UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    La felicità? - disse il bell'uccello e rise con il suo becco dorato,
    - la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli.
    (Hermann Hesse)


    IL GERMANO REALE



    Il germano reale è certamente l’anatra selvatica più diffusa e più conosciuta. Da questa specie hanno tratto origine molte delle razze di anatre domestiche. frequenta specchi d'acqua interni e costieri, estuari e mare aperto. Specie ampiamente distribuita come nidificante in Europa, Asia paleartica, Africa nord-occidentale, America settentrionale. In Italia è comune come nidificante e stazionario. Le popolazioni migratrici del Paleartico occidentale sono di passo da settembre a novembre e in febbraio-marzo; numerosi contingenti sostano inoltre per tutto il periodo invernale. Tra il maschio e la femmina la differenza le differenze sono enormi: tanto appariscente il maschio quanto sobria e mimetica la femmina questa diversità è chiamata dimorfismo sessuale. Il maschio ha un piumaggio con colori molto appariscenti: il capo verde scuro, il petto nocciola rossiccio, un sottile collarino bianco e becco giallo; la femmina ha invece colori poco appariscenti che servono per confonderla fra la vegetazione durante il periodo di cova. Ambedue i sessi hanno però un piccolo quadrato blu metallico sulle ali.
    Il germano reale si adatta a quasi tutti gli ambienti: cosicché lo si incontra nei fossi, nei piccoli stagni dei parchi, nei laghi e lungo le coste riparate.
    Da alcuni studiosi le anatre vengono distinte in due gruppi: le anatre di superficie e le anatre tuffatrici. Le prime cercano il cibo in superficie fra le alghe usando il becco come filtro; le seconde invece cercano il cibo in profondità e si alzano in volo con difficoltà.....Essenzialmente si tratta di un uccello proprio delle acque calme e poco profonde, essendo limitato nella ricerca del nutrimento a meno di un metro di profondità, ed evitando, anche durante il riposo, acque profonde. Una abbondante presenza di vegetazione acquatica è importante per la scelta dei siti di riproduzione, e molto apprezzate sono le acque circondate da vegetazione arborea.
    Anche nella scelta degli alimenti e nei modi di nutrirsi il germano è un opportunista e può essere definito onnivoro. Il cibo viene raccolto sulla superficie dell'acqua, o qualche decimetro sotto il livello, immergendo la parte anteriore del corpo, oppure ancora sul terreno. In prevalenza, il cibo è di origine vegetale (mais, semi di altre graminacee e di piante acquatiche e terrestri, ghiande, germogli e foglioline), ma entrano nella dieta soprattutto a fine primavera-estate anche animali (ditteri, plecotteri, efemerotteri, crostacei e molluschi, qualche girino...).

    Costruisce il nido isolato nel canneto o sotto i cespugli sulla riva. l nido può anche trovarsi a notevoli distanze dall'acqua, in svariate posizioni. Benché usualmente lo si trovi sul terreno, ai piedi di un albero, fra cespugli di rovi o salici, fra le ortiche, le Solidago, i giunchi o altra vegetazione erbacea, può essere posto anche su alberi; in quest'ultimo caso di frequente nella "coppa" di salici o pioppi capitozzati, e anche fino a dieci metri dal suolo. La costruzione del nido e la cova sono esclusivamente opera della femmina, il cui piumaggio dalle tinte brune si confonde facilmente con il substrato. La covata consiste in dieci o dodici uova verdastre che vengono covate solamente dalla femmina per un periodo di quattro settimane. Con il passare del tempo di incubazione il nido viene tappezzato da un soffice piumino che la femmina si stacca dal ventre. All’inizio il maschio resta a guardia in prossimità del nido, ma poi, prima ancora che nascano i piccoli, si allontana in cerca di altre femmine.
    Già il secondo giorno dopo la nascita i piccoli escono dal nido e subito nuotano, si tuffano e cercano cibo nell’acqua con estrema naturalezza. Visti i numerosi pericoli cui i piccoli sono sottoposti per il periodo di 50-60 giorni durante il quale sono inetti al volo, è comprensibile la prudenza della madre, la quale, per proteggerli, non raramente inscena starnazzando la pantomima dell'ala ferita, distraendo così il potenziale predatore. La gregarietà della specie si fa quindi più manifesta e i germani cominciano a riunirsi in gruppi che si fanno via via più numerosi, fino alle concentrazioni di migliaia di individui osservabili in alcune zone di rifugio diurno in autunno-inverno.
    Per quanto concerne la migrazione, il comportamento del germano è influenzato sensibilmente dalle condizioni climatiche; le popolazioni del nord, centro ed est europeo sono sensibilmente più migratrici di quelle dell'Europa occidentale e meridionale, le quali effettuano di solito solo spostamenti locali di non grande portata. Fino alla fine degli anni sessanta, quando era inferiore il numero dei germani sedentari in Italia, si notava un evidente passo di soggetti nordici a fine novembre primi di dicembre, quando le gelate cacciavano i germani dagli ambienti umidi dell'Europa centrorientale.
    Durante l'aggregazione autunno-invernale i germani iniziano i corteggiamenti collettivi per la formazione delle coppie. I maschi eseguono vari movimenti rituali, derivati in parte dall'atto del bere.
    La sequenza tipo di comportamento nuziale può essere così schematizzata: il maschio scuote il becco, si scuote e si stira, scuote la coda, si drizza sulla parte posteriore tenendo il becco rivolto verso l'acqua ed emettendo contemporaneamente un fischio seguito da un brontolio, assume quindi una posizione accorciata portando indietro il capo, sollevando le ali e drizzando la coda. Rivolgendosi più espressamente alla femmina, il "colloverde" nuota annuendo ritmicamente con il capo, mostra la nuca, si erge, solleva infine di scatto le parti posteriori toccando l'acqua con il becco.
    Queste attività toccano un massimo in ottobre-novembre e poi riprendono in febbraio-marzo, anche se spesso a questa stagione le coppie sono già ben stabilite. In questo caso non è difficile notare dispute fra i maschi, quando qualche individuo non accoppiato cerca di sottrarre la femmina ad altri. L'atteggiamento di minaccia più usuale consiste nell'inseguimento con il collo proteso e il becco che sfiora l'acqua. Ben presto la proporzione dei maschi rispetto alle femmine aumenta sensibilmente sugli specchi d'acqua, poiché le seconde, ormai in gran parte intente alla cova, conducono da questo momento un'esistenza assai più discreta.



    ....storia, miti e leggende....


    Circa 55 milioni d'anni fa, fecero la loro comparsa sulla terra.
    Già nella preistoria, al fianco d' altri animali nelle pitture rupestri e successivamente stilizzate in vasi ed anse, gli Anseriformi fecero la loro comparsa nell’immaginario umano. Esso culminerà nel periodo del bronzo e i primi allevamenti rudimentali, cominceranno a prendere il sopravvento sulla caccia. A partire dal VIII secolo a.c., si hanno notizie di allevamenti a scopo alimentare degli Anatidi. Le razza più allevata e diffusa era il germano reale (Anas Platyrhynchos), e sembrerebbe che già gli Etruschi, diffondessero tale allevamento sul suolo Italico in pianura Padana. Polibio, Plinio il vecchio Marziale ne descrivono spesso nei propri scritti; anche l’oca selvatica (Anser anser), seppur con ampio anticipo rispetto alla prima, venne allevata a scopo alimentare. Nell’età del bronzo, cominciano dunque ad apparire le prime iconografie relative a questi selvatici e il processo di “ domesticazione”, si aggiunse di fatto a quello da secoli in atto su bovini ed ovini. Furono perfino ritrovate nelle tombe, ossa ed uova di Anatidi a cui veniva dato un significato particolare e solo alle persone più importanti veniva permesso di essere inumate con esse. (Scavi delle acropoli di Brera e Populonia). Gli insediamenti Etruschi, ricchi di zone paludose ed acquitrini, ci fanno ben capire come facile sia stato il passo tra la caccia e l’allevamento. Le zone dei laghi di Perugia, furono ricordate da Varrone, il quale addirittura narra di Quinto Lippino, proprietario di quella che oggi potremmo definire una “riserva” di caccia in Tarquinia, ove egli deteneva diversi animali selvatici tra cui molti Anatidi. Si ha notizia che perfino in Cina, fosse praticata una tecnica rudimentale d’incubazione ed un florido commercio degli anatroccoli, che venivano mantenuti negli ambienti a loro molto congeniali come le risaie. Ciò com’è ovvio sortiva il duplice effetto di allevamento a scopo alimentare e quello di “ripulire” da insetti nocivi ed erbe infestanti le medesime, rendendo in questo modo più agevole il raccolto e la semina del riso da parte dell’uomo.

    Nell' Antico Egitto, dove massimo fu l’analogismo/sillogismo animale – divinità, il legame tra uomo ed ambiente era fortissimo; tanto forte nella vita giornaliera (quanto in quella religiosa) e nell’arte. Gli egiziani, furono devoti a divinità che assumevano sembianze d' animali. Intorno al 4000 a.C. già iniziarono a creare utensili in forma d’animale e dipinti raffiguranti animali sugli stessi. Gli animali iniziarono ad essere impiegati per rappresentare alcune divinità locali intorno al 3500 a.C. Le divinità erano spesso rappresentate in forma umana anche se molte avevano però teste di animale Tra di essi possiamo annoverare il falco, il bue, lo sciacallo, e perfino la nostra anatra.



    La parola egizia che anticamente stava per “anatra” era “Gheb”; pertanto il volatile era associato al dio della terra Gheb. Nella concezione Egizia del mondo, Gheb era sposato a Nut dea del cielo; mentre l’anatra era sacra al dio Ammon-Rah. Ecco che ritorna il sillogismo simbolico animale. Anche l’oca nell’antico Egitto, era considerata un sacro messaggero delle forze soprannaturali e simbolo di divinità; questo ci spiegherebbe la presenza anche delle oche, nelle tombe ritrovate a seguito di scavi archeologici. Ennesima raffigurazione popolare simbolica d' attenzione, vigilanza e determinazione, lo divenne per noi europei allorquando durante l’assedio di Roma da parte dei Galli, la leggenda narra che fu solo grazie alle loro grida acute di allarme, che venne sventato l’assalto al Campidoglio.
    Nella cultura precolombiana, gli Aztechi secondo le loro credenze storico-religiose, descrissero quelle che noi definiremmo “ere geologiche”. Suddivise in quattro parti, queste ere cosmogoniche raffigurate e descritte come “primo sole, secondo, terzo e quarto sole. Ed è così che al secondo sole (Sole di Vento) chiamato Ehehecatonatiuh essi narrano che tale epoca arrivo alla sua fine a causa di fortissimi venti che distrussero l'umanità.
    Quest'epoca fu presidiata dal dio Quetzalcoatl (il Serpente piumato), che tra altri attributi, fu il dio dell'aria e dei venti.





    Non dirmi che resterò deluso, perché non sarà così.
    Non dirmi che tutto passerà, che persino i ricordi svaniranno
    che la verità è una nuvola di polvere senza colore.
    Perché, non sarà così.
    Io lascio che ogni cosa accada, mi apro al giorno e alla notte.
    La neve è fresca, e c’è una cornice magica intorno al lago.
    Lo vedi il lago?
    E l’acqua, la vedi l’acqua?
    Si! L'acqua, che si distende quieta tra le colline
    così come io mi affido alle tue braccia.
    Nuvole rosa risvegliano l’orizzonte.
    Le vedi le bacche rosse della rosa canina?
    E il piccolo pettirosso così svelto e armonioso.
    Io vedo il cigno, il germano reale, l’oca paffuta e il gatto.
    Tu vedi le cose che io vedo? O sono solo ad attendere
    che l’alba si riunisca al giorno.
    C’è qualcosa di così grande in fondo al cuore.
    Ecco, il germano reale si sta alzando in volo,
    guarda, guarda, guarda… come ci porta via.
    (Valdo Immovilli)





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