Audrey Hepburn

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    fotografie di leo fuchs




































    in Congo, 1959



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    Anteprima della Tesi di Elisabetta Avenoso





     
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    Edited by Lussy60 - 7/10/2011, 10:42
     
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    Venti anni senza Audrey Hepburn
    Il 20 gennaio 1993 moriva l'attrice, sua eleganza senza tempo




    Nessuna poteva indossare come lei un tubino nero De Givenchy fatto di niente; nessuna poteva nascondersi sotto un panama di un metro quadrato firmato Saint Laurent senza sembrare eccessiva, nessuna poteva rimanere espressiva anche dietro un paio di misteriosi occhiali scuri di Chanel.
    Audrey Hepburn moriva 20 anni fa nella sua casa in svizzera a soli 63 anni. Ma rimane ancora oggi una icona di stile ed eleganza ineguagliabile: il suo corpo esile, gli occhi da cerbiatto, quel sorriso disarmante hanno, a suo tempo, disintegrato i canoni della bellezza femminile delle Monroe e delle Loren.
    (ansa)


    «Noi e Audrey, una notte in "500"»
    Metti una sera a cena con la Hepburn




    Il ricordo di quella serata, improvvisamente nitido e vivissimo, mi è riapparso ieri, durante la conferenza stampa di presentazione della mostra «Audrey a Roma» che si aprirà il 26 ottobre all'Ara Pacis (foto, video e oggetti personali, si annuncia straordinaria). Era il 1987, inizio di primavera. Squillò il telefono, ero al lavoro al «Corriere della Sera» come vice di Andrea Purgatori, ai tempi capocronista di Roma, mio fraterno amico, oggi famoso sceneggiatore. «Venite domani a cena da me? Volete conoscere Audrey Hepburn?» Era Arabella Ungaro Lemaitre, nostra fantastica amica cosmopolita, per anni in Rcs ma da giovane antesignana di tante presenze italiane a Hollywood nel mondo dei press agent, poi raffinata complice di Giancarlo Menotti nel primissimo Spoleto. Andrea ed io ci guardammo, non ci sembrava vero.



    Andrea ed io ci presentammo appena in tempo per la folgorante apparizione del Mito: kilt scozzese rosso-blu, camicia bianca, filo di perle, calze nere, capelli raccolti, lieve sorriso, italiano impeccabile, niente trucco. Non riuscivamo a parlare.
    Le sorprese di Arabella non erano finite. Accanto a lei, all'Icona Audrey, Arabella (che si divertiva col gioco dei contrasti) aveva convocato il nostro amico di sempre Paolo Panelli, nemmeno lui aveva mai sfiorato la Dea. Un mix irripetibile: il grande attore comico italiano e il volto di Sabrina.
    Panelli ruppe il ghiaccio col registro di cui era Maestro indiscusso: il surreale. Cominciò, e non smise mai, a dare continui colpi di gomito ad Andrea e a me, parlandoci all'orecchio ma ad alta voce, come fuori campo: «Ehi, ragazzi, ma vi rendete conto? Audrey Hepburn!». Lei rideva, rideva, rideva. E non mangiava quasi niente. Panelli, gran cinefilo, le chiese di tutti e di tutto: divi, dive, registi. Inutile raccontare dettagli. Si intesero alla perfezione.



    Alla fine lei chiese un taxi. Andrea, grande faccia tosta, disse: «C'è la 500 di Paolo!» Che era bianca, del 1964, scassatissima. Lei ne fu entusiasta. Aprimmo la capote impolverata, la riportammo a casa ai Parioli attraversando Roma come su un set, con lei che indicava i monumenti. Dentro era un letamaio, ma lei non battè ciglio. Arrivammo a casa sua, aspettammo che entrasse e che accendesse tutte le luci perché, disse sorridendo, aveva paura di rientrare da sola. Chiuse la porta. Andrea ed io ci guardammo. «Era vero o abbiamo bevuto?» Sì, avevamo bevuto. Ma era tutto vero. C'era apparso il Mito. E il Mito ci aveva sorriso. In '500.

    PAOLO CONTI , corriere 04 ottobre 2011





    Audrey Hepburn with Andrea Dotti after their wedding in Switzerland, 18th January 1969





    Audrey Hepburn with Mel Ferrer after the birth of their son, Sean, July 1960.

     
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    Audrey Hepburn, icona di eleganza: 20 anni fa la morte

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    Copertina del catalogo della mostra di Audrey Hepburn a Roma
    Nessuna poteva indossare come lei un tubino nero De Givenchy fatto di niente; nessuna poteva nascondersi sotto un panama di un metro quadrato firmato Saint Laurent senza sembrare eccessiva, nessuna poteva rimanere espressiva anche dietro un paio di misteriosi occhiali scuri di Chanel. Audrey Hepburn moriva 20 anni fa nella sua casa in svizzera a soli 63 anni. Ma rimane ancora oggi una icona di stile ed eleganza ineguagliabile: il suo corpo esile, gli occhi da cerbiatto, quel sorriso disarmante hanno, a suo tempo, disintegrato i canoni della bellezza femminile delle Monroe e delle Loren.

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    La locandina del film "Colazione da Tiffany"
    Tra i tanti modelli che il suo amico Hubert De Givenchy realizzò per lei c'è il famoso «little black dress» che alcuni anni fa venne venduto all'asta per 410.000 sterline, stabilendo un record.

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    L'attrice alla prima di ''Colazione da Tiffany'' a Roma
    Lungo, portato con cinque fili di grandi perle, una tiara e dei lunghi guanti neri, è il modello con cui Audrey apparve nella scena che apriva "Colazione da Tiffany", un punto di riferimento ricorrente in termini di stile tanto nel mondo della moda quanto per il pubblico in generale fin dall'uscita del film, mezzo secolo fa.

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    L'attrice con una crocerossina alla prima di ''Colazione da Tiffany'' a Roma
    Eppure questo è soltanto un esempio della miriade di look memorabili che fecero di lei una delle più affascinanti star della storia del cinema.

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    Audrey Hepburn e Gregory Peck in una scena del film ''Vacanze romane"
    I suoi intensi quindici anni in cima alle gerarchie di Hollywood, dai primi anni Cinquanta fino alla seconda metà dei Sessanta, coincisero e s'intrecciarono con un momento molto significativo della moda, quando le norme altere della haute couture dovettero cedere a una nuova ondata di cambiamenti.

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    L'attrice negli studi cinematografici a Cinecitta', Roma
    Dopo un documentario educativo e una serie di lavori in teatro, appare per la prima volta sullo schermo cinematografico nel film The Secret People (1952).

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    Mel Ferrer e Audrey Hepburn, ad una corrida a Madrid nel 1955
    Ma la pellicola che la rende famosa è, Vacanze Romane, diretta da William Wyler, in cui recita con Gregory Peck. Il ruolo, conteso con Elizabeth Taylor, è affidato a lei per «il fascino, l'innocenza e il talento» che mostra di possedere, come disse lo stesso regista. Ed è proprio grazie a questo film, dove la si vede scorazzare a bordo di una Vespa nei panni di una principessa aggrappata alla schiena dell'affascinante Gregory Peck, che la Hepburn vince l'Oscar come migliore attrice protagonista. Ancora accanto ad un'altra star del cinema, la vediamo in Sabrina del 1954.

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    L'attrice con il marito Mel Ferrer, il giorno delle loro nozze a Roma
    Il film, diretto da Billy Wilder, la vede protagonista insieme a Humphrey Bogart. È con questo lavoro che si stringe un importantissimo sodalizio per il mondo del cinema e della moda tra Audrey Hepburn e Hubert de Givenchy.

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    L'attrice con il marito Mel Ferrer e il loro figlio Sean
    Ma a scoprirla a Montecarlo era stata nientemeno che Colette. Seduta nella sua sedia a rotelle, la grande femme de lettres seppe subito che la dicianovenne carina che attraversava l'ingresso dell'Hotel de Paris sarebbe stata «a very good Gigi a Brodway. Audrey, ovvero Audrey Kathleen Ruston, all'anagrafe, era nata a Bruxelles, il 4 maggio 1929, da un banchiere inglese e una baronessa olandese.

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    Una scena del film "Colazione da Tiffany"
    Dopo il divorzio dei genitori, fu spedita a Londra in una scuola per ragazze molto bene. Durante le vacanze estive con la madre a Arnhem, i nazisti occuparono la città. Fu in quel periodo che la piccola soffrì di depressione e di malnutrizione. Dopo la liberazione entrò in una scuola di danza a Londra con una borsa di studio e cominciò a lavorare come modella. Fino al giorno in cui il cinema la chiamò prepotentemente. Nel 1963 la vediamo protagonista del film Sciarada, accanto a Cary Grant, il quale l'anno successivo al film dichiara: "L'unico regalo che desidero per Natale è un altro film con Audrey Hepburn". Con Mel Ferrer ebbe un matrimonio e un figlio. Poi sposò uno psicoanalista italiano, Ugo Dotti. E l'italiano era infatti una delle sei lingue che parlava. Troverà nel 1981, finalmente, il compagno della sua vita, Robert Wolders, ex-marito di Merle Oberon. Audrey Hepburn muore di cancro al colon a 64 anni, il giorno 20 gennaio 1993, presso Tolochenaz, paesino svizzero vicino Losanna.

     
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    Audrey Hepburn durante le riprese del film “Gigi”, il 28 novembre 1951. (AP Photo)



    Venti anni fa moriva l’attrice britannica Audrey Hepburn, un’icona del cinema statunitense degli anni Cinquanta e Sessanta. Vinse anche un Oscar come miglior attrice, nel 1954, per il film Vacanze romane, interpretando il personaggio della Principessa Anna. Nella memoria collettiva viene spesso identificata come Holly Golightly, in Colazione da Tiffany, tratto dal romanzo omonimo di Truman Capote in cui Holly, giovane accompagnatrice, è alla ricerca di un luogo nel mondo a cui possa sentire di appartenere.

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    Audrey Hepburn del 1960. (Hulton Archive/Getty Images)


    Audrey Hepburn nacque il 4 maggio 1929 a Bruxelles, in Belgio, e crebbe in Olanda, durante gli anni dell’occupazione nazista. Il suo vero nome era Audrey Kathleen Ruston e sua madre discendeva da un’antica famiglia nobile olandese. Il cognome con cui divenne famosa, Hepburn, apparteneva alla nonna paterna e fu aggiunto da suo padre all’anagrafe anni dopo. Nel 1939 iniziò a studiare danza al Conservatorio di Arnhem, in Olanda, fino al 1945. Negli anni della guerra cambiò anche il suo nome in Edda van Heemstra, cercando di nascondere ai nazisti la sua origine inglese.

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    Audrey Hepburn e James Hanson a Cinecittà, a Roma, nel 1952. (AP Photo/Mario Torrisi)

    Si trasferì a Londra nel 1948, dove iniziò la carriera di attrice, dato che alcuni problemi di salute e di malnutrizione non le permisero di portare avanti la carriera da ballerina. Iniziò a recitare nei teatri per alcuni musical ed esordì al cinema nel 1951, nel film One Wild Oat. Il primo grande successo cinematografico fu Vacanze romane: Audrey Hepburn andò al provino organizzato dal regista Wulliam Wyler nel 1952. Nonostante la casa di produzione volesse Elizabeth Taylor come protagonista del film, il regista scelse la Hepburn, come interprete della Principessa Anna. Raccontò il regista:

    All’inizio, recitò la scena del copione, poi si sentì qualcuno gridare ‘Taglia!’, ma le riprese in realtà continuarono. Lei si alzò dal letto e chiese, “Com’era? Sono andata bene?”. Si accorse che tutti erano silenziosi e che le luci erano ancora accese. Improvvisamente, si rese conto che la cinepresa stava ancora girando… Aveva tutto quello che stavo cercando, fascino, innocenza e talento. Inoltre era molto divertente. Era assolutamente incantevole, e ci dicemmo, “È lei!”.

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    Miss Hepburn dances with Don Little, a professional dancer from St. Louis, in a ballroom scene, Aug. 19, 1955. The elegant setting depicts the atmosphere of 19th century Russia, as lived by royalty. (AP Photo/Mario Torrisi)


    In un altro film di successo, Sabrina, nacque la collaborazione professionale con lo stilista francese Givenchy, che disegnò per lei molti costumi di scena. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, Audrey Hepburn era diventata una delle più grandi attrici di Hollywood e anche un’icona dello stile: una figura snella e di buon gusto, secondo i giornali del tempo, ammirata e imitata, ancora oggi. Una figura femminile nuova, rispetto all’immagine della donna di quegli anni, soprattutto nel cinema e simbolo di fascino, oltre ogni moda: i suoi abiti di scena sono stati più volte esposti e hanno fatto la storia del costume. Su tutti il famoso tubino nero indossato in Colazione da Tiffany, disegnato da Givenchy, e gli occhiali da sole grandi e neri. Parlando di stile, Audrey Hepburn disse:


    Per avere occhi belli, basta guardare come se si stesse cercando una cosa bella; per labbra splendide, basta dire solo cose splendide; e per la posa, l’importante è camminare come se non si fosse mai sole.

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    Audrey Hepburn nel ruolo di Eliza Dolittle in “My Fair Lady” nel 1964. (AP Photo)


    Nella sua carriera di attrice oltre ad aver vinto l’Oscar nel 1954 come miglior attrice, ha vinto anche tre Golden Globe, un Emmy, un Grammy Award, tre David di Donatello. Nel 1993, l’American Film Institute l’ha messa al terzo posto tra le più grandi attrici di tutti i tempi. Nel 1961, il personaggio di Holly, interpretato nel film Colazione da Tiffany, gli valse un’altra nomination agli Oscar, che quell’anno fu vinto poi da Sophia Loren. Ma quel personaggio è ancora oggi considerato come una delle figure più incisive e rappresentative del cinema americano del ventesimo secolo. Tiffany, la più famosa gioielleria di New York, rappresentava l’unico posto in cui Holly riusciva a dimenticare le sue “paturnie”, un posto che rappresentava la pace, la serenità. A proposito del personaggio, Audrey Hepburn disse:

    «Sono un’introversa. Interpretare una ragazza estroversa è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto».


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    Audrey Hepburn dopo la cerimonia degli Oscar del 1954, con in mano la statuetta vinta come migliore attrice, il 25 marzo 1954. (AP Photo)

    La sua carriera professionale si incrociò nuovamente con quella di Elizabeth Taylor nel 1964, per il ruolo di Eliza Doolittle nel film musicale My Fair Lady. Audrey Hepburn venne scelta al posto di Julie Andrews, che aveva interpretato il ruolo a Broadway: all’inizio rifiutò il ruolo, sostenendo che fosse giusto affidarlo alla Andrews, allora però poco conosciuta nel mondo del cinema. Quando le dissero che la parte sarebbe stata assegnata in alternativa a Elizabeth Taylor, decise di accettare. Durante le riprese del film, Audrey Hepburn scoprì di essere stata doppiata nei pezzi musicali e in segno di protesta lasciò il set. Tornò il mattino dopo, scusandosi. Alla fine, nel film solo poche frasi (in due canzoni) sono cantate effettivamente da Audrey Hepburn.

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    ..with her pet dog. (Photo by Keystone/Getty Images)


    Dal 1967 in poi lavorò molto meno: l’ultimo ruolo importante della sua carriera cinematografica lo interpretò nel 1981, nella commedia …e tutti risero. L’ultima apparizione in un film la fece invece nel 1988, con una piccola parte in Always, diretto da Steven Spielberg. Poco dopo fu nominata ambasciatrice speciale dell’UNICEF e da quel momento si dedicò soprattutto all’aiuto dei bambini dei paesi poveri, viaggiando in diverse parti del mondo. Morì il 20 gennaio 1993.



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    sulla copertina di Life, il 7 dicembre 1953. (AP Photo)

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    durante una conferenza stampa dopo il suo viaggio in Somalia come ambasciatrice dell’UNICEF, il 29 settembre 1992. (THIERRY SALIOU/AFP/Getty Images)

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    La Hepburn prima di diventare famosa: è online l’archivio della British Pathé
    La British Pathé, società che si occupa dell’archivio del cinegiornale del Regno Unito, ha caricato la sua intera collezione di 85.000 filmati storici, in alta risoluzione, su YouTube, coprendo 100 anni di storia. Un progetto fenomenale.


    Video

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    Una Audrey Hepburn giovanissima e sconosciuta , che si mostra al pubblico del Cambridge Circus Theatre, nel 1950, mentre lavora come modella per una casa di moda inglese. Questo è solo uno dei filmati della della British Pathé, la società che si occupa dell’archivio del cinegiornale del Regno Unito, e che ha caricato la sua intera collezione di 85.000 filmati storici, in alta risoluzione, su YouTube, coprendo 100 anni di storia. La collezione, infatti, va dal 1896 al 1976 e comprende 3500 ore di notizie riguardanti grandi eventi, figure importanti, moda, viaggi, sport e cultura. Nella collezione è compresa anche una vasta sezione dedicata alle due Guerre mondiali.


    Le personalità catturate dai cinegiornali dell’epoca includono la principessa Diana, Arnold Schwarzenegger , Elizabeth Taylor, Marilyn Monroe, Fidel Castro, John Lennon , Salvador Dali, Madre Teresa , Muhammad Ali e Charlie Chaplin e lo scopo è spiegato chiaramente dal General Manager della British Pathé, Alastair White:



    La nostra speranza è che tutti quelli che hanno un computer, in tutto il mondo, possano vedere questi filmati e goderne. Questo archivio è un tesoro senza eguali nel significato storico e culturale che non dovrebbe mai essere dimenticato . Caricare i filmati su YouTube era il modo migliore per essere sicuri di questa speranza. Se stai cercando curiosità sulla famiglia reale , il Titanic , la distruzione dell’Hindenburg , o storie stravaganti riguardo i passatempi inglesi dell’epoca , saranno tutte lì sul nostro canale . Vi attrarrà per ore ed ore.

    Con le sue radici nel 1890 a Parigi , la British Pathé divenne nota, all’epoca, per il suo stile informativo all’avanguardia e il suo archivio ora forma una delle più vaste collezioni di cinegiornali esistenti . L’ ufficio di Londra ha aperto nel 1910 , e la società Associated British Pathé è stata fondata nel 1933. Per accedere all’archivio è molto semplice: basta scrivere su YouTube il nome della società British Pathé e avrete subito accesso alle notizie, divise per categorie (vi segnaliamo la stupenda “Celebrity: The Golden Era”, ossia “Celebrità: L’Età dell’Oro”) per una ricerca più facile ed immediata. L’ archivio è stato digitalizzato originariamente nel 2002 e l’attuale progetto ( gestito dalla società tedesca Mediakraft ) , prevede l’inserimento di nuovi contenuti, in inglese ma anche in altre lingue. Un progetto davvero stupendo.


    http://cinema.fanpage.it

     
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    Audrey Hepburn, era nella Resistenza
    Nuovo libro racconta star, sconvolta da uccisione zio


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    (ANSA) - NEW YORK, 28 OTT - Ha lavorato fianco a fianco con la Resistenza contro i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. A raccontare il passato segreto di Audrey Hepburn, la star di 'Colazione da Tiffany', e' il libro 'Dutch Girl: Audrey Hepburn and World Word II', in uscita in aprile e di cui il New York Post racconta alcuni estratti.
    A spingere Hepburn a lavorare con la Resistenza era stata la morte di suo zio, il conte Otto van Limburg Stirum, ucciso dai nazisti. Quando la guerra e' scoppiata nel 1939, Hepburn si trovava in Inghilterra come aspirante ballerina. La madre baronessa aveva allora deciso di farla rientrare a casa, in Olanda, augurandosi che il paese restasse neutrale. Invece anche l'Olanda venne occupata da nazisti.
    A raccontare e offrire prove dell'impegno in prima di linea di Hepburn con la Resistenza e' lo scrittore Robert Matzen, che ha scoperto un diario di 188 pagine scritto da Otto durante i suoi quattro mesi di prigionia prima di morire.


    RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

     
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