UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    Guarda la natura da questo prato, guardala bene e ascoltala. Là, il cuculo; negli alberi tanti uccellini – chi sa chi sono? – coi loro gridi e il loro pigolio, i grilli nell'erba, il vento che passa tra le foglie. Un grande concerto che vive di vita sua, completamente indifferente, distaccato da quel che mi succede, dalla morte che aspetto. Le formicole continuano a camminare, gli uccelli cantano al loro dio, il vento soffia.
    (Tiziano Terzani)



    Il PAVONE




    I Pavoni appartengono ai Fasianidi e, tra i gallinacei, sono quelli di più grande valore.
    Sono originari dall'India, dall'Indocina, dalle isole della Sonda, dal Ceylon, ecc., nelle cui foreste abitano tuttora allo stato selvatico.
    In natura, il Pavone ha un comportamento simile al Gallo cedrone, con accoppiamenti poligami in cui ogni maschio ha un harem di 4-5 femmine. Le femmine, in primavera, depongono dalle 4 alle 9 uova; la cova ha una durata media di 4 settimane e i pulcini nascono già abili e in grado di seguire la madre in cerca di cibo. La capacità di volare di quest'uccello è limitata per lo più a brevi decolli come metodo di fuga ma, nonostante questo, è in grado di raggiungere facilmente il tetto di una casa di tre piani. Per il resto del tempo il Pavone è un uccello camminatore, pari al Fagiano.

    Caratteristico lo strascico del maschio che si apre a ventaglio. Sgradevole il verso che emette soprattutto durante il periodo degli amori. Sedentario, in natura vive in gruppi più o meno numerosi. La dieta, molto varia, è a base di frutti, semi, insetti e piccoli vertebrati. E' un abilissimo cacciatore di serpenti. Ama la libertà ed è solito appollaiarsi, di notte, nei punti più elevati. Se allevato, si affeziona a chi lo cura anche se è aggressivo nei confronti degli altri animali da cortile. La femmina depone da 8 a 10 uova di color crema (peso medio 120 grammi) che cova per circa 28 giorni. Alla fine di settembre i pavoni iniziano la muta e perdono le bellissime penne dello strascico che riformeranno in aprile.





    ...........storia, miti e leggende........



    E' originario delle regioni boscose dell'India e dell'isola di Ceylon. Gli abitanti di queste zone lo venerano da sempre per la sua capacita' di affrontare e di uccidere il temibile e velenosissimo cobra.
    In alcuni testi antichi viene citato come qualcosa di estremamente prezioso, tanto da essere offerto in dono alla stregua dell'oro, dell'argento e dell'avorio alle persone di rango.
    La sua celebrita' nel mondo classico era tale da farlo comparire persino in alcune monete dell'antica Grecia. Per i Greci rappresentava infatti lo splendore del firmamento ed era inoltre legato ad Era, la madre di tutti gli dei. Per la sua bellezza e' stato raffigurato in molti preziosi mosaici rinvenuti nelle dimore dei patrizi romani, per i quali simboleggiava l'incorruttibilita'. Si riteneva che sue carni, in particolari condizioni, non sarebbero mai andate in putrefazione. Per questo era considerato anche come un simbolo di immortalita'. La straordinarieta' di questo uccello non finiva qui. Il fatto che nella stagione invernale perdesse le piume e ne acquistasse di nuove ed addirittura piu' belle a primavera, fece si' che il mondo cristiano dei primi secoli lo adottasse come simbolo di resurrezione. Questa e' la ragione per cui le sue raffigurazioni sono state ritrovate numerose nelle catacombe di Roma.
    Diffuso in tutta Europa anche per usi alimentari, la sua popolarita' duro' fino alla scoperta dell'America, quando il suo successo inizio' a declinare. Dal nuovo mondo arrivo' infatti il tacchino che si dimostro' un animale piu' fecondo e piu' facile da allevare.



    Il Pavone, originario dell’India, era ritenuto in tutto l’Oriente, per il pomposo dispiegarsi a forma di ruota delle penne della sua coda, un simbolo del Cosmo o del Sole. Nel mondo occidentale era innanzi tutto il distruttore di serpenti, e si spiegavano i colori cangianti delle penne della coda con la capacità di tramutare il veleno in sostanza solare, mentre gli occhi erano considerati simbolo dell’onniscienza di Dio, ma a partire dal Medioevo fino a giungere ai giorni nostri, il pavone simboleggia la boria, il lusso e l’alterigia. Questa dualità si ritrova anche nel contesto iconografico dell’alchimia, in quanto la coda del pavone (cauda pavonis) in alcuni testi è il segno visibile del processo per cui sostanze vili si tramutano in sostanze superiori, in altri simboleggia invece il fallimento di un processo che lascia dietro di sé solo scorie (caput mortuum).



    La ‘Cauda Pavonis’, la coda del pavone, o il pavone stesso, simboleggia una fase in cui appaiono molti colori. La maggior parte degli alchimisti collocano questa fase prima dell’Albedo, la bianchezza. Solo pochi la situano dopo. Gerhard Dorn (XVI secolo) ebbe a dire: “Questo uccello vola durante la notte senza ali. Alla prima rugiada del cielo, dopo un ininterrotto processo di cottura, ascendendo e discendendo, dapprima prende la forma di una testa di corvo, poi di una coda di pavone; le sue piume diventano bianchissime e profumate, e finalmente diviene rosso fuoco, mostrando il suo carattere focoso”. I colori si riferiscono ai tre stadi della Grande Opera, con la Rubedo, o rossezza, per ultima.
    Il simbolo della coda del pavone fu scelto a causa dei suoi tanti colori e dei brillanti “occhi”. Si narra che originariamente questi fossero gli occhi del greco Argus, il cui nome significa “colui che vede tutto”. Argus era un gigante fortissimo con cento occhi. In ogni momento cinquanta di essi erano aperti e cinquanta dormivano. Fu decapitato da Hermes. Hera, la dea madre, pose i suoi occhi sulla coda del suo uccello preferito, il pavone.
    La fase dei tanti colori era anche simboleggiata dall’arcobaleno, o dalla dea dell’arcobaleno, Iris, la messaggera degli dei, che in particolare faceva da tramite tra Zeus e i mortali. Nella Grande Opera la coda di pavone può avere due significati. Può essere la raccolta e la totalità di tutti i colori nella luce bianca. Ricordiamo che la luce bianca si riferisce al secondo stadio, l’Albedo, o bianchezza. In questo senso, in tempi antichi, il pavone era considerato un uccello reale e corrispondeva alla fenice.



    Un pavone aveva udito i canti soavi di un usignolo; allora cantò a gara; ma con la sua voce rauca e stonata mosse il riso di tutti gli uccelli. Allora il pavone pregò con voce supplichevole Giunone: “O regina degli dei e delle dee, attribuisci al pavone, l’uccello di Giugno, voce e canto soave; gli dei dettero un bell’aspetto al pavone; ma senza la soavità della voce animiamo il riso del resto degli uccelli”. Allora la dea rispose:“L’arbitrato dei fati distribuì doti agli uccelli: all’aquila la forza, all’usignolo la voce, presagi funesti alla cornacchia, al pavone aspetto grazioso: nessun uccello è ornato di ogni le cosa; tu cingi ogni bellezza,con la grandezza, con le piume colorate, con la gemmea coda. Come i restanti uccelli sono lieti per le loro cose, anche tu con la tua specie dovete essere contenti."





    .....una fiaba.....



    Quella mattina, la principessa Ushakiran si svegliò con il canto squillante di un uccello. Dopo essersi stropicciata gli occhi come una normale bambina, scese dal letto e si precipitò verso la finestra per godere dell'aria fresca del mattino e scrutare, fra i rami degli alberi adornati da tenere foglie, il volto di colui che l'aveva destata dai dolci sogni notturni. Un grosso pavone dal maestoso portamento vagava nei dintorni della piscina del palazzo reale. Il suo piumaggio variopinto e la grande coda a ventaglio creavano forti contrasti con il bianco marmo della pavimentazione e la trasparenza cristallina dell'acqua. Timidi raggi solari coloravano di rosa il cielo in attesa dell'azzurro del giorno e la piccola Ushakiran osservava ammaliata lo spettacolo della Natura che si risvegliava dando il buongiorno al mondo. I suoni delle piante e del vento e le voci degli animali cominciavano a farsi sentire tra la fitta vegetazione della giungla e Ushakiran ascoltava attentamente queste armoniose melodie. La sua sensibilità la rendeva una bambina fuori dal comune, passava molto del suo tempo ad osservare le piante e gli alberi, i continui moti dell'acqua dei fiumi e qualsiasi animale le passasse accanto, la sua curiosità era nutrita da un vero e proprio amore per quel mondo di cui si sentiva pienamente parte. Quel pavone la affascinò e decise di scendere in giardino per osservarlo da vicino. L'altezzoso pavone tentò, in un primo momento, di evitare il contatto o il semplice sguardo di Ushakiran e goffamente saltellava da un lato all'altro del giardino, ondeggiando il collo e perdendo tutta la grazia di cui era dotato. La piccola Ushakiran di fronte a questo spettacolo scoppiò in una sonora e dolce risata e il pavone, sentendosi burlato, decise di affrontare la bambina. - "Cosa c'è da ridere, eh?"
    Ushakiran smise di ridere e la sua espressione si trasformò lievemente da sollazzata ad incredula.
    - "Allora, non trova più nulla per cui sbellicarsi principessina?!"
    Silenzio. Passò un istante, poi un altro e un altro ancora. Ushakiran disse: - "Ma sei tu, Pavone, a parlare?"..- "Vedi altri esseri piumati e maestosi in giro?"
    - "Veramente no, ma come è possibile? Insomma, uomini e animali non potrebbero comunicare! Come fai a parlare?"..- "La domanda è un'altra cara mia! Sono io a parlare o sei tu a paupulare*?"
    - "Mmh... a me sembra che la mia voce sia normale..." - "Anche a me! Tsk!"
    Ushakiran tornò a ridere fragorosamente ed il pavone, impettito, gonfiò il piumaggio e si voltò dando le spalle alla bambina. La principessa, notando il gesto del permaloso pavone, smise a fatica di ridere e gli si avvicinò.
    - "Pavone, ma se io riesco a capire te, pensi che possa capire anche tutti gli animali?"
    - "Questo non so dirtelo. Posso solo dirti che noi animali ci capiamo perfettamente tra di noi e mentre voi umani non fate altro che emettere suoni zuccherosi e fare moine alla nostra vista come se restassimo sempre cuccioli, noi discutiamo della situazione climatica, delle risorse alimentari..."
    - "Ahah! Non pensavo che anche tra di voi esistessero simili problematiche! Pensavo che solo gli umani fossero afflitti da questi problemi inesistenti.. !"
    - "Inesistenti?!?! Scherzi spero! Nonostante Madre Natura ci abbia forniti di regole ben precise, per noi animali è assolutamente difficile trovare pacifici accordi, soprattutto se di mezzo ci sono gli infimi ed antipatici serpenti. Rovinano sempre tutto, sono insolenti e non ascoltano affatto quello che si dice!"
    - "Ahhh capito... beh, io voglio scoprire il vostro mondo! Gli Dèi mi hanno dato il dono di capirvi ed io sento che devo sfruttare questa opportunità al massimo."
    - "Sei la benvenuta Ushakiran! Salta in groppa, sei abbastanza piccola da poteressere sostenuta dalla mia nobile schiena!" E i due partirono alla volta della giungla.
    Pavone descrisse ogni minimo angolo di quell'antro che ad Ushakiran pareva sempre misterioso e magico, scoprì i nomi degli insetti, le loro voci e la loro gentilezza spesso dimenticata a causa del loro aspetto, scoprì le vere voci dei pappagalli e di come essi si burlavano degli umani fingendo ignoranza e replicando il loro linguaggio, scoprì i piccoli mammiferi, le lucertole, le lumache e tutti i piccoli esseri che vivevano giorno per giorno in quel luogo di cui l'uomo spesso si dimentica. Scoprì un mondo nuovo, ricco e meraviglioso. La sorpresa più grande fu scrutare i volti degli alberi e delle piante e conoscere le loro storie, il loro pacifico modo di vivere in armonia con la Terra. Ad un tratto una voce femminile dolcemente chiamò il nome di Ushakiran. Erano passate diverse ore dall'inizio del suo viaggio e i genitori della piccola si erano accorti della sua assenza. Pavone riaccompagnò la principessa al palazzo e, prima di dividersi, Ushakiran disse: - "Fammi una promessa!"
    - "Sono tutt'orecchi!" - "Vieni a trovarmi ogni mattina all'alba, portami ogni giorno nella giungla e fammi scoprire il tuo meraviglioso mondo!"
    - "Te lo prometto, mia piccola amica. Adesso va, i tuoi genitori ti staranno cercando e saranno preoccupati per te." - "Vado! A domani Pavone!" - "Ciao Ushakiran!"
    La bambina corse tra le braccia della madre con un'emozione nuova negli occhi e nel cuore, la madre, accorgendosi di quel caloroso abbraccio disse:
    - "Ushakiran, ma che cosa ti è accaduto? Hai fatto un bel sogno stanotte?"
    - "Sì, mamma. Il sogno più bello che si possa desiderare." Si presero per mano e tornarono al palazzo.
    (ThrasHAleXiS)



    "Il pavone..De lo mare
    lo colore abe,
    aprendo lo di dietro suo mille occhi
    te guardano e te incantano.
    Staccar lo sguardo
    da sì tal beltà
    impresa ardua est."
    (don Pompeo Monquiello)





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209 replies since 13/6/2010, 17:44   165730 views
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