I FIORI DA GIARDINO..

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  1. gheagabry
     
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    .....si declinano in un'infinità di forme e di colori talvolta fluorescenti.


    ECHINACEA



    Con l’avvento dei giardini naturalistici, queste perenni del Nuovo Mondo fanno furore, proprio come le loro cugine, le rudbekie. E a ragione! Originarie delle grandi praterie nord-americane, erano già ritenute una panacea dagli Amerindi. Secondo la leggenda, essi sarebbero stati guidati verso le radici di questa pianta guaritrice da un serpente che s’era morso la coda. Le si riconoscono ancor oggi molte proprietà, specialmente antivirali e battericide. Delle nove specie che compongono questo genere accattivante, due sono in via di estinzione in natura, a seguito di intensivi prelievi per usi farmacologici.



    Una volta ben installate, non richiedono quasi nessuna cura e fioriscono costantemente ben oltre l'estate.
    Le varietà, numerose grazie ad audaci ibridazioni, hanno portato nuovo sangue nei giardini. La loro fioritura è la benvenuta per risvegliare le bordure dal torpore estivo. A ben vedere, queste robuste perenni che necessitano di poche cure (non abbisognano di tutori, annaffiature o trattamenti) gratificano a più d'un titolo. Oltre al bell'aspetto complessivo della pianta, i magnifici fiori attirano una folla d'insetti bottinatori, come le superbe vanesse, che trovano una pista d'atterraggio ideale: il capolino a cono pronunciato composto da fiori fertili (che gli è valso il nome che viene dal greco echinos, che significa riccio, porcospino) è circondato da una corona di fiori sterili a forma di petali disposti a raggiera, piatti o graziosamente reclinati, secondo le specie. Anche appassiti, le infiorescenze restano decorative fino a inverno inoltrato e il capolino diviene una provvidenziale riserva di semi per gli uccelli affamati.



    Tra le specie più apprezzate.... Echinacèa paradoxa, dai fini sepali reclinati, giallo oro, dal look molto originale. E' quella che ha geneticamente trasmesso i colori caldi ai nuovi ibridi. Tuttavia ha tolleranza zero nei confronti dell'umidità invernale ed esige un'estate molto calda e perfetto drenaggio. Da qui la fragilità di alcuni suoi rampolli. Anche Echinacèa pallida presenta sepali reclinati, ma di color rosa pallido, che però si è rivelata più rustica e meno esigente. Echinacèa angustifolia è dello stesso tipo, a fiori rosa e carezzevoli. Il carattere più 'margheritoso' a fiori piatti proviene dalle specie purpurea e tennesseensis. Si declinano in una ricca tavolozza di colori che va dal rosa o porpora all'arancio quasi rosso e al giallo, passando per il bianco e il verde....a ciò si aggiungono delle varietà i cui fiori sterili formano un pompon cicciottello di petali colorati che spiccano sulla corona di petali orizzontali, vedi il nuovo 'Irrésistible', color rosso-arancio. I recenti ibridi olandesi, come 'Pineapple', 'Hot Papaya' e 'Marmalade' coniugano pompon e corona di petali ricadenti, che fanno tanto "barboncino tosato', non apprezzato da tutti. I misteri della genetica hanno fatto poi una bella sorpresa agli ibridatori. Mentre le specie tipo sono inodori, certi ibridi emanano un profumo di miele, altri un leggero mix di arancio e chiodi di garofano ('Fragrant Angel', 'Ruby Giant').
    [Philippe Ferret (L’Ami des Jardins – giugno 2010), traduzione di Mariangela Barbiero]






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  2. gheagabry
     
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    Con l’avvento dei giardini naturalistici, queste perenni del Nuovo Mondo fanno furore, proprio come le loro cugine, le rudbekie. E a ragione! Originarie delle grandi praterie nord-americane, erano già ritenute una panacea dagli Amerindi. Secondo la leggenda, essi sarebbero stati guidati verso le radici di questa pianta guaritrice da un serpente che s’era morso la coda. Le si riconoscono ancor oggi molte proprietà, specialmente antivirali e battericide. Delle nove specie che compongono questo genere accattivante, due sono in via di estinzione in natura, a seguito di intensivi prelievi per usi farmacologici.



    Tra le specie più apprezzate, partiamo dalla più originale, Echinacèa paradoxa, dai fini sepali reclinati, giallo oro, dal look molto originale. E' quella che ha geneticamente trasmesso i colori caldi ai nuovi ibridi. Tuttavia ha tolleranza zero nei confronti dell'umidità invernale ed esige un'estate molto calda e perfetto drenaggio. Da qui la fragilità di alcuni suoi rampolli. Anche Echinacèa pallida presenta sepali reclinati, ma di color rosa pallido, che però si è rivelata più rustica e meno esigente. Echinacèa angustifolia è dello stesso tipo, a fiori rosa e carezzevoli. Il carattere più 'margheritoso' a fiori piatti proviene dalle specie purpurea e tennesseensis. Si declinano in una ricca tavolozza di colori che va dal rosa o porpora all'arancio quasi rosso e al giallo, passando per il bianco e il verde......ciò si aggiungono delle varietà i cui fiori sterili formano un pompon cicciottello di petali colorati che spiccano sulla corona di petali orizzontali, vedi il nuovo 'Irrésistible', color rosso-arancio. I recenti ibridi olandesi, come 'Pineapple', 'Hot Papaya' e 'Marmalade' coniugano pompon e corona di petali ricadenti, che fanno tanto "barboncino tosato', non apprezzato da tutti. I misteri della genetica hanno fatto poi una bella sorpresa agli ibridatori. Mentre le specie tipo sono inodori, certi ibridi emanano un profumo di miele, altri un leggero mix di arancio e chiodi di garofano ('Fragrant Angel', 'Ruby Giant').






    dal web

    Edited by gheagabry - 23/10/2011, 13:51
     
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  3. gheagabry
     
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    La Protea è realmente uno dei fiori che incarnano nel migliore dei modi l’ideale di eleganza, con le sue forme che variano a seconda della specie, somigliando ora ad un carciofo, ora ad una pigna.


    PROTEA



    La Protea, simbolo nazionale Sudafricano, è un appellativo riferibile a qualunque fiore appartenente alla famiglia delle Proteacee (circa 1400)...Il nome come facilmente intuibile deriva da Proteo, dio greco marino capace di cambiare aspetto all’occorrenza. La Protea classica, raffigurata nell’immagine qui a fianco è infatti un prodigio per gli occhi nello svolgersi della sua apertura definitiva. Da un aspetto iniziale nel quale sembra un carciofo dalle sembianze strane (l’appellativo botanico è infatti "Protea Cynaroides" ), svela progressivamente i suoi intensi colori per aprirsi del tutto ed apparire lontana parente del suo aspetto primordiale.
    Lo sviluppo commerciale della Protea ebbe inizio attorno agli anni ’60, grazie alle prime sperimentazioni di coltivazione situate in California. Il clima mite di questa zona e le numerose aziende locali ne hanno fatto oggi il maggior centro di produzione mondiale. Il Sudafrica è il suo habitat naturale, la sua presenza è endemica e rinvenibile quasi ovunque allo stato selvatico, tanto da meritarsi l’appellativo di "Regina del Sudafrica" e comparire persino sulle banconote nazionali. Bisogna sottolineare che non tutte le specie conosciute siano rinvenibili sul mercato internazionale, per ragioni di preservazione ambientale o per difficoltà di riproduzione su vasta scala. L’esistenza di questa varietà botanica è tra le più antiche che si conosca, probabilmente già presente all’epoca dei dinosauri. E’ accertata la presenza della Protea già 300 milioni di anni fa! La deriva dei continenti ne ha propagato il seme, che ha trovato terreno fertile anche in Sudamerica e Australia soprattutto. Tra le specie sudafricane maggiormente conosciute ci sono anche il Leucadendron e il Leucospermum, in Australia la Banksia.



    Questo genere riunisce un centinaio di arbusti sempreverdi, originari dell'Africa; producono lunghi fusti eretti, scarsamente ramificati, rigidi e spessi, che possono raggiungere i 100-150 cm negli esemplari adulti; le foglie sono allungate, ovali o lanceolate, di colore verde scuro, cerose. In estate producono alcune infiorescenze larghe 10-25 cm, costituite da molti piccoli fiori riuniti al centro, contornati da lunghe brattee colorate; le infiorescenze di protea hanno le forme più varie, talune sembrano grandi carciofi, oppure pigne di conifera. I fiori vengono prodotti in numero contenuto da ogni pianta, ma rimangono fioriti per settimane. Le brattee possono essere bianche, rosa, rosse, arancioni. P. neriifolia ha le foglie simili all'oleandro, e presenta una curiosa peluria scura sul margine delle brattee rigide; P. cynaroides produce infiorescenze tondeggianti, simili a grossi carciofi, di colore rosato o bianco. Queste piante non sono molto diffuse nei nostri giardini, ma vengono molto utilizzate per i fiori recisi, anche perchè nei paesi di origine i fiori sbocciano quando nella nostra penisola è pieno inverno. Con il passare degli anni gli arbusti tendono a "svuotarsi" nella parte inferiore, e a produrre meno fiori, è quindi consigliabile potare la pianta fino al terreno per favorire lo sviluppo di ramificazioni nuove e più vigorose.



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  4. gheagabry
     
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    BANKSIA



    Il genere Banksia è un genere di piante, comprendente circa 170 specie, della famiglia Proteaceae. Queste piante selvatiche australiane, che sono diventate anche popolari piante da giardino, sono facilmente riconoscibili per le loro caratteristiche spighe floreali e per i "coni" e le punte che fruttificano. Quando raggiungono le dimensioni della maturità, le Banksie possono variare da cespugli legnosi prostrati fino ad alberi alti fino a 30 m. In generale, le si trovano in una notevole varietà di paesaggi: foreste di piante sclerofille, foreste pluviali (occasionalmente), macchia e alcuni paesaggi più aridi, ma non nei deserti australiani.
    Grandi produttrici di nettare, le Banksie formano una parte vitale della catena alimentare delle aree selvagge australiane. Sono un'importante risorsa di cibo per tutte le specie di animali nettarivori, inclusi uccelli, pipistrelli, ratti, opossum, api senza pungiglione (Meliponini) e una miriade di invertebrati. Inoltre, sono di importanza economica per il florovivaismo e l'industria dei fiori recisi dell'Australia. Comunque, queste piante sono minacciate da parecchi processi, tra i quali vi sono la deforestazione, gli incendi frequenti e le malattie, cosa per cui un certo numero di specie è classificabile come specie rara e specie in pericolo di estinzione.

    Arbusto di dimensioni medio grandi, originario dell’Australia; da alcuni anni questa specie è stata divisa in due varietà: B.e. var. ericifolia e B. e. var. macrantha, che ha infiorescenze leggermente più grandi della precedente. Si tratta di arbusti vigorosi e rustici, a crescita rapida, che raggiungono in pochi anni i 3-4 metri di altezza, infatti in Australia vengono spesso utilizzati nelle siepi. Il fogliame è di piccole dimensioni, sempreverde, di colore verde grigiastro, a forma di piccoli aghi, ricoperto da una sottile peluria. Dalla primavera inoltrata fino all’estate produce innumerevoli infiorescenze di grandi dimensioni, a forma di pannocchie erette, alte fino a 25-30 cm, di colore giallo o arancione; le infiorescenze di banksia hanno una caratteristica forma, simile a quella dei fiori del callistemon. Una volta appassiti i fiori sulla pianta rimangono i frutti, delle specie di pigne dure, di colore vere, che contengono i semi. Questi grandi arbusti hanno un aspetto molto decorativo ed esotico, e nonostante questo ben si adattano ai giardini europei.
     
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  5. gheagabry
     
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    PENSTEMON, CAMPANELLE D'ESTATE



    Esuberanti e insoliti, i Penstemon fioriscono per tutta l'estate, portando allegria e colore anche quando le altre piante, per il caldo oppressivo, si concedono una pausa, e il giardino appare un po' spoglio. Le infiorescenze a spiga di queste erbacee perenni di origine americana, coltivate nei nostri climi come annuali o biennali, disegnano calde pennellate verticali che dal blu arrivano al rosso accesso, passando per tutte le sfumature del viola (ma non mancano varietà gialle o candide).



    A volte fluttuanti e leggere, ma più spesso ricche e piene, le spighe hanno altezze variabili da poche decine di centimetri a oltre un metro, e sono formate da 10-30 fiori tubulari, che si schiudono scalarmente a partire dalla base dello stelo che li sostiene.




    Viste da lontano le corolle regalano un colpo d'occhio d'incredibile bellezza, ma bisogna avvicinarsi e a volte volgere all'insù le pudiche campanelline per apprezzarle fino in fondo. Come batacchi, i cinque stami filamentosi che danno il nome al genere — dal greco, pente stemon — pendono all'interno della cavità, bianca o ravvivata da striature colorate, utili agli insetti per trovare senza difficoltà le sacche nettarifere; mentre i cinque lobi intensamente colorati con cui termina la corolla si ripiegano verso l'esterno.




    Uno dei pregi dei Penstemon è il numero sorprendente di ibridi con cui si presentano sul mercato, diversi non soltanto per le colorazioni dei fiori, ma soprattutto per le loro dimensioni e, in particolare, per la larghezza e lunghezza della porzione tubulare. Quest'ultima, infatti, può variare da pochi millimetri a 5-6 centimetri.
    Rispetto alle specie, gli ibridi sono più grandi, hanno colori più brillanti e fioriture più prolungate, ma sono meno rustici e resistenti e hanno esigenze idriche maggiori.



    Notevole variabilità di forme e dimensioni si riscontra anche nelle foglie dei Penstemon, che tuttavia sono piuttosto insignificanti, di un banale verde medio. Fa eccezione Penstemon digitalis 'Husker Red', che forma un bel tappeto bordeaux, sopra il quale svettano le infiorescenze bianche.
    Queste briose, belle e appariscenti americane, che contano circa 250 specie, appartengono alla famiglia delle Scrophulariaceae e furono importate in Europa a partire dal 1758; in giardino sono perfette per le bordure miste, purché le si pianti in grandi gruppi, insieme con piante ugualmente vistose e dalle medesime esigenze di sole e terreno ben drenato.



    La corolla dei Penstemon, formata da un vistoso tubulo che nella porzione terminale si dilata in due lobi superiori e tre inferiori, può essere molto diversa da specie a specie. A seconda dell'agente impollinatore infatti, il tubulo che la costituisce può variare, sia in lunghezza sia in larghezza, da 8 mm a 5-6 cm; ciò permette di dividere i Penstemon in due gruppi. Il primo riunisce quelli impollinati dagli insetti, con tubuli larghi e ben aperti, più spesso blu porpora o violetto e con gola solitamente bianca, solcata lungo i tre lobi inferiori, da striature colorate che guidano gli insetti alle sacche di nettare. Il secondo gruppo comprende invece fiori a corolla tubulare stretta, lunga e poco svasata, tanto da risultare quasi cilindrica. Queste specie, nei Paesi di origine, sono impollinate dai colibrì e generalmente hanno fiori di colore rosso o rosa carico.
    (Gardenia, giugno 2007)

     
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  6. gheagabry
     
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    "L'artista è il confidente della natura; i fiori portano avanti un dialogo con lui attraverso la graziosa piega dei loro steli e le sfumature armoniosamente tinte dei loro petali. Ogni fiore ha una parola cordiale che la natura dirige verso l'artista."
    (Auguste Rodin)


    LA GAZANIA


    Gazania Gaertn. è un genere di piante erbacee e perenni della famiglia delle Asteraceae, comprende una quarantina di specie e numerosissimi ibridi commerciali. Sono piante coltivate per la resistenza alla siccità e per la bellezza dei fiori.
    La pianta è originaria dell'Africa Meridionale ed il suo nome è legato al celebre Teodoro di Gaza, umanista bizantino vissuto tra il 1400 e il 1470, noto per aver tradotto l'opera di Teofrasto dedicata alla botanica.
    Le gazanie formano grandi rosette basali di foglie lucide, di colore verde scuro, arrotondate, glauche sulla pagina inferiore; alcune specie hanno foglie ricoperte da una leggera peluria; da primavera inoltrata fino ai primi freddi dal centro della rosetta di foglie si ergono numerosi fusti carnosi, alti 15-30 cm, che portano grandi fiori singoli, con diametro vicino ai dieci centimetri, a forma di capolino, con petali disposti a raggio e disco centrale, simili a grandi margherite, circondato da una linea più scura che macchia la base dei petali; il colore varia dal bianco al giallo, all'arancio, allo scarlatto, al bronzo sino al bruno, spesso con le punte dei petali sfumate di porpora scuro, di azzurro o di blu.
    Nel linguaggio comune le gazanie, le cui corolle sono sensibilissime alla luce e si richiudono non appena il sole viene velato dalle nuvole, vengono chiamate «margherite del sole».
    In Sud Africa le corolle della gazania vengono usate per intrecciare collane e ghirlande di cui gli indigeni sono soliti ornarsi durante le cerimonie religiose.
    Principali specie e varietà
    Gazania Aztec, con grandi fiori arancione brillante, che fioriscono tutto l´anno nei climi caldi e dalla primavera fino all´inizio dell´autunno nei climi temperati.
    Gazania ´Big Kiss Yellow Flame´ e Gazania ´Big Kiss Yellow Flame´, dai fiori porpora con bordi “fiammati”, rispettivamente di giallo e di bianco.
    Gazania Daybreak, con fiori dal centro scuro e petali dai bordi di vivaci colori secondo la varietà.
    Gazania krebsiana, originaria delle montagne del Sudafrica, presenta un cuscino compatto di foglie verde scuro e fiori simili alle margherite di color arancio brillante. Altezza 10-15 cm.
    Gazania linearis, con foglie ovali verde opaco, presenta fiori solitari dal giallo sole all´arancione.
    Gazania rigens, con fiori dai petali e dal centro color giallo oro. Altezza 15-30 cm.
     
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  7. gheagabry
     
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    Della tuberosa io canto, e della regina dei prati:
    un fiore più bianco della fervente colomba
    il cui profumo, come battiti vitali, sembra accendere
    il magnetico ardore dell’intorpidito amore.
    O ricordo, o presente sentore
    la tua vitale fragranza, mia perfetta tuberosa![...]
    (tratto dalla poesia ”Tuberose and Meadowsweet“
    di Mark André Raffalovich-1885)


    LA TUBEROSE



    Il genere Polianthes appartenente alla famiglia delle Agavaceae comprende circa tredici specie ma quella più conosciuta e normalmente coltivata è la Polianthes tuberosa originaria del Messico.
    Si tratta di una pianta erbacea perenne, tuberosa, che raggiunge il metro di altezza, caratterizzata da foglie nastriformi che crescono alla base della pianta, arcuate verso l'esterno, di colore verde brillanteI suoi fiori sono di colore bianco perchè la tuberosa fiorisce di notte, quando i colori non si vedono; per attrarre gli insetti impollinatori quindi, lei e gli altri fiori bianchi (tra cui gelsomino, fiordarancio, magnolia, ylang ecc) hanno dovuto ricorrere ad una strategia meno "visiva" ma altrettanto potente: un profumo così forte da stordire.
    Il nome del fiore – derivante dal greco “πόλις polis = città” e da “ανθος anthos = fiore” – associava il profumo e la bellezza del vegetale ai giardini delle città. L’aggettivo tuberosa è invece riferito all’apparato radicale molto sviluppato, formato appunto da un tubero. La pianta generalmente non produce più di tre o quattro fiori per spiga, ma esiste una varietà, chiamata “la perla”, in cui abbiamo la fioritura di circa venti fiori per ramo. Oggi, la tuberosa è coltivata diffusamente anche in Marocco, Francia, Sud Africa, isole Comore, Hawaii, India e Cina.
    La Polianthes tuberosa è una specie che riveste un grande interesse economico in quanto molto coltivata per ottenere fiori recisi e per l'estrazione degli oli essenziali molto usati in tutto il mondo nell'industria dei profumi.

    "... Mi immaginavo questa voce come una pianta in una serra, qualcosa di lussureggiante con le foglie lucide e il termine tuberoso nel nome, e di notte un profumo muschiato...."
    (Margaret_Atwood)



    La tuberosa (Polianthes tuberosa) è originaria del Messico, dove fu coltivata in epoca precolombiana dai nativi americani e in seguito dagli Aztechi, i quali usavano chiamarla omixochitl ossia “fiore-osso”, termine probabilmente dovuto ai fiori cerosi e bianchi iridescenti caratteristici della pianta.
    Fu merito degli spagnoli da una parte, letteralmente innamorati di questa pianta, e di un missionario francese dall’altra, che l’arbusto fu importato in Europa dove per molti anni fece parte del bouquet dei famosi giardini lunari, una collezione di fiori dal pallido colore bianco argenteo o pastello, in grado di emanare il proprio effluvio odoroso solo dopo il tramonto. Questi paradisi erano molto in voga tra le “ladies” d’epoca vittoriana per esaltare ulteriormente il candido pallore del loro incarnato. Fiore del peccato, dalla scia carnale e conturbante, nel Rinascimento alle giovani fanciulle era proibito annusare il suo profumo narcotico per non “cadere in tentazione”. Analogo divieto era applicato anche in India – dove il suo nome ki rani significa ”corteggiatrice della notte” – in quanto si credeva che il suo profumo potesse far cadere in un oblio di sentimentalismo da cui era impossibile sottrarsi.
    Luisa de la Vallière, la dama favorita dal Re Sole, amava moltissimo le profumate tuberose e il re favorì la coltivazione di tale pianta in onore della donna a lui così cara. Anche Gabriele D’Annunzio le predilesse, e faceva inserire delle tuberose anche nei bouquet che inviava ad Eleonora Duse.
     
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6 replies since 4/8/2011, 00:58   2314 views
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