L'Emilia Romagna ... Parte 1^

LA TERRA DEL “PASSATOR CORTESE”..DI FELLINI..LA ROMAGNA ..

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  1. tomiva57
     
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    La via maestra di Saragozza o Francesca della Sambuca



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    La Rupe di Sasso Marconi

    La strada più importante dell'Appennino bolognese occidentale era, già dall'età romana e prima ancora etrusca, la via che seguiva il corso del Reno, il principale fiume bolognese, uscendo dalla città a Porta Saragozza:

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    in età Moderna era chiamata strada maestra di Saragozza, mentre i Pistoiesi già dal Medioevo la chiamavano Francesca, vale a dire via per la Francia o che viene dalla Francia, proprio come le varie Francigene dell'Italia settentrionale.

    Essa percorreva da Casalecchio in poi lo stesso terrazzo fluviale che occupa la strada moderna, toccando Pontecchio con la sua pieve e abbazia di S. Stefano e con l'ospedale per pellegrini di S. Nicolò, di cui resta oggi solo l'oratorio.Seguiva poi Sasso Marconi , dove una cappellina dedicata a S. Andrea scavata nella roccia nel 1283 dava conforto ai viandanti e dove numerosi ritrovamenti romani ci fanno pensare che il taglio della rupe, che nel Medioevo con voce greca era detta di Glòsina (lingua di roccia), sia stato compiuto già dai Romani.

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    Marzabotto , con la sua necropoli e con i resti della città etrusca a Pian di Misano, è la più significativa prova della percorrenza antichissima di questa strada, tramite naturale fra Bologna e Pistoia. Passata la pieve di S. Apollinare di Calvenzano e superato il monte chiamato nel Medioevo, Sasso Pertuso (sasso tagliato, anch'esso forse dai Romani) si toccava Vergato ,

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    una tappa medievale di una certa importanza, all'attraversamento del rio Vergatello; attraverso questa valle laterale si risale verso Castel d'Aiano e la Via Cassiola.
    Nato nel XII secolo da un mulino che attirava i traffici e i commerci, Vergato acquistò sempre più importanza, fino a divenire sede del Capitanato della Montagna: di questa sua funzione resta il bel palazzo dei Capitani, restaurato. Proseguendo, la strada era fornita di vari ospedali per viaggiatori, S. Biagio di Casaiola in località Carbona, e, in località Casale fra Silla e Marano, quello dedicato a S. Michele Arcangelo, che la contessa Matilde di Canossa fondò nel 1099. La strada non toccava poi Porretta, dal momento che almeno fino al XV secolo la rupe del ponte impediva il comodo passaggio, ma saliva alla pieve di S. Giovanni Battista di Sùccida, oggi Borgo Capanne, e di lì varcava il Reno al Ponte della Venturina,

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    ponte che era mantenuto per cura dell'ospedale pistoiese di S. Bartolomeo del Pratum Episcopi, oggi ancora esistente in località Spedaletto, presso il passo della Collina.

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    Per chi voleva invece percorrere la val di Limentra orientale da Riola in su, esistevano due varianti, sui due versanti della valle: si oltrepassavano i due ponti di Savignano, quello sul Reno e quello sul Limentra, che spesso davano problemi per la loro manutenzione, perché venivano continuamente rovinati dalle acque, poi si saliva nei pressi del castello di Savignano,

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    che dominava l'imbocco della vallata, castello che ora è stato sostituito dalla Rocchetta Mattei; a questo punto si poteva scegliere se imboccare l'itinerario più orientale, che toccava gli importanti centri feudali di Castel di Casio , uno dei più importanti castelli della montagna Bolognese, con la pieve dei SS. Quirico e Giulitta, ricordata già nel 1036, e l'ospedale per pellegrini di S. Giovanni Battista, e Badi, con l'oratorio e ospedale per pellegrini di S. Ilario del Monte di Badi.

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    L'altro ramo percorreva il lato occidentale della valle del Limentra, toccando Vigo, Vimignano (luoghi che nel nome tradiscono l'origine fondiaria romana), la pieve di S. Giovanni Battista di Verzuno (forse dal dio Vertumnus), il popoloso centro di Camugnano con il vicino ospedale di S. Antonio di Greglio, e Stagno, altro importante castello feudale e centro della resistenza ghibellina al Comune di Bologna. Da qui il percorso si faceva alpestre e toccava il piccolo ospedale per pellegrini di Piderla, e poi, già in Toscana, Treppio, per giungere al valico di Cascina di Spedaletto e all'abbazia di S. Salvatore a Fontana Taona, oppure ricollegarsi alla strada della Sambuca a Moscacchia.

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    Oggi questi luoghi, rimasti alpestri e suggestivi, invitano d'estate a soste presso il lago di Suviana o lungo il corso del Limentra, fra i più puliti e freschi torrenti della nostra montagna.

     
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15 replies since 8/8/2010, 11:21   6151 views
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