LE FIABE DI ITALO CALVINO

9 luglio 2010

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  1. gheagabry
     
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    Favole Dal Web

    IL RE DEI PAVONI

    Un Re e una Regina avevano due figli maschi e una bambina a cui volevano un ben dell'anima, e la tiravano su a baci e a carezze, con la balia in casa.
    Ora avvenne che il Re un giorno s'ammalò e mori. La Regina mandava avanti il Regno, ma dopo pochi anni cadde anche lei malata; in punto di morte raccomandò ai due figli la loro sorellina, e spirò.
    La bambina intanto s'era fatta grandicella, sempre stando nel palazzo senza mai uscire, e tutto il suo spasso era guardare dalla finestra la campagna, cantarellare, ciarlare con la balia che adesso le faceva da aia, e ricamare.
    Un giorno che stava alla finestra, per la campagna comparve un pavone, prese il volo e si posò sul davanzale. La ragazza si mise a fargli festa, gli dette dei chicchi da beccare e lo fece entrare in casa.
    - Quant'è mai bello! - esclamò - Finché non trovo il Re dei Pavoni non piglio marito! - e si tenne il pavone sempre con sé, e quando veniva gente lo chiudeva in un armadio.
    Intanto i fratelli dicevano fra loro: - Questa benedetta sorella nostra non vuole mai uscire di casa. Se dura di questo passo, dà in cattiva disposizione. Sentiamo se vuole marito -. Vanno a trovarla, e le dicono il loro pensiero.
    - Finché non ti sarai accasata tu non ci sposiamo noi. Te la senti di pigliar marito?
    - No, non me la sento.
    - È un'idea che ti sei messa in testa. Guarda qui i ritratti di tutti i Re, scegli quello che ti piace e gli domanderemo se ti vuole.
    - Vi dico che io non voglio marito...
    - Ma facci questo piacere...
    - Se proprio lo volete a tutti i costi, vi contenterò, ma voglio esser io a scegliere.
    - D'accordo.
    Allora la sorella aperse l'armadio e fece uscire il pavone.
    - Vedete questo?
    - Sí, è un bel pavone.
    - Finché non trovo il Re dei Pavoni non mi sposo.
    - E dove l'hanno il Re i pavoni?
    - Non lo so davvero, ma o lui o nessuno.
    - Quand'è cosí vedremo di trovartelo.
    Raccomandarono alla balia di badare alla ragazza, elessero un governatore di fiducia per il Regno, e partirono uno di qua e uno di là.
    Domanda domanda, del Re dei Pavoni nessuno ne aveva mai sentito parlare, e li pigliavano per matti. Ma i due giovani non si perdevano d'animo e ognuno dalla parte sua, continuavano le loro ricerche. Una sera il maggiore trovò un vecchierello che era mezzo mago.
    - Ditemi, sapete che ci sia un Re dei Pavoni?
    - Esserci c'è di sicuro, - rispose quello.
    - E com'è? Dove abita?
    - È un bel giovane che veste come i pavoni. Il suo Regno è il Perú e per vederlo bisogna andare fin là.
    Il giovane lo ringraziò, gli diede una mancia e s'avviò verso il Perú. Camminò e camminò finché non si trovò in un prato con intorno tanti alberi d'un genere mai visto, e da ogni parte senti delle voci che dicevano:
    - Eccolo! Eccolo! È il giovane che viene a portare sua sorella in sposa al Re! S'accomodi! Fate largo!
    Il giovane si guardò intorno, ma non si vedeva nessuno, tranne che uno svolazzare di penne di tutti i colori per l'aria.
    - Ma dove sono? - domandò.
    - Al Perú, - risposero le voci, - allo Stato del Re dei Pavoni.
    - Mi sapreste dire dove sta?
    - Con gran piacere: prenda a dritta, troverà un bel palazzo, dica alle guardie: " Segreto reale! " e lo faranno passare.
    - Vi ringrazio!
    - Di niente!
    " Questi alberi sono molto garbati, - pensò il giovane, - ma certe ci dev'essere di mezzo una magia ". Andò avanti, ed arrivò a un palazzo, tutto foderato di penne di pavone azzurre, bianche e violette, che splendevano al sole come l'oro. Al portone c'erano guardie vestite da pavone, che non si capiva se erano uomini o uccelli.
    - Segreto reale! - disse il giovane e lo lasciarono entrare. In mezzo a una sala c'era un trono di pietre preziose con una raggiera di penne di pavone dagli occhi d'oro splendenti come stelle. E sul trono c'era il Re, vestito tutto di penne, che anche lui non si capiva se era uomo o uccello. Il giovane si inchinò. Il Re fece un cenno e tutti i cortigiani uscirono.
    - Parlate, io v'ascolto, disse.
    - Sire, io sono il Re di Portogallo, - disse il giovane, - e vengo achiedervi se accettate in sposa la mia sorellina. Perdonate il mio ardire, ma mia sorella s'è messa in testa di non avere per sposo nessun altro che il Re dei Pavoni.
    - Ce l'avete il suo ritratto?
    - Eccolo, Maestà.
    - È, bella! Mi piace! Acconsento a questo sposalizio!
    - Maestà, vi ringrazio! Mia sorella sarà molto contenta, e cosí tutti noi, - e s'inchinò per accomiatarsi.
    - Fermatevi, - disse il Re. - Dove andate?
    - A prenderla, Maestà.
    - No, dal Regno dei Pavoni chi ci è entrato non può piú uscire. Io non vi conosco: chi mi assicura che non siate uno spione venuto per conto d'un Re nemico, o un ladro che vuole derubarmi? Scrivete a casa, mandate il ritratto e aspettate la risposta.
    - Farò cosí, - disse il giovane, - e aspetterò. Ma ditemi, Maestà, dove alloggerò nel frattempo
    Il Re fece un cenno, accorsero le guardie e il giovane fu afferrato per le braccia.
    -In prigione, alloggerete, - disse il Re. - Finché vostra sorella non sarà arrivata.
    Intanto, il secondo fratello era tornato a casa senza aver trovato nulla. E appena arrivò la lettera dal Perú, corse dalla sorella e le mostrò il ritratto del Re dei Pavoni.
    - Eccolo il mio sposo, disse la ragazza, - ecco quello che io volevo! Presto, sbrighiamoci a partire, mi pare mill'anni di vederlo! - E si misero a incassare il corredo, a preparare i bagagli e i cavalli, e ordinarono il piú bel bastimento della flotta.
    -Per andare al Perú bisogna passare il mare, - disse il fratello alla balia. - Come si fa a proteggere mia sorella dal vento, dall'umido e dai colpi di sole?
    -Ci vuole poco, - disse la balia. - La si porta in carrozza fino alla riva del mare, si fa avvicinare il bastimento, e si fa salire la carrozza sul bastimento per un ponte di tavole. Cosí potrà fare il viaggio stando comoda dentro la sua carrozza, senza prender aria né sciuparsi il vestito di nozze -. E in questo modo fu tutto predisposto.
    Bisogna sapere che questa balia aveva una figliola brutta come un demonio e per giunta invidiosa e maligna. Appena seppe che la Principessa andava a nozze cominciò a piagnucolare con la madre:
    - Lei marito e io no, lei un Re e io niente, lei tutti la guardano e me non mi guarda nessuno...
    -Già, - disse la balia, - ci avevo pensato anch'io -. E cominciò ad almanaccare tutto un piano per far si che quel bel Re, invece della Principessa, sposasse sua figlia. Pensa e ripensa, le parve d'aver trovato; allora ordinò per sua figlia una carrozza e un vestito di nozze uguale a quello della Principessa, poi disse al Capitano del bastimento:
    - Eccoti due milioni, sta' a sentire cosa devi fare. Nell'ultima carrozza che salirà sulla nave c'è dentro mia figlia. La notte, quando tutti dormono, tu devi prendere la Principessa le buttarla in mare, e mettere mia figlia al suo posto.
    Il Capitano aveva paura d'accettare, ma due milioni erano tanti e pensò: " Quando li avrò in tasca, potrò scappare e andarmeli a godere lontano ". Cosí contrattò ancora un po' sul prezzo, e poi accettò.
    Giunta l'ora di partire, tutte le carrozze furono poste in fila sulla nave, ma la Principessa all'ultimo momento cominciò a piangere che voleva con sé il suo canino.
    - È stato il mio compagno per tanto tempo e non lo voglio abbandonare! - Il fratello allora corse a riva, prese il canino e glielo portò nella carrozza. Il canino s'accovacciò sul materasso e il bastimento partí, le vele al vento.
    Quando fu buio, la balia andò alla carrozza della sposa.
    - Il tempo è buono, il vento è propizio, domani saremo al Perú. Dormi e riposati.
    E la Principessa s'addormentò sognando il Re dei Pavoni e le feste che l'avrebbero accolta al suo arrivo.
    A mezzanotte, adagio adagio, il Capitano aperse la carrozza, sollevò il materasso con sopra la Principessa e il canino e li buttò nell'acqua.
    Lí vicino, nell'ombra, c'era già la figlia della balia che aspettava, e il Capitano la fece entrare nella carrozza della sposa.
    Cascando nell'acqua, la Principessa si svegliò e si vide in mezzo al mare col bastimento che s'allontanava via per il suo viaggio. Ma il materasso, invece d'andare a fondo, siccome era leggero leggero, galleggiava; e un venticello fresco lo spingeva anch'esso verso il Perú, con sopra la ragazza vestita da sposa e il suo canino.
    Quando fu verso il giorno, un marinaio del paese del Perú, che aveva la sua casa sulla proda del mare, sentí abbaiare lontano lontano.
    - Lo senti questo cane? - disse alla moglie.
    - Sí, ci dev'essere qualcuno in pericolo.
    - Ci pensavo anch'io. È, quasi giorno e voglio andare un po' a vedere -. Si vesti, prese un rampone e andò sulla sponda. E lí, tra il lusco e il brusco, vide qualcosa che galleggiava leggero leggero, con quel rumore di abbaio. Quando quel qualcosa gli fu piú vicino, il marinaio entrò nell'acqua, allungò il rampone e lo tirò a sé. Figuratevi come ci rimase quando vide che c'era una ragazza addormentata col vestito da sposa, ed un canino che faceva le feste! La tirò pian piano a riva perché non si svegliasse, ma lei si riscosse e disse:
    - Oh! Dove sono?
    - In casa di poveri marinai, - le dissero, - ma di buon cuore. Venite, che vi terremo con noi.
    In quel momento, la bruttaccia maledetta sbarcava nel Perú chiusa nella sua carrozza. Appena il corteo giunse al prato degli alberi strani, si senti da tutte le parti:

    "Cucú! Cucú!
    Com'è brutta la Regina del Perú!

    E per aria volavano migliaia di penne di pavone. Il fratello che l'aveva accompagnata nel viaggio, veniva dietro a cavallo, e a sentire quelle grida che non si sapeva da dove venissero, provò una stretta al cuore. " Questo mi pare un brutto segno, - si disse. Che ne sarà di noi! " Corse alla carrozza, aperse lo sportello, e al vedere quella bruttaccia restò come istupidito.
    - Ma come mai ti sei fatta tanto brutta? Cos'è stato? Il mare, il vento, il sole? Dimmi!
    - E che vuoi che ne sappia? - rispose la bruttaccia.
    - Ecco il Re! Ora ci taglia la testa a tutti quanti!
    In mezzo a una schiera di soldati vestiti di penne, era apparso il Re dei Pavoni. I soldati alzarono lunghe trombe d'oro e lanciarono uno squillo. Gli alberi gridarono: e per aria si vedeva uno svolazzare di penne fitto fitto che pareva una nebbia.
    - Dove è la sposa? - disse il Re.
    - Eccola, Sire...
    - E questa sarebbe la bella ragazza tanto decantata?
    - Che vuole, Maestà... sarà il vento, l'aria del mare...
    - Che vento e che mare! Chetatevi, impostori! Avete voluto ingannarmi, ma vedrete che col Re dei Pavoni non si scherza! Siano messi in galera tutti e due e si prepari una forca per ciascuno -. E il Re dei Pavoni s'allontanò triste in volto: non era solo l'affronto che credeva gli avessero voluto fare, a disperarlo, ma ancor piú l'amore per la bella ragazza di cui teneva il ritratto al collo e che non si saziava di guardare.
    Lasciamo il Re e quei disgraziati in prigione, e torniamo alla bella Principessa in casa del povero marinaio. La mattina dopo disse alla moglie del marinaio.
    - Ce l'avreste un panierino?
    - Sí, signora.
    - Datemelo, che al pranzo ci penso io -. Chiamò il cane, gli diede il panierino e gli disse:
    - Va' dal Re e prendi il pranzo.
    Il cagnolino reggendo il manico del paniere coi denti, corse alla cucina del Re, afferrò un pollo arrosto, lo cacciò nel paniere e lo portò di corsa alla padroncina. A casa del marinaio quel giorno si fece un bel pranzo, e anche il cane ebbe da rosicchiare la sua parte d'ossi.
    L'indomani, il cagnolino col paniere tornò alla cucina del Re, afferrò un pescione, e via di corsa. Il cuoco stavolta andò dal Re a denunziare la cosa, e il Re ordinò di pigliare il cane a tutti i costi, o almeno di vedere dove andava.
    Difatti, il giorno dopo il cane acchiappò una bella coscia d'agnello, ma il cuoco gli corse dietro, e vide che entrava nella casa del marinaio. Andò a riferirlo al Re.
    -Domani gli andrò dietro io, - disse il Re. - 0 che sarò diventato lo zimbello di tutti, adesso?
    La Principessa, la mattina dopo, appena il cane fu partito col panierino, si mise il vestito da sposa, e stette nella sua stanza ad aspettare.
    - Se viene qualcuno a cercare del cane, - disse al marinaio e alla moglie, - fatelo passare da me.
    Difatti, dopo poco, arrivò il cane col pranzo nel paniere, e dietro di lui venivano il Re con due soldatí-pavoni.
    - Avete visto un cane? - chiesero al marinaio.
    - Sí, Maestà.
    - Perché mi ruba sempre il pranzo?
    - Fa cosí di sua voglia, per darci da mangiare; non gliel'abbiamo insegnato mica noi.
    - E dove l'avete trovato?
    - Non è nostro. E' di una sposa che è qui con noi.
    - Voglio vederla.
    - Passi, passi, Maestà. Scuserà: è casa di poveri -. Lo fecero passare, e il Re si vide davanti, vestita da sposa, la ragazza del ritratto.
    - Io sono la figlia del Re di Portogallo, e voi, Sire, tenete i miei fratelli in prigione.
    - Possibile mai? - disse il Re dei Pavoni.
    - Guardate: questo è il ritratto che mi mandaste; l'ho tenuto sempre sul cuore.
    - Io non ci raccapezzo nulla, - disse il Re. - Aspettate qui che torno subito -. E andò via come una saetta. Arrivò al palazzo, fece uscire di carcere i due fratelli.
    - La vostra sorella è stata trovata, vi rimetto la mia stima, ma ditemi come andò il fatto.
    - Cosa vuole che si sappia noi? Piú ci pensiamo meno ci raccapezziamo.
    Il Re allora chiamò la balia e sua figlia, le minacciò e seppe tutto il loro intrigo. Le fece mettere in prigione al posto dei due fratelli, armò tutti i soldati, si mise il piú bello dei suoi vestiti di penne, e a suon di banda, alla testa del suo esercito, andò alla casa del povero marinaio a prendere la sposa.

    Ora sí! Ora sí!
    La Regina è questa qui!

    gridavano gli alberi e per aria volavano milioni di penne di tutti i colori che coprivano il sole e pareva che tutto il cielo avesse messo penne.
    Giunti al palazzo furono fatte le nozze con un gran banchetto. La balia e la bruttaccia maledetta furono appese alle due forche che erano state preparate per i fratelli. Il Capitano della nave non riuscirono piú ad acchiapparlo perché era andato a godersi i suoi due milioni lontano lontano.

    (Italo Calvino)
     
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  2. gheagabry
     
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    La Ragazza Mela



    C’erano una volta un re e una regina che non avevano figli. La regina camminando per il giardino e vedendo un bellissimo melo, si chiedeva sempre perché lei non potesse fare figli, come il melo faceva le mele. Successe che alla regina nacque una mela, così bella e colorata come non se n’erano mai viste. Il re la mise in un vassoio d’oro sul suo terrazzo. Di fronte al palazzo di questo re ce n’era un altro, abitato anche questo da un re. Questi, un giorno che stava affacciato alla finestra, vide, sul terrazzo del re di fronte, una bella ragazza bianca e rossa come una mela che si lavava e pettinava al sole. Lui rimase a guardarla a bocca aperta, perché non aveva mai visto una ragazza così bella. La ragazza però, appena si accorse di essere guardata, entrò in una mela e sparì. Il re se n’era innamorato. Pensa e ripensa andò a bussare al palazzo:
    “Maestà, avrei da chiederle un favore “
    “ Volentieri !Se tra vicini si può essere utili “ disse la regina
    “Vorrei quella mela che avete sul terrazzo “
    “Ma che dite maestà ? Non sapete che io sono la madre di quella mela e che ho sospirato tanto perché nascesse? “
    Il re tanto insistette che non gli si potè dir di no, per mantenere l’amicizia. Così lui portò la mela a casa sua e le preparò tutto per lavarsi e pettinarsi. La ragazza tutti i giorni usciva dalla sua mela per lavarsi e pettinarsi; il re la guardava. Altro non faceva la ragazza: non mangiava e non parlava, solo si lavava e si pettinava, poi tornava nella sua mela. Quel re abitava con una matrigna, la quale, vedendolo sempre chiuso in camera, incominciò ad insospettirsi e a chiedersi perché il figlio stesse sempre nascosto.Venne l’ordine di guerra e il re dovette partire; gli piangeva il cuore al pensiero di lasciare la sua mela. Chiamò il suo suddito più fedele e gli lasciò la chiave della sua camera raccomandandogli di non far entrare nessuno nella stanza. Il servitore preparò tutti i giorni l’acqua e il pettine per la ragazza della mela. Appena il re fu partito la matrigna si diede da fare per entrare nella sua stanza. Fece mettere dell’oppio nel vino del servitore e, quando si addormentò, gli rubò la chiave. Aprì e frugò tutta la stanza e più la frugava meno trovava. C’era solo quella mela in una fruttiera d’oro. La regina prese lo stiletto e si mise a trafiggere la mela. Da ogni trafittura uscì un rivolo di sangue. La matrigna si prese paura, scappò e rimise la chiave nella tasca del servitore addormentato. Quando il servitore si risvegliò, non si raccapezzava di cosa fosse successo. Corse nella camera del re e la trovò allagata di sangue.
    "Povero me! Cosa devo fare?"
    Andò da sua zia, che era una fata e aveva tutte le polverine magiche. La zia gli diede una polverina magica che andava bene per le mele incantate e un’altra che andava bene per le ragazze stregate e le mise insieme. Il servitore tornò dalla mela e le passò un po’ di polverina su tutte le ferite. La mela si spaccò e ne uscì fuori la ragazza tutta bendata e incerottata. Tornò il re e la ragazza per la prima volta parlò e raccontò cosa era successo:
    "Ho diciotto anni e sono uscita dall’incantesimo, se mi vuoi sarò tua sposa".
    La ragazza mela sposò il re con gran gioia dei due regnanti. Mancava solo la matrigna che scappò e nessuno ne seppe più niente.


    Italo calvino



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    L'uomo verde d'alghe ovvero Baciccin Tribordo



    C’era una volta, in un piccolo Regno affacciato sul mare, un Re disperato.
    La sua unica figlia, la Principessa reale, un bel giorno era sparita nel nulla, non lasciando alcuna traccia di sè.
    Il Re aveva provveduto ad offrire una lauta ricompensa, oltre alla mano della giovane, a chi fosse riuscito a ritrovarla e a riportarla sana e salva nel suo Regno. Tutti i giovani più prestanti si erano impegnati in lunghe ricerche per Terra ma nessuno ancora aveva pensato di cercarla per mare…
    -E’ troppo pericoloso-dicevano-non si sa mai cosa può succedere una volta lontani da terra...e se arrivasse una tempesta? Un mostro marino? E se il vento ci portasse fuori rotta facendoci perdere nella vastità del mare? No, no non si può andare per mare a caso cercando qualcuno, in mare si va per pescare, per commerciare su rotte ben conosciute, al limite per combattere contro i nemici, ma così….
    Un capitano esperto in rotte commerciali ed avvezzo all’arte degli affari però , aveva fiutato un’opportunità per arricchirsi e diventare il futuro sovrano. Decise quindi di avventurarsi per mare con la sua nave in cerca della Principessa.- La prima cosa da fare,è mettere insieme una ciurma!-disse pieno di autorità da comandante.
    Ma cerca di qua, cerca di là, nessun marinaio era disposto ad andare con lui.
    Dopo che ebbe cercato e chiesto e girato per tutto il regno, il capitano adocchiò uno strano marinaio: era Baciccin Tribordo.
    Era come sempre molto ubriaco e si trastullava fuori dall’osteria da cui l’avevano buttato fuori per l’ennesima volta.
    Era tutto fuorchè presentabile. (Aspetto evidentemente asociale).
    - Verresti sulla mia nave alla ricerca della Principessa?-
    Gli chiese il capitano.
    -Perchè no?-rispose Baciccin-tanto qui non mi fanno più entrare… .
    E così Baciccin fu il primo a salire sulla nave, portandosi dietro alcuni marinai che vedendolo, avevano preso coraggio e avevano deciso di tentare.
    Una volta a bordo, Baciccin non faceva,come al solito, che ubriacarsi, dormire e ciondolare sghembo per tutta la nave, senza riuscire a fare nessun lavoro utile…
    Gli altri marinai cominciarono a lamentarsi con il capitano e nessuno lo sopportava più.
    -Baciccin-disse un giorno il capitano-scendi nella scialuppa e và ad esplorare quello scoglio che si vede in lontananza…
    Appena Baciccin fu nella scialuppa, il comandante diede l’ordine di allontanarsi e lo abbandonò, solo, in mezzo al mare.
    Se Baciccin si accorse o meno dell’accaduto, ubriaco com’era, non ci è dato sapere…Comunque, a bordo della sua scialuppa, si avvicinò allo scoglio indicatogli dal capitano, ancorò la barca e scese a dare un’occhiata.
    Sullo scoglio vide una grotta e senza tanto pensare ci entrò dentro
    Era buia e umida e in fondo in fondo, legata con una catena di ferro, stava la Principessa!-Come hai fatto a trovarmi?
    -Così…., andavo a caccia di polpi…-rispose Baciccin.
    -Allora ti farà piacere sapere che è stato proprio un polpo gigante a rapirmi e ora mi tiene qui prigioniera.
    Ma per tre ore al giorno, da polpo si trasforma in triglia, poi in gabbiano e alla fine vola via…
    -Intanto ti sciolgo dalla catena-disse Baciccin-poi si vedrà.
    Quando il polpo arrivò, Baciccin attese che si trasformasse in triglia e la pescò con la sua rete.
    Mentre stava per ucciderla però, si accorse che la triglia si stava già trasformando in gabbiano, così la colpì con un remo impedendogli di volare via .-Grazie mio salvatore! -esclamò la Principessa- voglio donarti questo anello reale per dimostrarti la mia gratitudine. Baciccin, che era di poche parole, si mise l’anello prezioso di diamanti luccicanti al mignolo, prese la Principessa per mano e disse- ora ti riporto da tuo padre, andiamo. Salirono sulla scialuppa e si misero in viaggio…
    Dopo un pò scorsero una nave in lontananza: era la nave del capitano che aveva abbandonato Baciccin in mezzo al mare…
    La nave si avvicinò e il capitano non credette ai suoi occhi quando vide la Principessa insieme a Baciccin Tribordo. (Notare che a questo punto Baciccin riacquista il cognome, ossia il riconoscimento sociale. Aveva un cognome prima di salire a bordo della nave, durante il viaggio e le avventure che ha dovuto affrontare, il cognome lo aveva perso è rimasto solo il nome Baciccin, come fosse stata sospesa la sua identità. Quasi al termine delle avventure e, vittorioso, è degno di essere di nuovo riconosciuto tra gli uomini).
    -Cara Principessa, non vorrete mica dire a vostro padre di essere stata ritrovata da quell’ubriacone poco di buono…Ditegli che sono stato io a ritrovarvi e che lui ha soltanto eseguito i miei ordini…
    La Principessa, poco convinta, gli rispose che avrebbe saputo lei cosa dire al momento opportuno.
    Il capitano, per sentirsi più sicuro, fece ubriacare per bene Baciccin, aspettò che si addormentasse del sonno pesante e senza ritorno causato dal vino e lo gettò in mare… .
    Arrivati a terra, il Re organizzò una formidabile parata, e balli, e banchetti e chi più ne ha più ne metta e naturalmente diede per scontato che il valoroso che aveva trovato sua figlia fosse il capitano. Il giorno delle nozze, il corteo stava sfilando per il centro del paese quando qualcosa di veramente inquietante accadde:
    un essere irriconoscibile, coperto di alghe verdi viscide e melmose, si avvicinava tranquillo verso il corteo spaventando tutti.
    Ma aveva qualcosa che brillava di una luce chiara e sfavillante e più si avvicinava, più la luce aumentava.
    -Il mio anello! -gridò la Principessa- è lui che mi ha salvato, padre. E’ lui che mi ha trovato su uno scoglio sperduto, mi ha liberato dalla prigionia e dal terribile mostro che mi teneva incatenata in una orrenda grotta. Io gli ho donato l’anello. Lo riconosco!-
    A queste parole il Re si rivolse pieno di rabbia al capitano
    -Come hai osato prendermi in giro? Pensavi di farla franca e riuscire sposare mia figlia indegnamente? Per tutto questo sarai punito!- Fece salire il capitano sulla piccola scialuppa e lo spedì in mare bandendolo per sempre dal suo Regno.
    Baciccin prese il posto del capitano nel corteo nunziale così com’era e si sposò con la Principessa.
    Lei bianca come la Luna, lui verde come il Mare.

    (Il Mare e la Luna, il mare fa specchiare la luna e la luna provoca le basse e le alte maree.
    Sciagurato chi osa dividerli).

    (Italo Calvino)



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  3. gheagabry
     
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    Fiabe italiane è una raccolta di fiabe italiane di Italo Calvino uscita nel 1956 nella collana I Millenni Einaudi.
    Il titolo completo dell'opera è "Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino."



    Dalla prefazione di Fiabe Italiane: "Ora, il viaggio tra le fiabe è finito, il libro è fatto, scrivo questa prefazione e ne son fuori: riuscirò a mettere i piedi sulla terra? Per due anni ho vissuto in mezzo ai boschi e palazzi incantati, col problema di come meglio vedere in viso la bella sconosciuta che si corica ogni notte al fianco del cavaliere, o con l'incertezza se usare il mantello che rende invisibile o la zampina di formica, la penna d'aquila e l'unghia di leone che servono a trasformarsi in animali. E per questi due anni a poco a poco il mondo intorno a me veniva atteggiandosi a quel clima, a quella logica, ogni fatto si prestava a essere interpretato e risolto in termini di metamorfosi e incantesimo: e le vite individuali, sottratte al solito discreto chiaroscuro degli stati d'animo, si vedevano rapite in amori fatati, o sconvolte da misteriose magie, sparizioni istantanee, trasformazioni mostruose, poste di fronte a scelte elementari di giusto o ingiusto, messe alla prova da percorsi irti d'ostacoli, verso felicità prigioniere d'un assedio di draghi; e così nelle vite dei popoli, che ormai parevano fissate in un calco statico e predeterminato, tutto ritornava possibile: abissi irti di serpenti s'aprivano come ruscelli di latte, re stimati giusti si rivelavano crudi persecutori dei propri figli, regni incantati e muti si svegliavano a un tratto con gran brusio e sgranchire di braccia e gambe. Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un'allucinazione, una sorta di malattia professionale. È stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza, quel qualcosa cui prima accennavo, quell'unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio tra le fiabe; ed è che io credo questo: le fiabe sono vere". (Italo Calvino)


    I titoli delle fiabe:


    Giovannino senza paura
    L'uomo verde d'alghe (Riviera ligure di ponente)
    II bastimento a tre piani (Riviera ligure di ponente)
    L'uomo che usciva solo di notte (Riviera ligure di ponente)
    E sette! (Riviera ligure di ponente)
    Corpo-senza-l'anima (Riviera ligure di ponente)
    Il danaro fa tutto (Genova)
    II pastore che non cresceva mai (Entroterra genovese)
    II naso d'argento (Langhe)
    La barba del Conte (Bra)
    La bambina venduta con le pere (Monferrato)
    La biscia (Monferrato)
    I tre castelli (Monferrato)
    II principe che sposò una rana (Monferrato)
    II pappagallo (Monferrato)
    I dodici buoi (Monferrato)
    Cric e Croc (Monferrato)
    Il Principe canarino (Torino)
    Re Crin (Colline del Po)
    I biellesi, gente dura (Biellese)
    Il vaso di maggiorana (Milano)
    Il giocatore di biliardo (Milano)
    Il linguaggio degli animali (Mantova)
    Le tre casette (Mantova)
    II contadino astrologo (Mantova)
    II lupo e le tre ragazze (Lago di Garda)
    II paese dove non si muore mai (Verona)
    II devoto di San Giuseppe (Verona)
    Le tre vecchie (Venezia)
    II principe granchio (Venezia)
    Muta per sette anni (Venezia)
    II palazzo dell'Orno morto (Venezia)
    Pomo e Scorzo (Venezia)
    II dimezzato (Venezia)
    II nonno che non si vede (Venezia)
    II figlio del Re di Danimarca (Venezia)
    II bambino nel sacco (Friuli)
    Quaquà! Attaccati là! (Friuli)
    La camicia dell'uomo contento (Friuli)
    Una notte in Paradiso (Friuli)
    Gesù e San Pietro in Friuli
    L'anello magico (Trentino)
    II braccio di morto (Trentino)
    La scienza della fiacca (Trieste)
    Bella Fronte (Istria)
    La corona rubata (Dalmazia)
    La figlia del Re che non era mai stufa di fichi (Roma)
    I tre cani (Romagna)
    Zio Lupo (Romagna)
    Giricoccola (Bologna)
    II gobbo Tabagnino (Bologna)
    II Re degli animali (Bologna)
    Le brache del Diavolo (Bologna)
    Bene come il sale (Bologna)
    La Regina delle Tre Montagne d'Oro (Bologna)
    La scommessa a chi primo s'arrabbia (Bologna)
    L'Orco con le penne (Garfagnana Estense)
    II Drago dalle sette teste (Montale Pistoiese)
    Bellinda e il Mostro (Montale Pistoiese)
    II pecoraio a Corte (Montale Pistoiese)
    La Regina Marmotta (Montale Pistoiese)
    II figlio del mercante di Milano (Montale Pistoiese)
    II palazzo delle scimmie (Montale Pistoiese)
    La Resina nel forno (Montale Pistoiese)
    L'uva salamanna (Montale Pistoiese)
    Il palazzo incantato (Montale Pistoiese)
    Testa di Bufala (Montale Pistoiese)
    II figliolo del Re di Portogallo (Montale Pistoiese)
    Fanta-Ghirò, persona bella (Montale Pistoiese)
    Pelle di vecchia (Montale Pistoiese)
    Oliva (Montale Pistoiese)
    La contadina furba (Montale Pistoiese)
    II viaggiatore torinese (Montale Pistoiese)
    La figlia del Sole (Pisa)
    II Drago e la cavallina fatata (Pisa)
    II Fiorentino (Pisa)
    I Reali sfortunati (Pisa)
    II gobbino che picchia (Pisa)
    Fioravante e la bella Isolina (Pisa)
    Lo sciocco senza paura (Livorno)
    La lattaia regina (Livorno)
    La storia di Campriano (Lucchesìa)
    II regalo del vento tramontano (Mugello)
    La testa della Maga (Valdarno Superiore)
    La ragazza mela (Firenze)
    Prezzemolina (Firenze)
    L'Uccel bei-verde (Firenze)
    II Re nel paniere (Firenze)
    L'assassino senza mano (Firenze)
    I due gobbi (Firenze)
    Cecino e il bue (Firenze)
    II Re dei Pavoni (Siena)
    II palazzo della Regina dannata (Siena)
    Le ochine (Siena)
    L'acqua nel cestello (Marche)
    Quattordici (Marche)
    Giuanni Benforte che a cinquecento diede la morte (Marche)
    Gallo cristallo (Marche)
    La barca che va per mare e per terra (Roma)
    II soldato napoletano (Roma)
    Belimele e Beisele (Roma)
    II Re superbo (Roma)
    Maria di Legno (Roma)
    La pelle di pidocchio (Roma)
    Cicco Petrillo (Roma)
    Nerone e Berta (Roma)
    L'amore delle tre melagrane (Bianca-come-il-latte-rossa-come-il-sangue) (Abruzzo)
    Giuseppe Ciufolo che se non zappava suonava lo zufolo (Abruzzo)
    La Bella Venezia (Abruzzo)
    II tignoso (Abruzzo)
    II Re selvatico (Abruzzo)
    Mandorlinfiore (Abruzzo)
    Le tre Regine cieche (Abruzzo)
    Gobba, zoppa e collotorto (Abruzzo)
    Occhio-in-fronte (Abruzzo, fiaba raccolta a Pratola Peligna (AQ) da Antonio De Nino ed inclusa nell’ opera “Usi e costumi abruzzesi, vol. III Fiabe”, Firenze 1883, e riportata da Calvino nel suo “Fiabe italiane”).
    La finta nonna (Abruzzo)
    L'arte di Franceschiello (Abruzzo)
    Pesce lucente (Abruzzo)
    La Borea e il Favonio (Molise)
    II sorcio di palazzo e il sorcio d'orto (Molise)
    Le ossa del moro (Benevento)
    La gallina lavandaia (Irpinia)
    Cricche, Crocche e Manico d'Uncino (Irpinia)
    La prima spada e l'ultima scopa (Napoli)
    Comare Volpe e Compare Lupo (Napoli)
    I cinque scapestrati (Terra d'Otranto)
    Ari-ari, ciuco mio, butta danari! (Terra d'Otranto)
    La scuola della Salamanca (Terra d'Otranto)
    La fiaba dei gatti (Terra d'Otranto)
    Pulcino (Terra d'Otranto)
    La madre schiava (Terra d'Otranto)
    La sposa sirena (Taranto)
    Le Principesse maritate al primo che passa (Basilicata)
    Liombruno (Basilicata)
    Cannelora (Basilicata)
    Filo d'Oro e Filomena (Basilicata)
    I tredici briganti (Basilicata)
    I tre orfani (Calabria)
    La bella addormentata ed i suoi figli (Calabria)
    II Reuccio fatto a mano (Calabria)
    La tacchina (Calabria)
    Le tre raccoglitrici di cicoria (Calabria)
    La Bella dei Sett'abiti (Calabria)
    II Re serpente (Calabria)
    La vedova e il brigante (Greci di Calabria)
    II granchio dalle uova d'oro (Greci di Calabria)
    Cola Pesce (Palermo)
    Gràttula-Beddàttula (Palermo)
    Sfortuna (Palermo)
    La serpe Pippina (Palermo)
    Caterina la Sapiente (Palermo)
    II mercante ismaelita (Palermo)
    La colomba ladra (Palermo)
    Padron di ceci e fave (Palermo)
    II Balalicchi con la rogna (Palermo)
    La sposa che viveva di vento (Palermo)
    Erbabianca (Palermo)
    II Re di Spagna e il Milord inglese (Palermo)
    Lo stivale ingioiellato (Palermo)
    II Bracciere di mano manca (Palermo)
    Rosmarina (Palermo)
    Diavolozoppo (Palermo)
    I tre racconti dei tre figli dei tre mercanti (Palermo)
    La ragazza colomba (Palermo)
    Gesù e San Pietro in Sicilia (Palermo)
    L'orologio del Barbiere (Entroterra palermitano)
    La sorella del Conte (Entroterra palermitano)
    Mastro Francesco Siedi-e-mangia (Entroterra palermitano)
    Le nozze d'una Regina e d'un brigante (Madonie)
    Le sette teste d'agnello (Ficarazzi)
    I due negozianti di mare (Provincia di Palermo)
    Sperso per il mondo (Salaparuta)
    Un bastimento carico di... (Salaparuta)
    II figlio del Re nel pollaio (Salaparuta)
    La Reginetta smorfiosa (Provincia di Trapani)
    II Gran Narbone (Provincia di Agrigento)
    II linguaggio degli animali e la moglie curiosa (Provincia d'Agrigento)
    II vitellino con le corna d'oro (Provincia d'Agrigento)
    II Capitano e il Generale (Provincia d'Agrigento)
    La penna di hu (Provincia di Caltanissetta)
    La vecchia dell'orto (Provincia di Caltanissetta)
    II sorcetto con la coda che puzza (Caltanissetta)
    Le due cugine (Provincia di Ragusa)
    I due compari mulattieri (Provincia di Ragusa)
    La volpe Giovannuzza (Catania)
    II bambino che diede da mangiare al Crocifisso (Catania)
    Massaro Verità (Catania)
    Il Re vanesio (Acireale)
    La Reginetta con le corna (Acireale)
    Giufà (Sicilia)
    Fra Ignazio (Campidano)
    I consigli di Salomone (Campidano)
    L'uomo che rubò ai banditi (Campidano)
    L'erba dei leoni
    II convento di monache e il convento di frati (Nurra)
    La potenza della felce maschio (Gallura)
    Sant'Antonio da il fuoco agli uomini
    Marzo e il pastore (Corsica)
    Giovan Balenio (Corsica)
    Salta nel mio sacco! (Corsica)




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