Liguria ... Parte 2^

...“Benvegnuj a Zena” ... BENVENUTI A GENOVA!!!

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  1. tomiva57
     
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    Forti



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    I forti di Genova: il forte Puin

    lL Parco Urbano delle Mura, adagiato lungo i crinali che separano la Val Polcevera dalla Val Bisagno sulle colline alle spalle di Genova, rappresenta con i suoi 876 ettari il più vasto polmone verde della città. Lo sguardo spazia dal promontorio di Portofino fino a Capo Noli, dal Santuario della Madonna della Guardia al Monte Antola e ai Forti della Val Bisagno. Le Mura seicentesche, a forma di V aperta verso il mare, racchiudevano la città. I Forti Diamante, i due Fratelli, Puin, Sperone, Begato, Castellaccio, Tenaglia, Crocetta - costruiti tra il XVIII e il XIX secolo, rappresentavano uno dei sistemi fortilizi più vasti d’Europa.

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    Forte PuinSulla sinistra orografica del Bisagno si elevano le fortificazioni orientali di Genova.Il Parco Urbano dei Forti, esteso su un crinale a ferro di cavallo che parte dal contesto urbano e vi ritorna dopo aver attraversato alture selvagge e disabitate, offre opportunità per escursioni storico-naturalistiche. Il Forte Quezzi, il Forte Ratti, il Forte Richelieu, il Forte Santa Tecla , vennero ideati già alla metà del XVIII secolo e realizzati compiutamente nel corso dei primi decenni del XIX secolo. Essi dominano versanti altamente panoramici, spesso coperti da estesi boschi. In posizione centrale e sopraelevata, a 560 m. di quota, Forte Ratti con i suoi 220 m di sviluppo lineare rappresenta il “Maschio” del sistema fortilizio.


    Forte Sperone



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    Rappresenta il punto chiave delle fortificazioni genovesi ottocentesche ed è situato proprio al vertice delle "Mura Nuove" del 1630, che, ancora oggi, appaiono come potenti baluardi adagiati sulle colline alle spalle del centro cittadino.
    L’ingresso principale del forte, sovrastato dallo stemma dei Savoia, è protetto da un fossato e da un robusto portone, un tempo collegato al ponte levatoio, tramite due catene; altri elementi architettonicamente molto significativi sono la polveriera - ben conservata - che si trova nella parte bassa del forte, la caserma centrale con ampie stanze, e la bella cappelletta annessa al complesso.
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    Forte Castellaccio



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    Le prime notizie sicure riguardo opere difensive in questa località risalgono al 1319, quando i guelfi edificarono un castello con "mura e fossi". Nel 1530 questo, rovinato dagli anni, fu ripristinato subendo alcune modifiche. Nel 1633, con la realizzazione delle Nuove Mura, si pensò di demolirlo; fu invece conservato in parte, ed utilizzato come deposito per le polveri e caserma per un piccolo presidio di soldati a guardia della cinta. Purtroppo non si conosce l'esatta consistenza di quelle antiche strutture. Il Castellaccio settecentesco era invece formato da due caserme parallele, con solai di legno, contenenti alloggi, cucine e magazzini appoggiati al recinto di una grossa polveriera. Nella parte meridionale della fortezza erano ancora presenti i resti dell'antico castello, ridotti a poche opere in muratura o alle sole fondamenta.

    Le grandi trasformazioni ebbero inizio dopo l'annessione al Regno Sardo. Nel 1818 veniva presentato uno studio per rinnovare la fortificazione settecentesca, la quale fu completamente demolita e ricostruita, sullo stesso luogo, dallo stesso anno seguendo questo progetto. I lavori, intorno al 1827, furono interrotti, ma ripresero subito dopo seguendo un altro disegno. Le murature già innalzate non furono demolite. Nell'area interna del complesso, esistono ancora le testimonianze di quel fortino mai completato. Il nuovo Castellaccio era una fortezza autonoma, avente il duplice scopo di proteggere la città e di sedare eventuali rivolte cittadine. La caserma è composta da due piani, più un sotterraneo; all'interno di quest'ultimo si trovavano due forni da 320 razioni ciascuno.

    La Torre della Specola, anomalo edificio in mattoni rossi visibile da molte zone della città, è stata innalzata sullo sperone roccioso dove, fin dal 1509, erano eseguite le condanne a morte, fino allora compiute nella zona della Lanterna. Le forche erano composte da quattro pilastri in pietra che sostenevano assi trasversali, da cui pendevano catene, dalle quali penzolavano i corpi dei condannati. La Specola fu edificata fra il 1817 ed il 1825 come integrazione del complesso "Castellaccio" (composto, appunto, dal Forte e dalla Torre). Tra il 1830 ed il 1836, le due opere furono inglobate all'interno di un'unica cinta bastionata, con un accesso comune. L'interno del torrione è su due piani, più un sotterraneo con cisterna. La struttura reggente è composta da sei grossi pilastri; la ripida scala di servizio è ricavata in uno di essi. La grande sopraelevazione che spicca sul tetto è stata edificata tra il 1911 ed il 1914 dall'Istituto Idrografico della Marina, per ospitare un osservatorio meteorico ed aerologico ed il relativo personale. La Torre fu abbandonata nel 1969, in seguito utilizzata come deposito materiale ed oggi come archivio.

    Dal 31 maggio 1875 fino al giugno 1940, da una casamatta posta sull'angolo delle mura esterne, a mezzogiorno in punto veniva sparato un colpo di cannone. Il contatto elettrico era dato da un pendolo, tuttora conservato funzionante, posto all'interno del Forte San Giorgio, sede dell'Istituto Idrografico.

    Durante i moti del 1849 i soldati piemontesi erano barricati all'interno del complesso: isolati e senza ordini, consegnarono la fortezza ai rivoltosi. Questi, asserragliati al suo interno, cercarono di rallentare il più possibile l'occupazione della città da parte delle truppe del generale La Marmora, sparando continue cannonate contro San Benigno e Palazzo Doria (occupati dai bersaglieri). Ma i piemontesi dilagavano ovunque; in molti abbandonarono il Forte calandosi dalle mura. La resa del 10 aprile restituì il complesso alle autorità militari. Durante la prima guerra mondiale vi furono rinchiusi i prigionieri austriaci. Già dal 1929 è sede di una stazione radiotelegrafica. Il resto è oggi parte disabitato (in questa zona aleggiano strani misteri ...), anche se in buono stato di conservazione, o utilizzato come magazzino dall'Istituto Idrografico e come ritrovo dal "Club Castellaccio anni '30". La caserma sulla val Bisagno è invece completamente abbandonata


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    Forte Begato



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    Secondo alcuni annalisti, una primitiva opera fortificata sul luogo attualmente occupato dal Forte Begato, risalirebbe al 1319. C'è da tener presente che le notizie potrebbero anche riferirsi alla Bastia di Peralto. Con la costruzione delle Nuove Mura la zona, denominata Piano delle Fosse (GeF) (e non "Piana", come erroneamente si asserisce), fu compresa all'interno del recinto. Sul posto, alla fine del '700 fu realizzata una Batteria trasversale.

    Nel 1818 il maggiore Andreis proponeva il progetto per la realizzazione della caserma. Questa, una volta attuata, presentava la particolarità di essere, nel lato di levante, più alta di un piano rispetto al lato Polcevera. Questa diversità si deve probabilmente ad una soluzione architettonica e funzionale del progettista: in questo modo, infatti, si aumentavano ricettività e servizi. I lavori iniziarono intorno al 1818 e terminarono verso il 1830 (nel 1823 la caserma "si trova circa a un terzo della sua costruttura"). Al termine di questi, con una variazione al progetto originario, si aggiunse un tetto a falde con tegole in ardesia. Fra il 1832 ed il 1836 il complesso fu chiuso verso la città con un recinto bastionato.

    Il 28 marzo 1849, durante i moti contro i piemontesi, Forte Begato fu occupato da numerosi uomini della Guardia Nazionale in modo da battere la val Polcevera, strada di accesso dei nemici, rappresentati dai soldati piemontesi del Regio Esercito e dai bersaglieri. Con la resa del 10 aprile, la fortificazione fu restituita alle autorità Reali. Durante la guerra del 15-18, al suo interno furono imprigionati i soldati austriaci, utilizzati al rimboschimento del Peralto ed altri lavori in zona. Nel 1922 si era pensato di spianare il Forte e le Mura circostanti, in modo da realizzare una pista di atterraggio per piccoli velivoli. Il progetto venne fortunatamente scartato: infatti, la zona, scomoda da raggiungere, è da sempre particolarmente esposta ai venti, quindi ci sarebbero state serie difficoltà per l'atterraggio.

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    Intorno al 1940, all'interno del recinto, furono approntate le postazioni della contraerea. Nel 1937 lo smantellamento del tetto a falde era già in corso. La demolizione di uno dei quattro bastioni della caserma è stata finora attribuita ai tedeschi in fuga nel 1945 (l'opera era in mano a questi soldati dal settembre '43). Ma ricordiamo che il Comandante le truppe germaniche di stanza a Genova, generale Meinhold, aveva firmato la resa totale e l'ordine era stato diramato a tutti i presidi tedeschi, i quali, alla fine ottemperarono alle disposizioni ricevute. Gli armamenti in loro possesso furono gettati nelle cisterne del Forte (i soldati si rifiutarono di consegnare le armi ai partigiani), dopodiché il presidio abbandonò l'opera (ricordiamo che i tedeschi avevano fretta di lasciare la città, temendo di rimanere prigionieri). In quei drammatici momenti, la distruzione di manufatti era l'unica cosa alla quale non pensavano. Il crollo del bastione è avvenuto tra il 1941 e l'ottobre 1942 a causa dei bombardamenti inglesi. Alla fine del conflitto, per circa dieci anni, il Forte è rimasto inutilizzato. Dalla metà degli anni '50 fino alla fine degli anni '70 è nuovamente in mano all'esercito, che lo sfrutta come deposito.

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    Nel 1990 Forte Begato è apparso la fortificazione più indicata ad ospitare manifestazioni ed attività all'aperto che abbiano necessità di aree pianeggianti, come equitazione, spazi polivalenti etc. Alcuni fabbricati intorno al maschio sono stati restaurati, per essere adibiti a foyer di ricevimento per il pubblico, ristorante e zona bar al chiuso ed all'aperto, alloggi per la custodia. Iniziò quindi il conseguente intervento di restauro della caserma, grazie al quale la fortificazione potrà essere consegnata alla città.


    Forte Tenaglia



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    Il sito era anticamente occupato dalla Bastia di Promontorio, una fortezza che potrebbe risalire a prima del 1478 e della quale non si hanno notizie sicure riguardo le strutture. Gli annalisti la descrivono sommariamente come un bastione; verosimilmente era, più semplicemente, una torre, forse circondata da un cinta. Durante la costruzione delle Nuove Mura, l'antica fortificazione fu demolita per realizzare una Tenaglia, semplice appendice alla cinta con funzione di batteria. Durante il periodo napoleonico, l'opera subì una prima modifica. In un periodo compreso tra il 1815 ed il 1830 iniziarono i lavori d'ampliamento, con la realizzazione di un grande terrapieno; a metà di questo, dal 1831, fu scavata la caserma che scende di due piani. L'accesso al Forte si ricavò scavando un'ampia galleria nella seicentesca cinta. Di fronte, un piccolo piazzale dà accesso al ponte levatoio, azionabile solo dalla parte delle Mura. I lavori terminarono intorno al 1836. Durante i moti del 1849, a causa di un tradimento, il complesso cadde in mano ai piemontesi.

    Il Tenaglia è uno di quei pochi Forti a non essere stato abbandonato nel 1914, anche se, probabilmente, fu privato dell'artiglieria pesante. Verso il 1938 la Milizia modificò completamente le postazioni ottocentesche, sostituendole con quattro piazzole in cemento armato per altrettanti pezzi da contraerea. Dopo l'8 settembre '43 il Forte fu occupato dai soldati tedeschi; un'ala della caserma è stata gravemente danneggiata da un bombardamento di quel periodo. Nel '45 questo presidio fu uno degli ultimi ad arrendersi: a Genova la Liberazione è avvenuta (praticamente) il 24 aprile, i tedeschi asserragliati nel Forte si arresero però solo due giorni dopo. Al termine del conflitto è stato abbandonato. Non avendo subito occupazioni da parte dei senza tetto nel dopoguerra, e rimanendo disabitato fino ai primi anni '70, non è raro imbattersi ancora in qualche antica testimonianza del suo passato militare (foto portachiavi magazzino d'artiglieria).

    L'accesso alla caserma, situata a metà struttura, avviene tramite rampe di scale: queste collegano i sottostanti piani. Ogni livello della caserma è composto da due lunghi vani.

    L'opera, intorno alla quale circolano strane leggende, è attualmente in concessione a dei privati, per cui non è liberamente accessibile.

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    Torre di San Bernardino



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    La costruzione di quest'opera è iniziata nel 1820 ed è terminata intorno al 1825; il suo scopo era di proteggere la vicina porta San Bernardino; è affine alle Torri Quezzi e Monteratti. L'accesso all'interno avveniva esclusivamente tramite un camminamento coperto, realizzato dopo il 1826, il quale principiava nel rivellino antistante porta San Bernardino. Questo cunicolo oggi si "presta" volentieri a voci infondate che lo indicano quale passaggio segreto verso le mura della città o verso chissà dove.

    La Torre è composta dal vano sotterraneo (al fianco del quale è la cisterna), dal piano terra e da quello superiore. In questo, una delle cannoniere presenta l'originaria inferriata apribile, tuttora funzionante. Sul terrazzo si aprono numerose caditoie, per il lancio d'oggetti da difesa. Un "tappo" in marmo ora cementato, situato al centro del terrazzo, poteva essere aperto per facilitare lo smaltimento del fumo di sparo dai locali sottostanti.

    Torre San Bernardino rimase militarmente attiva fino al 1914. Dal 1918 al 1997 è stata adibita a vari scopi. L'opera, di proprietà del Comune di Genova dal 1934, è stata recentemente utilizzata come base per gli operatori forestali dei Lavori Socialmente Utili.


    Forte Puin



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    Il lungo crinale posto fra lo Sperone e i Due Fratelli è contornato da solchi appena accennati, i quali si sviluppano per centinaia di metri seguendo un curioso andamento zigzagante; questi furono scavati dai genovesi e dagli austriaci nel 1747 e rappresentano le uniche e confuse testimonianze delle fortificazioni campali, trincee difensive dalla quale derivano molti dei nostri Forti. Partendo dallo Sperone, la seconda importante ridotta, realizzata in gabbioni, era posta dove oggi si erige il Forte Puin (publifoto).

    Già i francesi, nel 1806, avevano stabilito la realizzazione della fortificazione e dei Due Fratelli, con lo scopo di migliorare le difese sulla dorsale tra Sperone e Diamante. La continua ricerca di documenti d'archivio e disegni di progetto, ed il confronto tra essi, ci permette di affermare che la realizzazione dei Due Fratelli e del Puin è opera dei piemontesi, i quali s'ispirarono senz'altro alle già citate "torri modello" francesi (vedi scheda Torri Ottocentesche). I lavori furono intrapresi solo nel 1815 per ordine del Governo Provvisorio. Nel Forte Puin, per prima cosa, fu cominciata la Torre. La cinta bastionata fu intrapresa in un secondo tempo, e realizzata in due riprese (1818 e 1826). Nel 1830 l'opera poteva dirsi terminata. Questa è stata abbandonata nell'ultimo decennio dell'ottocento, e "radiata" dalle liste militari nel 1908. Nel 1924 compare nell'elenco degli edifici monumentali. Nel 1963 è stata presa in concessione e restaurata dal professor Fausto Parodi (publifoto), un fantasioso pittore (publifoto) che vi ha abitato (publifoto) per una quindicina d'anni. Oggi la struttura, ogni seconda domenica del mese da marzo a novembre, è oggetto di un'esauriente visita guidata organizzata dal Comune di Genova - Servizio Giardini e Foreste, a cura della cooperativa Dafne.

    Terminata la salita d'accesso oltrepassiamo un ponte, in origine levatoio, che immette nella cinta. Le feritoie del piano terra che si affacciano sul retro della Torre sono state murate dopo il 1820, con la costruzione della cinta bastionata; le tracce sono visibili solo dall'esterno. La loro posizione conferma che la realizzazione della cinta è stata decisa dopo l'inizio dei lavori alla Torre.

    Fino a qualche anno fa, sulla facciata della Torre, era visibile una lapide, posta dal professor Parodi, che ricordava il ferimento del Foscolo avvenuto nel 1800, mentre combatteva nell'esercito francese. L'asserzione ivi contenuta è senza dubbio fallace; infatti, nel 1800 il Puin non esisteva, è quindi evidente che la lapide era stata ideata dall'affittuario per dare una nota pittoresca alla fortificazione. Secondo alcuni studiosi, il ferimento del Foscolo è avvenuto due volte: una prima, ad una gamba, lungo le pendici dei Due Fratelli, una seconda, pochi giorni dopo, durante una ritirata a Coronata.

    Circa il nome della fortificazione, viene asserito che questo deriva dalla "Ridotta dei Pani" (il cui termine corretto è "Baracca dei Pani"), vocabolo che compare solo nella descrizione di Genova da parte dell'Anonimo del 1818. In realtà il Forte deve il suo nome alla sottostante baracca, detta di Puin (Questo termine, in dialetto genovese, significa "Padrino" - l'opera era denominata anche Puino, forse per italianizzare un nome dialettale - nei vecchi libri si può per questo leggere che il nome "... par derivi dalla protezione che può esercitare questo forte sopra i Due Fratelli ...". Quindi, a conti fatti, la definizione esatta potrebbe essere "Baracca del Padrino", riferita probabilmente al suo proprietario, ed il Forte dovrebbe aver preso il nome proprio da quest'ultimo).

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    Forte Fratello Minore



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    I DUE FRATELLI


    Nell'aprile 1747, le colline occupate attualmente dai Due Fratelli furono circondate da un recinto trincerato. Da questa posizione si diramavano diverse trincee.

    Nel 1780 veniva ipotizzata dal Codeviola la trasformazione della ridotta dei Due Fratelli in opera permanente, ma il consiglio non fu preso in considerazione. Le colline, anticamente, erano già designate con il termine "Due Fratelli".

    L'origine dei nomi riguarda l'altitudine e l'aspetto delle successive due fortificazioni. Il Fratello Maggiore era architettonicamente più grande e formato dalla sola Torre, ad un'altitudine superiore rispetto al Fratello Minore.



    FORTE FRATELLO MINORE

    Dei Due Fratelli, quello ancora integro, sul monte Spino (GeF) è il Minore. La sua costruzione, iniziata verso la fine del 1815, è stata oggetto di continui cambiamenti di progetto. Dopo il 1830, dopo aver completato la Torre, il Genio Militare Sabaudo modificò il progetto, aggiungendo sui lati est e sud il recinto bastionato terrapienato. Contemporaneamente l'ingresso fu spostato a sud ed al livello dell'originario primo piano, modificando di conseguenza la disposizione dei vani interni.

    La guarnigione stabile era composta da 12 uomini. L'accesso all'interno della cinta avveniva per mezzo di un ponte levatoio, asportato presumibilmente alla fine degli anni '20, che funzionava come quello del Forte Sperone. Da qui, una rampa in origine acciottolata conduce all'ingresso della Torre. Quattro caditoie, protette originariamente da grate apribili, denunciano l'originaria funzione.

    Le feritoie che si affacciano verso l'esterno sono molto rialzate rispetto al piano di calpestio: una piattaforma, probabilmente in legno, correva lungo il fianco del muro per ottenere, secondo l'occorrenza, una linea di fuoco per la fucileria. Il primo piano era sostenuto da un pavimento di legno, crollato già da tempo; nel muro si rilevano i fori d'incastro dei travi che lo sostenevano.

    La fortificazione alla fine dell'ottocento era probabilmente già stata abbandonata. Durante l'ultima guerra, i locali furono utilizzati come alloggio "Guardia Batteria" della contraerea al Fratello Maggiore. Sul terrapieno si notano ancora i resti delle postazioni di due cannoni. Oggi le strutture interne si presentano in pessime condizioni.
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    Forte Diamante



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    Il Forte prende il nome dal monte Diamante , sulla vetta del quale fu innalzato.

    In base ad alcune testimonianze, si suppone che anticamente sul colle sorgesse una Bastita, che qualcuno identifica con quella di Pino. Il suo scopo era di controllare le valli Bisagno e Polcevera, potenziali strade d'accesso di eserciti attaccanti, e la via di comunicazione tra le due valli. Non sappiamo quando avvenne esattamente la distruzione di quell'antico fortilizio, ma si può certamente far risalire a dopo il 1507. Nel 1747 la cima del colle fu occupata con una ridotta a pianta stellare, attuata dai genovesi. Lasciata maldestramente sguarnita, verrà occupata dagli austriaci la sera del 12 aprile. Il primo progetto del Forte datato agosto 1747 e firmato dal Sicre, era inattuabile in quanto si adattava molto bene su una superfice pianeggiante, ma non sulla cima di una collina. Subì quindi una modifica, ma i lavori approntati furono interrotti con la pace di Aquisgrana.

    Nel 1756 l'opera fu finanziata dalla famiglia Durazzo con una donazione di 50.000 lire. I lavori iniziarono nell'estate dello stesso anno. Il 17 giugno 1758 la costruzione non era ancora ultimata, come conferma un Anonimo; invece, secondo la maggior parte degli studiosi, l'edificazione fu completata lo stesso anno. È più plausibile che i lavori d'ultimazione siano stati compiuti tra il 1758 ed il 1796, in quanto è impossibile che in soli due anni, tra il '56 ed il '58, il Forte abbia raggiunto le sue proporzioni e la piena operatività. Il 13 settembre 1758, su decisione del Governo della Repubblica, venne posta una lapide (oggi purtroppo scomparsa) all'ingresso del Forte, a ricordo della donazione effettuata dalla famiglia Durazzo.

    Nell'assedio del 1800 il Forte era in mano alla 41ª mezza Brigata Francese, comandata dal Capo di Battaglione Bertrand. Il 30 aprile gli austriaci, giunti ai Due Fratelli sotto il comando del tenente generale Conte di Hohenzollern, lo minacciarono circondandolo. I cannoni del Forte spararono contro gli assedianti; i paesini di Campi, Camporsella, Torrazza e Trensasco furono presi di mira e danneggiati dai colpi, perché sedi di alloggiamenti di truppe nemiche. Molte famiglie conservano ancora in casa le palle di cannone di quel bombardamento.

    Quella stessa sera, il comandante austriaco intimò la resa a Bertrand: "Vi intimo, Comandante, di rendere all'istante il vostro forte; altrimenti tutto è pronto, e vi passo a fil di spada. Potete ancora ottenere una capitolazione onorevole. Dinanzi al Diamante alle 4 ore della sera.

    Il Conte di Hohenzollern".

    Rapida la risposta: "Signor Generale, l'onore, che è il pregio più caro pei veri soldati, proibisce troppo imperiosamente alla brava guarnigione, che io comando, di rendere il forte, di cui mi è confidato il comando, perché possa acconsentire a rendersi per una semplice intimazione; e mi sta troppo a cuore, signor Generale, di meritare la vostra stima per dichiararvi, che la sola forza, e l'impossibilità di più a longo difendermi, potranno determinarmi a capitolare.

    Sottoscritto Bertrand".

    Il generale Soult, dallo Sperone, verso le ore 16.00 sferrò l'attacco vincente contro gli austriaci ai Due Fratelli.

    I lavori di completamento e trasformazione furono attuati dopo il 1814, sotto la direzione del Corpo Reale del Genio Sardo. Il primitivo tetto della caserma era in ardesia a spiovente. Con l'annessione si ebbe la trasformazione del coperto a terrazzo. Con la modifica del tetto, furono inserite sul fronte principale e sul lato nord quelle paraste che caratterizzano la caserma. Per raggiungere il terrazzo, fu innalzata la torre con scala elicoidale all'interno.

    Durante i moti del 1849 il Forte era presidiato da volontari, che spararono solo qualche cannonata contro truppe piemontesi che transitavano fuori tiro. L'ultimo episodio storico di una certa rilevanza risale al 29 giugno 1857, quando un gruppo di rivoltosi mazziniani, con un colpo di mano, nottetempo si impossessò del Forte, ma lo abbandonò subito dopo in quanto la sommossa in città era fallita.

    Alla fine dell'ottocento si progettò di demolire la caserma per costruire al suo posto una Batteria per obici o pezzi in cupola. Fortunatamente la proposta non fu accettata. Il complesso fu abbandonato definitivamente nel 1914.

    L'ingresso, situato nel terrapieno alla base della caserma e sormontato in origine dallo stemma sabaudo, era provvisto di ponte levatoio. La cinta esterna segue e difende il cammino coperto. Sopra l'ingresso di una delle due stanze del piano terra s'intravedono ancora le scritte d'uso ottocentesche. Il pavimento del terrazzo, che ora è ridotto ad un prato, era in origine piastrellato in mattoni. Le caditoie erano protette da grate in ferro apribili. Gran parte delle strutture metalliche sono state asportate alla fine dell'ultima guerra.

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    Forte Crocetta



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    Sull'area occupata dal Forte sorgeva in origine un piccolo convento dei Padri Agostiniani (1609) e la chiesa del Santissimo Crocifisso. Nel 1747 il cenobio era completamente circondato dai trinceramenti genovesi.

    È probabile che gli inglesi, nei primi mesi del 1815, potenziarono con dell'artiglieria l'antico complesso religioso. Intorno al 1818 il Corpo Reale del Genio Sardo iniziava la totale demolizione del fabbricato, e cominciava la prima fase di costruzione del Forte Crocetta: i lavori durarono all'incirca fino al 1826. Questo primitivo fortino era ad un unico piano. La costruzione non fu portata a termine, a causa della modifica apportata al progetto, la quale constava nell'escavazione di un ampio e profondo fossato, e della sopraelevazione del fronte bastionato, ottenendo così l'inserimento di un piano nel semibastione settentrionale. Questa seconda fase iniziò nel 1827 e si concluse verso il 1830.

    Nel 1849 al suo interno furono rinchiusi cittadini e rivoltosi catturati dai soldati piemontesi nelle zone circostanti. Dopo l'abbandono da parte dei militari nel 1914, il fortino è stato varie volte abitato fino al 1961. Oggi alcuni privati, che risiedono dirimpetto, all'interno dell'ex casetta daziaria, vigilano affinché sia impedito l'accesso a sbandati e vandali.

    Sul parapetto della caserma si notano le strombature di feritoie e mitragliere, livellate durante l'ultima guerra con la demolizione di circa un metro e mezzo di parete; il moncone di muratura, erroneamente scambiato per una merlatura guelfa, è in realtà l'unica testimonianza dell'originaria altezza del parapetto. L'interno è composto da un cortile dal quale si diramano i vari servizi.

    Alcuni anni fa il Forte è stato oggetto di una tesi per il recupero delle sue strutture, da utilizzare come "Museo delle Fortificazioni"; è triste costatare che, nonostante la presenza di quest'ottimo progetto, nessun Ente, né tantomeno lo Stato si è presentato per la sua attuazione. Il Forte è così condannato alla sicura rovina.

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    Forte Belvedere



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    L'importanza strategica rivestita dall'altura di Belvedere venne sfruttata nel 1747, con la sistemazione di una linea trincerata. Sull'area oggi occupata dal Forte Belvedere furono approntate due ridotte, riutilizzate durante l'assedio del 1800. Nonostante la minacciosa presenza della Tenaglia, la collina di Belvedere agevolava la sistemazione di una batteria nemica per colpire le Mura. Era quindi indispensabile edificare una nuova fortificazione sul posto a difesa della cinta. I lavori per la sua realizzazione iniziarono nel 1815 e terminarono, secondo le indicazioni di una spia francese, intorno al 1825. Una casa già presente nella seconda metà del '700, ed appartenente al vecchio proprietario del terreno, fu utilizzata e trasformata dai piemontesi nella Torre (o Casa-Forte) sovrastante l'opera. La sua costruzione è stata finora erroneamente attribuita ai francesi. Essa era di forma trapezoidale; le strutture si sviluppavano su due piani, con murature di perimetro fortemente rastremate. La Casa-Forte sovrastava la Lunetta, ossia un terrapieno pentagonale (tuttora esistente) cinto da un fossato con funzione di strada coperta. Verso Sampierdarena fu distaccato un bastioncino denominato "Freccia".

    Durante i moti del 1849, la fortificazione fu occupata dai soldati piemontesi senza colpo ferire. Alla fine dell'ottocento, venendo meno l'importanza strategica delle Mura, cambiò l'utilizzo del Belvedere che fu per così dire "declassato" e trasformato, da ormai inutile avamposto delle Mura, a Batteria in difesa dello specchio d'acqua antistante il porto. Per adattare il complesso alla nuova funzione, in un periodo compreso tra il 1883 ed il 1890, fu necessario abbattere completamente la Casa-Forte (della quale oggi non rimane più nulla) perché ostacolava l'angolo di tiro della nuova postazione d'artiglieria. Nel fossato sottostante furono ricavate numerose riservette interrate.

    Intorno al 1938 sulla Lunetta furono collocati quattro cannoni della Contraerea, depositi munizioni e vari servizi. Nel '43 la fortificazione passò in mano tedesca; i soldati si arresero solo tre giorni dopo l'avvenuta Liberazione della città. Al termine del conflitto è stata occupata da un privato. Oggi, sul posto sorge il campo sportivo Morgavi, realizzato negli anni '70. Le strutture esterne della Batteria sono ormai in pessime condizioni. In buone condizioni si trovano invece le riservette; lungo il corridoio interno e sulla volta di ognuna, si notano le tracce dei binari per il trasporto delle munizioni, mentre sui muri si leggono ancora alcune scritte d'uso. La strada coperta ed il camminamento alla Freccia sono ormai cancellati dalla vegetazione e da uno strato di cemento. A tratti s'intravede un rudere del camminamento.



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    Forte Richelieu



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    L'importanza strategica della posizione sulla quale attualmente si erige Forte Richelieu, si rivelò durante l'assedio austriaco del 1747. Fu il maresciallo Louis du Plessis, Duca di Richelieu che consigliò di munire con opere difensive la località, denominata all'epoca Menegu. I lavori furono appaltati, ed in sette mesi il Forte fu completato nel fossato, nei basamenti dei muraglioni e nel terrapieno per l'artiglieria. Nel 1799 e nel 1809 subì lavori d'ampliamento.

    Il perfezionamento e completamento della costruzione fu effettuato in seguito, tra il 1816 ed il 1827. Questi nuovi lavori videro l'innalzamento della caserma a due piani e la collocazione, sul portale d'accesso, dello stemma sabaudo, oggi purtroppo scomparso. Dopo la fine della seconda guerra ospitò alcune famiglie di senza tetto; nel 1959 fu reso operativo il ripetitore RAI tuttora al suo interno. Da allora è chiusa al pubblico. Le strutture risentono della mancanza di manutenzione.


    Forte di S.Tecla



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    In origine al posto del Forte Santa Tecla sorgeva la piccola chiesa omonima, già esistente nel XII secolo. Una prima parte di lavori per la realizzazione della fortificazione fu intrapresa nel 1747 e terminata nel 1751; l'opera appariva completa solo nelle mura - perimetrali.

    Secondo una relazione redatta durante l'assedio del 1800, le truppe francesi lo sistemarono per la difesa. I lavori di completamento ripresero intorno al 1815 e terminarono tra il 1828 ed il 1833, con l'erezione di una caserma a due piani ed altre opere esterne. Lo scopo del complesso era di bloccare un eventuale passaggio nemico proveniente da levante.

    Dal dopoguerra al 1981 è stata abitato da civili. Negli anni '70, il consiglio di quartiere di San Fruttuoso si rese conto che il complesso, una volta restaurato, sarebbe potuto diventare la sede più idonea per quelle iniziative culturali che nel quartiere non trovavano spazio. Nel 1982 iniziò il conseguente intervento di restauro, completato il quale è stato chiuso nell'attesa di una destinazione. Ma nel frattempo i vandali entravano deturpandone l'interno. Infine, mani ignote hanno incendiato il tetto della caserma.

    Dopo un periodo di abbandono nel 1997 la Soprintendenza ai beni ambientali per la Liguria ha ripreso i lavori di ristrutturazione con la partecipazione gratuita dell'organizzazione di volontariato ASSOCIVILE la quale ancora oggi (con il progetto pluriennale S. Tecla ) provvede alla custodia del complesso immobiliare e risanamento ambientale dell'area esterna.

    Nel 2001 la proprietaria "Agenzia del Demanio filiale per la Liguria" ha trasferito la disponibilità della struttura all'Assessorato ai Forti del Comune di Genova. ASSOCIVILE di concerto con il progetto del CBA ha presentato varie iniziative riguardanti la prevenzione degli incendi boschivi e l'attività istituzionale di protezione civile. Oggi l'area esterna risulta protetta con chiusure, carrabili solo per mezzi di soccorso; all'interno, con un programma di mantenimento ambientale, operano anche gli obiettori in servizio civile assegnati alla meritoria organizzazione.

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    Forte Quezzi



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    Forte Quezzi sorge dietro il "Biscione", sul punto in cui il crinale principale proveniente dal monte Ratti, si dirama nei due secondari verso Marassi e Staglieno. Il 12 giugno 1747 gli austriaci occuparono il sito, accampandosi con una ridotta e numerose trincee, delle quali notiamo ancora i resti nei pressi. Il primo progetto del Forte, redatto dal Sicre nel 1747, fu modificato perché, con la forma ideata, mal si adattava alla natura del terreno. I lavori furono iniziati e subito sospesi per mancanza di fondi.

    Durante l'assedio del 1800 il generale Massena si rese conto dell'importanza della posizione ed ordinò velocemente il ripristino dei lavori: "non può esprimersi l'incredibile celerità di questa fabbrica ... Invece di gabbioni ... vi si adoprarono 5 in 600 botti ripiene di terra ... se ne formarono ... i parapetti ... Questi travagli, che doveano durare almeno tre mesi, furono fatti in tre giorni, e tre notti. Vi travagliarono ... i generali, gli uffiziali e i soldati".

    Tra il 1805 ed il 1814 i lavori furono attivamente ripresi dai francesi, con la realizzazione della caserma a due piani e, dopo 1815, dal Genio Sabaudo. L'obiettivo dell'opera era "d'impedire al nemico d'inoltrarsi nella Valle di Bisagno". La costruzione è stata disabitata nel 1914. Intorno al 1940 il primo piano della caserma fu demolito per sistemare le postazioni della contraerea. Nel 1945 fu completamente abbandonato. Oggi è un cumulo di rovine. Della caserma rimane solo il piano terra, inaccessibile. Il recinto bastionato è tuttora utilizzato per il ricovero delle greggi.

     
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