L'omino della sabbia

6 luglio 2010

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  1. gheagabry
     
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    Io vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole,
    che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici.

    (Fedor Dostoevskij, Le notti bianche)



    Edited by gheagabry1 - 18/11/2019, 21:00
     
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    I parte

    Il quarto giorno, arrivando alla fattoria, trovammo una vecchia che batteva i cuscini e i materassi di piuma. Con nostra meraviglia le piume si trasformavano in neve che ricadeva pesantemente nella valle sottostante. Non poteva esserci una risposta: era FRAU HOLLE:
    Quando le chiedemmo , per favore, di mostarci la strada per arrivare alla montagna, che si vedeva pi nitida che mai, rise, mostrando i grandi denti e scosse la testa. ”Non potete andare lassù!” disse, creando una nube gigante. “Perché no?”, chiedemmo.
    Ci fece segno si seguirla in casa. Entrammo in un salotto confortevole, dall’arredamento in legno. Ci fece sedere vicino alla finestra e in un batter d’occhio preparò delle frittelle che ci offrì con vino caldo. “Devo finire il lavoro” disse, uscendo.
    La sentimmo battere i cuscini e materassi, ma dopo pochi minuti rientrò e venne a sedersi accanto a noi. “Eccomi!” disse. “Benvenuti. L’ultimo essere mortale che si è seduto qui si chiamava JOHANN POBERSCHNIGG. Era un omino gentile ed onesto e si è meritato quello che abbiamo fatto per lui, svelandogli i Segreti del Sonno”.
    Di quello che la vecchia ci diceva capivamo solo che sapeva già tutto di noi. “Quando arriva uno di quegli scocciatori che fabbricano i sonniferi, faccio in modo che perda la strada”, continuò “A voi ho permesso di arrivare fin qui. Il villaggio è pieno di gente che mi ha offerto del denaro. Vi stanno cercando, ma li ho mandati per la strada sbagliata. Sospettano che voi possiate portar via i segreti del sonno proprio sotto il loro naso. Per questo erano così ostili:”
    Girò pensierosa il cucchiaio nel vin brulé “Allora non capite perché la montagna era irraggiungibile, vero?”
    Guardammo fuori e scuotemmo la testa. Aveva cominciato a nevicare. “Sapete”, disse, “è colpa mia. Posso far nevicare e far venire la nebbia quando voglio, rendendo inutili le bussole. Si perderebbe anche la miglior giuda. C’è materiale in abbondanza . Guardate!”…Indicò una porta aperta, dietro la quale erano ammucchiati cuscini e materassi fino al soffitto: “Vi ho lasciati girovagare per 3 giorni per capire con chi avevo a che fare. Ma adesso basta! Guardate fuori da quella finestra gialla a sinistra”.
    Andammo alla finestra. Dapprima vedemmo solo turbinare la neve, ma poi ci sembrò di stare guardando in un telescopio. La cima della montagna inaccessibile si era avvicinata di un balzo. Non potevamo credere ai nostri occhi: sulla cima c’era un castello! A mezza strada, un gallo cedrone, appollaiato su un ramo morto, guardava nella nostra direzione. Frou Holle venne alla finestra, Ci scostò e passò la mano sul vetro “Ecco la cima della montagna vista dall’altra parte”, disse. Ora vedevamo l’altro lato del castello. C’era uno stambecco che lo guardava – proprio i due animali che stavamo cercando!



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    Ma in quel momento il castello ci affascinava troppo. “Di chi è ?” chiedemmo.
    “E’ dove vive l’Omino di sabbia?” , rispose piano Frau Holle
    Non avevamo parole. Era lì allora che si trovavano i “segreti” do Poberschnigg?
    “Esiste davvero l’omino di sabbia?” chiedemmo
    Alzò le sopracciglia. “Che non sappia che dubitate della sua esistenza”, ci avvertì. “Altrimenti cambia idea e voi potete dire addio ai segreti. Comunque, è lì che vive e ogni sera va in giro per il mondo a distribuire la sabbia soporifera a tutti: uomini, donne , bambini e animali.” Andammo a guardare dalla finestra. “Ecco!”, disse, sta chiudendo ora le porte!”
    Vedemmo due portoni. Uno era socchiuso. Dall’apertura usciva un fascio di luce che i fiocchi di neve attraversavano danzando. Alla luce vedemmo una personcina vestita di rosso. Sembrava un folletto. “E’ alto 15 cm”, disse dietro di noi Frau Holle che aveva letto i nostri pensieri.
    Il portone si chiuse lentamente. Ci ritirammo dalla finestra. “E adesso?” chiedemmo.

     
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    Il sandman è, in diverse culture occidentali, uno spirito che sorveglia il sonno e i sogni dei bambini spargendo sabbia magica o polvere sui loro occhi. Se al risveglio ci si ritrova qualche granello sulle ciglia, quella è prova della sua presenza la notte prima.

    Tra le principali riscritture letterarie del mito vi sono quella di E.T.A. Hoffmann (“Der Sandmann”, 1817, riletta da Freud nel 1919 in “The Uncanny”), quella di Andersen (“Ole Lukøje”, tradotta in “The Sandman”, 1842) i vari fumetti e i diversi omaggi rock (da Roy Orbison a Enya, dai Genesis ai Metallica).
    Tradizionalmente è un personaggio di molte storie per bambini. In alcune tradizioni nordiche, assume l'aspetto di un omino che arriva appeso ad un ombrello.


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    Due bravissimi autori olandesi, Rien Poortvliet e Wil Huygen, hanno pubblicato dei famosi libri sugli gnomi: ai testi di Huygen si uniscono gli splendidi disegni di Poortvliet, che sono poi diventati famosi in tutto il mondo, e rappresentano gli gnomi col cappello rosso a punta e la casacchina blu. Hanno scritto anche un libro della medesima serie intitolato L'Omino della Sabbia.


    Dal libro veniamo a sapere che l'Omino della Sabbia produce nella sua casetta una speciale sabbia soporifera senza la quale nessuno potrebbe dormire. Ogni sera esce dalla sua casetta e la va a distribuire a tutte le persone del mondo: infila uno o due granelli di sabbia negli occhi di ciascuno di noi, cosicchè iniziamo, pian piano, ad avvertire un senso di sonno. L'Omino della Sabbia è anche il responsabile delle notti insonni: a volte sbaglia mira e non centra con il granello l'occhio della persona, che quindi per quella notte dorme male o peggio non dorme; a volte abbonda con i granelli di sabbia, causando nel malcapitato quella sonnolenza che ogni tanto sentiamo tutti.
    Questo volumetto in Italia ha avuto minor successo degli altri sugli gnomi: da noi il Sandman è poco noto e fa parte delle tradizioni di poche regioni italiane. E' per esempio conosciuto nel Triveneto che confina con l'Austria (che insieme alla Germania è il paese dove probabilmente il mito ha avuto origine).

    Nel centro Italia è conosciuto come Omino della Rena:

    un esserino notturno che, secondo la tradizione senese, fa addormentare i bambini capricciosi. Ci riesce grazie a un espediente poco grazioso: lanciando nei loro occhi un pizzico di sabbia per costringerli a chiuderli. Non sempre il bambino si addormenta felicemente, anzi, spesso scoppia in lacrime per il troppo bruciore. Questa creatura è anche conosciuta con il nome di Omino del Sonno: un piccolo Folletto che si aggira per le campagne durante le ore notturne. Indossa un cappello a cilindro e penetra nelle case di campagna attraverso i muri. Con sè porta sempre un sacchetto di sabbia che non si esaurisce mai. La sabbia gli serve per lanciarla a pizzichi negli occhi dei bambini che non vogliono dormire o stentano a prendere sonno.

     
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    L’OMINO DEL SACCHETTO DI SABBIA


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    In un piccolo villaggio vicino al mare si narrava ai bambini, che non volevano andare a dormire, la storia di un folletto dei sogni. Era così piccolo che poteva stare nel palmo di una mano, aveva le manine grassocce dalle dita corte, i piedi piccini e un grosso naso. Vestiva con una tunica tutta blu e si portava appresso un sacchetto più grande di lui. Quando i bambini non ascoltavano le loro madri e volevano stare svegli fino a tardi, il folletto estraeva dal suo sacco una manciata di finissima sabbia bianca e la soffiava delicatamente negli occhi dei piccoli che, strofina strofina quella fastidiosa sabbiolina, prendevano sonno e dormivano fino all’indomani.

    L’omino del sacchetto di sabbia faceva contenti tutti i genitori che, non essendo più costretti a raccontare le stesse interminabili fiabe e aspettare che i loro figli si addormentassero, potevano finalmente andare a riposarsi per affrontare la dura giornata di lavoro la mattina dopo.

    Ogni giorno l’omino si recava alla spiaggia vicina al paese e raccoglieva con attenzione i migliori granelli di sabbia, studiandoli attentamente e scegliendo solo la sabbia più bella e fine. La raccolta durava tutto il giorno e alla sera iniziava il lungo giro per le case del paese, a far addormentare ogni bambini capriccioso che non voleva andare a dormire.

    Un bel giorno, i folletti dei sogni lo chiamarono a gran voce: avevano sentito che, nella grande città poco distante dal mare, vivevano due ragazze con diversi problemi di sonno e che era richiesto urgentemente il suo intervento. L’omino del sacchetto di sabbia partì subito verso il luogo dove era necessario intervenire, svolazzando con la magia attraverso grandi e alte case di cemento e metallo, un luogo abbastanza insolito visto che aveva sempre vissuto al mare.

    Atterrò a notte fonda sul balcone della casa che gli era stata segnalata. La prima stanza che visitò era quasi completamente buia e dal letto proveniva un rumore assordante: una delle due ragazze russava beatamente, rannicchiata per bene sotto le pesanti coperte. Non gli sembrava avesse problemi nel dormire… anzi!

    L’omino proseguì verso la stanza successiva, dopo aver aperto silenziosamente la porta della camera da letto. Fu investito da una forte luce proveniente da una lampada e dal televisore: sul divano del soggiorno c’era la seconda ragazza che guardava lo schermo ben sveglia, tutt’altro che stanca!

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    L’omino del sacchetto di sabbia decise di osservare in silenzio le due ragazze per qualche giorno, appollaiato in diversi angoli dell’appartamento. Quella che aveva visto dormire lavorava per metà giornata, mentre l’altra sbrigava le faccende di casa e si dedicava al divertimento. Eppure non si spiegava come mai la prima dormisse sempre, a qualsiasi ora del giorno dopo il lavoro, mentre l’altra non accennava segni di stanchezza anche se riposava pochissime ore.

    Indaga indaga, scoprì una piccola fessura nell’armadio della camera da letto. Da quel buco, due piccoli occhietti lo osservavano divertiti. «Cosa sei venuto a fare in questa dimora?» disse un nero esserino che sfregava continuamente le zampette. «Sono il folletto della stanchezza e in questo posto comando io, va via!»

    «Io sono l’omino del sacchetto di sabbia e controllo il sonno degli esseri umani. Stai forse facendo i dispetti a queste due ragazze?» disse il buon omino vestito di blu. Il folletto nero della stanchezza ridacchiò e con una tenue scia di luce andò a colpire la schiena della prima ragazza. Era pieno pomeriggio, ma questa iniziò a sentirsi fiacca e i suoi occhi si chiudevano sempre di più ad ogni passo, finché questa non andò a riposarsi sotto le coperte. La seconda ragazza ovviamente si lamentò: non era possibile che ogni giorno non riusciva a giocare con l’altra perché andava a dormire!

    L’omino del sacchetto di sabbia osservò ancora i movimenti del suo avversario. In piena notte, la seconda ragazza era ancora sveglia e pur facendo di tutto non riusciva a prendere sonno: giocava, dipingeva, leggeva noiosi libri e infine si stravaccava sul divano sperando che la televisione le stancasse gli occhi. Niente da fare, andava sempre a dormire triste alle prime luci dell’alba, mentre il folletto nero della stanchezza saltellava trionfante in un angolo della casa.

    Una notte l’omino del sacchetto di sabbia decise di intervenire: si avvicinò quatto quatto alla seconda ragazza e… oh no! Quando era partito dal suo paese di mare, forse aveva dimenticato di riempire il suo sacchetto di sabbia, perché non ce n’era più! Non poteva far addormentare la ragazza che stava sveglia tutte le notti!

    Disperato, si mise a cercare per tutta la casa, sperando di trovare qualche granello di sabbia. Uscì per la città ma non vi era altro che terra e cemento, proprio inadatti per svolgere il suo lavoro, e tornare fino al suo paese di mare gli sarebbe costato un viaggio molto lungo. Doveva trovare una soluzione al più presto.

    Tornò dunque alla casa delle due ragazze e, con immenso stupore, vide il folletto nero della stanchezza che soffiava una grande quantità di sabbia negli occhi della prima ragazza. Questa si addormentò immediatamente, dopo essersi strofinata con vigore i grandi occhi azzurri. «Quel maledetto! – esclamò l’omino del sacchetto di sabbia con la sua vocina- Mi ha rubato tutta la sabbia appena sono arrivato, mentre osservavo la situazione! Povero me, come farò adesso a risolvere il loro problema di stanchezza?»

    L’omino del sacchetto di sabbia si rifugiò nella cucina dell’appartamento e si mise a piangere chiuso dentro la dispensa, tra biscotti e grissini. Che vergogna, era stato beffato dal suo avversario, che usava la sua sabbia per fare del male alle due umane!

    Iniziò a singhiozzare disperatamente nel buio della dispensa, quando all’improvviso si sentì toccare la spalla. Dietro di lui, in piedi, c’era un gruppo di fatine tutte colorate: le loro ali emanavano un lieve bagliore e i loro vestitini fosforescenti illuminavano l’interno dell’armadietto del cibo. «Perché piangi, piccolo omino?» chiese una delle fatine.

    «Il folletto della stanchezza mi ha preso in giro! Ha rubato tutta la mia sabbia e ne fa quello che vuole, mentre io non posso più aiutare quelle due ragazze!» disse disperato l’omino, mostrando il sacchetto vuoto.

    Le fatine si radunarono e iniziarono a bisbigliare tra loro, poi alcune di loro salirono sul piano superiore della dispensa e tornarono ognuna con un sacchettino tra le mani. «Ci dispiace molto per quello che ti è successo, - dissero in coro – il folletto della stanchezza non ha amici e si comporta in malo modo, ma noi ti aiuteremo a sconfiggerlo!»

    Così in una notte prepararono decine e decine di tortine a forma di cuore, con tanti buchetti in cui misero dello zucchero a velo. Li misero sul tavolo del soggiorno, cosicché le due ragazze potessero trovarli e assaggiarli.

    La prima fu la ragazza che tornava da lavoro: era già molto stanca ma desiderava giocare un po’ prima di andare a dormire. Subito apparve il folletto nero della stanchezza che, con un raggio, le fece venire subito sonno. La ragazza però, prima di andare a letto, posò la giacca in soggiorno e notò con stupore il vassoio pieno di dolcetti. Ne assaggiò subito uno e come per magia la stanchezza era passata, anzi era piena di energie e si mise a fare tante cose fino a sera.

    Ma la prova più dura era far addormentare la seconda ragazza: era passata la mezzanotte da un po’ di tempo e non era affatto stanca. Le fatine, in silenzio, avvicinarono il piattino coi dolcetti in sua direzione ma sembrava non notarli affatto. Il folletto nero della stanchezza già cantava vittoria, cosa si poteva fare?

    All’omino del sacchetto di sabbia venne improvvisamente un’idea: raccolse un po’ di zucchero a velo da sopra le tortine, si avvicinò quatto quatto al viso della ragazza e… puffff… le soffiò in faccia tutto lo zucchero. Subito lei si strofinò gli occhi per il fastidio e questi divennero pesanti, non riuscivano a stare aperti, tanto che decise di andare a dormire. Era fatta!

    Ogni sera, per un certo periodo, l’omino del sacchetto di sabbia e le fatine prepararono i dolcetti per le due ragazze, che finalmente ritrovarono il giusto equilibrio tra star sveglie e riposarsi, finché non impararono a regolarsi da sole.

    Giunto quel momento, l’omino del sacchetto di sabbia (che ora era pieno di dolce zucchero a velo) dovette salutare le fatine che l’avevano aiutato e tornare al suo villaggio sul mare. Prima di andarsene, però, fece un ultimo saluto anche al suo avversario, il nero folletto della stanchezza che era tutto triste nel suo angolino, e gli regalò tanti dolcetti perché anche lui sorridesse e capisse che il suo lavoro era molto importante… ma ci voleva anche molta dolcezza nel farlo!



    di Sabu chan 20/11/2014
     
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    III parte

    “Andiamo a sederci” disse Frau Holle. “ Oltre non potete andare. Ma io so cosa succede là e ve lo dirò con tanti particolari che vi sembrerà di esserci stati.”
    Non molto convinti, bevemmo un sorso di vino.
    Ma quando la vecchia cominciò a parlare ci sembrò di essere stati stregati. Tutto quello che diceva lo vedevamo con l’occhio della mente e ci sembrava di essere davvero nel castello.
    “Il mio buon amico, L’Omino della sabbia” disse Frau Holle, “tiene in mano una vecchia lanterna. Credetemi se vi dico che parla tutte le lingue del mondo. Ha una folta barba bianca e indossa un berretto da notte rosso e una camicia da notte anch’essa rossa che gli arriva fino alle pantofole di feltro. Sopra le guance rosse gli brillano due occhi intelligenti e allegri.
    Ora percorre il labirinto buio dei corridoi del castello e, poiché è un cuor contento, fischietta da solo e si stropiccia il naso con il palmo della mano. Sulle porte ci sono numeri e targhette con scritto “allenamento per la forma”, “Esercizi di lancio”, Sabia prima scelta”, Sabbia seconda scelta”, “Sabbia terza scelta.”, “Schedario” ecc.
    Ora l’omino della sabbia si ferma davanti ad una porta che non vi arriverebbe neppure in ginocchio, la apre, entra in una stanzetta ricavata nel muro. E’ il salotto.
    E’ da qui che viene tutto il sonno del mondo”
    Frau Holle tacque, ci guardò con occhi penetranti. “ora capirete, perché tengo lontano da castello la gente che prende sonniferi o che cerca un modo per far denaro. Nessuno, proprio nessuno, supererà la mia barriera di neve e di nebbia, nemmeno gli “Sveglianti”.
    “Chi sono?” chiedemmo
    “Sono tipi che cercano di tenere tutti svegli. Si danno una gran pena per disfare quello che l’omino della sabbia fa e sarebbero felicissimi di portagli via tutta la sabbia. Ma devono fare i conti con me. Ve ne parlerò poi”.

     
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    IV parte

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    LA CASA DELL’ OMINO DI SABBIA

    “Ora vi dirò come è fatta dentro la casa dell’omino della sabbia”, continuò Frau Holle, dopo averci portato altro vino e frittelle. Cominciavamo ad avere un po’ di sonno e appena la sua voce riempì la stanza accogliente ci sembrò che la mente abbandonasse il corpo per tornare al castello.
    Doveva averci fatto una magia perché tutto quello che diceva lo vedevamo come se ci fossimo.
    “Nel soggiorno dell’omino della sabbia c’è sempre un ciocco che brucia, estate e inverno. Ci sono poltrone, tavolini, cassapanche e una clessidra e alla parete è appeso uno scaldino. Nella stanza vive anche un’asinella, Suzanne. E’ un asinella più piccola del mondo, grande come una scotola di biscotti. E’ lei che trasporta l’omino della sabbia in giro per il mondo, a far addormentare uomini e animali. E’ felice di aiutarlo, perché lei e l’omino della sabbia si vogliono molto bene.
    L’omino della sabbia chiude la porta e, grattando l’asinella tra le orecchie, si siede sulla sua poltrona. Prende un librone rilegato in pelle e dice: “Dove ero arrivato, prima di uscire? Ah sì, la Bella Addormentata si era punta col fuso che apparteneva alla vecchia della torre del castello, dopo di che era caduta in un sonno di cento anni e con lei si erano addormentati tutti gli abitanti del castello, animali compresi…”
    Tutte le sere, prima di uscire l’omino della sabbia legge a Suzanne una storia che parla di sonno o di asini. Suzanne, con il muso appoggiato sulla sua spalla o sullo schienale della poltrona, ascolta attenta. Se la storia è triste, negli occhi le spunta una lacrima.

    Oltre al soggiorno c’è la cucina e oltre la cucina la legnaia. E’ qui che dorme Suzanne. La legnaia è l’unica stanza con le finestre, che sono necessarie per gettare fuori i rifiuti di Suzanne. E’ un ambiente fresco, ma Suzanne non piace essere mandata a dormire, soprattutto quando l’omino di sabbia le ha letto una storia paurosa. Oltretutto, quando si va fuori insieme tutte le sere per secoli e secoli, si finisce per diventare molto intimi. L’omino della sabbia e Suzanne mangiano insieme e, a dire il vero, dividono pure il letto.

    La cucina è il regno di Roberta. Roberta è una fata robusta che gli anni non contribuiscono certo a renderla più bella! Le ali sono un po’ cascanti, dopo cento anni che non le usa. Se cercasse di volare, non ci riuscirebbe più. Ogni tanto Suzanne le dice: “Andiamo fuori a volare unpo’. Ti porto in alto io in groppa, poi torni a casa da sola!” Ma Roberto non risponde neppure.

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    Governa la casa con mano ferma e tiene tutto pulito, è brontolona ma nonostante ciò l’omino della sabbia non potrebbe stare senza di lei. Qualche volta Roberta è molto irritabile. L’omino della sabbia, quando si sente sgridato per aver lasciato qualcosa o aver sporcato, si guarda intorno con aria colpevole e ammicca a Suzanne. Oltre a lavare e rammendare, Roberta ha insegnato a Suzanne a fare i suoi bisogni in una tinozza in legnaia.
    La fata si preoccupa anche che ci sia sempre una camicia da notte pulita in guardaroba, perché l’omino della sabbia non indossa altro giorno e notte, estate e inverno, oltre alla calda biancheria che Roberta tiene sempre pronta per lui.
    Qualche volte lava anche il berretto da notte. In realtà è un vecchio cappello a punta che si è piegato a furia di trasportare sacchi di sabbia. E’ un berretto molto particolare, considerando l’alta velocità e la resistenza all’aria.
    Questo è un segreto. L’omino della sabbia usa la punta piegata per portare un po’ di sabbia di riserva, in caso succedesse qualcosa alla borsa che porta sempre al fianco piena di sabbia soporifera.
    Roberta frega e lucida di lena, ma cuoce anche frittelle fantastiche.

     
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