ORSI E PANDA

......animali simpatici...

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    accanto all'uomo ....



    Sin dai tempi preistorici la storia degli orsi dell'uomo è stata intrecciata : ovunque vi fossero orsi l'uomo era coinvolto , di solito cacciandoli per la carne , la pelle , il grasso e le ossa - gli armamenti di molte popolazioni primitive erano costituiti infatti da denti di orso - ma più spesso catturandoli e tenendoli come beniamini o sfruttandoli in qualche modo .
    Al tempo dei Romani essi erano avversari dei gladiatori e dei cani nei giochi circensi , mentre l'osceno gioco del tiro all'orso venne praticato in Europa per secoli .
    L'uomo si rese conto che poteva anche sfruttare l'abilita' dell'orso non solo di drizzarsi sulle zampe posteriori ma anche di ballare goffamente : furono popolari nelle fiere medievali e nei circhi da quando questi furono inventati .

    image




    L’orso ballerino era lo spettacolo di animali più rappresentato alle fiere. Tuttavia, non bisogna dimenticare le innumerevoli bestie portate e vendute alle fiere nell’Europa medievale, non solo animali esotici, ma anche i cavalli del mercante, le oche della contadina. Anch’essi venivano mostrati per essere ammirati .

    Fino al XIX secolo alcune regioni dei Pirenei si specializzano nell’ammaestrare questi animali feroci. In Germania il primo ammaestratore ambulante di orsi apparve nel XIV secolo. La maggior parte veniva dall’Europa dell’Est. Alcuni domatori combattevano con gli animali durante spettacoli che potevano essere molto pericolosi.
     
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    Ursus arctos





    L'orso bruno (Ursus arctos Linnaeus, 1758) o semplicemente orso, è un mammifero onnivoro della famiglia degli Ursidi, diffuso in gran parte dell'Eurasia settentrionale e del Nordamerica. Pesa tra i 130 ed i 700 kg ed i suoi membri più grossi contendono all'orso polare il titolo di carnivoro terrestre più grande del mondo. Nonostante l'areale dell'orso bruno si sia ristretto ed in alcuni luoghi si sia addirittura estinto, con una popolazione totale di circa 200.000 esemplari continua ad essere valutato come una specie a basso rischio. I Paesi che comprendono la maggior parte del suo areale sono la Russia, gli Stati Uniti (specialmente l'Alaska) ed il Canada.
    Questa specie si nutre principalmente di materiale vegetale, tra cui radici e funghi. I pesci costituiscono la loro fonte primaria di carne, anche se sulla terraferma possono uccidere piccoli mammiferi. Catturano occasionalmente anche mammiferi più grandi, come i cervi. Gli orsi bruni adulti non hanno timore di scontrarsi con altri predatori, dal momento che possono competere da soli con branchi di lupi e grandi felini, scacciandoli spesso dalle prede che questi ultimi hanno ucciso.
    In inglese questa specie viene chiamata anche bruin, parola del medio inglese derivata dal tedesco medio bruun o bruyn, nome in cui l'orso viene chiamato nella Storia della Volpe Reynard, tradotta da William Caxton.



    Insieme agli orsi polari, gli orsi bruni sono i più grandi fra le otto specie viventi di ursidi. I maschi dell'orso dell'Alaska e dell'isola Kodiak (orso di Kodiak, kodiak o Ursus arctos middendorffi) sono i più pesanti, superando spesso i 440 kg; nelle altre sottospecie il peso varia dai 130 ai 390 kg nel maschio, e dai 90 ai 200 kg nella femmina. Sono animali plantigradi, con zampe anteriori armate di lunghi artigli non retrattili che utilizzano per scavare. Il mantello dell'orso bruno può variare dal biondo al marrone al quasi nero; in Nord America, le popolazioni delle regioni interne presentano una colorazione marrone uniforme, con peli di copertura dalla punta argentata o brizzolata. Il kodiak si riconosce dal collare di peli più lunghi che fa sembrare più grande la testa.

    Gli orsi bruni raggiungono la maturità sessuale dopo i 4 anni d'età. Si accoppiano generalmente nel periodo compreso tra maggio e giugno e danno alla luce da 1 a 4 piccoli (più frequentemente 2), dopo un periodo di gestazione che può durare da 6 a 8 mesi. In genere procreano per la prima volta a 5-7 anni d'età e fra un parto e l'altro fanno passare dai 3 ai 4 anni. Alla nascita i piccoli sono glabri e del tutto inermi; richiedono quindi cure parentali da parte della madre, che li tiene con sé per 2-4 anni. La loro vita media si aggira intorno ai 20 anni, ma in casi eccezionali può raggiungere i 30.



    La femmina di orso bruno può procreare a partire dai 5 anni e mette al mondo in media due cuccioli, che rimangono sotto le cure della madre dai 2 ai 4 anni. Questi cuccioli che giocano sono stati ripresi nelle Alpi di Ötz, nella Bassa Carinzia, al confine tra Austria e Italia. Le attività di gioco sono tipiche di questa specie, anche tra gli adulti; nei cuccioli esse rappresentano anche un modo di apprendimento. La diffusione dell'orso bruno in Europa è particolarmente vasta nei Balcani, nei Carpazi e nei paesi dell'ex Unione Sovietica; molto limitata è la sua presenza in Europa occidentale.ORF Enterprise G.m.b.H




    Come tutti gli ursidi, l'orso bruno è un animale tendenzialmente solitario: maschi e femmine rimangono insieme solo durante il periodo riproduttivo. Vive generalmente nelle valli fluviali, nei boschi di montagna, o nelle zone aperte ricoperte dalla vegetazione della tundra. Durante l'inverno cerca riparo all'interno di tane o grotte, dove trascorre un periodo di letargo che può durare oltre sette mesi. Nel corso di questo periodo, la temperatura corporea si abbassa di poco, mentre la frequenza respiratoria e cardiaca diminuiscono notevolmente. Nel resto dell'anno, quando è in piena attività, l'orso bruno mangia enormi quantità di pesce, bacche e piante succulente, arrivando a consumare a volte 40 kg di cibo al giorno. L'orso bruno emette diversi tipi di suoni e richiami: quando è ferito emette potenti ruggiti; per mettere in guardia gli altri orsi o gli esseri umani, invece, produce specie di soffi e schiocchi



    L' orso Bruno che vive in Italia puo' raggiungere una lunghezza di circa 200cm, la coda e' circa 10cm ed un peso di circa 300kg. Il suo mantello e' di colore bruno scuro o chiaro a seconda della genetica degli individui. E' un plantigrado , cioe' appoggia tutta la pianta del piede. Per le sue caratteristiche possiamo dire che e' il mammifero piu' grande che vive sul nostro territorio, seguito dal cervo. Esistono diverse sottospecie di Orso Bruno, suddivise in base alle zone di appartenenza (sono circa 90). Vive nel continente Nord americano e nel continente euroasiatico; fra le specie piu' conosciute ricordiamo l'Orso marsicano (ursus arctos marsicanus) che vive nel parco nazionale d'Abruzzo, con un numero limitato di individui, l'Orso Kodiak (ursus arctos middendoffi) che vive sull'omonima isola Alascana e l'Orso Bruno della Kamchatka (ursus arctos beringianus) che vive sulle coste Russe del Pacifico. Questi ultimi possono raggiungere lunghezze di 350cm ed un peso che raggiunge i 700kg, dovuto alla dieta ricca di proteine ricavate dalla cattura dei salmoni. Nel nostro paese lo troviamo nel parco dell' Adamello e del Brenta, questo dopo la reintroduzione nei primi anni 90 di alcune coppie che hanno subito trovato un ambiente favorevole. In passato e' sempre esistito sulle nostre montagne, infatti sono stati ritrovati dei resti risalenti a circa 10000 anni fa di Ursus spelaeus o orso delle caverne, un progenitore dell'attuale orso bruno (estinto per cause sconosciute) , con dimensioni simili all'orso Kodiak. I principali luoghi di questi ritrovamenti, sono Il Buco del piombo (vicino a Erba - CO) , la Grotta dell'orso ( sul versante italiano del monte Generoso), le Grotte di Toirano in Liguria e le grotte carsiche del Monte Fenera in Piemonte. L'orso Bruno vive fino ai limiti dei boschi in montagna, si ripara in anfratti delle rocce, va in letargo durante l'inverno e la sua dieta e' onnivora (frutta semi piccoli o grandi mammiferi pesci anfibi. Purtroppo puo' cercare il cibo vicino a insediamenti umani, ed in questi casi si possono creare problemi di sicurezza. E' un animale solitario si muove acnhe durante il giorno,ma soprattutto di notte. Non e' certamente facile da incontrare, visto l'esiguo numero di individui sul nostro territorio e la sua riservatezza. E' una specie protetta in ambito venatorio e, visto il richio estinzione, e' elencata anche nella convenzione di Washington insieme a tutte le specie minacciate di estinzione.


    Ursus arctos arctos






    L'orso bruno eurasiatico (Ursus arctos arctos) è una sottospecie di orso bruno (Ursus arctos) diffusa in tutta l'Eurasia settentrionale. Questa sottospecie è nota anche come «orso bruno comune» e con molti altri nomi colloquiali.

    L'orso bruno eurasiatico ha la pelliccia di colore bruno, ma può variare anche dal giallo-brunastro al bruno scuro, al rosso bruno e, in alcuni casi, può essere perfino quasi nera. Questa folta pelliccia, i cui peli possono raggiungere una lunghezza di 10 cm, è composta da vari strati digradanti. La forma della testa è generalmente quasi rotonda, con orecchie relativamente piccole e rotonde, il cranio è largo e la bocca è munita di 42 denti, tra cui dei canini piuttosto affilati. La struttura ossea è molto resistente e le grosse zampe sono munite di grandi artigli, che possono raggiungere i 10 cm di lunghezza. Il peso varia a seconda dell'ambiente e del periodo dell'anno. Un maschio adulto pesa in media 135-410 kg ed una femmina 90-200 kg. Il più grande orso bruno eurasiatico il cui peso sia stato accertato pesava 360 kg.
    Gli orsi ad est degli Urali sono di dimensioni maggiori ed hanno una colorazione più chiara e più rossastra. Gli orsi asiatici, inoltre, sembra che siano più aggressivi di quelli europei.



    Gli orsi bruni furono presenti in Gran Bretagna fino al 500 d.C., quando si estinsero a causa della caccia.
    Gli orsi bruni europei vennero utilizzati nell'antica Roma per combattere nelle arene. Gli orsi più robusti sembra che provenissero dalla Caledonia e dalla Dalmazia.
    Nell'antichità, l'orso bruno europeo era soprattutto carnivoro, dal momento che l'80% della sua dieta era costituita da materia animale. Comunque, in seguito alla distruzione del suo ambiente, nel tardo Medioevo la carne costituiva solamente il 40% della sua alimentazione, mentre oggi ammonta a non più del 10-15%.
    Diversamente dall'America, dove ogni anno vengono uccise in media dagli orsi due persone, in Europa (per la precisione in Scandinavia) nell'ultimo secolo vi sono stati solo tre attacchi fatali all'uomo.



    Le moderne ricerche hanno reso possibile tracciare l'origine di questa specie. È difficile, tuttavia, dire qualcosa riguardo all'orso bruno, ma si pensa che abbia fatto la sua prima apparizione circa 5 milioni di anni fa. I ricercatori hanno inoltre scoperto che l'orso bruno eurasiatico si separò dal ramo principale circa 850.000 anni fa, dividendosi a sua volta in due rami, gli orsi dell'Europa occidentale e quelli della Russia, dell'Europa orientale e dell'Asia. Grazie alle ricerche sul DNA mitocondriale i ricercatori hanno scoperto che la famiglia europea è suddivisa in due sottogruppi, uno nella penisola iberica e l'altro nei Balcani.
    In Scandinavia sono presenti quattro popolazioni numerose, tutte quante con il nucleo principale situato in Svezia. Analizzando l'mtDNA delle popolazioni meridionali i ricercatori hanno scoperto che probabilmente provengono dai Pirenei e dai monti Cantabrici, in Francia meridionale e Spagna. Gli orsi di queste popolazioni si diffusero in Scandinavia durante l'ultima era glaciale. Le popolazioni settentrionali derivano, invece, da quelle russo/finniche. I loro antenati probabilmente sopravvissero all'ultima era glaciale nelle aree libere dai ghiacci, ad est dei monti Urali, raggiungendo in seguito la Scandinavia settentrionale.



    Sebbene l'inclusione nelle specie a basso rischio della Lista Rossa delle Specie Minacciate della IUCN del 2006 si riferisca alla popolazione globale, la verità è che le popolazioni locali stanno facendosi sempre più scarse. Proprio per questo la stessa IUCN afferma che
    a basso rischio non sempre significa che la specie non sia a rischio. Vi sono delle specie in diminuzione che vengono considerate a basso rischio.
    Gli orsi bruni erano diffusi un tempo dall'Irlanda ad ovest fino al Giappone ad est, e dal Nordkalotten a nord fino ai monti dell'Atlante a sud.
    È improbabile che sui monti dell'Atlante vi siano ancora degli orsi bruni e perciò alcune fonti li ritengono estinti in quella zona. L'orso bruno è estinto da molto tempo in Gran Bretagna ed in Irlanda, ma sopravvive ancora in Europa settentrionale ed in Russia. Sui Pirenei, al confine tra la Spagna e la Francia, vi è una popolazione ridottissima, al limite dell'estinzione, ed un altro gruppo ugualmente minacciato si trova sui monti Cantabrici, in Spagna. Vi sono inoltre delle popolazioni sui monti abruzzesi, nelle valli del Trentino e nel Friuli-Venezia Giulia, in Italia.
    Popolazioni più grosse si trovano in Slovacchia, Slovenia, Bulgaria e Romania, ma anche queste sono popolazioni isolate. La maggior parte degli orsi bruni europei si trova in Russia, sebbene anche questi, prima della rivoluzione russa del 1917, fossero quasi estinti a causa della caccia intensiva.
    Le popolazioni più numerose si trovano ad est della catena montuosa degli Urali, nelle vaste foreste siberiane, così come in alcune regioni dell'Asia centrale (stati ex sovietici, Afghanistan, Pakistan, India, Cina centrale) e nell'isola di Hokkaidō, in Giappone.



     
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  6. gheagabry
     
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    MITOLOGIA FINNICA

    KARHU







    L'orso, in finlandese karhu, è un animale importantissimo presso i Finni: basti pensare che esistono ben tre varianti del mito riguardante le sue origini. Nella prima variante si riteneva che l'orso, animale temuto e onorato, fosse nato da un batuffolo di lana gettato nell'acqua; nella seconda si raccontava che la sua nascita fosse avvenuta a nord nei pressi di un pino silvestre; nella terza versione invece si narrava che l'orso fosse disceso dal cielo, dove risiedeva vicino agli astri, su un fiore pieno di miele con una catena d'argento, in una culla d'oro. (Corradi Musi 1983)

    Nel 1894, Ukko Timonen, originario di Kitee (Carelia del nord), rivelò all'etnografo Lönnbohm una formula per calmare gli orsi (Piludu 2007):




    Missä ohto synnytelty
    mesikämmen kiännätelty?
    Tuolla ohto synnytelty,
    mesikämmen kiännätelty:
    ylähällä taivosessa,
    Otavaisen olkapäillä.
    Missä se alas laskettiin?
    Hihnassa alas laskettiin,
    hihnassa hopiisessa,
    kultaisessa kätkyyssä,
    sitte läks saloja samuumaan,
    Pohjanmoata poloylakemaan.
    Elä sorra sontareittä,
    koa maion kantajoa,
    enemp' on emoi(yla)lla työtä,
    suur(i) vaiva vanhemmalla,
    Jos Poikonen pahan teköö.

    Dove Ohto [l'orso] è nato,
    dove mai zampa di miele fu svezzato?
    Lassù Ohto è nato,
    zampa di miele fu svezzato:
    lassù nel cielo,
    sulle spalle dell'Orsa Maggiore.
    Come ha fatto a scender giù?
    Con un filo fu calato,
    con un filo argentato,
    in una culla dorata,
    a vagabondar per i boschi,
    a gironzolare per il nord.
    Non schiacciare la coscia di cacca [la mucca],
    non ammazzare chi porta il latte [la mucca],
    ci sarà più lavoro per le mamme,
    un grande dolore per i genitori,
    se il ragazzone fa del male.

    SKVR VII 5, loitsu 3932






    Risulta particolarmente interessante il motivo che ha spinto il cantore a esprimere in versi il mito delle origini celesti dell'orso: secondo le regole non scritte del «canone magico finlandese», colui che conosceva le origini di qualcosa e le cantava, poteva assumere il controllo dell'oggetto in questione. Notiamo i due appellativi con cui fa riferimento all'orso: Mesikämmen «zampa di miele», che indica dolcezza e rispetto, e Poikonen «ragazzone», che sottolinea l'innocenza dell'orso richiamando la purezza dell'infanzia (Piludu 2007).

    Presso i Finni tra i culti più antichi vi è proprio quello dell'orso, che prevedeva essenzialmente due fasi: l'uccisione dell'animale e la sua sepoltura, cui seguiva una grande festa. Nel culto dell'orso rivestivano grande importanza i karhunpeijaset «canti d'orso», con i quali ci si augurava una buona caccia, si salutava l'animale e se ne ricordavano i miti di origine. In particolare questi karhunpeijaiset erano dei veri e propri riti propiziatori dalla funzione magica: lo scopo era proteggere la comunità dal temibile spirito dell'orso (Laitinen 1995). La festa dell'orso rappresentava un atto di scusa per aver ucciso l'animale, in quanto il cacciatore lo uccideva per necessità ma al tempo stesso provava sensi di colpa, poiché sapeva che l'orso era un totem che poteva vendicarsi dall'aldilà. Era usanza, inoltre, bere il sangue dell'orso per impossessarsi della forza e dell'anima della bestia uccisa; infatti, il sangue è ancora oggi considerato veicolo di vita e dell'anima (Corradi Musi 1995).

    Lo scrittore finlandese Arto Paasilinna ha sempre raffigurato gli animali, in particolare l'orso, come personaggi veri e propri, profondamente legati al mito. Nel suo romanzo L'anno della lepre [Jäniksen vuosi] ci descrive nei particolari il rito della caccia all'orso (Paasilinna 1975):



    Suuri karhu luhistui jäälle, toista luotia ei tarvittu. Vatanen konttasi karhun luo, päästi veren sen kurkusta, se oli mustaa ja maksoittunutta. Vatanen joi sitä kaksi kourallista. Sitten hän istui altavan ruhon päälle ja sytytti savukkeen, viimeisen. Hän itki, ei tiennyt minkä takia, mutta itku tuli.

    Il grande orso si afflosciò sul ghiaccio, non ci fu bisogno di una seconda pallottola. Vatanen si trascinò carponi fino all'orso, gli squarciò la gola facendone uscire il sangue, un sangue nero, coagulato, ne bevve due sorsi nel cavo della mano. Poi si sedette su quel corpo enorme, e si accese una sigaretta, l'ultima. Piangeva, non sapeva perché, ma non poteva trattenere le lacrime.

    Arto Paasilinna: L'anno della lepre
    (Traduzione di Ernesto Boella)




    La gran parte degli antichi cognomi della Finlandia orientale prende origine dai nomi di animali e tra questi vi è ovviamente Karhu; nella zona del Savo questi cognomi possiedono inoltre il caratteristico suffisso -nen, cosicché là risulterà più frequente la forma Karhunen, traducibile con «orsetto, figlio dell'orso». Karhunen e la forma femminile Karhutar «orsetta, figlia dell'orso» erano entrambi dei patronimici corrispondenti alle forme Karhun poika («figlio dell'orso», «figlio di Karhu») e Karhun tytär («figlia dell'orso», «figlia di Karhu») o Karhusen tytär («figlia dell'orsetto», «figlia di Karhunen»). Il cognome Karhu è oggi ancora diffuso in Finlandia, sebbene sicuramente meno rispetto alla fine del XIX secolo: nel 1876 a Savonlinna si registra il cambiamento Karhu > Salonen, nel 1877 Karhu > Koskinen (Paikkala 2004). Per quanto riguarda il cognome Karhunen nel 1880 si registra il seguente cambiamento: Karhunen > Karhu, con il ritorno dal patronimico al cognome di base (Paikkala 2004). La desinenza -nen in Karhunen è tipica del patronimico ed effettivamente la maggior parte dei cognomi della Finlandia orientale è nata su modello dei patronimici russi: il ruolo del suffisso -nen può essere quindi paragonato ai suffissi -ov/-ev, presenti per l'appunto nei più diffusi cognomi russi (Eliot 1890). Nel 1914 a Suonenjoki si registrerà un cambiamento di segno opposto: Lainen > Karhunen (Paikkala 2004). Il cognome Karhutar, come tutti i patronimici «femminili», non appartiene al sistema ufficiale dei cognomi, quindi è più difficile reperire su di esso notizie specifiche, poiché è generalmente associato al corrispettivo maschile Karhunen.

    Nella seconda metà del XIX secolo esistevano ancora altri cognomi in onore dell'orso: Karhunmaa «terra dell'orso», trasformato nel 1891 in Rantanen «della riva, della sponda» (Paikkala 2004) e infine Karhukangas «brughiera dell'orso», definitivamente scomparso. Nei registri del Väestörekisterikeskus sono menzionati solamente Karhu e Karhunen: vi sono oggi 9133 Karhu e 5195 Karhunen, quindi possiamo concludere che l'orso è tuttora onorato dai Finlandesi già semplicemente nel loro cognome.
     
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    Pararctotherium







    Il pararctoterio (gen. Pararctotherium) è un urside estinto, vissuto nel Pleistocene medio e superiore e nella parte iniziale dell’Olocene. I suoi resti sono stati ritrovati in Sudamerica.

    Di taglia media, quest’orso estinto fu parte di una radiazione evolutiva di orsi che invasero il sudamerica tra il Pliocene e il Pleistocene, quando si riformò l’istmo di Panama. Questi animali, noti come tremarctini, sono attualmente rappresentati dal solo orso dagli occhiali. Il pararctoterio, in particolare, potrebbe essere disceso dal precedente Arctotherium, di taglia maggiore, ed essersi adattato ai mutamenti climatici che resero l’habitat aperto in cui vivevano questi orsi più freddo e secco. La dieta del pararctoterio doveva essere molto varia, come le forme attuali, e includeva sia carne che materiale vegetale, come sembrerebbe dimostrato dalla dentatura. È possibile che l’estinzione di questo animale sia avvenuta in tempi recenti, all’inizio dell’Olocene, e sia stata dovuta a ulteriori cambiamenti climatici. Resti di pararctoterio si rinvengono in Argentina, Bolivia, Brasile, Uruguay, Cile e forse Venezuela. Le specie principali del genere sono P. pamparum, P. brasiliense e P. enectum.




    Arctotherium






    L’arctoterio (gen. Arctotherium) è un urside estinto, vissuto nel Pleistocene (tra 1,7 milioni di anni fa e 700.000 anni fa). I suoi resti sono stati rinvenuti in gran parte del Sudamerica.

    Con il ricongiungersi dei due continenti americani tramite l’istmo di Panama, gli ursidi furono tra i carnivori che invasero il Sudamerica nel corso del Pleistocene inferiore, circa 1,7 milioni di anni fa. L’arctoterio fa parte di quel gruppo di orsi attualmente rappresentati dall’orso dagli occhiali, e che in passato era molto diffuso anche in Nordamerica (in particolare con Arctodus simus). La massa corporea degli esemplari adulti di arctoterio era simile a quella di un orso polare, almeno per quanto riguarda i maschi, che arrivavano a pesare anche una tonnellata. Le femmine, invece, erano più piccole e dovevano pesare poco più di mezza tonnellata. Il cranio era insolitamente corto, anche per un orso. La dentatura era composta di incisivi poco specializzati, canini corti e circolari e molari bassi dalle cuspidi arrotondate. Questa dentatura fa supporre che, come la maggior parte degli ursidi, l’arctoterio fosse onnivoro e si cibasse di tutto quello che trovava: piccoli mammiferi, pesci, insetti, uova, frutti, carogne e animali moribondi. Le zampe erano insolitamente lunghe e sottili.

    L’arctoterio, la cui specie più nota è Arctotherium latidens, si estinse prima della fine del Pleistocene, circa 700.000 anni fa, insieme a molti altri mammiferi di grande taglia. Fu sostituito dal genere affine Pararctotherium, sopravvissuto forse fino ad epoca storica, e dall’odierno orso dagli occhiali. In Nordamerica, nel Pleistocene, visse invece il gigantesco orso dal muso piatto (Arctodus simus).
     
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  10. gheagabry
     
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    Arctodus simus







    L'orso gigante dal muso corto (Arctodus simus, Cope 1879), noto anche come orso gigante americano oppure orso corridore, è una specie estinta di orso del genere Arctodus. Dai ritrovamenti fossili si è scoperto che è stato il più grosso orso mai vissuto sul pianeta. Visse nel Nordamerica preistorico all'incirca tra gli 800.000 ed i 12.500 anni fa.

    Gli orsi dal muso corto appartenevano al gruppo di orsi noto come orsi tremarctini od orsi corridori, che ebbe origine nel Nuovo Mondo. Il membro più antico dei Tremarctinae fu Plionarctos, che visse in Texas durante il Pliocene (5- 2 milioni di anni fa). Si pensa che questo genere fosse l'antenato di Arctodus, così come del moderno orso dagli occhiali (Tremarctos) e di altri orsi sudamericani, attualmente estinti (Arctotherium, Pararctotherium). Nonostante la storia più antica di Arctodus sia scarsamente conosciuta, si ritiene che si diffuse in Nordamerica a partire dal kansaniano (circa 800.000 anni fa).

    Sulle quattro zampe Arctodus simus raggiungeva un'altezza al garrese di 1,8 m. Ritto in piedi, quest'animale superava i 3,3 m. È stato stimato che pesasse fino a 900 chilogrammi, più del contemporaneo orso grizzly[1]. Gli esemplari più grandi sono stati trovati in Alaska e nello Yukon[2]. I maschi erano più grossi delle femmine del 20%[3]. In Nordamerica fu il più grande predatore terrestre dell'era glaciale[3]. Il cranio era insolito a causa della mancanza di una fronte ben definita e della presenza di un muso largo e corto, che ricorda più quello di Panthera che quello di ogni altro orso moderno. I muscoli che passavano attraverso l'osso zigomatico per dare potenza alla mascella inferiore erano estremamente ben sviluppati e si ritiene che fossero atti a frantumare le ossa allo scopo di estrarre il ricco midollo. La mascella inferiore di un Arctodus simus si può distinguere da quella dei membri del genere Ursus per una cresta obliqua che divideva le zone di legame dei muscoli[3]. Piuttosto che avere un'andatura trotterellante come le specie di orso moderne, Arctodus simus teneva le dita distese in avanti ed era presumibilmente in grado di muoverle con grande facilità. Inoltre, diversamente da Ursus, Arctodus simus aveva sulla porzione interna inferiore dell'omero un passaggio in cui correva un fascio di muscoli (forame entepicondilare)[3].
    Il muso di Arctodus era largo e molto corto ed il cranio aveva un'area olfattiva di dimensione doppia rispetto a quella dell'orso grizzly, la quale permetteva a quest'animale di identificare una carcassa da una distanza di 10 km. La posizione dell'osso mascellare era più arretrata che negli orsi moderni e questo consentiva ad Arctodus di rompere e mangiare facilmente ossa e midollo[4].
    Finora ne sono state riconosciute due sottospecie; i grossi esemplari di Alaska, Yukon, Nebraska, California (Irvington) e, forse, dello Utah, sono noti come Arctodus simus yukonensis, mentre i più piccoli esemplari di Rancho La Brea appartengono ad Arctodus simus simus.
    Questo animale si differenzia dal suo cugino e probabile antenato Arctodus pristinus per i denti più grandi, più larghi e muniti di più cuspidi, per il muso più corto e per gli arti relativamente più lunghi

    Arctodus simus era originario del Nordamerica, dove abitava nelle pianure centrosettentrionali, dall'Alaska e dal Canada fino al Messico, alla California ed alla Virginia. Era il più comune tra gli antichi orsi nordamericani ed era particolarmente abbondante in California

    L'analisi degli isotopi stabili nelle ossa di Arctodus simus ha mostrato alte concentrazioni di azoto-15, un isotopo dell'azoto accumulato dai divoratori di carne, con nessuna prova di ingestione di vegetali. Arctodus simus era prettamente carnivoro ed un adulto, per sopravvivere, doveva consumare giornalmente 16 kg di carne[4][5].
    Una teoria sul comportamento predatorio di Arctodus simus lo ritiene un predatore brutale che dominava sui grossi mammiferi pleistocenici grazie alla sua grande forza fisica. Quest'ipotesi, però, viene ritenuta problematica, dal momento che Arctodus simus, sebbene fosse molto grosso, era di costituzione molto fragile. Per uccidere i membri della megafauna, Arctodus simus dovrebbe essere stato una creatura più robusta con una struttura ossea più possente. Altri esperti ritengono che Arctodus, grazie ai suoi lunghi arti, fosse stato in grado di inseguire gli erbivori pleistocenici più piccoli, come i cavalli della steppa e le antilopi saiga, un po' come fa il ghepardo. Comunque, in questo caso, l'enorme massa fisica di quest'orso avrebbe costituito un handicap. La struttura scheletrica di Arctodus simus non è articolata in maniera da permettere a quest'animale di cambiare direzione rapidamente, un'abilità richiesta ad ogni predatore che sopravvive uccidendo prede agili[5]. Paul Matheus, professore dell'università dell'Alaska di Fairbanks, ha ipotizzato che Arctodus simus si muovesse all'ambio, in modo simile al cammello, andatura che avrebbe permesso a questo animale di essere un corridore resistente, piuttosto che veloce[5]. Arctodus simus era male equipaggiato per essere un predatore attivo, caratteristica che ha portato certi scienziati a concludere che fosse un cleptoparassita[5] che usava le sue enormi dimensioni per scacciare dalle prede uccise i predatori più piccoli, come il lupo terribile, lo Smilodon ed il leone americano.
    Sebbene Arctodus simus venga da alcuni ritenuto un divoratore di carogne, secondo Greg McDonald, un paleontologo del National Park Service, avrebbe potuto attaccare animali dai movimenti lenti, come Megatherium. La battaglia tra i due animali poteva andare a favore di entrambi, a seconda di quanto veniva sfruttato l'effetto sorpresa. Nonostante fosse un erbivoro, Megatherium potrebbe anche essere stato un divoratore di carcasse, il che ha permesso a certi esperti di ipotizzare che fosse stato un competitore di Arctodus.
    Recentemente [6], il problema è stato sottoposto a riesame, ipotizzando tra l'altro che l'analisi degli isotopi presi solo ad esemplari dell'Alaska fosse metodologicamente limitata, poiché in natura tutti gli orsi più vivono a nord più tendono a far affidamento sulle proteine animali per sopravvivere. Analizzando anche esemplari messicani la dieta tipo parrebbe più varia e onnivora, gli orsi bruni ad esempio si cibano al 60% di vegetali, e per il resto di pesce, miele, animali (carcasse, caccia, insetti ecc.), mentre l'Actodus si sarebbe cibato al 60% di proteine e al 40% di vegetali. Più che un orso carnivoro in senso stretto, potrebbe essere stato un orso normale, con una maggiore propensione per la caccia attiva.

    L'orso dal muso corto si estinse circa 12.000 anni fa, forse un po' a causa dell'estinzione delle sue prede e un po' a causa della competizione con i più piccoli ed erbivori orsi bruni, che raggiunsero il Nordamerica dall'Eurasia. Questa estinzione coincise con l'introduzione in Nordamerica da parte dell'uomo della tecnologia Clovis e di altre tecniche di caccia più evolute che avrebbero contribuito all'estinzione di questo animale, sia direttamente che attraverso la diminuzione di altri grossi mammiferi da cui dipendeva per l'alimentazione.



     
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  11. gheagabry
     
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    Ursus arctos syriacus






    L'orso bruno siriano (Ursus arctos syriacus) è la più piccola sottospecie di orso bruno.
    È onnivoro, nutrendosi quasi di ogni sorta di cibo, compresa carne, erba e frutta.

    Questa specie occupa una vasta area dell'Asia occidentale, ma la sua popolazione sta declinando, a causa della distruzione dell'habitat, del bracconaggio e della frammentazione delle popolazioni.
    Gli orsi bruni siriani in tempi storici si trovavano in Anatolia (Turchia), Siria, Libano, Israele, Iraq, Iran e in parte dell'Afghanistan. Nel Caucaso questa specie è rimpiazzata dall'orso bruno comune (orso bruno eurasiatico), in Pakistan e nell'Afghanistan meridionale dall'orso bruno himalayano e nell'Iran meridionale e sudorientale dall'orso nero asiatico.
     
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    Ursus arctos horribilis




    L'orso Grizzly (Ursus arctos horribilis), detto anche orso grigio, è una delle più note e diffuse sottospecie dell'orso bruno.


    Tratti caratteristici di questa sottospecie sono la presenza di una gobba particolarmente pronunciata (una riserva di grasso ma prevalentemente dei poderosi muscoli atti a muovere le micidiali zampe dagli affilatissimi artigli) all'altezza delle spalle e il particolare aspetto brizzolato del manto. Quest'ultima caratteristica (dovuta ai peli più scuri all'interno, tendenti al grigio o al paglierino all'estremità) risulta più o meno evidente a seconda della stagione, dei singoli individui o dei ceppi locali. Se molti esemplari presentano un manto marrone scuro del tutto simile a quello degli orsi europei, altri hanno invece tinte vicine al beige, al grigio o al bruno rossiccio. Come altri orsi bruni, presenta caratteri somatici molto spiccati, che permettono di distinguere facilmente un esemplare dall'altro in base alla corporatura, alla lunghezza del muso, delle orecchie e alla forma della testa (che, generalmente appare più snella e meno irsuta di quella di un kodiak)




    L'orso grizzly è un animale dalla mole notevole. Gli esemplari più grossi contendono all'orso polare il titolo di più grande orso sulla Terra. Nel Far West, all'epoca pre-colonizzazione, gli orsi raggiungevano anche gli 800 kg. Oggi il peso medio di un grizzly è di circa 680 kg, anche se non sono rari i maschi che raggiungono i 726 kg (1600 libbre). I maschi sono più grossi delle femmine del 20-30%. I grizzly più grandi sono quelli che vivono in Alaska, le cui dimensioni rivaleggiano con gli orsi Kodiak e sono pressoché uguali per peso e altezza.
    Le dimensioni massime sono impressionanti: l'orso grizzly più alto misurava 3,84 metri mentre l'esemplare più pesante era più di 2500 libbre (circa 1200 kg).





    Il Grizzly è il più famoso orso nordamericano, e il secondo più diffuso sul continente, dopo il Baribal.
    Un tempo, questo orso occupava un vastissimo territorio, che andava dal Canada centrale fino al Messico settentrionale. Con la caccia spietata effettuata dall'uomo però, la specie si è notevolmente ridotta di numero, ed oggi è diffusa principalmente nel Wyoming nordoccidentale, e in particolare nel celeberrimo Parco di Yellowstone, del quale è un simbolo, e nella parte occidentale del Montana. Popolazioni poco numerose si trovano anche sulle Montagne Rocciose Canadesi, nella parte sudorientale del territorio dell'Alaska e nelle zone selvagge fra il Brooks Range e le MacKenzie Mountains.
    L'habitat tipico del grizzly sono le grandi foreste di conifere delle zone montuose, ma può spingersi anche fino alle grandi praterie boscose delle zone centrali degli USA.
    La popolazione attuale è stimata intorno ai 60.000 orsi



    Onnivoro, presenta abitudini alimentari diverse a seconda degli ambienti di vita. In generale la sua alimentazione è in gran parte costituita da vegetali e piccoli roditori, ma spesso si nutre di carogne. Le popolazioni delle coste occidentali sono particolarmente abili nella cattura dei salmoni che risalgono i fiumi, mentre in altre zone, in particolare nelle grandi praterie continentali gli esemplari adulti si cimentano, sebbene non di frequente, nella caccia a grandi mammiferi come cervi, alci o addirittura giovani bisonti. Animale particolarmente aggressivo (in particolare le popolazioni evolutesi in zone prive di vegetazione fitta e quindi poco adatte alla fuga), se disturbato può attaccare con inaudita ferocia (numerosi i casi di attacchi ad esseri umani, ma anche verso altri orsi, lupi o altri animali concorrenti).



    I grandi orsi grigi delle montagne rocciose venivano un tempo considerati una specie a se stante denominata Ursus horribilis. Le più moderne ricerche etologiche hanno tuttavia spinto gli scienziati ad considerare questi animali come una sottospecie di Ursus Arctos, al pari dell'orso bruno europeo e del Kodiak dell'Alaska. L'esatta distinzione tra le varie sottospecie dell'orso bruno nel continente americano è comunque oggetto di discussione. Le popolazioni di grizzly (Ursus arctos horribilis) delle coste nordoccidentali appaiono, dal punto di vista dell'aspetto e del comportamento, più vicine agli orsi dell'Alaska (Ursus arctos middendorffi) piuttosto che ai loro cugini delle pianure. Gli americani tendono poi ad utilizzare il nome generico grizzly per indicare tutti gli orsi bruni, distinguendoli dall'orso nero; allo stesso modo vengono indicati come orsi dell'Alaska tutti quelli che popolano quella zona.




    Animale particolarmente aggressivo, l'orso grizzly può risultare molto pericoloso per l'uomo e sono diversi i casi di aggressioni anche mortali avvenute negli USA, anche a causa della cattiva abitudine di molti turisti dei grandi parchi naturali di dar da mangiare agli orsi, spingendoli ad avvicinarsi alle auto parcheggiate, ai campeggi o ai centri abitati.
     
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    grazie ghea..chi di noi non ha avuto da piccolo un orseto..!?
     
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  15. gheagabry
     
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    ORSO BRUNO IN ITALIA






    L’orso bruno (Ursus arctos arctos) era ben rappresentato in Europa fino agli inizi del XIX Secolo. Oggi gli spazi necessari per mantenere la continuità ecologica sono riscontrabili solo in alcune zone d'Europa, nei Balcani o sui Carpazi. In Italia le condizioni di sopravvivenza sono ancora sufficienti in alcuni settori degli Appennini e del nord est delle Alpi; nel nostro paese sono presenti due sottospecie: l'orso bruno europeo e l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus). Soprattutto in Italia i parchi nazionali hanno avuto un ruolo fondamentale per la sua sopravvivenza. In un’area gravitante attorno al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sopravvive una popolazione di orso bruno marsicano stimabile in 50-60 individui circa. In passato l'orso bruno era presente anche su tutto l'arco alpino, dove la distribuzione e la consistenza della specie iniziarono a contrarsi notevolmente a partire dal XVIII secolo, fino alla sua definitiva scomparsa in tutta la porzione centro-occidentale delle Alpi italiane, avvenuta nella prima metà del '900, a causa delle guerre e di una caccia indiscriminata. Nel 1939 in Italia venne istituito il divieto di caccia all'orso bruno, ma le uccisioni continuarono per mano dei bracconieri. Alla fine degli anni '90, un'analisi genetica rivela la presenza di soli 3-4 individui, per lo più vecchi e malandati, sulle montagne del Brenta nel Trentino occidentale. Nel 1999 per salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti da un’ormai inevitabile estinzione, il Parco Adamello Brenta in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea, ha dato avvio al progetto Life Ursus finalizzato alla ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni individui di orso bruno provenienti dalla Slovenia. Attualmente, si ritiene che la consistenza del nucleo trentino sia di circa 25 unità (di cui 10 immessi grazie al progetto Ursus Life tra il 1999 e il 2002). Inoltre, il buono stato di conservazione della popolazione balcanica ha quale conseguenza l’espansione verso Nord-Ovest, in Austria e Italia. Allo stato attuale si può quindi parlare di una piccola popolazione, stimabile in circa 20 esemplari di orso bruno, che gravita nell’area compresa tra la Foresta di Tarvisio, la Carinzia (A) e la Slovenia. Negli ultimi anni alcuni individui si sono spostati in Friuli Venezia-Giulia o in Veneto, fino ad arrivare nelle provincie di Pordenone e Belluno dove qualche orso si è stabilito in modo quasi costante. Attualmente, quindi, in Italia si stima una popolazione totale di circa 80-85 esemplari di orso bruno, la quale secondo le ultime stime 2008 (vedi fondo pagina) è prevista in aumento con i nuovi nati registrati nel 2009 e quelli attesi nel 2010.


    image



    Caratteristiche fisiche dell'orso bruno

    Le dimensioni dell'orso bruno sono piuttosto variabili a seconda della sottospecie e possono variare tra 1,50 - 2,50 m di lunghezza e 90 - 110 cm di altezza al garrese. Il peso di un esemplare adulto può variare tra gli 80 e i 350kg, mentre la lunghezza della coda è compresa tra i 6 e i 14 cm. La durata media della vita dell'orso bruno è di circa 20-25 anni, qualche anno in più per gli esemplari in cattività. In particolare, l'orso bruno italiano ha un peso medio di 130kg per i maschi e 90kg per le femmine, e può superare i 2 m in altezza. Negli spostamenti assume una caratteristica andatura dondolante, questo perchè l'orso bruno sposta contemporaneamente gli arti sullo stesso lato del corpo. Nonostante la mole, un orso bruno adulto può raggiungere i 50km/h. L'orso bruno è interamente ricoperto da una folta pelliccia di colore variabile, dal marrone chiaro al bruno scuro, la colorazione può essere uniforme o variare a seconda delle parti del corpo. La pelliccia è composta da due tipi di pelo, uno strato più corto a contatto con l'epidermide, il quale limita la dispersione di calore, e uno più lungo (fino a 15 cm) che ha funzione protettiva. Gli orsi mutano il pelo ogni anno, la pelliccia invernale viene persa durante il periodo estivo e completamente sostituita durante l'autunno. La struttura è massiccia e tozza, le zampe sono corte e il largo piede poggia interamente sul terreno (caratteristica di tutti i plantigradi). Le zampe sono dotate di unghioni lunghi e robusti che l'orso bruno utilizza per scavare, cercare il cibo, arrampicarsi sugli alberi e ovviamente per la propria difesa. Il cranio risulta essere molto compatto, e non lascia molto spazio al cervello, la cui grandezza risulta essere 1/3 di quello umano. L'orso bruno non ha una buona vista, ma compensa con un buon udito e un olfatto molto fine che gli permette di seguire una pista odorosa anche dopo molti giorni e d'individuare una femmina in calore anche a diversi chilometri di distanza. La dentatura, composta da 36-38 denti ma variabile a seconda della specie e dell'età, è molto singolare per un carnivoro. Infatti i molari e premolari sono più larghi e piatti rispetto ai carnivori, e soprattutto hanno la caratteristica di tagliare scorrendo l'uno sull'altro. Ciò si spiega con il fatto che l'orso bruno è un animale onnivoro.



    Alimentazione

    L'alimentazione dell'orso bruno cambia a seconda della stagione. Dopo il letargo, in primavera, spesso il cibo scarseggia e la dieta è composta principalmente da piante erbacee, radici, germogli ma anche dalle carcasse degli animali morti durante l'inverno. Durante l'estate e l'autunno, invece, grazie all'abbondanza di cibo, gli orsi passano gran parte del tempo ad alimentarsi per aumentare le scorte di grasso che gli consentiranno di superare l'Inverno (Iperfagia), aumentando il proprio peso di circa il 30%, mezzo kg al giorno. In questa fase gli insetti (soprattutto formiche), la frutta (mirtilli, lamponi, mele, pere, frutti della rosa canina, noci, ecc.), nonché semi e radici diventano importanti componenti alimentari. L'orso bruno ha un lungo apparato gastrointestinale che gli consente di estrarre maggiori energie dai vegetali, ma è meno efficiente di quello degli animali erbivori. Ne consegue che, per far fronte alle sue esigenze energetiche e nutrizionali, è costretto ad ingerire grandi quantità di cibo: fino a 15 kg di alimento al giorno. Quando sono disponibili l'orso bruno non disdegna le coltivazioni dell'uomo; in Trentino Alto Adige, per esempio, le piantagioni di mele vengono regolarmente frequentate in autunno. Gli orsi sono attratti anche dalle coltivazioni di prugne, mais, avena e uva. Talvolta un orso bruno può uccidere e cibarsi di animali domestici o di prede catturate da altri animali.

    Habitat

    Gli ambienti preferiti dall'orso bruno sono i boschi di latifoglie e le aree ricche di cespugli ed arbusti. Nonostante sia un animale schivo e solitario durante i periodi nei quali il cibo scarseggia, qualche esemplare può anche avvicinarsi all'ambiente urbano. In Italia l'orso bruno vive in una fascia altimetrica compresa tra i 300 e i 1500 metri di quota e a causa del territorio molto antropizzato preferisce i boschi fitti e raramente esce allo scoperto.




    Riproduzione

    L’orso bruno è tra i mammiferi con più basso tasso riproduttivo. Le femmine diventano sessualmente mature a 3-5 anni e si riproducono solitamente ad intervalli di 2-3 anni. Se la madre perde i cuccioli prima del periodo degli amori, ritorna presto in calore. Per i maschi, invece, la vita è più difficile in quanto per poter accoppiarsi devono sostenere dei combattimenti con altri individui dello stesso sesso, sconti nei quali prevalgono, per forza ed esperienza, gli orsi maturi. La stagione degli amori cade tra maggio e giugno e, in questo periodo, i maschi possono percorrere notevoli distanze alla ricerca di una compagna, basandosi soprattutto su tracce olfattive. A volte succede che un'orsa si accoppia con esemplari diversi nello stesso periodo, in questi casi può capitare che gli orsetti di una stessa cucciolata abbiano padri diversi. Il padre non vedrà mai i suoi figli, pochi giorni dopo l'accoppiamento l'esemplare maschio abbandona la femmina ritornando alla sua vita solitaria. Dopo un periodo di gestazione di 7-8 mesi, nel mese di febbraio, nascono i cuccioli (di solito da 1 a 3), che inizialmente pesano da 250 a 500 grammi ma, già ad un anno d’età, arriveranno a pesare circa 25-50 Kg. I giovani di orso bruno restano con la loro madre per 2 o 3 anni e, a volte, vengono allattati saltuariamente fino ai 2 anni di età, passati i quali il loro ritmo di crescita sarà più lento. Per i cuccioli, uno dei pericoli maggiori viene dalla presenza di altri maschi adulti, a volte proprio dal loro stesso padre che non li conosce. Può capitare infatti che un orso bruno maschio uccida dei cuccioli per accoppiarsi con la loro madre. Per questo e altri fattori la mortalità neonatale è altissima: un terzo dei nuovi nati non raggiunge i 2-3 anni di vita.

    Comportamento

    L'orso bruno è un animale solitario e silenzioso, un tempo animale diurno, oggi ha abitudini prevalentemente notturne a causa del disturbo provocato dall'uomo. E' schivo e diffidente, estremamente difficile da incontrare, non è aggressivo e non attacca l'uomo, se non provocato. Non si registrano in Italia casi di attacco a persone negli ultimi 150 anni. Tipico dell'orso bruno è il falso attacco: questo atteggiamento consiste nel soffiare e grugnire, dirigendosi minaccioso e con buona andatura dritto verso il nemico. Spesso, però, giunto a pochi metri dall'intruso l'orso bruno si ferma e si siede, per poi girarsi e avviarsi nella direzione da dove è venuto. Tra le due specie presenti in nel nostro paese, l'orso bruno marsicano e sicuramente quello più tranquillo. Ogni orso ha un carattere proprio che lo differenzia dagli altri esemplari e lo rende unico. Oltre che dell'uomo, l'orso detesta e teme il lupo. Di solito è un animale molto silenzioso, però a volte soffia e ruglia, cioè emette un sordo brontolio. Quando, in autunno (novembre - dicembre), le risorse alimentari sono pressochè scomparse, gli esemplari di orso ibernano in rifugi invernali abbassando il metabolismo corporeo fino alla primavera successiva. In realtà il fenomeno del letargo è raramente totale; molto spesso gli orsi, durante l'inverno, escono per qualche ora dalla tana se c'è una buona giornata di sole alla ricerca di qualche risorsa alimentare. In alcuni casi, spesso negli esemplari in cattività, può succedere che l'orso scelga di non andare in letargo. La tana rappresenta il luogo dove rifugiarsi temporaneamente o per trascorrere il letargo. Come rifugio temporaneo può essere sfruttato qualsiasi luogo coperto come una fenditura nelle rocce o un masso isolato nel bosco, purchè offra adeguato riparo e una facile via di fuga. Per quanto riguarda la tana per il letargo, invece, l'orso è molto più esigente, questo rifugio deve essere molto confortevole, asciutto, con un ingresso non troppo grande, e le dimensioni interne devono favorire una buona termoregolazione. Di solito all'interno viene preparato un giaciglio, spesso e morbido, utilizzando foglie e vegetali in genere che serve anche come isolante termico. Alcune specie di orso possono decidere di scavare la propria tana nel terreno; questa scelta però, non è permessa all'orso bruno presente in Italia che vive in zone di montagna dove il suolo spesso non da la possibilità di scavare in profondità. L'orso utilizza la tana solo per il riposo, il letargo e il parto; al suo interno non si alimenta e non produce nessun escremento. C'è da aggiungere che la tana è anche il luogo dove, per cause naturali, gli orsi passano a miglior vita, infatti capita spesso che un orso in età molto avanzata non si risvegli mai più dal suo letargo.
     
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48 replies since 1/8/2010, 15:20   20761 views
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