UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. tomiva57
     
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    Lagonosticta senegala

    L'amaranto del Senegal o amaranto rosso (Lagonosticta senegala (Linnaeus, 1766)) è un uccello passeriforme della famiglia degli Estrildidi

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    Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto, con ali arrotondate e coda squadrata.
    I maschi sono di colore rosso scarlatto su tutto il corpo, meno che su dorso e ali (che sono di colore bruno-olivastro, e in alcune sottospecie anche i fianchi ed il sottocoda sono dello stesso colore) e coda (che è nera): ai lati del torace (in alcune sottospecie anche sul petto) sono presenti delle macchie biancastre. Le femmine sono invece di colore bruno-grigiastro, con presenza di sfumature rossicce più o meno accentuate su fronte, torace o dorso (mentre il codione è rosso) e di sfumature giallastre sul ventre: anche nelle femmine sono presenti le macchie toraciche bianche. In ambedue i sessi gli occhi sono bruno-rossicci con cerchio perioculare giallastro, le zampe sono di colore carnicino ed il becco rosso con margine superiore nerastro.

    Biologia

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    Un maschio cerca il cibo al suolo.

    Si tratta di uccelli diurni e piuttosto timidi, che si muovono in coppie o (all'infuori del periodo riproduttivo) in gruppi di una decina d'individui, a volte in associazione con altre specie sia affini (come l'amaranto di Jameson) che affini (come le estrildi del genere Uraeginthus): essi passano la maggior parte della giornata al suolo o fra l'erba alta alla ricerca di cibo.


    L'amaranto del Senegal ha una dieta essenzialmente granivora, che si compone perlopiù di piccoli semi di graminacee, venendo integrata con altri alimenti sia di origine vegetale (germogli, bacche, frutta) e piccoli invertebrati (principalmente insetti di piccole dimensioni).

    Riproduzione

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    Una coppia in Etiopia.

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    Coppia di vedova dei villaggi (al centro) con coppia di amaranti del Senegal, i quali subiscono parassitismo di cova da parte di questa specie.


    Il periodo riproduttivo coincide in genere con l'inizio della stagione secca: il maschio corteggia insistentemente la femmina saltellandole attorno con una pagliuzza o una piuma nel becco, emettendo al contempo il proprio canto, finché essa non acconsente all'accoppiamento accovacciandosi e spostando lateralmente la coda.

    La costruzione del nido è appannaggio di entrambi i sessi: esso consiste in una struttura globosa fatta da erba secca e fibre vegetali intrecciate, e foderata all'interno con piume e muschio. In genere il nido viene costruito a poca altezza dal suolo, nel folto dei cespugli o fra l'erba alta: al suo interno la femmina depone 3-6 uova biancastre, che provvede a covare assieme al maschio (alternandosi durante il giorno, e riposando assieme all'interno del nido durante la notte) per circa due settimane, al termine delle quali schiudono nidiacei ciechi ed implumi. I pulli vengono accuditi da entrambi i genitori, e sono pronti per l'involo attorno alle tre settimane dalla schiusa: essi tuttavia tendono ad allontanarsi definitivamente dal nido solo a un mese e mezzo circa di vita, rimanendo nei pressi di esso, tornandovi durante la notte per dormire coi genitori e chiedendo loro sempre più di rado l'imbeccata.

    L'amarando del Senegal subisce parassitismo di cova da parte della vedova dei villaggi.

    Distribuzione e habitat



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    Un maschio nel proprio habitat naturale.


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    Un maschio si abbevera nei pressi di Lalibela.

    Al contrario di quanto il nome comune potrebbe far pensare, l'amaranto del Senegal è diffuso in un areale molto vasto, che abbraccia la maggior parte dell'Africa subsahariana, dal Senegal alla Somalia e da qui a sud fino al Malawi settentrionale: grazie all'antropizzazione crescente del continente africano, questa specie ha inoltre esteso il proprio areale a nord nel Sahel al seguito dell'uomo, mentre il tentativo d'introduzione di questi uccelli in Egitto non ha avuto successo.

    L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree di savana, con presenza di zone alberate e cespugliose e di fonti d'acqua dolce permanenti: lo si osserva anche nelle radure erbose della foresta pluviale, nelle aree semidesertiche ed antropizzate (campi coltivati, piantagioni, giardini e periferie di villaggi), fino a 2200 m d'altezza.

    Nonostante si tratti di uccelli tendenzialmente staziali, sono state osservate migrazioni stagionali anche di una certa entità, specialmente da parte dei giovani appena allontanatisi dal nido



    Se ne riconoscono attualmente cinque sottospecie:

    Lagonosticta senegala senegala, la sottospecie nominale, diffusa in Guinea dal Senegal alla Nigeria;
    Lagonosticta senegala rhodopsis (Heuglin, 1863), diffusa dalla Nigeria all'Eritrea;
    Lagonosticta senegala brunneiceps Sharpe, 1890), diffusa in Sud Sudan ed Etiopia centro-occidentale;
    Lagonosticta senegala somaliensis Salvadori, 1894, endemica del Corno d'Africa;
    Lagonosticta senegala ruberrima Reichenow, 1903, diffusa nella regione dei Grandi Laghi, dall'Uganda al Malawi settentrionale;

    Le varie sottospecie si differenziano fra loro in particolare in base a criteri morfologici, come l'estensione della colorazione bruna dorsale nei maschi o la colorazione delle femmine.

    In passato la sottospecie brunneiceps è stata classificat ada alcuni autori come specie a sé stante col nome di Lagonosticta brunneiceps, mentre attualmente la maggior parte degli studiosi concorda nel ritenerne giusta l'ascrizione a L. senegala col rango di sottospecie



    fonte: wikipedia.org

     
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  2. tomiva57
     
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    Red-cheeked_cordon-bleu_cropped


    Condor blu

    Il cordon blu (Uraeginthus bengalus (Linnaeus, 1766)) è un uccello passeriforme della famiglia degli Estrildidi


    Misura fino a 12–13 cm circa di lunghezza, compresa la coda, per un peso che può sfiorare i 10 g

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    Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto, muniti di lunga coda rettangolare e becco conico e appuntito.
    La livrea è bruno-grigiastra su fronte, vertice, nuca, dorso e ali, mentre faccia, guance, gola, petto, fianchi, coda e codione sono di colore azzurro: il ventre è di colore beige, mentre nel maschio è presente una macchia di colore rosso cremisi su ciascuna guancia, assente invece nella femmina (che possiede anche colorazione azzurra meno brillante e generalmente meno estesa). In ambedue i sessi il becco è violaceo con punta più scura, gli occhi sono bruni e le zampe sono di color carnicino.


    Sono uccelli diurni, che vivono perlopiù in coppie o in piccoli gruppi familiari che contano al massimo una decina d'individui, dai quali si isolano le coppie durante il periodo riproduttivo: essi passano la maggior parte della giornata al suolo, fra l'erba alta o fra i cespugli, alla ricerca di cibo.


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    Alimentazione


    Il cordon blu è un uccello prevalentemente granivoro, che cerca il proprio cibo al suolo: la sua dieta si compone essenzialmente di piccoli semi di graminacee, ma questo uccello la integra di tanto in tanto con insetti ed altri piccoli invertebrati (perlopiù termiti), bacche, frutta e germogli. Questi uccelli sono stati inoltre osservati mentre si nutrivano di cera d'api


    La stagione riproduttiva cade generalmente nella fase finale della stagione delle piogge: il maschio corteggia insistentemente la femmina tenendo un filo d'erba nel becco, saltellandole attorno e cantando, fino a quando essa gli segnala la propria disponibilità all'accoppiamento accovacciandosi e spostando lateralmente la coda. Anche la femmina è in grado di eseguire un rituale di corteggiamento e di cantare.
    Il nido viene costruito da ambedue i sessi nel folto della vegetazione, scegliendo generalmente un punto nel folto di un roveto o nei pressi di un nido di vespe, in maniera tale da fornire una maggiore protezione dai predatori: esso ha forma sferica ed è composto da erba e fibre vegetali intrecciati ed imbottito internamente con piume e pelo. Sporadicamente, questi uccelli si servono anche di nidi abbandonati di uccelli tessitori.
    All'interno del nido la femmina depone 4-5 uova biancastre, che essa provvede a covare alternandosi col maschio per circa due settimane, al termine delle quali schiudono pulli ciechi ed implumi. Essi vengono accuditi da ambedue i genitori, e sono in grado d'involarsi attorno alle tre settimane di vita: generalmente, però, i nidiacei tendono a rimanere nei pressi del nido per altre due o tre settimane prima di allontanarsene in maniera definitiva.

    Distribuzione e habitat

    Il cordon blu occupa un areale assai ampio, che comprende buona parte dell'Africa subsahariana dal Senegal al Corno d'Africa e a sud fino all'Angola, allo Zambia ed al Mozambico settentrionali: la specie è stata inoltre segnalata a Capo Verde nel 1924 ed in Egitto negli anni sessanta, tuttavia trattandosi di avvistamenti isolati e non ripetuti nel tempo si pensa che si trattasse in questi due casi di esemplari sfuggiti alla cattività. Questi uccelli sono stati inoltre introdotti alle Hawaii, sulle isole di Hawaii e Oahu.

    L'habitat d'elezione di questi uccelli è rappresentato dalle aree di savana con presenza di macchie cespugliose ed alberate, fino a 2400 m d'altezza: si tratta tuttavia di uccelli molto adattabili, che colonizzano praticamente tutti gli ambienti a disposizione, meno che la foresta pluviale, dalla quale infatti mancano. Essi si spingono inoltre nelle aree antropizzate, estendendo il proprio areale a campi coltivati, giardini, parchi e villaggi.


    Se ne riconoscono cinque sottospecie:

    Uraeginthus bengalus bengalus, la sottospecie nominale, diffusa dal Senegal all'Etiopia e a dus fino al Kenya;
    Uraeginthus bengalus brunneigularis Mearns, 1911, diffusa in Somalia meridionale ed in Kenya centrale;
    Uraeginthus bengalus katangae Vincent, 1934, diffusa in Angola orientale, Congo meridionale e Zambia;
    Uraeginthus bengalus littoralis van Someren, 1922, diffusa in Kenya sud-orientale ed in Tanzania nord-orientale;
    Uraeginthus bengalus ugogensis Reichenow, 1911, diffusa in Kenya meridionale ed in Tanzania;
    Le varie sottospecie si differenziano fra loro per taglia, estensione ed intensità della colorazione azzurra ventrale.

    Il cordon blu forma molto probabilmente una superspecie con le congeneri ed affini astrilde blu ed astrilde testa blu



    fonte: wikipedia.org
     
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  3. tomiva57
     
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    Uraeginthus_granatius



    Granatino
    - Uraeginthus granatinus Linnaeus, 1766

    - Esotici
    Ordine: Passeriformi
    Famiglia: Estrildidi
    Genere: Uraeginthus
    Specie: U. granatinus
    Sinonimo: Granatina granatina


    Estrildide africano. Il suo territorio di appartenenza comprende Angola, Zambia, Zimbabwe e Sud Africa. Il suo habitat è caratterizzato da zone semi-desertiche e zone di savana. Per questi uccelli è importante la presenza di piante di acacia.



    Caratteristiche

    Uccellino di circa 13 cm di lunghezza. Il colore predominante del piumaggio è il bruno. Una delle caratteristiche tipiche della specie è la mascherina all'apice della testa, di colore blu cobalto. Le guance sono viola,. La gola è di colore nero. Il suo codione è blu violaceo. Le zampe sono grigie chiare. Il becco è rosso. L'occhio è nero. In questa specie il dimorfismo sessuale è ben evidente in quanto la femmina presenta i colori del piumaggio un po' più pallidi rispetto ai soggetti di sesso opposto. La sua coda è molto lunga rispetto ai normali rapporti degli estrildidi, senza di questa sarebbe uno degli uccelli più piccoli al mondo.


    Allevamento

    Non è un estrildide facile da far riprodurre, ma comunque abbastanza robusto. È un uccello esotico che ha bisogno di temperature calde, mai inferiore ai 20° C. L'ideale è alloggiarlo in un locale dove la temperatura ambientale oscilli tra i 20° e i 25° C. Il calore solare è molto importante e quindi, se alloggiato all'esterno è buona norma posizionare la gabbia o voliera dove possa arrivare la luce solare diretta. In gabbia è sempre in movimento. Nonostante tutti i soggetti visibili oggi in Europa sono nati in cattività, ha mantenuto molto dell'istinto selvatico, perciò si rivela sempre piuttosto agitato quando è in presenza di persone. Durante tutto l'anno si rivela una specie molto aggressiva, perciò si consiglia di tenerli divisi per coppie. Durante il periodo amoroso entrambi i soggetti lavorano, soprattutto il maschio, che assume il compito della costruzione del nido, una cosa alquanto inusuale per la maggior parte degli esotici dove è la femmina che sovente costruisce il nido. Il nido da utilizzare è quello a cassetta, o a forma di pera in vimini; in ogni caso si adatta bene ad ogni tipo di nido. Per foderare il nido utilizza fibre vegetali: fibre di cocco, fili d'erba, ecc.. La durata della cova è di circa tredici giorni. I genitori si alternano nella cova, come la maggioranza degli estrildidi. Se si ha fortuna, la coppia andrà in amore senza grossi problemi, ma il problema sussiste al momento in cui nascono i piccoli, poiché in natura questi esotici vivono a temperature molto calde, per cui allo stato libero loro non sono soliti riscaldare i piccoli nel nido, e per questo motivo molto pulli muoiono di ipotermia. L'uso di balie permette di provvedere adeguatamente ai nuovi nati. La loro dieta è a base di misto da esotici, pastoncino all'uovo, integrato con semi germinati. Frutti e verdura possono essere forniti a volontà. Fondamentali sono gli alimenti di origine animale, quindi durante le cove necessita di prede vive in abbondanza. Bevono molto raramente, infatti nel loro habitat naturale l'acqua è una risorsa rara e quindi loro si sono adattati a farne poco uso, metabolizzando ottimamente quella presente nella frutta e nella verdura.

    Alle mostre ornitologiche questi uccellini esotici si possono ammirare raramente. Per vedere alcuni esemplari di Granatino si deve andare a vedere una delle varie mostre ornitologiche specialistiche di esotici, che vengono organizzate, solitamente da settembre a dicembre, su tutto il territorio nazionale. Essendo poco presente alle mostre ornitologiche, questa specie viene giudicata nella medesima categoria di tanti altri estrildidi africani e australiani meno comuni, categoria denominata “altri estrildidi ancestrali”.



    Scheda realizzata da Federico Vinattieri ://ornitologia.difossombrone.it
    fonte:agraria.org
    foto: inseparabile.com
    - animalidalmondo.pianetadonna.it




    Edited by gheagabry1 - 16/2/2020, 18:15
     
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  4. tomiva57
     
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    Green-winged_Pytilia_(Pytilia_melba)


    Pytilia melba



    Il melba (Pytilia melba (Linnaeus, 1758)) è un uccello passeriforme della famiglia degli Estrildidi[

    Misura circa 11-13 cm di lunghezza, coda compresa.

    Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto e paffuto, muniti di corte ali arrotondate, coda corta e squadrata e becco conico e appuntito.

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    È presente un dimorfismo sessuale piuttosto marcato.
    Nel maschio la testa ed i fianchi sono di colore grigio topo, con una mascherina facciale che può essere più o meno estesa a seconda della sottospecie, coprendo generalmente la fronte, il mento e le guance: rossi sono anche il codione e la coda, mentre dorso e ali sono giallo-olivastri, con tendenza a scurirsi sulle remiganti. Il petto è giallo oro, il ventre è biancastro, con le singole penne orlate di nero, a formare un caratteristico effetto a mosaico. Il sottocoda invece è bianco grigiastro. La femmina presenta livrea simile a quella del maschio, mancando però del rosso facciale (la testa è infatti interamente grigia) e del giallo pettorale, sostituito dal disegno ventrale a mosaico, che sul ventre appare meno netto ed evidente rispetto al maschio.
    In ambedue i sessi il becco è rosso, a volte con una striscia più scura nella sua parte superiore, le zampe sono di colore carnicino e gli occhi sono bruno-rossicci.


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    Il melba è un uccello diurno, che ha abitudini perlopiù solitarie oppure vive in coppia, mentre è assai raro che si riunisca in gruppetti, e se questi vengono osservati generalmente si tratta di coppie coi giovani dell'ultima covata, non ancora del tutto indipendenti. Rispetto alle altre specie congeneri, questa specie appare maggiormente legata ad abitudini di vita terricole, passando la maggior parte della giornata al suolo alla ricerca di cibo, salvo poi ritirarsi nel folto della vegetazione per riposarsi durante la notte

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    Alimentazione

    La dieta di questi uccelli si compone principalmente d'insetti (perlopiù formiche e termiti) e di piccoli semi di graminacee, che vengono rinvenuti al suolo: essi integrano inoltre la dieta con frutta, bacche ed altri invertebrati di piccole dimensioni.

    Riproduzione

    Un maschio nel Parco nazionale dello Tsavo durante il corteggiamento, con uno stelo d'erba nel becco.
    La stagione riproduttiva cade generalmente durante la fase finale della stagione delle piogge, in maniera tale da assicurare ai nascituri una maggiore quantità di cibo. Il maschio corteggia la femmina alla maniera tipica degli estrildidi, tenendo un filo d'erba o una piuma nel becco, saltellandole insistentemente attorno ed emettendo il proprio canto, fino a quando essa non acconsente all'accoppiamento accovacciandosi e spostando lateralmente la coda.
    Ambedue i sessi collaborano alla costruzione del nido, che ha forma sferica, viene edificato intrecciando steli d'erba e fibre vegetali ed imbottendo la cavità interna con piume ed è generalmente ubicato nel folto dei cespugli o fra l'erba alta. Al suo interno la femmina depone 4-6 uova dal guscio biancastro, che essa si alterna a covare col maschio per 12-13 giorni, al termine dei quali schiudono pulli ciechi ed implumi. Essi vengono accuditi da entrambi i genitori e sono in grado d'involarsi attorno alla terza settimana dalla schiusa, tuttavia tendono a rimanere nei pressi del nido (dormendo al suo interno durante la notte, seguendo i genitori nei loro spostamenti e chiedendo loro sempre più sporadicamente l'imbeccata) per altre due settimane circa, prima di allontanarsene completamente.

    Nel suo areale, il melba subisce parassitismo di cova da parte di varie specie del genere Vidua


    Il melba occupa un areale piuttosto ampio, che abbraccia gran parte dell'Africa subsahariana, andando dal Senegal al Corno d'Africa e a sud fino al Sudafrica: questa specie tuttavia manca dalle aree di foresta pluviale dell'Africa centrale, oltre ad essere assente dall'acrocoro etiopico.

    L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree erbose aperte, con presenza di aree cespugliose ed alberate più o meno estese: essi risultano particolarmente comuni nelle aree asciutte di savana con macchie di cespugli spinosi.


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    Se ne riconoscono otto sottospecie:

    Pytilia melba melba, la sottospecie nominale, diffusa nella porzione più meridionale dell'areale occupato dalla specie, dall'Angola alla Tanzania meridionale e a sud fino al Capo di Buona Speranza;
    Pytilia melba belli Ogilvie Grant, 1907, diffusa nella regione dei Grandi Laghi;
    Pytilia melba citerior Strickland, 1853, diffusa nel Sahel dal Senegal al Sudan;
    Pytilia melba grotei Reichenow, 1919, diffusa in Tanzania centro-occidentale, Mozambico settentrionale e Malawi;
    Pytilia melba hygrophila Irwin & Benson, 1967, diffusa in Zambia nord-orientale e Malawi settentrionale;
    Pytilia melba jessei Shelley, 1903, diffusa dal Sudan nord-orientale alla Somalia occidentale;
    Pytilia melba percivali van Someren, 1919, diffusa in Kenya e Tanzania;
    Pytilia melba soudanensis (Sharpe, 1890), diffusa in Sudan sud-orientale, nel Corno d'Africa, in Kenya settentrionale ed in Uganda;

    Le varie sottospecie differiscono fra loro per la colorazione (ad esempio l'estensione della mascherina facciale o le zebrature ventrali), le dimensioni, le vocalizzazioni ed alcuni altri comportamenti, al punto che in alcune zone dove gli areali di più sottospecie si sovrappongono, esse difficilmente si incrociano fra loro



    fonte:wikipedia.org
    foto: wikipedia.org
    - ibc.lynxeds.com/
     
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  5. tomiva57
     
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    Tordo citrino


    640px-Kookaburra_portrait

    Dacelo - Kookaburra


    Dacelo Leach, 1815 è un genere di uccelli della famiglia Alcedinidae, nativo dell'Australia e della Nuova Guinea.

    Comprende quattro specie comunemente chiamate kookaburra. Questo termine deriva dall'analogo termine nella lingua degli indigeni Wiradjuri guuguubarra, parola onomatopeica per il verso di questi uccelli.

    Il verso è infatti una delle principali caratteristiche distintive dei kookaburra: questi sono infatti soliti emettere dei richiami stridenti del tutto simili ad una risata umana.

    I kookaburra appartengono alla famiglia Alcedinidae, la stessa a cui appartengono le varie specie di martin pescatore; per questo motivo tali uccelli vengono chiamati anche martin pescatori australiani.

    Il genere comprende quattro specie, tutte distribuite solo in Australia, Nuova Guinea e nelle Isole Aru:

    Dacelo novaeguineae (Hermann, 1783) - kookaburra sghignazzante
    Dacelo leachii Vigors & Horsfield, 1827 - kookaburra dalle ali azzurre
    Dacelo tyro Gray, GR, 1858 - kookaburra ornato
    Dacelo gaudichaud Quoy & Gaimard, 1824 - kookaburra dal ventre rossiccio

    Di queste, il kookaburra sghignazzante ed il kookaburra dalle ali blu sono i più diffusi e conosciuti; queste due specie condividono gran parte degli areali e dei modelli comportamentali, ponendosi per questo frequentemente in competizione. Questo fatto ha portato ad ipotizzare che le due specie possano essersi evolute a partire da un progenitore comune, e differenziatesi per speciazione allopatrica in seguito ad un periodo di isolamento, presumibilmente quando l'Australia e la Nuova Guinea erano maggiormente distaccate. Secondo questa teoria, le due specie sarebbero poi rientrate in contatto solo in tempi geologici relativamente recenti, in seguito al riavvicinamento geologico delle due isole.


    Kookaburra-12

    Tutti i kookaburra sono carnivori ed insettivori; si nutrono principalmente di lucertole, piccoli serpenti, insetti e topi. Spesso predano anche i pulcini di altri uccelli, rapendoli dai nidi. Non è raro che alcuni esemplari abbastanza socievoli -o coraggiosi- accettino cibo dagli uomini, giungendo a nutrirsi dalle mani tese; in alcune situazioni arrivano anche a rubare carne cruda o cotta lasciata all'aperto e non sorvegliata.

    I kookaburra possono essere agevolmente allevati in cattività e, specialmente se catturati da piccoli e curati con attenzione possono diventare dei buoni animali di compagnia. Tuttavia, la loro dieta che richiede carne cruda può essere difficile da soddisfare, così come la necessità di fornire loro gabbie sufficientemente grandi da permettere loro di effettuare dei pur brevi voli. In aggiunta, il loro verso stridulo ed acuto risulta spesso fastidioso per molte persone.

    La grande distribuzione dei kookaburra, presenti anche nelle zone abitate, la loro assenza di timore verso gli esseri umani ed i loro richiami penetranti hanno reso questi uccelli molto popolari in Australia, dove sono considerati alla stregua di un simbolo nazionale. Un kookaburra fu una delle tre mascotte ufficiali della XXVII Olimpiade, che si svolse nel 2000 a Sydney (le altre due erano un'echidna e un ornitorinco); inoltre, un kookaburra campeggia su una serie speciale di monete emessa dal governo australiano a partire dal 1990. Esiste inoltre una canzone per bambini, molto celebre in Australia, dedicata proprio a questo uccello. Una canzone intitolata "Kookaburra" è anche presente nell'album Aikea-Guinea del gruppo scozzese Cocteau Twins



    fonte: wikipedia.org
     
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  6. tomiva57
     
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    Codirossone_scheda_specie_grande


    Codissone

    Ordine: Passeriformes
    Famiglia: Turdidae
    Il Codirossone predilige l’ambiente montano e lo si può incontrare a un’altitudine compresa tra i 300 e i 2.000 metri sopra il livello del mare. Talvolta però si incontrano individui anche ad altitudini superiori, fino a 3000 metri. L’ambiente ideale di questa specie presenta nude pareti rocciose, caratterizzate da una vegetazione prevalentemente erbacea piuttosto rada. Si nutre principalmente di insetti che cattura a terra o in volo, di invertebrati, bacche, lucertole e anfibi.

    Codirossone_scheda_specie_grande


    La specie è ben distribuita su tutta l’Europa mediterranea e il suo areale di presenza si estende dalle montagne dell’Europa centrale e meridionale alla Mongolia e alla catena africana dell’Atlante. Durante il periodo di svernamento raggiunge le savane a sud del Sahara. Staziona in Italia nella stagione estiva: arriva nei mesi di aprile e maggio, periodo in cui ha inizio la fase della riproduzione, e abbandona la Penisola tra agosto e fine settembre.

    Codirossone_scheda_specie_grande

    Il Codirossone raggiunge una lunghezza che varia dai 19 ai 21 cm, mentre il peso oscilla tra i 55 e i 65 grammi. Il maschio cambia d’abito a seconda della stagione: d’estate presenta un piumaggio grigio-blu sul capo e sul groppone, dove è intervallato da alcune macchie bianche. Le parti inferiori presentano la caratteristica tonalità arancione che si mantiene anche durante i mesi invernali, mentre le parti superiori, in questo periodo dell’anno, acquisiscono una sfumatura bruna simile al piumaggio della femmina, che si distingue per la presenza di alcune screziature biancastre. Petto e coda presentano una tonalità castano-arancio più sbiadita rispetto a quella del maschio. In entrambi i sessi becco e zampe sono di colore nero.
    Il periodo della nidificazione coincide con i mesi di maggio e giugno, quando la femmina depone l’unica covata annuale, costituita solitamente da quattro o cinque uova di color azzurro tenue. Il nido, a forma di coppa, viene costruito da entrambi i genitori utilizzando erba e muschio e viene incastrato tra le spaccature e le cavità delle rocce o nei buchi di vecchie case di campagna in rovina. La schiusa delle uova avviene dopo due settimane e, successivamente, sia il maschio sia la femmina portano avanti lo svezzamento dei pulcini.



    fonte:uccellidaproteggere.it



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    Ghiandaia marina


    La ghiandaia marina porta la primavera in Italia: dopo aver passato l'inverno nelle zone calde dell'Africa centrale e meridionale, torna in Europa insieme alle miti temperature primaverili!

    La Ghiandaia marina è uno degli uccelli più appariscenti che vivono e si riproducono nel vecchio continente. Turchese sul petto e sul ventre, così come sul capo, il piumaggio sfuma invece nelle tonalità del castano sul dorso, quindi del verde smeraldo nelle estremità.
    Amante dei climi caldi, dove le estati sono lunghe e assolate, la sottospecie nominale garrulus abita il Nord Africa, l’Europa, l’Asia Minore, fino ad Iran e Siberia sud-occidentale. Altre sottospecie abitano il Medio Oriente, fino al Pakistan e alla Cina occidentale, mentre a nord il limite dell’areale distributivo è segnato dallo sconfinato Kazakistan.




    La Ghiandaia marina è presente soprattutto nella porzione mediterranea e orientale del vecchio continente. In generale, questa specie era molto più diffusa alle nostre latitudini tra fine Ottocento e inizio Novecento, prima dell’inizio di un lungo e inesorabile declino, dovuto molto probabilmente alla minore disponibilità di siti idonei alla costruzione del nido.
    La popolazione italiana risulta nidificante e interamente migratrice. Lo svernamento avviene nell’Africa tropicale, specialmente nella porzione orientale del continente. Sui nostri cieli la specie ritorna con l’arrivo della primavera, quando inizia la nidificazione. Da notare, anche in questa specie, la maestosa “danza nuziale” dei maschi: prima della riproduzione, i maschi compiono spettacolari acrobazie aeree, mentre la luce solare si riflette sul piumaggio e attira in questo modo l’attenzione della femmina. Il viaggio di ritorno comincia già alla metà dell’estate, ed è in questo momento che si possono osservare stormi di ghiandaie marine composti anche da qualche decina di individui.


    RMETIAC



    fonte:dicaaaaaaa.forumfree.it
     
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  7. tomiva57
     
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    upupa


    Upupa

    L'upupa (Upupa epops Linnaeus, 1758) è un uccello bucerotiforme della famiglia degli Upupidi, nell'ambito della quale rappresenta l'unica specie vivente. L'upupa gigante, infatti, si è estinta nel XVI secolo, mentre l'elevazione al rango di specie di alcune sottospecie di questo uccello non viene accettata da tutti gli autori.

    L'upupa è l'uccello nazionale dello Stato d'Israele dal maggio 2008.

    Il nome di questo uccello deriva dall'onomatopea latina del verso che soprattutto i maschi sono soliti emettere durante il periodo riproduttivo, e che suona come un cupo hup-hup-hup trisillabico.

    L'upupa è sicuramente uno degli uccelli più appariscenti diffusi alle nostre latitudini: la colorazione molto accesa, rosso-arancio con ali e coda a bande bianche e nere, il lungo becco leggermente ricurvo e la cresta erettile sulla testa risultano inconfondibili fra gli uccelli nostrani, sebbene risulti abbastanza difficile avvistare un'upupa in virtù delle sue abitudini schive e della sua predilezione per le aree rurali e scarsamente antropizzate.

    L'upupa è un uccello amante degli spazi aperti e dei climi miti: pur occupando un areale estremamente vasto (che comprende gran parte di Europa, Asia ed Africa), essa tende a migrare verso siti più caldi solo nelle aree temperate, mentre in quelle tropicali e subtropicali risulta stanziale.

    L'upupa è diffusa in un areale assai vasto che comprende la maggior parte delle ecozone paleartica ed afrotropicale: essa è infatti diffusa in gran parte dell'Europa (fatta eccezione per le isole britanniche, i Paesi Bassi e la Scandinavia) e dell'Africa, ad est fino al Giappone ed al Sud-est asiatico. Esemplari erratici della sottospecie saturata sono stati osservati addirittura in Alaska, nei pressi del delta dello Yukon, così come capita che vengano segnalati esemplari di questa specie anche in Inghilterra meridionale e perfino a nord fino all'Islanda.

    L'upupa predilige i luoghi secchi, con suolo sabbioso o terroso, presenza di vegetazione sparsa e superfici verticali (alberi morti, pali, muri, fienili, edifici abbandonati, cassette-nido o cavità fra le rocce) dove poter nidificare: queste caratteristiche sono riscontrabili in un gran numero di habitat e perciò questo uccello è osservabile in un gran numero di ecosistemi, dalle lande alla savana, dalla steppa agli spiazzi erbosi nelle foreste. La sottospecie malgascia risulta maggiormente legata alle aree ricoperte di vegetazione, in quanto la si trova spesso associata anche alla foresta primaria. L'upupa si adatta molto bene anche alla convivenza con l'uomo e perciò la si può trovare in una vasta gamma di paesaggi modificati a scopo agricolo, come oliveti, vigne, campi coltivati, pascoli, frutteti e zone verdi urbane; la specie ha per contro abbandonato le monocolture presenti nelle pianure più fertili.
    In Italia, questo uccello si trova praticamente ovunque (ad eccezione dell'Arco Alpino e delle zone più elevate dell'Appennino), colonizzando le aree rurali e quelle suburbane non eccessivamente antropizzate. Si tratta di una specie che tende a migrare verso sud con l'abbassarsi delle temperature, per poi ritornare in primavera: può capitare tuttavia che qualche esemplare si fermi anche durante l'inverno.

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    Dimensioni

    L'upupa è lunga 25–32 cm, con apertura alare di 44–48 cm e peso compreso fra i 46 e gli 89 grammi.

    Le sottospecie diffuse nelle aree tropicali dell'areale tendono ad avere dimensioni medie minori rispetto a quelle diffuse in zone temperate e fredde, oltre che aspetto più slanciato. A parità d'età, le femmine sono leggermente più piccole rispetto ai maschi.

    L'aspetto è molto caratteristico. L'upupa presenta un becco molto lungo (da due a tre volte il cranio, a seconda della sottospecie) e leggermente ricurvo verso il basso, più largo alla base, di colore bruno scuro o nero con base color carnicino: la testa è sormontata da un ciuffo erettile di penne. Le ali sono tozze e di forma arrotondata, più grandi in proporzione nelle sottospecie che sono solite migrare: la coda è lunga e stretta. Le zampe sono piuttosto tozze e forti, di colore carnicino-grigiastro, sono munite di quattro dita, tre rivolte anteriormente e uno rivolto posteriormente: ciascun dito è provvisto di un'unghia leggermente ricurva. Gli occhi sono piuttosto piccoli, di colore bruno scuro o nero, con pupilla rotonda.

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    Upupa al suolo in Kurdistan.


    Il piumaggio è anch'esso inconfondibile, di colore bruno-arancio uniforme su tutto il corpo, con tendenza a sbiadirsi e schiarirsi nella regione pettorale e ventrale fino a diventare bianco su basso ventre, zampe e sottocoda: le penne del ciuffo cefalico presentano punta nera, mentre la metà distale delle ali e la coda sono nere con bande orizzontali bianche il cui numero e spessore variano sia individualmente che a seconda della sottospecie. La tonalità del piumaggio varia anch'essa individualmente a seconda della dieta dal grigio-brunastro al color ruggine, ma solitamente è caratteristica per le varie popolazioni ed è un importante strumento per individuare la sottospecie a cui appartiene l'animale. Le femmine possiedono piumaggio simile ai maschi, circa non presenza accennata di una mascherina di colore più scuro attorno a occhi e becco.


    L'upupa è un uccello prevalentemente diurno, che ha il suo picco d'attività nelle ore pomeridiane: passa la maggior parte del suo tempo muovendosi al suolo alla ricerca di cibo.
    In caso di passaggio di un predatore (ad esempio un uccello rapace), l'upupa si appiattisce al suolo aprendo le ali e la coda e tenendole basse sul terreno, e al contempo alzando la testa verso l'alto: questa postura, mettendo ben in mostra le bande bianche e nere di ali e coda, avrebbe la funzione di rompere il contorno dell'animale e confondere i predatori. Tuttavia, sono state osservate numerose upupe mettersi in questa posizione senza apparente motivo di pericolo, e pertanto si è propensi a credere che essa abbia anche (se non unicamente) la funzione di esporre la maggior superficie possibile del corpo dell'animale ai raggi solari, permettendogli di compiere dei veri e propri bagni di sole.


    Spesso l'upupa può essere osservata anche fare bagni di sabbia o di polvere, arruffando le penne ed aiutandosi col becco ai bordi delle strade sterrate: questi hanno lo scopo di liberarsi degli eventuali parassiti che possono infestare le penne.

    Il volo è molto caratteristico, in quanto grazie alle tozze ali profondamente digitate che l'animale batte a intervalli regolari, esso procede secondo percorsi sinusoidali, in maniera simile a una grossa farfalla. La forma delle ali consente però all'animale di compiere scarti improvvisi e ripetuti anche in rapida successione, liberandosi facilmente di eventuali inseguitori.

    Le popolazioni europee de dell'Asia centrale sono solite migrare durante i mesi freddi verso zone più calde, mentre le popolazioni tropicali tendono ad essere stanziali durante l'anno. Tuttavia, può succedere esemplari isolati od intere popolazioni rimangono stanziali nelle aree settentrionali dell'areale, specialmente in caso di inverni miti o secchi: anche le popolazioni tropicali stanziali possono compiere migrazioni stagionali di piccola entità per sfuggire al monsone.
    Durante le migrazioni, le upupe possono muoversi anche ad alta quota, ad esempio per oltrepassare una catena montuosa: esemplari di questa specie furono avvistati attorno ai 6400 m d'altezza durante la prima spedizione volta alla conquista del Monte Everest. Generalmente, però, questi uccelli tendono a rimanere al di sotto degli 800 m di quota, sebbene vi siano delle colonie nidificanti anche a 3000 m di quota, come sui monti dell'Altaj.



    Le upupe generalmente sono uccelli molto silenziosi: durante il periodo riproduttivo, tuttavia, è molto frequente udire il caratteristico canto che suona come un hup-up-up trisillabico (sebbene possano essere emesse anche due o quattro sillabe) e che dà alla specie sia il nome comune che quello scientifico. Il canto dell'upupa, in alcune zone dell'areale occupato da questa specie, può essere confuso con quello molto simile del cuculo dell'Himalaya, che però possiede canto tetrasillabico.
    L'upupa può emettere anche suoni gracchianti (molto simili al verso della ghiandaia) quando allarmata o disturbata, oppure suoni sibilanti per minacciare gli intrusi: anche i nidiacei fin dalle prime ore di vita emettono suoni sibilanti allo scopo di spaventare gli intrusi che si affaccino al nido, mentre per la richiesta del cibo essi emettono un verso che ricorda il garrito del rondone. Le femmine, durante il corteggiamento, rispondono positivamente alle offerte di cibo da parte del maschio con un verso corto e sospirato.


    Alimentazione

    L'alimentazione dell'upupa si basa quasi esclusivamente sugli insetti: vengono preferiti grilli, grillotalpa, coleotteri, larve e bruchi di varie specie, oltre a formiche, cavallette e crisalidi. Più raramente, questi animali si cibano anche di altri invertebrati come lombrichi, molluschi e ragni. L'animale non disdegna di tanto in tanto di integrare la propria dieta anche con piccoli vertebrati (principalmente lucertole neonate e piccoli anfibi), uova e anche nidiacei di uccelli che nidificano al suolo, oppure con materiale di origine vegetale, come bacche e meno frequentemente anche granaglie.

    L'upupa cerca il cibo al suolo ed in maniera solitaria, inserendo più volte anche fino alle narici nel terreno (o fra rocce, pile di foglie morte, sterco) il lungo becco fin quando, grazie al tatto ben sviluppato, percepisce la presenza di una galleria sotterranea: a questo punto, l'animale comincia a seguire percorsi circolari, sondando continuamente il terreno per individuare l'inquilino della galleria. Una volta trovato, l'upupa apre il becco conficcato nel suolo grazie ai potenti muscoli mandibolari, in modo tale da poter catturare la preda sottoterra: qualora non riesca ad afferrarla immediatamente, l'animale non ha problemi a scavare nel terreno raspando con le forti zampe, mettendo a nudo le gallerie o le tane in cui le prede si rifugiano per poi cibarsene.

    Mentre scandaglia il terreno alla ricerca di gallerie, l'upupa può cercare il cibo anche servendosi della vista sulla superficie, nutrendosi dei piccoli animali messi in fuga durante le sue attività. Può succedere, anche se piuttosto raramente, che questi uccelli si nutrano al volo, sfruttando la rapidità e l'imprevedibilità del volo per catturare gli insetti (api, calabroni o mosconi): generalmente questo avviene qualora le prede siano presenti in ingenti quantità, come gli sciami di mosche nei pressi dei mucchi di letame.

    Generalmente, il range di taglia delle potenziali prede dell'upupa varia fra 1 e 15 cm, con preferenza per prede di piccola taglia, fra i 2 ed i 3 cm di lunghezza: spesso l'animale rimuove le parti chitinose difficili da digerire (come zampe e ali) dalla preda prima di ingoiarla, lanciandola in aria ed afferrandola col becco. Se la preda è particolarmente voluminosa, l'animale la sbatte ripetutamente al suolo o contro una roccia (generalmente ciascun esemplare ha un proprio sito preferito contro il quale compiere questa operazione), in modo tale da sopraffarla ed esporne le parti tenere.


    Riproduzione

    L'upupa è un uccello monogamo per la durata della stagione riproduttiva: le coppie si sciolgono al di fuori di questo periodo e generalmente non si ricongiungono durante le successive stagioni degli amori, coi due sessi che cercano altri partner.

    Durante il corteggiamento, il maschio non cessa di seguire la femmina ripetendo incessantemente il proprio verso, con la cresta cefalica ben eretta e le penne della gola leggermente arruffate: esso cerca di conquistare la femmina (che in caso di consenso al corteggiamento risponde ai richiami del maschio) con doni consistenti in cibo. L'accoppiamento avviene al suolo.

    Durante il periodo riproduttivo le coppie di questi uccelli (i quali sebbene solitari generalmente tollerano la presenza di conspecifici durante l'anno) sviluppano una spiccata territorialità, col maschio che canta quasi incessantemente per tenere lontani eventuali intrusi dal territorio. Durante questo periodo non sono infrequenti episodi di inseguimenti e combattimenti anche cruenti (con alcuni esemplari che restano feriti o accecati) a colpi di becco fra conspecifici, generalmente fra animali dello stesso sesso.

    Il nido è rappresentato da una semplice cavità la cui ubicazione non costituisce un problema per questi animali, purché ad un'altezza inferiore ai 5 metri e con foro d'entrata sufficientemente ampio da farvi entrare la femmina e spazio interno sufficiente da permetterle di covare le uova: pertanto sono potenziali siti di nidificazuione le cavità degli alberi (nello scegliere le quali l'upupa mostra una spiccata preferenza per i grossi alberi secolari, in particolare meli), tane e nidi abbandonati, cavità fra radici e rocce, interstizi fra i mattoni, cassette-nido artificiali. Generalmente il nido non viene imbottito, ma alcuni esemplari possono foderarne rozzamente le pareti inferiori con ramoscelli e sterpaglie.

    All'interno del nido viene deposto generalmente durante le prime ore del mattino un numero di uova variabile a seconda della popolazione, con gli animali delle latitudini più elevate che depongono in media un numero maggiore di uova rispetto a quelli diffusi nelle zone equatoriali, numero che è ancora maggiore nelle popolazioni dell'emisfero boreale rispetto a quelle australi: in generale, nelle popolazioni eurasiatiche vengono deposte fino a 12 uova, mentre una covata media di upupe tropicali o subtropicali raramente supera le 4 uova. Le uova presentano forma arrotondata e colore bianco-verdastro, che si sbiadisce assai rapidamente durante l'incubazione, misurano in media 2,6 x 1,8 mm e pesano circa 4,5 g cadauna.
    La cova delle uova, che dura fra i 15 ed i 18 giorni, è affidata completamente ed esclusivamente alla femmina, che viene nutrita dal maschio. Durante il periodo riproduttivo, la ghiandola dell'uropigio della femmina aumenta rapidamente le proprie dimensioni e comincia a secernere un liquido nerastro dall'odore nauseabondo, che ricorda la carne marcescente: l'animale spande periodicamente questo liquido oleoso sul proprio piumaggio, probabilmente allo scopo di tenere alla larga eventuali intrusi, sebbene non siano escluse delle sue proprietà antiparassitarie e battericide. La quantità di liquido secreta aumenta proporzionalmente all'eccitazione dell'animale, ma resta nell'ordine delle poche gocce: al di fuori del periodo riproduttivo, la ghiandola dell'uropigio riprende le sue funzioni ordinarie, secernendo un liquido oleoso inodore e giallastro che l'animale utilizza per toelettare le piume.

    L'incubazione delle uova non è simultanea, ma ciascun uovo comincia il proprio sviluppo subito dopo la deposizione: per questo motivo, la schiusa è asincrona e l'ultimo nidiaceo può avere anche 16 giorni di differenza rispetto al primo schiuso. Alla nascita, i nidiacei sono ricoperti di piumino, mentre le penne cominciano a crescere fra il terzo ed il quinto giorno di vita: essi presentano ghiandola dell'uropigio ben sviluppata ed utilizzano il liquido secreto similmente alla madre, salvo poi perdere questa funzione attorno al mese di vita. A partire dal sesto giorno di vita, in caso di pericolo essi assumono una caratteristica posizione di difesa (allargando a ventaglio ali e cresta, appiattendosi al fondo del nido e puntando la coda contro il dorso sibilando) e possono spruzzare le proprie feci verso l'apertura del nido e fino a 60 cm di distanza.
    Nonostante le credenze popolari che vogliano l'upupa un uccello estremamente sporco, che non si cura dell'igiene del nido durante la cova, la femmina cerca sempre di allontanare gli escrementi dei nidiacei: talvolta ciò può tuttavia non essere reso agevole o possibile dalle piccole dimensioni della cavità scelta come nido, oppure possono essere presenti accumuli fecali risalenti a precedenti occupazioni della stessa (in particolare da parte di columbiformi, che non sono soliti ripulire i propri nidi dalle deiezioni) ed erroneamente imputabili all'upupa da parte dell'osservatore.
    La femmina si occupa di nutrire i piccoli col cibo portato dal maschio per 9-14 giorni, oltre che di tenerli caldi e protetti: passato questo periodo, si unisce al coniuge nel cercar loro il cibo. I piccoli si involano attorno alla quarta settimana di vita, ma tendono a rimanere coi genitori per un'ulteriore settimana (durante la quale continuano ad essere imbeccati) prima di allontanarsene.

    Generalmente le upupe portano avanti un'unica covata l'anno, ma in casi eccezionali (come la perdita delle uova o dei nidiacei) ve ne può essere una seconda: nelle popolazioni tropicali e subtropicali la tendenza a portare avanti due covate pare più accentuata rispetto alle popolazioni delle aree temperate, e potrebbe rappresentare la norma.

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    Upupa epops epops fotografata in Portogallo.

    L'upupa viene tradizionalmente classificata nell'ordine dei Coraciformi, nell'ambito del quale occupa una propria famiglia (gli Upupidae) che assieme alle upupe boscherecce della famiglia Phoeniculidae va a formare un clade ben distinto: sebbene la stretta parentela coi Phoeniculidae venga data per assodata in virtù di numerose analogie morfologiche (fra cui la peculiare forma delle staffe), tuttavia, attualmente questi animali vengono ritenuti più affini ai Bucerotiformi, mentre la classificazione fra i Coraciformi viene considerata desueta. Nella tassonomia degli uccelli di Sibley-Ahlquist, l'upupa e le specie affini vengono addirittura classificate in un proprio ordine, gli Upupiformes.

    Quale che sia il criterio di classificazione adottato, l'upupa rappresenta l'unica specie vivente della propria famiglia, sebbene alcuni autori considerino alcune delle sottospecie di questo animale come specie a sé stanti. Un'altra specie, l'upupa gigante (Upupa antaios), vissuta sull'isola di Sant'Elena, si estinse durante il XVI secolo, probabilmente a causa della caccia e della competizione da parte delle specie introdotte dall'uomo.
    L'upupa fa parte dei pochi animali il cui nome scientifico sia rimasto invariato sin dalla prima classificazione effettuata nel Systema Naturae:. Assieme ad essa venivano ascritte al genere altre tre specie, poi riclassificate poiché non legate all'upupa da altri caratteri che non fossero il lungo becco ricurvo:

    Upupa eremita, l'ibis eremita, attualmente ascritto al genere Geronticus;
    Upupa pyrrhocorax, il gracchio corallino, attualmente ascritto al genere Pyrrhocorax;
    Upupa paradisea, probabilmente una specie di uccello del Paradiso;
    Il nome scientifico dell'upupa, come anche il nome comune, sono onomatopeici, in quanto derivano dal verso emesso da questo animale: Upupa è il nome in latino di questo animale, mentre épops è il suo nome in greco antico.


    Grazie al vasto e vario areale occupato da questa specie, non deve stupire che sia avvenuta nel tempo una diversificazione di alcune popolazioni rispetto al ceppo originario. Attualmente, vengono generalmente riconosciute nove sottospecie di questo uccello, differenti fra loro soprattutto nella taglia e nella tonalità del colore:

    Upupa epops epops, la sottospecie nominale, diffusa in un territorio assai esteso che va da Madeira alla Cina nord-occidentale attraverso tutta l'Europa (ad eccezione delle isole britanniche, della Scandinavia e dei Paesi Bassi), il Nordafrica, il Medio Oriente, l'Asia Centrale e l'India nord-occidentale;
    Upupa epops africana, diffusa in Africa centrale e meridionale, dal colore rossiccio molto più carico rispetto alla sottospecie nominale;


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    Upupa epops ceylonensis fotografata a Calcutta.


    Upupa epops ceylonensis, che a differenza di quanto il nome scientifico possa far pensare occupa un vasto areale che oltre all'isola di Ceylon comprende anche la maggior parte del Subcontinente indiano, contraddistinta da dimensioni minori, colorazione rossiccia più carica ed assenza del colore bianco sulla cresta cefalica rispetto alla sottospecie nominale, con la quale si trova a convivere nella zona settentrionale del proprio areale;
    Upupa epops longirostris, molto simile alla sottospecie ceylonensis, diffusa in tutto il Sud-est Asiatico fino alla porzione occidentale dell'isola di Sumatra e contraddistinta da dimensioni maggiori e piumaggio più pallido rispetto alla sottospecie nominale, con la quale convive nelle regioni nord-occidentali del proprio areale;
    Upupa epops major, diffusa in Africa nord-orientale, di dimensioni maggiori rispetto alla sottospecie nominale (con cui convive in Libia ed Egitto occidentale) e dotata di becco più lungo ma anche più robusto, di bande caudali più sottili e di colorazione nel complesso più sbiadita e tendente al grigio, con bande alari bianche ben evidenti;
    Upupa epops marginata, endemica del Madagascar, di dimensioni maggiori e dalla colorazione molto meno accesa rispetto alla sottospecie africana, rispetto alla quale presenta anche estensione assai minore del bianco sulle ali ed in particolare sulla coda;


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    Upupa epops saturata nel monastero buddhista di Ganden, in Tibet.

    Upupa epops saturata, diffusa in Giappone, Siberia, Cina e Tibet, dal colore del piumaggio molto meno acceso rispetto alla sottospecie nominale, con la quale convive nella zona occidentale del proprio areale;
    Upupa epops senegalensis, diffusa nel Sahel dal Senegal al Corno d'Africa, di dimensioni minori e dalle ali di forma più tozza rispetto alla sottospecie nominale;
    Upupa epops waibeli, diffusa in Africa equatoriale dal Camerun al Kenya, molto simile alla sottospecie senegalensis rispetto alla quale presenta dimensioni maggiori, piumaggio più scuro e barre bianche più evidenti sulle ali;
    Sono state inoltre proposte altre due sottospecie, Upupa epops minor (comprendente la popolazione sudafricana di Upupa epops africana) ed Upupa epops orientalis (comprendente la popolazione punjabi di Upupa epops epops.
    Molti autori, infine, negli ultimi tempi hanno sostenuto l'elevazione di tre delle nove sottospecie comunemente accettate al rango di specie vere e proprie:

    Upupa epops africana a Upupa africana;
    Upupa epops marginata a Upupa marginata;
    Upupa epops senegalensis a Upupa senegalensis;
    Le differenze fra queste tre popolazioni e la sottospecie nominale, tuttavia, spesso non vengono ritenute abbastanza profonde da giustificarne l'elevazione a specie a sé stanti: solo la sottospecie marginata, infatti, presenta differenze significative nel comportamento e nelle vocalizzazioni rispetto alla sottospecie nominale.




    fonte:wikipedia.org
    foto: ebnitalia.it
     
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    Merlo

    Il merlo (Turdus merula Linnaeus, 1758) è un uccello della famiglia dei Turdidi


    Il maschio del merlo è lungo fino a 25 centimetri e presenta un piumaggio in genere completamente nero o marrone scuro; il becco e il contorno degli occhi sono di un giallo acceso tendente all'arancione. Le zampe sono brune e squamose. La femmina invece è lunga 15–20 cm circa e di colore bruno scuro, con la gola più chiara, striata. I giovani e le femmine presentano una colorazione bruna del becco, anziché gialla o aranciata. Negli esemplari maschi sono alle volte presenti fenomeni di leucismo, che si evidenzia con il colore bianco di parte delle remiganti primarie o delle caudali. A volte invece si presentano casi di albinismo in cui tutto il corpo è bianco e gli occhi rossi.


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    Merlo, maschio e femmina


    In genere, i merli vivono in coppie isolate. Durante le migrazioni diventano in genere più sociali e possono radunarsi in stormi.

    Il merlo è onnivoro. Si ciba principalmente di frutta, bacche e piccoli invertebrati.


    Il nido, costruito dalla femmina, si trova sui rami degli alberi, fra i cespugli o anche semplicemente in buche nel terreno.

    La femmina depone le uova tre volte l'anno; generalmente sono in numero da 4 a 6 e di un colore azzurro-grigio, maculate in modo irregolare con puntini grigi.

    Il periodo di incubazione va dai quattordici ai quindici giorni ed è principalmente la femmina a covare le uova, anche se di rado collabora pure il maschio per motivazioni, si presume, di natura ambientale. Ad una attenta osservazione, si può notare che la fattura del nido si esplicita nel suo posizionamento ad altezze dal suolo variabili, a crescere di quota dal livello terreno, in conformità se trattasi di prima, seconda o terza nidiata.


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    I merli solitamente cambiano il nido per ogni nidiata, non usano cioè mai lo stesso per le nidiate successive alla prima, anche se in rari casi si sono osservate due nidiate nello stesso nido.

    Canto

    Il suo canto è un fischio puro, molto vario, flautato e sempre allegro. È paragonabile ad un verso simile ad uno tciuc-tciuc-tciuc abbastanza basso, oppure un sottile tsii o un irritato cie-ciecie, mentre, se allarmato, nel levarsi emette uno stridente ed improvviso chiacchierio che potrebbe spaventare chiunque che, distratto, si addentri nel suo habitat senza aver notato la sua presenza. Inoltre ha la capacità di imparare con facilità qualsiasi melodia, per poi ripeterla fino alla noia. Quando canta, tende a porsi verso la cima di un albero.

    Può accadere che in lontananza un altro merlo gli alterni le sue emissioni sonore e che i due cantino frasi differenti senza sovrapporsi.

    Dopo il passero, il merlo è il passeriforme più diffuso in Europa e in Italia. È infatti diffuso in tutto il territorio europeo, ad esclusione della Scandinavia settentrionale.

    È inoltre presente in Asia, in Africa nord-occidentale, nelle Canarie e nelle Azzorre.

    Durante gli inverni si trasferisce dai paesi più settentrionali a quelli più caldi, mentre nelle zone temperate, come l'Italia, è presente tutto l'anno.

    Il suo habitat naturale è il bosco, ma si adatta a vivere in numerosi ambienti (in pratica, ovunque vi siano le condizioni per nidificare) e non raramente lo si trova anche nei frutteti e nei vigneti, in aree urbane a contatto ravvicinato con l'uomo.




    fonte: wikipedia.org






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    Merlo indiano - Gracula religiosa

    Il Merlo Indiano è un bellissimo uccello, detto anche Maina. Le sue dimensioni vanno da 24 a 39 cm e il peso arriva fino ai 250 grammi. E' dotato di una straordinaria intelligenza e si affeziona al proprio allevatore.
    Riesce superbamente ad imitare la voce umana, a volte più dei pappagalli. La sua gabbia dovrà essere sviluppata soprattutto in larghezza perchè tanto il Merlo Indiano non si arrampica, quindi non ha grandi necessita in altezza mentre ne ha in larghezza per poter volare e saltellare.
    Quindi come dimensioni minime dobbiamo considerare un 100x70x70 cm ma è decisamente meglio superare abbondantemente queste misure.
    Per offrirgli un esercizio quotidiano più efficace e appagante per lui, lo si può abituare a fare qualche piccolo voletto libero per casa fuori dalla gabbia. La vita media del Merlo Indiano è circa di 15-20 anni.


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    fonte: digilander.libero.it
     
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    verdone


    Verdone

    Nome scentifico: Carduelis chloris
    Ordine: Passeriformes
    Famiglia: Fringillidae

    Il Verdone è un piccolo e tozzo passeriforme molto adattabile presente in tutta Italia e in Europa, fino alle coste dell'Africa del Nord e al Medio Oriente. Lungo circa 15 centimetri e dal peso che difficilmente supera i 30 grammi, la sua apertura alare di 25-28 centimetri non fa di lui un buon volatore: preferisce passare di ramo in ramo e muoversi solo per nutrirsi.
    Di colore complessivamente verde e oliva con sfumature gialle e oro, ha le punte delle piume dorsali più scure e una marcata linea gialla su ali e coda. Il suo becco, conico e massiccio è color carnicino-biancastro, poco più chiaro delle zampe. La femmina si distingue dal maschio per una modesta opacità dei colori, mentre i giovani sono rigati di bruno.
    Questa specie particolarmente vivace e socievole vive in piccoli gruppi anche misti a cardellini e altri Fringillidi, e predilige gli habitat con una ricca vegetazione come frutteti, parchi, giardini e tutti i luoghi con molti alberi e siepi dove raggiunge un mimetismo quasi perfetto. Non disdegnano le zone urbane, purché appunto sia presente vegetazione.
    La maggior parte degli esemplari sono stazionari, mentre altri svernano in aree più calde per preparasi alla riproduzione che avviene tra primavera ed estate con un massimo di due covate da 4-5 uova azzurrine o puntinate di rosso scuro in nidi di rami e muschio posti sugli alberi.
    La femmina esegue la cova di circa due settimane mentre il maschio si adopera per procurare semi e cereali – che costituiscono la dieta principale di questa specie, bacche, piccoli insetti o larve. Dopo due-tre settimane dalla schiusa i piccoli escono dal nido.






    Verdone

    Estate. Un fruscio in mezzo a una siepe. Impossibile scorgere se sia una foglia che cade, una lucertola o un piccolo roditore. Un guizzo, e il mistero si svela. Un piccolo uccellino verde sbuca dalle altrettanto verdi foglie per posarsi su un ramo poco più in su. Veloce e dall'aspetto intelligente, una linea gialla sulle ali per perfezionare il suo mimetismo, il Verdone si guarda in giro, canta qualche nota, e senza pensarci su è già libero nel cielo alla ricerca del prossimo chicco di grano o di un mirtillo. Il colore è decisivo per il suo nome: chloris significa in greco “verde-giallastro”; nella mitologia inoltre Chloris – che i Romani chiamavano Flora – era la ninfa dalla pelle pallida, e quando parlava dalla sua bocca sgorgavano rose. Essendo il Verdone un uccello che raramente abbandona le fronde degli alberi, “chloris” è dunque doppiamente azzeccato.



    fonte:uccellidaproteggere.it
    foto:vilegnove.it
    - digilander.libero.it


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    verdone ancestrale


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    verdone bruno-pastello


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    verdone mascherato


    foto:digilander.libero.it
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    Il Lucherino Europeo

    Il Lucherino Eurasiatico (Carduelis Spinus), vive sia in Europa sia in Asia. Si riproduce nell'Europa Settentrionale, nell’Europa Centrale e Meridionale. In Italia si trova sulle Alpi, sull’Appennino Settentrionale e Meridionale.Durante la riproduzione predilige i boschi di Conifere (Pini, Abeti, Laceri), dove costruisce il nido sui rami esterni molto alti, in punti inaccessibili. In natura il Lucherino nidifica nelle foreste di conifere iniziando a riprodursi molto presto, anche agli inizi di marzo, e il maschio sceglie il posto dove la femmina inizia a costruire il nido. Questo è costruito prevalentemente dalla sola femmina, molto piccolo, a forma di coppa, abbastanza profondo. I materiali usati sono piccoli rametti secchi, radichette, crini, peli, piume, ragnatele e da muschio e licheni per mimetizzarlo. Le uova deposte (da 3 a 5) sono di colore bluastro-pallido, macchiettate di rosastro; vengono covate dalla sola femmina, imbeccata però dal maschio che la segue per tutto il periodo dell’incubazione che dura circa 11-13 giorni. I piccoli sono alimentati a base di cibi vegetali e insetti da entrambi i genitori per una ventina di giorni. Finita la stagione riproduttiva e la muta (luglio-novembre) in inverno frequenta boschi di Ontano, di Abete, di Pini ecc.., dove vive in gruppi gregari (minimo 10 soggetti). La sua attività frenetica, lo porta a trascorrere molte ore alla ricerca di cibo prevalentemente sugli alberi, assumendo posizioni acrobatiche per prelevarlo, più raramente scende a terra per raccogliere i semi caduti o per bere. Il canto del Lucherino è caratterizzato da una grande varietà di richiami molto acuti e chiari. Il Lucherino è di piccole dimensioni, circa 12 centimetri di lunghezza e 13 gr. di peso, ha una forma moderatamente affusolata, con parti inferiori giustamente arrotondate; il maschio si differenzia dalla femmina per la maggiore presenza di lipocromo giallo oltre alla caratteristica calottina nera tipica di tale specie. I giovani, prima della muta parziale che avviene in agosto-settembre, sono simili alla femmina.




    Mutazioni Conosciute Nei Fringillidi

    Le mutazioni del Lucherino fissate fino ad oggi sono circa una decina, ma se consideriamo anche le varie combinazioni tra esse il numero aumenta. La prima mutazione sul Lucherino è apparsa già nel 1983/84 ed è stata la – DILUITA - mutazione a dominanza incompleta che riduce in forma parziale sia l’Eumelanina nera che la Feumelanina bruna nella varietà SINGOLO FATTORE (ossia quando la mutazione si manifesta in eterozigosi), mentre le riduce quasi totalmente nella varietà DOPPIO FATTORE (ossia quando la mutazione si manifesta in omozigosi). Nel 1995 è apparsa la mutazione – BRUNA -, recessiva sesso-legata, che impedisce il completamento del processo di formazione della Eumelanina nera attestando così la tonalità nera su un colore bruno scuro. Nel 1986 è apparsa la mutazione – AGATA - anche questa recessiva sesso-legata, con riduzione parziale dell’Eumelanina nera e riduzione quasi totale della Feomelanina bruna. Fra le altre mutazioni annoveriamo l’ISABELLA, anche questa recessiva sesso-legata ed è un’interazione tra la mutazione AGATA e la mutazione BRUNO, fermo restando la riduzione della Feomelanina bruna, l’Eumelanina nera trasforma in Eumelanina bruna nella mutazione bruno e si presenta con un colore che si attesta sul beige. Nel 1991, Infine, è apparsa la mutazione – AVORIO - anch’essa sesso-legata che interessa il lipocro e non le melanine e si manifesta con la riduzione del lipocromo giallo attestandolo su un colore avorio. Queste mutazioni, elencate e descritte, a tutt’ oggi sono state riconosciute dallo standard ufficiale del Lucherino. Negli ultimi anni sono apparse anche altre mutazioni come - l’EUMO - e la – RUBINO -, che non sono state ancora standardizzate dalla C.T.N –I.E.I.


    MICHELE SARUBBI






    fonte: michelesarubbi.it
    foto:michelesarubbi.it
    - aoj.it


    Edited by gheagabry1 - 4/4/2020, 14:49
     
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    organetto9


    Organetto


    L'organetto (Acanthis flammea Linnaeus, 1758) è un uccello passeriforme della famiglia dei Fringillidi, diffuso in Nord America, Europa e Asia

    L'organetto misura mediamente 13 cm di lunghezza e pesa circa 20 grammi.
    Le dimensioni variano da una sottospecie all'altra, la più grande è la A. f. rostrata e la più piccola la A. f. cabaret.
    Presenta un piumaggio bruno variegato di nero, con presenza di lipocromo rosso sulla calottina in entrambi i sessi, mentre nel solo sesso maschile dal secondo anno di vita il lipocromo rosso si presenta anche sull'alto petto. Un segno distintivo dell'organetto è il tipico pizzetto nero. Il becco è di colore giallo fiammato di scuro.

    Molto simile è l'organetto artico (Acanthis hornemanni), in cui i colori bruni si perdono nel bianco.

    Vive in gruppi composti da circa una decina d'esemplari.


    La riproduzione

    L’organetto si riproduce sia in gabbia sia in voliera esterna.
    Abbisogna di poche cose: un pò di spazio, tranquillità ed un pizzico di feeling da parte dell’allevatore per capire il comportamento.
    Io per motivi di spazio, ho dovuto adottare le volierette, all’interno, di cm. 90 sia aperte che all’inglese, dove vengono poste le singole coppie.
    Non tutti i soggetti si comportano allo stesso modo; ci sono quelli che preferiscono il nido interno, sul frontale, altri esterni, a cassetta, quelli che si adattano solo a quello in vimini o di spago e quelli che, infine, anche se in gabbia restano perfetti artisti, nella preparazione del nido, quelli che sopportano senza difficoltà la presenza prolungata dell’allevatore e quelli che basta un nulla per farli innervosire.
    Occorre,perciò,un pò di feeling per capire tutti i problemi ed ottenere i risultati migliori.
    Sappia l’allevatore che ogni stranezza comportamentale di un soggetto,è sempre il riflesso di un cattivo ambientamento,quasi mai imputabile al soggetto stesso ma a proprie incapacità tecniche.
    Una volta posizionati i nidi, fornisco materiale per la costruzione degli stessi come juta, sisal, cocco, fili di pelo animale, muschio (recuperato da me in montagna).
    Carduelis cabaret ( femmina bruna )
    Le uova,anche in cattività, sono generalmente 5 o 6 (non sono rare le covate di 6 piccoli),di colore azzurro macchiettate di bruno.
    Io non sostituisco le uova giornalmente, per non disturbare la femmina che, solitamente dopo la deposizione del 3° uovo, inizia la cova.
    Si avranno,quindi,schiuse sfalsate, ma se la coppia è ben affiatata non vi saranno problemi nello svezzamento.
    A 10 giorni, se il locale è piuttosto asciutto conviene inumidire le uova con uno spruzzino contenente acqua tiepida, per facilitare la schiusa, che solitamente avviene all’11° giorno.
    Di solito l’organetto alleva la prole senza particolari problemi; in caso contrario si può ricorrere ad una buona canarina come balia; in questo caso si hanno buone possibilità di successo, soprattutto se i piccoli sono nati da uova abbastanza grandi, o meglio ancora se sono stati allevati nei primi giorni dalla femmina.
    Ritengo sconsigliabile l’uso di riscaldamento e luce artificiale, in quanto si corre il rischio di una muta anticipata, che comprometterebbe inevitabilmente la riproduzione

    Muta,colorazione del piumaggio,mostre

    A circa 60-70 giorni dalla nascita, gli organetti iniziano la muta del piumaggio che dura mediamente 15-20 giorni.
    Data la sua notevole rusticità e la rapidità della muta stessa, questo fringillide,a differenza di molti altri indigeni, non necessita di particolari cure; l’unica attenzione va posta alla frequente manifestazione di cannibalismo che, in questo periodo, spinge gli organetti a strapparsi vicendevolmente le piume.
    Io fornisco alcuni mazzetti di juta o un elevato numero di spighe di panico per evitare tutto questo.
    Nel primo anno di vita il lipocromo rosso interessa la sola calottina, mentre al secondo anno, nei soli maschi, si estende fino alle parti alte del petto e dei fianchi.
    Per favorire la massima espressione del lipocromo, è necessario fornire agli organetti i coloranti artificiali, a meno che non si abbia la possibilità di fornire alimenti che ne contengano in abbondanza.
    Vorrei, qui, aprire una parentesi e spezzare una lancia a favore dei coloranti naturali.
    L’organetto è un uccello che in cattività perde facilmente il rosso.
    Mentre il petto appare scolorito, il capo diventa giallognolo o solo scarsamente picchiettato di rosso.
    E’ vero che, molti esemplari maschi, già in natura presentano solo il capo rosso ed addirittura le femmine col petto più rosso di alcuni maschi ma in linea generale tutti sono destinati ad un viraggio di colore in cattività.
    La causa è unica: una dieta non naturale, non sostituibile con i coloranti Cantaxantina o altri.
    Molti allevatori hanno tentato questa via, ed hanno constatato che generalmente il risultato è deludente, un organetto rovinato sul groppone divenuto rossiccio nella livrea generale.
    Come agire: l’unica via finora valida e veramente promettente, resta quindi quella delle betullacee (betulla e ontano nero) ricche di sostanze tanniniche e resine.
    Non si è ancora certi di come essi agiscano; di certo vi è che nei piccoli semi della betulla (in commercio vi è anche il succo puro, in erboristeria) esso ricava i suoi bellissimi colori del capo e del petto.
    Se non si riesce a reperire i suddetti semi (la linea Blatter li ha in listino) è possibile far ripiumare gli uccelli ed una volta terminata la muta,togliere le piumette del capo e del petto e fornire tutti i giorni un pastoncino con addizionato il colorante; io uso il 70% di betacarotene ed il 30% di Cantaxantina, quando fornisco questo pastone, tolgo i semi, il pastone viene rinnovato giornalmente.
    Esistono in commercio anche coloranti idrosolubili Cantaxantina idrosolubile da me mai utilizzata.
    A muta ultimata, scelgo i soggetti da esporre dividendoli in gabbie all’inglese di 50 cm., uno per gabbia.
    In tale periodo,curo in modo particolare l’igiene della gabbia e degli accessori ,rinnovo l’acqua per il bagno giornalmente, e cerco di trascorrere molto tempo in allevamento per abituarli alla presenza umana, molto utile in fase di giudizio.
    Consiglio a tutti gli appassionati di indigeni, l’allevamento di questo grazioso fringillide, perché sono certo che l’organetto, più di qualsiasi altro indigeno, riesce a garantire quelle piccole soddisfazioni che ognuno di noi si aspetta dai propri uccelli.

    Organetto


    fonte: esotici.net
    - wikipedia.org
    foto: esotici.net
    - allevamentouccelli.altervista.org



    organetto_artico


    Organetto Artico (Acanthis hornemanni)

    Il maschio: calotta ed alto petto di colore rosa-rosso; nuca, collo, lati della testa e dorso grigio cenere; gola nera; basso petto e ventre bianchi; fianchi grigi con vergature nere; ali e coda grigio lavagna; becco giallo-arancio; zampe nere.
    Il rosso sul petto compare dopo la seconda muta del piumaggio per cui si rende difficile distinguere il sesso dei soggetti giovani.

    La femmina: si distingue dal maschio per l'assenza di lipocromo sul petto e per avere quello sulla testa meno esteso.

    I giovani: simili ai genitori, ma privi del rosso sul petto (nella parte alta) e sulla testa, con vergature estese anche al petto, ai fianchi, alla testa ed al dorso.
    Descrizione: L'Organetto artico è circa 13-14 cm se non fosse per la lunghezza e per la minore quantità di feomelanina sul piumaggio sarebbe identico all’Organetto.

    Il canto del maschio: è una serie di brevi note ribattute e trilli brevi , di solito incorporano le chiamate note: Che, Che, Che, tchrrrrr , chit , chit , chireeee. Questa specie abbandona i suoi terreni di svernamento all'inizio della primavera , invece, i maschi e il canto è improbabile che siano individuati in qualsiasi luogo. La chiamata comunemente sentita è una serie di brevi note a secco (a volte dato singolarmente ), ogni nota con un modello leggermente decrescente: chif , chif , chif , chif; questa chiamata è molto simile al comune Organetto , ma possono media leggermente più bassa di tono e morbidi. Inoltre, dà una segaligno , interminabile , nasale juwee con una inflessione in crescita: questa chiamata è molto simile a una chiamata in analoghi Organetti comuni, ma in media leggermente più bassa di tono e più semplice.

    L'habitat: come l’organetto comune ma in latitudini più elevate. Per la ricerca del cibo si formano dei gruppi che compiono voli acrobatici e saltellano al suolo per individuare bettulle, graminacee e composite ricche di semi. Riproduzione , alimentazione, comportamento in cattività come l’organetto maggiore. Raramente compare nelle mostre . La scarsa conoscenza delle fondamentali caratteristiche della specie tipica e la totale sconoscenza delle varie sottospecie, favorisce gli errori clamorosi da parte dei giudici, sul criterio valutativo del soggetto.Per l’organetto artico il criterio non differisce dagli altri.
    Sottospecie una sola sottospecie (Acanthis hornemanni exilipes) che si rinviene, oltre che nel nord america anche nell’Europa centrale, per cui quella che ci viene offerta degli importatori come specie e artica è la sottospecie “exilipes”.
    Riproduzione: Solitamente l’hornemanni, effettua una sola covata annua. Le uova deposte sono 5-6 di colore bianco –celeste, maculate di bruno scuro. Dopo 12 giorni di incubazione nascono i piccoli che sono alimentati con afidi, larve e semi immaturi, dopo circa 4 settimane di svezzamento. Subito dopo quando la temperatura comincia a scendere, si imbrancano con gli adulti per dividere le loro zone di pastura.


    fonte:allevamentofringillidiepappagallini.sigratis.it
     
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    Il Ciuffolotto


    CIUFFOLOTTO

    Nome comune: CIUFFOLOTTO (Inglese: bullfinch)
    Nome scientifico: Pyrrhula pyrrhula
    Famiglia: Fringillidi (Fringillidae)
    Ordine: Passeriformi (Passeriformes)
    Classe: Uccelli (Aves)


    Questo tranquillo e riservato uccello, lungo circa 15 cm, non è conosciuto per le sue particolari doti canore, bensì per il vivace colore del suo piumaggio.

    Nel maschio, la fronte, le piume alla base becco, il mento e il contorno dell’occhio sono nero brillante con leggeri riflessi blu metallici; la nuca, le scapole, le spalle e i lati del collo sono grigie-bluastre; il sottocoda è bianco splendente, ed è evidente soprattutto quando il ciuffolotto è in volo; i lati della testa, del collo, il
    petto e i fianchi sono color vermiglio o rosso intenso; le ali e la coda sono nero brillante con evidenti riflessi blu.

    La femmina possiede un piumaggio meno vivace, e al rosso intenso si sostituisce un piumaggio grigio-brunastro o rossastro, e la parte bassa del corpo vira dal brunomarrone al bruno-rosa; anche il capo presenta dei riflessi blu meno intensi che nel maschio.

    VITA ED ABITUDINI:

    Il ciuffolotto è una specie solitaria e non ama gli ambienti affollati. Predilige i frutteti, le foreste e le siepi dove si nutre e nidifica. Il canto del ciuffolotto, dolce e melanconico, è un insieme di fischi e di note rauche ed è stato in passato a lungo studiato.

    La femmina è dominante rispetto il maschio, e le limitate parate nuziali hanno lo scopo di ridurre l’aggressività della compagna. Il maschio sceglie dove nidificare, ma è la femmina ad occuparsi della costruzione del nido. Questo è costituito da una base di rami secchi di pini ed abeti, ammorbidita con fili d’erba, piume e crini di cavallo. Solitamente il nido poggia a qualche metro dal suolo su piante o cespugli. La femmina depone 4-5 uova e le cova ininterrottamente per un paio di settimane. In questi giorni è il maschio a fornire nutrimento sufficiente alla femmina. Nel periodo riproduttivo gli adulti presentano delle tasche sul pavimento della bocca.
    Queste “dispense” sono riempite completamente di cibo e i nidiacei attingono direttamente dalle stesse. La pelle dei pulcini è rosa-rossastra e ricoperta di un soffice piumino grigiobrunastro che tende al grigio-nero. I giovani possiedono un piumaggio meno intensamente colorato rispetto agli adulti con sfumature brunastre e con il sottocoda bianco-rossastro, anziché bianco.
    E’ una specie granivora e si nutre di bacche e di germogli degli alberi da frutta (meli, ciliegi, peri, albicocchi,…) attirando le ire degli agricoltori.ù

    DOVE E’ POSSIBILE INCONTRARE IL CIUFFOLOTTO:

    E’ presente in Europa e spostandoci verso est attraverso l’Asia sino al Giappone.

    CURIOSITA’:

    Il ciuffolotto ha avuto una notevole considerazione da parte dell’uomo non solo per il melanconico canto, ma anche per le diverse credenze popolari. Ad esempio alcuni popoli credevano che questo variopinto passeriforme fosse in grado di allontanare la malasorte; altri ritenevano che il ciuffolotto potesse far guarire le persone malate attirando su di sé i malanni



    fonte:arcobalenodeipensieri.it

    IL ciuffolotto è senza dubbio uno dei più bei fringillidi presenti nei nostri allevamenti. Ha un carattere docile è mansueto che, unito alla sua magnifica livrea, ne fa uno degli uccelli più allevati.
    Splendido nel mantello ancestrale, non da meno sono le mutazioni, bruno, pastello, pastello bruno. C'è una nuova mutazione ancora senza nome nella quale il maschio è molto simile ad un pastello bruno con occhi rossi, mentre la femmina è totalmente bianca ad occhi rossi con un disegno molto carico.


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    Elencheremo in seguito vari dettagli che potranno servirvi nel caso in cui ne vogliate tentare la riproduzione.

    Prima regola da rispettare , non solo per motivi etici, è quella di partire con soggetti nati in cattività ( nel caso in cui vogliate allevare soggetti ancestrali).Quindi cercare solo soggetti da allevatori, che oltre a mettervi a disposizione soggetti di sicura provenienza, vi diranno certamente che tipo di alimentazione hanno adottato per i loro ciuffolotti. In seguito potrete anche modificare questa alimentazione , gradualmente, offrendo loro alimenti a voi più congeniali e solo quando si saranno abituati al nuovo cibo potrete sospendere quello vecchio.

    Il ciuffolotto è in genere abbastanza forte e robusto, l'unico neo è rappresentato da un infezione alle vie respiratorie che se non curata, porta alla morte il soggetto in un periodo variabile da pochi giorni a diverse settimane.
    Il più delle volte la guarigione e assicurata. E ' possibile che soggetti molto deboli soprattutto quelli in cui la malattia è in fase avanzata , non riescano a sopravvivere all'iniezione, ma si tratta di una percentuale bassissima.
    Fino a qualche anno fa la maggior parte dei ciuffolotti moriva i questo modo, oggi solo una piccolissima percentuale si ammala. Ricordo a tutti che non si tratta di acariasi respiratoria per cui medicinali ... e prodotti affini a questo sono totalmente inutili.Per il resto una buona alimentazione, ambienti igienici ( senza esagerare) ed areati assicurano ai ciuffolotti un'ottima salute.

    Alimentazione:

    L'alimentazione dei ciuffolotti è un poco più complicata degli altri uccelli che alleviamo in quanto i semi chiari ( scagliola e panico) generalmente non sono molto appetiti. La cosa comporta non pochi problemi perchè non è possibile nutrirli con soli semi oleosi. Ci sono prodotti e commercio di miscele base.
    Vi è una miscela della salute con tanto ravanello piccolo e rapetta, le spighe di panico, Il nostro pastone i ciuffolotti lo gradiscono solo se inumidito con acqua e somministrato a mo di polentina. Tutti i giorni, per tutto l'anno alternare, mela,zucchine, carote, cetrioli, piselli etc. a seconda di quello che offre la stagione. Bacche a volontà ( phyracanta, ligustro , sambuco etc ). Preferire non fornire erbe prative e verdure varie per non abituarli a queste perchè una volta abituati a queste rifiuteranno gli altri alimenti. Gli alimenti più proteici come insetti e frittata ( uova+latte) a partire dalla fine di gennaio gradualmente, passando da una volta alla settimana a tutti i giorni nel giro di un mese e mezzo.
    Per l'allevamento oltre a tutti gli alimenti sopra citati mettere a loro disposizione 2 volte al giorno semi germinati asciugati con cus cus, insetti congelati, frittata . Grit e sali minerali sempre a disposizione. Raccomando a tutti di abituare per tempo i propri animali all'alimentazione che servirà poi per l'allevamento dei piccoli, sembra una cosa ovvia ma ci sono tanti allevatori che non lo fanno ed al momento della schiusa si lamentano perchè i ciuffolotti non gli allevano i figli...


    Riproduzione:

    La riproduzione dei ciuffolotti risulta, con i dovuti accorgimenti, è semplice in voliera.
    Non è la stessa cosa in gabbioni da un metro o poco più. Qui si presentano molti problemi ( uova deposte a terra, uova rotte etc) che molte volte sono insuperabili,al contrario di altre specie dove la riproduzione in gabbia risulta quasi impossibile ( vedi i fringuelli), molte volte i ciuffolotti allevano la propria prole senza nessuna difficoltà.
    Soprattutto se disponiamo di soggetti nati in cattività le probabilità di successo sono molto alte. Comunque sia se disponete di voliere tanto meglio, se, al contrario, le voliere non le avete, vi consiglio di munitevi di un paio di femmine di ciuffolotto messicano che in caso di bisogno coveranno ed alleveranno i vostri ciuffolotti senza tanti problemi. Le messicane infatti, quando sono ottime nutrici, allevano i ciuffolotti come fossero loro figli. Le canarine invece hanno grosse difficoltà ad allevarli e il più delle volte dopo 24 ore dalla schiusa i piccoli ciuffolotti saranno già morti. Solo qualche canarina riesce ad allevare i ciuffolotti dopo la schiusa e la percentuale di successi e, al contrario delle messicane, molto molto bassa.

    Ciuffolotto

    La cova dura 13 giorni e le ciuffolotte iniziano a covare dopo il 4 o 5 uovo. Alla schiusa la maggior parte dei ciuffolotti maschi partecipano attivamente all'allevamento dei figli e non è raro trovare maschi che imbeccano i figli meglio delle femmine. Penso che sia l'unico uccello, almeno tra quelli che conosco, in cui il maschio alleva la prole dal primo giorno. Se tutto procede nel modo giusto a 6 o 7 giorni si possono anellare i piccoli. Si raccomanda di sistemare molti nidi, in più punti della voliera, perchè molte femmine in gabbia depongano sempre a terra proprio perchè non trovano il nido nella posizione preferita. Nei primi giorni di vita qualche insetto non guasta , solo per la prima settimana, poi non sono più necessari anzi penso proprio che per i giovani ciuffolotti diventino dannosi.
    Molte coppie che si nutrono della " frittata" e dei semi germinati , ignorando sistematicamente tutti i tipi di tarme, riescono ad allevare i piccoli senza problema alcuno. Come materiale per la costruzione del nido usano perlopiù radici, rametti e bastoncini per l'esterno mentre per l'interno al 99% usano la sisal ( dei fili bianchi sottilissimi ). Il nido preferito è quello in fibra di cocco di 12 cm di diametro. Molte volte in questo nido depongono, covano e allevano senza portarci neanche una pagliuzza.


    Marco Novelli
    birdsplanet.it
    foto:- birdsplanet.it
    - birds.it



    Edited by gheagabry1 - 4/4/2020, 14:56
     
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    IL PETRELLO DELLE BERMUDA



    Il petrello delle Bermuda (Pterodroma cahow Nichols e Mowbray, 1916) è un uccello della famiglia dei Procellariidi. Noto alle Bermuda come cahow per i richiami lamentosi che emette, è l'uccello nazionale delle Bermuda ed un simbolo di speranza per la conservazione della natura. Ritenuto estinto per 330 anni, è stato riscoperto solo nel corso del XX secolo.


    Nel 1609, quando i primi coloni arrivarono nella Grande Bermuda, vi trovarono un numero grandissimo di piccoli petrelli, che nominarono cahow per il loro richiamo, strillavano di continuo. I primi esploratori chiamarono la Grande Bermuda l'«Isola dei diavoli» per il frastuono davvero infernale di quella moltitudine di uccelli. Anche se non sapremo mai quanti fossero in realtà, è stato stimato che prima dell'arrivo dei coloni dovevano essere presenti sull'isola mezzo milione di quegli uccelli dal ventre bianco, dal dorso nero e dall'apertura alare di una novantina di centimetri. Subito dopo l'insediamento dei coloni, una grave carestia costrinse i nuovi venuti a guardare con interesse ai cahow, che potevano essere catturati facilmente quando tornavano al nido, ed essere mangiati in gran numero. Insieme ai primi coloni arrivarono altri animali, come ratti, gatti e cani; l'impatto di questi nuovi predatori, combinato con gli estesi incendi, la deforestazione e la cattura da parte degli uomini di uccelli e uova da consumare come cibo, ridusse in misura grandissima la popolazione di cahow, sino a portarli sulla soglia dell'estinzione.
    Tre secoli sarebbero trascorsi prima che qualcuno sentisse parlare di nuovo di questi uccelli marini.
    Nel 1935 un ragazzo in bicicletta portò un uccello morto nel laboratorio di William Beebe, sulla Nonsuch Island, Bermuda. Beebe inviò l'uccello a Robert Cushman Murphy all'American Museum of Natural History di New York, e pubblicò immediatamente un articolo sulla «riscoperta» del cahow nel Bulletin of the New York Zoological Society. Un altro esemplare fu trovato ucciso di fresco nel 1941, e ci si rese conto che, dopo tutto, la Pterodroma cahow non era estinta come si riteneva, ma si riproduceva su qualche isola disabitata al largo delle Bermuda. I cahow, come la maggior parte dei petrelli, trascorrono la maggior parte della propria vita in mare e vengono a riva solo per nidificare e riprodursi, e quindi non sorprende che non fossero stati notati prima. Insieme a Louis Mowbray, curatore dell'Acquario delle Bermuda, R. C. Murphy, una delle principali autorità mondiali sugli uccelli marini, organizzò nel 1951 una spedizione alla ricerca di nidi di cahow. Ne trovò sette, cosa che condusse a un programma di protezione e di sostegno patrocinato dalla New York Zoological Society (Murphy e Mowbray, 1951).
     
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    foto:lnx.ornieuropa.com





    Carpodacus ancestrale




    Il ciuffolotto messicano,Carpodacus ancestrale, ha la caratteristica di essere un uccellino molto rustico ed adattabile ad ogni ambiente di allevamento, anche quelli con poca luce naturale.

    Nonostante vengono riprodotti da anni in cattività, conservano ancora un certo carattere diffidente e un po’ forastico.

    Ciò che colpisce di più è il loro atteggiamento fiero e quella livrea rossa che nei maschi ben colorati appaga notevolmente l’occhio di chi lo sa apprezzare.

    I maschi hanno un canto molto forte, anche se a dire il vero è un po’ ripetitivo. Le femmine sanno essere delle brave allevatrici e delle ottime compagne e cosa non da poco delle ottime balie per altri fringillidi.

    Non si riscontrano particolari difficoltà nel riprodurli, unica accortezza da rispettare è quella di ospitarli in spaziose voliere, vanno bene quelle da 90x40x50, in quanto soprattutto il maschio ha bisogno di un po’ di spazio per sfogare la sua irruenza e la sua focosità.

    I ciuffolotti messicani hanno gli stessi cicli vitali dei canarini, per cui coincide il fotoperiodo riproduttivo che ha inizio, senza forzature, da metà aprile fino alla fine di luglio, dopodichè inizia una fase di riposo che li accompagna alla muta, che viene solitamente completata nel giro di un mese.



    Durante tutto l’anno cerco di fornire un’alimentazione abbastanza varia, pertanto vengono alimentati nel seguente modo:

    misto per canarini sempre a disposizione
    mix 50% pastoncino secco - 50% pastoncino morbido
    una miscela dei cosiddetti semi della salute contenente perilla bianca, lattuga, niger, canapa, girasole piccolo, cartamo, finocchio, panico, miglio giallo e rosso ecc. Va fornita in contenitori separati mediamente un cucchiaio a testa.
    Amano tantissimo la frutta come mele, pere, ovviamente fornire piccole quantità una fettina in una molletta può bastare.
    La verdura è molto ricercata fornirla pulita e asciutta, apprezzano il tarassaco, il romice, l’eonothera biennis, verze, cavoli, finocchi, cetrioli, spinaci e bietole.
    Grit ed osso di seppia non devono mai mancare
    Amano tantissimo il bagno
    Per stimolare le femmine alla riproduzione si può fornire del germinato (60%­Niger-40% Canapa) già nei mesi di febbraio/marzo un paio di volte la settimana. In una molletta fornire mezzo savoiardo (sempre a disposizione).Inoltre con l’allungarsi delle giornate fornire nell’acqua da bere una soluzione vitaminizzante.

    Durante lo svezzamento dei nidiacei integrare quanto sopra con pastone all’uovo (amalgamare un uovo sodo con del pastoncino morbido) e germinato rinnovando il tutto due/tre volte al giorno disinfettando con Sali quaternari di ammonio i contenitori onde evitare la formazione di pericolose aflatossine.

    Nei primi 3\4 giorni di vita si possono fornire delle tarme buffalo, quelle congelate di una nota ditta vanno benissimo, gradiscono molto in questo periodo anche le tarme della farina 2\3 in una molletta e le vedrete sparire immediatamente.

    Frutta e verdura dal 4 giorno, se si ha la possibilità fornire capolini di tarassaco, di crespigno di centocchio, raccolti in luoghi lontani da strade di forte passaggio.

    I novelli raggiungeranno l’indipendenza intorno al 30 giorno, ma se il maschio non arreca disturbo ai piccoli lasciarli ancora qualche giorno insieme affinché possano ricevere ancora qualche imbeccata supplementare. Essi vanno alimentati come gli adulti mantenendo il pastone all’uovo e il germinato, inserendo anche della perilla in quanto essendo molto morbida nello sgusciarsi li aiuterà notevolmente.

    Vitamine e Sali minerali nell’acqua da bere saranno d’aiuto in questa prima fase della loro vita. Verso il 40° giorno iniziare a fornire del colorante addizionato al pastoncino per ottenere il rosso caratteristico di questa specie.

    Accorgimenti necessari al fine di evitare brutte sorprese:

    - Tenere sotto controllo il maschio. Potrebbe essere troppo aggressivo nei confronti della femmina e non sono rari casi di abbattimento della stessa, in questo caso inserire immediatamente il divisorio ed attendere un paio di settimane prima di ricongiungerli.
    - Sostituire le uova deposte (ricordandosi di girarle almeno due volte al giorno mattina/sera) con quelle finte per evitare nascite sfalsate, ma soprattutto per evitare che il maschio le rompa
    - Interporre senza dubbio alcuno il divisorio durante la cova
    - Raccomando vivamente l’uso delle griglie sul fondo, onde evitare il contatto con i semi contaminati dalle feci
    Scrupolosa pulizia generale delle attrezzature eviterà l’insorgenza di patologie infettive



    Alimentazione periodo di riposo ottobre/gennaio (che chiamerò di base)

    Misto per canarini - Sempre a disposizione
    Mix semi della salute - Un cucchiaio a testa
    mix 50% pastoncino secco - 50% pastoncino morbido - Il mix deve garantire un tasso proteico almeno del 15% e una bassa percentuale di grassi intorno al 7-8%
    Frutta e verdura - A giorni alterni
    Grit + osso di seppia - Sempre a disposizione
    Acqua - Rinnovare e disinfettare i beverini



    Alimentazione periodo preparazione cove febbraio/marzo

    Alimentazione di base - Sempre a disposizione
    Semi germinati - Niger 60%- Canapa 40% a giorni alterni
    Multivitaminico - Aggiunto all’acqua da bere
    Savoiardo - Sempre a disposizione in una molletta
    Grit + osso di seppia - Sempre a disposizione





    Alimentazione durante lo svezzamento dei nidiacei

    Alimentazione di base - Sempre a disposizione
    Pastoncino all’uovo - Sostituire almeno due volte al giorno
    Semi germinati - Sostituire almeno due volte al giorno
    Tarme buffalo e della farina - Le tarme della farina con moderazione
    Perilla bianca - Dalla nascita dei pullus fino al loro completo svezzamento
    Frutta e verdura - Dal 4° giorno di vita
    Multivitaminico + Sali minerali - Nell’acqua da bere





    Alimentazione durante la muta

    Alimentazione di base - Sempre a disposizione
    Mix semi della salute - Un cucchiaio a testa
    Pastoncino morbido a basso contenuto di grassi addizionato con colorante - Sempre disponibile
    Semi germinati - A giorni alterni
    Frutta e verdura - A giorni alterni
    Multivitaminico + Sali minerali - Nell’acqua da bere
    Grit + osso di seppia - Sempre a disposizione

    fonte:oasiornitologica.virtuale.org
     
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  15. tomiva57
     
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    Tortora diamantina



    La tortora diamantina (Geopelia cuneata Latham, 1802) è un uccello appartenente alla famiglia dei Columbidi, originario dell'Australia.

    Sono piccole tortore con una lunghezza che va dai 19 ai 21 cm. Indipendentemente dal sesso, hanno macchie bianche e bordi neri sulle ali, gli occhi arancioni e un anello rosso attorno agli occhi. I sessi sono simili, tranne che l'anello attorno all'occhio della femmina è di un arancione meno vivace. La testa del maschio, il collo e il petto sono di colore azzurro-grigio. L'addome è color crema, mentre il dorso e la coda sono di colore grigio-marrone. Le gambe e i piedi sono di colore rosa. Le piccole tortore diamantine sono di colore grigio chiaro, l'iride e l'anello dell'occhio sono di colore beige, i piedi e le gambe sono di colore grigio, il petto è di colore grigio senza macchie bianche sulle ali.

    La specie è endemica dell'Australia



    diamond_dove_1_3_7



    Alimentazione

    Tendono ad essere viste in coppie o in piccoli gruppi mangiare a terra. Mangiano principalmente sementi d'erba ma si nutrono anche di formiche.

    Tortora%20diamantina


    Riproduzione

    Queste tortore tendono a riprodursi dopo la pioggia[senza fonte], ma soprattutto in primavera nell'Australia meridionale. I nidi sono di solito costruiti da erbe intrecciate e/o ramoscelli. Depongono in genere 2 uova che covano per 14-15 giorni in un nido a coppa,o se in cattività a volte nelle mangiatoie. I piccoli sono di solito indipendenti già dalla seconda settimana.

    Le tortore diamantine possono essere tranquillamente allevate in cattività e in alcuni casi sono state allevate per tante generazioni così da poterle considerare animali domestici. Essi trascorrono una considerevole quantità di tempo a terra e richiedono una vasta zona per camminare. Le tortore Diamantine costruiscono nidi in spazi aperti, e apprezzeranno costruire il loro nido su dei cestini anche se in caso di necessità, possono utilizzare anche il piatto delle sementi. In generale, devono vivere in coppia o in stormi, in quanto amano la compagnia. Una volta addomesticata, la tortora Diamantina è un animale dolce e gentile.



    fonte: wikipedia.org
    foto: biolib.cz
    - planetpet.it
    - japanese-koi.co.uk




    Edited by tomiva57 - 25/3/2015, 14:46
     
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