L'Emilia Romagna ... Parte 2^

BOLOGNA ...DOZZA..MARZABOTTO..MODENA ...

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    BUONGIORNO ISOLA FELICE ... BUON RISVEGLIO A TUTTI


    “... Venerdì ... la mongolfiera dell’isola felice continua il suo viaggio attraverso le bellezze dell’Italia, ogni giorno il mosaico di emozioni che stiamo costruendo nella nostra anima grazie al nostro viaggio, si colora di nuovi tasselli ... ogni tassello è un luogo visto è un’emozione impressa forte e per questo indelebile ... oggi voleremo verso ovest risalendo le terre di questa magnifica terra chiamata Emilia Romagna ... Buon risveglio amici miei ...”

    (Claudio)



    L’EMILIA ROMAGNA ... BOLOGNA ...DOZZA .. MARZABOTTO..E INFINE MODENA ...



    “L'Emilia-Romagna è composta dall'unione di due regioni storiche: l'Emilia, che comprende le provincie di Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Ferrara e buona parte della provincia di Bologna, con il capoluogo, e la Romagna, con le rimanenti province di Ravenna, Rimini, Forlì - Cesena e la parte orientale della provincia di Bologna……

    “Bologna è stata per secoli la seconda città dello Stato Pontificio, dopo Roma….formata da un caratteristico centro storico, circondato dai viali di circonvalazione, che toccano le 12 antiche porte, da cui passano 12 strade che arrivano a raggiera nel centro,e che dall'altro lato si espandono fino a raggiungere la periferia…. è circondata da un lato dai colli e dall'altro da zone di pianura …Il cuore …Piazza Maggiore, detta comunemente piazza grande, in cui sorge la Basilica di San Petronio, il Palazzo del Podestà e il Palazzo del Comune…..al centro della adiacente piazza… la bella fontana del Nettuno…via rizzoli invece porta da Piazza Maggiore direttamente sotto le 2 Torri…. la torre più alta è quella degli Asinelli e l'altra, la Garisenda ..Piazza Santo Stefano,con le sue sette chiese…tutte di epoche e di conseguenza stili diversi….da Piazza Maggiore si può percorrere il portico del Pavaglione, il più famoso di Bologna, per arrivare all'Archiginnasio che era l'antica sede dell'università, e attualmente è una biblioteca..”

    “La basilica di San Luca, luogo incantevole che si trova sui colli,nello specifico sul colle della guardia….é una chiesa molto antica..il Portici ..oltre ai 3,5 km di porticato che collegano la città alla basilica di San Luca, Bologna vanta in totale altri 40 km di portici nelle vie del centro e non solo…..tutto nacque quando, già dai tempi antichi, i bolognesi cominciarono a fiutare il business dato dalla presenza dei numerevoli studenti universitari che la città attirava…questi studenti avevano bisogno di un alloggio, cosicchè molte famiglie ebbero l'esigenza di ricavare qualche stanza in più,e lo fecero ampliando i primi e secondi piani delle loro abitazioni, sorreggendole con dei pali, o colonne….. Sotto i portici bui, sugli angoli degli angusti viottoli medievali, sulle pareti di case popolari ti sorprendono talvolta immagini sacre di disarmante bellezza. Opere "minori" ma molto significative, espressioni di una devozione popolare ormai perdutasi nei secoli. “

    “La fontana del Nettuno è una fontana monumentale che si trova a Bologna in piazza Nettuno (adiacente Piazza Maggiore)….La statua fu promossa dal Cardinale Legato di Bologna Carlo Borromeo avrebbe voluto simboleggiare il felice governo del neo eletto papa, e zio materno di Borromeo, Pio IV…. Per la costruzione della fontana fu abbattuto un intero isolato…le sue acque provengono dai bagni di Mario (cisterna sotterranea con decori rinascimentali) e potenziata dall'antica fonte Remonda …sotto il convento di San Michele in Bosco….”

    “…la Torre degli Asinelli e la Torre della Garisenda, i monumenti simbolo della città di Bologna, edificate dai ghibellini nel XII secolo. I loro nomi derivano dalle famiglie ….sono entrambe pendenti. La Torre degli Asinelli con i suoi 97,2m è la più alta d’Italia; la Garisenda invece attualmente è alta 48 metri ma in origine raggiungeva i 60. Nel corso dei secoli sono state carceri, torri civiche, abitazioni, ed hanno subito dei danni a causa di incendi o piccoli crolli…”

    “Ebbene sì..a Bologna c'era un importante porto fluviale!! Forse non tutti sanno che vi fu un tempo in cui Bologna non era troppo diversa da Venezia, piena di canali, di imbarcazioni e di marinai d'acqua dolce che affollavano la città. Oggi l'acqua non si vede più, ma non è sparita, è solo nascosta sotto terra… le antiche vie d'acqua…La Salara..magazzino portuale del sale.. il porto, i canali ancora visibili nel centro della città.”

    “Le antiche botteghe bolognesi sono cariche di storia, aneddoti, leggende e conservano arredi con decori affascinanti che ci riportano indietro nel tempo. Ad ogni ingresso si entra in un mondo passato …."Le Antiche Farmacie", "Le Antiche Botteghe Orafe", "Le Antiche Liuterie"….. Un'apoteosi di colori entusiasmanti che mutano col trascorrere delle ore, il luccichio della selenite che valse alla Bologna romana il soprannome di "città d'argento" per il riverbero dei suoi templi, capitelli intarsiati, quasi "intagliati" in forme fantastiche e sognanti, battiporta in ferro battuto che sono vere sculture….. Per svelare i segreti di Bologna sarebbe necessario osservarla dall'alto e come mille perle dentro preziose conchiglie si dischiuderebbero ai nostri occhi decine di splendidi giardini secolari, come piccole isole nel rosso mare di cotto bolognese…..scoprire questi giardini ove si custodiscono piante ed alberi rari e dove alcune specie di uccelli trovano rifugio durante il passaggio sulla città…..”

    “La tradizione musicale di Bologna è molto antica e ne ha fatto una delle capitali mondiali della musica rinascimentale, barocca e non solo. Non per niente i più antichi organi del mondo sono proprio in questa città….. Rossini visse a Bologna, Respighi vi nacque, Mozart fu membro della sua prestigiosa Accademia, Farinelli vi è sepolto, Padre Martini le ha voluto dedicare tutta la vita, Wagner la scelse per la Prima di molte sue opere..”

    “ Un uomo che corre lungo le strade di Bologna è la copertina del romanzo di J. Grisham “The Broker”, completamente ambientato in questa città… le tracce del protagonista del thriller … Piazza Maggiore, le due torri pendenti, il quartiere universitario da Via Zamboni a Via Fondazza con San Giacomo e l’Oratorio di Santa Cecilia….”

    “A pochissimi chilometri dal centro di Bologna, in località Pontecchio Marconi, in un'incantevole cornice naturale di boschi e falesie si trova l'ingresso di questo incredibile manufatto del 30 a.C…Unico acquedotto completamente ipogeo di epoca romana conosciuto… conserva il fascino spettacolare e misterioso. “

    “Sulle pendici della collina bolognese…immerso in una Natura incontaminata, sorge Dozza, un antico borgo, fra i più pittoreschi dell'Emilia Romagna che con le sue viuzze ciottolate e la sua imponente fortezza…Il suo nome deriva dalla parola "doccia", "acqua", quasi un paradosso, per un borgo che da secoli ha fatto del vino di qualità una fonte di ricchezza ed una bandiera……"Il Muro Dipinto"…ogni due anni infatti si danno appuntamento artisti di fama internazionale che "decorano" con le loro opere le strade e le case del borgo….una galleria all'aperto di arte contemporanea.. grandi artisti come Matta, Sassu, Licata, Pozzati, Keizo, Tornquist, Mascellari..hanno dipinto su quei muri”

    “Marzabotto - che deriva il proprio nome dalla parola "MARZA BOT" che indica le botti in cui veniva fatta macerare la canapa coltivata diffusamente fino alla metà del 1900 nelle campagne e nell' Appennino bolognese - è adagiata nella vallata del fiume Reno…….a ridosso dell'antica Via dei Castelli, il borgo di Monteveglio …. uno dei più affascinanti complessi medievali della regione. Conteso tra romani e bizantini, tra bizantini e longobardi, tra Papato e Impero, tra bolognesi e modenesi, porta le tracce di queste dominazioni e di queste culture sui suoi muri millenari…. "Terra di Mezzo" a cavallo fra le province di Bologna e di Modena…”

    “A Milano, giusto cinquanta anni fa, è stato fondato il sodalizio Ducato di Modena – Feudo Cisalpino….Due fiumi la circondano senza attraversarla: il Secchia e il Panaro, la cui importanza à è testimoniata dalla presenza della Fontana dei due fiumi, dello scultore modenese Giuseppe Graziosi….La Biblioteca Estense oltre a volumi di ogni tipo…ha una collezione di manoscritti, carte geografiche, spartiti musicali, xilografie, incisioni in rame e antichi libri a stampa tra le più grandi e importanti d'Italia..fra tutti occorre ricordare i due volumi della Bibbia di Borso d'Este, uno dei testi miniati piu famosi al mondo….Palazzo Ducale di Modena, odierna sede dell'Accademia Militare e antica dimora dei Duchi d'Este…Piazza Grande è il centro storico della città, crocevia del via vai quotidiano ….Sulla piazza… il maestoso il Duomo, il più insigne monumento dell'arte romanica in questa città, iniziato nel 1099..il loggiato con trifore ed arcate cieche e, sulla facciata principale, i bassorilievi di Wiligelmo: una sintesi romanica eccezionale …A fianco al Duomo …la torre Ghirlandina, alta 90 metri, che unisce armoniosamente due stili differenti: la parte a base quadrata è romanica, mentre la parte a base ottagonale e la piramide che fa da cuspide sono gotiche. La Ghirlandina è il simbolo della città e deve il suo nome probabilmente al doppio giro di ringhiere che la adornano come fossero ghirlande….”

    “Non solo la cinquecentesca fontana monumentale, quasi intatta sotto uno strato di macerie, ma anche resti delle strutture dell’Abbazia del XIII secolo e un tratto delle fortificazioni medievali costruite a cavallo dell’anno Mille….dagli scavi nel cortile detto “della spezieria”, all’interno del monastero di San Pietro a Modena…sono emerse dal passato…”

    “Ferrari, Ferrari e ancora Ferrari. Maranello, in gran parte del mondo, è sinonimo di Ferrari. ben arrivati alla Galleria Ferrari …il museo che raccoglie i modelli che hanno fatto la storia del Cavallino…”









    Da Augusto ...

    Parma








     
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    PARMA



    Parma è una città ricca di monumenti e di opere d''arte, una città aristocratica che ha saputo conservare le sue origini ed il suo patrimonio firmato dai più importanti artisti ed architetti del XVI -XVII sec. Parma fu costituita in colonia romana nel 183 A.C., lungo la via Emilia dal console Marco Emilio Lepido che le diede il titolo di Julia e Augusta e divenne ben presto un importante centro commerciale. Per la sua posizione strategica fu contesa tra i signori della Padania, passando in mano a varie signorie tra cui i Visconti e gli Sforza, finché nel 1545 venne concessa da papa Paolo III Farnese al nipote Pier Luigi, come ducato. Una dinastia che regnerà per quasi due secoli lasciando memoria del suo fasto e della sua grandezza.
    Estintisi i Farnese (1731), i Borbone di Spagna ereditarono il ducato fino alla Rivoluzione Francese.
    Dopo la caduta di Bonaparte, il Congresso di Vienna assegnò gli stati parmensi alla moglie Maria Luigia d 'Austria, figlia dell'imperatore Francesco I. Il ducato di Parma tornò ai Borbone solo nel 1847, dopo la morte di Maria Luigia. Nel 1854 il duca Carlo III venne assassinato ed il patrimonio passò alla moglie Luisa Maria di Berry fino al 1859, quando venne costretta da una rivolta popolare ad abbandonare il ducato che, il 18 marzo 1860, insieme a tutto il territorio, entrò a far parte del Regno d'Italia.
    La provincia di Parma è anche famosa per i suoi figli piu' illustri, Arturo Toscanini, Niccolò Paganini, e Giuseppe Verdi. Ma nel territorio di Parma regna una grande tradizione gastronomia, famosi sono il "parmigiano reggiano" ed il "prosciutto di parma", accompagnati da ottimi vino DOC.

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    Da Vedere


    Il Duomo: eretto tra il 1060 e il 1073, rappresenta una delle più belle cattedrali romaniche d'Italia. Fu restaurato dopo il violento terremoto del 1117, . Il campanile in stile gotico, fu eretto fra il 1284 e il 1294. All'interno, fra innumerevoli opere d'arte, la famosa cupola con l'Assunzione della Vergine, affrescata dal Correggio fra il 1526 e il 1530 e, nel transetto alto di destra, la Deposizione, prima opera scultorea datata (1178) di Benedetto Antelami.
    Il Battistero

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    Il Battistero: il monumento più importante ed evoluto del Medioevo in Italia, a segnare il trapasso dal romanico al gotico. Realizzato in marmo rosa di Verona su pianta ottagonale, è opera di Benedetto Antelami, che ne iniziò la costruzione nel 1196 e ne esegui le mirabili sculture nei tre portali esterni, nelle lunette e nelle allegorie dei Mesi all'interno. Nella volta si ammira uno splendido ciclo di pitture a tempera del XIII secolo, recentemente restaurato.
    S. Giovanni Evangelista: rinascimentale, costruito fra il 1498 e il 1510 ha una facciata barocca, realizzata nel 1607. All'interno si ammira l'altra famosa cupola, la prima affrescata dal Correggio fra il 1520 e il 1521 - unitamente ai pennacchi ed al fregio monocromo - che rappresenta il Transito di S. Giovanni, col Cristo che scende in gloria fra gli Apostoli. Del Correggio è anche la lunetta, nel transetto a nord, con S. Giovanni e l'aquila. Fra le altre opere interessanti della chiesa, gli affreschi del Parmigianino nei sottarchi delle prime due cappelle e della quarta navata minore a nord. Da non perdere gli splendidi chiostri rinascimentali e Spezieria benedettina (l'antica farmacia).

    Chiesa della Steccata

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    Chiesa della Steccata: l'interno imponente è a croce greca, sormontata da un'elegante cupola disegnata da Antonio da Sangallo il Giovane. Fu eretta fra il 1521 e il 1539. All'interno conserva un prezioso ciclo di dipinti del Parmigianino, il mausoleo del Conte di Neipperg, marito morganatico di Maria Luigia, eseguito da Lorenzo Bartolini, la Sagrestia nobile, gioiello d'intaglio secentesco e, nella cripta, le tombe dei Farnese e dei Borbone.

    Camera di San Paolo:

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    è nell'antico appartamento della badessa Giovanna Piacenza, con la volta splendidamente affrescata nel 1519 dal Correggio sotto forma di un luminoso pergolato di significato allegorico.

    Palazzo della Pilotta:
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    l'imponente edificio, con tre vasti cortili, fu fatta erigere dai Farnese fra il 1580 e il 1620 come palazzo dei servizi della corte. Oggi rappresenta il centro della vita culturale della città. All'interno ospita la Biblioteca Palatina, il Museo Archeologico Nazionale, il suggestivo Teatro Farnese, il Museo Bodoni e la Galleria Nazionale. La Galleria Nazionale è una delle più importanti d'Italia, con opere di Correggio (fra cui la Madonna del San Girolamo e quella della Scodella), di Parmigianino, di Beato Angelico, Leonardo, Cima da Conegliano, El Greco, Holbein, Van Dyck, Bronzino, Carracci, Sebastiano del Piombo, Tiepolo, Piazzetta, Canaletto, i primitivi toscani ed emiliani, i fiamminghi, i ritrattisti francesi del XVIII secolo, ecc.

    Il Teatro Regio.

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    Fra i più illustri d'Italia per tradizioni musicali, costruito su incarico di Maria Luigia da Nicola Bettoli, architetto di corte, elegantemente decorato, fu inaugurato nel 1829 con la "Zaira", composta per l'occasione da Vincenzo Bellini. La volta della sala e il sipario sono dipinti da Giambattista Borghesi.

    Il Palazzo Ducale e il Parco

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    Il Palazzo Ducale e il Parco: fu acquistato da Ottavio Farnese nella seconda metà del Cinquecento, e successivamente restaurato da Ranuccio II che lo arricchì di un laghetto con isola nel 1690, e trasformato "alla francese" nel XVIII secolo, adornato di un tempietto d'Arcadia e di gruppi scultorei, statue ed anfore in marmo dello scultore J.B. Boudard. Il Palazzo, fu costruito fra il 1561 e il 1564 su progetto del Vignola, ed ampliato nella seconda metà del Settecento, su progetto del Petitot. Conserva nelle sue sale affreschi di Agostino Carracci, del Bertoja, del Tiarini, del Malosso, del Cignani. Attualmente è sede del Comando Provinciale dei Carabinieri.

    Da vedere anche:

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    il Municipio (in Piazza Garibaldi) del XVII secolo e il Palazzo del Governatore, restaurato nel XVIII secolo.

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    Il Museo Lombardi
    (cimeli di Maria Luigia e Napoleone), la Pinacoteca Stuard (opere toscane del XIV e XV secolo e dipinti emiliani del XVII e XVIII secolo), il Museo cinese ed etnografico, la Chiesa di S. Antonio progettata da Ferdinando Bibiena e la Chiesa di San Sepolcro col ricco soffitto ligneo del XVII secolo e l'estroso campanile barocco, entrambe in via della Repubblica e, nell'Oltretorrente, la Casa natale di Arturo Toscanini, la cinquecentesca Chiesa dell'Annunciata a pianta ovale, l'originale Chiesa di S. Maria del Quartiere a forma di esagono, progettata ai primi del Seicento da Giovan Battista Aleotti, l'Ospedale Vecchio del XV - XVI secolo, oggi sede dell'Archivio di Stato e della Biblioteca Comunale, la Tomba di Paganini al Cimitero della Villetta.
    Dopo l'immancabile visita alla Certosa di Paradigna, merita di esser vista la ducale cittadina di Colorno, a 15 Km da Parma, ricca di significativi monumenti storici, famosa per il prestigioso Palazzo Ducale, residenza estiva della Corte, definita "la Versailles dei principi di Parma".

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    DINTORNI. Alla Certosa di Parma (a 4 km), edificata nel 1285 e poi rimaneggiata, sono visibili affreschi di F. Bibiena, S. Galeotti, del Baratta e del Natali.


     
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    PIACENZA




    Farnese


    Palazzo Farnese

    Piacenza fu Placentia, l'antica colonia romana fondata nel 218 a.C. Durante il medioevo appartenne al ducato di Milano, poi ai Visconti e agli Sforza ma conobbe il suo massimo splendore con la famiglia più in vista del '500, i Farnese che costituirono qui il Ducato di Parma e Piacenza. Fu in questo periodo che la città si aricchì di monumenti importanti e di quel tono aristocratico che i Farnese seppero dare ai loro possedimenti. Piacenza offre al visitatore un campionario di monumenti costruiti in varie epoche dal medioevo e più precisamente dal gotico al rinascimentale.
    Ma non mancano nobili edifici dall'architettura settecentesca. Una città da scoprire, da vivere non solo
    nei suoi più importanti monumenti, ma anche negli spazi cittadini dove si respira l'amore per questa città, amata anche dai grandi artisti che hanno lasciato nei secoli preziose testimonianze; Maestri come Wiligelmo e Nicolò, il Botticelli, il Vignola, Antonello da Messina.

    Oltre i Musei piacentini, che conservano pezzi di grande importanza archeologica, come il Fegato Etrusco del III - II sec. a.C., Piacenza offre numerose attrazioni artistiche



    arazzi_anteprima

    Galleria d'Arte Alberoni (o Pinacoteca del Collegio), conserva importanti opere di Antonello Messina tra cui il "Cristo alla colonna" del 1473, opere di Salvator Rosa e di Guido Reni.


    alberoni

    Il Duomo, XIII sec

    AC260_Piacenza

    Il Duomo fu eretto, tra il 1222 ed il 1233, sui resti di una antica basilica paleo cristiana, in stile romanico-padano in cui si avvertono gli elementi gotici dell'epoca.


    piacenza_s_antonio


    La Basilica di S. Antonino, fondata nel IV secolo dal primo vescovo di Piacenza, è intitolata al patrono della città e ha un grande atrio detto il "Paradiso" per la bellezza delle sue architetture.

    La Chiesa dei Cappuccini, eretta nel XV sec. con opere del Guercino, del Malosso e del Fiamminghino.



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    La Chiesa di S. Sisto, ha ospitato la Madonna di S. Sisto di Raffaello che nel '700 venne ceduta al Re di Polonia e ora conservata a Dresda.



    piacenza011_big
    Sandro Botticelli, Madonna adorante il figlio con S. Giovannino, 1483-1487 (Museo Civico).


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    Il Palazzo del Comune
    , detto "il Gotico", eretto intorno al 1281 si presenta con un portico ad archi acuti. All'interno, un grande salone, lungo 43,80 metri e largo quasi 17, un tempo destinato ad accogliere le assemblee del popolo, è ora sede di importanti esposizioni.

    pdc-old

    Piazza Cavalli prende il nome dalle due statue equestri dei Farnese e raffigurano i duchi Ranuccio I e suo padre Alessandro. Tra i primi esempi di scultura barocca modellati da Francesco Mochi c'è



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    Teatro municipale, progettato da Lotario Tomba all'inizio del XlX sec.
    Per la ristrettezza dello spazio la scena e le sale comuni furono ridotte al minimo, per cui tra i teatri neoclassici è quello che ha uno dei rapporti più alti tra il volume della sala e l'intero edificio. Si ispira alla Scala - più vecchia di 20 anni - per l'antiportico in bugnato, le finestre, le scale, i retropalchi all'esterno del corridoio perimetrale ai palchi. La sala, ottima sia per l'acustica che per la visibilità, ha una forma non a ferro di cavallo, ma a tre quarti di ellisse come il Tordinona di Roma. Le decorazioni furono eseguite dal bolognese Bracciolo e dal piacentino Antonini . A norma dell'autorizzazione governativa, tutti i diritti spettanti alla società sul teatro sarebbero passati allo stato 12 anni dopo l'inaugurazione.
    Fu inaugurato il 10 set. 1804 con grandi feste, dopo 2 rinvii. A corona vi furono una "Fiera decendiale" [della durata di 10 giorni] privilegiata di bestiame e mercanzie per attirare il pubblico, fuochi in piazza Cavalli, corsa di berberi e attrattive varie. L'opera prescelta fu Zamori di Simone Mayr , scritto per l'occasione, e seguito dal ballo eroico pantomimico Emma ossia Il giudizio di Carlo Magno. Quando il teatro nel 1816 passò allo stato, Maria Luigia , con Risoluzione Sovrana n. 114 del 7 set. cedette il diritto al Comune. L'esecuzione affrettata dell'edificio rese necessari a più riprese lavori di restauro, nonché varie modifiche e ampliamenti. Nel 1826 Alessandro Sanquirico rifece numerose decorazioni e dipinse il sipario principale, oggi scomparso. Nel 1830 venne completata la facciata utilizzando i disegni del Tomba, in parte modificati dal Sanquirico. In quell'occasione alcuni cittadini offrirono un lampadario, oggi non più in loco. Nel 1836 fu acquistato dai fratelli Serassi di Bergamo un organo, tuttora in funzione nella chiesa di S. Maria di Campagna. Altri restauri furono effettuati nel 1857 con una somma stanziata dal governo ducale per le opere pubbliche, conferendo l'aspetto che presenta oggi. Su disegno dell'architetto Paolo Gazzola furono ampliati gli atrii e costruiti la sala di scenografia e il caffè. La decorazione dell'atrio fu affidata a Gaetano Albertelli , mentre Gerolamo Magnani rifece il disegno generale della volta ed eseguì i chiaroscuri, Paolo Bozzini dipinse i 4 medaglioni. Anche il tetto venne rifatto, come il palcoscenico e le attrezzerie, per le quali fu chiamato Giuseppe Mastellari del Teatro Regio di Parma. Nel 1895 fu introdotta l'illuminazione elettrica. In questo secolo vennero effettuati alcuni rimaneggiamenti: nel 1938, al posto del III e IV ordine di palchi, vennero create 2 gallerie, abbattendo i tramezzi dei palchi; nel 1970 si sostituirono le antiche coperture in legno con strutture in cemento, sparirono gli argani e le macchine per i rumori, mentre esiste ancora un fondale scenico ottocentesco. Con i restauri del 1979 è stato aumentato il numero dei locali di servizio, la sala degli scenografi posta sopra la platea è stata trasformata in sala concerti, e sono stati rifatti impianti di riscaldamento, elettrici, sipario tagliafuoco, scale di sicurezza.

    (BIBLIOGRAFIA: Forlani.)


    David_Leventi_Teatro_Municipale_Piacenza_Italy___Ed_Of_15443_360


    La storia di Palazzo Farnese, fu residenza della dinastia ducale fino all'estinzione dei Farnese nel 1731. Attualmente Palazzo Farnese, restaurato, ospita l'Archivio di Stato ed il Museo Civico con la Pinacoteca, I'Armena ed una singolare quanto interessante collezione di carrozze.

    Farnese




    piacenza_palazzo_farnese_e_cinta_muraria



    Edited by tomiva57 - 13/11/2011, 09:42
     
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    REGGIO EMILIA



    Reggio-Emilia4



    Fu importante città già in epoca romana, la "Regium Lepidum", collegata a Roma dalla consolare Via Emilia. Quando venne conquistata dai Longobardi, divenne sede del loro ducato, ma il periodo di massimo splendore, durante il medioevo, fu sotto il controllo dei Canossa il cui castello rappresenta oggi una importante testimonianza storica, noto soprattutto per uno degli episodi storici più conosciuti nel periodo della "lotta per le investiture", l'umiliazione di Enrico IV che, nel gennaio 1077, attese tre giorni il perdono da parte di Papa Gregorio VII a cui aveva chiesto la revoca della scomunica. Il perdono fu concesso per intercessione della contessa Matilde e portò alla sottoscrizione di una breve pace tra papato e impero. Canossa, di cui rimangono solo una parte della cinta muraria e i reperti custoditi nel piccolo museo all'interno del castello, era uno dei punti di forza del sistema difensivo creato dai Canossa sulla via tra la pianura e laToscana (e Roma), che vede nella fascia della collina e della media montagna una fitta rete di rocche, castelli e torri d'avvistamento: Rossena, una vera e propria fortezza, * la struttura meglio conservata; Carpineti, che fu per lungo tempo residenza di Matilde, * stato di recente ristrutturato e riaperto al pubblico; e poi Bianello, l'unico rimasto delle Quattro Castella, e Sarzano, attualmente in ristrutturazione. Gli edifici pi* interessanti sono le pievi di Toano, Pianzo, Paullo, Beleo, la chiesa abbaziale di Marola, i ruderi della chiesa di S. Vitale e la piccola Chiesa di S. Andrea annessa al Castello di Carpineti.



    Ruderi del Castello di Canossa


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    Dopo i Canossa, la città passò a varie signorie, senza troppi clamori, ma con gli Estensi, nel '600, riscoprì un periodo di crescita economica e culturale.
    Nel 1797 * capitale della Repubblica Cispadana con l'adozione del primo ricolore italiano nella sala che ora ospita il Consiglio comunale cittadino.
    Reggio ha legato la sua fama a nomi illustri tra cui Ludovico Ariosto a cui ha dato i natali.
    L'assetto urbanistico vanta mirabili giardini pubblici, rifugi contro il clamore del traffico. Luoghi dove i reggiani si incontrano per un momento di relax, una passeggiata per scambiare quattro chiacchiere, così come avviene sotto i numerosi portici e nelle belle piazze che caratterizzano la città. In piazza Prampolini (piazza Grande), si affacciano la Cattedrale e il Battistero romanico, il palazzo del Municipio e dove si trova la statua raffigurante il fiume Crostolo. L'adiacente piazza S. Prospero (collegata alla prima attraverso i portici del Broletto), dove si tiene il mercato settimanale e, poco distante, la silenziosa piazza Fontanesi, avvolta da una verde alberata, sotto la quale scorreva un tempo il canale di Secchia.



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    Stazione_di_reggio_emilia
    la stazione ferroviaria


    Una città teatrale nella sua urbanistica e nel suo pulsare quotidiano, ma anche una città teatrante, cresciuta insieme alla Scuola di scenografi teatrali di talento tra '600 e '700, grazie anche alla passione per il teatro del principe Francesco d'Este, e la costruzione del teatro nel 1740 e la crescita dello scenografo Erancesco Fontanesi. Ancora oggi quell'amore per il Teatro lo si riscopre nei due teatri "Municiple" e il "Teatro Ariosto" con un ricco palinsesto annuale di rappresentazioni e concerti di musica classica e operistica, di prosa e danza, con rassegne specialistiche dedicate al jazz, alla musica contemporanea, al teatro ragazzi e con la scuola di danza dell'Aterballetto.
    Da non dimenticare che Reggio si trova nel cuore della produzione del parmiggiano reggiano, e di una ricca cucina tipica da scoprire nei caratteristici ristoranti.

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    dal web


    Edited by tomiva57 - 13/11/2011, 09:56
     
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    Da Vedere ...a Reggio




    Il Duomo, IX Sec., Navata centrale

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    Il Duomo, del IX sec., ristrutturato nel XII sec. e rifatto ancora nella seconda metà del 500, * a tre navate, con opere del Guercino, di Palma il Giovane e del Tiarini. Interessante anche il Tesoro.



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    La Basilica di S. Prospero (X sec.), rifatta nel '500, con un bel campanile, conserva affreschi del Procaccini e un bel coro ligneo, e le splendide tarsie dei De Venetiis che raffigurano scene campestri, nature morte, profili di città.




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    Santuario della Madonna della Ghiara conserva importanti opere d'arte, con bassorilievi nella facciata e pitture all'intemo con il capolavoro della ''Crocifissione'' del Guercino e importanti opere di Ludovico Carracci, Alessandro Tiarini, Carlo Bononi, Lionello Spada, Luca Ferrari e altri artisti del '600.


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    Chiesa dei SS. Girolamo e Vitale, con i suoi tre particolari oratori collegati tra loro.



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    Chiesa di S. Nicolò, e il suo piccolo chiostro quattrocentesco


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    Chiesa del Cristo, piccola, ma al tempo stesso maestosa facciata in stile barocco.




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    Palazzo del Popolo (XII sec.)



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    Palazzo Comunale (XIV sec.), ove si trova la Sala del Tricolore.



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    Palazzo Magnani
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    I Musei cittadini:



    Museo della Ghiara


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    Allestito in alcune sale adiacenti la Basilica della Beata vergine della Ghiara, il Museo conserva importanti oggetti (tele, disegni, oggetti di arte sacra in argento, tessuti e paramenti), legati alla storia della insigne chiesa reggiana, attraverso le offerte che testimoniano i legami con le famiglie dinastiche italiane, le corporazioni, le associazioni, lÕorganizzazione ecclesiastica e il governo cittadino di Reggio dal XVI al XX secolo.

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    La Galleria Parmiggiani ospita tre collezioni ottocentesche: dipinti, mobili, tessuti della raccolta del pittore Ignacio Leon y Escosura - collezionista - antiquario. Armi e oreficerie provengono dalla bottega parigina Marcy. Una sala * dedicata alla produzione pittorica di Cesare Detti.


    Artefice del connubio, attraverso un intricato sviluppo di vicende che attraversa i temi del collezionismo, della produzione e del commercio di falsi, delle vicende dei gruppi anarchici in Europa tra Otto e Novecento * Luigi Parmiggiani, curiosa figura di anarchico convertito all' arte e all' antiquariato che dal 1925 si trasferisce a Reggio Emilia, sua città natale, occupandosi della gestione della galleria, divenuta nel 1934 di proprietà comunale.



    Edited by tomiva57 - 13/11/2011, 09:52
     
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    il Museo missionario nel Convento dei Cappuccini (V. Ferrari Bonini).


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    A ottant’anni dalla sua costituzione, nel 1927, e dopo un periodo di chiusura, il Museo dei Cappuccini di Reggio Emilia ha riaperto nel 2007 in una sede ristrutturata, con un nuovo ordinamento, frutto di ripensamenti sulla sua storia e sulla sua funzione, in un’accezione dinamica che interagisce con altre strutture museali dell’Ordine.



    Numerose sono le tappe della vicenda museale delle collezioni dei Cappuccini di Reggio. Sebbene non ancora secolari, queste hanno contribuito con specifica fisionomia a integrare un articolato sistema espositivo cittadino nell’affiancamento agli istituti culturali comunali delle Raccolte naturalistiche ed etnografiche di Lazzaro Spallanzani, della Galleria Fontanesi e della Galleria Parmeggiani, cui si è aggiunto dal dicembre 2006 il Museo diocesano, allestito presso la cattedrale.



    Storicamente, l’apertura agli aspetti etnografici e antropologici, tratto caratterizzante delle prime collezioni confluite nel convento, è all’origine del Museo cappuccino costituitosi nel 1927, in coincidenza e in corrispondenza con l’istituzione del Collegio Missionario “San Giuseppe da Leonessa” per la formazione dei giovani religiosi destinati alle missioni in Turchia. Prodotti dell’artigianato e oggetti d’arte delle terre balcaniche, ma anche curiosità naturalistiche e scientifiche, trovarono allora intelligente ordinamento grazie alle premure di padre Domenico Manfredini da Montecuccolo. Ma era inevitabile che, con il passare del tempo, a quelle testimonianze etnografiche si aggiungessero - e non solo in forza di esigenze conservative - gli oggetti di culto del convento reggiano caduti in disuso o comunque sostituiti, e tuttavia sempre avvolti da un’aura di sacralità derivante dalla loro funzione; così come era conseguente che simili nuclei collezionistici costituissero un significativo polo di aggregazione per manufatti artistici, anche eterogenei, di altre comunità religiose.



    A cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, la conservazione di quelle raccolte forse non aveva ancora assunto una forma museografica vera e propria; ma il progetto era certamente formulato e di dominio pubblico, se non in corso di realizzazione. Lo dimostra l’attenzione di Augusta Ghidiglia Quintavalle, la quale nel 1935 effettuava la catalogazione dei beni artistici della chiesa e del convento dei Cappuccini, per conto della Direzione Antichità e Belle Arti del Ministero della Educazione Nazionale, non dimenticando, nel censimento selettivo adottato in quegli anni, la notevole quantità di opere e di oggetti destinati all’“organizzando Museo”, per lo più provenienti “dalle Missioni dell’Ordine”: immagini sacre di “ignoti Madonneri” eseguite su tavola a fondo oro, icone bizantineggianti per la privata devozione, anconette in lamina d’argento, ma anche una “collezione di monete antiche, fra le quali molte di epoca romana, alcune bizantine... altre turche”. In quelle raccolte di oggetti per lo più umili, che comprendevano corone del rosario ed ex voto, catenine e medaglie, immagini religiose e carteglorie, ceramiche e statuette, rami incisi e acquasantiere, candelieri e oggetti di uso liturgico, si mescolavano prodotti popolari, manufatti artigianali e antichi utensili della quotidiana vita comunitaria cappuccina che riflettevano gli ideali di semplicità e di povertà rispondenti al primordiale rigore penitenziale delle Costituzioni dell’Ordine. Un affettuoso sentimento religioso spira da quei materiali contraddistinti da forme elementari e disadorne, ai quali solo la perizia dell’artigiano e l’amore posto nell’esecuzione conferivano caratterizzazione artistica e intrinseco valore. Così, a fine Cinquecento, i prodotti in legno e i manufatti in vimini e in paglia intrecciata delle comunità cappuccine dovevano apparire agli occhi del cardinale Gabriele Paleotti, arcivescovo di Bologna e autore del noto trattato sulle immagini sacre e profane, che manifestava il proprio apprezzamento: “E vi dico che ho visto in alcun vostro luogo uno storazzo per ancona con un Crocifisso sopra, e il pallio tessuto di giunchi con una croce. E mi rendevano più divozione assai, che se fossero state di broccato”.



    La speciale cura che la comunità reggiana riponeva nella conservazione di quelle raccolte è confermata dal loro trasferimento, nel 1937, per interessamento di padre Michelangelo Bazzali da Cavallana, nella nuova ala del convento costruita su piazza Vallisneri, come pure dalle attenzioni riservate alle loro condizioni all’indomani del bombardamento che, nel gennaio 1944, aveva colpito soprattutto la chiesa e parte del convento.



    Sarebbe stato padre Guglielmo Sghedoni da Corlo a riordinare le raccolte nel dopoguerra disponendole nei locali sopra la sagrestia e il coretto conventuale; mentre nel 1969 il Museo prendeva pertinente forma e insieme sensibile consistenza grazie all’attivismo di padre Aurelio Rossi, con l’allestimento nella nuova ala in via Ferrari Bonini, adiacente al cinema. Di qui un rinnovato intervento della Soprintendenza di Modena che nel 1975 affidava ad Alfonso Garuti la revisione delle schede di Augusta Ghidiglia Quintavalle, compilate oltre trent’anni prima, e una nuova catalogazione con criteri più ampi e comprensivi che rendessero conto in termini analitici della vastità di interessi e della entità delle collezioni.



    Con gli oggetti di uso liturgico erano presto entrati a far parte delle raccolte i dipinti, anch’essi della più varia provenienza: dalla stessa chiesa reggiana, da altre chiese cappuccine del territorio, da edifici di culto cittadini abbandonati o soppressi per disposizioni ducali o a seguito di più traumatici avvenimenti della storia, come le confische in età napoleonica o in epoca post-unitaria, che minarono la sopravvivenza non solo degli arredi della chiesa e del convento, ma degli edifici e della stessa comunità religiosa. Ai dipinti con le immagini dell’Immacolata, del Crocifisso, di San Francesco in estasi e dei santi dell’Ordine, i cui soggetti riflettono gli orientamenti e le predilezioni della spiritualità cappuccina, si sono aggiunte nel corso del Novecento tele con paesaggi e nature morte, pervenute per donazione di privati, in primo luogo grazie alla famiglia Del Rio.



    (Angelo Mazza, in "I Cappuccini e il libro", Provincia dei Cappuccini dell'Emilia-Romagna, 2007)




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    DINTORNI.


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    Novellara (a 19 km), nella cui piazza sorge la Rocca, eretta nel XIV-XV sec. dai Gonzaga, con un piccolo Museo Gonzaga e un Museo della civiltà contadina.
    Musei Civici, conservano importanti memorie storiche, dai mosaici policromi dell'atrio, alla settecentesca collezione di Lazzaro Spallanzani e la sezione paletnologica dove * collocata la raccolta originaria di Gaetano Chierici. Seguono le collezioni zoologiche ed etnografiche, gli erbari, la Galleria dei marmi, le nuove raccolte di preistoria e protostoria, la nuova sezione dedicata alla città di Reggio in età romana, il gabinetto di numismatica.


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    Nella Pinacoteca Fontanesi, sono esposti ceramiche, argenti, tessuti, armi affreschi e dipinti che documentano l'evoluzione della cultura artistica reggiana dal XIV secolo alla prima metà del Novecento. Tra le opere degli ultimi due secoli spiccano i ritratti e le descrizioni d'ambiente di Gaetano Chierici e la pittura di impegno sociale cli Cirillo Manicardi e Lazzaro Pasini; il neoclassicismo di Prospero Minghetti, le suggestioni romantiche e il lirismo delle atmosfere di Domenico Pellizzi, Alfonso Chierici e Antonio Eontanesi; il simbolismo di Augusto Mussini, la ricerca sul colore di Ottorino Davoli e il complesso percorso artistico di Renato M. Mazzacurati.





    Itinerari




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    Villa di Malaguzzi, a Mauriziano (3 km), residenza di Mudovico Ariosto, con affreschi del '500.

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    Castello di Canossa (a 31 km), passare per Cavriago e Bibbiano, oppure per Quattro Castella.


    Gastronomia: Coniglio alla reggiana, pastaresa, riso con la tardura, spongata, Valigini, scarpazzone, maltagliati, stricadent bertadei.


    erbazzone scarpazzone

    Vini: Lambrusco di S. Croce, Bianco di Scandiano, Malvasia di Maiatico, Moscato di Torrechiara.


    reggio
    Artigianato: lavorazione delle canne e ceste di vimini.




    Edited by tomiva57 - 13/11/2011, 10:11
     
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    MODENA



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    Breve storia della città

    Mutina fu proclamata colonia romana nel 183 a.C., quando il suo passato già affondava le radici nel periodo etrusco. Con l'arrivo dei Romani la città ebbe un nuovo impianto urbano, favorito da grandi opere di bonifica e fu connessa direttamente all'asse viario della via Emilia, che diventò il decumano massimo.
    Da prospero municipio in età imperiale, con la crisi dell'Impero incominciò la decadenza, segnata dalle guerre fra Costantino e Massenzio (312 d.C.) e soprattutto dalle inondazioni, fra cui la peggiore, nel VI secolo, costrinse gli abitanti a trasferirsi al di fuori della città.
    In seguito il borgo cominciò a riformarsi e nell'891 fu cinto da mura solo grazie alla tenacia dei vescovi, che nel corso dei secoli non accettarono che le spoglie del patrono S.Geminiano fossero trasferite dall'antica basilica che le custodiva.

    Modena libero comune Nell'XI secolo la città diventò libero comune , partecipò alla crociata indetta da Pietro l'Eremita e nel 1099 si iniziò la costruzione del Duomo laddove sorgeva la basilica.
    Il XII e il XIII secolo videro Modena impegnata nei fatti politici più importanti (la Lega Lombarda, la dominazione degli Svevi, le guerre intestine fra guelfi e ghibellini, la disfatta di Fossalta) con anni di grande espansione alternati ad anni di crisi.
    Nel XIV secolo si succedettero nel Comune diverse signorie, dagli Estensi ai Gonzaga, al dominio del Papato, fino alla definitiva affermazione degli Este.


    Nel 1598 Modena diventò capitale del Ducato Estense , Gli Estensi governarono la città quasi ininterrottamente fino al 1796, anno in cui Ercole III d'Este si ritirò dalla città di fronte all'avanzata francese.
    Dal 1796 i francesi dominarono, tra alterne vicende, fino al 1814. A partire da quell'anno i duchi austro estensi Francesco IV e Francesco V governarono lo Stato fino al 1859.
    Decaduta la sovranità estense, la città entrò a fare parte del Regno d'Italia.


    GIARDINO DUCALE ESTENSE

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    L'origine del Giardino Ducale Estense (già Giardini Pubblici) si può far risalire al 1598, anno in cui il duca Cesare fece recintare con una siepe un ampio spazio incolto a Nord del Castello. La trasformazione in giardino fu realizzata negli anni successivi seguendo una tipologia frequente nel giardino rinascimentale. Nel 1634 furono ultimati anche i lavori di costruzione della palazzina del Vigarani, edificio di bella fattura che conserva i classici caratteri dell'architettura seicentesca. Successivamente, dopo quasi un secolo di abbandono, sotto la corte di Francesco III, venne creato l'orto botanico, ripristinata la struttura interna del parco fino alle sostanziali modifiche avvenute a metà 800 che ci hanno consegnato un'area a giardino "misto", con una zona ad aiuole ben disegnate per mantenere un raccordo formale con i vari edifici ducali e le rimanenti zone a boschetto.
    Attualmente il parco è fortemente caratterizzato dal disegno originario e dalla presenza della pregevole palazzina Vigarani che emerge in tutte le principali prospettive. Sul piano vegetazionale va sottolineata la presenza di alberi appartenenti a diverse specie di notevole grandezza e importanza.





    CAPPELLA DEI SERVI

    La Cappella fu ricavata dal piano terra del campanile superstite dal bombardamento del 1944 che distrusse la chiesa "dei Servi" che ivi sorgeva
    Chiusa da cancello metallico, all'interno presenta, nella parete di fondo una grande nicchia centrale che ospita il gruppo statuario quasi a grandezza naturale raffigurante Maria Addolorata con il figli.
    La Pietà, in terracotta policroma, è opera di Silvestro Reggianini (1794-1878).
    Alle pareti sono murate varie lapidi e appesi vari quadretti ex voto.

    CAPPELLA FERRARI MORENI

    La cappellina Ferrari Moreni venne costruita intorno alla metà del XVIII sec. Inizialmente era protetta da un portico abbattuto durante gli anni 20 del Novecento, costeggiante il canale che a quel tempo scorreva a cielo aperto. L'immagine della Madonna qui rappresentata è del pittore modenese Francesco Vellani.


    CHIOSTRO DELL'EX MONASTERO DI SAN GEMINIANO

    Questo convento sorse originariamente come ospedale nel 1348, anno in cui infuriò un'epidemia di peste, ed assolse tale funzione fino alla metà del secolo successivo. Dal 1348 la struttura fu trasformata in convento e qui si insediarono le monache di San Geminiano. Nel 1586 il convento venne adornato da una torre campanaria. Nel 1798 con la soppressione degli ordini monastici, il convento venne definitivamente chiuso ed i locali adibiti ad usi più svariati: qui trovò sede un panificio comunale ed un Teatro di Dilettanti. Ancor oggi si può ammirare il bel chiostro quattrocentesco adornato da una doppia serie di arcate.





    EX COLLEGIO SAN BARTOLOMEO -


    Il complesso edilizio di San Bartolomeo, risalente al 1607, ospitava originariamente un collegio dei padri gesuiti in cui i giovani modenesi venivano educati religiosamente e avviati allo studio delle lettere e delle scienze. Soppressa nel 1773 la Compagnia del Gesù, il collegio divenne proprietà del Patrimonio di Studi e dal 1798 al 1821 i locali vennero occupati dal Supremo Consiglio di Giustizia. Tornati a Modena gli Austro-Estensi nel 1814 e ripristinata la Compagnia, i gesuiti rientrarono in San Bartolomeo nel 1821, ma dopo poco più di 30 anni , con la fine del Ducato, abbandonarono definitivamente la città e i locali vennero destinati alla scuola pubblica.
    Per più di un secolo, dal 1860 al 1973, l'edificio è stato sede del Liceo Classico Muratori, mentre la settecentesca cappella delle Dame, che si trova a fianco dell'ingresso principale, diventò agli inizi del '900 sede dei vigili del fuoco, poi palestra e infine sala polivalente. L'edificio, che ospitò temporaneamente la scuola media San Carlo venne colpito nel 1985 da un incendio.

    Attualmente è sede di un istituto scolastico e comprende anche una sala conferenze ad uso pubblico (Sala delle Dame), un chiostro centrale e il cortile dei Melograni.

    MONASTERO DEI BENEDETTINI


    A fianco della chiesa si trova il Monastero dei Benedettini. La struttura attuale è opera di un ampliamento, avvenuto durante il 1500, di una struttura preesistente risalente alla fine del X secolo. La facciata presenta un portale seicentesco sulla cui sommità si trova il timpano ricurvo e spezzato con lo stemma abbaziale. All'interno si può ammirare il chiostro di Levante, contornato da un porticato elegante con arcate a tutto sesto.

    SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DELLA PACE IN SANT'AGNESE
    Il santuario è stato edificato nel 1919 in stile neogotico poi ampliato nel 1967. La facciata è del Tubini: un'entrata a 3 porte (una centrale grande) a ognuna delle quali si accede mediante 3 distinte gradinate. Il campanile è a 4 finestre, più un balconetto da cui parte la guglia su cui è la statua in bronzo della Madonna.
    All'interno, oggi ampio e con più file di banchi, la vista va alla parte altare e al quadro del Mundici. 5 sono i finestroni a colori della facciata. Un bel crocifisso pende dall'architrave del soffitto, sull'altare: opera in rame sbalzato di concezione moderna del prof.Nicola Sebastio, poi vi sono le artistiche tavolette della Via Crucis ai lati. La statua del Galli è denominata dall'autore "Ostensorio della Pace". Nel campanile vi è un concerto di campane inaugurato il 15 giugno 1935 e che venne dotato di impianto elettico quando la chiesa-santuario fu modificata nel 1967.


     
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    SEMINARIO METROPOLITANO

    Annesso alla Chiesa di San Francesco si trova l'ex-convento di San Francesco, oggi Seminario Metropolitano. Il primo edificio venne eretto alla seconda metà del XIII secolo. L'attuale edificio fu eretto nel 1699. Al suo interno di notevole interesse è il chiostro seicentesco di forma rettangolare e limitato da colonne in stile dorico. Al centro del chiostro è posta una statua in marmo dell'Immacolata Concezione.

    TEMPIO MONUMENTALE SAN GIUSEPPE

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    Eretto in ricordo dei caduti della prima guerra mondiale su progetto dell'architetto modenese Domenico Barbanti, con la collaborazione di Achille Casanova, è dedicato a San Giuseppe.
    La posa della prima pietra avvenne l'8 dicembre 1923 alla presenza di Vittorio Emanuele III e dell'Arcivescovo Natale Bruni, suo principale ideatore e benefattore, la cui cappella funeraria, col medaglione scolpito da Giuseppe Graziosi, si trova a destra dell'entrata. Nella cripta, sui pilastri e sulle pareti, sono scolpiti i nomi dei 7.300 modenesi caduti durante la prima guerra mondiale.

    SANTUARIO DELLA MADONNA DEL MURAZZO

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    Il Santuario presenta la facciata in stile gotico-lombardo. L'interno è composto di 5 altari. Presenti varie sculture, quadri, statue del XIX e XX secolo. Belle le vetrate con l'Annunciazione.
    Nell'Abside a sinistra si trova l'immagine della Madonna del Murazzo.


    TORRE GHIRLANDINA -

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    Da gennaio 2008 e per circa 2 anni, in occasione dei lavori di restauro della torre, un telo ignifugo e microforato di colore bianco, lungo 64 metri, impreziosito di disegni colorati e particolari di sculture che rievocano l'immaginario arcaico e cristiano, avvolgerà interamente il monumento, ad eccezione della parte terminale della cuspide.
    L'imponente copertura è affidata all'artista Mimmo Paladino, uno dei principali esponenti della Transavanguardia.

    La torre Ghirlandina, così chiamata per il doppio giro di ringhiere che la incoronano come ghirlande, è alta 86 metri e costituisce il simbolo della città.
    Essa unisce armoniosamente in sè gli stili di due epoche diverse: la parte a base quadrata è coeva del duomo e segue i canoni architettonici romanici, mentre la parte a base ottagonale e la piramide che costituisce la cuspide sono più tarde e risentono di un gusto più chiaramente gotico (furono iniziate nel 1261 su progetto di Arrigo da Campione e terminate nel 1319).
    La Ghirlandina, insieme al Duomo e a Piazza Grande, è tutelata dall'Unesco come patrimonio artistico dell'umanità.

    FONTANA AL SALEIN

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    Nella parte occidentale della piazza si vede la fontana, detta dai modenesi "al salèin" per la forma caratteristica delle vasche che la fanno assomigliare ad una saliera. Il putto è opera dello scultore Giuseppe Graziosi e fu eseguito nel 1931, mentre il salino vero e proprio era collocato in piazza Grande dal 1900.

    FONTANA D'ABISSO

    Situata nell'angolo di Piazzale San Domenico prospiciente il Palazzo Ducale, la Fontana d'Abisso (chiamata dai modenesi veraci la funtaneina dla béssa) è stata oggetto di recenti lavori di riscoperta e di rimessa in funzione.
    Originariamente la fontana era collocata alla base del torrione sinistro del Palazzo Ducale, di cui riforniva le cucine. Alla fine del '500 era circondata da una vasca e nel '700 fu circondata da un muretto a pianta quadrata adorno di marmi che proteggeva la gradinata per scendere alla vasca. Nel 1865 fu spostata a pochi metri di distanza dall'architetto Cesare Costa, il quale disegnò anche due rampe curvilinee d'accesso che portavano ad una quota di 170 cm inferiore al piano stradale.
    Nel 1946 la fontana fu allacciata all'acquedotto comunale e la vasca fu interrata e sostituita da una fontanella di ghisa protetta da una ringhiera.
    Riportata alla luce alcuni anni fa durante i lavori di ripavimentazione di Piazza Roma è tornata ufficialmente in funzione nel febbraio 2005.






    FONTANA DEI DUE FIUMI MODENESI


    La monumentale Fontana dei due fiumi modenesi orna Largo Garibaldi e rappresenta due statue bronzee raffiguranti il fiume Secchia in forme femminili e il fiume Panaro in forme maschili che orientano i getti d'acqua verso il rispettivo alveo, opera di Giuseppe Graziosi. La fontana fu attivata il 25 luglio 1938 in occasione dell'entrata in funzione del nuovo acquedotto cittadino.

    FONTANA DI SAN FRANCESCO

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    La Fontana di San Francesco è all'interno della piazzetta che si apre sul lato settentrionale della chiesa omonima.
    Disegnata dall'ingegnere Cavazzuti, su di essa si erge la statua in bronzo di San Francesco nell'atto di predicare ai pesci. La statua è opera di G.Graziosi e risale al 1938.





    PONTE DELLA BARCHETTA

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    COME ARRIVARE
    Il ponte, riservato esclusivamente al passaggio dei pedoni, delle biciclette e dei ciclomotori, intende agevolare il collegamento tra Modena e Campogalliano con l'utilizzo di mezzi alternativi all'automobile e promuovere la fruizione di zone di interesse ambientale come il Parco del Fiume Secchia e i Laghi Curiel.
    Dal via Emilia centro, proseguire lungo via Emilia Ovest, direzione Reggio Emilia. Svoltare a destra per via Barchetta.

    DESCRIZIONE
    Inaugurato il 9 Aprile 2000, il ponte della Barchetta sorge dalla collaborazione dei Comuni di Modena e Campogalliano.
    La sua realizzazione è stata affidata all'impresa Vesuviana Carpenteria s.n.c., su progetto dell'ingegnere Luca Romano.
    Montato a terra e poi posato con una grande gru su due supporti di calcestruzzo collocati sulle opposte rive del Secchia, pesa complessivamente t 75.
    Fonda le sue radici storiche in epoche lontane poichè ha da sempre costituito il tragitto più breve tra Modena e Campogalliano.
    In età medievale, attraverso una convenzione tra i Comuni di Cremona, Reggio Emilia, Modena e Brescia, pose le basi per la realizzazione di un percorso che dal Po, attraverso il Naviglio, giungesse a Modena e da qui proseguisse fino a Reggio Emilia.

    MODALITA' DI ACCESSO
    Regolamento
    Il passaggio sul ponte è consentito ai pedoni e alle biciclette, oltre che ai ciclomotori fino a 50 cc, nei soli giorni feriali.
    E' vietato il transito alle automobili, alle moto, ai motocarri, ai trattori e a qualsiasi altro mezzo con motore di cilindrata superiore a 50 cc.
    La velocità consentita nei tratti di accesso al ponte è di 20 Km.
    In caso di violazioni del Regolamento, i trasgressori saranno sanzionati con ammende o con il sequestro del mezzo.


    AEDES MURATORIANA. MUSEO MURATORIANO - MUSEO STORICO

    L'Aedes Muratoriana costituisce uno degli isolati più caratteristici di Modena.
    La chiesa, già esistente nel 1153 quale dipendenza della celebre Badia della Pomposa in territorio di Ferrara, poco conserva dei suoi caratteri primitivi. La torre massiccia, disadorna, che rimane ancora intatta nella base, è la sola parte antica a noi giunta. Più che una cella per accogliere i sacri bronzi ha l'aspetto di fortilizio, quale era originariamente quando venne allargata la cerchia Lodoiniana.
    Il tempio, divenuto cadente e inadatto al culto, fu ricostruito nei primi del Settecento dal Muratori che ne rese l'architettura più lussuosa. All'interno è stata eretta nel 1931 la Tomba monumentale del Muratori, opera di Lodovico Pogliaghi.
    Attigua alla Chiesa, lungo il lato nord, s'erge la Canonica, dimora dello storico Ludovico Antonio Muratori dal 1716 al 1750. In questo edificio ora hanno sede il Museo Muratoriano e la Deputazione di Storia patria per le antiche Provincie modenesi.

    Il Museo Muratoriano aperto nel 1931 in occasione dell'erezione e consacrazione della Tomba e del ripristino dell'Aedes per raccogliere gli scarsi cimeli e le poche Opere del Muratori si è successivamente arricchito di oggetti personali dell'artista quali il bastone e il calamaio, la sua poltrona di bibliotecario, l'inginocchiatoio, qualche stampa e ritratto e i doni ricevuti da benefattori.




    ARCHIVIO DELLA COMUNITA’ EBRAICA

    L'Archivio conserva soprattutto documenti di carattere amministrativo, anche se non mancano atti "anagrafici", scolastici e medici, in buono stato di conservazione. Nel corso dei secoli, infatti, i materiali non hanno subito danni o dispersioni e sono stati conservati in spazi adiacenti la sinagoga da quando il Tempio venne edificato (1874).
    Sono confluiti nell'archivio modenese anche i documenti dell'archivio della Comunità ebraica di Carpi, chiusa nel 1920.


    GALLERIA CIVICA: MUSEO DELLA FIGURINA

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    Il Museo della Figurina, aperto nel 1986, nasce a Modena all'interno dell'azienda Panini.
    Parallelamente allo sviluppo dell'azienda, cresce la collezione personale di figurine di Giuseppe Panini, fondatore della ditta e ideatore del rinnovamento della figurina in senso moderno.
    Come conseguenza dell'intensa attività svolta dal 1986 al 1991 nel campo della didattica, della divulgazione e dello studio, a livello internazionale, si impone la necessità di riorganizzare il Museo secondo criteri più scientificamente in linea con le moderne museografia e museologia.
    E' così che, nel 1992, Giuseppe Panini decide, in accordo con l'azienda e il Comune di Modena, di donare la collezione alla sua città, sede naturale, in quanto capitale mondiale della figurina, di un Museo che ne documenti la storia e lo sviluppo.
    Numerose sono le collezioni:

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    • Collezione Liebig: La ditta che più di ogni altra ha legato il proprio nome alle figurine è senza dubbio la Liebig, produttrice del famoso estratto di carne, che a partire dagli anni Settanta dell'Ottocento comincia a realizzare serie proprie, caratterizzate da scene dominate dal vaso contenente l'estratto. Avendo filiali sparse in tutto il mondo, la Liebig diffonde le sue figurine in numerosi paesi europei traducendo la scritta pubblicitaria in varie lingue. Le figurine Liebig si caratterizzeranno ben presto per il formato costante e per due elementi rimasti immutati: il barattolo di ceramica bianca contenente l'estratto e la firma blu di Liebig. Il primo periodo è caratterizzato da scene di fantasia con bambini, fiori, donne, cui segue un più studiato filone didattico con una ricca didascalia esplicativa. Fino alla prima guerra mondiale le figurine Liebig sono distribuite gratuitamente dai negozianti mentre in seguito si introduce l'uso di offrirle in cambio di buoni punto contenuti nei prodotti.

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    • Collezione Cigarettes Card: Il tipo di figurina detto cigarettes card, ha origine negli Stati Uniti probabilmente intorno agli anni Settanta dell'Ottocento. All'epoca, quando la produzione meccanica era agli esordi, si usava rinforzare i pacchetti di sigarette con cartoncini. Per rendere il prodotto più accattivante si decise ben presto di stamparli con immagini a colori. Le prime cards erano immagini svincolate dal concetto di serie e riproducevano soggetti singoli. Successivamente le manifatture iniziarono a produrre le cards in sequenza, su temi specifici, in modo da incoraggiare i fumatori ad acquistare la stessa marca per completare la collezione. Poiché la stragrande maggioranza dei fumatori era di sesso maschile, inizialmente i soggetti più comuni furono attrici, bellezze femminili, personaggi sportivi, uomini politici, scene di cow-boys e americani famosi fino ad arrivare a comprendere un immaginario più vasto. Verso il 1885 questo tipo di figurine si diffonderanno anche in Gran Bretagna Mentre inizialmente, intorno al 1885, si importavano dall'America figurine già pronte, di carattere geografico e zoologico con una prevalenza di uccelli tropicali, ben presto la produzione divenne autonoma. I due diversi formati di cigarettes cards corrispondono rispettivamente al pacchetto grande e al pacchetto piccolo. Questo tipico formato fu conservato anche per le figurine pubblicitarie di altri prodotti e prese il nome di trade cards.

    • Collezione Bolli chiudilettera: I dischetti rotondi di carta rossa, gommati, prendono il posto della ceralacca usata fino ai primi dell'Ottocento e cambiano poi formato per adeguarsi ai francobolli, diventando quadrati o rettangolari, dentellati e non. Nati dalla necessità di sigillare la corrispondenza i chiudilettera furono un tipico fenomeno del costume italiano soprattutto durante la Belle Époque. Con il diffondersi della voga delle esposizioni e delle commemorazioni, la produzione dei chiudilettera diviene vastissima. Il Museo possiede circa 43.000 bolli chiudilettera suddivisi per soggetto.

    • Collezione scatole di fiammiferi, sicuramente precedenti alle figurine, conservate in album d'epoca secondo la fantasia e il gusto del collezionista stesso

    • Collezione di menu e segnaposti: Anche la tavola poteva essere decorata con piccole cromolitografie, utilizzate come menu e segnaposti. Di grande raffinatezza estetica sono quelli della ditta Liebig, di cui il Museo possiede la collezione completa costituita da 73 serie, emesse dal 1884 circa al 1911.

    • Collezione album originali: stampati dalle varie ditte per la raccolta delle serie, spesso forniti di didascalie ricche di informazioni su svariati argomenti.

    • Collezione di calendari: anch'essi utilizzati come veicolo pubblicitario e ricchi di immagini a colori. Si trovano in formati differenti: i più particolari sono sicuramente quelli che ebbero nel salone del barbiere il loro maggior punto di diffusione. Questi calendarietti, che pubblicizzavano spesso prodotti da toilette, erano caratterizzati dall'avere pagine profumate e in molti casi soggetti di castigato erotismo.

    • Collezione di figurine: Il boom della figurine italiane è avvenuto in questo secolo. A partire dal 1925 circa, infatti, furono emesse numerose serie, spesso fotografiche, dedicate soprattutto ai campioni dello sport e ai divi del cinema. Un fenomeno rilevante fu quello che avvenne tra il 1935 e il 1938, legato ai concorsi a premio che incrementarono il collezionismo distribuendo ricchi premi a chi consegnava album completi di figurine trovate nei loro prodotti. A questo proposito è famoso l'episodio del Feroce Saladino, figurina rarissima a causa di un ritardo nella consegna del bozzetto da parte del disegnatore, che consentiva di completare un album della Perugina-Buitoni legato alla trasmissione radiofonica "I Quattro Moschettieri". Completando 150 album si vinceva una automobile FIAT 500. Nel 1937 il Governo fu addirittura costretto a regolamentare i concorsi perché numerose ditte ricorrevano al trucco della figurina rara per non dover distribuire premi in realtà di eccessivo valore. In seguito le figurine conobbero un periodo di decadenza, già iniziato nel resto del mondo all'avvento della I guerra Mondiale. È solo negli anni '50 che si ha una ripresa. Proprio in questo periodo nasce la figurina "moderna", ancora in uso ai giorni nostri: svincolata dal legame con la pubblicità e distribuita in edicola assieme ad appositi album corredati da didascalie, essa acquista una propria autonomia di mercato. All'inizio degli anni '60 nasce l'azienda Panini, che dopo un primo periodo "pionieristico", riesce a portare la produzione e commercializzazione di figurine a livelli industriali tali da farle diventare un fenomeno mondiale.

    • Collezione Tagliavini - Roccatagliati di periodici italiani: La collezione è costituita da circa 514 periodici italiani per ragazzi che vanno dal 1812 agli anni '50 del Novecento. Il primo periodico per ragazzi che apparve in Italia, nel 1812, fu "L'amico dei fanciulli".e , si ispirava ai modelli francesi. Gli avvenimenti storici ne causarono una breve esistenza, che ebbe comunque il merito di attirare l'attenzione su un nuovo strumento di istruzione. Fu comunque solo dopo vent'anni che cominciarono a comparire numerose testate. Al 1898 risale "Novellino", il primo giornalino interamente a colori. Dagli esordi agli anni '50 sono apparse sul mercato circa trecento testate. Un fenomeno sorprendente se si considera lo stato di analfabetismo e di indigenza in cui versava il nostro paese.
    Organizza inoltre mostre tematiche anche su richiesta.





    LABORATORIO DELLE MACCHINE MATEMATICHE

    Il Laboratorio di Matematica di Modena ha una collezione di circa 200 strumenti per la geometria (macchine matematiche), ricostruiti a partire da ricerche storiche sui documenti originali. La maggior parte degli strumenti fa riferimento ai secoli XVI-XIX (es. prospettografi, curvigrafi, pantografi per trasformazioni), ma vi sono anche numerosi strumenti dell'antichità classica, collegati alla teoria delle sezioni coniche e alla risoluzione di problemi.

    BIBLIOTECA ASLA (ACCADEMIA NAZIONALE DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI (ACCADEMIA DEI DISSONANTI) - PALAZZO COCCAPANI)

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    Nata nel 1683 come "Accademia dei Dissonanti", a carattere prevalentemente filosofico-letterario, divenne "Accademia di Scienze e Belle Lettere" nel 1791, e quindi "Accademia Reale di Lettere, Scienze ed Arti" con la Restaurazione. Attualmente è suddivisa in tre classi "Scienze fisiche, matematiche e naturali", "Scienze morali, giuridiche e sociali" e "storia, Lettere ed Arti". L'attività principale consiste, oltre alla pubblicazione di opere di storia locale, anche nell'organizzazione di seminari, convegni e conferenze ed anche mostre .
    La Biblioteca contiene più di 130.000 volumi , tra cui alcuni incunaboli, varie cinquecentine e numerose pubblicazioni dei secoli successivi.
    Notevoli sono i fondi archivistici:
    • Archivio Paolo Ruffini, insigne medico e matematico di fama mondiale
    • Fondo Soli, che raccoglie la documentazione di quattro generazioni di architetti appartenuti a questa famiglia (1750-1930 ca.)
    • Fondo musicale Tardini, con spartiti, libretti e volumi sul teatro
    • Raccolta di grida del periodo estense, importante per la ricostruzione della legislazione del Ducato Estense (1598/1860)
    • Archivio e biblioteca della famiglia Rossi Veratti, cui appartennero insigni giuristi dei secoli XVIII e XIX
    • Collezione di epistolari a stampa del Marchese Giuseppe Campori
    • Medagliere Rangoni, ricco di più di 5.000 monete e medaglie (non visionabile)

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    ACCESSO
    L'accesso è libero presentando documento di identità.
    SERVIZI
    - servizio consultazione previo accordo con il personale della biblioteca.
    - servizio fotocopie
    - l'Accademia organizza giornate di studio, convegni, seminari.

    VISITE GUIDATE
    Sono possibili visite giudate dell'Accademia su prenotazione


    L GRANDE GRAPPOLO

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    Posizionata al centro della rotatoria viaria “Vignolese-Tangenziale”, quadrivio di immissione a Modena , situata all’incrocio fra Via Vignolese e la Nuova Estense,l'opera dell'l'artista modenese Erio Carnevali, raffigura un grappolo di uva Lambrusco, alto dodici metri e largo poco più di sei metri.
    Gli acini, di diverso diametro e forma, sono 240, tutti in vetro soffiato, prodotti nelle fornaci di Murano da una équipe scelta per capacità e professionalità.
    Le foglie, di varie dimensioni, sono in rame per ricordare, in particolare, i colori dell’autunno. In gran parte collocate “naturalmente” sul tralcio superiore del grappolo, alcune di esse assolvono anche alla funzione di protezione dello stesso dagli agenti atmosferici.
    Il Grande Grappolo intende valorizzare un vino che è unico al mondo e conosciuto in oltre quaranta Paesi; non vuole però rappresentare solo l’immagine commerciale di questo prodotto ma anche raccontare il lavoro appassionato di tanta gente e la capacità imprenditoriale dei modenesi.


    ....che difficoltà a trovare le immagini..


    CHIESA DI GESU' REDENTORE

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    La chiesa di Gesù Redentore, dedicata a maggio 2008, è stata progettata dall'architetto milanese Mauro Galantino, vincitore del concorso nazionale indetto dalla Conferenza Episcopale Italiana per qualificare l'architettura religiosa. Il progetto, studiato fra il 2001 e il 2005, ha dato vita ad una struttura, esempio dell'espressione minimalista dell'architettura italiana contemporanea, che può oggi offrire alla parrocchia - circa 14.000 abitanti - e alla città la chiesa più grande della diocesi di Modena.

    All'esterno l'insieme trasmette una sensazione di bellezza e misticità. Il campanile, insieme al corpo della chiesa e al grande sagrato, crea il luogo della comunità, accogliendo la città, ponendola nello stato dell'interesse e nella percezione degli elementi-soglia architettonici: facciata, nartece, portale, i quali suggeriscono l'accoglienza e l'incontro con Dio, più che la monumentalità. Semplici ma sapienti linee costruttive creano giochi di luce, volumi e livelli, accentuati dal contrasto della pietra naturale con il bianco splendente, che dà prestigio al complesso, grazie all'utilizzo di un tipo di cemento "autopulente", in grado di resistere allo smog e alle intemperie.

    L'accostamento di lineari superfici di pietra e facciate trasparenti comunica serenità al visitatore; la luce zenitale e le grandi vetrate consentono l'ingresso di abbondante luce naturale, esaltando le forme geometriche, combinate con materiali naturali selezionati e mobilio essenziale. Una "corona di luce" nella zona perimetrale più alta cinge lo spazio assembleare, lo connette simbolicamente verso il cielo, enfatizzando il valore ascensionale delle pareti fin verso la grande vela del controsoffitto, che smaterializza l'importanza strutturale della copertura.
    Ambiti a cielo aperto, visibili solo dall'interno, sorprendono l'occhio: l'orto degli ulivi, che come un abside dilata lo spazio alle spalle dell'altare, e la grande fontana, sul lato opposto, che collega anche simbolicamente il luogo del battesimo alla cappella dove è custodito il tabernacolo.

    La disposizione liturgica, frutto di una ricerca che ha recepito la lezione degli architetti moderni e la tradizione antica della chiesa, evidenzia l'assemblea. Questa non è rivolta solo all'altare, come verso un palco, ma una metà all'altra, disponendosi sui lati lunghi di un'ellisse, che ha come fuochi la Parola (ambone basso per la parola biblica, alto per il Vangelo, in una stesura che monumentalizza la Parola e reintroduce l'icona della montagna, ai piedi e sopra la quale si parla) e il Sacrificio (altare: un quadrato di m 4 di lato rialzato di cm 45 con quattro accessi). La comunità eucaristica può essere così soggetto e oggetto della preghiera, suggerendo con ciò l'autorità piena e umile del corpo mistico di Cristo.

    La cappella feriale, accessibile dall'aula e dall'esterno, conclude il percorso di accesso e la transizione tra sagrato, portale, fonte, asse della celebrazione (ambone e altare), dando la riserva eucaristica come destino del percorso.
    Fanno parte del grande complesso le Opere parrocchiali e la Casa della Carità, quest'ultima segno visibile della Carità nella Parrocchia e destinata a diventare seme di cittadinanza, stimolo in rete con altre iniziative e preparazione ad accogliere i poveri delle future generazioni.

    Lo stile semplice, l'uso sapiente della luce, le multiple relazioni spaziali, il design e la struttura, la qualità dei materiali, importante più di ogni forma di decorazione o ornamento, senza concessioni alla comodità o alle evocazioni non necessarie, fanno del complesso di Gesù Redentore un'opera che si presenta con un linguaggio capace di sorprendere, emozionare e catturare il visitatore, oltre che parlare alla ricerca architettonica contemporanea.

    Opere d'arte

    Nella chiesa di Gesù Redentore è presente un ciclo pittorico dell'artista olandese Bert van Zelm (Amsterdam 1955), le cui opere, in bozzetto, erano parte del progetto dell'architetto Galantino, vincitore del concorso della CEI.

    Il ciclo comprende:
    § la Madonna con bambino e i poveri, nell'aula, sulla parete sud, sopra la bassa finestra che lascia vedere l'acqua della fontana esterna;
    § il Crocifisso, nell'aula, sulla parete nord, a sinistra in alto, rispetto alla vetrata alle spalle dell'altare;
    § la Via Charitatis, 14 tavole in vetro serigrafato, collocate sulla parete nord dell'orto degli ulivi, che rappresentano le stazioni della passione secondo il vangelo di Giovanni;
    § la Pietà, un trittico che occupa tutta la parete nord della cappella feriale, a sinistra entrando dall'aula

    In un rinnovato stupore per l'Incarnazione, la pittura di van Zelm - che ha fra i suoi riferimenti anche Rembrandt e Caravaggio - propone un divino pittoricamente impregnato di materia, quasi fisicamente presente, un divino meraviglioso e potente proprio perché vicino all'umano, capace di abitarlo e trasformarlo, assumendone anche limiti e inquietudine.


    OCA GIGANTE KIMERA - SCULTURA

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    Inaugurata il 4 maggio 2006, la scultura "Kimera" ha le sembianze stilizzate di un'oca giocattolo con le ruote. E' un'opera dell'artista modenese Carlo Cremaschi, collocata nell'aiuola tra via Formigina e strada per Cognento.
    Lo scultore ha lavorato su sedici tonnellate di acciaio e ha realizzato un'oca di sei metri di lunghezza per tre metri e mezzo di altezza. Cremaschi vuole in tal modo rendere omaggio al Novecento attraverso un'opera d'arte che si presenta come "un grande giocattolo arrugginito abbandonato da un bambino gigantesco".
    "Nelle mie intenzioni - spiega Cremaschi - Kimera racchiude l'emblema del Novecento, il secolo in cui sono nato: la chimera delle utopie, la corsa del sogno, la follia di un secolo fatto di crudeltà e di dolcezza, di intelligenza e brutalità, di potenti illusioni, grandi speranze e rovinose cadute". Leggera e pesante al tempo stesso, l'opera è costruita con tecnologia industriale. "Escluso l'uso di basi o piattaforme - prosegue Cremaschi - l'oggetto poggia direttamente sul suolo a sollecitare contemporaneamente il contatto e la distanza con le persone. Ripensandoci, potrebbe forse rappresentare anche lo spirito dell'automobile, con il suo stare insieme di elegante intelligenza, di simpatica quotidianità, ma anche di fredda stupidità".




    PALAZZO DUCALE ACCADEMIA MILITARE


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    Il Palazzo Ducale, la cui costruzione iniziò nel 1634 su disegno dell'Avanzini è un illustre esempio di architettura civile settecentesca e uno dei più grandi palazzi barocchi d'Italia.
    L'elegante facciata si presenta con tre piante di finestre affiancate, coronate da balaustre con statue. La parte centrale e quelle laterali sono sopraelevate. Il cortile d'onore, con elegante loggiato a due piani, è ritenuto un capolavoro dell'architettura barocca. Da qui si accede allo scalone d'onore, ornato da statue romane, che porta alle numerose sale della Residenza Estense. In particolare si segnalano: la Sala del Trono, il Salottino d'Oro, il Salone d'Onore e la sala dello Stringa.
    Oggi il palazzo è sede dell'Accademia militare.
    All' interno il Museo Storico dell'Accademia Militare contiene armi e armature, memorie, cimeli e militaria (bandiere, uniformi, tamburi ecc.).


    TEATRO COMUNALE LUCIANO PAVAROTTI -

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    Nel 1838 la Comunità di Modena delibera di costruire un moderno teatro capace di rispondere pienamente alle esigenze rappresentative ed al decoro della città, ormai insufficientemente servita dal vecchio Teatro Comunale di via Emilia, sito nell'edificio in cui, dal Seicento, aveva sede l'antico teatro dei comici, il Valentini. La nuova costruzione è affidata all'architetto ducale Francesco Vandelli, già autore del Foro Boario e della chiesa di S. Giovanni del Cantone, che prima di intraprenderne il progetto si reca in visita ad importanti teatri contemporanei tra cui, documentati da rilievi, sono quelli di Piacenza, Mantova e la Scala di Milano di cui sono appuntate le dimensioni. Essi rappresentano uno dei pochi documenti grafici di mano dell'architetto del quale non sono noti disegni autografi per il Comunale. I lavori iniziarono nel maggio 1838 sull'area prescelta, compresa tra Canalgrande, vicolo Venezia, Fontedabisso e strada S. Margherita, in cui si provvide ad abbattere o a ridurre dodici case; nonostante ciò lo spazio risultò ugualmente insufficiente, per cui la facciata del teatro ruppe la simmetria delle case del Canalgrande. Ciò contribuì ad agevolare in lontananza la "lettura" della funzione dell'edificio, che di fatto è poi ostacolata dalla reale ristrettezza della via nella quale sorge. Dopo quasi quattro anni di lavoro il teatro - dotato di un ampio portico per le carrozze all'esterno, di numerosi locali di servizio (tra cui la spaziosa sala per la scenografia utilizzata sino a pochi anni fa), di una sala dalla pianta a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi e una galleria, oltre che un soffitto riccamente decorato - s'inaugurò la sera del 3 ottobre 1841 con l'opera Adelaide di Borgogna al Castello di Canossa, musicata da Alessandro Gandini. Da quella data l'edificio non ha subito radicali mutamenti; attualmente presenta l'originaria facciata neoclassica con un portico a bugnato piatto a pianterreno, un primo ordine di finestre architravate e un piano attico con finestre minori. Il risalto della parte centrale è segnato da quattro colonne doriche sulle quali s'imposta una ringhiera a pilastretti che inquadra tre finestre scandite da lesene ioniche; a coronamento un fastigio decorato con il Genio di Modena che incornicia lo stemma della citta'. La facciata si impreziosisce con l'inserzione di una pregevolissima decorazione plastica costituita, oltre che da rosoni posti sugli archivolti a pianterreno, dai bassorilievi di Luigi Righi nei fianchi del porticato e in corrispondenza delle finestre del primo ordine. Il soffitto, da cui pende il grande lampadario collocato con l'introduzione della luce elettrica nel 1887 è decorato con ornati di Camillo Crespolani e con figure di Luigi Manzini, autore anche degli stucchi con storie del Genio che corrono lungo le balconate dei palchi inquadrati da esili pilastrini. Nel 1869 fu eseguita una ridipintura del soffitto, da parte di Ferdinando Manzini, che propose l'aggiunta di quattro gruppi di putti.





    PALAZZO MONTECUCCOLI -

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    Nel tratto della via Emilia compreso tra via Malatesta (un tempo contrada Mallore) e via Carteria (un tempo contrada Carderia), dove ora sorge il palazzo Montecuccoli degli Erri, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, si innalzava l'antica chiesa di San Biagio.
    La menzione più antica della chiesa risale al 1189; fu distrutta all'inizio del XVI secolo e nello stesso secolo fu poi ricostruita: la facciata era su via Malatesta e l'abside con campanile o torre in via Carteria. Nell'ambito del progetto di sistemazione del tracciato della via Emilia, voluto da Francesco III, tra le altre costruzioni fu abbattuta nel 1775 anche la chiesa di San Biagio, come si legge nelle cronache del tempo: fin dal 1768 la parrocchia di San Biagio era stata soppressa e trasferita nella chiesa dei Carmelitani, oggi San Biagio del Carmine. Sull'area della chiesa e della canonica fu costruito, con un progetto di Raimondo Cavazzuti, il palazzo dei Conti Munarini, che divenne successivamente di proprietà della famiglia Montecuccoli degli Erri.
    Considerevoli interventi progettati e diretti nell'ultimo decennio del secolo scorso dall'ingegner Vincenzo Maestri per conto del marchese Giuseppe Montecuccoli degli Erri conferirono al palazzo, derivato dall'unione di più edifici, l'aspetto che ha tuttora.
    All'interno uno degli interventi più significativi riguarda lo scalone: all'esterno furono completamente risistemate non solo la facciata sulla via Emilia ma anche quelle sulle vie Malatesta e Carteria. Le sale interne del piano nobile sono decorate con affreschi e stucchi di buona qualità.
    Particolare attenzione meritano gli affreschi del salone d'onore: in un riquadro al centro del soffitto a volta è raffigurato Apollo che guida il carro del Sole circondato dalle Ore e preceduto dall'Aurora, avvicinabile all'affresco dipinto da Guido Reni nel Casino Rospigliosi Pallavicini di Roma. Attorno a questo altri quattro riquadri raffigurano scene della vita di Bacco: L'infanzia di Bacco a est, L'incontro di Bacco e Arianna nell'isola di Nasso a nord, Un sileno ebbro su un asino a ovest e il Trionfo di Bacco a sud. Gli affreschi paiono ispirati a quelli seicenteschi, opera di Giovanni
    Boulanger, della Galleria di Bacco del Palazzo Ducale di Sassuolo. Nel Salone è riconoscibile l'intervento di artista neoclassico del primo Ottocento, con tutta probabilità Giuseppe Zoni, di cui sono documentate opere di riqualificazione pittorica nel palazzo del marchese Giuseppe Carandini in via dei Servi. Gli affreschi sulle pareti, in particolare i tondi e le mandorle, costituiti da ghirlande di fiori trattenuti da putti e arpie, in cui sono raffigurati un sileno e una menade con doppio flauto affrontati ai lati della finestra a est, due menadi con crotali affrontate ai lati della finestra a nord, il Trionfo di Arianna nella parete sud e un sileno e un satiro nella parete sud, sarebbero invece opera del carpigiano Fermo Forti, a cui con tutta probabilità si devono interventi di ridipintura del salone, da lui stesso ricordati nelle sue memorie autobiografiche, realizzati alla fine del secolo e contemporanei ai lavori di ristrutturazione dell'edificio progettati e diretti da Vincenzo Maestri.






    l rinascimento nella provincia di Modena




    Un percorso di grande fascino tra le testimonianze del Rinascimento ci viene offerto da molte località nei dintorni di Modena .
    Scrigno dell'arte cinquecentesca è in primis la cittadina di Carpi ( 25 Km da
    Modena.): l'ultimo dei signori Pio a Carpi, Alberto III (1475-1531), principe umanista e straordinario intellettuale, volle trasformare il borgo in una sede principesca del Rinascimento.
    I "luoghi di rappresentanza" della città (la piazza, il palazzo, la collegiata) vennero o fondati ex novo o risistemati e furono inoltre apportati numerosi interventi di miglioramento alla struttura urbana .
    Il palazzo dei Pio , al cui interno si trovano numerose sale affrescate agli inizi del cinquecento, assume l'aspetto di una vera e propria corte, con la costruzione del cortile d'onore e della facciata e le decorazioni interne.
    La rinascimentale Piazza Martiri (276 metri per 60), di grande impatto prospettico e scenografico, nasce come cuore politico, religioso e amministrativo della città.
    La costruzione della nuova Collegiata, dedicata alla Madonna Assunta, fu iniziata nel 1515 e pare che per la sua realizzazione sia pervenuto da Roma un modello di legno, forse di Peruzzi, impostato sull'esempio classicheggiante che Raffaello aveva ideato per San Pietro.
    Completano il percorso la Chiesa di San Nicolò e la Pieve di Santa Maria in Castello detta "La Sagra".
    Un ramo dei Pio di Carpi, divenuti signori di Sassuolo (17 Km da Modena) nel 1499 diedero avvio alla ristrutturazione della loro già sontuosa residenza.
    All'interno del Palazzo si ritrovano affreschi databili tra fine XV e fine XVI secolo.
    Su incarico di Francesco I d'Este il Castello dei Pio a Sassuolo fu trasformato nel 1634 nella residenza estiva della famiglia Estense.
    Il rinnovato Palazzo Ducale fu impreziosito da affreschi di artisti d'eccellenza quali il Boulanger e da opere di squisito gusto barocco come la Peschiera o Teatro delle Fontane.
    A pochi chilometri da Sassuolo si trova anche il Castello di Spezzano, nel Comune di Fiorano Modenese (20 Km da Modena), centro fortificato e residenza dei Da Spezzano, nel XII secolo, e dei Da Castello nel XIV.
    Divenne feudo dei Pio nel 1535, e da allora fu una delle sedi più importanti della loro Signoria fino alla fine del 1500.
    Vi si possono ammirare affreschi riferibili alla seconda metà del Cinquecento, in particolare nella Sale delle Vedute e Galleria delle Battaglie.
    Da Fiorano modenese, percorrendo la strada di ritorno verso Modena, si incontra in località Baggiovara la Torre (proprietà privata), una tipica casa-torre della campagna modenese che presenta al suo interno un ciclo di affreschi, riferibili ad un anonimo artista della seconda metà cinquecento, ispirati all'Ariosto e in particolare al ciclo affrescato da Nicolò dell'Abate a Bologna per Palazzo Torfanini.

    Castelvetro

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    Il paese sorge sulle prime colline che salgono verso l'Appennino, lungo il corso del torrente Guerro.
    Anticamente era un villaggio etrusco, divenne un presidio militare romano e dal 776 fu sotto il Monastero di Nonantola.
    Le prime notizie sul Castello risalgono intorno all'anno Mille. Dall'XI secolo fu di proprietà di Bonifacio di Toscana, poi della figlia di Matilde di Canossa e successivamente annesso al Comune di Modena. Fu teatro della lotta tra guelfi e ghibellini. Fu espugnato dai guelfi nel 1326 e dato in feudo a Jacopino Rangone. I Rangoni lo governarono fino al 1796 con l'arrivo di Napoleone.
    Dopo la Restaurazione fu sotto il dominio estense fino all'Unità d'Italia.

    ITINERARI

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    - Centro storico di Castelvetro
    E' possibile vedere solo parte delle mura dell'antico castello, eretto nel IX secolo; la torre dell'Orologio e Palazzo Rangoni di epoca feudale, con soffitti in legno, cornici affrescate e interessanti dipinti.
    Nella bella piazza del borgo è presente il Palazzo comunale, restaurato intorno agli anni '30; l'antico oratori di S.Antonio da Padova con colonne doriche; la chiesa parrocchiale ottocentesca dedicata a S.Senesio e S.Teopompo, in stile gotico.

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    - Levizzano Rangone
    Dell'imponente castello medievale sono rimasti la Torre matildica, un tratto delle mura e una porta fortificata con corridoio.
    Nel borgo la chiesa parrocchiale di S.Antonio, costruita ai primi del Novecento.
    - Oratorio di San Giovanni Battista
    Sorge su una collina e sembra risalire al XVI secolo. Fu successivamente ricostruito come appare oggi nell'Ottocento.
    - Convento di Monte dei Gesuiti
    E' di proprietà privata e sembra risalire intorno al Cinquecento, quando passò sotto i padri gesuiti.
    Agli inizi del Novecento divenne un fabbricato ad uso rurale.
    - Oratorio di S.Polo
    Costruito sulla sponda destra del torrente Guerro, perscongiurare gli straripamenti delle acque.
    - Oratorio di Casa Re
    Fu eretto intorno al XVIII secolo e dedicato all'Immacolata Concezione.
    - Oratorio di S.Maria del Carmine
    Costruito nel XVII secolo si trova lungo stra fra Castelvetro e Levizzano.
    - Oratorio di S.Giuseppe delle Olive
    Interessante, all'interno della sacrestia è un quadro raffigurante la Sacra Famiglia.
    - Oratorio di S.Michele
    Risale al VIII-IX secolo ed. La parte decorativa inferiore della facciata è originaria. Il tetto è ornato da una cornice in mattoni "a denti di sega".

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    - Santuario di Puianello
    Sorge su un colle da cui si domina tutta la pianura modenese, è in sile barocco ed è dedicato alla Madonna.
    Costruito sull'antico oratorio della Beata Vergine della Salute, fu restaurato dai padri cappuccini che vi risiedono dal 1947.

    AREA TURISTICA
    Città d'arte, cultura, affari.

    Oggi conta circa novemila abitanti ed è caratterizzato prevalentemente da un'attività di tipo agricolo.
    E' una delle "Città del vino" italiane. Famoso è il Lambrusco Grasparossa, pilastro dell'economia locale.

    Di interesse naturalistico è l'area di riequilibrio ecologico dei Fontanili di Montale, acque risorgive naturali, e il Parco Rio dei Gamberi al cui interno è situata la "Collina delle fiabe", con le sagome dei persongaggi delle fiabe disegnati da Emanuele Luzzati.
    E' possibile ammirare nelle campagne maestosi alberi secolari (querce e salici).
    - Centro storico di Castelnuovo
    E' possibile ammirare l'imponente Torrione con l'orologio, simbolo del paese e ultimo resto di ciò che rimane del castello medievale.
    Poco distante dal Torrione è la chiesa parrocchiale, che conserva decorazioni nel catino absidale e nella cupola.
    Il campanile è della fine del XIX secolo. Di un'antica cappella del castello rimane invece un affresco cinquescentesco raffigurante la Madonna delle Grazie.
    Il Palazzo del municipio è stato ristrutturato negli anni '20. Recenti restauri hanno portato alla luce un antico pozzo sulla piazza.
    - Chiesa di Montale
    Sorge sul rialzo archeologico denominato "motta" (terramara ) da cui prende il nome la località di Montale, ed è dedicata a San Michele.
    Probabilmente fungeva da cappella dell'antico casello di Montale ed è stata ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo.
    - Chiesa di Santa Maria del Tiepido
    E' di origini antichissime poichè sorge su di un lugo di epoca romana ed è già citata nel XII secolo.
    E' stata restaurata di recente e vi si venera la Vergine con il nome di Madonna della Neve.
    - Oratorio di Bergomi
    Risale alla prima metà del Settecento e presenta una sagrestia e un grazioso manufatto che funge da campanile "a vela".
    - Oratorio di San Lorenzo della Nizzola
    Antica chiesa nominata nel XI secolo, conserva un abside medievale ed è stato restaurato pochi anni fa.
    - Villa Latour
    Nucleo della fine del Settecento con parco-giardino e annesse dipendenze rurali, rimaneggiato nel Novecento.
    - Villa Manodori-Coccapani
    Ampliamento settecentesco di un edificio preesistente, presenta un ampio prospetto con belvedere, torri laterali, doppia scalinata centrale, parco con laghetto e corte con cinta muraria.
    - Villa Berti
    E' un complesso del XIX secolo composto da: villa signorile con tre corpi di fabbrica, fregi e torretta; casa colonica; cortile racchiuso da elementi porticati con edificio a torre.
    - Villa Torreggiani
    Costruzione del XIX secolo con annesso parco, oratorio novecentesco ed edifici colonici.
    - La Mulinazza
    Armonico complesso di edifici risalenti al XIX secolo, comprendente una villa signorile, un edificio rurale con stalla, fienile e abitazioni, oltre ad altri edifici minori.
    - Cà Settecani
    Località nominata già nel XII secolo, presenta un complesso di edifici padronali e rustici dei quali il più antico risale al Settecento.
    - Villa Frigieri
    Complesso di edifici risalenti agli inizi del XIX secolo, costituito da villa signorile con torretta e pertinenze agricole.
    - Fornace Ferrari
    Era già attiva nel Settecento per la cottura di mattoni a manufatti d'argilla.
    - Mulino delle Cavidole
    Importante mulino di origini anteriori al Cinquecento, fu di proprietà dei Rangoni.
    E' situato sul canale di San Pietro ed è rimasto in funzione fino agli anni '60.






    SAVIGNANO



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    Posto tra la collina e l'alta pianura sulla destra del Panaro, preziosi ritrovamenti archeologici testimoniano che queste terre furono abitate fin da epoche remote. Oggi conta circa ottomila abitanti e gran parte del territorio è coltivato a frutteti (ciliegi, susini, albicocchi, meli, peri) e vigneti Doc (trebbiano, pinot, montuni, albana, lambrusco grasparossa, barbera).
    Attiva è anche la piccola industria, l'artigianato e il terziario.
    La cucina locale è ricca e varia perchè prende ispirazione dalle tradizioni bolognese e modenese da una parte, e da quelle di montagna e di pianura dall'altra.
    Si possono quindi gustare prodotti montanari come i "borlenghi" e le "crescentine", insieme ai "modenesi" Aceto balsamico e nocino, e altri di provenienza bolognese, come le paste fresche e ripiene.
    Di interesse storico-architettonico è l'antico borgo medievale di Savignano Alto e tra i numerosi reperti archeologici ritrovati nel territorio, da menzionare è lo scheletro dell'elefante pliocenico (visibile al Centro covocp) e la statuetta della "Venere" risalente al paleolitico superiore.

    Centro storico
    Noto come Savignano Alto o Castello, l'antico borgo è ancora visibile con il suo antico impianto urbanistico medievale.
    Vi si accede da piazza Zanantoni, sviluppata su due piani, il più alto dei quali è circondato da un muro.
    L'oratorio, restaurato di recente, fu costruito nel 1631, a seguito della scampata peste del periodo manzoniano.
    L'ingresso al Castello è da via Crespellani. Le prime notizie su di esso risalgono all'anno 898. epoca della giurisdizione dei Vescovi di Modena.
    Il marchese Bonifacio di Toscana lo lasciò in eredità alla figlia Matilde di Canossa e alla morte di quest'ultima, nel 1115, Savignano fu contesa da modenesi e bolognesi.
    Passò poi sotto il dominio degli Estensi che nel 1408 ne fecero dono a Uguccione della Signoria dei Contrari.
    Dal 1577 al 1796 passò poi alla famiglia Boncompagni. Nel 1861 Savignano diventò uno dei Comuni del Regno d'Italia.
    Il torrione del Castello che sovrasta il primo voltone era un tempo dotato di ponte levatoio.
    Proseguendo si incontra la grande struttura della casa del Capitano, con tracce di affreschi e uno stemma della signoria dei Contrari.
    Una scala in mattoni porta alla chiesa parrocchiale dell'Assunta, ricostruita nel 1894 sul luogo dell'antico medievale dell'XI secolo.
    La Casa di Matilde, fabbricato ricostruito dove si dice che vi soggiornasse la contessa di Casnossa, è sita tra le antiche case di via Pallotti.
    Al termine degli edifici si erge la Torre del Capellano, visibile solo dall'esterno dell'abitato. Nella parte nuova di Savignano, posta ai piedi del colle del Castello da ricordare è la sede municipale dove è conservato lo scheletro dell'Archidiskodon Gromovi, elefante pliocenico rinvenuto sul greto del Panaro nel 1980.

    ITINERARIO NATURALISTICO

    Da percorrere è la cosidetta "Via delle Querce". E' un itinerario che permette di scoprire l'alto numero di querce secolari presenti e risalenti nel territorio al settecento.


    SPILAMBERTO

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    La posizione di Spilamberto offre al visitatore la possibilità di escursioni tra le rive del Panaro e i panorami delle prime colline modenesi.
    L'area del fiume, in particolare, è attraversata dal Percorso Natura, percorribile solo a piedi o in bicicletta fra suggestive boscaglie di salici e pioppi.
    Il percorso arriva fino al Parco di Marano, dopo aver superato Vignola.

    - Centro storico di Spilamberto
    Si possono ammirare il Torrione del XIV secolo, recentemente restaurato, che ospita l'Antiquarium e, al primo piano, la sede dell'ordine del nocino modenese.
    All'ingresso del centro è visibile la Villa comunale Fabriani di fine XVIII secolo, ampliata nel XIX, con pareti e soffitti finemente decorate e una pregevole scultura a piano terra; il sottotetto dell'edificio ospita le prestigiose acetaie del Comune e della Consorteria.
    Il vicino Palazzo del Bargello era la residenza medievale dei feudatari di Spilamberto e presenta ancora il bel portico del Pavaglione, sotto cui si teneva, già nel 1578, il mercato dei bozzoli del baco da seta. attigua al Palazzo si trova l'antica Filanda Rangoni, risalente nel 1609.
    Poco distante si trovano il Seicentesco Cortile della Racchetta e il Convento della Monache di San Francesco, sorti per volere della famiglia Rangoni, a cui appartiene l'omonima cappella del 1713.
    Opposte al Torrione sorgono la Rocca Rangoni del XIII secolo - attualmente di proprietà del Comune - e Villa Ida dei primi del Novecento.
    Dell'antico castello si possono ancora vedere i resti delle mura del XIII secolo e la Torretta di guardia.
    Poco distante da via Obici, si trova la Comuna Vecchia o Palazzo del Governatore, edificio del 1425 ed ex sede comunale; sul retro si trova l'antico presidio militare di cavalleria con interessanti merlature, denominato lo Stallone.
    Il Comune ha ora sede in un palazzo di epoca fascista che conserva pregevoli opere di artisti contemporanei.
    Da vedere: la chiesa di San Giovanni Battista del XIII secolo e restaurata nel Settecento; la chiesa di S.Adriano III Papa, risalente al 1214, ma ricostruita nel 1713 con il campanile ottocentesco e al suo interno un antichissimo organo a canne; la chiesa di Santa Maria degli Angeli, di epoca settecentesca, oggi sconsacrata, sede anticamente di un ospedale rimasto attivo fino al XIX secolo; la chiesa del Carmine, costruita nel 1641 che custodisce tre paliotti in scagliola e un'acquasantiera cinquecentesca.
    - Chiesa di San Vito
    Fu nominata Pieve nel 1186 ed è stata soggetta a diversi restauri e rifacimenti. La facciata novecentesca e il campanile è in stile neoclassico.
    All'interno il battistero con vasco in marmo e paliotto in scagliola e un antico organo a canne.
    - Oratorio di Collecchio
    Risulta essere già esistente nel '400, ma la sua fondazione sembra risalire all'XI secolo. Dedicato alla SS. Annunziata, fu ricostruito e riconsacrato alla fine del XVII secolo.






    VIGNOLA



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    Situata ai piedi dell'Appennino, la "Città" di Vignola (titolo conferitole dal Presidente della Repubblica nel 1994) conta circa ventimila abitanti e sorge sulla sponda sinistra del fiume Panaro.
    Vignola conserva importanti e pregevoli testimonianze architettoniche, come la famosa Rocca e diede i natali a personaggi storici illustri, come l'architetto Jacopo Barozzi (detto "Il Vignola", 1507-1573), e allo storico e letterato Ludovico Antonio Muratori (1672-1750).
    Vignola è famosa per la sua produzione agricola: famose sono le sue ciliegie e le sue susine, abbinate ad altre produzioni locali quali l'albicocca, le mele e i prodotti vitivinicoli.
    Come prodotti tipici della cucina emiliana, spiccano i "borlenghi", L'Aceto balsamico Tradizionale di Modena, la "Torta Barozzi", il nocino e le ciliegie sotto spirito.

    ITINERARI STORICI

    - Centro storico di Vignola
    E' dominato dall'antica e imponente Rocca, dotata delle torri angolari, del ponte levatoio, di un'ampia corte, numerose sale adornate e di una cappella con interessanti affreschi tardo gotici. Il castello appartenne nell'Alto Medioevo prima all'Abbazia di Nonantola, poi ai Vescovi di modena.
    Nel secolo XIII fu a lungo oggetto di contesa con Bologna, poi passò dalla signoria dei Grassoni a quella degli Estensi.

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    Nel 1401, Nicolò III d'Este donò il Castello ad Uguccione dei Contrari, signoria che dominò a Vignola per quasi due secoli.
    Il marchesato fu ceduto, nel 1577 a Papa Gregorio XIII, della famiglia dei Boncompagni che lo conservò fino al 1796.
    Con la Restuarazione Vignola subì il governo dispotico di Francesco IV d'Este.
    Accanto al Castello si trova il piccolo oratorio di S. Maria, con tracce di affreschi sul soffitto ed un calco in gesso dorato di una bella immagine della Madonna con Bambino del XV secolo.
    Di fronte alla Rocca sorge il cinquecentesco Palazzo boncompagni, costituito da un corpo centrale e due laterali e con portale bugnato; all'interno, la famosa chiocciola del Barozzi e affreschi ottocenteschi.
    Sede di frequenti mostre è la casa di Ludovico Muratori.
    La Chiesa di S.Nazario e S.Celso, infine, edificata nel 1416 e ampliata nel 1685, presenta una facciata ottocentesca e decorazioni a cornice e, all'interno, interessanti dipinti e una "pietà" in bronzo dorato.
    - Chiesa di S.Maria Rotonda
    E' citata già nell'826 e fu riedificata completamente nel 1491. E' costituita da due corpi rotondi sovrapposti, in mattoni rossi, sostenuti all'interno da otto archi. E' di proprietà privata.
    - Santuario della Madonna della Neve
    Costruito su una delle più antiche pievi romaniche della zona, nell'XI secolo assunse l'aspetto monumentale odierno.
    Nel Seicento vi fu costruito un oratorio dedicato alla Madonna con Bambino; fu po ampliato nel 1782 e restaurato negli anni '60.
    - Chiesa di Campiglio
    La chiesa è dedicata a San Michele e fu eretta sulle fondamenta dell'antico castello di cui restano due belle torri: oggi una è adibita a campanile e l'altra a sagrestia.
    - Villa Martuzzi-Ripandelli
    E' di proprietà privata e fu edificata sulla dimora cinquecentesca dei Rangoni.
    - Villa Tosi-Bellucci
    Sede comunale dal 1916, si presenta con un corpo centrale neoclassico e due corpi laterali di epoca successiva. Interessanti all'interno alcuni soffitti affrescati.


    ITINERARI FLUVIALI

    Percorribili a piedi, in mountain-bike o a cavallo sono il Percorso Natura (proveniente da Modena) e il Percorso Sole (verso il Parco Fluviale di Marano). Entrambi si collegano poi con il Percorso Belvedere che, dalla località Casona, si dirige verso l'Appennino e i Sassi di Roccamalatina.

    SASSSUOLO

    PALAZZO DUCALE -


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    Probabilmente all'inizio del sec. XII Matilde di Canossa fece costruire la Rocca. Nel 1458, il marchese Borso d'Este, nel recinto del castello, fece edificare da Pietro da Ronchegallo un palazzo per la residenza estiva.
    L'architetto Bartolomeo Avanzini eseguì nel 1650 i grandi lavori di trasformazione del castello in principesca residenza estiva per il duca Francesco I d'Este. Dopo la morte dell'Avanzini i lavori vengono diretti da Antonio Loraghi, suo allievo e nuovo architetto ducale. Dietro al palazzo fu costruito un giardino con statue, peschiere, fontane, piscine (il Fontanazzo), giochi d'acqua, sempre disegnati dall'Avanzini, e si conservò un vastissimo parco per la caccia attraversato da un viale alberato, lungo quattro chilometri, che conduceva al Belvedere, il casino di caccia di San Michele.
    Il prospetto del palazzo richiama diversi elementi del Palazzo Ducale di Modena.Il prospetto sottolinea l'apoteosi della casa d'Este: cinque grandi quinte, simbolo della casata coronano l'edificio; un fregio centrale contiene lo stemma nobiliare; altre due aquile risaltano sulle nicchie laterali. Ai lati della porta vi sono statue di Nettuno e Galatea, di Ercole Raggi.

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    L'interno è riccamente decorato da opere di Angelo Michele Colonna, di Giovanni Boulanger e di Pietro Galluzzi (sec. XVII). Di grande interesse è il cortile d'onore del palazzo ingentilito dalla decorazione pittorica parietale a finte architetture, soluzione formale adottata dal Mitelli e dal Colonna.
    La vicina chiesa di S. Francesco è stata edificata nel 1653, per volere di Francesco I d'Este da Bartolomeo Avanzini, come cappella ducale collegata al palazzo ducale tramite un percorso pensile. All'interno si possono vedere affreschi di Giovanni Boulanger e dei suoi collaboratori Agostino Mitelli, Angelo Colonna, Giovanni Monti e Baldassarre Bianchi. Nella chiesa è conservato un Crocifisso che, secondo la tradizione, era stato ricevuto in dono da Marco Pio da una fanciulla turca durante una crociata.

    TEATRO E CINEMA CARANI -

    Su un foglio volante stampato in occasione dell'inaugurazione di questo teatro, si legge quanto segue: "l'11 luglio 1696 si cominci a Sassuolo il teatro nel palazzo Giordani del duca Rinaldo Donato. Aumentata la popolazione nel 1773 si rinnovò il teatro facendolo più vasto." Questo brano tratto evidentemente da un antico memoriale, si riferisce al settecentesco teatrino ducale posto nella piazza dell'Orologio (ora piazza Garibaldi), demolito nel 1905. Il teatro Carani fu fatto costruire da Eugenio e Mario Carani, industriali del luogo, su una vasta area in prossimità del centro storico che avrebbe consentito lo sviluppo longitudinale della facciata su viale XX Settembre. Si diede avvio all'opera, su progetto dell'ingegner Zeno Carani di Modena, nel febbraio 1930 ed inaugurato il 25 dicembre di quello stesso anno. Questo teatro ha conservato interamente il suo aspetto originale. Elementi stilistici di gusto tardo liberty sono presenti nella facciata, negli arredi del foyer e nelle ampie porte d'ingresso dai bei vetri molati. Vale la pena ricordare una curiosità, questo teatro ha ben tre accessi: uno da su via Mazzini, uno da piazza Garibaldi attraverso galleria Carani, ed infine il principale su viale XX Settembre. La vasta sala ha un aspetto assai semplice e lineare, presenta una pianta a ferro di cavallo con due ordini di gallerie piuttosto ampie, ed è priva di particolari elementi decorativi. Al centro del soffitto posta una singolare cupola apribile ed un lampadario anni Settanta di manifattura muranese.


    VILLA SORRA

    CASTELFRANCO EMILIA - LOCALITA' GAGGIO DI PIANO (MO )


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    La Villa
    Villa Sorra è una delle più importanti ville storiche del territorio modenese. Nel suo parco troviamo quello che è considerato l’esempio più rappresentativo di giardino “romantico” dell’Ottocento estense ed è da molti ritenuto il più importante tra i giardini informali presenti in Emilia Romagna. La coesistenza dei vari elementi che costituiscono il complesso (villa, edifici rustici, serra, parco storico, rovine romantiche, vie d’acqua, giardino campagna)dà luogo ad un campione pressoché unico di paesaggio agrario preindustriale, di inestimabile valore storico, culturale e ambientale. La tenuta, che conserva ancora oggi il nome dei Sorra (nobile famiglia che edificò il complesso e ne ebbe la proprietà per oltre due secoli), è dal 1972 di proprietà dei Comuni di Castelfranco Emilia, Modena, Nonantola e San Cesario sul Panaro.
    Probabilmente progettata da Giuseppe Antonio Torri, coadiuvato dall’allievo Francesco Maria Angelini, la villa padronale costituisce un significativo esempio del barocchetto emiliano; di volume piramidale (ora purtroppo smorzato a causa della demolizione della lanterna sopra l’altana, avvenuta nel 1956), presenta un blocco compatto alla base e due avancorpi che fiancheggiano le facciate d’ingresso leggermente arretrate.
    Internamente la villa è imperniata sul grande salone centrale ovato a doppio volume sovrastato dalla grande volta a padiglione su pianta ellittica, fulcro intorno al quale ambienti e vani accessori sono simmetricamente collocati: due salette, quattro appartamenti (rosso, a rasetto, verde e giallo), la cappella, lo scaloncino all’imperiale e le due contrologge d’ingresso, collocate sull’asse principale est-ovest. All’interno dell’edificio è presente una ricca decorazione pittorica: dalle tempere su iuta che adornano le salette al piano nobile, alle grandi vedute scenografiche del salone d’ingresso realizzate in parete, fino alle decorazioni e agli affreschi presenti sulla volta di alcune sale.
    Insieme alla villa vengono costruite la scuderia, la ghiacciaia e il caseificio, edifici tuttora esistenti. La scuderia, risalente ai primi decenni del Settecento, rappresenta un interessante esempio di architettura rurale emiliana.
    La Villa è visitabile nelle giornate del 25 aprile, 2 giugno e 15 agosto. È possibile concordare visite per gruppi su appuntamento.

    La Raccolta del Lavoro Contadino e Artigiano
    La raccolta venne costituita nel 1973 quando il pittore e antiquario Celestino Simonini di Castelfranco Emilia decise di donare al Comune di Modena numerosi beni di cultura materiale da ospitare a Villa Sorra. Accresciuta nel tempo da altre donazioni, la raccolta è oggi una delle più cospicue a livello regionale con i suoi oltre 9.000 reperti, databili dal '700 alla metà del '900.
    Dal 1991 la raccolta è stata affidata in gestione al Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena. Attualmente, in attesa della riapertura al pubblico degli spazi espositivi, i materiali sono conservati nei depositi della villa. La collezione è costituita da attrezzi e manufatti, appartenenti a diversi settori della vita domestica e del lavoro rurale e urbano, che rappresentano una testimonianza rilevante del nostro recente passato e forniscono un prezioso contributo documentario per lo studio della storia modenese. I vari manufatti sono stati raccolti principalmente nell'area attorno alla città di Modena e sono legati ai cicli produttivi della vite e del vino, del grano e del pane, del latte e del formaggio, della canapa, oltre ai mezzi di trasporto ed ai lavori artigianali del falegname, del fabbro, del maniscalco e del calzolaio.

    Il Parco
    Il Parco di Villa Sorra si estende per circa 30 ettari a Gaggio di Piano nel Comune di Castelfranco Emilia. E' costituito da un giardino storico con piante ornamentali importate da tutto il mondo, da un pioppeto esterno al parco che va trasformandosi in bosco planiziale e da prati e campi coltivati. L'aspetto odierno del giardino storico è il risultato di vari apporti e di modifiche sull'originaria architettura settecentesca eseguiti a più riprese e in particolare dalla ristrutturazione ottocentesca di impronta romantica. Il bosco è costituito principalmente da farnie, carpini, aceri, olmi, pioppi, frassini e per lo strato arbustivo da corniolo, sanguinello, sambuco, lantana e biancospino. Nello stagno e nei canali che circondano il giardino storico vivono vari anfibi, la tartaruga palustre, la natrice tassellata, il martin pescatore, la gallinella d'acqua, mentre nel bosco trovano rifugio ghiri, ricci, picchi, fringuelli, cincie.

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  13. tomiva57
     
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    MODENA E I MOTORI



    Una terra di motori
    Lo spirito imprenditoriale , la passione per la meccanica e il mito della velocità sono gli ingredienti di quella indiscussa vocazione motoristica che ha valso a Modena e al suo territorio l'appellativo di Terra dei motori.
    Il patrimonio industriale e culturale motoristico del territorio modenese vanta nomi quali Ferrari , Maserati, Pagani Automobili , B.G.Engineering, De Tomaso, Bugatti.

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    Il percorso alla scoperta del mondo delle automobili si articola attraverso gallerie, raccolte e collezioni visitabili dove l'appassionato e il curioso si immergeranno in un mondo fatto di fuoriserie, mitici modelli di auto storiche, corse e campionati, velocità , emozioni.

    Da visitare
    Museo dell'auto e moto d'epoca Umberto Panini (Cittanova di Modena)
    Museo dell'auto storica Stanguellini (Modena)
    Raccolta d'auto d'epoca collezione privata Righini (Panzano di Castelfranco Emilia)
    Galleria Ferrari (Maranello)


    Gli eventi

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    Modena Terra di Motori (fine Aprile/Maggio)
    Una festa della città con esposizioni e sfilate dei modelli di auto e moto delle case automobilistiche Ferrari, Maserati e De Tomaso.

    Maratona d'Italia Memorial Enzo Ferrari
    (seconda metà di Ottobre)
    Gara podistica di livello internazionale in ricordo ed onore del grande costruttore di auto

    Mille Miglia (Maggio)
    La mitica corsa d'auto storiche( Brescia-Roma e ritorno) transita in città

    Modena Cento ore classic (Maggio/Giugno)
    Lungo un percorso di 100 km, che parte ed arriva a Modena , gareggiano bellissime auto storiche provenienti da ogni località

    Automobili e motori high-tech (Maggio)
    Esposizione automobilistica sull'alta tecnologia.

    Concourse d'Elègance (Aprile )
    Nel comune di Sassuolo, manifestazione dedicata alle auto d'epoca e contemporanee

    Motori e Sapori - Miti e leggende della nostra Terra (Marzo)
    A Castelfranco Emilia automobili e motori gareggiano con prodotti tipici e cucina tradizionale per offrire al pubblico una grande kermesse.

    Mostra scambio città di Carpi (Giugno)
    A Carpi mostra scambio per collezionisti, espositori e pubblico

    Vetrine, motori e balsamici sapori a Spilamberto (prima metà di ottobre)
    Manifestazione dedicata ai motori e all'aceto balsamico tradizionale, con stand espositivi e sfilate d'auto d'epoca.


    Una terra di sapori



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    Modena è sinonimo nel mondo di buona tavola .
    Qui il buon mangiare è un'arte tramandata di generazione in generazione capace di dar vita a piatti opulenti e ghiotti dalle radici umili ma innestate dai germogli di una cultura gastronomica colta, fiorita sulle tavole dei nobili e alla corte raffinata dei duchi Estensi.
    Il viaggio del visitatore nei gusti e nei sapori della cucina modenese potrà partire dai luoghi della vendita come il Mercato alimentare coperto di Modena, e proseguire nei luoghi della produzione : il caseificio, dove potrà degustare il parmigiano reggiano, l'acetaia dove sperimenterà l'unicità del sapore del soave aceto balsamico tradizionale, e poi il prosciuttificio e la cantina vinicola , per un bicchiere di buon lambrusco, il rosso e frizzante vino modenese.

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    E siccome la visita stuzzicherà il gusto, il viaggio potrà terminare davanti ad una tavola imbandita in uno dei tanti accoglienti ristoranti della città..
    Per la visita ai luoghi della produzione di Parmigiano Reggiano, Lambrusco, Aceto balsamico Tradizionale e Prosciutto è necessaria la prenotazione .

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    Terra del Bel Canto



    Modena, da sempre terra che ha amato la musica, che ha sviluppato con le sue scuole, gli istituti musicali, i suoi teatri e gli eventi, l'amore per il canto e la lirica.
    Grazie ad una vocazione della città sono fioriti nomi di altissimo pregio come Raina Kabainvanska, Mirella Freni e Luciano Pavarotti: "il Maestro".

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    Luciano Pavarotti ha donato a Modena fama e riconoscibilità nel mondo.
    A Modena è nato, il 12 Ottobre 1935, e qui ha vissuto le tappe fondamentali del suo percorso umano e professionale.

    La città è il segno vivente di questa presenza; luoghi e ricordi ci parlano di lui: dalle case dove ha vissuto infanzia e giovinezza ai luoghi dove ha sviluppato il suo talento e ha visto i primi successi, come il Teatro Comunale oggi a lui intitolato, gli ampi spazi del Parco Novi Sad dove per anni l'evento da lui creato, il "Pavarotti & friends", ha visto folle di appassionati accorrere per ascoltarlo cantare assieme ai più grandi nomi del mondo musicale contemporaneo, il ristorante da Lui voluto, in quel di Montale, che parla della sua genuina passione per la buona cucina e per i sapori di una tradizione culinaria, quella modenese, unica al mondo.
    Il Maestro ha voluto infine, dopo la morte (6 Settembre 2007), ritornare nella sua terra.
    Nel Cimitero di Montale, a pochi chilometri da Modena, il visitatore, l'amico, l'appassionato ha ancora una possibilità di ricordarlo e di omaggiarlo come si conviene ai grandi.


    Luoghi visitabili
    - Parco Novi Sad
    - Teatro Comunale Luciano Pavarotti
    - Cimitero di Montale -

    Sono possibili percorsi guidati ai luoghi di Pavarotti : Tel: IAT Ufficio Informazioni ed accoglienza turistiche del Comune di Modena 059/2032660

    Eventi:
    Il Concorso internazionale di canto Luciano Pavarotti (in Ottobre)
    Programma di Lirica del Teatro Comunale Pavarotti






     
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    "Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli Bologna arrogante e papale Bologna la rossa e fetale Bologna la grassa e l' umana già un poco romagna e in odor di toscana..."
    (F.Guccini)


    BOLOGNA




    Bologna non ha piazze costruite per dare risalto a facciate imponenti. La continuità delle strade e dei 35 chilometri di portici, caratteristica della città, non consente ai palazzi di isolarsi. Un capolavoro come Palazzo Bevilacqua col suo magnifico prospetto lavorato a punta di diamante, o come i palazzi della nobiltà senatoria (Fantuzzi, Albergati, Montanari), si affacciano all'improvviso sul filo della strada, mentre i portoni si aprono inaspettatamente su interni spettacolari, magnifici cortili, ampi scaloni...
    I secoli d'oro dell'arte bolognese sono il XIV e il XVII. In virtù delle opere realizzate in questi secoli Bologna è rimasta tappa del viaggio rituale che tutti gli artisti e gli scrittori romantici, da Füssli a Goethe e Stendhal, intraprendevano dal nord verso Roma.....Il centro storico è davvero suggestivo, uno dei meglio conservati d'Europa, ricco di palazzi antichi, chiese, opere d'arte, a testimonianza della rilevanza culturale che Bologna ebbe nel corso dei secoli...Vi è nata una delle prime università al mondo (nata nel sec. XI) e per comprendere l'ospitalità dei bolognesi basta dire che, sotto le Due Torri, esisteva già il fenomeno degli studenti fuori sede, nel XII secolo.
    Le torri gentilizie di Bologna, di origine medioevale, sono uno dei tratti più caratteristici della città. Secondo il conteggio effettuato da Giovanni Gozzadini nel XIX secolo, le torri nel Medioevo sarebbero state addirittura più di 180 (una enormità rispetto all'estensione della città di allora). Stime condotte con metodi più moderni riducono questo numero a 90-100 tra torri e case-torri, un valore comunque considerevole considerando il notevole sforzo necessario all'epoca per edificare costruzioni simili. Di esse ne esistono ancora diciassette. Fra le torri superstiti ci sono... la Torre Azzoguidi (61 metri di altezza), la Torre Prendiparte (59,50 metri), e le ben più note Torre degli Asinelli e Garisenda.
    Le due torri sono i monumenti simbolo della città: la Torre degli Asinelli (97,20 metri, la torre pendente più alta d'Italia) e la Torre della Garisenda (in origine alta 60 metri, ora 48) edificate per volere di nobili ghibellini nel XII secolo. La più pendente delle due, la Garisenda, fu citata più volte da Dante Alighieri....
    « Qual pare a riguardar la Garisenda
    'sotto 'l chinato, quando un nuvol vada
    sovr'essa sí, che ella incontro penda
    tal parve Anteo a me che stava a bada
    di vederlo chinare ... »

    (Dante Alighieri - Inferno, XXXI, 136-140)


    Bella e dolce Bologna! Vi ho passato sette anni, forse i più belli...
    (Pier Paolo Pasolini)





    .....666 archi ......



    L'origine dei santuario sul monte della Guardia è legata ad un eremitorio femminile che esisteva, sulla cima del colle fino dal 1192. La prima pietra della chiesa fu posta il 25 maggio 1194: l'immagine che vi veniva venerata è la stessa tuttora custodita nel santuario e nota col nome di Madonna di San Luca. La venerazione per questa immagine divenne un fatto collettivo e di importanza cittadina a partire dal 1433, quando l'immagine per la prima volta fu portata in città per impetrare la cessazione di un lungo periodo di maltempo.
    Nacque così l'usanza, praticata ininterrottamente fino ad oggi, dell'annuale discesa della Madonna a Bologna: un avvenimento che ha sempre costituito uno dei momenti più significativi nella vita religiosa e sociale della comunità cittadina....Il santuario attuale fu costruito dal 1723 al 1774 su progetto di Carlo Francesco Dotti. La prima idea di costruire un porticato che collegasse la città alla cima del colle, permettendo un facile e comodo accesso al santuario in ogni stagione, fu avanzata nel 1655. Ma solo vent'anni più tardi l'impresa poté iniziare, ad opera precipua di D. Lodovico Generoli che riuscì a raccogliere un folto gruppo di cittadini disposti a cominciare i lavori con denaro raccolti mediante pubbliche sottoscrizioni...Il 28 giugno 1674 fu posta la prima pietra del porticato e nel breve giro di due anni furono compiuti i trecento archi del tratto di pianura. Il tratto in salita fu iniziato nel 1706 e nel 1715 raggiunse la vetta del colle; la congiunzione fra i due tratti, mediante lo scenografico "arco del Meloncello" (anche questo opera del Dotti) fu realizzata fra il 1721 e il 1732.....una grande impresa che aveva visto la partecipazione corale della cittadinanza, poiché tutti i bolognesi, nobili e popolani, ecclesiastici e laici, in proprio o come membri di associazioni e corporazioni, avevano contribuito alle spese per la costruzione del portico, ponendo nei suoi 666 archi i loro nomi e i loro stemmi.




    ............l'università........................



    L'origine dell'Università di Bologna è attribuita all'anno 1088, data convenzionale fissata da un comitato di storici guidato da Giosuè Carducci...L'Istituzione che noi oggi chiamiamo Università inizia a configurarsi a Bologna alla fine del secolo XI quando maestri di grammatica, di retorica e di logica iniziano ad applicarsi al diritto...I primi studiosi di cui si ha documentazione sono Pepone e Irnerio, quest'ultimo definito dai posteri "lucerna iuris". Con la consulenza di quattro doctores ritenuti suoi allievi, Federico I promulga nel 1158 la Costitutio Habita con cui l'Università diventa, per legge, un luogo in cui la ricerca si sviluppa indipendentemente da ogni altro potere....Dal XIV secolo alle scuole dei giuristi si affiancano quelle dei cosiddetti "artisti", studiosi di medicina, filosofia, aritmetica, astronomia, logica, retorica e grammatica. Dal 1364, viene istituito anche l'insegnamento di teologia....A Bologna trascorrono periodi di studio Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Guido Guinizelli, Cino da Pistoia, Cecco d'Ascoli, Re Enzo, Salimbene da Parma e Coluccio Salutati....Nel XV secolo si costituiscono insegnamenti di greco e di ebraico, e nel XVI secolo quelli di "magia naturale", cioè la scienza sperimentale. Il filosofo Pietro Pomponazzi sostiene lo studio delle leggi naturali malgrado le posizioni tradizionaliste della teologia e della filosofia. Una figura rappresentativa di questo periodo è Ulisse Aldrovandi che estende il suo contributo alla farmacopea, allo studio degli animali, dei fossili e di varie meraviglie di natura che raccolse e classificò...Nel XVI secolo Gaspare Tagliacozzi compie i primi studi di chirurgia plastica. Il periodo aureo della medicina bolognese coincide con l'insegnamento di Marcello Malpighi nel XVII secolo, che ricorre al microscopio per le ricerche anatomiche...La fama dell'Università di Bologna si propaga, già dal Medioevo, in tutta Europa e diviene meta di ospiti illustri come Thomas Becket, Paracelso, Raimundo de Pegñafort, Albrecht Dürer, san Carlo Borromeo, Torquato Tasso e Carlo Goldoni...Studiano a Bologna anche Pico della Mirandola e Leon Battista Alberti applicandosi al diritto canonico. Nicolò Copernico vi studia invece diritto pontificio iniziando nel contempo le proprie osservazioni astronomiche. Con la Rivoluzione Industriale, nel XVIII secolo, l'Università promuove lo sviluppo scientifico e tecnologico. A questo periodo risalgono gli studi Luigi Galvani che, con Alessandro Volta, Benjamin Franklin e Henry Cavendish, è uno dei fondatori dell'elettrotecnica moderna. Il periodo successivo alla nascita dello stato unitario italiano è per l'Università di Bologna un'epoca di grande rilancio in cui spiccano le figure di Giovanni Capellini, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Augusto Righi, Federigo Enriques, Giacomo Ciamician, Augusto Murri...Nel 1888 si celebra l'ottavo centenario dello Studium, evento grandioso che riunisce a Bologna tutte le università del mondo per onorare la Madre delle Università. La cerimonia diviene una festa internazionale degli studi poiché le università riconoscono a Bologna le loro radici, gli elementi di continuità e i comuni ideali di progresso nella tolleranza.
    (informagiovani-italia.com)



    Per finir poi di parlarvi di Bologna, dirò che vi si viveva allora e vi si vive sempre allegramente, lautamente, con grandi agevolezze di buone amicizie, e di festive brigate. La città dà mano alla villa e la villa alla città: belle case, bei giardini, e grandi commodi senza le stirecchiature di quel lusso provinciale che dice: «rispettatemi perché costo troppo e devo durare assai!...»
    (Ippolito Nievo)





    ........la storia.......



    La città di Bologna conserva le tracce delle civiltà del passato e l'impronta dello splendore medievale.
    Sotto molte antiche case bolognesi, di struttura medievale si possono ancora trovare le fondazioni della città romana che risale al II secolo a.C. In certe case si trovano tracce di abitazioni che datano all'età del ferro. Nel VI secolo a.C. Bologna fu una delle più importanti città etrusche della Padania e fu nota come Felsina. Nel IV secolo fu occupata dai galli Boi e nei secoli seguenti arrivarono i romani che mutarono il nome in Bononia.
    Sotto i Romani Bologna fu una città fiorente, con ventimila abitanti, imponenti costruzioni ed un vasto teatro. Mantenne il suo prestigio nei secoli imperiali, ma dell'impero seguì il declino ed il suo perimetro si ridusse a poco a poco. Nel V secolo della nostra era, al tempo di San Petronio vescovo, la città iniziò la sua rinascita sino a conoscere, nell'XI secolo, una nuova fase di prosperità.
    Bologna raggiunse il suo massimo splendore nel XIII secolo, non solo a causa dell'università ma anche perché le sue milizie cittadine sconfissero nel 1249 l'esercito dell'Imperatore e catturarono Re Enzo, figlio di Federico II di Svevia, trattenendolo prigioniero nella città sino alla morte.
    Fu un secolo di riforme sociali: nel 1256 Bologna fu la prima città europea ad abolire la servitù della gleba. In quell'epoca fu ricostruita la cerchia delle mura e Bologna divenne uno dei dieci centri europei più popolosi, con uno sviluppo urbano pari a quello di Parigi.
    Dal XIV secolo iniziano una serie di guerre sfortunate e di lotte civili, e alla progressiva soggezione della città al potere temporale dei papi. Così Bologna si avvia a perdere la sua piena sovranità. Durante più di due secoli essa fu volta a volta sotto il dominio dei Visconti, signori di Milano, sotto l'influenza del governo della Chiesa Romana, ebbe governi repubblicani, fu governata dalle più importanti famiglie cittadine in lotta tra loro per ottenere la supremazia.Con l'arrivo di Napoleone, Bologna diventa prima capitale della Repubblica Cispadana e poi il secondo centro, dopo Milano, della repubblica Cisalpina. La città partecipò attivamente alle lotte del Risorgimento e nel 1859, con l'annessione al Regno del Piemonte, entrò a far parte del nuovo stato italiano.



    Son finiti i giorni lieti
    degli studi e degli amori,
    o compagni, in alto i cuori
    e il passato salutiam!
    È la vita una battaglia,
    è il cammino irto d’inganni,
    ma siam forti, abbiam vent’anni,
    l’avvenire non temiam.
    Giovinezza, giovinezza,
    primavera di bellezza!
    Della vita nell’asprezza
    il tuo canto squilla e va!



    È il testo originale di un canto goliardico, molto in voga ai primi del Novecento, dal titolo “Il commiato” oppure “Inno dei laureandi”, composto da G. Blanc e N. Oxilia.
    Negli Anni Venti venne adottato dal regime fascista come inno col nome di “Giovinezza”!




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