UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    La GAZZA LADRA



    La gazza o gazza ladra (Pica pica, Linnaeus 1758) è un uccello della famiglia dei corvidi. Il suo piumaggio è bianco e nero e ha dei riflessi che possono variare, a seconda della luce, dal grigio al verde metallico. I sessi non si distinguono esteriormente. Le gazze raggiungono un peso che va dai 200 ai 250 g e sono generalmente lunghe circa 45 cm.

    La gazza è ladra per natura: ruba, o meglio raccoglie, oggetti luccicanti e colorato per abbellire il suo nido, una cupola di rami secchi in alto sugli alberi, ma dove non risono alberi anche tralicci e perfino nelle siepi di fichi d'india. Più bello è il nodo, più chances ha la gazza maschio di conquistare e sedurre una compagna. E allora via, con i pezzetti di carta stagnola, tappi di bottiglia e, perché no, i gioielli e le monete incustodite. Non passa giorno che non si senta dire da qualcuno che bisogna far fuori le gazze..Anche la persona apparentemente più rispettosa della natura, nei confronti della gazza rivela un animo da giustiziere. Le gazze sarebbero anche causa principale della scomparsa degli altri uccelli, poiché, nel periodo delle cove, amano integrare la propria dieta prevalentemente vegetariana con uova di pulcini dei piccoli uccelli canori che fanno il nido nelle siepi e sugli alberi. Il problema effettivamente esiste , ma ci sono altri fattori, poiché, ci sono altri fattori responsabili della scomparsa dei piccoli uccelli. A partire dai gatti e per le costruzioni di cemento.


    In Inghilterra e Irlanda c’è una filastrocca che racconta il mito secondo cui vedere le gazze (“Magpies”) permette di prevedere il futuro, dipende da quante se ne vedono.

    “One for sorrow, Two for joy,Three for a girl,Four for a boy,Five for silver,
    Six for gold, Seven for a secret never to be told.”


    Uno per il dolore, due per la gioia
    Tre per una ragazza, quattro per un ragazzo
    Cinque per l'argento, sei per l'oro
    Sette per un segreto che mai deve essere raccontato



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  2. gheagabry
     
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    Il MARABU'



    In Africa e in Asia si incontrano tre specie di marabù la più comune è il marabù africano. E’ un grosso ciconide di circa 1,50 m di lunghezza il cui collo in massima parte privo di penne presenta una sorta di tasca rossa collegata al sistema respiratorio che pende sul petto.
    Si riproduce in quasi tutta l’ Africa a sud del Sahara dal Senegal e dal Sudan sino al fiume Orange e alla Beciuania. Lo si incontra sempre in prossimità di grossi villaggi ed in particolare vicino ai macelli. I suoi movimenti sono calmi e composti; allorché si crede inseguito valuta con un colpo d’ occhio la distanza che lo separa dal nemico e di conseguenza modifica la sua andatura fermandosi non appena l’ inseguitore si ferma.
    Nelle pianure estese è praticamente impossibile avvicinarlo.
    Il suo volo è maestoso e somiglia molto di più a quello dell’ marabù che a quello della cicogna. Pochi uccelli sono voraci quanto il marabù . Mangia ogni sorta di vertebrati compresi i giovani coccodrilli molluschi ed insetti in particolare locuste di cui fa grande consumo rendendosi prezioso per l’ agricoltura. Sono le carogne che costituiscono la parte essenziale della sua alimentazione. Poco litigioso il marabù contende continuamente il cibo ad avvoltoi e sciacalli né indietreggia di fronte ad alcun rapace. Nidifica solo su grossi alberi oppure in colonie su una vetta rocciosa.
    Il nido abbastanza piccolo in rapporto alle dimensioni dell’ uccello ospita due o tre uova bianche la cui incubazione si protrae per circa trenta giorni. I piccoli rimangono nel nido per circa quattro mesi prima di aver appreso a volare.

    Il nome marabù deriva dal francese marabout, asceta in meditazione, che a sua volta è dall'arabo murābit, guardia di frontiera, perché è proprio ciò che ricordano l'aspetto e il portamento dell'uccello
    (dal web)


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  3. gheagabry
     
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    STORMI IN SCOZIA












    (ilpost.it)
     
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  4. gheagabry
     
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    Il TUFFETTO del DELACOUR


    Si chiamava Tachybaptus rufolavatus, per gli amici Tuffetto del Delacour: non se ne sentiva parlare spesso e non se ne sentirà parlare molto in futuro, a meno che nell’immaginario collettivo non prenda il posto del Dodo. L’uccello acquatico bazzicava la zona del lago Alaotra in Madagascar ed è stato ora dichiarato estinto, dopo 25 anni di mancati avvistamenti di un solo esemplare. L’estinzione è stata principalmente causata dal bracconaggio e dall’intensa attività di alcuni pesci predatori che frequentano il lago.
    Il Tuffetto aveva ali poco sviluppate e secondo i ricercatori non poteva quindi coprire grandi distanze in volo. Questa condizione lo obbligava a condurre una vita tranquilla nelle acque e sulle rive, senza allontanarsi troppo dal lago Alaotra. Nonostante questo, avvistare qualche esemplare di questi animali non era semplice. Nel dicembre del 1982 una spedizione riuscì a scovarne una dozzina, mentre nel settembre del 1985 fu segnalata la presenza di due soli esemplari sempre nei pressi del lago del Madagascar. Da allora del Tuffetto non si è più saputo nulla.
    I responsabili della Lista Rossa IUCN, l’elenco della Unione Internazionale per la Conservazione della Natura che censisce le specie viventi sul nostro pianeta, hanno dichiarato estinto il Tuffetto nel loro ultimo aggiornamento. «Non rimane alcuna speranza per questa specie. È un altro esempio di come le azioni umane possano avere conseguenze del tutto impreviste» ha dichiarato Leon Bennum (Birdlife International) alla BBC.


    Si pensa che il Tuffetto si sia estinto per la combinazione di alcuni fattori. L’uccello acquatico viveva solitamente in coppia e si nutriva quasi solo del pesce del lago Alaotra, un lago salmastro che un tempo aveva le rive ricoperte da una densa vegetazione di canne e papiro. Ma nel corso degli ultimi anni, i pescatori hanno ricoperto buona parte del lago con reti da pesca di nylon che possono uccidere gli uccelli acquatici.

    I problemi per il Tuffetto sono aumentati anche in seguito all’introduzione nel lago di due specie di pesci carnivori (Micropterus e Ophiocephalus) che hanno contribuito alla riduzione del cibo per i pennuti.
    Prima di dichiarare una specie estinta i ricercatori attendono in genere molti anni in attesa di eventuali nuovi avvistamenti. Le specie che vivono in aree particolarmente ristrette e che non migrano stagionalmente, come il Tuffetto, sono più semplici da tenere sotto controllo. Da quando si è iniziato a tener conto delle stato di conservazione degli animali ben 190 specie di volatili sono state dichiarate estinte sulle 10mila circa fino a ora conosciute.
    (ilpost.it)




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  5. gheagabry
     
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    « Quando qualcosa cambia, alcune specie sentono il bisogno di migrare.
    Lo chiamano zugunruhe. Portare l'anima in un posto lontano.
    Seguire un profumo nel vento, una stella nel cielo...
    Arriva il messaggio più antico che ricorda a tutte le specie di prendere il volo e unirsi insieme.
    Solo in quel modo potranno sperare di sopravvivere alla crudele stagione che verrà. »


    UCCELLI MIGRATORI


    Non tutti gli uccelli compiono le migrazioni stagionali, di norma regolari, da una zona all'altra; alcuni, pure spostandosi da regione a regione - come molto uccelli nordici - effettuando solo delle "incursioni" irregolari alla riceca di zone più ricche di cibo e per momentanee cause climatiche. Un gran numero di uccelli nidifica nelle regioni settentrionali e va a passare l'inverno nelle regioni tropicali più calde dove trova nuove fonti di nutrimento. La migrazione è istintiva e probabilmente ebbe origine quando uccelli delle regioni calde invasero paesi posti a più alte altitudini dove il cibo era abbondante d'estate, ma poi furono costretti a ritirarsi con l'avanzamento dell'inverno. L'impulso migratorio degli uccelli dipende probabilmente dalla durata dell'illuminazione diurna che cresce in primavera e diminuisce in autunno; tale fattore determina dei cambiamenti nell'attivitá ormonale e provoca una crescente agitazione e la capacitá di accumulare rapidamente una riserva di grasso (fino a metá del peso corporeo) che serve come riserva di energia per il viaggio. Nei loro trasferimenti regionali gli uccelli seguono per lo più i medesimi percorsi; la cicogna bianca, per esempio, raggiunge l'Africa lungo due vie di cui una passa per il Portogallo e Gibilterra e l'altra per l'Asia Minore. La prima è seguita dalle cicogne che trascorrono la stagione estiva in Olanda, la seconda da quelle cha abitano nel bacino del fiume Elba. Il tragitto supera, in media, i 12.000 km. L'oca di Ross, che nidifica nell'Artico canadese, attraversa l'America del nord dirigendosi verso Ovest, sorpassa la Montagne Rocciose e raggiunge i suoi quartieri invernali in California. Pare che gli uccelli che migrano durante le ore diurne utilizzino il Sole per orientarsi; quelli che viaggiano di notte si servirebbero delle costellazioni. Ci sono anche uccelli che volano sia di giorno sia di notte, continuamente, senza sosta; ebbene sembra che essi utilizzino, per orientarsi, alternativamente il Sole e le stelle.
    Più di un terzo di tutti gli uccelli che vivono sulla Terra sono migratori; alle migrazioni partecipa l'intera popolazione di una determinata specie. Durante il viaggio di spostamento è rarissimo il caso di qualche uccello che si smarrisca e la deviazione è generalmente dovuta alla nebbia, alle nubi basse e fitte, ed alla pioggia scrosciante. Come fanno gli uccelli a ritornare infallibilmente ai loro nidi? Numerosi esperimenti effettuati da specialisti hanno dimostrato che tale caratteristica è dovuta all'opera di un certo fattore ereditario; ma questa teoria è soggetta a molte critiche. La velocitá del volo durante le migrazioni varia, naturalemente, da specie a specie; gli uccelli di taglia piccola, in genere, superano i 50 km/h; i falchi viaggiano a 70 km/h circa; le anitre toccano gli 80 km/h. La quota di volo è pure molto varia; di norma va dai 600 ai 1.000 m di altitudine, ma certi uccelli raggiungono anche quote comprese fra i 1.500 ed i 3.000 m. La durata dei viaggi dipende in gran parte dai venti ma si sa che molte specie di uccelli possono coprire in un solo giorno od in una sola notte distanze di centinaia di chilometri. Il voltapietre, un uccello costiere, grosso come un tordo, puó percorrere anche 800 km in un sol giorno. Il piviere dorato americano, il chiurlo di Tahiti e la rondine di mare artica sono gli uccelli che compiono, durante le loro migrazioni, i percorsi più lunghi; il record è battuto dalla rondine di mare che dall'Antartide si sposta, con lunghi giri, fino alla zona artica americana raggiungendo i 14.500 km di distanza, e tale spostamento viene compiuto da essa due volte all'anno.
    (dal web)


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    Oca delle Hawaii



    L'Oca delle Hawaii (chiamati "nenè" dalle popolazioni indigene delle isole di provenienza) è originaria delle Hawaii, dove vive nelle zone laviche elevate con scarsità d'acqua. E' inclusa nell'elenco del CITES che regola la detenzione delle specie in pericolo di estinzione. In forte contrazione il numero di animali che vivono in libertà nelle isole di origine, è molto allevata in cattività. Aggressiva e battagliera in particolare durante il periodo della riproduzione.
    La dieta in natura è costituita da erbe, gemme, insetti e bacche che trova sul terreno o in acqua. In cattività non presenta particolari problemi di alimentazione. Specie monogama. La femmina depone da 4 a 6 uova in nidi posti fra le sterpaglie e le rocce. La cova dura circa 28 giorni. Il maschio dà il cambio alla femmina, quando questa lascia il nido per nutrirsi e non è raro che venga anche attaccata dal consorte al suo ritorno.

    Si sono avviati alcuni progetti di conservazione della specie, il primo di essi, curato da poche persone iniziò nel 1918, qualche decennio più tardi i progetti aumentarono ma i risultati, forse per colpa della dieta e dalle tecniche utilizzate, furono insufficienti. Si arrivò allo alla creazione di santuari per l'animale il primo curato da William H. Elder, nel 1958. Nei decenni successivi le tecniche di liberzione e reintroduzione curata dal Wildfowl Trust portarono alla salvezza dall'estinzione della specie.


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  8. gheagabry
     
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    SALTIMPALO


    Saxixola torquata (Linnaeus, 1766)Uccello di piccole dimensioni appartenente all'ordine dei Passeriformi. Dimensioni. Lunghezza 12-13,5 cm, apertura alare 20-22 cm
    Il maschio ha la testa nera con un semi collare bianco che contrasta nettamente con il colore del capo. L'alto petto è rosso arancio e sfuma gradatamente verso il bianco della parte bassa dell'addome. Zampe e becco marrnone nerastro. La femmina è simile al maschio ma tutta più sbiadita soprattutto sulla testa che è marron con un accenno d sopracciglio bianco sporco (poco visibile). Entrambi gli adulti hanno le ali soperiormente marrone screziato con una macchia bianca ben visibile quando sono posati. I giovani hanno un piumaggio quasi completamente marrone screziato su tutte le parti superiori e grigio chiaro/bianco sporco inferiormente.
    Nidifica nella folta vegetazione erbacea vicino a terra.
    Note ecologiche. E' una specie strettamente solitaria durante tutto l'anno. Occasionalmente in periodi di erratismo si può talora osservare una concentrazione di pochi individui in una area ristretta. Ha l'abitudine di rimanere spesso posato su un posatoio rialzato (palo, recinzione, filo d'erba, cannuccia, ecc.), e da questo comportamento deriva anche il suo nome, e di conseguenza è di solito ben visibile. Quando è posato scruta l'ambiente circostante alla ricerca delle sue prede (invertebrati) e spesso muove in modo caratteristico la coda. Esegue di norma solo brevi voli e un po' ondulati.


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    La BALLERINA BIANCA



    La Motacilla alba, meglio conosciuto come Ballerina Bianca, un simpatico uccello molto diffuso anche in Italia. La troviamo in campagne e paesi , generalmente vicino a fonti d’acqua. E’ presente sia in Europa che in Africa nordoccidentale. Questo uccellino ha tre sottospecie : Motacilla alba persica, Motacilla alba dukhnensis, Motacilla alba alba.
    Appartiene all’ordine dei Passeriformi della famiglia dei Motacillidi.E’ un piccolo uccellino di 20 cm di lunghezza. E’ la coda a rendere particolare e riconoscibile la ballerina bianca. E’ lunga con piume bianche e nere ed è in continuo movimento. Sono neri il petto e la testa, mentre il ventre è bianco.
    La ballerina bianca ha una forma slanciata grazie alle sue lunghe zampe.
    Il suo volo è ondeggiante ed è qui che lo vediamo agitare la coda, per questo motivo viene anche soprannominato “batticoda” .
    Uccello curioso, agile, attivo, sempre in movimento. Si ciba di insetti e invertebrati che cattura in volo o a terra.
    Nidifica nelle cavità, negli argini, in nicchi, in cumuli di fieno e persino nei nidi abbandonati dagli altri uccelli. La femmina depone da 4 a 7 uova. Queste sono bianche e macchiate di grigio. La cova dura due settimane e dopo altre due i piccoli sono già in grado di abbandonare il nido. Generalmente la femmina depone uova due volte all’anno.
    E’ un uccellino socievole, non ha molto paura dell’uomo. Infatti si avvicina spesso alle case senza però diventare troppo invadente.(dal web)


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  10. gheagabry
     
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    Il pettirosso



    Questo piccolo uccello insettivoro, appartenente all'ordine dei Passeriformi, è uno dei più frequenti abitatori dei boschi, ma anche dei parchi urbani. In Italia è comune e stazionario, soprattutto sui monti, di passo ed invernale. Arrivano in Italia dal nord Europa, per sfuggire al freddo e alla mancanza di cibo.
    E' lungo appena 14 cm, con un piumaggio superiormente grigio oliva scuro e inferiormente grigiastro, sul quale spicca una macchia d'un bel rosso-arancione vivo che interessa la fronte, la gola e la parte superiore del petto, caratteristica quest'ultima, che gli è valsa il suo nome e che lo rende facilmente riconoscibile. Gli occhi sono relativamente grandi e scuri, il becco nerastro e le zampe rossicce e sottili. Non vi è dimorfismo sessuale. Mostra uno spiccato comportamento territoriale e i partner condividono il territorio di nidificazione già alla fine di dicembre. Potrebbe sembrare un essere dolce; è invece un litigioso. Tutto l'anno impedisce agli altri pettirossi di entrare nel suo territorio e, in primavera, respinge gli intrusi con un'energia raddoppiata. È sufficiente mettere su un ramo un ciuffo di piume rosso perché lui parta all'attacco come se avesse di fronte un altro uccello.All'arrivo della stagione riproduttiva (che inizia verso marzo) il maschio cerca di ottenere i favori della femmina con uno speciale canto nuziale, simile a un sottile sussurrio, unito ad una serie di posture rituali, quali l'arruffamento delle piume del capo e della gola ed il frenetico movimento delle ali.Solo la femmina si occupa della costruzione del nido, che viene preparato intessendo foglie e muschi esternamente, e imbottendo l'interno con piume e pelo. Solitamente il sito di nidificazione è un foro nel tronco di un albero o in un muro, ma spesso anche i bassi e fitti cespugli sono scelti quale dimora. Le uova (massimo 6) hanno un guscio bianco giallastro e sono deposte verso la fine di aprile (frequentemente a questa covata ne segue una seconda). Anche l'incubazione, che dura circa 15 giorni, è interamente a carico della femmina, mentre l'allevamento della prole è condiviso anche dal maschio. Quando esce dall'uovo il pullo pesa un grammo e mezzo. Dieci giorni dopo il suo peso (18 grammi) è uguale a quello dei genitori. Durante la cova, la cura della prole e nel cuore dell'inverno, il pettirosso non emette il suo vero canto, costituito da una serie di trilli sonori e melodiosi gorgheggi simili ad una cascata di note, ed eseguito di preferenza dalla cima degli alberi, quale chiara manifestazione della sua spiccata territorialità.
    Il grido di richiamo è invece una sorta di "tick" ripetuto a brevi intervalli. Molto utile all'agricoltura, il pettirosso è protetto, ma cade sovente vittima dell'uccellagione e del piccolo bracconaggio (archetti e lacci).
    (naturamediterraneo)
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    Fra gli uccelli conosciamo un caso di “sbornia” collettiva dei pettirossi americani, nel corso della loro migrazione annuale nel mese di febbraio, quando si spostano nelle regioni calde della California. Le prime notizie a riguardo datano agli anni ‘30. Quando raggiungono la California, stormi di migliaia di pettirossi americani (della specie Turdus migratorius) si appoggiano su piccoli alberi chiamati popolarmente “California holly” (“caprifoglio della California”). In quel periodo dell’anno questi alberelli sono carichi di frutti acerbi chiamati “Christmas berries” (“bacche di Natale”). Le tribù di indiani della regione chiamano questi frutti di colore rosso scarlatto toyon. I pettirossi e altre specie di uccelli si ingozzano fino all’inverosimile di questi frutti, che hanno un evidente effetto inebriante per questi volatili. Per circa tre settimane è possibile osservare nella regione una vera e propria baldoria, in cui gli uccelli diventano disorientati e confusi, si cimentano in giochi sciocchi fra di loro e svolazzano entrando nelle macchine e nelle case. Siegel (1989, pp. 58-59) ha osservato che per un buon pasto per questi uccelli sarebbero sufficienti quattro o cinque di questi frutti; in realtà essi ne mangiano sino a trenta. Appare quindi chiaro che lo scopo di questa abbuffata va al di la della semplice nutrizione. Gli uccelli sembrano conoscere e ricercare gli effetti inebrianti di una massiccia dose di questi frutti.(samorini)

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    Edited by gheagabry1 - 16/2/2020, 13:01
     
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  11. gheagabry
     
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    Il PASSERO


    Ha forma tozza, becco conico e appuntito, coda tronca, zampine gracili adatte più al saltello che alla camminata. In Italia è molto comune il Passero italiano (passer italiae), di colore grigio, sfumato di marrone e bruno, dal carattere irrequieto, vivace, garrulo. Si trova un po’ dovunque ed è numeroso anche nelle città, nidifica sotto i tetti, nelle crepe e nelle feritoie dei muri deponendo, da tre a sette uova, anche quattro volte l’anno. E’ un uccellino lungo circa 14 centimetri, stanziale, molto socievole e se allevato in cattività, nei suoi primi mesi di vita, si affiata molto con il suo amico-padrone cercandone la compagnia e il suo contatto; non sono rari i casi in cui il passerotto passa diverse ore della sua giornata sulla spalla o nel taschino di una camicia del suo padrone. E’ molto intelligente e spesso riesce utile all’uomo perché si nutre d’insetti nocivi all’agricoltura; gradisce molto anche la lattuga, la mela e in genere quasi tutta la frutta, i semi di miglio, di loglio (specie di graminacea). Esistono altre varietà di passeri molto simili tra loro con variazioni di colore nelle piume: il Passero domestico o europeo comune in tutta l’Europa, l’Asia, l’America e Nuova Zelanda, ha un piumaggio castano bruno con macchie brune nella parte superiore del corpo mentre è grigio o biancastro inferiormente; il Passero repubblicano, diffusissimo in Africa, vive in enormi stormi; il Passero solitario, più lungo dei precedenti (circa 25 centimetri), il maschio ha un piumaggio azzurro-grigio mentre le femmine sono bruno-grigie. E’ comune nell’Europa meridionale, nell’Africa settentrionale e nell’Asia centrale e, come dice il suo nome, vive appartato, schivo, su colline, montagne sassose e rocciose; se raccolto giovane si adatta bene anche alla gabbia facendosi apprezzare per il suo canto melodioso; è un uccellino migratore verso il sud d’inverno; il Passero mattugio o montano con una macchia nera sulle guance e più selvatico delle specie precedenti, tende a tenersi lontano dagli insediamenti umani frequentando colline e montagne boscose dove nidifica nelle cavità degli alberi; è anch’esso migratore nel periodo freddo.
     
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  12. gheagabry
     
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    La TORTORA



    La tortora appartiene alla famiglia dei Columbidi e all ordine dei Columbiformi. Vive in particolar modo in giardini, in parchi e in zone ricche di alberi per la nidificazione. Le tortore macchiate, in particolar modo, provengono in India ed in Asia sudorientale. Si nutre solitamente di cereali, grano e vari sementi delle aree coltivate.La tortora comune, ovvero quella appartenente alla specie Streptopelia turtur somiglia molto al colombo, ma a differenza di questo è più slanciata e possiede una testa più piccola. La tortora dal collare orientale, invece, ha le piume colorate di marrone e nero.
    Generalmente la tortora misura anche trentatré centimetri. La sua testa è di colore grigio chiaro mentre la nuca è nera, puntellata di bianco. Le zampe sono, invece, rosse mentre la parte posteriore del suo corpo è di color cannella con striature nere. I giovani si distinguono dagli adulti poiché sono privi del collare puntellato intorno al collo. Per quanto concerne la riproduzione di questi uccelli, le tortore macchiate sono monogame. Il maschio solitamente corteggia la femmina con un volo ritmico, accompagnato da un vivace battito d ali e seguito da un tuffo circolare con le ali rigide. Il nido è generalmente costituito da ramoscelli, erbe e radici, costruito perlopiù su di un albero, o cespuglio alto ed è una struttura di quindici centimetri di diametro.
    L'incubazione delle uova si conclude al termine di due settimane. Come molti altri uccelli, anche nelle tortore il maschio e la femmina si occupano di covare le uova ed entrambi allevano i piccoli. In un primo periodo si nutrono di latte ma dopo i piccoli vengono nutriti con rigurgiti di semi e grano.Tra i colombi è quello che meno fraternizza con l'uomo, infatti vive ai margini della città.(dal web)
     
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  14. gheagabry
     
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    Gli INDICATORI



    Famiglia appartenente all'ordine dei Piciformi è quella degli Indicatoridi (Indicatoridae). Si conoscono 42 specie di indicatori del miele sparsi in Africa, Asia e Indonesia. Sono uccelli che si nutrono di cera e di larve di api; certe specie si alleano con grossi animali e addirittura con l'uomo per condurli dove vi sono alveari e usufruire poi della spartizione. Possono addirittura digerire anche la cera grazie alla simbiosi con batteri viventi nel loro intestino. Ma si cibano anche di insetti catturati in volo.

    Questo uccello fa parte di una tra le specie africane più comuni; il suo risonante richiamo è familiare nelle savane boscose. Quando riesce a trovare un alverare, l'indicatore saetta avanti ed indietro in un volo inquieto, emettendo un grido eccitato, simile ad un cicaleccio, per attirare l'attenzione dei mammiferi presenti nelle vicinanze, e soprattutto del tasso del miele. L'indicatore aspetta mentre l'alveare viene aperto dal tasso e poi si nutre avidamente di api, larve e miele: il suo apparato digerente, assolutamente unico, è in grado di assorbire persino la cera delle celle nuziali. I due minuscoli indicatori dal becco aguzzo del genere Prodotiscus sono invece uccellini dei boschi e si cibano di insetti. Alcune specie, come il Melichneutes robustus, producono in volo un suono "sferzante" con i movimenti della coda.
    Questa famiglia, dal nome assai appropriato, è l'unica famiglia di uccelli completamente parassita.
    Tutti gli indicatori sono parassiti, e di solito depongono le uova nei nidi di capitonidi e muscicapidi. Appena l'uovo schiude, il piccolo indicatore "sfratta" i suoi infelici compagni di nido, arrivando anche ad ucciderli, usando gli affilati uncini che armano la punta del suo becco.

    Indicatore dalla gola nera (Indicator indicator)
    Diffuso in Africa, a sud del Sahara, abita un ambiente vario: margini delle foreste, aride boscaglie, boschi di acacia, campi coltivati. Della grandezza di circa 20 cm, è questa una delle sole specie della famiglia che realmente indicano e guidano grossi animali verso i nidi delle api. Con forti richiami si accosta a un uomo o a un grosso mammifero come un tasso, e una volta attirata la sua attenzione gli mostra la strada per l'alveare precedendolo a breve distanza. Infatti l'uccello ha bisogno di un altro essere che spacchi il nido delle api e solo così può mangiare i resti del miele, la cera e le larve che conteneva. La pelle molto spessa lo difende dalle dolorose punture delle api. Ma non disdegna anche altri insetti, come tutti gli altri indicatori. La femmina depone le uova nei nidi di altri uccelli e i suoi nidiacei sono così allevati dai loro genitori adottivi. L'Indicatore dalla gola nera presenta due sottospecie: Indicator indicator indicator, Indicator indicator inquisitor Questo è un Indicatore dalla gola nera (che trattiene un pezzo di alveare).
    (da "Il grande libro degli uccelli" di Philip Whitfield e I.C.J. Galbraith)
     
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  15. gheagabry
     
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    "....– È il nostro simbolo, – disse Lalitha, tirando fuori un opuscolo dalla valigetta.
    Il volatile sulla copertina aveva un’aria del tutto insignificante. Azzurrognolo, piccolo, poco intelligente. […]
    – La dendroica cerulea è un uccellino molto esigente [...].
    – Nidifica in cima agli alberi nelle foreste decidue mature, – disse Walter. – E poi, non appena i piccoli sono in grado di volare, la famiglia si sposta nel sottobosco per mettersi al riparo. Ma le foreste originarie sono state tutte abbattute per ricavarne legname da costruzione e legna da ardere, e quelle di seconda crescita non hanno il tipo giusto di sottobosco, oltre a essere interrotte da strade e fattorie e lottizzazioni e miniere di carbone, e tutto questo rende la dendroica facile preda di gatti, procioni e cornacchie.
    – E cosí, in men che non si dica, addio dendroica cerulea, – disse Lalitha...."
    (tratto da "Libertà, Jonathan Franzen)


    La DENDROICA CERULEA


    Prende il nome dal bel colore azzurro del suo piumaggio....Gli adulti di sesso maschile hanno una colorazione di un profondo blu ceruleo, gola bianca, striature blu verso il basso, fascia scura in gola, banda nera in un occhio...deboli striature nere sul dorso. . Al contrario, il piumaggio delle femmine adulte è una tonalità di verde-blu, diventando più blu sul dorso. La gola e il petto sono di colore giallo pallido. Vi è qualche variazione stagionale nel piumaggio di entrambi i sessi; due barre bianche larghe attraversano le ali lunghe e appuntite e presentano macchie bianche sulla coda corta. Sono difficili da individuare visivamente, si identificano dall'acuto canto del maschio: una serie di accelerazione di ronzii brevi che termina con un unico superiore.
    Abitano nelle Foreste decidue, soprattutto nelle valli fluviali. Preferisce l'olmo, il morbido acero, quercia, betulla, noce, faggio, tiglio, tiglio, platano o frassino nero. I nidi vengono costruiti sugli alberi in posizione alta, difficili da individuare. I maschi arrivano alla fertilità vicino alla metà di maggio. L'incubazione è probabilmente di 12 - 13 giorni. Entrambi i genitori nutrono i pulcini. l'età alla quale il giovane è permesso di lasciare il nido non è ben nota.
    Si nutre, probabilmente, interamente insetti, come la maggior parte degli uccelli canori, ma è stato osservato nutrirsi anche di bruchi. Vola, inoltre, per catturare gli insetti volanti a mezz'aria.
    Questa specie è elencata come vulnerabile, perché la sua popolazione ha subito un rapido declino a causa della continua perdita di habitat e la frammentazione della sua riproduzione e svernamento.
    I cambiamenti di uso del suolo derivante da aumento della popolazione umana. Si spostano a sud, relativamente presto, in autunno. Migrano in Colombia e Bolivia. In primavera migranti dal nord del Sud America fanno una sosta regolare in Belize prima di proseguire verso nord attraverso il Golfo del Messico a sud-est degli Stati Uniti.

    Era una delle capinere più abbondanti nelle valli fluviali dell'Ohio e del Mississippi ma, i numeri di questa specie sono notevolmente diminuiti nel corso del XX secolo a causa della perdita e frammentazione degli habitat e sia per la sua riproduzione e svernamento. La sua popolazione è diminuita di oltre il 70% dal 1960. I Monti Appalachi erano una loro roccaforte, ma la zona ha subito disboscamenti a causa della produzione di carbone e inoltre molte zone boschive si sono tramutate in piantagioni di caffé, con la distruzione quasi totale dei grandi alberi di latifoglie.

    "...Anche allora, a volte mi capitava di attraversare il parco senza vedere nessun volatile più insolito di uno storno, letteralmente nessuno, e di sentirmi trascurato, abbandonato e offeso. (Quegli stupidi uccelli: dove si erano cacciati?) Ma poi, qualche giorno dopo, vedevo un piro piro macchiato vicino al Turtle Pond, o uno smergo dal ciuffo sul Reservoir, o un airone verde nel fango vicino al Bow Bridge, ed ero felice.
    Gli uccelli erano i discendenti dei dinosauri. Quei cumuli di carne le cui ossa pietrificate erano esposte al Museo di storia naturale si erano brillantemente rinnovati nel corso dei secoli, e ora vivevano sotto forma di orioli sui platani ai bordi della strada. I dinosauri erano stati un’ottima soluzione al problema della vita sulla Terra, ma i virei solitari, le dendroiche gialle e i passeri gola bianca – canterini, leggeri come piume e con le ossa cave – erano ancora meglio. Gli uccelli rappresentavano la parte migliore dei dinosauri. Avevano lunghe estati e una vita breve. Tutti noi dovremmo avere la fortuna di lasciare eredi simili."
    (Jonathan Franzen)








     
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