CASTORI, CONIGLI, SCOIATTOLI.

I RODITORI

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  1. gheagabry
     
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    Una parabola indiana

    La storia vuole che un giorno il mare in tempesta abbia portato via un albero dov’era il nido di alcuni scoiattolini, mentre la madre si era allontanata per procurare loro il cibo.
    Al ritorno dall’approvvigionamento, la mamma trovò lo spettacolo del mare infuriato e della sua rapina. Da quel momento in poi, fra l’animaletto eroico e l’Oceano sterminato iniziò una lotta senza tregua: ogni giorno la madre scoiattolo intingeva la coda nell’acqua, allo scopo di poterla lentamente prosciugare.
    Ciò accadde finché un angelo, commosso dalla folle e temeraria fermezza dell’impresa, si avvicinò al minuscolo orecchio dell’animaletto e le sussurrò: “non punire più l’Oceano e riavrai i tuoi piccoli!”

     
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  2. gheagabry
     
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    SCOIATTOLO





    Nome scientifico: Sciurus vulgaris Ordine: Roditori Famiglia: Sciuridi Diffusione: Foreste di conifere e di latifogliePeso: 200-490 gr Lunghezza: 195-280 mm HabitatLo scoiattolo europeo è diffuso in tutta l’Europa e l’Asia, vive nelle foreste di conifere e latifoglie. Si possono incontrare tre specie diverse:
    Sciurus vulgaris fuscoater che vive sulle Alpi e nell’Appennino settentrionale.
    Sciurus vulgaris italicus che vive sull’Appennino settentrionale fino all’Abruzzo.
    Sciurus vulgaris meridionalis che vive nelle regioni meridionali. Lo scoiattolo passa la maggior parte del suo tempo sugli alberi, la sua vita si svolge di giorno ed è particolare attivo all’alba e al tramonto. Costruisce la tana sulle biforcazioni dei rami, o nelle cavità degli alberi, li passerà le sue notti, e il periodo invernale del letargo. Gli scoiattoli seguono una dieta identica a quella dei criceti, con la differenza che non mangiano verdure ad eccezione delle carote, e una maggiore quantità di frutta, ghiande ed arachidi.
    Caratteristiche fisicheLa testa è ben distinta dal tronco, gli occhi sono scuri, le orecchie hanno sulla punta lunghi ciuffi di peli. Le zampe sono corte con dita dotate di unghie appuntite e ricurve che gli consentono di arrampicarsi con agilità sui tronchi e di muoversi con velocità tra i rami, con grande agilità, sempre utilizzando la coda come timone. La pelliccia è corta e ruvida, ma diviene lunga e morbida sulla coda: durante l’anno si hanno due mute, quella primaverile che dalla testa procede verso la base della coda, e quella invernale, che procede invece in senso inverso. La coda e i peli delle orecchie mutano solo d’estate. Il colore della pelliccia è fulva-rossiccia d’estate e più scura d’inverno.



    RiproduzioneTra la fine di dicembre e l’estate i maschi entrano nei territori delle femmine e cominciano a seguirle sbandierando la coda. La loro convivenza dura non più che dopo l’accoppiamento. Dopo circa 38 giorni di gestazione nascono i piccoli, da 3 a 5, lunghi appena 6 cm e con un peso di circa 8 gr. La madre li allatta per due mesi circa. Dopo due mesi sono indipendenti e raggiungono la maturità sessuale ad un anno di vita. Nelle regioni fredde gli scoiattoli si riproducono solo in primavera, in quelle con clima più mite anche in inverno.

     
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  3. gheagabry
     
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    Considerato che ogni animale ha dei diritti...considerato che il disconoscimento e il disprezzo di questi diritti hanno portato e continuano a portare l'uomo a commettere crimini contro la natura e contro gli animali... considerato che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto all'esistenza delle altre specie animali costituisce il fondamento della coesistenza delle specie nel mondo...considerato che genocidi sono perpetrati dall' uomo e altri ancora se ne minacciano...considerato che il rispetto degli animali da parte degli uomini è legato al rispetto degli uomini tra loro...
    considerato che l'educazione deve insegnare sin dall'infanzia a osservare, comprendere, rispettare e amare gli animali.

    - premessa della "Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali" -



    IL CASTORO





    Il castoro è un animaletto simpatico appartenente alla famiglia dei roditori....Una specie di castoro vive in Nord America (Castor canadensis) e l'altra, molto rara, in Eurasia (Castor fiber). Le due specie, che differiscono per la forma delle ossa nasali, per tutti gli altri aspetti sono così simili che alcuni studiosi le considerano come due sottospecie di un'unica specie. I castori sono grossi roditori, che da adulti pesano in media 16 kg, anche se ne sono stati rinvenuti alcuni di 40 kg e, inoltre,
    si sa di alcune specie ormai estinte che erano grandi quasi come orsi.
    In genere il castoro è lungo circa 75 cm e alto meno di 30. La coda larga, piatta e coperta di scaglie, misura circa 25 cm di lunghezza; in caso di pericolo viene sbattuta sull'acqua, segnalando l'allarme; altrimenti aiuta a sostenere l'animale quando sta ritto sulle zampe posteriori e nel nuoto viene usata come timone. Il corpo del castoro è massiccio, il dorso arcuato e il collo grosso; le zampe posteriori sono palmate e tutte le dita sono munite di artigli. La pelliccia è generalmente marrone-rossiccia sul dorso e più chiara o grigiastra sul ventre. Gli occhi sono piccoli e le narici si possono chiudere. Il cranio è massiccio, con creste pronunciate alle quali si attaccano i potenti muscoli associati alle mascelle. I denti incisivi (due sulla mascella e due sulla mandibola), di colore giallo-arancio, sono come quelli degli altri roditori e si consumano più rapidamente sulla superficie interna, assumendo la forma di uno scalpello ben affilato, rivestito di smalto.
    Con questi denti il castoro può abbattere grossi alberi.
    Caratteristica nota a tutti è la capacità di questo roditore di costruire delle vere e proprie dighe con i ramoscelli e i tronchi di albero. Il loro scopo è quello di aumentare il raggio della loro tana e conseguentemente aumentare la profondità dell’acqua.
    Per molti secoli, il castoro è stato considerato un animale nocivo all’ambiente per queste sue abitudini e “nemico” dell’uomo perché la sua attività di “ingegnere” può in alcuni casi comportare inondazioni locali...Sebbene il castoro sia un potente nuotatore, quando si sposta sulla terraferma è sgraziato e ha difficoltà a trascinare i tronchi e i rami di cui si serve come cibo e materiale da costruzione. Pertanto, spesso i castori scavano dei canali per collegare il loro bacino artificale alla zona dove crescono gli alberi da abbattere. Molti canali sono larghi e profondi fino a 1 m e spesso sono lunghi alcune centinaia di metri. Il legname che galleggia viene, quindi, fatto scendere lungo il canale fino al bacino artificiale.
    Quando i castori abbandonano un’area, quest’ultima si trasformerà in un prato. Inoltre caratterialmente sono molto prudenti, monogami e vegetariani: la loro dieta si basa soprattutto sulla corteccia degli alberi.

    I castori sono animali sociali. Nelle zone isolate, dove il cibo è abbondante, una comunità di castori comprende molte famiglie. La tana del castoro ha una struttura unica nel regno animale. Ne esistono tre tipi diversi, a seconda che siano costruite su isole, sulle rive di stagni o sulle sponde di laghi. La tana sull'isola è costituita da una camera centrale, con il pavimento appena sopra il livello dell'acqua, e due entrate. Essa viene costruita con ramoscelli, erba e muschio, intessuti insieme e impastati con il fango, e aumenta gradualmente di dimensioni per le riparazioni e le elaborazioni effettuate dal castoro anno dopo anno. La camera interna può misurare 2,4 m in larghezza e fino a 1 m in altezza. Il pavimento è coperto di corteccia, erba e schegge di legno; inoltre, a volte vi sono speciali ripostigli aggiuntivi. Le tane costruite negli stagni possono sorgere a poca distanza dalla riva o in parte sopra di essa, con il muro frontale orientato verso lo stagno. Le tane dei laghi sono costruite sulle rive più riparate.




    ..... simbologia ......




    Il castoro dimostra soprattutto intelligenza e senso della collettività ed è a tutti gli effetti un costruttore e un ingegnere ideale.
    La forza del castoro aiuta chi la possiede a realizzare i propri sogni e i propri desideri lavorando insieme ad altri, poiché il castoro ha un senso della comunità e della famiglia molto sviluppato.
    Esso è anche preparato e sempre pronto all'auto-difesa - con i suoi denti è pur sempre in grado di abbattere un albero - e questo ci indica la necessità di proteggere il lavoro fatto e di essere sempre ben svegli e presenti.
    La forza del castoro può anche essere evocata per trovare soluzione a un problema. Come nelle sue costruzioni vi sono sempre diverse possibili uscite, così dovremmo imparare da lui a lasciarci sempre aperte diverse possibilità.
    Esso sembra seguire il principio: quando una porta è chiusa, vi è un'altra via aperta.
    Seguendo il suo insegnamento, infatti, non dovremmo mai arrivare a chiuderci da soli delle possibilità.
    Quando il castoro vi appare in sogno, questo può significare di concretizzare un vecchio desiderio custodito a lungo, oppure di portare finalmente a compimento un vecchio progetto.




    ....nelle Cronache di Narnia



    Questo libro è stato scritto da C.S.Lewis e narra di quattro fratelli:Peter,Susan,Edmund e Lucy che per sfuggire ai bombardamenti su Londra si trasferirono in una villa in campagna da un professore in pensione .Qui trovarono una grande stanza con solo un armadio .Lucy ne fu attratta ed una volta entrata scoprì che comunicava con un altro mondo:il mondo di Narnia .Qui conobbe il fauno Tumnus il quale le rivelò che a Narnia regnava la Strega Bianca,la quale faceva in modo che fosse sempre inverno e che non giungesse mai il Natale .Tornata nel mondo reale Lucy scoprì che il tempo passava molto più lentamente [...]Usciti dalla grotta incontrarono un uccello che li condusse, dopo un lungo tragitto alla tana di un castoro. Questi, una volta capito che erano gli umani della profezia, raccontò loro tutta la triste storia di Narnia e disse che li avrebbe accompagnati alla tavola di pietra dove li aspettava Aslan, il leone vero re di Narnia che doveva ristabilire il proprio potere....
    "Sono una coppia di castori che vivono nelle vicinanze della casa del Signor Tumnus e del passaggio attraverso l' Armadio Guardaroba. Il Signor Castoro scopre Peter, Susan, Edmund e Lucy nel bosco e dimostra di essere loro amico mostrando a Lucy il fazzoletto che aveva dimenticato a casa del Signor Tumnus. Il cortese castoro accompagna i suoi quattro ospiti alla sua diga dove offre loro il pranzo e dove discutono della Profezia di Narnia che li riguarda. Poi i quattro ragazzi ed i Signori Castoro sono costretti a scappare dalla loro diga perché assediati da un branco di lupi con a capo Maugrim inviati lì dalla Strega Bianca Jadis."


    ...Ciuffo bianco ... il piccolo castoro....



    Protagonista di questo film d’animazione è Ciuffo Bianco, un giovane castoro birichino e spensierato, caratterizzato da un ciuffetto bianco sulla testa dal quale prende il nome. Il piccolo castoro vive nel cuore della foresta canadese con la coraggiosa madre che ha cresciuto lui e la sua sorellina praticamente da sola, poiché il loro padre è stato divorato dai lupi subito dopo la nascita di Ciuffo Bianco. Improvvisamente alcuni orsi danneggiano la diga e Ciuffo Bianco viene strappato alla famiglia e trasportato dalla corrente impetuosa del fiume. Il castoro si ritrova, dunque, ad affrontare una lunga serie di pericoli.Regia: Philippe Calderon





    ..... una favola .....



    Prima di incontrare il nostro piccolo amico dalla coda piatta e dai robusti dentoni, cercate di immaginare una foresta immensa, alberi, alberi e ancora alberi a perdita d'occhio. Splendidi e grandi alberi che l'autunno non ha ancora spogliato e che sotto all'ormai pallido sole sembrano ammantati d'oro e di bronzo.
    Ora, in mezzo a questo mare di alberi dorati immaginate un chiazza argentata. E' il boschetto di betulle che attornia il laghetto dove la famiglia del nostro amico ha costruito la sua diga e la sua tana. Prima la diga, di modo che, trattenendo l'acqua il laghetto diventi più profondo,
    poi la tana che sembra un mucchio di paletti ma è una specie di condominio galleggiante.
    Ci siete? Riuscite a sentire gorgogliare l'acqua dei tanti ruscelli che portano acqua al laghetto e dal laghetto la portano via? Sentite il vento che sussurra tra le foglie?
    Perfetto!
    Allora non vi resta che immaginare di sentire lo scric scrac scroc dei dentoni
    di un castorino alle prese con un mucchio di tronchetti.
    Adesso non andate ad immaginare che Scrunsh (così si chiama il nostro amico) stia lavorando. Scrunsh è un castoro bambino e si sta divertendo un mondo a far finta di non aver tempo di giocare. Quindi gioca a lavorare e per chi è nato castoro e ha fretta di diventare grande, il più bel gioco è costruire una diga. Una diga tutta sua.


    SCRUNSH - Kelp il gabbiano è stato proprio bravo a segnalarmi questo punto del ruscello. Qui è bello stretto, la mia diga sarà presto fatta. E' un po' lontano da casa e la mamma non sarà tanto contenta... ma ero proprio stufo di stare con tutti gli altri a chiacchierare con comare Orsa. Quella non fa che darci ammonimenti: State attenti alla volpe, state attenti all'aquila...
    Scrunsh riprende a temperare i suoi amati tronchetti e a conficcarli man mano nel fango del ruscello. La sua diga sta ormai prendendo forma quando ad un tratto...
    Una nube oscura il sole e l'ombra avvolge il piccolo ingegnere idraulico.
    Ma...non è una nube, le ali delle nubi non frusciano in volo...
    AQUILA - (suadente) Bel lavoro, piccolo. Come ti chiami?
    SCRUNSH - Gulp!
    AQUILA - Ti ho spaventato?
    SCRUNSH - No no... è che... ero molto indaffarato e non l'ho sentita arrivare. Lei è l'aquila, vero?
    AQUILA - Sono l'aquila e... vorrei saperne di più su come costruite le vostre dighe.
    In cambio, se vuoi, posso dirti com'è il mondo visto dall'alto. Ti va?
    Ehi, sei per caso timido?
    SCRUNSH - Oh bè... è che... tutti dicono che Lei... Insomma...
    AQUILA - Ah già... So cosa vanno blaterando orsi, lontre e gabbiani.
    Tutte chiacchiere! Non sono cattivo, sono un'aquila. E' un mestiere piuttosto noioso, sai.
    SCRUNSH - Ah sì?
    AQUILA - Di lassù si vede tutto. Si sa tutto. Vedi avvicinarsi il cacciatore, vedi arrivare le nubi che portano la pioggia, quelle che portano la neve, vedi le anatre che migrano, le pernici che tornano, i caribù che galoppano di qua e di là. Sempre la stessa solfa. Però... ma certo, per te sarebbe una novità. Vuoi che ti porti a fare un giro, a vedere il mondo dall'alto?
    Potrei portarti a vedere dove abita il cacciatore.
    SCRUNSH - Ehm... è davvero un pensiero gentile. Farò sapere a tutti della sua costesia ma vede...
    Mi scusi un attimo, questa corteccia mi sta dando del filo da torcere... Scrunsh scrunsh...
    Scrunsh! Fatto! Dicevo... per quanto riguarda quel viaggetto, credo proprio che i miei non ne sarebbero per niente contenti. Se mi vedono per aria con lei, immagineranno chissà quale catastrofe.
    Cosa vuole, i miei vecchi hanno una mentalità da castori, non vedono più in là della diga.
    AQUILA - Ehm, capisco.
    E mentre chiacchierano del più e del meno, delle dighe e del mondo visto dall'alto, della mentalità dei papà e delle mamme castoro, dell'inverno alle porte e del cacciatore che non tarderà a farsi vivo,
    l'aquila e il castorino si mettono a camminare lungo il ruscello finché...
    SCRUNSH - Fermo! Attento! Non si muova!
    L'aquila si ferma e rivolge a Scrunsh un occhiata perplessa. Non c'è alcun segno di pericolo e lei ne ha viste ben altre. Cos'avrà mai in mente quel mezzo boccone di castoro?
    Il mezzo boccone di castoro prende tra i denti un ramo bello lungo e, spazzate le foglie che coprivano un orrendo marchingegno,
    vi butta sopra il ramo e... le mascelle di ferro si richiudono con un sinistro CLACK!
    SCRUNSH - Pfiù! Avrei dovuto farlo molto prima. E' una trappola per gli orsi.
    Qui sapevano tutti dov'era. La lasciavamo lì per evitare che il cacciatore ne mettesse altre in giro. Capisce?
    AQUILA - Capisco. Grazie infinite! Ora, se mi vuoi scusare, avrei da fare! Ciao piccolo, ci vediamo!
    Che nella lingua delle aquile sta per: Mi son preso una bella lezione! Da un mezzo boccone di castoro, poi!

    SCRUNSH - Grazie della sua visita e arrivederci!
    Che nella lingua dei castori significa: Mi son preso un bel spavento! L'orsa e i gabbiani sono dei bugiardi chiacchieroni. Oppure no?
    Ma per finire, in tutte le lingue del mondo, la morale di questa favola è una sola:


    Bisogna parlare con la gente prima di mangiarsela.

    Libero adattamento di una fiaba moderna, del poeta, narratore e cantante del Québec Gilles Vigneault




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    Se si guarda negli occhi un animale,
    tutti i sistemi filosofici del mondo crollano.
    Luigi Pirandello


    LA LEPRE




    Animale solitario, attivo tutto l’anno, si sposta a balzi ma quando fugge corre molto rapidamente, può raggiungere, in corsa, punte di velocità di 60-70 Km/h; l'attività è crepusculare e notturna; durante il giorno rimane nascosto in un piccolo avvallamento che scava nel terreno scoperto fra l'erba alta, lungo un argine o sotto un cespuglio; in inverno talvolta può rifugiarsi sotto la neve.
    La lepre misura da 50 a 70 centimetri, cui vanno aggiunti circa 8 centimetri di coda, mentre l'altezza al garrese è di 30 centimetri. Il peso è da 3 a 6 chili. Possiede orecchi lunghi circa 15 centimetri, i cui peli sono neri all'estremità.
    In inverno cambia il colore del pelo, che diventa totalmente bianco, per mimetizzarsi e sfuggire meglio ai predatori, utilizzando anche i suoi sviluppatissimi sensi e l'agilità.
    Ogni individuo è legato al suo territorio e la medesima lepre ritorno al proprio covo dove trascorre la giornata; generalmente il covo è raggiunto effettuando un lungo salto (oltre tre metri)
    al fine di far perdere la propria traccia ai predatori.
    La Lepre si adatta molto facilmente ad ogni tipo di terreno, vive infatti sia in pianura che in montagna, la possiamo trovare fino a 1800 m. Vive in vari tipi di territorio, diffuso nei terreni scoperti più o meno coltivati (prati, pascoli, erbai, vigne, campi a cereali) intercalati con siepi o boschetti;
    è attivo al crepuscolo e durante la notte
    La lepre è esclusivamente vegetariana: si nutre di moltissime specie vegetali,
    piante erbacee e arbustive, cereali, bacche, e frutti.
    La lepre dotata di "orecchie antenne radio" scappa non appena percepisce deboli suoni,
    che neanche l'orecchio umano può captare.





    Il genio purtroppo non parla per bocca sua.
    Il genio lascia qualche traccia di zampetta come la lepre sulla neve.
    (Eugenio Montale)



    ...miti e leggende ...



    Dovunque nel mondo, le lepri hanno un forte influsso sulla cultura: nel folklore africano, ad esempio, hanno il ruolo di trickster, impiantato in America dagli schiavi neri sotto forma di Fratel Coniglietto. In Irlanda, la lepre è il corrispettivo del gatto nero, ed accompagna le streghe nelle loro azioni, mentre dall'altro lato del canale di San Giorgio le stravaganti esibizioni riproduttive di questi animali hanno dato adito al detto "mad as a march hare" (pazzo come una lepre a marzo): la stessa Lepre Marzolina del romanzo di Lewis Carroll
    Alice nel Paese delle Meraviglie è ispirata a questo adagio.
    Nelle culture orientali, la lepre è uno dei disegni formato dalle macchie lunari, così come Lepus è il nome di una costellazione. Nella tradizione ebraica, la lepre è uno degli animali impuri, quindi proibiti.

    Il termine "Easter" con cui in inglese si designa la Pasqua ci riporta ad una antica divinità pagana dei popoli nordici, la dea Eostre, assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar, la quale presiedeva
    ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e alla fertilità dei campi.
    I popoli Celti denominavano l’equinozio di Primavera “Eostur-Monath” e successivamente “Ostara”. Il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, e infatti si tratta di una divinità legata al sole nascente e al suo calore. E del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell’astro sarà un tema ricorrente nel prosieguo delle tradizioni pasquali. A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e animale sacro in molte tradizioni. I Britanni associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia e i Celti la consideravano un animale divinatorio...La lepre di Eostre, che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, è diventata l'odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità.

    Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo questo dell'associazione dell'animale con divinità lunari. Questa raffigurazione della "lepre nella luna" appare nelle tradizioni cinesi, europee, africane e indiane. Nella tradizione buddhista le leggende narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l'immagine dell'animale sulla luna. In Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra. Nell'antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.

    Secondo a mitologia giapponese sulla luna si intravede una lepre.
    Si racconta che tanti anni fa sulla terra vivessero felicemente e in amicizia una scimmia, una lepre e una volpe.
    Un potente dio venne a conoscenza di questa grande amicizia tra animali così diversi e decise di verificarla: avrebbe premiato tanta lealtà. Arrivato sulla terra si presentò ai tre amici spacciandosi per un povero vecchio affamato. La volpe e la scimmia, sperando in una ricompensa, si misero a raccogliere bacche e verdure per sfamarlo, ma la lepre continuò a giocare spensierata, perché quella era la sua natura.
    Allora la scimmia e la volpe le dissero di raccogliere dei rametti per loro e di ammucchiarli e accenderli. Lei li accontentò e i suoi amici la spinsero sul fuoco e la servirono all'affamato vecchio che, colto da orrore per quel tradimento pensò che l'unica davvero leale fra i tre fosse stata la lepre e, come premio, la fece salire fino al palazzo della luna dove le fu resa la vita che divenne eterna.




    Gli uomini si dedicano ad inseguire una palla o una lepre:
    è il piacere persino dei re."
    Blaise Pascal


    .....la costellazione della lepre.....



    È una piccola costellazione australe di 290 gradi quadrati, delimitata da una decina di stelle poco brillanti, ma che tuttavia, trovandosi subito a sud di Orione, risulta facile da identificare. Interessante è il fatto che fosse già nota con questo nome non solo nell'antica Grecia, ma anche nel mondo arabo. La Lepre giace sul bordo della Via Lattea ma non sufficientemente vicina per contenere ricchi campi stellari; sono tuttavia presenti alcuni oggetti celesti interni alla nostra Galassia.





    ... nell'arte ...



    I simboli nella storia dell'arte sono degli elementi molto importanti e ci comunicano un mistero che non siamo in grado di esprimere in altro modo, ed ecco che si collocano su un piano diverso dall'evidenza della realtà. Vanno per questo decifrati e possono dare origine e interpretazioni diverse fra loro. Per molti secoli hanno ispirato l'arte occidentale ed ogni popolo ha i propri, a volte la simbologia di un popolo può coincidere con quella di un altro se questi hanno la stessa origine. Quei simboli che nella nostra cultura hanno assunto un preciso significato, hanno invece un valore opposto in altre, ad esempio, il concetto di lutto in occidente
    è rappresentato dal colore nero, in oriente è associato al colore bianco.
    Altra cosa sono le allegorie che rappresentato dei "concetti" con particolari raffigurazioni.
    La lepre rappresenta lo scatto e la velocità. Simbolo di abbondanza ed esuberanza.





    .... i gufi e la lepre ....



    << Appollaiati sul ramo, due gufi guardavano una lepre correre nel campo.
    - "Povera lepre", disse un gufo, "non ha nemmeno il coraggio di tornare nella sua tana"
    - "Perché?", domandò l'altro
    - "Perché ha paura"
    - "Paura di entrare in casa sua?"
    - "La lepre è fatta così", replicò il gufo che aveva parlato per primo, "vive sempre nel terrore, e ora che l'autunno cambia il colore delle foglie e le stacca dai rami, essa non osa nemmeno guardarle; scappa di qua e di là, terrorizzata da questa pioggia di colori"
    - "Ma allora è vile!"
    - "Certo. E a forza di correre finirà in qualche tagliola, o sotto il tiro dei cacciatori">>
    (Leonardo da Vinci)

    N.B.E' vero che lepri e conigli sono animali timidi per natura, ma queste caratteristiche sono le uniche "chance" che hanno per salvarsi la vita. Si tratta del più puro istinto di sopravvivenza.
    Vulnerabili e timidi sono le vittime di numerosissimi predatori e per poter sopravvivere possono solo stare continuamente all'erta.
    Quello che però i due gufi saputelli non sanno è che, quando la lepre scappa, è perché negli attimi prima della fuga ha già captato centinaia di segnali, come deboli fruscii, che i gufi nemmeno si sognano di sentire. Questo grazie ad una vista acuta, un odorato finissimo ed un udito ... le orecchie parlano da sole!
    In quanto alla paura di entrare nella propria tana, è solo un'invenzione dei due rapaci notturni, o di Leonardo per essi: la tana delle lepri infatti è una semplice depressione nel terreno coperta da foglie, non una serie di gallerie e cunicoli come quella dei conigli.





    ....una canzone....


    Viveva già molto tempo fa la lepre con la volpe e la scimmia...
    non ricordo chi ne raccontò la storia, molti anni fa
    Per tutto il giorno giocavano felici su per colline e giù per i prati
    e a sera si stringevano vicinì, per affrontare il buio della notte,
    Chissà chi me lo raccontò...
    Veniva per la stessa via un vecchio che a sè li chiamò:
    "Chi di voi tre mi aiuterà sarà da me premiato".
    Volpe e scimmia si diedero da fare, mentre la lepre continuava a giocare:
    correva per i prati spensierata e dai suoi stessi amici fu tradita.
    Chissà chi me lo raccontò...
    Davanti al cibo che gli fu servito il vecchio certo penso:
    "Povera lepre ti han tradita gli amici che tu amavi".
    Volpe e scimmia si gurdavano stupite mentre la lepre col vecchio se ne andava
    da allora sempre gioca spensierata là in alto, nel palazzo della luna.
    - La lepre nella luna di Angelo Branduardi -




    ...una poesia...



    Un orecchio moscio a bandiera avvolta
    a far riposar mezzo cervello e uno dritto a captar le insidie
    Ha le zampe anteriori corte salta in salita e si rotola in discesa
    è un pò come il cuore degli amori pulsa forte ad arrivar
    dall'incerto intuito alla conquista e precipita sleale assuefatto dalla vetta
    La lepre è una metafora dell'incertezza e paura e anche un pò di dignità vigliacca
    ma è solo un animale timido, esce la sera alla luna per nutrirsi di silenzio
    alla cecità notturna sperando che l'umano diserti stolture che il giorno alleva
    Ognuno di noi nel buio dell'anima ha una lepre impaurita
    che la luce levi la coperta nera a scorgere il vampiro sazio
    che ha dissanguato le speranze
    La lepre siamo noi nella prateria della vita
    davanti al fucile dei pensieri e i seguci assassini appostati e travestiti da fratelli
    - michael santhers -



     
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  6. gheagabry
     
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    Benché gli animali non scrivano autobiografie, come le intendiamo noi, è possibile scriverne la biografia. Essi sono individui e membri di gruppi, con storie complesse che hanno luogo in un mondo concreto, e che implicano un gran numero di stati emozionali complessi. Sono esseri senzienti che hanno una percezione emozionale di tutta la loro vita, esattamente come noi.
    Jeffrey Moussaieff Masson



    L'ISTRICE




    L'istrice crestata appartiene alla famiglia degli Istricidi, è un roditore di mole cospicua (il più grosso in Europa) caratterizzato dall'avere il corpo e la coda ricoperti da aculei rigidi, erettili e di lunghezza variabile nonché da robuste setole flessibili. Quest'ultime sono particolarmente lunghe sul capo e sulle spalle tanto da formare delle vere e proprie creste (da qui il nome specifico); inoltre portano all'estremità della coda un ciuffo di brevi aculei, attaccati alla pelle a mezzo di uno stelo sottile.
    Per natura tranquillo, quando si sente minacciato drizza la criniera e gli aculei del dorso, facendo vibrare il sonaglio caudale: in questa fase, a volte, alcuni aculei si possono staccare, alimentando la credenza popolare che gli istrici sparino gli aculei contro il nemico. Se questo ancora non si spaventa, l'istrice volge le terga e rincula verso di lui procurandogli serie ferite, dovute alla pericolosa capacità penetrativa dei suoi aculei, che possono raggiungere anche i dieci centimetri di profondità.
    L'istrice è diffuso nell'Africa settentrionale e anche nell'Italia centrale e meridionale, dove venne probabilmente introdotta in epoca romana. In particolar modo lo troviamo nella Maremma toscana, nell'Agro romano, in Campania, nelle Puglie, in Calabria e in Sicilia.
    È un animale molto schivo che ama i luoghi solitari boscosi e cespugliosi, dove a zone collinari si alternano campi coltivati, dense macchie e profonde forre. Come rifugio questi animali preferiscono occupare, ove possibile, qualche cavità naturale del terreno, delle rocce o tane abbandonate da altri mammiferi. Se queste non sono disponibili, si scavano tane proprie quasi sempre nel folto di un bosco e con più di un accesso, di norma, ben celato ove la vegetazione è più intricata. Se non disturbate, gli istrici occupano la tana anche per lunghi periodi e spesso, in corrispondenza degli accessi alla tana, si osservano dei cumuli di terra di scavo, aculei e avanzi di cibo. Di frequente, tra questi avanzi, si trovano ossa e corna di mammiferi rosicchiati: questa è una loro necessità, in quanto essendo roditori devono usurare i propri denti incisivi su un substrato duro.
    Gli istrici si cibano di radici di vario tipo, di cortecce e di frutti caduti al suolo. In alcune zone dell'Italia centrale si possono osservare di frequente i danni che l'istrice procura nei campi di granturco quando, in tarda estate, le cariossidi sono ancora dolci e lattiginose. Nelle stesse zone, l'istrice fa danni gravi quando entra in un vigneto ove l'uva è matura. Questo animale ne è ghiottissimo e il suo modo tipico di farne scorpacciate, consiste nel prendere a piena bocca i grappoli più bassi e risucchiarne gli acini senza staccare il graspo dalla pianta.
    Gli istrici sono notturni e di norma escono quando è buio; per questo hanno un udito e un olfatto molto sviluppati e una pessima vista.





    La volpe conosce molti trucchi; l'istrice uno solo, ma buono.
    (Archiloco)



    ...gli aculei...

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    Un aculeo di istrice è cavo fino alla punta, che invece è piena.
    E' propria la forma degli aculei e il modo in cui l'istrice li perde che possono aver contribuito a far nascere la leggenda sopra detta.
    Vediamo in che modo: se per caso un aculeo rimane impigliato in qualche rametto, può staccarsi e, poiché l'estremità piena pesa più del resto, probabilmente l'aculeo cadrà in giù infilzandosi nel terreno.
    In realtà, se vi capitasse di essere "aggrediti" da uno di questi animali, vi accorgereste che in genere si limitano a rizzare gli aculei che di solito tengono distesi sul dorso.
    Drizzare la pelliccia fa aumentare le dimensioni corporee degli individui e negli istrici produce anche rumore: tutto ciò può spaventare il predatore: un animale di gran mole che fa un gran chiasso sembra più forte e soprattutto più aggressivo e quindi più difficile da catturare.



    ....nella mitologia..



    Nella mitologia e nella favolistica l'istrice non compare.
    Ma Claudiano scrive in "De Hystricae", un poema dedicato a questo roditore, che i Parti hanno appreso dall'istrice l'arte di scagliare le frecce voltandosi indietro.
    Isidoro invece afferma : "L'istrice è un animale africano, simile al riccio, chiamato così dal sibilo dei suoi aculei che egli scaglia, staccandoli dal suo dorso, per ferire i cani che lo inseguono".
    Riguardo all'iconografia, possiamo ricordare che Francesco I, re di Francia, lo scelse come suo animale araldico: la sua scelta si spiega per la supposta capacità di colpire con i suoi aculei gli assalitori.





    ...l'istrice epicureo..



    “ L’istrice esprime le virtù della prudenza, della previdenza e del calcolo edonistico. Indica l’obbligo di essere accorti in un mondo pericoloso, violento, crudele e perennemente sottomesso alle pulsioni di morte. L’istrice insegna, a chi sa guardarlo, la necessità morale di proteggersi e di tenersi a debita distanza dagli altri. Possiede il fisico adatto alla parte: gli aculei, che si rizzano in ogni direzione, impediscono di prenderlo familiarmente in mano e rendono impossibile il contatto abusivo; la sua attività notturna o crepuscolare lo sottrae agli sguardi degli esseri diurni, i più comuni e ordinari; la sua innegabile capacità di uccidere e mangiare i serpenti lo pone di fatto tra i simboli occidentali della lotta contro le potenze del male; la sua letargia ciclica e le sue ibernazioni solitarie lo classificano fra gli amanti dei deserti esistenziali.
    La sua tecnica di evitare il negativo consiste nell’arretrare, rinserrarsi e chiudere le orecchie a sventola, attraverso le quali il mondo penetra abitualmente la carne, quindi l’anima. Non appena si affaccia il rischio di stress, di frustrazione o di minaccia, l’istrice abbassa la testa, riporta gli aculei sulla parte anteriore del viso, arriccia il naso che si accorcia e si solleva. Quando si è avvolto quasi completamente su sé stesso, l’apertura del suo mantello disegna ancora una forma di cuore, prima di scomparire del tutto. Il muso e le zampe anteriori si nascondono sotto la visiera di aculei. Ancora una contrazione, e poi la parte anteriore si salda a quella posteriore. Rimane una palla ricoperta di aculei ritti, inaccessibile, insensibile, protetta.
    Tra gli animali, alcuni cambiano colore, si trasformano, si confondono con l’ambiente, altri mostrano i denti, puntano sulle loro difese o sui canini acuminati. La stessa cosa avviene per gli uomini, che oscillano tra la strategia del camaleonte e la tattica del felino. Da parte sua l’istrice rifiuta sia il mimetismo che la violenza del predatore, perché preferisce la saggezza veramente edonista: evitare il dispiacere, mettersi nella condizione di non dover sopportare contrarietà, porsi in ritirata ontologica. Né scomparire né attaccare, ma strutturarsi come una fortezza a partire da una piega nella quale preserva la sua identità.
    Arrotolarsi come una palla o entrare in letargo, ecco due modalità analoghe di relazionarsi col mondo quando non si è costretti a combattere o si rifiuta deliberatamente di porre i rapporti sul terreno della violenza, della guerra e del conflitto. Nella sua postura tipica l’istrice manifesta la volontà di una relazione che si propone di evitare la famosa lotta hegeliana tra opposte autocoscienze. L’individuo che nel suo rapporto con l’altro detesta l’odio, la negatività e tutte le forme assunte dalla pulsione di morte, eccelle in questa logica della piega di resistenza che genera la schivata benefica.
    L’istrice, oltre ad autorizzare la negazione del negativo, rende possibile la realizzazione del positivo. Permette di pensare, sempre metaforicamente, la necessaria giusta distanza nei rapporti umani. Per definire il luogo ideale, questo punto magico, né troppo vicino né troppo lontano, propongo il concetto di eumetria. La formula topografica di questa metrica ideale è la seguente: vicino quel che basta per non trovarsi nella promiscuità-prestarsi qualche volta, ma mai darsi. L’equilibrio si raggiunge in questo punto, da cui origina ogni proposizione etica. Troppo distante, è in agguato la misantropia; troppo vicino, minaccia la saturazione. L’eumetria implica porsi a uguale distanza dall’odio dell’umanità e dall’irenismo nei confronti degli altri. Né il ricorso integrale al deserto degli anacoreti e dei rinuncianti, né l’eccesso dei contatti frequenti: l’altro va consumato con moderazione. E’ necessario perciò trovare una situazione ideale ed edonista nella quale non si soffre né della presenza eccessiva né della mancanza crudele dell’altro. Tra il solipsismo dei deserti solitari e il dispetto delle logiche comunitarie, si impone un’aritmetica.”
    Michel Onfray





    ......una leggenda pellirossa.....



    C’era una volta un villaggio in cui vivevano due sorelle che, tra i Menomini, erano considerate le più veloci nella corsa. Verso ovest c'era un altro villaggio così lontano che normalmente si doveva viaggiare due giorni per raggiungerlo. Una volta queste due sorelle decisero di visitare il villaggio lontano; quindi, partite, corsero a forte velocità fino quasi a mezzogiorno quando giunsero ad un albero cavo che giaceva di traverso sul sentiero.
    C'era neve sul terreno e le sorelle videro le orme di un Istrice che conducevano alla cavità del tronco. Una di loro spezzò un bastoncino e cominciò a conficcarlo nella cavità per far uscire l'Istrice e disse: "Divertiamoci un po' con lui". "No, sorella mia," disse l'altra "lui è un ma’nido e faremmo meglio a lasciarlo in pace."
    La prima, tuttavia, continuò a spingere l'Istrice sempre più avanti lungo il tronco finché uscì e lei lo prese e gli strappò tutti i lunghi aculei dal corpo gettandoli nella neve. L'altra si ribellò a questa crudeltà perché pensava fosse troppo freddo per privare l'Istrice del suo rivestimento.
    Poi le ragazze, perduto del tempo e avendo ancora una lunga distanza da percorrere, continuarono la loro corsa verso il villaggio al quale erano dirette.
    Quando lasciarono il tronco cavo l'Istrice si arrampicò su un alto pino finché raggiunse il punto più alto, e rivolto verso nord, e cominciò ad agitare davanti al petto il suo piccolo sonaglio tshi'saqka cantando a tempo col suono che produceva. Presto il cielo cominciò ad oscurarsi e la neve a cadere mentre il percorso delle ragazze, che continuavano a correre, diveniva sempre più difficoltoso a causa della crescente profondità della neve. Una delle sorelle guardò indietro e vide l'Istrice sulla cima dell'albero che usava il sonaglio. Poi disse alla sorella che aveva strappato i suoi aculei: "Sorella mia, torniamo al nostro villaggio perché temo ci succederà qualcosa di brutto".
    "No, andiamo avanti," replicò l'altra "non dobbiamo aver paura dell'Istrice." Nonostante la profondità della neve impedisse loro di continuare, arrotolarono le coperte continuarono il viaggio.
    La giornata stava per volgere al termine e le sorelle non erano ancora giunte ad un punto dal quale potessero vedere il villaggio che a fatica stavano cercando di raggiungere. Mentre continuavano il viaggio arrivarono ad un ruscello che riconobbero fosse nei pressi del villaggio ma era sopraggiunta la notte e la neve era ora così profonda che furono costrette a fermarsi dalla stanchezza. Sentivano le voci della gente nel villaggio ma non riuscivano a chiamare abbastanza forte da essere udite, quindi morirono nella neve che l'Istrice aveva provocato. Non si dovrebbe mai fare del male all'Istrice poiché egli è un tshi'sacjka e un ma'nido.





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  7. gheagabry
     
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    La compassione e l'empatia per il più piccolo degli animali
    è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono.
    (Charles Darwin)



    IL CONIGLIO nano





    Il coniglio nano è un mammifero e appartiene all'ordine dei lagomorfi. Comunemente a quello che si pensa il coniglio NON è un roditore! Viene classificato come Oryctolagus cuniculus e le sue caratteristiche principali sono: il corpo raccolto e arrotondato sia davanti che dietro, le zampe corte ed esili, la coda piccola ed aderente, la testa di forma sferica e la fronte larga, gli occhi molto grandi, tondi e ben aperti.

    Nel coniglio è uno dei sensi maggiormente sviluppato. La posizione laterale degli occhi dà loro la possibilità i avere un angolo visivo di circa 30° davanti al musetto ma crea anche un punto, proprio davanti al nasino, assolutamente cieco. Questo modo di vedere non permettere loro la sovrapposizione delle immagini e dà loro una scarsa profondità visiva. Gli occhi dei conigli sono adatti per vedere bene nella semioscurità (infatti sono animali crepuscolari) e come molti animali che sono preda di cacciatori sono presbiti cioè vedono bene da lontano ma non da vicino. Anche l’udito è ben sviluppato. Le orecchie del coniglio sono molto sensibili poiché sono attraversate da moltissimi capillari (infatti non bisogna mai prendere il coniglio per le orecchie perché per loro è molto doloroso!!). Le orecchie fungono da radar captando ogni minimo rumore, sono molto sensibili, possono essere orientate in tutte le direzioni e essere mosse separatamente.
    L’olfatto è il senso con il quale il coniglio intrattiene i rapporti sociali e grazie alle 100 milioni di cellule sensitive presenti nel naso sono in grado di muoversi negli ambienti senza problemi, per questo hanno il naso sempre in movimento anche quando dormono. Il coniglio possiede 8000 papille gustative mentre il cane ne ha circa 48000 ciò vuol dire che non ha molta sensibilità, ma comunque sa bene cosa gli piace e cosa no!! Per muoversi nell’oscurità il coniglio usa le vibrisse (i baffetti) poste sul musetto, con esse è in grado di percepire le dimensioni e le distanze degli oggetti.
    Il coniglio nano si trova difficilmente in libertà.

    Negli ultimi anni il coniglio nano è diventato un animale da compagnia al pari quasi di cane e gatto: semplici da allevare, capaci di regalare affetto e simpatia, i piccoli erbivori dal carattere mansueto sanno instaurare un ottimo rapporto con l'uomo, dimostrandosi affettuosi ed intelligenti. Amano giocare ed interagire con le persone che li accudiscono e per questo sono un animale particolarmente adatto alla compagnia dei bambini.
    Ma per amare e prendersi cura degli animali è necessario conoscerli a fondo..Il coniglio respira quasi completamente dal naso e pochissimo dalla bocca. Il naso del coniglio è in continuo movimento.
    Le razze nane più conosciute:
    Il Polacco (o Ermellino) è interamente bianco e con gli occhi generalmente rossi, il peso no supera i 1,5 kg.
    Il Nano colorato comprende tutti i colori del coniglio nano dal nero, al bianco, al grigio, al marrone e tutte le varie sfumature.
    L'Angora nano è caratterizzato da una pelliccia molto lunga e morbida ed i colori anche in questo caso possono essere molteplici.
    L'Ariete nano è un coniglio molto particolare, caratterizzato da lunghe orecchie cadenti e vari colori.
    L'Olandese ha il mantello di 2 colori, uno dei quali sempre bianco.
    Testa di Leone ha peli lunghi sulla testa a partire dal collo che lo fa sembrare la criniera di un leone.





    ...la storia...



    Comparso sulla terra circa un milione di anni fa durante il pleistocene, il coniglio selvatico abitava inizialmente nel Nord Europa, ma a causa delle diverse condizioni climatiche ha dovuto spostarsi verso sud in Italia, Spagna, e isole. Grazie poi ai navigatori portoghesi e normanni si è sparso in tutto il resto dell’Europa. Documenti scritti che sono arrivati sino a noi documentano che in Francia e Germania i conigli sono arrivati nel 1149. Ma il documento più antico arrivato fino a noi è un papiro nel quale si riconosce chiaramente un uomo che tiene un animale per le lunghe orecchie.Oggi il coniglio selvatico ha colonizzato tutta l’Europa.





    .....il coniglietto pasquale.....



    Il coniglietto pasquale o “easter bunny“, come si dice in inglese, trae origine dai riti pagani pre-cristiani sulla fertilità. Poiché per tradizione il coniglio e la lepre sono gli animali più fertili in assoluto, essi divennero fin dall’antichità il simbolo del rinnovamento della vita e della primavera. Molti miti antichi ci mostrano l’unione di un simbolismo celeste (il cammino del sole nel cielo) e un simbolismo terrestre (il risveglio della Natura) in cui riecheggia il tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna. La primavera era infatti la stagione degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiavano per propiziare la fertilità. Il termine “Easter” con cui in inglese si indica la Pasqua ci riporta ad una antica divinità pagana dei popoli nordici, la dea Eostre, equiparabile a Venere, Afrodite e Ishtar, la quale era di guida di antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e alla fertilità dei campi. I popoli Celti chiamavano l’equinozio di Primavera “Eostur-Monath” e successivamente “Ostara”. Il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, e infatti si tratta di una divinità legata al sole nascente e al suo calore. A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e animale sacro in molte tradizioni.... I Britanni associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia e i Celti la consideravano un animale divinatorio. Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo, questo, dell’associazione dell’animale con divinità lunari. Questa raffigurazione della “lepre nella luna” appare nelle tradizioni cinesi, europee, africane e indiane. Nella tradizione buddhista, le leggende narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, saltando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna.... In Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità....Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre, che si diceva avesse creato la Terra....Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre. La lepre di Eostre, che deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell’anno, è diventata l’odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità.Una delle credenze dell’uomo primitivo era quella che cibandosi dell’animale simbolo della divinità o meglio espressione stessa della divinità non faceva altro che rendersi partecipe di quella scintilla di divino che è insita nella sua immanenza.
    Il coniglio come simbolo della Pasqua sembra avere origine in Germania nel XV secolo, come testimoniano le cronache dell’epoca. I primi dolci e biscotti a forma di coniglio sembra si siano diffusi sempre in Germania ai primi dell’800. Furono gli immigrati tedeschi e olandesi a portare in America la tradizione, secondo cui il coniglietto pasquale porta un cesto di uova colorate ai bambini che si sono comportati bene. Ma dato che è un po’ dispettoso, le nasconde tra l’erba e i cespugli del giardino.




    ...una favola giapponese.....



    La dea della luna scende per curiosità sulla terra. Avendo visto dall'alto tre piccole creature si avvicina a loro con le sembianze di un mendicante. I tre fanno un balzo per la sorpresa, ma il mendicante li
    supplica. "Datemi qualcosa da mangiare."
    I tre animali, una scimmia, una volpe e un coniglio, si commuovono. Cosa possono dare da mangiare al mendicante? La scimmia trova frutta di ogni genere. La volpe un grosso pesce preso nel fiume. Purtroppo il coniglio non trova alcunché. "Non ho niente. Che cosa posso fare?"
    Poi ha un'idea. Raccoglie della legna e accende un fuoco. Il coniglio si rivolge così al mendicante.
    "Mi faccio arrostire e tu potrai avere un buon boccone da mangiare!"
    Appena finito di dire queste parole il coniglio si getta nel fuoco. Però il mendicante lo estrae in tempo e assume il suo aspetto autentico.
    "Io sono la luna. Per ringraziarti della tua generosità tu resterai sempre con me e sarai felice."
    La luna stringe al cuore il coniglio e lo porta con sé in cielo. Nelle notti serene durante la luna piena si può vedere il coniglio che dorme sul petto della luna, simbolo di generosità.





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  8. ZIALAILA
     
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    direttamente da ..... HYDE PARK - LONDON 14/4/2011..........

    .................si e' messo in posa per me ahahahh
     
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    ohhhhhhh ....bellissima Antonella!!!!!

    mi da l'aria di essere una femminuccia!!
     
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  10. tappi
     
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    ahahahahahahah ma che carino!!! Si e' messo in posa!
     
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  11. gheagabry
     
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    Ciao... ritorno dopo, intanto tu cosa fai?
    Aspetto un ghiro!
    Un ghiro?! Ma dai!!! Ci sono le lucertole, intorno lo sai,
    ma i ghiri sono nelle favole, non dove siamo noi
    (Vasco Rossi)


    Il GHIRO



    Il ghiro è un roditore molto simile allo scoiattolo, appartiene alla famiglia dei Gliridi, ed è l’unica specie dei Glis.
    Sono caratterizzati da un pelliccia grigia o castana, che sul ventre è invece bianca. Ha grandi occhi neri e piccole orecchie arrotondate. Il musetto termina con un piccolo naso rosa e ai lati ha spesse e folte vibrisse. Ha un paio di incisivi molto lunghi, che servono al ghiro rosicchiare ed è grazie a ciò che restano sempre affilati. Ma non sono gli unici che ha, in totale possiede 20 denti.La coda è lunga, simile a quella degli scoiattoli che però in questi ultimi è più folta.
    Il ghiro mediamente è lungo circa 30 cm,coda compresa,la quale misura circa un terzo della lunghezza complessiva. Questi animali hanno dato origine al modo di dire “dormi come un ghiro”per il fatto di essere conosciuti come grandi domiglioni. Infatti questi roditori sono animali notturni. Generalmente si svegliano al tramonto e tornano a dormire all’alba.
    Trovano nascondigli nelle cavità degli alberi, nei nidi abbandonati o in altri posti dove può costruire la propria tana e dove possono dormire indisturbati. Il ghiro, nei periodi autunnali, vanno in letargo per 6 mesi. Per preparasi a questo lungo riposo, oltre a mangiare molto di più ed acquistare peso e grasso ultile per sopportare il freddo, accumulano un pò di cibo nella tana, a portata di zampa, per sfamarsi nei rari risvegli.



    .... racconti .....


    Anni fa, molti anni fa, per dei lavori in un casolare nelle Prealpi Vicentine, un amico ha trovato tre piccoli di ghiro che non sapendo che fare ha chiesto il mio aiuto.
    Io a casa, avevo una gatta che proprio in quei giorni era rimasta senza i piccoli, le ho accostato i piccoli di ghiro che affamati hanno cominciato subito a succhiare dalle sue mammelle, e dopo pochi secondi di sbigottimento la gattina li ha accettati e cominciato a leccarli e coccolarli.
    Li ha cresciuti, giocava con loro, li seguiva anche sulle piante più alte come fosse mamma ghiro, due di essi fuggirono e ritornarono selvatici, mentre uno lo portammo in casa e si addomesticò.
    Il ghiro casalingo era di una simpatia che ti conquistava, quando la mia povera mamma, scuoteva le caramelle che aveva in tasca, il dormiglione che se ne stava nella libreria e che ogni tanto rosicchiava qualche libro, si svegliava e correva da lei a farsi dare una nocciolina e qualche volta qualche piccolo confetto.
    Visse con noi per un paio d’anni, poi un giorno non lo vedemmo più; lui che era libero di muoversi e di uscire se ne era andato..


    Ieri, sdraiata sul divano della taverna, intenta a navigare nella babele internettiana, mi godevo quel bel freschino che solo un muro di 90 anni può regalare in giornate come queste. Quando ad un tratto ho sentito uno strano rumore… Per un attimo ho pensato di soffrire dello stesso male della “Pulzella d'Orléans”. Mi sono guardata attorno stranita ma solo il silenzio più totale mi avvolgeva. Tempo di tornare ai miei “affari” ed ecco di nuovo lo stesso rumore provenire da un punto preciso sopra la mia testa. Sollevando lo sguardo ho incrociato due occhi neri, con contorno di orecchiette pelose e tonde, che mi osservavano curiosi. L’ospite baffuto, per nulla intimorito, ha passato in rassegna più volte me e lo schermo. Anzi sembrava molto interessato alle ultime notizie del giorno.
    (dal web)



    ...una favola....


    L'estate era finita, nella foresta delle sette querce. Tutti gli animali si preparavano al grande sonno dell'inverno e già tiravano fuori dagli armadi i pigiami di lana.
    Ma qualcuno era disperato: Ronfo il ghiro, che vagava in camicia da notte, con in mano un cuscino.
    "Ehi, che c'è?" gli domandò Toto lo scoiattolo,"II mio albero è stato abbattuto e non ho più una casa" disse Ronfo mentre si allontanava avvilito.
    "Costruiamo una casa per Ronfo!" suggerì Ugo la coccinella.
    "Buona idea!" commento Gerico il topo.Gli animali andarono dallo gnomo Spitz, che faceva l'architetto. "Sì, non c'è problema" disse Spitz, "giusto ieri, mentre passeggiavo, ho trovato qualcosa di adatto diventare la casa di un ghiro: una lattina di fagioli vuota!"
    Si mise subito a disegnare e presto il progetto finale fu pronto: la lattina si era trasformata in una villetta per ghiri.
    "Bella! mettiamoci all'opera!" esclamarono gli animali.Quando vide la nuova casa, Ronfo si commosse: "è semplicemente meravigliosa!"
    Quella sera ci fu il più grande party nella storia della foresta. All'alba fu tempo di saluti: "Ci vediamo in primavera?" E tutti entrarono in letargo.
    (dal web)




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  13. gheagabry
     
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    I ... P I K A



    Al genere Ochotona appartengono gli animali conosciuti col nome comune collettivo di pica (dal tunguso piika o dal russo pikat, "squittire") od ocotone.
    Sono animali di piccole dimensioni, dall'aspetto generale simile a quello di un criceto: corpo tozzo con zampe corte e robuste, orecchie arrotondate, coda cortissima. Misurano una ventina di centimetri di lunghezza, per un peso che va dai 75 ai 250 g a seconda della specie. Come i loro parenti di dimensioni maggiori, sono animali erbivori: vivendo in climi piuttosto inospitali, si accontentano di qualsiasi materiale vegetale commestibile, dalle erbe ai licheni.
    I pica sono abitatori dei climi freddi, dove spesso li si trova sui crinali rocciosi dei monti, lì dove le rocce cadute creano numerosi anfratti dove potersi rifugiare, o da poter ampliare per costruirvi il nido. Alcune specie, invece, sono native della steppa asiatica. Spesso i pica condividono le loro tane con altri inquilini, come i fringuelli delle nevi .
    Le specie eurasiatiche vivono in gruppi familiari in cui i vari membri si avvicendano nella ricerca del cibo e nell'attività di sentinelle contro eventuali predatori od intrusi: molte specie di pica, infatti, mostrano un qualche tipo di territorialità. Le specie nordamericane, invece, sono solitarie per tutto l'anno, al di fuori del periodo degli amori. Tutte le specie comunicano fra loro tramite dei fischi acuti e laceranti, che hanno valso loro il nome comune di "lepri fischianti" in alcuni paesi. Le specie eurasiatiche vivono in gruppi familiari in cui i vari membri si avvicendano nella ricerca del cibo e nell'attività di sentinelle contro eventuali predatori od intrusi: molte specie di pica, infatti, mostrano un qualche tipo di territorialità. Le specie nordamericane, invece, sono solitarie per tutto l'anno, al di fuori del periodo degli amori. Tutte le specie comunicano fra loro tramite dei fischi acuti e laceranti, che hanno valso loro il nome comune di "lepri fischianti" in alcuni paesi. Mostrano picchi di attività durante l'autunno, quando spendono gran parte delle loro energie nell'accumulare vegetali da poter poi consumare durante l'inverno: questi animali, infatti, non vanno in ibernazione. Prima di portare il materiale nella tana, i pica lo lasciano per un certo periodo al di fuori di essa per farlo seccare, così che possa resistere all'inverno senza marcire: durante l'essiccazione, è molto frequente che dei pica estranei rubino il cibo ai vicini, dando vita a liti talvolta anche violente.



    ......le specie......


    Pika alpino (Ochotona alpina), animaletti erbivori che non vanno in letargo. Hanno abitudini diurne protetti da una “vedetta”, di solito un individuo maschio che avvertirà i suoi congeneri nel caso in cui ci fosse un predatore in avvicinamento;
    Pika dell’Helan Shan (Ochotona argentata), è a rischio critico di estinzione. Il suo pelo grigio argenteo è corto ma molto folto e lo rende distinguibile facilmente dalle altre specie;
    Pika dell’Alaska (Ochotona collaris), molto diffuso presenta delle caratteristiche molto simili al Pika alpino. Gli individui adulti maschi sono molto territoriali, pur tuttavia avverte in caso di avvicinamento di un predatore tutti i compagni;
    Pika di Hoffmann (Ochotona hoffmanni), dal punto di vista dell’estinzione è una specie considerata vulnerabile. Se ne possono osservare gli individui in Mongolia;
    Pika siberiano (Ochotona hyperborea), vive in coppie: mentre le femmine non si vedono mai i maschi vanno a procacciarsi il cibo per lo più rubandolo agli altri esemplari!
    Pika pallas (Ochotona pallasi), le coppie sono stabili e la loro aspettativa di vita è di 3 anni.
    Pika americano (Ochotona princeps), simile a un grosso criceto ha ispirato il cartone animato dei Pokemon ( ricordate PIKACIU! );
    Pika di Turucan (Ochotona turuchanensis);


    Parente del coniglio, considerata tra le più graziose del pianeta anche dai biologi più arcigni, potrebbe essere il secondo animale a rischio d'estinzione per motivi direttamente legati al riscaldamento globale, dopo l'orso polare.
    Il suo folto pelo lo tiene caldo durante l'inverno ma può portarlo al surriscaldamento ed alla morte in poche ore se la temperatura supera i 27 °C. Così i piccoli pica restano bloccati, impossibilitati a trasferirsi in territori più freschi perché le valli sono spesso ormai troppo calde per attraversarle e i terreni più elevati non hanno la vegetazione necessaria alla loro sopravvivenza. Intanto, in alcuni dei loro habitat i pica sono già scomparsi.




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  14. gheagabry
     
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    La lepre himalayana



    Nativa ai piedi dell'Himalaya, ispida lepre è un leporidae dal pelo ruvido e marrone scuro....Ha il pelo corto e gli occhi piccoli e le sue zampe anteriori e posteriori sono quasi delle stesse dimensioni... pesa circa 2,5 kg. Questa specie lepre è erbivora e si nutre di radici e germogli morbida erba ma, mangiano erbe cortecce degli alberi, quando non le trovano...sono note per essere animali notturni. In precedenza, questa lepre aveva una vasta gamma di habitat, ma ora la si trova limitatamente ad alcune regioni isolate in Uttar Pradesh, Bihar, West Bengala e Assam. La deforestazione, la coltivazione e l'insediamento umano hanno contribuito in modo significativo nel limitare l'habitat di ispida lepre, che è uno dei mammiferi più rari al mondo di oggi. Ispido Coniglio e Coniglio Assam sono gli altri nomi con cui vengono identificati lepri ispida. Studi su questa specie sono limitati, a causa della sua avversione alla cattività..che non sopporta e istericamente tenta qualsiasi via di fuga.
    Questo animale si temeva estinto nel 1964 e nel 2001 sono stati registrati circa 110 esemplari in giro per il mondo, ma il numero continua a precipitare.


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    Edited by gheagabry - 21/12/2011, 12:56
     
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  15. gheagabry
     
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    Le NUTRIE


    La nutria è un grosso roditore acquatico molto simile al castoro, dal quale si differenzia per le dimensioni corporee più modeste e per la coda cilindrica. Quest’ultima è robusta, muscolosa, squamosa e coperta di setole piuttosto rade. Il corpo è tozzo e compatto. La pelliccia è composta di un soffice sottopelo ricoperto da una serie di peli più lunghi (fig. 3); è uniformemente marrone ad eccezione della regione addominale dove si presenta leggermente più chiara, come il muso, per la presenza di peli bianchi. Le zampe anteriori sono molto più corte delle posteriori e presentano alle estremità quattro dita palmate mentre il pollice è libero. Le orecchie e gli occhi sono piccoli; gli incisivi sono lunghi, affilati, di colore aranciato e sporgono dal margine labiale. La lunghezza corporea, coda esclusa, si aggira intorno ai 60 cm, dimensione che raddoppia se si considera anche la coda. Il peso è compreso tra 5 e 10 kg e l’altezza è di circa 30-40 cm. Il dimorfismo sessuale è dato per lo più dalle dimensioni del maschio che sono maggiori di quelle della femmina. La femmina presenta quattro paia di mammelle toraciche in posizione latero-dorsale.

    Originario dell’America Meridionale, il Myocastor coypus, è giunto in Italia in conseguenza del commercio di animali da pelliccia ed i soggetti attualmente presenti nelle nostre zone discendono direttamente da animali fuggiti dagli allevamenti.
    La nutria è un mammifero che vive in stretto rapporto con l’acqua per cui lo si ritrova, generalmente, in vicinanza di ambienti palustri, canali, fiumi e stagni. La folta pelliccia e lo spesso strato di grasso sottocutaneo hanno un’azione isolante e permettono il mantenimento della temperatura corporea anche nelle fredde acque invernali. A volte è possibile osservarla sulla terraferma ed in mezzo ai campi coltivati, di solito in caso di scarsità di cibo. Ad ogni modo il punto di riferimento rimane l’acqua e in caso di pericolo la nutria vi trova rifugio tuffandosi e nuotando velocemente.
    ...ha abitudini prevalentemente crepuscolari e per questo possiede una vista poco acuta che lo rende timoroso e diffidente. E’ un animale gregario e territoriale; vive in gruppi di 2-10 soggetti in cui in genere trova posto un solo maschio dominante e per il resto il “branco” è formato da femmine e piccoli. La nutria è in grado di nuotare molto velocemente mantenendo solamente gli occhi e il naso esposti all’aria e di rimanere in apnea per parecchi minuti durante le immersioni. Costruisce le proprie tane in stretta vicinanza di fiumi o stagni scavando delle gallerie più o meno ramificate con una “stanza” o zona nido terminale; l’entrata delle tane si trova a ridosso dell’acqua e di solito è protetta alla vista dalla vegetazione palustre.
    (sivae.it)


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46 replies since 15/6/2010, 07:14   44003 views
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