FATE..FOLLETTI..ELFI e GNOMI....

UN MONDO FANTASTICO

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  1. gheagabry
     
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    LE FATE DELLA MUSICA

    C’era una volta (ma in realtà c’è ancora!) una magica Valle, nascosta agli esseri umani, che può essere raggiunta solo da persone capaci di guardare con il cuore oltre che con gli occhi; è una Valle speciale, nella quale è possibile udire migliaia di belle melodie, che aleggiano nell’aria come foglie portate dal vento. È la Valle della Musica.
    Questa Valle meravigliosa è abitata da migliaia di minuscole fate colorate dalle ali di farfalla. Ogni volta che una fatina si sposta volando sbatte le ali, e questo movimento produce una melodia dolce e delicata, oppure vivace e frizzante, o ancora calma e rilassante. Proprio così: ogni fata è accompagnata da una musica che la caratterizza, prodotta dal suo frenetico batter d’ali, che la rende riconoscibile in mezzo a tante altre fate. Ogni fatina è unica, e unica e speciale è la musica che l’accompagna.
    Puoi quindi immaginare quanto sia meraviglioso passeggiare nella Valle della Musica, immersi tra fiori, colori e fantastiche melodie.
    Ogni primavera la Valle della Musica è attraversata da un’ondata di eccitazione: bisogna organizzare la Grande Festa di Primavera, durante la quale nascono le nuove fate della musica, che escono dai fiori appena sbocciati; inoltre viene scelta la fata la cui musica accompagnerà l’arrivo della bella stagione sulla Terra! Tutte le fate desiderano essere la Fata Prescelta, poiché si tratta di un grande onore: la Prescelta deve volare per il mondo insieme alle fate della Primavera, e risvegliare con la melodia prodotta dal suo batter d’ali tutti i fiori, le piante e gli animali.
    Tutte le fate si esercitano con impegno in vista della Grande Festa, e nel frattempo si danno un gran daffare per preparare i festeggiamenti.
    Anche quell’anno la Valle della Musica era in gran fermento! Fate che svolazzavano qua e là, fate che trasportavano bacche e nocciole, fate che trascinavano vasi ricolmi di succo di more e miele.
    In mezzo a tanto viavai quasi nessuno si accorgeva di una piccola fata dall’aria piuttosto triste, che anziché volare si limitava a camminare, senza mai battere le ali. Come mai? Eppure aveva due belle alucce argentate, brillanti di polvere fatata, che è un po’ come la polverina speciale che si trova sulle ali delle farfalle.
    Si trattava di Cora, nata l’anno precedente da una magnifica margherita, che appena uscita dal suo fiore aveva messo in subbuglio l’intera Valle! Come mai? È presto detto: il suo battito d’ali non generava una bella melodia, ma un rumore inaudito! Tutte le fate erano costrette a tapparsi le orecchie quando lei passava loro accanto, per questo Cora aveva smesso di volare: non voleva disturbare nessuno con tutto il chiasso che riusciva a produrre. Piano piano si era ritrovata da sola, un po’ perché non era in grado di stare dietro alle sue compagne, che grazie al volo riuscivano a spostarsi molto più velocemente di lei, un po’ perché non aveva una musica che la distinguesse. Cora si sentiva sola, ma non sapeva davvero che cosa fare.
    Quella mattina la piccola Cora stava passeggiando sconsolata nei pressi di un ruscello: era molto annoiata, perché non riusciva a rendersi utile nei preparativi per la Grande festa di Primavera, e si sentiva un po’ triste perché era esclusa dalla gara per diventare Fata Prescelta. Era tanto assorta che quasi non si accorse dell’arrivo di una delle fate più importanti della Valle: Pitia, la Fata della Parola.
    Il compito di Pitia era molto importante: sceglieva le giuste parole da accompagnare alla musica della Fata Prescelta, cosicché tutte le Fate della Primavera, incaricate di portare la nuova stagione sulla Terra, potessero cantare sulla sua melodia. Un lavoro piuttosto difficile, a dire il vero, ma che Pitia portava a compimento ogni anno con precisione… e con un sorriso.
    Quando Pitia vide Cora, triste e sconsolata, le si avvicinò e le disse:
    “Ciao, se non sbaglio tu sei Cora, vero?”
    La fatina sobbalzò, colta di sorpresa, e poi sgranò gli occhi rendendosi conto che la Fata della Parola si ricordava di lei. Incredibile!
    “Sai chi sono?”
    “Certo! Ricordo anche che tu possiedi una capacità molto particolare…”
    Cora fece spallucce e rispose:
    “Altro che particolare! Sono la fata più rumorosa che esista, non posso volare senza produrre una serie di suoni fastidiosi e chiassosi! In effetti, finisco per rimanere sempre da sola.”
    “Capisco…”
    “Davvero?”
    “Certo! Non è piacevole essere soli. Eppure… fammi pensare…”
    Pitia aggrottò le sopracciglia e picchiettò il piedino sull’erba, riflettendo. Le dispiaceva vedere le fate tristi o di cattivo umore, e in questo caso in particolare desiderava restituire a quella fatina sconsolata un po’ di gioia. Cora la fissava intimorita, senza osare aprire bocca: era già incredibile che la mitica Fata della Parola si ricordasse di lei, anche solo sperare che potesse aiutarla le pareva troppo!
    Tutto ad un tratto Pitia esclamò:
    “Trovato! Vieni con me!” e spiccò il volo. Subito Cora le gridò:
    “Aspetta, dimentichi che io non posso volare!”
    L’altra si voltò e le rispose:
    “Ma certo che puoi! Coraggio, per una volta le altre fate potranno sopportare un po’ di baccano! Andiamo!”
    Cora fece un profondo respiro e via! Si alzò in volo, accompagnata dal solito rumore. Molte fate si voltarono a guardarla, alcune con disapprovazione, ma lei cercò di non notarle e tirò dritto per la sua strada, seguendo Pitia.
    Giunsero in poco tempo ad una grande quercia, forse la più antica della Valle, i cui rami appena mossi dal vento producevano un fruscìo tanto dolce da sembrare una canzone. Atterrarono ai piedi dell’albero, e Cora quasi sospirò di sollievo nel momento in cui il chiasso prodotto dalle sue ali cessò. Le due fate camminarono svelte per un breve tratto, e giunsero ad una piccola casetta seminascosta tra le radici nodose. Pitia chiamò dolcemente:
    “Siria, ci sei?”
    Dopo pochi secondi una graziosissima fata si affacciò alla porta, quasi stupita di ricevere visite.
    “Ciao Pitia! Come mai da queste parti?”
    “Ti ho portato qualcuno: Siria, lei è Cora.”
    Le due fatine si guardarono incuriosite, e si salutarono educatamente. Poi però si voltarono verso Pitia, senza capire: perché la Fata della Parola aveva voluto farle incontrare?
    “Sentite, mi è venuta un’idea: Cora non può volare perché appena batte le ali produce un gran rumore, per lo più fastidioso per le altre fate; Siria invece non può volare, perché è nata senza ali, e quindi anche lei non ha una musica che la contraddistingue.”
    Solo in quel momento Cora notò che Siria effettivamente non aveva ali. Si dispiacque moltissimo per lei, e le lanciò uno sguardo carico di simpatia, cui lei rispose con un timido sorriso.
    “Mi è venuta in mente un’antica formula magica capace di legare gli opposti per creare un’ Unione Perfetta. Vorrei provarla con voi! Non capite? Se tu, Cora, produci rumore, e tu, Siria, non sei in grado di emettere nessun suono, insieme potreste creare qualcosa di unico e perfetto!”
    Le due fatine parvero riflettere per un attimo, ma appena capirono le intenzioni di Pitia i loro visini s’illuminarono all’istante! Si presero per mano e dichiararono:
    “Siamo pronte!”
    Pitia si schiarì la voce, sollevò le braccia ed esclamò solenne:
    “Ciò che è chiaro non è scuro,
    ciò che è grande non è piccolo,
    ciò che è alto non è basso;
    ma se guardi con il cuore
    scoprirai senza timore
    che non c’è ombra senza luce
    e non c’è Luna senza Sole.”
    Ci fu un gran bagliore, che avvolse le due fatine, e poi svanì, senza lasciare traccia. Cora e Siria si guardarono incerte, poi fissarono Pitia. Siria chiese titubante:
    “Dovrebbe capitare qualcosa?”
    La Fata della Parola sorrise e rispose:
    “Perché non provate a volare?”
    “Ma io non ho ali!”
    “E io faccio troppo rumore!”
    Pitia scosse una mano con noncuranza ed esclamò:
    “Vi basterà tenervi per mano. Coraggio!”
    Cora e Siria si strinsero la mano, saltarono… e riuscirono a spiccare il volo! Cora notò con gioia che il suo rumore, regolato dal silenzio di Siria, non era più così assordante, era anzi quasi piacevole, e Siria si accorse che grazie alle ali di Cora poteva volare anche lei! Un’unione perfetta!
    Così anche Cora e Siria poterono prendere parte ai preparativi per la Grande Festa, e poterono volare a piacere in giro per la Valle, senza disturbare nessuno. Pitia le osservava felice, soddisfatta di essere stata utile alle due piccole, dolcissime fate. Lei, che era una Fata della Parola, riusciva a sentire nel rumore di Cora e nel silenzio di Siria ciò che per le altre fate era impossibile udire: la musica dell’amicizia.
    Quell’anno ci fu una Festa di Primavera grandiosa, come non se ne vedevano da anni! Perché finalmente nella Valle della Musica c’era spazio per tutti: per la musica, come per il rumore e il silenzio.
    Antonella Arietano

     
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74 replies since 17/7/2010, 18:53   64724 views
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