Liguria ... Parte 2^

...“Benvegnuj a Zena” ... BENVENUTI A GENOVA!!!

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    Genova - andare per caruggi



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    ..GENOVA..VISTA..AEREA...

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    Genova - Tramonto

    Alla sinistra dell’immagine, potete vedere La Torre della Lanterna. E’ il faro portuale di Genova, la città un tempo definita la Superba. La Lanterna è anche il simbolo di Genova e fa parte della storia della città. Edificata sulla collina promontorio di San Benigno, E’ alta settantasei metri.

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    image.QUESTA..PERO'..E'..BELLISSIMA....

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    porto di Portofino

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    Riviera ligure - un picnic....tra amici....in una calda giornata di primavera..... che ne pensate....Se pò fà?

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    (IMG:www.mareterra.it/pictures/genova_01...te_gazzo_01.jpg)

    Genova - bella questa foto.... [/size] [/color]



    IL BIGO

    Il Bigo di Genova, progettato da Renzo Piano ispirandosi alle gru del Porto di Genova è una struttura originale che si staglia sull'acqua del Porto Antico. La struttura permette da un lato di sorreggere la tenso struttura della piazza delle feste (dove si svolgono varie manifestazioni e d'inverno viene preparata una pista di pattinaggio su ghiaccio), dall'altra regge un ascensore ruotante e panoramico che si solleva fino a 40 metri d'altezza permettendo di avere una visuale a 360 gradi sulla città.
    Il Bigo è stato costruito per le celebrazioni Colombiane del 1992 e dall'allora la sua sagoma è diventata uno dei simboli di Genova.





    Genova Camogli - pescatori







    Cartolina da Pietranera - Genova



    GENOVA - PIAZZA DE FERRARI....CUORE DI GENOVA

    Piazza De Ferrari è la principale piazza di Genova. Con la sua monumentale fontana è la vera e propria agorà cittadina. Fino agli anni settanta ha costituito il maggiore punto di aggregazione dei più giovani, prima che la movida genovese si trasferisse nella vicina piazza delle Erbe.



    Ciao Bea ... Buon divertimento e a più tardi ....



    Repubbliche marinare

    La principale repubblica marinara fu senz'altro la Repubblica di Venezia, che nel momento della sua massima espansione territoriale era riuscita a conquistare gran parte dell'Italia del Nord-Est, arrivando a pochi chilometri da Milano, oltre all'Istria, l'intera Dalmazia (Ragusa per centocinquant'anni), e vaste regioni della Grecia: le isole Ionie, la Morea (attuale Peloponneso, anche se solo temporaneamente) e le isole di Creta e di Cipro, oltre a diverse isole dell'Egeo.

    L'unica a poter rivaleggiare con Venezia fu la Repubblica di Genova, detta La Superba o La Dominante dei Mari: se Venezia controllava il commercio nel Mediterraneo Orientale, Genova oltre ad una presenza significativa in Oriente e nel Mar Nero, aveva il monopolio dei commerci nel Mediterraneo Occidentale; notevole la sua massima espansione territoriale, che oltre alla Liguria e alcune zone limitrofe (come l'Oltregiogo), giunse a comprendere Corsica, Sardegna, Crimea, Tabarca in Tunisia, Cipro, Creta (anche se solo temporaneamente) e diverse altre isole dell'Egeo, compresi importanti insediamenti nell'Impero bizantino, come il quartiere di Galata di Costantinopoli.

    Pisa ebbe una notevole importanza, anche per le conquiste territoriali che nel momento della sua massima espansione comprendevano la Sardegna, la Corsica e le Baleari; era attiva soprattutto in Occidente; la rivalità con Genova e le guerre con Firenze le furono fatali. Amalfi ebbe una storia gloriosa e precoce di potenza marittima, e le navi amalfitane battevano i mari insieme a quelle veneziane quando le altre repubbliche non esistevano neanche. La città campana non occupò mai vasti territori. Se la sua storia di indipendenza e di navigazione iniziò molto presto, nanche la decadenza arrivò presto, a causa dell'arrivo dei Normanni nel Meridione e per la rivalità di Pisa e Genova. Le repubbliche adriatiche di Ancona e quella di Ragusa, sempre alleate per resistere a Venezia, ebbero una naturale vocazione per la navigazione in Oriente, e non si espansero mai in modo significativo nell'entroterra, concentrando tutte le loro forze nelle attività marinare. Dovettero combattere a lungo con Venezia e il loro periodo di massimo splendore arrivò al Cinquecento. Le repubbliche marinare sono importanti non solo per la storia della navigazione e del commercio: nei loro porti non arrivano solo preziose merci altrimenti introvabili in Europa, ma anche nuove idee artistiche e notizie su paesi lontani. Lo spirito di avventura dei navigatori di queste città è sempre stata una gloria per l'Italia, sebbene offuscata dalla rivalità commerciale che le metteva l'una contro l'altra.



    Espansione di Genova





    Genova Brignole è una stazione ferroviaria della città di Genova, la seconda nell'ordine dell'importanza. È situata in piazza Verdi, in pieno centro cittadino alle falde del colle di Montesano;




    Genova Piazza Principe (comunemente chiamata Genova Principe o anche erroneamente Porta Principe) è la stazione centrale della città di Genova; è situata su piazza Acquaverde, occupando l'intero lato settentrionale di via Andrea Doria, ove sono gli ingressi di servizio, in pieno centro cittadino, e a poca distanza dal Palazzo del Principe, dal quale prende il nome.



    Genova

    era risorta agli albori del X secolo, quando - dopo la distruzione della città per mano saracena - i suoi abitanti ripresero la via del mare. L'importanza della sua flotta le guadagnò il riconoscimento, da parte del sacro romano imperatore, delle rivendicazioni autonomiste in materia legislativo-consuetudinaria ed economica. L'alleanza con Pisa consentì la liberazione del settore occidentale del Mediterraneo dai pirati saraceni, con la riconquista di Corsica, Sardegna, Isole Baleari e Provenza. La costituzione della "Compagna Communis", riunione di tutti i consorzi commerciali della città (chiamati appunto Compagne), cui aderirono anche i nobili feudatari delle valli limitrofe e delle riviere, sancì definitivamente la nascita del governo genovese. Le fortune del comune aumentarono notevolmente grazie all'adesione alla prima crociata: la loro partecipazione procurò l'acquisizione di grandi privilegi per le comunità genovesi trasferitesi in molte località della Terra Santa. L'apice della fortuna genovese si ebbe nel XIII secolo con la stipula del Trattato di Ninfeo (1261) con l'imperatore bizantino Michele VIII Paleologo, che, in cambio dell'aiuto alla riconquista bizantina di Costantinopoli, estrometteva di fatto i Veneziani dagli stretti che conducono al Mar Nero, che in breve divenne un mare genovese. Poco dopo venne definitivamente sconfitta Pisa nella battaglia della Meloria, nel 1284. Nel 1298, i Genovesi sconfissero inoltre la flotta veneziana presso l'isola dalmata di Curzola: durante lo scontro venne fatto prigioniero lo stesso doge veneziano e Marco Polo, il quale durante la prigionia a palazzo San Giorgio dettò a Rustichello da Pisa, suo compagno di cella, il racconto dei suoi viaggi. Il dominio dei mari rimase appannaggio di Genova per circa settant'anni, fino al secondo ed ultimo grande conflitto con Venezia, la guerra di Chioggia del 1379, conclusosi con la vittoria dei veneziani, che riconquistarono definitivamente il dominio sui commerci per l'oriente. Dopo la triste parentesi quattrocentesca, segnata da pestilenze e dominazioni straniere, la città visse il suo momento di massimo fulgore dopo la riconquista dell'autogoverno per mano di Andrea Doria nel 1528, infatti per tutto il secolo seguente Genova si segnalò quale principale finanziatrice della monarchia spagnola, ricavandone enormi profitti, che permisero alla vecchia classe patrizia di mantenere ancora per un certo periodo una sostanziale vitalità. La Repubblica comunque risultava indipendente solo de iure, perché di fatto si trovava spesso sotto l'influenza delle principali potenze vicine, prima i francesi e gli spagnoli, poi gli austriaci ed i Savoia; la repubblica infine venne sottomessa dall'ondata napoleonica nel 1805 ed annessa al Regno di Sardegna nel 1815 che ne affossò definitivamente l'economia e provocò l'emigrazione delle migliori maestranze e di gran parte della popolazione rurale verso le Americhe.





    CARTOLINA DA QUARTO (Quarto dei mille)

    Quarto dei Mille è un quartiere residenziale del levante di Genova. Affacciato sul mare e compreso tra i quartieri Sturla e Quinto, fino al 1861 - anno dell'Unità d'Italia - si chiamava Quarto al Mare. Il nome venne poi sostituito in onore della spedizione dei Mille.

    Un tempo comune indipendente, nel 1926 venne aggregato alla Grande Genova.

    Oggi fa parte del Municipio IX Levante. A livello di unità urbanistiche sono comprese nell'ex circoscrizione Sturla-Quarto le unità di Sturla, Quarto, Castagna e Quartara. Ha una popolazione di 8.288 abitanti (al 31 dicembre 2006[1]).



    Un altro genovese

    BRUNO LAUZI



    Nato all'Asmara l'8-8-1937 ma cresciuto a Genova, è ritenuto con Bindi, Gino paoli e Luigi Tenco uno dei fondatori della cosiddetta "Scuola genovese" da cui nacque la canzone moderna italiana ed il cantautorato.
    ha conosciuto e condiviso insieme al suo amico e compagno di banco Luigi Tenco al Ginnasio "Andrea Doria" la passione per i films musicali e per il Jazz .



    UMBERTO BINDI

    Umberto Emilio Bindi nasce a Genova nel 1932. A 12 anni inizia lo studio del pianoforte, e nello stesso tempo suona la fisarmonica. Scrive la sua prima canzone, "T'ho perduto", nel 1950.



    Nel 1996 partecipa a Sanremo con "Letti", su testo di Renato Zero, cantata con i New Trolls. Sempre in quell'anno Renato Zero produce per la sua Fonopoli un nuovo lavoro di Bindi: DI CORAGGIO NON SI MUORE.
    Una lunga malattia, vissuta fra difficoltà economiche (viene chiesta per lui l’applicazione della legge Bacchelli) lo accompagna fino alla morte, avvenuta nel maggio del 2002.

    Nel 1985 viene realizzato uno dei primi trbuti discografici a un artista ancora vivente: nasce così il long playing "Bindi" al quale partecipano, anche duettando con Umberto, Loredana Berté, Antonella Ruggiero dei Matia Bazar, Anna Identici, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Celeste, Sonia Braga.



    CREUZA DE MÄ *

    Umbre de muri muri de mainé
    dunde ne vegnì duve l'è ch'ané
    da 'n scitu duve a l'un-a a se mustra nua
    e a neutte a n'à puntou u cutellu ä gua
    e a muntä l'àse gh'é restou Diu
    u Diau l'é in cè e u s'è gh'è faetu u nìu
    ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria
    e a funtan-a di cumbi 'nta cä de pria


    E 'nt'a cä de pria chi ghe saià
    int'à cä du Dria che u nu l'è mainà
    gente de Lugan facce de mandillä
    qui che du luassu preferiscian l'ä
    figge de famiggia udù de bun
    che ti peu ammiàle senza u gundun


    E a 'ste panse veue cose che daià
    cose da beive, cose da mangiä
    frittua de pigneu giancu de Purtufin
    cervelle de bae 'nt'u meximu vin
    lasagne da fiddià ai quattru tucchi
    paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi **


    E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu 'nsc'i scheuggi
    emigranti du rìe cu'i cioi 'nt'i euggi
    finché u matin crescià da puéilu rechéugge
    frè di ganeuffeni e dè figge
    bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä
    che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza de mä


    Testo: Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani
    Anno di pubblicazione: 1984

    * Creuza: qui impropriamente tradotto: mulattiera. In realtà la creuza è nel genovesato una strada suburbana che scorre fra due muri che solitamente determinano i confini di proprietà

    ** Lévre de cuppi: gatto



    Traduzione:

    MULATTIERA DI MARE

    Ombre di facce facce di marinai
    da dove venite dov'è che andate
    da un posto dove la luna si mostra nuda
    e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
    e a montare l'asino c'è rimasto Dio
    il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
    usciamo dal mare per asciugare le ossa dell'Andrea
    alla fontana dei colombi nella casa di pietra
    E nella casa di pietra chi ci sarà
    nella casa dell'Andrea che non è marinaio
    gente di Lugano facce da tagliaborse
    quelli che della spigola preferiscono l'ala
    ragazze di famiglia, odore di buono
    che puoi guardarle senza preservativo
    E a queste pance vuote cosa gli darà
    cose da bere, cose da mangiare
    frittura di pesciolini, bianco di Portofino
    cervelli di agnello nello stesso vino
    lasagne da tagliare ai quattro sughi
    pasticcio in agrodolce di lepre di tegole
    E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
    emigranti della risata con i chiodi negli occhi
    finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
    fratello dei garofani e delle ragazze
    padrone della corda marcia d'acqua e di sale
    che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare

    l'acquario di genova



    genova di notte



    Bussana Vecchia

    Villaggio Internazionale degli Artisti



    Bussana Vecchia è una parte speciale di Sanremo. Un angolo che racchiude una storia unica: un paese distrutto dal terremoto più di un secolo fa, con i suoi drammi umani, le sue ansie, le sue caratteristiche di cui sono testimonianza ultracentenaria le sue rovine. Un paese unico. "Morto", perché distrutto da un rovinoso terremoto nel 1887, abbandonato dai suoi abitanti e ricostruito più a valle; rinato alla vita neglia anni Sessanta quando un gruppo di artisti lo scelse come luogo del proprio lavoro. Da allora la "magia" di Bussana continua. Gli artisti, in silenzio, continuano a lavorare nelle sue vie e nelle sue piazze fra gli antichi ruderi, e turisti di tutto il mondo arrivano a cercare di capire i segreti di questo paese che ha saputo tornare alla vita. Bussana Vecchia è come un fiore, discreto ma ammiratissimo, della nostra città.



    Storia. Bussana nasce intorno all'anno 1050 sulla cima di una collinetta rocciosa dove il Signore feudale della zona, un membro dei Conti di Ventimiglia, fa costruire un primitivo castello. Nel 1259 Bussana viene acquistata dalla Repubblica di Genova. Verso la fine del 1300 il numero delle case, e di conseguenza degli abitanti, aumenta sensibilmente e la cappella del castello non è più sufficiente a contenere tutti. Inizia così la costruzione della chiesa. A lavori ultimati, nel 1404, il tempio viene consacrato al culto di S.Egidio.



    In sequito, con l'ulteriore aumento degli abitanti, la chiesa viene ampliata con l'aggiunta di due navate laterali; questi lavori furono ultimati nel 1505. Nel 1652 si abbatte gran parte del corpo della chiesa per un radicale cambio di stile, dal romanico al barocco. Si tolgono le colonne che delineavano le due navate laterali ed alle pareti si costruiscono sei cappelle con relativi altari. Gerolamo Comanedi, giovane artista arrivato da Osteno (Lugano) vi lavora tutta la vita producendo notevoli rifiniture in pitture, stucchi e fregi. Un secolo più tardi suo nipote, che portava lo stesso nome, aggiunge affreschi e stucchi a completamento delle cappelle laterali. Vi lavorano anche il pittore Antonio Storace di Sampierdarena e G.B. Marazzo di Riva Ligure. Nel 1807 i fratelli Adani di Como restaurano la facciata. Il 23 febbraio 1887 alle ore 6:21 arriva la prima scossa di terremoto...

    Il 14 giugno 1889 fu posta la prima pietra del palazzo comunale: nasce così, 3 Km. più a valle, Bussana Nuova e l'antico borgo viene definitivamente abbandonato. Nel 1961, con il poeta Giovanni Fronte ed il pittore Vanni Giuffré, fonda la Comunità Internazionale degli Artisti.





    Incomincia così il recupero degli edifici meno danneggiati, affrontano montagne di macerie con pochissimi mezzi finanziari, senza luce, acqua, gas e fognature. A loro si aggiungono ben presto altri artisti provenienti oltre che dall'Italia, dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Germania, dall'Austria e dall'Olanda. Alcuni stabiliscono qui la loro dimora, altri vi soggiornano ogni anno per periodi più o meno lunghi. Alla fine degli anni 60 la comunità conta una trentina di artisti: pittori, scultori, ceramisti, scrittori, musicisti, attori, designers.

    Qualcuno lascia il villaggio considerando conclusa questa esperienza e qualcun altro viene conquistato dal fascino e dalla magia di questo antico borgo e decide di fermarsi.

    Genovese Doc...

    Sally

    Mia madre mi disse - Non devi giocare
    con gli zingari nel bosco.
    Mia madre mi disse - Non devi giocare
    con gli zingari nel bosco.

    Ma il bosco era scuro l'erba già verde
    lì venne Sally con un tamburello
    ma il bosco era scuro l'erba già alta
    dite a mia madre che non tornerò.

    Andai verso il mare senza barche per traversare
    spesi cento lire per un pesciolino d'oro.
    Andai verso il mare senza barche per traversare
    spesi cento lire per un pesciolino cieco.

    Gli montai sulla groppa sparii in un baleno
    andate a dire a Sally che non tornerò.
    Gli montai sulla groppa sparii in un momento
    dite a mia madre che non tornerò.

    Vicino alla città trovai Pilar del mare
    con due gocce d'eroina s'addormentava il cuore.
    Vicino alle roulottes trovai Pilar dei meli
    bocca sporca di mirtilli un coltello in mezzo ai seni.

    Mi svegliai sulla quercia l'assassino era fuggito
    dite al pesciolino che non tornerò.
    Mi guardai nello stagno l'assassino s'era già lavato
    dite a mia madre che non tornerò.

    Seduto sotto un ponte si annusava il re dei topi
    sulla strada le sue bambole bruciavano copertoni.
    Sdraiato sotto il ponte si adorava il re dei topi
    sulla strada le sue bambole adescavano i signori.

    Mi parlò sulla bocca mi donò un braccialetto
    dite alla quercia che non tornerò.
    Mi baciò sulla bocca mi propose il suo letto
    dite a mia madre che non tornerò.

    Mia madre mi disse - Non devi giocare
    con gli zingari del bosco.
    Ma il bosco era scuro l'erba già verde
    lì venne Sally con un tamburello


    GENOVA..TEMPORALE.....image

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