FIORI E PIANTE ACQUATICHE...

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  1. gheagabry
     
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    L'IRIS d'acqua



    L’Iris Pseudacorus o Iris d’Acqua appartiene al gruppo delle I. Levigata.
    Vive presso le sponde di laghi, fiumi e fossati, su terreni umidi e melmosi o in acque poco profonde, dal piano fino a circa 1000 metri di altitudine. Pianta comune lungo i fossi è però minacciata dalla sparizione progressiva del suo ambiente, è specie protetta in molte regioni.
    Pianta eretta, alta da 80-100 cm., se coltivata su terreni asciutti raggiunge solo l’altezza di 60 cm.

    Iris dal nome greco dell’arcobaleno, per le varie e vivaci tonalità dei fiori nelle specie del genere, pseudacorus perché confuso in passato con l'Acorus calamus, pianta che proveniva dall'Oriente, che ha foglie e pianta di aspetto simile e vivente negli stessi ambienti.
    Il rizoma contiene una quantità considerevole di tannino, nel passato utilizzato per la concia delle pelli: mescolato a sali di ferro dà una tintura nera.

    In erboristeria il succo ricavato dal rizoma veniva usato nel trattamento esterno delle ferite e per curare il mal di denti ha però un effetto irritante sulle mucose.
    Il rizoma, anche essiccato, è completamente privo di profumo ed è stato usato come tonico, astringente, diuretico, purgativo e vermifugo, usi oggi completamente dimenticati.
    Pianta emmenagogo ( possiede proprietà rilassanti, promuove le funzioni fisiologiche dell’utero durante il mestruo e favorisce il suo rilassamento) astringente; odontalgica; catartica; emetica. Dalla pianta si ricavavano i seguenti prodotti: tannini, coloranti gialli dal fiore e neri dal rizoma, inchiostro.



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    Cardamine, ideale per l’acquario

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    La Cardamine lyrata è una pianta acquatica perenne appartenente alla famiglia delle Crucifere ed originaria del continente asiatico, ma ormai diffusa anche alle nostre latitudini. Si tratta di una pianta caratterizzata da fusti sottili e da foglie a loro volta costituite da foglioline di colore verde o giallo, a seconda del grado di immersione. Se si coltiva la Cardamine in acquario, infatti, l’elemento acquatico contribuirà a mostrare il fogliame di colore verde intenso, mentre la pianta collocata in un laghetto, in una fontana o comunque in un luogo che faccia emergere i fusti, il fogliame risulterà di colore giallo.


    I fiori della Cardamine sono di colore bianco, di piccole dimensioni, poco visibili, e fanno la propria comparsa nel corso della stagione primaverile. La Cardamine Lyrata, come detto, trova la collocazione ideale in acquario, adattandosi anche alla coltivazione in zone ove vi sia un elemento acquatico nei pressi.

     
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  3. gheagabry
     
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    LA SALICORNIA, l'asparago di mare



    La Salicornia è una pianta succulenta e alofila che ama crescere in zone molto ricche di sale. La si trova in suoli molto salati sommersi in maniera periodica, come le paludi salmastre o le barene delle lagune e i litorali.
    Il genere di appartenenza è quello delle Chenopodiaceae. Si tratta di pianta erbacea annuale, con portamento eretto e dimensioni di solito abbastanza contenute, tra i 10 e i 40 cm. Viene chiamata comunemente asparago di mare, per via dell'aspetto, allungato e sottile, rivolto verso l'alto e per via del colore verde brillante e per la sua vaga somiglianza con il turione dell’asparago pungente o asparagina.
    Il colore è verde in primavera e vira verso il rosso bordeaux via via che si avvicina la fioritura in agosto. I fiori sono piccoli e gialli. Presenta una radice lunga, sottile e fibrosa.
    Il nome salicornia deriverebbe invece dal francese salicorne e sarebbe frutto dell’unione di due termini: il primo, salicor, nell’arabo medievale starebbe ad indicare il nome di una pianta, il secondo, invece, corne, alluderebbe alla forma cornuta delle infiorescenze della specie vegetale in questione. Nei dialetti pugliesi, invece, è nota con termini tra i più disparati: savezudde, salsodda, salissia, sanzariello.

    Fin da un passato molto antico le principali alofite mediterranee venivano sfruttate sia per le proprietà terapeutico-alimentari; essendo molto ricche di vitamina C, erano le predilette dai navigatori che prevenivano così il rischio di contrarre lo scorbuto e sia per la produzione di soda; veniva usata per ottenere il carbonato di sodio e poi utilizzata nella lavorazione del vetro e del sapone, bruciando la pianta e utilizzandone la cenere.

    In cucina viene utilizzata un po' come gli asparagi di terra, bollita e condita con olio e limone, ma può essere anche mangiata cruda, se molto giovane e tenera, oppura usata per preparare insalate, piatti a base di pesce o frittate.
    Il suo sapore ricorda sia quello degli asparagi che quello degli spinaci, è un po' salata, quindi meglio non aggiungere sale durante la sua preparazione. La parte della pianta che si mangia è rappresentata dai teneri getti, o dalle nuove piantine intere se particolarmente tenere: per questo la raccolta si concentra soprattutto nei mesi che vanno da maggio a giugno.

    In Puglia la tradizione del consumo alimentare di salicornia è diffusa soprattutto lungo la costa adriatica, ma è in provincia di Foggia e in particolare nella cimosa litoranea tra i laghi di Lesina e Varano e Margherita di Savoia che l’uso è più radicato e diffuso fino ai giorni nostri; la ricetta della “salicornia sott’olio” è stata di recente valorizzata dalla Regione inserendola nell’Atlante dei prodotti tipici agroalimentari di Puglia”. Per questa preparazione, le popolazioni garganiche si servono dei fusticini teneri e carnosi di colore verde glauco sfumato di rosso che crescono in primavera. Dopo la raccolta, gli steli carnosi vengono lavati e bolliti in una soluzione di acqua e aceto per circa 45 minuti. Dopo averli fatti raffreddare vengono sfilacciati eliminando così la parte residua più lignificata e si dispongono in vasetti di vetro con olio extravergine di oliva e, in aggiunta, aglio e menta. Oltre che sott’olio viene conservata anche sott’aceto. In entrambi i casi, la salicornia, dal sapore acidulo e leggermente amarognolo, serve di accompagnamento insieme ad altre erbe spontanee, a frittate, zuppe, salse e insalate miste.
     
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  4. gheagabry
     
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    Mi chiedi perché compro riso e fiori?
    Compro il riso per vivere
    e i fiori per avere una ragione per cui vivere.
    (Confucio)


    IL MORSO DI RANA



    L'Hydrocharis morsus - ranae, comunemente conosciuta come morso di rana, è una pianta acquatica perenne, originaria dell'Europa centro-meridionale e dell'Asia.
    È una pianta provvista di radici fluttuanti, che, in caso di scarsità di acqua, possono ancorarsi al substrato sottostante. Produce stoloni lunghi fino a 30 cm, che in corrispondenza dei nodi sviluppano rosette foliari che si distendono sulla superficie dell'acqua, composte da foglie cuoriformi, dotate di un picciolo lungo 5–10 cm, larghe sino a 6 cm, con venature parallelinervie, e pagina inferiore ricoperta da uno spesso tessuto spugnoso, che aiuta la pianta nel galleggiamento. Agli apici dei nodi si sviluppano delle gemme svernanti (ibernacoli) che, appesantite dall'amido di riserva accumulato, cadono sul fondo e affondano nel fango, garantendo così la sopravvivenza della pianta nel periodo invernale; in primavera, alleggeriti dall'esaurimento delle scorte di amido, i germogli risalgono in superficie avviando la nuova colonizzazione dello stagno.
    È una specie dioica, presentano solo fiori femminili o fiori maschili, entrambi con tre petali bianchi e tre sepali verdi, peduncolati; fiorisce da giugno a settembre e l’impollinazione è effettuata dagli insetti. Il frutto è una bacca ovale, contenente minuscoli semi piriformi e tubercolati.

    La forma e la disposizione delle foglie fanno assomigliare questa piccola pianta ad una ninfea in miniatura. Le nervature fogliari hanno un importante caratteristica secondaria che permette di riconoscere questa specie da altre simili che condividono i medesimi ambienti, come Nymphoides spp. e Limnobium spp., mentre le dimensioni delle foglie e il modo di vita permettono di distinguerla dalle ninfee (Nymphaea spp.).

    Introdotta agli inizi del secolo scorso in Nord America, si è diffusa nella regione dei Grandi Laghi, ove è considerata una specie invasiva. In Italia è presente al centro-nord, anche se sempre più rara; nei corsi d'acqua e nelle zone umide italiane è ormai in via d'estinzione.
    Predilige acque stagnanti poco profonde, in posizione soleggiata, da 0 a 500 m di altitudine.

    Un libro inglese afferma che il nome è dovuto al fatto che gli antichi pensavano che le rane, che vivono e cacciano abitualmente sopra le foglie galleggianti di questa idrofita, potessero mangiarsela.
    Il nome del genere deriva dal greco antico Ydrocharis, formato dalla radici di ydor (=acqua) e da charìs (=amante).
    La parola ha una storia particolare, la si trova in un poema , attiribuito a Omero, intitolato "BATRACOMIOMACHIA" (letteralmente la guerra delle rane e dei topi).
    La parola è inventata, è uno dei molti modi con cui nel poema l'autore chiama le due specie di animaletti: per i topi usa per esempio "leccapiatti", "rodipane", "rubabriciole", "scavaformaggio" mentre per le rane "gonfiagote", " strillaforte" ed appunto "godilacqua", cioè la traduzione letterale di ydrocharis.
     
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18 replies since 7/9/2010, 13:24   2003 views
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