Jim Carrey

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    Jim Carrey

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    Le origini


    James Eugene Carrey, figlio di Percy e di Kathleen Carrey, Jim è nato nella città di Newmarket il 17 gennaio 1962, non lontano da Ottawa, ed ha tre fratelli più grandi, John, Patricia e Rita. La sua famiglia è cattolica ed ha radici francesi (il loro cognome originario era Carré).


    La sua carriera inizia come commediante: all'età di 10 anni manda il suo curricululum al The Carol Burnett Show. Perfino i suoi insegnanti di liceo alla fine di ogni giornata di scuola gli lasciavano qualche minuto per un'esibizione alla maniera dei cabaret.


    Quando i suoi genitori si ritrovarono in ristrettezze economiche, la famiglia Carrey si trasferì nei sobborghi di Toronto. Jim frequentò la Blessed Trinity Catholic School di New York per due anni, per poi passare alla Agincourt Collegiate Institute. Per un certo periodo di tempo la famiglia visse addirittura in un furgone Volkswagen parcheggiato nel giardino di un parente a causa delle loro profonde difficoltà economiche. Jim iniziò a fare turni di otto ore dopo la scuola per poter portare a casa qualche soldo.


    Il debutto come comico



    Jim lasciò la scuola all'età di 16 anni per dedicarsi alla carriera di comico nei club imitando celebrità come Michael Landon e Jimmy Stewart. Nel 1979, diciassettenne, si trasferì a Los Angeles dove lavorò nel The Comedy Store quando il comico Rodney Dangerfield lo notò. Il suo modo di recitare lo impressionò talmente che assunse Jim come comico all'inizio dei suoi spettacoli.


    Jim iniziò poi a interessarsi all'industria dello spettacolo televisiva. Fece un audizione per partecipare allo show Saturday Night Live all'epoca in cui cercavano nuovi membri del cast per la stagione 1980-1981, ma non fu preso.


    Il suo primo ruolo da protagonista in televisione fu Skip Tarkenton, nel programma The Duck Factory.


    Carrey continuò la sua carriera facendo piccole parti in alcuni film e in televisione che alla fine lo portarono a stringere amicizia con il comico Damon Wayans. I due parteciparono come co-protagonisti nel film Le ragazze della terra sono facili. Il fratello di Wayans, Keenen, volle inserire Carrey con uno sketch nello show ideato per la Fox intitolato In Living Color.


    I suoi personaggi insoliti, inclusa la palestrata Vera de Milo e il masochistico ispettore di sicurezza Fire Marshall Bill (i cui "suggerimenti per la sicurezza" pericolosi e imprudenti furono bersagliati dalla censura perché potevano indurre i telespettatori più piccoli a imitarne i comportamenti), e il suo stesso modo di fare davanti alle telecamere lo hanno portato al centro dell'attenzione americana (e hollywoodiana).


    La carriera cinematografica


    Con Introducing... Janet (1983), Jim debutta sugli schermi cinematografici. Poco più tardi interpreta Mark Kendall,un giovane adolescente vergine inseguito da una vampira di 400 anni (Lauren Hutton), nella horror/commedia Se ti mordo... sei mio (1985).


    Inizialmente i suoi film non ebbero molto successo ai botteghini finché, dieci anni più tardi, ebbe fortuna con il film Ace Ventura: l'acchiappanimali (1994). Il film fu stroncato dalla critica tanto che Carrey ricevette una nomination al Razzie Award come peggior attore esordiente nel 1994. Nonostante la critica, il film ebbe notevoli incassi ai botteghini, come anche i successivi The Mask - Da zero a mito e Scemo & + scemo, entrambi distribuiti nel 1994.


    Nel 1995 Carrey interpretò l'Enigmista in Batman Forever e ritornò nei panni di Ace Ventura in Ace Ventura: missione Africa. Entrambi i film sbancarono ai botteghini e resero Jim un attore da cachet multi milionario.


    Carrey fece parlare di sé quando fu rivelato che per il film Il rompiscatole (diretto da Ben Stiller) gli furono offerti 20 milioni di dollari, cifra record per un attore comico. L'attenzione per il suo cachet, insieme alle critiche negative per il film e al suo personaggio di cattivo umore in contrasto con le sue precedenti performances, contribuirono a far affondare il film al box office. Ma Jim si rialzò prontamente ritornando ai suoi ruoli usuali con Bugiardo bugiardo, film per famiglie di successo.


    Nonostante il successo nelle commedie, Carrey volle interpretare, accettando una somma molto più bassa rispetto al suo cachet, The Truman Show (1998), film drammatico per il quale gli fu conferito un Golden Globe come miglior attore protagonista.


    Nel 1999 Carrey si aggiudicò il ruolo di Andy Kaufman nel film Man on the Moon. Molti altri attori erano interessati alla parte, compreso Edward Norton, ma Carrey strabiliò tutti recitando con i bonghi che Kaufman utilizzava nelle sue performance, e ottenne la parte. Per coincidenza, i due sono nati lo stesso giorno (17 gennaio) e condividono uno stile di comicità simile, gestuale e sopra le righe. Anche questa volta si aggiudicò il Golden Globe come miglior attore protagonista.


    Nel 2000 tornò sugli schermi con i fratelli Farrelly (registi di Scemo & + scemo) nella commedia Io, me & Irene, interpretando il ruolo di un agente affetto da schizofrenia che s'innamora di una donna (Renée Zellweger).


    Nel 2003, Jim tornò ad affiancarsi a Tom Shadyac nella commedia Una settimana da Dio che guadagnò più di 242 milioni di dollari in USA e più di 458 nel resto del mondo.


    Nel 2004La sua interpretazione in Se mi lasci ti cancello è stata molto apprezzata dalla critica, anche se il film ha ricevuto soltanto un Academy Award come miglior sceneggiatura originale.


    Nel 2004 gira, inoltre, la favola nefasta Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi, dove si cela nei panni di uno spregevole teatrante. Nel 2007 è colto da un oscuro delirio, nel thriller crittografico di Joel Schumacher The Number 23.
    Nei prossimi progetti della star ci sono il casalingo Me Time, nonché l'avventuroso Ripley's Believe It or Not! di Tim Burton.

    filmografia


    The All-Night Show (1980) - Serie TV
    Introducing... Janet (1983)
    Copper Mountain (1983)
    All In Good Taste (1983)
    The Duck Factory (1984) - Serie TV
    Il treno più pazzo del mondo (Finders Keepers) (1984)
    Se ti mordo... sei mio (Once Bitten) (1985)
    Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue Got Married) (1986)
    Scommessa con la morte (The Dead Pool) (1988)
    Le ragazze della terra sono facili (Earth Girls Are Easy) (1989)
    Mike Hammer: Murder Takes All (1989) - Film TV
    Pink Cadillac (1989)
    In Living Color (1990) - Serie TV
    High Strung (1991)
    Nel segno del padre (Doing Time on Maple Drive) (1992) - Film TV
    Ace Ventura: l'acchiappanimali (Ace Ventura: Pet Detective) (1994)
    The Mask - Da zero a mito (1994)
    Scemo & + scemo (Dumb & Dumber) (1994)
    Batman Forever (1995)
    Ace Ventura: missione Africa (Ace Ventura: When Nature Calls) (1995)
    Il rompiscatole (The Cable Guy) (1996)
    Bugiardo Bugiardo (Liar Liar) (1997)
    The Truman Show (1998)
    Simon Birch (1998)
    Man on the Moon (1999)
    Io, me & Irene (Me, Myself & Irene) (2000)
    Il Grinch (Dr. Seuss' How the Grinch Stole Christmas) (2000)
    The Majestic (2001)
    Una settimana da Dio (Bruce Almighty) (2003)
    Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind) (2004)
    Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi (Lemony Snicket's A Series of Unfortunate Events) (2004)
    6 Ragazzi (Anonymous for Six/Las Chicas en Seis/Seis Mulheres e o Sexto Segredo) (2004)
    Dick e Jane - Operazione furto (Fun with Dick and Jane) (2005)
    Number 23 (The Number 23) (2007)
    A Little Game Without Consequence (2007)
    Ortone e il mondo dei Chi (Horton Hears a Who!) (2008) - Voce
    Yes Man (Yes Man) (2008)
    A Christmas Carol (A Christmas Carol) (2009)
    I Love You Philip Morris (I Love You Philip Morris) (2009)
    Ripley's Believe It or Not! (Ripley's Believe It or Not!) (2010)
    Sober Buddies (Sober Buddies) (2010)
     
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    Paura per la depressione di Jim Carrey


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    Preoccupano le condizioni dell'attore Jim Carrey. Da mesi soffre di depressione e in una delle ultime apparizioni pubbliche, al Pink Taco di Hollywood, è apparso molto magro, con gli occhi spiritati e un sorriso perennemente forzato. Nel 2010 è finita la sua storia con Jenny McCarthy, mentre l'ultimo film da lui interpretato è "I pinguini di Mr. Popper".

    Fonte:tgcom24.mediaset.it
     
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    Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi



    Titolo originale Lemony Snicket's A Series of Unfortunate Events
    Paese di produzione USA
    Anno 2004
    Durata 108 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere commedia nera
    Regia Brad Silberling
    Soggetto Lemony Snicket (romanzo)
    Sceneggiatura Robert Gordon
    Fotografia Emmanuel Lubezki
    Montaggio Michael Kahn, Dylan Tichenor
    Effetti speciali Michael Lantieri - Industrial Light & Magic
    Musiche Thomas Newman
    Scenografia Rick Heinrichs

    Interpreti e personaggi

    Jim Carrey: Conte Olaf
    Emily Browning: Violet Baudelaire
    Liam Aiken: Klaus Baudelaire
    Kara Hoffman: Sunny Baudelaire
    Shelby Hoffman: Sunny Baudelaire
    Timothy Spall: Arthur Poe
    Billy Connolly: zio Monthy Montgomery Montgomery
    Meryl Streep: zia Josephine
    Catherine O'Hara: Giudice Strauss
    Luis Guzmàn: Uomo calvo
    Jamie Harris: Uomo uncinato
    Craig Ferguson: Uomo/donna(sesso sconosciuto)
    Jennifer Coolidge: Donna amica di Olaf
    Jane Adams: Donna amica di Olaf
    Dustin Hoffman: Critico
    Federico Gallo: Giudice
    Deborah Teacher: Polly Poe

    Premi

    Premio Oscar 2005 (su 4 nomination): miglior trucco





    Dustin Hoffman appare in un cameo del film, tra gli invitati alla prima della commedia organizzata dal conte Olaf per sposare Violet.
    Quando zia Josephine e i ragazzi guardano il suo album di foto, c'è una fotografia di zia Jo da giovane durante un safari in Africa. La fotografia ritrae veramente Meryl Streep sul set de La mia Africa e la persona accanto a lei è l'attore Klaus Maria Brandauer.
    Tim Burton in origine doveva dirigere il film, con Johnny Depp nella parte del Conte Olaf e Glenn Close nella parte di zia Josephine. Quando Tim Burton lasciò il progetto, Johnny Depp lasciò a sua volta. Brad Silberling sostituì Glenn Close con Meryl Streep pensando che meglio si adattasse a quel ruolo e scelse come Conte Olaf Jim Carrey.


    Trama

    I tre fratelli Baudelaire sono ragazzi dotati di particolari capacità: Violet, la maggiore, è un'abile inventrice, capace di trasformare oggetti abbandonati in congegni adatti a quasi ogni occasione. Klaus, quello di mezzo, ama i libri ed è in grado di ricordare tutto ciò che legge. Sunny, la più piccola, si diletta a mordere le cose. Dopo l'incendio della loro casa, i tre fratelli diventano orfani e vengono affidati alle cure di un loro parente: il Conte Olaf, un attore fallito interessato esclusivamente a mettere le mani sull'eredità lasciata agli orfani Baudelaire dai loro genitori. I tre ragazzi riescono a sfuggire ad un tentativo di omicidio da parte del conte. Il Conte Olaf è un uomo molto scaltro e cattivo: con un trucco li abbandona dentro l'auto proprio sopra le rotaie, nel momento in cui il treno sta per arrivare, ma, grazie alla loro grande intelligenza, i tre ragazzi riescono con una corda ad azionare lo scambio, evitando di essere investiti. Il loro esecutore testamentario, il signor Poe, dopo quest'incidente, decide di affidarli alle cure dell'erpetologo Montgomery Montgomery. Il conte Olaf studia quindi uno stratagemma per eliminare lo scienziato, costringendo i ragazzi ad un nuovo trasloco. Gli orfani Baudelaire raggiungono così le coste del Lago Lacrimoso affidati alle cure di zia Josephine, una donna ossessionata da tutto e con un irrazionale terrore per gli agenti immobiliari. Il Conte Olaf fa la sua comparsa sotto mentite spoglie, quelle di un vecchio lupo di mare, e riesce ad ottenere nuovamente la custodia legale dei ragazzi, liberandosi nel contempo della zia Josephine. Una volta compreso che ogni sua pretesa sull'eredità sarebbe stata nulla qualora fosse capitato qualcosa ai ragazzi, il Conte Olaf decide di architettare uno stratagemma per sposare Violet durante una commedia teatrale per poter acquisire i diritti sul patrimonio. Klaus riesce a sventare i suoi piani e a dimostrare ai presenti i misfatti compiuti dal Conte Olaf: è lui infatti il diabolico inventore della macchina usata per causare l'incendio che ha distrutto la loro casa. Il Conte Olaf viene quindi arrestato, anche se appare probabile che il suo "soggiorno" in carcere non durerà molto a lungo. I tre ragazzi Baudelaire fanno un'ultima visita fra i resti incendiati della loro villa, ricevendo un inaspettato regalo dai loro genitori. Pur sapendo che saranno nuovamente affidati all'ennesimo tutore, hanno però ora la consapevolezza di poter contare l'uno sull'altro per affrontare le innumerevoli difficoltà della vita.

    Recensione



    Chi ha detto che le fiabe non sono cinematografiche? Credo che nessuno potrà dirlo dopo aver visto Lemony Snicket. Si tratta della riduzione cinematografica dei primi tre episodi di una serie di libri per ragazzi progettata in 13 volumetti e ormai giunta all'undicesimo. L'autore, Lemony Snicket per l'appunto (al secolo Daniel Handler), sconsiglia vivamente la visione del film in quanto sgradevole, tetro ed inquietante. Sarebbe a dire una fiaba nella tradizione più classica dei fratelli Grimm. [..] Il film dà quello che promette, ambienti e situazioni tetre, cupe e spettacolari di gusto prettamente ottocentesco, condite da un umorismo nero quasi all'inglese (nonostante l'autore sia americano). Il cast è notevole e può annoverare oltre al già citato Jim Carrey, gustosissimo nel ruolo di super cattivo, Meryl Streep, Jude Law e perfino Dustin Hoffman in un piccolo cameo. Davvero evocativa la fotografia di Emmanuel Lubezki e le scenografie realizzate nei teatri di posa hollywoodiani, in grado di trasportare lo spettatore in un mondo cupo e fatato allo stesso tempo.
    Il film punta sul confronto tra ragazzi e mondo degli adulti proprio nel momento in cui questo non prende mai sul serio i primi. "Chi sono i veri mostri?" dice il conte Olaf "io o voi che non siete mai disposti a credere ai ragazzi quando hanno ragione?". Lemony Snicket's è un riuscito film per ragazzi adatto anche agli adulti, cosa che ormai si può dire di moltissimi film delle ultime stagioni. Da non perdere la deliziosa grafica dei titoli di coda.
    (Mauro Corso, filmup.it)

    << Se vi aspettate di vedere un film su un simpatico elfo, cambiate sala, canale o cassetta, perché questa storia parla di incendi, orfani, cucina italiana e sanguisughe carnivore >>. Questo, a grandi linee, è l’incipit del film. Con poche, incisive parole vengono sintetizzate due ore di pellicola (dalla quale spicca l’eccezionale interpretazione di Jim Carrey, semplicemente perfetto nella parte dell’eccentrico e malvagio persecutore dei bambini). L’aspetto, a mio avviso più importante, esplicitato da questo inizio, è che ci ricorda, in modo insindacabile e sin da subito, che è solo un film, che quello che ci racconta è frutto di una scelta e che avrebbe potuto essere benissimo qualcosa di diverso. Ma procediamo con ordine... Le prime immagini, mentre scorrono i titoli di testa, sembrano parte di un cortometraggio d’animazione, ambientato in un boschetto vivace il cui protagonista è un ridente elfo. Questo simpatico quadretto viene poi sostituito dalle scure, desolate immagini del vero racconto i cui protagonisti saranno gli sfortunati, ma con eccezionali doti, fratelli Baudelaire. In questo passaggio a fare da traghettatore è la voice over del narratore, per il momento ancora assolutamente extradiegetico, poi incarnato da uno scrittore (Lemony Snicket) che rimarrà tuttavia una semplice silhouette nera in una strana stanza. Le sue parole non sono per nulla rassicuranti, anzi. Ci informa sui contenuti della storia che stiamo per vedere avvisandoci che siamo ancora in tempo per cambiare idea. E la domanda nasce spontanea: perché iniziare in questo modo? Le risposte sono molteplici ma quelle più convincenti sono probabilmente due.
    Innanzitutto, è un modo per sfidare lo spettatore, mettendolo nella condizione di superare quell’embrionale processo narrativizzante, per il quale si tende a dare senso e ad immaginarsi una storia nel momento stesso in cui si è di fronte ad una sequenza di immagini in movimento. Questa interpretazione è supportata da una frase-chiave che costantemente ritorna in tutto il film. Ogni volta che per i tre giovani protagonisti la situazione sembra volgere per il meglio, la voice over, dopo aver lasciato credere che da allora in poi tutto sarebbe stato più facile, ci informa che sebbene anche a lui sarebbe piaciuto finisse in questo modo, la realtà è stata diversa e lui DEVE dirci la verità. Così, ancora una volta, abbandoniamo il rassicurante sentiero sul quale avevamo iniziato ad avviarci, per ritornare indietro, in attesa del prossimo “sfortunato evento”. Il fine di questo tipo di scrittura (esplicitato dal fatto che chi narra è uno scrittore che sta battendo a macchina la storia) è quello di rendere consapevole lo spettatore di non essere lui la fonte dalla quale nasce la storia, lo spettatore ne è estraneo, è solo il suo ultimo destinatario, nulla di più. Chi muove i fili non è chi guarda e questo ci viene ricordato, quasi ai limiti del sopportabile, in più di un’occasione, frustrando ripetutamente la proiezione nel mondo costruito. Un esempio? Nel momento in cui la “vipera incredibilmente velenosa” irrompe nella scena e sta per attaccare la bambina più piccola (e qui ammetto di aver fatto un “piccolo” balzo dalla sedia), l’immagine ritorna sulla silhouette dello scrittore-narratore, provocando da una parte il prolungamento della tensione patemica, ma dall’altra la fastidiosa, violenta e impotente uscita dalla storia principale. Il film lascia molte domande in sospeso, che probabilmente verranno risolte in un secondo momento nel sequel, tuttavia il senso di frustrazione, anche a fine proiezione, è notevole. Tali quesiti però non riguardano tanto le vicende narrate, bensì la fonte da cui queste ci vengono narrate e sulla quale il testo filmico non dice nulla.
    Non si può non chiedersi: ma chi è lo scrittore-narratore? Come faceva a sapere le vicende dei Baudelaire? E infine, perché anche lui possiede il cannocchiale (simbolo dell’appartenenza al gruppo di ricercatori-amici di cui i genitori dei protagonisti erano a capo)? Il secondo elemento che emerge dall’incipit iniziale (ricordiamo: boschetto felice dell’elfo vs inquietante mondo reale dei bambini) è l’esplicita dichiarazione dello status ontologico del film, ovvero dell’essere un classico racconto per bambini mascherato da anti-fiaba. Infatti, nonostante affermi di non essere quel genere di racconti con elfi vivaci ed una storia a lieto fine, in realtà è proprio quello che succede. Due emblematici fattori sono: 1_ la statuetta dell’elfo, che tornerà simbolicamente all’interno della storia permettendo ai bambini di salvarsi da morte certa - anche se per farlo dovranno staccargli la testa! (infanzia come unico strumento per salvarsi dal mondo adulto o morte dell’infanzia?) - 2_ la vittoria finale dei bambini che riusciranno ad allontanare il nemico (lo zio, il conte Olaf), a risolvere le inquietanti risposte sul passato dei loro defunti genitori e infine a trovare una famiglia, scoprendo che non è un luogo bensì un rapporto tra persone: i tre fratelli, appunto. L’apparente intenzione del film è quella di non soddisfare il semplicistico piacere per un mondo armonioso e felice, bensì mostrare la brutalità della vita, partendo dal più grande trauma per un bambino: la morte dei genitori, e passando attraverso la solitudine e il tradimento delle persone più care. Da questo quadro finale però gli adulti ne escono assolutamente sconfitti. Incapaci di ascoltare i ragazzi, sono dipinti come gli unici colpevoli del loro dolore. Questa crudeltà, sia dell’ambientazione che dei personaggi, è tuttavia solo il tramite attraverso il quale trasmettere la morale conclusiva, ovvero che anche dietro ad una “serie di sfortunati eventi” si può riscoprire la bellezza della vita. Se questa non è una fiaba... (Sara Panetta)



    Edited by gheagabry - 12/2/2013, 18:10
     
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  5. gheagabry
     
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    The Evolution of Jim Carey and Gary Oldman by Jeff Victor

     
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