FABRIZIO DE ANDRE...

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    Fabrizio De Andrè


    Questa di Marinella è la storia vera
    che scivolò nel fiume a primavera
    ma il vento che la vide così bella
    dal fiume la portò sopra a una stella




    biografia



    Fabrizio Cristiano De André nacque a Genova Pegli, in via De Nicolay 12, il 18 febbraio 1940. Leggenda vuole che sul grammofono di casa, per alleviare le doglie della moglie, il professor Giuseppe De André mettesse il Valzer campestre di Gino Marinuzzi, da cui anni dopo Fabrizio avrebbe tratto spunto per uno dei suoi primi brani, Valzer per un amore.

    A causa della guerra, che aveva indotto molta gente a sfollare, trascorse i primissimi anni della sua vita nella casa di campagna di Revignano d'Asti, in compagnia della madre (Luisa Amerio), del fratello Mauro e delle due nonne, mentre il padre fu costretto alla macchia per sfuggire ai fascisti che lo braccavano.

    Quel breve periodo fu sicuramente uno dei più importanti e formativi per lui: per il tipo di vita che condusse, libero e spensierato, e per alcuni incontri determinanti, come quello col fattore Emilio Fassio, che gli trasmise l'amore per gli animali e per un ambiente che Fabrizio ricercherà per tutta la vita. L'infanzia a Revignano d'Asti e i personaggi che la popolarono - come la piccola Nina Manfieri (cui molti anni dopo dedicherà la canzone Ho visto Nina volare) o i contadini Emilio e Felicina Fassio - rimarranno fonte di rimpianto e di ispirazione fino alla sua ultimissima produzione.

    Come ha raccontato la madre, "Fabrizio era felicissimo di correre per i campi, di seguire i contadini nel lavoro, di andare a caccia con loro... Finita la guerra eravamo tutti felici di ritornare in città. Lui era disperato... Aveva cinque anni. Fu una dura sofferenza per lui, abituato com'era a correre libero per i prati... Fin da piccolo non sopportava di veder la gente soffrire. Quando uscivamo insieme, ogni volta che incontravamo un mendicante mi obbligava a fermarmi e a dargli dei soldi" [In queste ultime parole emerge la spontaneità, direi quasi l'innatezza della dimensione solidaristica del futuro anarchico.

    Al termine del conflitto, la famiglia ritornò a Genova stabilendosi nella nuova casa di Via Trieste 13. Nell'ottobre del 1946 Fabrizio fu iscritto alla prima elementare presso l'Istituto delle suore Marcelline, che egli - manifestando fin da allora l'insofferenza agli spazi ristretti e alla disciplina, ma anche una vena ironica che saprà spesso trasformarsi in autoironia - ribattezzò "Porcelline". Vani essendo risultati i tentativi delle monache di indurlo a studiare, i suoi decisero di iscriverlo per l'anno successivo a una scuola statale: Fabrizio iniziò così la seconda elementare alla scuola Armando Diaz, in via Cesare Battisti 5.

    Nell'agosto 1948, a Pocol, sopra Cortina, incontrò per la prima volta Paolo Villaggio, allora sedicenne. I due simpatizzarono subito, ma i sette anni di differenza non permisero allora che quella simpatia sfociasse in una vera e propria amicizia. Paolo e Fabrizio si persero così di vista per ritrovarsi solo una decina di anni dopo sulle tavole di un palcoscenico; e da quel momento divennero inseparabili.

    Nell'estate del 1950, terminata la quarta elementare, Fabrizio trascorse l'ultima vacanza a Revignano. Il professore aveva infatti deciso di vendere il cascinale e di acquistare un appartamento ad Asti. Fabrizio soffrì moltissimo, perché a quel luogo erano legati i suoi più bei ricordi d'infanzia. Dentro di sé decise che, una volta diventato grande, avrebbe ricomprato il cascinale e comunque non avrebbe abbandonato quei posti che tanto amava. Quel desiderio lo avrebbe accompagnato negli anni a venire e, agli amici che aveva (e che avrebbe avuto) non mancò di confidare il desiderio di un'azienda agricola tutta per sé. Anni dopo realizzerà questo sogno, anche se al di là del suo mare, in Sardegna.

    Nell'ottobre del 1951 Fabrizio iniziò le medie alla Giovanni Pascoli, nello stesso complesso scolastico che ospitava le elementari Armando Diaz. Ma, attratto com'era dal gioco e dalla vita di strada, non mostrava interesse allo studio, tanto da rimediare una bocciatura in seconda. Il padre, infuriato, decise allora di affidarlo ai rigidissimi gesuiti della Arecco, ma un deprecabile episodio con un padre "bulicio" (omosessuale) lo indusse poi a fargli terminare le medie nell'Istituto Palazzi", di cui era proprietario.


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    "Dopo le medie - ha raccontato ancora la madre - si iscrisse al liceo classico Colombo, che frequentò regolarmente fino alla licenza. Nelle materie letterarie andava abbastanza bene, anche se non studiava molto, ma in quelle scientifiche faceva fatica. Comunque non faceva proprio nulla per prendersi un bel voto; gli bastava la sufficienza... La sua passione era sempre la musica. Aveva avuto in regalo una chitarra e non la lasciava mai, neppure quando andava in bagno... Incominciò a scrivere qualche canzone, a cantarla".

    Proprio durante gli anni del liceo avvenne un'esperienza determinante per De Andrè: nella primavera del 1956, infatti, suo padre portò dalla Francia due 78 giri di Georges Brassens. Dall'incontro col grande cantautore francese, Fabrizio ricavò stimoli per la lettura di autori anarchici che non abbandonerà più: Bakunin e Malatesta, Kropotkin e Stirner. Inoltre, nel mondo cantato da Brassens, egli ritrovava quei personaggi così umili e veri che vivevano nei caruggi della sua città e che troveranno spazio, comprensione e dignità nelle sue canzoni.

    De André si iscrisse anche all'università, ma le sue scelte confermarono la scarsa propensione agli studi "ufficiali": frequentò medicina, poi lettere e infine giurisprudenza, senza laurearsi. Le sue giornate trascorrevano infatti tra musica, letture (Villon e Dostoevskij, sempre Bakunin e Stirner) e, soprattutto, serate in compagnia degli amici Luigi Tenco, Gino Paoli, Paolo Villaggio e altri. Affermerà in seguito, ricordando quel tempo: "Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l'ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l'illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane".

    Intanto, nel 1958, aveva composto Nuvole barocche e E fu la notte, brani modesti scritti in collaborazione, che anni dopo Fabrizio definirà come "due peccati di gioventù". E infatti, già nell'estate del '60, scrisse insieme a Clelia Petracchi quella che ha sempre considerato la sua prima vera canzone, La ballata del Miche', che rimane, se non una delle più belle, una delle più note e, in considerazione dei soli vent'anni dell'autore, una delle più significative.

    Nel luglio 1962 sposò Enrica Rignon (detta Puny) e il 29 dicembre dello stesso anno nacque il figlio Cristiano. Fabrizio aveva appena ventitue anni, una famiglia e, più che un lavoro, un hobby poco redditizio. Ma una svolta nella sua carriera si verificò nel 1965, allorché Mina interpretò una sua composizione, La canzone di Marinella, che divenne immediatamente un best seller e lo impose all'attenzione generale. "Mi arrivano seicentomila lire in un semestre (per quegli anni una somma davvero considerevole) - dichiarò Fabrizio in un'intervista. - Allora ho preso armi e bagagli, moglie, figlio e suocero e ci siamo trasferiti in Corso Italia, che era un quartiere chic di Genova. Quindi chiusa la storia con la laurea e con tutto il resto. Da quel momento, cominciai a pensare che forse le canzoni m'avrebbero reso di più e, soprattutto, divertito di più".

    Sulla spinta di questo successo, nel 1966 vide la luce l'LP d'esordio: Tutto Fabrizio De André, contenente alcuni dei migliori brani scritti fino a quel momento, tra cui La canzone di Marinella, La guerra di Piero, Il testamento, La ballata del Miché, La canzone dell'amore perduto, La città vecchia, Carlo Martello.



    fabrizio.deandre


    Al 33 giri fece seguito nel 1967 Volume I, in cui spiccano Via del Campo, Bocca di rosa e Preghiera in gennaio: le prime due dedicate, con profondo senso di solidarietà e comprensione, a due figure di prostitute; la terza composta in occasione e a ricordo della tragica morte dell'amico Luigi Tenco, suicidatosi il 27 gennaio a Sanremo.

    Con questo album si aprì la stagione più prolifica della carriera di De André; a breve distanza uno dall'altro uscirono infatti: Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), La buona novella (1970), Non al denaro non all'amore né al cielo (1971), Storia di un impiegato (1973), Canzoni (1974) e Volume VIII (1975).

    Nel 1975 De André, che aveva sempre rifiutato il faccia a faccia col pubblico, esordì dal vivo nel locale simbolo della Versilia, "La Bussola". Nonostante i suoi timori (sembra che all'ultimo momento non volesse più salire sul palco), il concerto fu un vero e proprio successo.

    Coi soldi guadagnati acquistò un'azienda agricola nelle vicinanze di Tempio Pausania, in Sardegna. E nel 1977, dall'unione con Dori Ghezzi (la cantante milanese alla quale si era legato dal 1974, dopo la separazione dalla prima moglie), nacque Luisa Vittoria, detta Luvi. Subito dopo uscirono gli album Rimini (album) (1978), scritto in collaborazione con Massimo Bubola, e In concerto con la PFM (1979).

    La sera del 27 agosto 1979 Dori e Fabrizio furono sequestrati e rimasero prigionieri dell'Anonima per quattro mesi. La drammatica esperienza non cancellò tuttavia l'amore di Fabrizio per la sua terra d'adozione; tant'è vero che non vi è traccia di rancore nelle dichiarazioni da lui rilasciate dopo la liberazione: "I rapitori - disse - erano gentilissimi, quasi materni... Ricordo che uno di loro una sera aveva bevuto un po' di grappa di troppo e si lasciò andare fino a dire che non godeva certo della nostra situazione".

    Il 29 ottobre 1980, all'età di sessant'anni, moriva l'amato Brassens, ucciso da un tumore. De André ebbe a dire un anno dopo, durante un'intervista concessa al quotidiano "La Stampa": "Pur avendone avuto la possibilità, non ho mai voluto conoscerlo personalmente, per evitare che diventasse una persona e magari scoprirlo anche antipatico. Per me è stato un mito, una guida, un esempio; è grazie a lui che mi sono avvicinato all'anarchismo. Egli rappresentava il superamento dei valori piccolo-borghesi e insegnò anche ai borghesi certe forme di rispetto ai quali non erano abituati. I suoi testi si possono leggere anche senza la musica. Per me è come leggere Socrate: ti insegna come comportarsi o, al minimo, come non comportarsi".

    Dopo un periodo di riposo, il cantautore tornò all'attività con un album, Fabrizio De André (Indiano) (detto così per via del disegno di copertina), che contiene un brano, Hotel Supramonte, che è la rievocazione dei traumi e delle incertezze patiti durante il rapimento.



    fabrizio-de-andre


    Nel 1984 uscì Creuza de mä (album), da molti critici considerato il suo capolavoro. Il disco, che gli valse numerosi premi e riconoscimenti e che venne presentato al pubblico nel corso di una memorabile tournée col figlio Cristiano e con Mauro Pagani (della PFM), evoca suoni, profumi, voci, odori e sapori di tutto il Mediterraneo, ma è soprattutto - come lo ha definito Luigi Viva - "un canto d'amore a Genova".

    L'anno successivo Fabrizio fu colpito da un grave lutto: all'età di 72 anni moriva infatti suo padre, uomo influente e assai noto a Genova. In un'intervista all'amico Cesare G. Romana dirà: "Il problema non è che gli volevo bene, perché questo non finisce. Il problema è che lui ne voleva a me".
    Pochi anni dopo, nell'estate del 1989, morì il fratello Mauro, colpito da aneurisma. Aveva appena 54 anni, e Fabrizio fu naturalmente scosso dalla terribile notizia: "Alla morte di mio padre, almeno, eravamo preparati: era anziano. Ma Mauro...".

    Ci furono, però, anche momenti lieti, come il matrimonio con Dori Ghezzi, celebrato nel dicembre del 1989 dopo quindici anni di convivenza; e ci fu anche il matrimonio di Cristiano.

    Nel 1990, dopo sei anni di silenzio, uscì il nuovo album Le nuvole (album), sicuramente il disco più apertamente politico di tutta la produzione del cantautore, che tocca il suo apice con La domenica delle salme.

    Nel 1991, a distanza di sette anni dal suo ultimo tour, Fabrizio tornò a calcare il palcoscenico con rinnovato successo, traendone l'LP dal vivo Fabrizio De André 1991 - Concerti.

    DE-ANDRE


    Nel 1992, anno delle Colombiane, Genova festeggiò con un'esposizione e lavori per svariati miliardi i cinquecento anni della scoperta dell'America: De André venne invitato a partecipare e ad esibirsi con Bob Dylan, ma rifiutò il benché minimo coinvolgimento, ricordando anzi lo sterminio degli Indiani d'America.

    Il 3 gennaio 1995, all'età di ottantatré anni, venne a mancare la madre Luisa, unica della famiglia a morire di vecchiaia.

    Nel 1996 uscì Anime salve, scritto in collaborazione con Ivano Fossati, che ruota intorno al duplice tema delle minoranze isolate e della solitudine. Nello stesso anno pubblica presso Einaudi Un destino ridicolo, romanzo scritto a quattro mani con Alessandro Gennari.

    Nel 1997 fu pubblicato Mi innamoravo di tutto, raccolta di vecchi brani scelti dall'autore, fra cui spiccano la versione originale di Bocca di rosa e La canzone di Marinella cantata in duetto con Mina.

    Nell'estate del 1998 fu costretto a interrompere il tour seguito ad Anime salve. La tac, eseguita il 25 agosto, non lasciava speranze: tumore ai polmoni.

    Appena pochi mesi dopo, alle ore 2.15 di notte dell'11 gennaio 1999, Fabrizio moriva presso l'Istituto Tumori di Milano, dov'era ricoverato, assistito sino all'ultimo momento dai suoi cari.

    Una folla commossa, di oltre diecimila persone, ha seguito i suoi funerali, svoltisi il 13 gennaio nella Basilica di Carignano, a Genova. Su quel mare di umanità svettavano la bandiera del Genoa (la sua squadra del cuore) e quella anarchica (a testimonianza e ricordo del suo "credo" politico, o meglio del suo "modo d'essere").



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    discografia



    1966 Tutto Fabrizio De Andrè (scheda) (testi)

    La ballata dell'amore cieco - Amore che vieni amore che vai -La ballata dell'eroe - La canzone di Marinella -Fila la lana -La città vecchia -La ballata del Michè - Canzone dell'amore perduto - La guerra di Piero -Il testamento

    1967 Volume I (scheda) (testi)

    Preghiera in gennaio - Marcia nuziale - Spiritual - Si chiamava Gesù - La canzone di Barbara - Via del Campo - La stagione del tuo amore (sostituì "Caro amore" dei primi dischi) - Bocca di Rosa - La morte - Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (nuova esecuzione)

    1968 La canzone di Marinella


    1968 Tutti morimmo a stento (scheda) (testi)

    Cantico dei drogati - Primo intermezzo - Leggenda di Natale - Secondo intermezzo - Ballata degli impiccati - Inverno - Girotondo - Terzo intermezzo - Recitativo - Corale

    1968 Volume III

    La canzone di Marinella - Il gorilla - La ballata dell'eroe - S'i fossi foco (da un sonetto di Cecco Angiolieri) - Amore che vieni amore che vai - La guerra di Piero - Il testamento - Nell'acqua della chiara fontana - La ballata del Michè - Il re fa rullare i tamburi (da una canzone popolare francese del XIV secolo, traduzione di De Andrè).

    1969 Nuvole Barocche

    Nuvole Barocche - E fu la notte - Delitto di paese - Valzer per un amore - Per i tuoi larghi occhi - Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers - Il fannullone - Canzone dell'amore perduto - Geordie

    1970 Il pescatore (45 giri) (Incluso poi nella raccolta del 1976)


    1970 La buona novella

    Laudate Dominum - L'infanzia di Maria - Il ritorno di Giuseppe - Il sogno di Maria - Ave Maria - Maria nella bottega d'un falegname - Via della croce - Tre madri - Il testamento di Tito - Laudate Hominem


    1971 Non al denaro non all'amore nè al cielo

    Dormono sulla collina - Un matto - Un giudice - Un blasfemo - Un malato di cuore - Un medico - Un chimico - Un ottico - Il suonatore Jones


    1972-73 Fabrizio De Andrè (scheda) (Ed. Idea, Ristampa in album doppio di Tutto FdA e Nuvole Barocche)


    1973 Storia di un impiegato

    Introduzione - Canzone del Maggio - La bomba in testa - Al ballo mascherato - Sogno numero due - La canzone del padre - Il bombarolo -Verranno a chiederti del nostro amore - Nella mia ora di libertà


    1973 Fabrizio De André (scheda) (Ed. Fontana, poi Philips - ristampa di Tutto Fabrizio De Andrè)
    1973 Fabrizio De Andrè (scheda) (Ed. Fontana, poi Philips - ristampa di Nuvole Barocche)


    1974 Canzoni heda)

    Via della povertà - Le passanti (Les Passantes) - Fila la lana - Ballata dell'amore cieco - Suzanne - Morire per delle idee (Mourir pour des ides) - Canzone dell'amore perduto - La città vecchia - Giovanna d'Arco - Delitto di paese - Valzer per un amore


    1975 Volume 8

    La cattiva strada - Oceano - Nancy - Le storie di ieri - Giugno '73 - Dolce Luna - Canzone per l'estate - Amico fragile


    1976 Fabrizio De André (raccolta + Il pescatore)

    Il pescatore - Bocca di Rosa - Le passanti - Canzone dell'amore perduto - La cattiva strada - Un giudice - Il testamento - Verranno a chiederti del nostro amore

    1978 Rimini

    Rimini - Volta la carta - Coda di lupo - Andrea - Tema di Rimini (strumentale) - Avventura a Durango - Sally - Zirichiltaggia - Parlando del naufragio della "London Valour" - Folaghe


    1978 Fabrizio De André 1 & 2

    (Ed. Fontana, poi Philips - ristampa di Tutto Fabrizio De Andrè e Nuvole Barocche)

    1979 In concerto (con la PFM)

    Bocca di rosa - Andrea - Giugno '73 - Un giudice - La guerra di Piero - Il pescatore - Zirichiltaggia - La canzone di Marinella - Volta la carta - Amico fragile.

    1978 Fabrizio De André 1 & 2

    (Ed. Fontana, poi Philips - ristampa di Tutto Fabrizio De Andrè e Nuvole Barocche)

    1980 In concerto (con la PFM - (volume 2)

    Avventura a Durango - Presentazione (parlato) - Sally - Verranno a chiederti del nostro amore - Rimini - Via del Campo - Maria nella bottega del falegname - Il testamento di Tito.


    1980 Una storia sbagliata/Titti (scheda/testi) (45 giri) (entrambe di De Andrè - Bubola, ed. Ricordi) Non sono reperibili su CD. Una storia sbagliata è nel cofanetto di 14CD pubblicato nel 1999.


    1981 Fabrizio De André (Indiano)

    Quello che non ho - Canto del servo pastore - Fiume Sand Creek - Ave Maria (canto tradizionale sardo, adatt. A. Puddu) - Hotel Supramonte - Franziska - Se ti tagliassero a pezzetti - Verdi pascoli.

    1982 Fabrizio De André 1
    La canzone di Marinella - Valzer per un amore - La guerra di Piero - Delitto di paese - Per i tuoi larghi occhi - Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers - La città vecchia - Canzone dell'amore perduto - Il fannullon


    1982 Fabrizio De André 2

    Bocca di rosa - Il pescatore - La canzone di Marinella - Andrea - La città vecchia - Canzone dell'amore perduto - La guerra di Piero - La cattiva strada

    1984 Creuza de mä

    Creuza de mä - Jamin-a - Sidun - Sinan capudàn pascià - 'A pittima - A dumenega - Da a me riva


    1986 Fabrizio De André

    La canzone di Marinella - Andrea - La guerra di Piero - Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers - Bocca di Rosa - Il pescatore(live) - Creuza de mä - Fiume Sand Creek - Il testamento di Tito - Via del Campo - Quello che non ho - Amico fragile


    1987 Fabrizio De André (raccolta-cofanetto con Vol. I, Vol. III, Vol. 8 e Rimini)


    1989 In concerto con la PFM (ristampa in cofanetto doppio)


    1989 Fabrizio De André 1 & 2
    (Ed. Fontana, poi Philips - ristampa di Tutto Fabrizio De Andrè e Nuvole Barocche)


    1990 Le nuvole

    Le nuvole - Ottocento - Don Raffaè - La domenica delle salme - Megu Megun - La nova gelosia (ignoto) - 'A cimma - Monti di Mola

    1991 Il viaggio
    La canzone di Marinella - La ballata dell'amore cieco (o della vanità) - La guerra di Piero - (Valzer per un amore) Valzer campestre - La città vecchia - Il fannullone - La canzone dell'amore perduto - Fila la lana - E fu la notte - Amore che vieni, amore che vai - La ballata dell'eroe - Geordie - Il testamento - Nuvole Barocche - La ballata del Michè - Per i tuoi larghi occhi - Delitto di paese (l'assasinat) - Carlo Martello (ritorna dalla battaglia di Poitiers)



    1991 Concerti

    Don Raffaè - La domenica delle salme - Fiume Sand Creek - Hotel Supramonte - Se ti tagliassero a pezzetti - Il gorilla - La canzone dell'amore perduto - Il testamento di Tito - La canzone di Marinella - Creuza de ma - Jamin-a - Sidùn - Mègu Megùn - 'A pittima - 'A dumenega - 'A Cimma - Sinà n Capudàn Pascià - Le nuvole (mus.).



    1995 La canzone di Marinella

    La canzone di Marinella - La ballata dell'amore cieco (o della vanità ) - La guerra di Piero - (Valzer per un amore) Valzer campestre - La città vecchia - Il fannullone - La canzone dell'amore perduto - Fila la lana - E fu la notte - Amore che vieni, amore che vai - La ballata dell'eroe - Il testamento - Nuvole Barocche - La ballata del Michè - Per i tuoi larghi occhi - Carlo Martello (ritorna dalla battaglia di Poitiers)



    1996 Anime Salve

    Princesa - Khorakhamè (a forza di esser vento) - Anime Salve - Dolcenera - Le acciughe fanno il pallone - Disamistade - A cumba - Ho visto Nina volare - Smisurata Preghiera


    1997 Mi innamoravo di tutto

    Coda di lupo - La canzone di Marinella (con Mina) - Sally - La cattiva strada - Canto del servo pastore - Bocca di Rosa - Se ti tagliassero a pezzetti - Jamin-a - La canzone dell'amore perduto (live) - Il bombarolo - Ave Maria



    1999 De André in concerto

    Creuza de ma - Princesa - Khorakhamè (a forza di esser vento) - Dolcenera - L'infanzia di Maria - Il ritorno di Giuseppe - Il sogno di Maria - Tre madri - Il testamento di Tito - La città vecchia - Amico fragile - Il pescatore - Geordie - Via del campo - Volta la carta


    1999 La paura dura più dell'amore



    1999 Fabrizio De André - Opere complete - (box di 14CD)

    Raccolta di tutti i CD pubblicati da Ricordi e "Una storia sbagliata"


    2000 da genova

    Il suonatore Jones - Ottocento - Andrea - Verranno a chiederti del nostro amore - Canzone per l'estate - Hotel Supramonte - Don Raffaè - Amore che vieni amore che vai - Suzanne - La ballate del Michè - Canzone del Maggio - La guerra di Piero - Girotondo - Anime Salve

    2000 Mediterraneo

    Creuza de mà - Via del Campo - Don Raffaè - Sidun - Monti di Mola - Parlando del naufragio della London Valour - Rimini - A Dumenega - Da a me riva - Zirichiltaggia

    2000 Peccati di gioventù

    La canzone dell'amore perduto - La ballata dell'amore cieco - La canzone di Marinella - Delitto di paese - Fila la lana - Il fannullone - La ballata del Miche' - Il testamento - Amore che vieni, amore che vai - La guerra di Piero - Valzer per un amore - Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers - Geordie - La ballata dell'eroe - Per i tuoi larghi occhi - La citta' vecchia


    2001 ed avevamo gli occhi troppo belli

    Elogio della solitudine (discorso) - Princesa e i Rom (discorso) - A fianco degli indiani (discorso) - Se ti tagliassero a pezzetti (canzone) - Ai figli della luna (discorso) - Le maggioranze (discorso) - Un discorso sulla libertà (discorso) - I carbonari (canzone)


    2001 Fabrizio De Andrè in concerto Vol. 2

    Jamin-a, Le acciughe fanno il pallone, La domenica delle salme, Disamistade, Fiume Sand Creek, Sidun, Anime salve, Don Raffaè, Ho visto Nina volare, A cùmba, Bocca di rosa, Smisurata preghiera


    2005 In direzione ostinata e contraria

    DISCO 1: Amore che vieni amore che vai, La città vecchia, Via del Campo, Bocca di Rosa, La canzone di Marinella, Ballata dell´amore cieco o della vanità, Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, La guerra di Piero, La ballata dell´eroe, Il pescatore, Canzone dell´amore perduto, La ballata del Miché, Preghiera in gennaio, Valzer per un amore, Si chiamava Gesù, Il sogno di Maria, Ave Maria, Il testamento di Tito, Inverno, Girotondo, Terzo intermezzo, Recitativo (Due invocazioni e un atto d´accusa), Corale (Leggenda del Re infelice)

    DISCO 2: La collina, Un giudice, Un ottico, Il suonatore Jones, Introduzione, Canzone del maggio, Il bombarolo, Verranno a chiederti del nostro amore, La cattiva strada, Giugno ´73, Canzone per l´estate, Amico fragile, Andrea, Volta la carta, Titti, Una storia sbagliata, Geordie

    DISCO 3: Fiume Sand Creek, Hotel Supramonte, Se ti tagliassero a pezzetti, Creuza de mä
    Sidún, Â duménega, La domenica delle salme, A çimma, Don Raffaè, Khorakhané (A forza di essere vento ), Prinçesa, Ho visto Nina volare, Anime salve, Smisurata preghiera, Cose che dimentico (versione live inedita cantata con Cristiano De André )


    2006 In direzione ostinata e contraria 2

    DISCO 1: La stagione del tuo amore - Nell'acqua della chiara fontana - S'i' fosse foco - Fila la lana - Il re fa rullare i tamburi - Spiritual - La canzone di Barbara - Il testamento - Delitto di paese - Il gorilla - Cantico dei drogati - Leggenda di Natale - Ballata degli impiccati - Laudate dominum - L'infanzia di Maria - Il ritorno di Giuseppe - Maria nella bottega di un falegname - Tre madri - Laudate hominem

    DISCO 2: Un malato di cuore - Un medico - Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio) - Al ballo mascherato - Canzone del padre - Nella mia ora di libertà - Suzanne - Le passanti - Via della povertà - Oceano - Le storie di ieri - Avventura a Durango - Sally - Coda di lupo - Rimini - Zirichiltaggia (Baddu tundu) - Parlando del naufragio della London Valour

    DISCO 3: Quelle che non ho - Canto del servo pastore - Franziska - Ave Maria - Sinàn Capudàn Pascià - D'a me riva - 'A pittima - Jamin-à - Le nuvole - Ottocento - Monti di Mola - La nova gelosia - Mégu Megùn - Dolcenera - Le acciughe fanno il pallone - 'A Cùmba - Disamistade



    Edited by tomiva57 - 26/2/2013, 14:28
     
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    Un uomo onesto, un uomo probo,
    tralalalalla tralallaleru
    s'innamorò perdutamente
    d'una che non lo amava niente.

    Gli disse portami domani,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse portami domani
    il cuore di tua madre per i miei cani.

    Lui dalla madre andò e l'uccise,
    tralalalalla tralallaleru
    dal petto il cuore le strappò
    e dal suo amore ritornò.

    Non era il cuore, non era il cuore,
    tralalalalla tralallaleru
    non le bastava quell'orrore,
    voleva un'altra prova del suo cieco amore.

    Gli disse amor se mi vuoi bene,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse amor se mi vuoi bene,
    tagliati dei polsi le quattro vene.

    Le vene ai polsi lui si tagliò,
    tralalalalla tralallaleru
    e come il sangue ne sgorgò,
    correndo come un pazzo da lei tornò.

    Gli disse lei ridendo forte,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse lei ridendo forte,
    l'ultima tua prova sarà la morte.

    E mentre il sangue lento usciva,
    e ormai cambiava il suo colore,
    la vanità fredda gioiva,
    un uomo s'era ucciso per il suo amore.

    Fuori soffiava dolce il vento
    tralalalalla tralallaleru
    ma lei fu presa da sgomento,
    quando lo vide morir contento.
    Morir contento e innamorato,
    quando a lei niente era restato,
    non il suo amore, non il suo bene,
    ma solo il sangue secco delle sue vene.












    Quei giorni perduti a rincorrere il vento
    a chiederci un bacio e volerne altri cento

    un giorno qualunque li ricorderai
    amore che fuggi da me tornerai
    un giorno qualunque ti ricorderai
    amore che fuggi da me tornerai

    e tu che con gli occhi di un altro colore
    mi dici le stesse parole d'amore

    fra un mese fra un anno scordate le avrai
    amore che vieni da me fuggirai
    fra un mese fra un anno scordate le avrai
    amore che vieni da me fuggirai

    venuto dal sole o da spiagge gelate
    venuto in novembre o col vento d'estate

    io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
    amore che vieni, amore che vai
    io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
    amore che vieni, amore che vai

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  3. tomiva57
     
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    Era partito per fare la guerra
    per dare il suo aiuto alla sua terra
    gli avevano dato le mostrine e le stelle
    e il consiglio di vender cara la pelle

    e quando gli dissero di andare avanti
    troppo lontano si spinsero a cercare la verità
    ora che è morto la patria si gloria
    d'un altro eroe alla memoria

    era partito per fare la guerra
    per dare il suo aiuto alla sua terra
    gli avevano dato le mostrine e le stelle
    e il consiglio di vender cara la pelle

    ma lei che lo amava aspettava il ritorno
    d'un soldato vivo, d'un eroe morto che ne farà
    se accanto nel letto le è rimasta la gloria
    d'una medaglia alla memoria.

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  4. tomiva57
     
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    Questa di Marinella è la storia vera
    che scivolò nel fiume a primavera
    ma il vento che la vide così bella
    dal fiume la portò sopra a una stella

    sola senza il ricordo di un dolore
    vivevi senza il sogno di un amore
    ma un re senza corona e senza scorta
    bussò tre volte un giorno alla sua porta

    bianco come la luna il suo cappello
    come l'amore rosso il suo mantello
    tu lo seguisti senza una ragione
    come un ragazzo segue un aquilone

    e c'era il sole e avevi gli occhi belli
    lui ti baciò le labbra ed i capelli
    c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
    lui pose la mano sui tuoi fianchi

    furono baci furono sorrisi
    poi furono soltanto i fiordalisi
    che videro con gli occhi delle stelle
    fremere al vento e ai baci la tua pelle

    dicono poi che mentre ritornavi
    nel fiume chissà come scivolavi
    e lui che non ti volle creder morta
    bussò cent'anni ancora alla tua porta

    questa è la tua canzone Marinella
    che sei volata in cielo su una stella
    e come tutte le più belle cose
    vivesti solo un giorno , come le rose

    e come tutte le più belle cose
    vivesti solo un giorno come le rose.



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  5. tomiva57
     
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    Nella guerra di Valois
    il Signor di Vly è morto,
    se sia stato un prode eroe
    non si sa, non è ancor certo.

    Ma la dama abbandonata
    lamentando la sua morte
    per mill'anni e forse ancora
    piangerà la triste sorte.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    lluditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    apri le pagine al suo dolore.

    Son tornati a cento e a mille
    i guerrieri di Valois,
    son tornati alle famiglie,
    ai palazzi alle città.

    Ma la dama abbandonata
    non ritroverà il suo amore
    e il gran ceppo nel camino
    non varrà a scaldarle il cuore.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    apri le pagine al suo dolore.

    Cavalieri che in battaglia
    ignorate la paura
    stretta sia la vostra maglia,
    ben temprata l'armatura.

    Al nemico che vi assalta
    siate presti a dar risposta
    perché dietro a quelle mura
    vi s'attende senza sosta.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    chiudi le pagine sul suo dolore.

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    Venerdì, Ottobre 01, 2010
    Fabrizio de Andrè burattino a teatro

    Omaggio a Fabizio de Andrè anche dal mondo delle “teste di legno”. Patrizio Dall’Argine, autore, burattinaio, sceneggiatore, musicista e, non ultimo, pittore, porta in scena domani sera l’indimenticato Faber. In anteprima nazionale a Parma, all’interno del programma del Festival di Poesia che prevde anche un concerto di Bob Dylan nel Giardino Segreto del Castello dei Burattini Museo Giordano Ferrari, lo spettacolo “Fantasmagoria”. De Andrè, viaggiatore smarrito, visita la baracca dei burattini. Un girotondo di personaggi ispirati alle canzoni del cantautore genovese rivelano ipocrisie e miserie umane. Alla fine, l’unico che si salverà è il Matto che in compagnia del cantautore si dirige verso un futuro, forse, migliore. Patrizio, in questo spettacolo, è accompagnato dal pianoforte del maestro Marco Amadei ricreando l’atmosfera degli storici spettacoli ambulanti. Si replica mercoledì 16 e venerdì 18

    Emiliano Stefanelli
     
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  6. tomiva57
     
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    Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi
    ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi,
    una bimba canta la canzone antica della donnaccia
    quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.

    E se alla sua età le difetterà la competenza
    presto affinerà le capacità con l'esperienza
    dove sono andati i tempi di una volta per Giunone
    quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione.

    Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
    quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
    li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
    a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.

    Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere
    per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
    ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
    porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

    Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
    forse quella che sola ti può dare una lezione
    quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie.
    Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

    Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte
    ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
    quando incasserai dilapiderai mezza pensione
    diecimila lire per sentirti dire "micio bello e bamboccione".

    Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
    In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori
    lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
    quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

    Se tu penserai, se giudicherai
    da buon borghese
    li condannerai a cinquemila anni più le spese
    ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
    se non sono gigli son pur sempre figli
    vittime di questo mondo.


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  7. tomiva57
     
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    Quando hanno aperto la cella
    era già tardi perché
    con una corda al collo
    freddo pendeva Miché

    tutte le volte che un gallo
    sento cantar penserò
    a quella notte in prigione
    quando Miché s'impiccò

    stanotte Miché
    s'è impiccato a un chiodo perché
    non voleva restare vent'anni in prigione
    lontano da te

    nel buio Miché se n'è andato sapendo che a te
    non poteva mai dire che aveva ammazzato
    soltanto per te

    io so che Miché
    ha voluto morire perché
    ti restasse il ricordo del bene profondo
    che aveva per te

    vent'anni gli avevano dato
    la corte



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  8. tomiva57
     
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    Ricordi sbocciavan le viole
    con le nostre parole
    "Non ci lasceremo mai, mai e poi mai",

    vorrei dirti ora le stesse cose
    ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
    così per noi

    l'amore che strappa i capelli è perduto ormai,
    non resta che qualche svogliata carezza
    e un po' di tenerezza.

    E quando ti troverai in mano
    quei fiori appassiti al sole
    di un aprile ormai lontano,
    li rimpiangerai

    ma sarà la prima che incontri per strada
    che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato,
    per un amore nuovo.

    E sarà la prima che incontri per strada
    che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato,
    per un amore nuovo.


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  9. tomiva57
     
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    Dormi sepolto in un campo di grano
    non è la rosa non è il tulipano
    che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
    ma son mille papaveri rossi
    lungo le sponde del mio torrente
    voglio che scendano i lucci argentati
    non più i cadaveri dei soldati
    portati in braccio dalla corrente
    così dicevi ed era inverno
    e come gli altri verso l'inferno
    te ne vai triste come chi deve
    il vento ti sputa in faccia la neve
    fermati Piero , fermati adesso
    lascia che il vento ti passi un po' addosso
    dei morti in battaglia ti porti la voce
    chi diede la vita ebbe in cambio una croce
    ma tu no lo udisti e il tempo passava
    con le stagioni a passo di giava
    ed arrivasti a varcar la frontiera
    in un bel giorno di primavera
    e mentre marciavi con l'anima in spalle
    vedesti un uomo in fondo alla valle
    che aveva il tuo stesso identico umore
    ma la divisa di un altro colore
    sparagli Piero , sparagli ora
    e dopo un colpo sparagli ancora
    fino a che tu non lo vedrai esangue
    cadere in terra a coprire il suo sangue
    e se gli sparo in fronte o nel cuore
    soltanto il tempo avrà per morire
    ma il tempo a me resterà per vedere
    vedere gli occhi di un uomo che muore
    e mentre gli usi questa premura
    quello si volta , ti vede e ha paura
    ed imbracciata l'artiglieria
    non ti ricambia la cortesia
    cadesti in terra senza un lamento
    e ti accorgesti in un solo momento
    che il tempo non ti sarebbe bastato
    a chiedere perdono per ogni peccato
    cadesti interra senza un lamento
    e ti accorgesti in un solo momento
    che la tua vita finiva quel giorno
    e non ci sarebbe stato un ritorno
    Ninetta mia crepare di maggio
    ci vuole tanto troppo coraggio
    Ninetta bella dritto all'inferno
    avrei preferito andarci in inverno
    e mentre il grano ti stava a sentire
    dentro alle mani stringevi un fucile
    dentro alla bocca stringevi parole
    troppo gelate per sciogliersi al sole
    dormi sepolto in un campo di grano
    non è la rosa non è il tulipano
    che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
    ma sono mille papaveri rossi.




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    FABRIZIO DE ANDRE'
    In Direzione Ostinata E Contraria

    di Claudio Fabretti



    La morte di Fabrizio De André, oltre ad averci privato di uno dei massimi cantautori italiani di sempre, ci ha lasciato in pasto a un inarrestabile fenomeno di cannibalismo musicale, mascherato sotto il voto rassicurante degli "omaggi", dei "tributi" e delle "celebrazioni". Un'orda di musicisti italioti ha così pensato bene di sovrapporre la propria voce a quella inconfondibile del cantautore genovese, reinterpretandone, con esiti a volte raccapriccianti, i suoi classici. Anche sul versante antologico-discografico non è andata molto meglio, con la raffica di raccolte abborracciate uscite a ciclo continuo per sfruttare adeguatamente il mito. Per tacere, poi, delle vacue rivisitazioni televisive Mollica-style...

    Un'opera come quella che ci rigiriamo tra le mani con soddisfazione è quindi, in primo luogo, un sospiro di sollievo. Un "finalmente!" gridato in faccia a quanti finora avevano tentato in tutti i modi di inquinare una delle esperienze basilari del songwriting italiano. Già, perché il cofanetto "In direzione ostinata e contraria" - a cominciare dal titolo, perfetta sintesi della personalità di De André - rappresenta nel modo migliore l'eredità di una carriera quasi quarantennale, che ha preso per mano la canzone italiana, liberandola della stucchevole patina sentimentale che l'avvolgeva, e trascinandola nei dirupi della desolazione umana.

    Le antologie, si sa, sono soggette a regole commerciali, che spesso partoriscono opinabili selezioni, specialmente quando c'è il Natale di mezzo. In questo caso, però, si ha l'impressione davvero di avere a che fare con i pezzi pregiati del canzoniere deandreiano. Nei tre cd, infatti, sono raccolti ben 54 brani, che ripercorrono "la cattiva strada" di Fabrizio dalle origini fino ai capolavori degli anni 80 e 90. Dalle ballate folk della giovinezza alle murder ballads di "Tutti morimmo a stento", dall'atto di fede laico de "La Buona Novella" (che lo stesso De André considerava il suo album più riuscito) alle spietate (auto)analisi politiche e sentimentali di album come "Storia di un impiegato" e "Volume VIII" (il disco dell'incontro con Francesco De Gregori), dalle memorie del sequestro de "L'Indiano" alla world-music ante-litteram di "Creuza de mä" e al songwriting maturo, eppur ancora freschissimo, di "Anime Salve", il suo vero epitaffio, nato dal sodalizio con l'altra anima migrante genovese, Ivano Fossati.

    Brani ormai entrati a far parte del patrimonio non solo della musica, ma anche della cultura e del costume italiani, ai quali se ne affiancano altri pressoché inediti, come "Titti", ispirata da "Dona Flor" di Jorge Amado, "Una storia sbagliata", dedicata a Pasolini, la commovente versione di "Geordie" cantata con la figlia Luvi e l'inedito duetto live di "Cose che dimentico", insieme al figlio Cristiano.

    A guidare l'intera operazione, la mano amorevole di Dori Ghezzi, che ha scelto e curato personalmente tutti i brani, con la supervisione del Maestro Gian Piero Reverberi, già arrangiatore in sei album di Fabrizio. Ed è della vedova del cantautore ligure anche l'inconsueta scelta di "demasterizzare" le tracce. Grazie al certosino lavoro di Antonio Baglio, sono stati infatti recuperati tutti i nastri master e si è intervenuti sul suono con minimi accorgimenti, usando solo gli strumenti disponibili nell'anno di pubblicazione dei brani. In questo modo si sono cancellati tutti gli strati di compressioni digitali che avevano aggiunto le varie riedizioni delle canzoni, riportandone alla luce lo spirito originario, imperfezioni comprese. Un ulteriore passo "in direzione ostinata e contraria", ma anche una sincera testimonianza d'amore.

    Completa il box un ricco booklet di cinquantadue pagine con foto, testi e una prefazione di Aldo Grasso. Se davvero le liriche di De André - come si blatera da anni - dovessero mai entrare nei programmi scolastici, questo libretto ne sarebbe il sunto ideale. L'eredità di un poeta non allineato, che usava la forza dissacrante dell'ironia per denunciare l'ipocrisia di quella stessa borghesia cui apparteneva. Un disperato messaggio di libertà e di riscatto contro "le leggi del branco" e l'arroganza del potere.

    "In direzione ostinata e contraria" è un'opera che, senza esagerazione, si potrebbe definire necessaria. Per chi ha amato De André e per chi non lo conosce ancora.

     
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  10. tomiva57
     
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    Quando la morte mi chiamerà
    forse qualcuno protesterà
    dopo aver letto nel testamento
    quel che gli lascio in eredità
    non maleditemi non serve a niente
    tanto all'inferno ci sarò già

    ai protettori delle battone
    lascio un impiego da ragioniere
    perché provetti nel loro mestiere
    rendano edotta la popolazione

    ad ogni fine di settimana
    sopra la rendita di una puttana
    ad ogni fine di settimana
    sopra la rendita di una puttana

    voglio lasciare a Bianca Maria
    che se ne frega della decenza
    un attestato di benemerenza
    che al matrimonio le spiani la via

    con tanti auguri per chi c'è caduto
    di conservarsi felice e cornuto
    con tanti auguri per chi c'è caduto
    di conservarsi felice e cornuto

    sorella morte lasciami il tempo
    di terminare il mio testamento
    lasciami il tempo di salutare
    di riverire di ringraziare
    tutti gli artefici del girotondo
    intorno al letto di un moribondo

    signor becchino mi ascolti un poco
    il suo lavoro a tutti non piace
    non lo consideran tanto un bel gioco
    coprir di terra chi riposa in pace

    ed è per questo che io mi onoro
    nel consegnarle la vanga d'oro
    ed è per questo che io mi onoro
    nel consegnarle la vanga d'oro

    per quella candida vecchia contessa
    che non si muove più dal mio letto
    per estirparmi l'insana promessa
    di riservarle i miei numeri al lotto

    non vedo l'ora di andar fra i dannati
    per rivelarglieli tutti sbagliati
    non vedo l'ora di andar fra i dannati
    per rivelarglieli tutti sbagliati

    quando la morte mi chiederà
    di restituirle la libertà
    forse una lacrima forse una sola
    sulla mia tomba si spenderà
    forse un sorriso forse uno solo
    dal mio ricordo germoglierà

    se dalla carne mia già corrosa
    dove il mio cuore ha battuto un tempo
    dovesse nascere un giorno una rosa
    la do alla donna che mi offrì il suo pianto

    per ogni palpito del suo cuore
    le rendo un petalo rosso d'amore
    per ogni palpito del suo cuore
    le rendo un petalo rosso d'amore

    a te che fosti la più contesa
    la cortigiana che non si dà a tutti
    ed ora all'angolo di quella chiesa
    offri le immagini ai belli ed ai brutti

    lascio le note di questa canzone
    canto il dolore della tua illusione
    a te che sei costretta per tirare avanti
    costretta a vendere Cristo e i santi

    quando la morte mi chiamerà
    nessuno al mondo si accorgerà
    che un uomo è morto senza parlare
    senza sapere la verità
    che un uomo è morto senza pregare
    fuggendo il peso della pietà

    cari fratelli dell'altra sponda
    cantammo in coro già sulla terra
    amammo tutti l'identica donna
    partimmo in mille per la stessa guerra
    questo ricordo non vi consoli
    quando si muore si muore si muore soli
    questo ricordo non vi consoli
    quando si muore si muore soli.





     
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  11. tomiva57
     
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    Lascia che sia fiorito
    Signore, il suo sentiero
    quando a te la sua anima
    e al mondo la sua pelle
    dovrà riconsegnare
    quando verrà al tuo cielo
    là dove in pieno giorno
    risplendono le stelle.

    Quando attraverserà
    l'ultimo vecchio ponte
    ai suicidi dirà
    baciandoli alla fronte
    venite in Paradiso
    là dove vado anch'io
    perché non c'è l'inferno
    nel mondo del buon Dio.

    Fate che giunga a Voi
    con le sue ossa stanche
    seguito da migliaia
    di quelle facce bianche
    fate che a voi ritorni
    fra i morti per oltraggio
    che al cielo ed alla terra
    mostrarono il coraggio.

    Signori benpensanti
    spero non vi dispiaccia
    se in cielo, in mezzo ai Santi
    Dio, fra le sue braccia
    soffocherà il singhiozzo
    di quelle labbra smorte
    che all'odio e all'ignoranza
    preferirono la morte.

    Dio di misericordia
    il tuo bel Paradiso
    lo hai fatto soprattutto
    per chi non ha sorriso
    per quelli che han vissuto
    con la coscienza pura
    l'inferno esiste solo
    per chi ne ha paura.

    Meglio di lui nessuno
    mai ti potrà indicare
    gli errori di noi tutti
    che puoi e vuoi salvare.

    Ascolta la sua voce
    che ormai canta nel vento
    Dio di misericordia
    vedrai, sarai contento.
    Dio di misericordia
    vedrai, sarai contento.

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  12. tomiva57
     
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    Matrimoni per amore, matrimoni per forza
    ne ho visti di ogni tipo, di gente d'ogni sorta
    di poveri straccioni e di grandi signori
    di pretesi notai e di falsi professori
    ma pure se vivrò fino alla fine del tempo
    io sempre serberò il ricordo contento
    delle povere nozze di mio padre e mia madre
    decisi a regolare il loro amore sull'altare.

    Fu su un carro da buoi se si vuole essere franchi
    tirato dagli amici e spinto dai parenti
    che andarono a sposarsi dopo un fidanzamento
    durato tanti anni da chiamarsi ormai d'argento.

    Cerimonia originale, strano tipo di festa,
    la folla ci guardava gli occhi fuori dalla testa






    Dio del cielo se mi vorrai
    in mezzo agli altri uomini mi cercherai
    e Dio se mi cercherai
    nei campi di granturco mi troverai.

    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a cercare

    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a cercare.

    La chiave del cielo non ti voglio rubare
    ma un attimo di gioia me lo puoi regalare
    la chiave del cielo non ti voglio rubare
    ma un attimo di gioia me lo puoi regalare.

    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a cercare

    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a cercare.

    Senza di te non so più dove andare
    come una mosca cieca che non può più volare
    senza di te non so più dove andare
    come una mosca cieca che non può più volare.
    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a salvare
    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a salvare.

    e se ci hai regalato il pianto ed il riso
    noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso
    e se ci hai regalato il pianto ed il riso
    noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso.

    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a salvare
    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a salvare.
    Dio del cielo se mi vorrai
    in mezzo agli altri uomini mi cercherai
    e Dio del cielo se mi cercherai
    nei campi di granturco mi troverai.

    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a cercare

    Dio del cielo se, mi vorrai amare
    scendi dalle stelle e vienimi a cercare.

    Dio del cielo io ti aspetterò
    nel cielo e sulla terra io ti cercherò.
    Oh! Dio del cielo
    Oh! Dio del cielo

     
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  13. tomiva57
     
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    Venuto da molto lontano
    a convertire bestie e gente
    non si può dire non sia servito a niente
    perché prese la terra per mano
    vestito di sabbia e di bianco
    alcuni lo dissero santo
    per altri ebbe meno virtù
    si faceva chiamare Gesù.

    Non intendo cantare la gloria
    né invocare la grazia e il perdono
    di chi penso non fu altri che un uomo
    come Dio passato alla storia
    ma inumano è pur sempre l'amore
    di chi rantola senza rancore
    perdonando con l'ultima voce
    chi lo uccide fra le braccia di una croce.

    E per quelli che l'ebbero odiato
    nel getzemani pianse l'addio
    come per chi l'adorò come Dio
    che gli disse sia sempre lodato,
    per chi gli portò in dono alla fine
    una lacrima o una treccia di spine,
    accettando ad estremo saluto
    la preghiera l'insulto e lo sputo.

    E morì come tutti si muore
    come tutti cambiando colore
    non si può dire non sia servito a molto
    perché il male dalla terra non fu tolto

    Ebbe forse un pò troppe virtù,
    ebbe un nome ed un volto: Gesù.
    Di Maria dicono fosse il figlio
    sulla croce sbiancò come un giglio.


     
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  14. tomiva57
     
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    Chi cerca una bocca infedele
    che sappia di fragola e miele
    in lei la troverà
    Barbara
    in lei la bacerà
    Barbara.

    Lei sa che ogni letto di sposa
    è fatto di ortiche e mimosa
    per questo ad un'alta età
    Barbara
    l'amore vero rimanderà
    Barbara.

    E intanto lei gioca all'amore
    scherzando con gli occhi ed il cuore
    di chi forse la odierà
    Barbara
    ma poi la perdonerà
    Barbara.

    E il vento di sera la invita
    a sfogliare la sua margherita
    per ogni amore che se ne va
    lei lo sa
    un altro petalo fiorirà
    per Barbara.







    Via del Campo c'è una graziosa
    gli occhi grandi color di foglia
    tutta notte sta sulla soglia
    vende a tutti la stessa rosa.

    Via del Campo c'è una bambina
    con le labbra color rugiada
    gli occhi grigi come la strada
    nascon fiori dove cammina.

    Via del Campo c'è una puttana
    gli occhi grandi color di foglia
    se di amarla ti vien la voglia
    basta prenderla per la mano

    e ti sembra di andar lontano
    lei ti guarda con un sorriso
    non credevi che il paradiso
    fosse solo lì al primo piano.

    Via del Campo ci va un illuso
    a pregarla di maritare
    a vederla salir le scale
    fino a quando il balcone ha chiuso.

    Ama e ridi se amor risponde
    piangi forte se non ti sente
    dai diamanti non nasce niente
    dal letame nascono i fior
    dai diamanti non nasce niente
    dal letame nascono i fior.


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  15. tomiva57
     
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    La stagione del tuo amore
    non è più la primavera
    ma nei giorni del tuo autunno
    hai la dolcezza della sera
    se un mattino fra i capelli
    troverai un po' di neve
    nel giardino del tuo amore
    verrò a raccogliere il bucaneve

    passa il tempo sopra il tempo
    ma non devi aver paura
    sembra correre come il vento
    però il tempo non ha premura
    piangi e ridi come allora
    ridi e piangi e ridi ancora
    ogni gioia ogni dolore
    poi ritrovarli nella luce di un'ora

    passa il tempo sopra il tempo
    ma non devi aver paura
    sembra correre come il vento
    però il tempo non ha premura
    piangi e ridi come allora
    ridi e piangi e ridi ancora
    ogni gioia ogni dolore
    puoi ritrovarli nella luce di un'ora

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    La chiamavano bocca di rosa
    metteva l'amore, metteva l'amore,
    la chiamavano bocca di rosa
    metteva l'amore sopra ogni cosa.

    Appena scese alla stazione
    nel paesino di San Vicario
    tutti si accorsero con uno sguardo
    che non si trattava di un missionario.

    C'è chi l'amore lo fa per noia
    chi se lo sceglie per professione
    bocca di rosa né l'uno né l'altro
    lei lo faceva per passione.

    Ma la passione spesso conduce
    a soddisfare le proprie voglie
    senza indagare se il concupito
    ha il cuore libero oppure ha moglie.

    E fu così che da un giorno all'altro
    bocca di rosa si tirò addosso
    l'ira funesta delle cagnette
    a cui aveva sottratto l'osso.

    Ma le comari di un paesino
    non brillano certo in iniziativa
    le contromisure fino a quel punto
    si limitavano all'invettiva.

    Si sa che la gente dà buoni consigli
    sentendosi come Gesù nel tempio,
    si sa che la gente dà buoni consigli
    se non può più dare cattivo esempio.

    Così una vecchia mai stata moglie
    senza mai figli, senza più voglie,
    si prese la briga e di certo il gusto
    di dare a tutte il consiglio giusto.

    E rivolgendosi alle cornute
    le apostrofò con parole argute:
    "il furto d'amore sarà punito-
    disse- dall'ordine costituito".

    E quelle andarono dal commissario
    e dissero senza parafrasare:
    "quella schifosa ha già troppi clienti
    più di un consorzio alimentare".

    E arrivarono quattro gendarmi
    con i pennacchi con i pennacchi
    e arrivarono quattro gendarmi
    con i pennacchi e con le armi.

    Il cuore tenero non è una dote
    di cui sian colmi i carabinieri
    ma quella volta a prendere il treno
    l'accompagnarono malvolentieri.

    Alla stazione c'erano tutti
    dal commissario al sagrestano
    alla stazione c'erano tutti
    con gli occhi rossi e il cappello in mano,

    a salutare chi per un poco
    senza pretese, senza pretese,
    a salutare chi per un poco
    portò l'amore nel paese.

    C'era un cartello giallo
    con una scritta nera
    diceva "Addio bocca di rosa
    con te se ne parte la primavera".

    Ma una notizia un po' originale
    non ha bisogno di alcun giornale
    come una freccia dall'arco scocca
    vola veloce di bocca in bocca.

    E alla stazione successiva
    molta più gente di quando partiva
    chi mandò un bacio, chi gettò un fiore
    chi si prenota per due ore.

    Persino il parroco che non disprezza
    fra un miserere e un'estrema unzione
    il bene effimero della bellezza
    la vuole accanto in processione.

    E con la Vergine in prima fila
    e bocca di rosa poco lontano
    si porta a spasso per il paese
    l'amore sacro e l'amor profano.





     
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62 replies since 29/9/2010, 21:26   3471 views
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