FAVOLE DEL BUONGIORNO

.... per un buon inizio di giornata....

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    C'era una volta una vecchia soffitta fatta di legno di abete proveniente da una antica foresta. La foresta del suono, dove gli alberi, la notte, parlavano raccontando melodiose canzoni agli uomini che non riuscivano più ad ascoltare. Le travi massicce sostenevano il tetto, il pavimento di legno intrecciava se stesso tenendosi unito nella memoria del bosco. Entrambi, durante la notte, si scuotevano dal silenzio del giorno e tornavano a narrare le canzoni di un tempo.
    In questa vecchia soffitta c'era, ogni tanto, un sogno bambino, timoroso di sé, racchiuso in un angolo, lontano dal chiasso della vita. Narrava dei profumi del bosco e non era capito, raccontava di canzoni ascoltate ed era deriso.Un giorno si sentì stanco, tirò su di sé una coltre di polvere e si assopì, mentendo a se stesso “sto dormendo” si disse “non sto morendo”. La vecchia soffitta cantò una canzone d'amore al cielo stellato, la luna bagnò con lacrime di rugiada l'incipiente mattino, un passante notturno pensò: “la vecchia soffitta geme, odo i suoi scricchioli sinistri, bisognerebbe abbatterla” e si allontanò...
    Quando un cuore cuore si lascia incantare, rammentando sé stesso, la vecchia soffitta è il suo ricordo lontano, sbiadita come una foto ingiallita, e frammenti di musica della foresta del suono accompagnano il ritmo del suo battito sereno...
    C'era una volta, nel cielo infinito, un pensiero bambino, fatto di nuvole, dipinto di bianco, il vento giocava, spingendo il fanciullo, correndogli dietro, disegnandoli forme, raccontandogli il cielo. C'era una volta un desiderio bambino disteso nell'arcobaleno, che suonava le note accarezzando i colori. C'era una volta un amore infinito che volle parlare alla terra lontana, ma perse le ali cercando attenzione... ma questa è un'altra storia...



     
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  4. gheagabry
     
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    da tomiva


    Tanto tempo fa, tutti gli animali che oggi riconosciamo per le loro caratteristiche, avevano un aspetto ben diverso a quello attuale. In particolare la giraffa non aveva un collo diverso da tutti gli altri, e l'elefante aveva la stessa statura degli altri animali. Ma accaddero due episodi assai curiosi. La giraffa era sempre stata impicciona, e si nascondeva tra i cespugli per ascoltare i discorsi delle bestie della foresta. Ovviamente la giraffa non riusciva mai a mantenere un segreto, e per questo non era molto amata dagli altri animali. Nonostante ciò, la giraffa continuava ad origliare e ad allungare la testolina per spiare tutti quanti. La sua curiosità, però, ben presto fu motivo di uno strano incidente: infatti, mentre un giorno la giraffa era nascosta dietro una roccia ad aspettare qualcuno da spiare, non vedendo arrivare nessuno allungò il collo, e rimanendo in quella posizione per ben tre ore alla fine si accorse che il suo corpo era cambiato. Tanto era rimasta affacciata che il suo collo si era allungato, e non sarebbe più tornato come prima! Così da quel momento la giraffa diventò un animale molto riservato, e non si impicciò mai più degli affari altrui. Nello stesso periodo avvenne un episodio molto simile a quello della giraffa. Infatti anche l’elefante, che era un animaletto piccolo ed esile, aveva un brutto vizio: era molto ingordo, e voleva essere pasciuto, servito e riverito dagli altri animali. Per di più, ogni volta che nessuno faceva la guardia alle provviste, l’elefante divorava ogni cosa fino all’ultima briciola. Tutte le creature, stanche delle sue prepotenze, si riunirono di nascosto e decisero di porre fine alle angherie dell'elefante. Fino a quel momento, ogni ragionamento non era servito a niente, così si arrivò ad adottare rimedi estremi. Gli animali, avviliti per la situazione, discussero a lungo fino a che, di comune accordo, decisero di dargli una bella lezione. Anche la giraffa, che aveva già imparato ad avere rispetto per gli altri, fu pienamente d’accordo con gli altri animali, e tutti insieme invitarono l’elefante prepotente in un prato dove avevano preparato un ricco banchetto. L'elefante aveva accettato ben volentieri, tutto contento di essere venerato dagli altri. Ma dopo aver mangiato come solo un elefante può fare, gli furono servite altre pietanze, ed altre ancora. Sdraiato sull’erba, si sentì gonfio come un pallone. Non riuscì ad alzarsi per tre giorni, tanto si era abbuffato. L’elefante, alquanto malandato a causa di quel gonfiore, andò ad immergersi nello stagno per darsi una rinfrescata. Fu lì che specchiandosi nell'acqua dello stagno, vide che il suo corpo era rimasto tutto gonfio, enorme, pesante! La sua ingordigia lo aveva trasformato per sempre. Quando la giraffa lo vide conciato a quel modo, lo consolò raccontando la sua esperienza. Di lì a poco, toccò alla scimmia, che a quel tempo era l’animale più vanitoso della foresta. Il motivo di tanta vanità era il suo meraviglioso pelo, molto simile a quello di uno scoiattolo. È difficile da credere, ma anche la sua coda era folta e vaporosa! La scimmia, piena di sé, guardava tutti gli altri con aria di sufficienza, perché riteneva che nessuno fosse tanto grazioso da meritare di stare accanto a lei. Anche stavolta, gli animali, sconfortati per la circostanza, discussero a lungo, e sempre di comune accordo, decisero di dare una lezione memorabile anche alla scimmia vanitosa. Dopo aver costruito una specie di passerella, ognuno di loro si procurò una torcia. Tutti insieme invitarono la scimmia a fare una sfilata per loro, e spiegarono a quella sciocca bestiola che le torce servivano a creare le luci adatte allo spettacolo. La scimmia colse subito l’occasione di sfoggiare la sua meravigliosa pelliccia, ma l’aspettava una brutta sorpresa. Infatti, mentre al scimmia si pavoneggiava, tutti gli animali lanciarono le torce addosso alla sciagurata, che per non bruciare viva corse verso lo stagno. Quando uscì dall’acqua, la scimmia aveva il pelo così rovinato che divenne la creatura più brutta e malridotta del genere animale. Sulle rive dello stagno c’era anche l’elefante, ed insieme, specchiandosi nell’acqua, si pentirono amaramente della loro condotta immorale. Anche la giraffa raggiunse i malcapitati per raccontare la sua storia, e tutti e tre giurarono che per il resto della loro vita, avrebbero avuto rispetto per gli altri.

    Rossana Costantin


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    SARA E LA FATA DEI FIORI

    C'era una volta,una ragazzina di 8 anni di nome Sara.
    Amava molto i fiori e aveva un giardino molto curato, ma aveva un piccolo difetto: non voleva far vedere a nessuno le sue piante e quindi poverine si sentivano sole.
    Mentre le piante discutevano arrivò Sara e rimase immobile sentendo le sue piantine parlare. La rosa rossa le disse: "Sara, noi ti vogliamo bene, ma vogliamo essere ammirate da tutti".
    Sara rispose prontamente: "Non ci penso proprio a farvi distruggere da quei bambini pasticcioni" e tornò in camera sua.
    La sera seguente Sara si ritrovò una fatina ai piedi del letto che le disse: "Signorinella, le tue povere piantine stanno male!!" e Sara: "Non è possibile io do sempre a loro tutto il necessario, ma tu chi sei per dire questo?".
    La fatina rispose: "sono Aurora la fatina delle piante e io non dico che tu le maltratti, ma che hanno voglia di essere viste e di essere riempite di complimenti".
    Allora Sara capì e organizzò una festa di ammirazione con cibi e bevande. Quel giorno arrivarono molte persone con le proprie famiglie guardando e ammirando le meravigliose piantine. Sara e le piantine furono molto felici e da allora organizzarono un sacco di feste.



    Enrika



     
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    LI LEONE L'ORSO E LA VOLPE

    Quella mattina un grande orso bruno, era proprio affamato. Vagava con la lingua di fuori per la foresta in cerca di un po' di cibo quando all'improvviso vide, nascosto tra i cespugli, un bel cesto ricolmo di provviste abbandonato sicuramente da qualche cacciatore. Fuori di sé dalla gioia si tuffò su quell'insperato tesoro culinario ma, proprio nello stesso momento ebbe la medesima idea anche un grosso leone che non mangiava da alcuni giorni. I due si trovarono faccia a faccia e si studiarono con espressione rabbiosa.
    'Questo cesto appartiene a me!" Urlò l'orso.
    "Bugiardo!" Ruggì il leone infuriato.
    In men che non si dica esplose una lotta terribile tra i contendenti i quali si azzuffarono insultandosi senza riserva. Intanto, poco distante, una giovane volpe passeggiava tranquilla per il bosco occupandosi delle proprie faccende. All'improvviso venne attirata da insolite urla e si avvicinò al luogo di provenienza per scoprire di cosa si trattasse.
    Appena vide i due animali impegnatissimi a lottare come matti ed il cesto di cibo abbandonato vicino a loro, le balenò un'idea. Quatta, quatta si avvicinò al paniere, lo afferrò e fuggi via andando a mangiare in pace in un luogo sicuro. Quando, sia il leone che l'orso, sfiniti per l'estenuante baruffa sostenuta, decisero di spartirsi le provviste dovettero fare i conti con un'amara sorpresa. Il cesto era sparito e al suo posto trovarono unicamente le impronte di una volpe, sicuramente molto furba! (Favola Esopo)

    E' inutile contendersi violentemente qualcosa che, a causa della nostra distrazione, può diventare patrimonio di un'altra persona..





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