VASCO ROSSI

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    Vasco Rossi
    Grazi ai fan ho vinto la lotteria della vita










    (Fonte: Sorrisi e Canzoni TV)

     
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  2. gheagabry
     
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    locandina


    Un film di Alessandro Paris, Sibylle Righetti. Con Vasco Rossi, Novella Rossi, Ivana Lenzi, Marco Gherardi, Giulio Santagata.


    Buon montaggio e fotografia ricercata al servizio di un personaggio mitico.
    Gabriele Niola


    Da Zocca a Zocca, tutto quello che nella vita di Vasco Rossi ha riguardato il suo paese d'origine, i parenti e quegli amici che sono poi stati di volta in volta la sua band, il suo manager e il suo rifugio. Dalla nascita fino alle trasferte a Los Angeles e poi di nuovo al paese.
    Alessandro Paris e Sybille Righetti ricostruiscono, con passione e un profluvio di materiale video e fotografico inedito (messo a disposizione da amici parenti e conoscenti di Vasco), non una singola vita ma tutto quel movimento e quel giro umano e sentimentale che si è alimentato intorno e addosso a Vasco Rossi. Tutto ciò che appartiene unicamente a Vasco Rossi rimane quindi fuori da un documentario che guarda e ascolta la musica spiegandone le radici umane e trovando le sue ragioni nelle foto di gruppo e nei racconti goliardici.
    Con un'insistenza sui paesaggi che è rara nei documentari biografici ma che in questo caso è più che mai calzante, i due registi scelgono una prospettiva molto particolare che trova riscontro negli interventi in voce fuoricampo dello stesso cantante (frutto di interviste fatte per l'occasione), in cui i ricordi delle persone e degli eventi si mescolano ai luoghi.
    In questo senso ha grande merito il lavoro di prim'ordine fatto sulle immagini. Ad una fotografia non solo ricercata ma anche azzeccata, nei toni e nelle scelte inusuali, è affiancato un montaggio che sa valorizzarla alternando materiale di repertorio a inserti girati per l'occasione (alle volte anche solo paesaggi di un valore determinante!) e su tutto regna una scelta registica imprevista, ma tremendamente vincente, come quella di non mostrare mai Vasco Rossi se non nel materiale di repertorio.
    Come per il Mussolini di Vincere!, l'iconografia del personaggio parla per lui, rendendo superfluo il raddoppio semantico di un vero Vasco ancora e di nuovo in video, a confermare idee e preconcetti che invece questo documentario tende a smitizzare con la forza di foto e video inediti e spiazzanti.

    fonte:http://www.mymovies.it/

     
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  3. tomiva57
     
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    Lo vedi quello che succede
    Intorno a te.
    Lo vedi quello che ti vuole
    Fottere.
    Lo vedi quello che non si avvicina,
    Quello ha più paura di te.
    Lo vedi quello che si muove,
    Quello che ti vuole,
    Quello che va bene,
    Quello che…
    Proprio non fa per te.
    Proprio non fa per te.
    Proprio non fa per te.
    Proprio non fa per te.
    Lo vedi
    Lo vedi o non lo vedi
    Ci credi
    Ci credi o non ci credi
    Lo vedi quello che respira l'aria
    Intorno a te.
    Lo vedi quello che ti vuole
    Fottere.
    Lo vedi quello che succede.
    Quello che succede di te.
    Quando per essere gentili
    Per non far soffrire
    Lasci fare quello che…
    Quel che non fa per te.
    Quel che non fa per te.
    Quel che non fa per te.
    Lo vedi
    Lo vedi o non lo vedi
    Ci credi
    Ci credi o non ci credi
    Quel che non fa per te.
    Lo vedi
    Quel che non fa per te.
    Lo vedi
    Lo vedi o non lo vedi
    Ci credi
    Ci credi o non ci credi
    Lo vedi
    Lo vedi o non lo vedi
    Ci credi
    Ci credi o non ci credi...





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  4. tomiva57
     
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    Accidenti come sei bella



    Edited by tomiva57 - 7/3/2018, 16:39
     
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  5. tomiva57
     
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    foto:Il Resto del Carlino




    Concerto a Modena, Vasco Rossi e i 220mila fan: «Tempesta perfetta»


    Lo show aperto da Colpa d’Alfredo, poi quattro ore di spettacolo fra rock e ironia. Al suono di Rewind volano i reggiseni delle fan. Dal palco sbeffeggiato Giovanardi

    «È stata la tempesta perfetta». All'indomani del concerto da record che ha radunato 220mila fan al Modena Park sotto il palco dove si è esibito per quattro lunghe ore Vasco è orgoglioso e soddisfatto. Un evento per festeggiare i suoi 40 anni di carriera che si è trasformato in una cantata collettiva di tutta Italia grazie al programma, condotto da Paolo Bonolis, trasmesso su Rai1. Per un totale di 36,14% di share con 5 milioni, 633 mila spettatori medi. I complimenti a Vasco sono arrivati dal primo ministro Paolo Gentiloni, dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ma anche dall’altro grande cantante italiano, suo grande rivale. Su Facebook Ligabue scrive: «Complimenti Vasco, complimenti Modena!». Ringraziamenti anche dal direttore generale Rai Mario Orfeo, soddisfatto dei risultati della diretta televisiva: «Grazie a tutti quelli che hanno lavorato affinché l'indimenticabile concerto di ieri al Modena Park potesse raggiungere ed emozionare anche i milioni di italiani rimasti a casa».

    Il colpo d’occhio dal palco è impressionante. Già a metà pomeriggio non si vede la fine della distesa di corpi. Sembra la scena di un kolossal. Non sono comparse moltiplicate dal digitale. Sono tutte persone vere. Duecentoventimila. Record mondiale. Commento di Vasco appena sceso dall’elicottero: «Bene ragazzi, il locale è pieno».

    Il boato quando sale sul palco è una spettinata. Lo si avverte con la pancia. Benvenuti a Modena Park, la torta di compleanno oversize di Vasco. Non è sera da minimalismi. Entrata in scena con chiodo giallo sull’epica Also Spracht Zarathustra di Strauss, mentre un sole palla di fuoco sorge sui 1500 metri quadri di schermi. Fronte palco di 125 metri, scenografia mobile in stile industrial. Il racconto musicale parte da “Colpa d’Alfredo”, quella di quell’«abito fuori Modena Modena Park» che ha dato il titolo all’evento. Era il 1980, terzo album, quello della svolta rock. Tutta la prima parte dello show è dedicata a quell’epoca. Quando il signor Rossi Vasco da Zocca svecchiò la musica italiana mettendoci dentro il rock e dissacrando la tradizione di Sanremo. I cantautori non erano più in sintonia con la nuova generazione.

    Lui parlando della sua vita scombinata dentro e fuori riuscì a toccare sconvolti e regolari. “Bollicine” colpiva da un lato. “Ogni volta” dall’altro. Eccole in fila: la prima «è un richiamo tribale», la seconda è l’abbraccio a chi c’è di fianco. L’ironia con cui Vasco affronta l’appuntamento di oggi tiene assieme tutto. Gliela si legge negli occhi e nelle mosse. La band va dritta sulla strada del rock. Ci sono anche altri compagni di avventura. Il primo invito è per Gaetano Curreri, quello che lo convinse a provarci con la sua musica. Al pianoforte accenna “Jenny è pazza”, “Silvia” (assieme furono il primo 45 giri, uscito il 15 giugno 1977) e “La nostra relazione” prima di partire con “Anima Fragile”. Più avanti ci sarà spazio per due lunghi assoli di Maurizio Solieri, chitarrista fino al 2014 con una paio di tira e molla, e Andrea Braido, alla chitarra negli anni Novanta.

    Nei bis il saluto al cielo per il compianto Massimo Riva. L’autocelebrazione è consentita. Spezzoni di concerti d’epoca per “Blasco Rossi” e un Vasco moltiplicato in stile popart sugli schermi per le atmosfere disco di “Una splendida giornata”. “Ieri ho sgozzato mio figlio” vira al metal, al “satanic rock” scherza lui, ma quegli arrangiamenti duri degli ultimi Kom-tour sono momentaneamente accantonati. Per un progetto antologico come questo il protagonista e il produttore Guido Elmi hanno scelto di stare più vicini al Vasco-sound. “Delusa” è il filo conduttore di un medley anni 80-90 ma dalla parte centrale in avanti la coerenza cronologica non è più un vincolo. Le canzoni si passano il testimone più per suggestioni e temi. Tre ore e mezza di concerto e Vasco le regge. Compresi gli accenni nei medley ci sono 45 canzoni, una sequenza di hit che hanno attraversato il tempo e le generazioni tutte riunite in platea ieri. “Olè olè olè Vascooo Vascooo”.

    Ognuno avrebbe la sua richiesta e le inevitabili mancanze sono giustificate da brani che il festeggiato ritiene gemelli. Niente da fare, nemmeno questa volta, per “Vado al massimo”, forse troppo lontana dal Vasco di ieri e anche da quello di oggi. Durante “Non mi va” il Blasco sbeffeggia Carlo Giovanardi: il senatore ossessionato dal “cattivo maestro” sarebbe una di quelle facce lì, da lato b. Alle feste ci si diverte. Su “Rewind” sventolano migliaia di reggiseni con la scritta “Fammi godere” sulle coppe. E la regia inquadra prontamente qualche topless (finito pure nella diretta di Rai1 condotta da Paolo Bonolis). Lato destro del palco. Il rocker fa spazio al cantautore. Si siede, chitarre e strumenti acustici. E’ un po’ come sentire “Una canzone per te”, “Va bene va bene così” e “Senza parole” nel momento in cui nascono nella sua testa e dalle sue mani. Lo aveva già detto due anni fa, ma dopo l’attentato a Manchester il messaggio è ancora più forte. «Noi non abbiamo paura. Non cambieremo le nostre abitudini. Il nemico non è l’odio ma la paura. Non chiudiamoci in casa».

    In duecentoventimila lo hanno ascoltato. I bis arrivano dopo mezzanotte. Sono i pilastri del Vasco-pensiero. Le donne, le sfide della vita, la trasgressione e il senso di smarrimento della generazione di sbandati che pensavano di poter essere Steve McQueen. “Sally”, “Un senso”, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata”. La canzone per spegnere la candeline può essere una sola. E allora tutti sul palco. Quattro chitarre (Burns, Pastano, Solieri e Braido), Curreri al pianoforte. “Alba chiara” è un karaoke collettivo. Tutto il mondo è fuori, ma in questo parco ce n’è un bel pezzo. Fuochi d’artificio.




    di Andrea Laffranchi
    fontecorriere.it




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    foto:Sky TG24

     
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