabilmente influenzato il nome d'arte della famosa cantante italiana Nicoletta Strambelli, che iniziava negli stessi anni la sua importante carriera come Patty Pravo.

    Dal punto di vista musicale è un peculiare ibrido, infatti ha un impianto (e un canto) beat, supportato però da un arrangiamento Rhythm & Blues, con grande uso di fiati e in evidenza una sezione di sassofoni che fa da contrappunto alle frasi.










    Edited by tomiva57 - 16/3/2011, 17:31
     
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  7. tomiva57
     
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    Per quando i nastri di pietra finiranno nel sogno

    e i secoli davanti e dopo saranno nel momento,

    in cui le cose sono.

    Per quando il tempo si alzerà sui conestabili

    viola velluto, e i clavicordi mori spezzeranno

    i ritmi e i nodi della vita.



    Per quando voci di vuoto saranno solo echi, lungo

    le estati urlate sulle chitarre ritmiche,

    e questa età di suoni scivolerà nello spazio

    e semineremo ricordi di cattedrali, per le genti che non

    conoscono il nostro nome.



    Per quando verrà il tempo della sera lungo i

    grani d'incenso delle visioni,

    e rintocchi di rame corroso rantoleranno per noi.

    Trote variegate e fumo e acqua e terra e vento,

    e tutto ciò che il mare rigetta a terra di notte.



    Per quando solo la vibrazione d'acciaio resterà

    ed i fruscii di pensieri consacreranno città minerali

    e il fanciullo sul delfino nuoterà con noi,

    come solo si nuota quando si è stanchi o si parte,

    ed il fiore di quiete della rosa fiorirà

    sulla terra...



    Lasciamo un suono.


    image




    Quando il sole ritornerà nel cielo

    nei boschi ci sarà il disgelo,

    tu mi sveglierai e fuori correremo

    a respirare il canto del disgelo

    e allora la neve scorrerà nei fiumi ancora

    e non aver paura di mormorii che senti

    son solo mille gocce di diamante.



    Il disgelo verrai sulle lontane colline sentirai

    voci umane, il disgelo sarà come una voce

    che parlerà di cose ormai scordare

    e le dirà spargendosi nell'aria come un'onda

    sull'acqua degli oceani, selle pietre dei monti,

    nel fuoco dei mattini e dei tramonti.



    Il disgelo verrà su tutto il mondo e scioglierà

    ogni ghiaccio della terra, il disgelo sarà come

    un gran vento che soffierà sul fango della terra.



    Quando il disgelo ritornerà su noi ci troverà uniti

    nella luce e le parole che voglio e che tu vuoi

    sarà soltanto il vento che le dice

    e troverai nel caldo di ogni giorno quelle favole

    che credevi per sempre perdute su nel cielo,

    ma che ora torneran dentro di noi col disgelo.

    Col disgelo, col disgelo.


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    Edited by tomiva57 - 16/3/2011, 17:26
     
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  8. tomiva57
     
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    noi

    Quando i cieli diventano più scuri
    e in bocca hai solo rabbia
    e piove solo sabbia
    per le strade e sui muri
    c'è bisogno di gente molto forte
    per fare assieme il viaggio
    che inizia non sai dove
    e passa cento porte.
    Noi che lasciamo tutto,
    noi per volare in alto,
    noi per cercare una città
    dove i cieli non sono così scuri
    e le strade hanno suoni e
    vedi sogni e immagini nelle strade e sui muri.
    Quando i cieli diventano più scuri
    e in bocca hai solo rabbia
    e piove solo sabbia nelle strade
    e sui muri c'è bisogno
    di gente molto forte
    per fare assieme il viaggio
    che inizia non sai dove e passa cento porte.
    Noi che lasciamo tutto,
    noi per volare in alto,
    noi per cercare una città
    che non ha tempo,
    ma solo prati verdi e il cielo
    a vibrazioni e la pioggia a canzoni esiste solo...
    nana nanana esiste solo..
    nana nanana esiste solo...
    nana nanana esiste solo...
    nana nanana esiste solo...






    per fare un uomo

    E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
    la morte e la vita non cambiano mai:
    l' inverno è tornato, l' estate è finita,
    la morte e la vita rimangono uguali,
    la morte e la vita rimangono uguali...

    Per fare un uomo ci voglion vent'anni,
    per fare un bimbo un' ora d'amore,
    per una vita migliaia di ore,
    per il dolore è abbastanza un minuto,
    per il dolore è abbastanza un minuto...

    E verrà il tempo di dire parole
    quando la vita una vita darà
    e verrà il tempo di fare l' amore
    quando l' inverno più a nord se ne andrà,
    quando l' inverno più a nord se ne andrà...

    Poi andremo via come fanno gli uccelli
    che dove vanno nessuno lo sa,
    ma verrà un tempo e quel cielo vedremo
    quando l' inverno dal nord tornerà,
    quando l' inverno dal nord tornerà...

    E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
    la morte e la vita non cambiano mai:
    l' estate è passata, l' inverno è alle porte,
    la vita e la morte rimangono uguali,
    la vita e la morte rimangono uguali...

    image


    Edited by tomiva57 - 13/1/2011, 07:55
     
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  9. tomiva57
     
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    Amico che
    cerchi il tuo paradiso
    l’inferno lo vivi quando hai la paura
    la benda che porti tu stesso hai voluto
    la crei da solo pensando al tuo futuro.

    L’inferno, la benda hanno nome domani,
    il tuo paradiso forse hai nelle mani
    ma tu non lo sai perché pensi al domani,
    ma tu non lo sai perché pensi al domani.

    Amico non chiedere qual è il tuo destino
    un fiore avvizzisce se pensa all’autunno
    i fiori che hai dentro non farli morire,
    ma lascia che s’aprano ai raggi del sole.

    Il sole avvizzisce se pensi al domani,
    il tuo paradiso forse hai nelle mani.
    Un figlio dei fiori non pensa al domani.
    Un figlio dei fiori non pensa al domani.[/color][/size]






    Edited by tomiva57 - 13/1/2011, 07:34
     
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  10. tomiva57
     
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    Di antichi fasti la piazza vestita
    grigia guardava la nuova sua vita,
    come ogni giorno la notte arrivava,
    frasi consuete sui muri di Praga,
    ma poi la piazza fermò la sua vita
    e breve ebbe un grido la folla smarrita
    quando la fiamma violenta ed atroce
    spezzò gridando ogni suono di voce...

    Son come falchi quei carri appostati,
    corron parole sui visi arrossati,
    corre il dolore bruciando ogni strada
    e lancia grida ogni muro di Praga.
    Quando la piazza fermò la sua vita,
    sudava sangue la folla ferita,
    quando la fiamma col suo fumo nero
    lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
    quando ciascuno ebbe tinta la mano,
    quando quel fumo si sparse lontano,
    Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
    all'orizzonte del cielo di Praga...

    Dimmi chi sono quegli uomini lenti
    coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
    dimmi chi sono quegli uomini stanchi
    di chinar la testa e di tirare avanti,
    dimmi chi era che il corpo portava,
    la città intera che lo accompagnava,
    la città intera che muta lanciava
    una speranza nel cielo di Praga,

    dimmi chi era che il corpo portava,
    la città intera che lo accompagnava,
    la città intera che muta lanciava
    una speranza nel cielo di Praga,
    una speranza nel cielo di Praga,
    una speranza nel cielo di Praga...

     
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  11. tomiva57
     
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    ...i testi di queste canzoni sono di Guccini..










    Guardo ancora l'ora sul quadrante dello swatch
    darle un altro quarto d'ora o andare via
    gente usciva a branchi dalle scale del metrò
    ma in quei visi in fuga lui cercava quello suo
    l'unica cosa che potesse darle un senso al
    freddo e al giorno
    e a quell'inverno...
    bella e accesa in viso d'improvviso lei arrivò
    come fosse apparsa per magia
    e radiosa spense ogni protesta e lo baciò
    e abbracciati andarono parlando tutti e due
    di amici e dischi e di vacanze di Natale
    io mi sentì quasi male guardandoli andare
    ed invidiai il loro incontro, quel tutto da
    fare
    tutto quel tempo davanti, quel loro sperare
    e l'incoscienza orgogliosa della loro età

    e mi venne in mente come un pugno quando
    anch'io
    aspettavo appeso a un angolo una lei
    e quando arrivava mi sentivo come un Dio
    e abbracciati e persi si parlava tutti e due
    uno sull'altro degli esami e di Natale
    e di un poeta geniale e di un film sperimentale
    e ci sembrava che niente potesse finire
    come se il tempo davanti dovesse durare
    fino alla linea incosciente della nostra età...
    ...che ho perduta, che mi è scivolata
    che cosa fai ora ragazza abbracciata
    a me, ai dogmi andati, a una strada bagnata
    diversa e la stessa della loro età...

    e mi trovai a camminare nel freddo invernale
    e mi rinchiusi alla gola un giaccone normale
    e poi tirai su le spalle e ghignai sul Natale
    giocando col bene e il male che sai in ogni
    età...
    ...che deve andare ma lascia che cammini
    l'età deve passare ma lascia che sconfini
    poi tiro su le spalle e ghigno sul natale
    e gioco col bene e il male che so in ogni età...[/size]




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    Edited by tomiva57 - 16/3/2011, 17:25
     
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  12. tomiva57
     
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    PER LA BANDIERA ( GUCCINI)

    Io sono qui per la legge
    o meglio noi siamo la scorta
    proteggo un uomo importante
    gli apro e chiudo la porta
    questo mestiere mi ha scelto
    almeno ho un lavoro sicuro
    perchè ho una moglie ed un figlio
    e devo pensare al futuro,
    almeno finchè ne avrò ...
    Sento uno strappo di tuono
    in questo sabato sera
    sassi ed asfalto nel cielo
    di fuoco rosso e lamiera
    non sento male è un istante
    ma ora il futuro è chimera
    e tutto questo per niente
    solo per una bandiera ...
    Conosco il bene ed il male
    distinguere il bianco dal nero
    e se ogni tanto ho paura
    è perchè mi sento straniero
    in un paese che guarda
    che è complice od impotente
    che tace e piega la testa
    è triste morire per niente,
    senza motivo, così ...
    Sento uno strappo di tuono
    in questo sabato sera
    sassi ed asfalto nel cielo
    di fuoco rosso e lamiera
    non sento male è un istante
    ma ora il futuro è chimera
    e tutto questo per niente
    solo per una bandiera ...
    L'auto cammina veloce
    fra gli oleandri dei campi
    l'odore mi arriva forte
    si spacca tutto in quei lampi
    sembra che il sole non scaldi
    ho freddo lo voglio toccare
    un'anima che va a sfiorare
    la schiuma delle onde del mare
    e poi s'innalza e chissà ...


     
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  13. tappi
     
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    GRAZIE
     
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  14. tomiva57
     
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    Le Alpi, si sa, sono un muro di sasso, una diga confusa, fanno tabula rasa
    di noi che qui sotto, lontano, più in basso, abbiamo la casa;
    la casa ed i piedi in questa spianata di sole che strozza la gola alle rane,
    di nebbia compatta, scabrosa, stirata che sembra di pane
    ed una strada antica come l' uomo marcata ai bordi dalla fantasie di un duomo
    e fiumi, falsi avventurieri che trasformano i padani in marinai non veri...

    Emilia sdraiata fra i campi e sui prati, lagune e piroghe delle terramare,
    guerrieri del Nord dai capelli gessati, ne hai visti passare!
    Emilia allungata fra l' olmo e il vigneto, voltata a cercare quel mare mancante
    e il monte Appennino rivela il segreto e diventa un gigante.
    Lungo la strada fra una piazza e un duomo hai messo al mondo questa specie d' uomo:

    vero, aperto, finto, strano, chiuso, anarchico, verdiano... brutta razza, l' emiliano!

    Emilia sognante fra l' oggi e il domani, di cibo, motori, di lusso e balere,
    Emilia di facce, di grida, di mani, sarà un grande piacere
    vedere in futuro da un mondo lontano quaggiù sulla terra una macchia di verde
    e sentire il mio cuore che batte più piano e là dentro si perde...
    passeggia un cane e abbaia al vento un uomo...

    Ora ti saluto, è quasi sera, si fa tardi, si va a vivere o a dormire da Las Vegas a Piacenza,
    fari per chilometri ti accecano testardi, ma io sento che hai pazienza, dovrai ancora sopportarci....






    [ Don Chisciotte ]

    Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
    di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
    per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
    come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
    Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
    ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
    proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
    d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
    vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
    l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
    e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
    ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo !
    Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
    e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
    colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
    com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...

    [ Sancho Panza ]

    Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
    contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore...
    E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
    cavalier senza paura di una solitaria guerra
    cominciata per amore di una donna conosciuta
    dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
    ma credendo di aver visto una vera principessa,
    lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
    E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
    non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
    e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
    proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
    E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
    io che sono più realista mi accontento di un castello.
    Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
    quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...

    [ Don Chisciotte ]

    Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
    solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
    per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
    e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
    L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
    anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
    ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
    il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

    [ Sancho Panza ]

    A proposito di questo farsi d'ombra delle cose,
    l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
    le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
    ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
    era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore ?
    Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un sognatore,
    credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
    il solo metro che possiedo, com'è vero... che ora ho fame !

    [ Don Chisciotte ]

    Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista,
    ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
    l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna,
    preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
    che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
    ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
    Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
    ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...

    [ Sancho Panza ]

    Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
    e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
    ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
    riusciremo noi da soli a riportare la giustizia ?
    In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
    dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
    riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
    al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?

    [ Don Chisciotte ]

    Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
    perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
    Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
    farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

    [ Insieme ]

    Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani
    e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
    sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte:
    siamo i "Grandi della Mancha",
    Sancho Panza... e Don Chisciotte !



    Edited by tomiva57 - 13/1/2011, 07:57
     
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  15. tomiva57
     
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    FAREWELL

    E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così,
    come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;
    come si sente la voglia di vivere
    che scoppia un giorno e non spieghi il perchè:
    un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.

    Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,
    giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;
    ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,
    ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale
    e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,
    quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.

    Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,
    era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,
    tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,
    religione del tirare tardi e aspettare mattino;
    e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,
    la città addormentata non era mai stata così tanto bella.

    Era facile vivere allora ogni ora,
    chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,
    e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova,
    ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
    Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,
    ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.

    Non fu facile volersi bene, restare assieme
    o pensare d' avere un domani e stare lontani;
    tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,
    un ricordo lucente e durissimo come il diamante
    e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:
    rivedersi era come rinascere ancora una volta.

    Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,
    e il peccato fu creder speciale una storia normale.
    Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,
    sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.
    E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
    siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.

    "The triangle tingles and the trumpet plays slow"...

    Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate
    con qualcosa di fragile come le storie passate:
    forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè
    ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me...[/size]

    Edited by tomiva57 - 13/1/2011, 07:58
     
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