GIARDINO FIORITO....

COSTRUIAMOLO INSIEME

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  1. gheagabry
     
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    « Ecco Ninfa, ecco le favolose rovine di una città che con le sue mura, torri, chiese, conventi e abitati giace mezzo sommersa nella palude, sepolta sotto l’edera foltissima. In verità questa località è più graziosa della stessa Pompei, le cui case s'innalzano rigide come mummie tratte fuori dalle ceneri vulcaniche. »
    (Ferdinand Gregorovius, Passeggiate romane)


    I GIARDINI DI NINFA


    Situato nel territorio del comune di Cisterna di Latina, lo splendido giardino di Ninfa è un habitat naturale costruito dall’omonimo fiume, che dal 2000 è stato dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio. Il Giardino di Ninfa custodisce le rovine di una città medievale, incendiata e saccheggiata più volte e poi abbandonata dai suoi abitanti. Oggi, intorno alle rive di un laghetto, sono rimasti i ruderi di un borgo fantasma, con le sue mura, le torri, le chiese e le abitazioni.
    Sono migliaia le piante che ormai hanno attecchito e seguono un tranquillo ciclo vitale, sotto la guida di esterti tecnici e botanici. Insieme ai nostri ontani, salici, pioppi, olivi, querce, aranci, limoni, melograni, crescono l’azzurro “ceanothus” californiano, i grandi aceri nipponici, le betulle boreali, l’albero dei tulipani, l’acero dello zucchero, magnifici bambù, la splendida Gunnera manicata, i ciliegi cinesi, la calla etiopica. Profumatissime sono le aree coltivate con rose, garofani, papaveri, tulipani, peonie, begonie, lillà, lavanda, salvia e rosmarino.

    ...la storia....


    Ai margini della via Pedemontana Volsca che collegava Roma con il sud del Lazio, proprio sotto la rupe di Norma, al lato di un limpido laghetto formato dalle acqui del fiume Ninfeo, nel VII secolo d.C. si insediò un modesto nucleo di abitanti che avevano abitato la diruta Norba.
    A partire dal VIII-IX secolo, quest’area aveva assunto un ruolo strategico per la presenza della Via Pedemontana: trovandosi ai piedi dei Monti Lepini, era l’unico collegamento alle porte di Roma che conduceva al sud della penisola quando la Via Appia era ricoperta dalle paludi. Per questo motivo il territorio di Ninfa, ricco d’acqua e non distante da mare, fu l’obiettivo sia di molte famiglie baronali romane sia della Chiesa. La storia di questo luogo iniziò nel VIII secolo quando l’Imperatore Costantino V Copronimo concesse a Papa Zaccaria questo fertile territorio, chiamato Marittima, che al tempo contava solo pochi abitanti. Dopo l'XI secolo Ninfa assunse il ruolo di città e fra le varie famiglie che la governarono ricordiamo i Conti Tuscolo, legati alla Roma pontificia, e i Frangipane, sotto i quali fiorì l’architettura cittadina e crebbe la considerazione economica e politica di Ninfa, tanto che nel 1159 vi fu incoronato il pontefice Alessandro III. Il futuro papa, Cardinale Rolando Bandinelli, fuggendo dall’Imperatore Federico Barbarossa trovò rifugio a Ninfa dove fu eletto nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. Per vendetta l’Imperatore saccheggiò la città con il suo esercito. Nei secoli Ninfa subì altre razzie e saccheggi a causa di controversie legate alle famiglie baronali che volevano ottenerla. Nel 1294 salì al soglio pontificio Benedetto Caetani, Papa Bonifacio VIII, figura potente e ambiziosa. Anch’egli volle impossessarsi della Marittima. Nel 1298 aiutò suo nipote Pietro II Caetani ad acquistarla, segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio pontino e lepino. Nel 1382 Ninfa fu saccheggiata e distrutta da parte di Onorato Caetani. A causa della malaria che infestava la pianura pontina, la città non fu più ricostruita, i cittadini sopravvissuti se ne andarono lasciando alle spalle i resti di una città fantasma e la famiglia Caetani si spostò a Roma e altrove. Ninfa non fu però del tutto dimenticata.
    Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani di Sermoneta, molto legato al territorio della Marittima e amante della botanica, volle creare un giardino delle sue delizie. Il lavoro fu affidato a Francesco da Volterra che progettò un hortus conclusus, un giardino delimitato da mura con impianto regolare, proprio accanto alla rocca medievale dei Frangipane. Alla morte del cardinale quel luogo di delizie, in cui furono coltivate pregiate varietà di agrumi e allevate trote africane, fu abbandonato.
    Un nuovo tentativo di insediamento fu fatto da un altro membro della famiglia Caetani nel XVII. Il Duca Francesco IV Caetani, «buono al governo dei fiori», si dedicò alla rinascita dell’hortus conclusus ma la malaria costrinse anche lui a lasciare Ninfa. Della sua opera rimangono le polle d'acqua e le fontane. Durante l’Ottocento il fascino delle sue rovine attirò molti viaggiatori che percorrevano l’Italia riscoprendo l’antico. La «Pompei del Medievo», come la definì Gregorovius, era un luogo spettrale, magico e incancellabile dalla memoria di coloro che la videro.
    Alla fine dell'Ottocento i Caetani tornarono nei possedimenti da tempo abbandonati. Ada Bootle Wilbraham con i suoi due figli, Gelasio e Roffredo, si occuparono di Ninfa decidendo di crearvi un giardino in stile anglosassone. Bonificarono le paludi, estirparono gran parte delle infestanti che ricoprivano i ruderi, piantarono i primi alberi, lecci e faggi oggi maestosi, e restaurarono alcune rovine, fra cui il municipio, che divenne la casa di campagna della famiglia. La creazione del giardino romantico all’inglese fu guidata soprattutto da sensibilità e sentimento, seguendo un indirizzo libero, spontaneo, informale, senza una geometria stabilita dove i sentieri si svilupparono sinuosi. Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, continuò la cura del giardino e aprì le sue porte all’importante circolo di letterati ed artisti legato alle riviste da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”, come luogo ideale in cui ispirarsi. L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani. Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti. Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte decise di istituire la Fondazione Roffredo Caetani al fine di tutelare la memoria del Casato Caetani, di preservare il giardino di Ninfa e il castello di Sermoneta, e di valorizzare il territorio pontino e lepino.
    (dal web)
     
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  2. gheagabry
     
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    Giardini. Il fior fiore dell'Italia



    di Luca Villoresi

    Dal Lago di Como al Siracusano, da Genova a Ischia, dieci parchi storici con annesse decorazioni floreali. Scelti da un vero esperto, per un weekend di primavera

    Le hit parade non si addicono all'inafferrabile. E, quando si parla di giardini, ogni classifica appare inevitabilmente del tutto arbitraria. I meccanismi che presiedono a certe scelte sono del resto certamente più complessi - e perfino più soggettivi - di quelli che portano a giudicare una canzone, un libro, una ricetta. C'è chi ama le atmosfere intime e chi insegue la profondità del paesaggio, chi guarda le architetture, chi apprezza le scelte botaniche, uno rincorre l'eden, l'altro l'orto dei nonni.
    Un giardino è anche un sentimento fugace, legato all'intimo, al caso, all'effimero che, nel giro di un'ora, di un giorno, di un mese cambia, aria, colori, profumi.

    La scelta del "più bello" diventa peraltro ancor più improponibile se applicata ai giardini italiani. Siamo e restiamo, a volte nostro malgrado, il Belpaese, il Giardino d'Europa. E non solo perché abbiamo tanti bei giardini; i nostri giardini, oltre che belli, sono anche molto diversi tra loro. Stilare una classifica dei castelli scozzesi? In fondo ci si potrebbe provare. Nel caso della Penisola, però, l'incontro tra uomo e natura - secoli e secoli di questa e quella civiltà, calati in un'ineguagliabile varietà di ambienti - ha partorito risultati estremamente variopinti. Come fai a paragonare una scogliera mediterranea, una collina toscana, l'ansa di un lago? Un paesaggio con rovine, un disegno barocco, una reggia ottocentesca (a scelta, in versione sabauda, borbonica, papalina, austro-ungarica...)?



    Niente top ten, dunque. In occasione della primavera, però, ecco, quantomeno, dieci piccoli suggerimenti. Non sono i giardini "più belli". E, certamente, non sono neppure tra i più famosi. Ma, proprio per questo, diventano un'occasione per prendere coscienza di un patrimonio tanto diffuso quanto in parte misconosciuto (sebbene, va detto, l'horticultural tourism prende piede anche tra gli italiani arrivando al record degli otto milioni di visitatori in un anno).
    I dieci suggerimenti sono stati scelti per una loro qualche particolarità, anche stagionale. E vanno da Nord a Sud, cercando inutilmente di rappresentare la complessità geografica e culturale di una Penisola dove una sola provincia, Viterbo, conta quattro giardini storici che risalgono al Cinquecento e un solo lago, Como, allinea quaranta ville aperte al pubblico.

    I dieci suggerimenti sono tratti dall'elenco dei parchi e delle ville visitabili riuniti nel network Grandi giardini italiani. Non tutti i grandi giardini (per segnalarne un paio, la celebratissima oasi di Ninfa, o il premiato parco di Valsanzibio) sono compresi in questa lista. Ma nell'elenco degli 83 aderenti, accanto ai dieci segnalati, troverete tutti giardini che, oltre alle loro particolari bellezze, garantiscono comunque uno standard di manutenzione, di cura, di affidabilità degli orari. C'è l'imbarazzo della scelta, anche perché, alla fine di ogni classifica, quando si parla di giardini, gli assenti spiccano sempre più dei presenti.
    (repubblica)



    VILLA SERRA (GE). Stile Tudor. Ha 1300 ortensie Tra tante ville e parchi privati ecco un magnifico esempio di giardino comunale La villa in stile Tudor e il parco all'inglese realizzati nel 1800 stavano andando in rovina Recuperati da un consorzio pubblico, restaurati e aperti al pubblico. Tra acque e prati fioriscono 1300 piante



    VILLA MELZI D'ERIL (CO). Pini, camelie e grandi viali. Azalee in fiore nella villa neoclassica a Bellagio che Francesco Melzi d'Eril, amico di Napoleone, realizzò sulle sponde del lago di Como all'inizio dell'Ottocento. Una vasta raccolta botanica, dal monumentale pino di Montezuma alle grandi siepi di camelia, disseminata tra statue e viali.


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    VILLA FRACANZAN, PIOVENE (VI). Peschiere, prati e boschi. Una villa da scoprire, rimasta finora ai margini dei più battuti itinerari palladiani. Realizzata alla fine del Seicento offre tuttora un vasto repertorio di spunti architettonici e paesaggistici: dall'imponente barchessa alle peschiere, dai viali al giardino formale, boschi, prati e campi coltivati


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    PALAZZO FANTINI, TREDOZIO (FC). C'è anche il museo. Risultato di una serie di stratificazioni, dal Seicento all'Ottocento, fino al Liberty Sfondi paesaggistici e bordure di bosso ripiene di colori. Nel complesso è anche ospitato un museo di tutti quegli attrezzi agricoli che a volte sollecitano la fantasia del giardiniere più di un'aiuola in fiore

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    CASTELLO DI PRALORMO (TO). Vista sui monti. Una fortificazione del XIII secolo e un giardino che risaliva al Cinquecento sono stati trasformati, nel 1800, nell'attuale residenza e in parco romantico
    all'inglese, famoso per la vista sulle montagne circostanti e per la fioritura, in aprile, di 50mila bulbi di tulipano.


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    PARCO SEGHETTI PANICHI, CASTEL DI LAMA (AP). Percorso bionergetico. Disegnato alla fine dell'Ottocento dal paesaggista tedesco Winter il parco ospita, tra altre belle piante, diversi esemplari di palma. Alcuni luoghi, in prossimità dei quali si registrano sensibili variazioni del magnetismo, sono stati collegati tra loro in una sorta di percorso bioenergetico


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    GIARDINO TORRIGIANI (FI). Il più grande in città. Accanto al più famoso giardino di Boboli ecco i sette ettari del più grande giardino privato d?Europa situato all?interno delle mura di una città. Dalle reminiscenze del cinquecentesco orto botanico al parco ottocentesco, tra statue e boschi sacri, un itinerario romantico e sentimentale.


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    PALAZZO PATRIZI, CASTEL GIULIANO (RM). Rose antiche e moderne. A Castel Giuliano (Bracciano) sullo sfondo di un paesaggio tipicamente etrusco la vasta proprietà, il parco, il castello e la chiesa sono stati restaurati dei marchesi Patrizi dopo lunghi anni di abbandono. Un nuovo, antico giardino Tra grandi alberi, arbusti, erbe aromatiche il parco ospita uno dei maggiori roseti italiani

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    PARCO TERMALE NEGOMBO, ISCHIA (NA). Piante "speciali" oltre la spiaggia. Una realizzazione moderna, sulle sorgenti termali d'Ischia (Lacco Ameno), in un luogo amato dai primi coloni greci. Piante dall'Australia, dal Giappone, dal Brasile, dal Sudafrica e sculture moderne nella macchia mediterranea.





    SAN GIULIANO (SR). 60 ettari, un'isola di agrumi. Quattro ettari ritagliati e costruiti, a partire dagli anni Settanta, all'interno di un agrumeto di sessanta ettari. Un'isola di alberi e arbusti ornamentali centrata su una quattrocentesca masseria fortificata e impreziosita da un giardino diviso in quattro aree: tropicale, mediterranea, araba, aromatica.

     
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    Un giardino che non ti aspetti


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    Centro Commerciale in Colombia

     
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