UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    Correre di mattina lungo il molo di Baranco, quando l'umidità della notte impregna ancora l'aria e rende i marciapiedi scivolosi e lucidi, è un buon modo per cominciare la giornata. Il cielo è grigio, anche d'estate, perché il sole non compare sul quartiere prima delle dieci, e la foschia rende impreciso il limite delle cose, il profilo dei gabbiani, il pellicano che attraversa in volo la linea frantumata della scogliera.
    (Mario Vargas Llosa)



    IL PELLICANO




    La famiglia dei pellicani comprende 6 specie. Delle sei specie di pellicani, 2 vivono nel Continente Nuovo, e 4 nel Continente Antico. Uno solo, il pellicano bruno ha il piumaggio scuro. Le altre 5 specie sono bianche, con estremità delle ali nere. Sono uccelli molto grossi, che misurano dai 1,20 ai 1,70 metri di lunghezza, la cui principale caratteristica è di possedere, sulla gola, una grande tasca dilatabile, fissata ai due rami della mandibola. Dato che il becco è lunghissimo (circa 40 centimetri), la capacità della sacca può raggiungere i 13 litri, vale a dire 3 volte quella dello stomaco e quando è piena tocca terra. La funzione di questa sacca è quella di servire come rete per catturare pesci e non da riserva di cibo. La tasca serve, saltuariamente, come regolatore termico, dato che la sua ampia superficie nuda favorisce l'evaporazione. I pellicani hanno zampe molto corte, 4 dita palmate e un'andatura barcollante. Al contrario nuotano con agilità. Sono anche ottimi volatori, nonostante il loro peso. Solitamente nuotano a schiere, talvolta disposti a "V" o in fila indiana, con un sincronismo perfetto. Nidificano in colonie, poco distanti dall'acqua, nelle paludi o nelle lagune. Il nido è formato da ramoscelli e canne intrecciate; è costruito in un cespuglio, su un arbusto oppure semplicemente in una depressione del terreno, tappezzato con erba. Maschio e femmina sono identici e covano, alternativamente, per un periodo fra 28 e 35 giorni. Le uova sono lucide e di colore azzurro, ma si coprono rapidamente di un deposito calcareo assumendo un aspetto gessoso. I piccoli nascono ciechi, inetti e nudi. Questi si sviluppano lentamente, ed i genitori devono fornire ad ognuno di loro circa 70 chilogrammi di pesce prima che i piccoli siano in grado di pescare da soli, vale a dire circa all'età di 3 mesi. Solo a 3 anni assumono il piumaggio adulto e iniziano invece a riprodursi dopo il quarto anno di vita. La vita media di un pellicano si aggira intorno ai 30 anni.

    I pellicani si muovono sull’acqua nuotando con il becco appoggiato sul collo, che viene tenuto lievemente arcuato; il loro volo, leggero ed elegante, può essere sia veleggiato sia librato, e alcune specie sono anche in grado di gettarsi in picchiata, soprattutto quando devono catturare una preda. L’alimentazione è costituita unicamente da pesci, che vengono tratti dall’acqua con il becco. Estremamente socievoli, i Pellicani volano riuniti in gruppi o in grandi stormi, di solito in formazione diagonale. La ricerca del cibo viene effettuata collettivamente, e così pure la costruzione dei nidi, per cui spesso si formano colonie gigantesche (costituite da parecchie migliaia di individui), nelle quali molte volte vengono accolti anche altri Uccelli acquatici.

    Il singolare metodo adottato da questi uccelli per catturare le prede, è stato oggetto di dettagliate descrizioni da parte di numerosi osservatori; H. A. Bernatzik, che ebbe l’occasione di studiare i pellicani sul lago di Maliqi, in Albania, racconta: "Non essendo capaci di tuffarsi, i pellicani prediligono le acque poco profonde, sulle quali si dispongono a semicerchio o ad anello; battendo con forza le ali spaventano i pesci in modo da sospingerli verso la riva, e quindi li afferrano con grande facilità. Sui corsi d’acqua stretti si suddividono talvolta in due file, che spostandosi l’una verso l’altra spingono le prede entro uno spazio molto limitato: in tal caso nuotano scaglionati anche in due o tre colonne successive."





    .....il nome.....



    Pellicano deriva dal latino tardo pelecanus risalente al greco πελεκάν pelekán, genitivo πελεκᾶνος pelekânos, a sua volta derivato da πέλεκυς pélekys, ascia, scure, per la forma del becco di questo uccello che Aristotele in Historia animalium VIII,12 chiamava pelekán e che viene comunemente identificato col Pelecanus onocrotalus o pellicano bianco o pellicano comune.
    Onocrotalo è un termine assente negli attuali vocabolari di italiano, ma è ancora presente in quello di Tommaseo & Bellini (1865-1879) che addirittura ne dà l'esatta etimologia: dal greco ὄνος ónos = asino e κρόταλον krótalon = sonaglio, nome da alcuni adoperato per indicare il pellicano comune (Pelecanus onocrotolus). Si tratterebbe quindi di un uccello che produce un rumore paragonabile a quello del sonaglio appeso al collo dell'asino. Possiamo tuttavia puntualizzare che nessun autore che usò il termine greco onokrótalos descrisse le caratteristiche del volatile in modo da potergli dare un'identità. L'identificazione con il pellicano la dobbiamo a Plinio, che usò la forma latinizzata onocrotalus.



    ..........miti e leggende............



    Tra i simboli che identificano Gesù Cristo un posto di rilievo lo ha il pellicano. Questo uccello marino, si sa, pesca i pesci e poi li trattiene in una sacca che ha sotto il becco. Giunto al nido, nutre i suoi piccoli con le prede trattenute nel sottogola: un metodo efficace per trasportare il cibo. Ma gli antici certi dettagli naturalistici non li conoscevano e sembrava, a prima vista, che il pellicano nutrisse i pulcini con la sua stessa carne che si strappava dal petto. Per questo motivo del sacrificio, in epoca alto- medievale fu associato alla figura di Gesù che si sacrifica per la salvezza dell'Umanità.
    Tuttavia come sempre avviene in questi casi, il mito cristiano è la rielaborazione di un mito più antico. Il Pellicano è in realtà un simbolo antichissimo perché associato al tema dell'uccello bianco, al pari di cigno e cicogna. Secondo un autorevole autore, il pellicano è citato per la prima volta nella storia nei Testi delle Piramidi egizi, geroglifici risalenti al III Millennio BCE. Qui si legge come il pellicano faccia uscire dalla sua bocca quotidianamente il disco del Sole rappresentazione del Dio cosmogonico Atum. Sempre in questi testi vi è anche la descrizione della fine dei tempi, quando il pellicano aprirà la bocca e il Sole non uscirà. E' chiara la similitudine con il cigno che analogamente partorisce il Sole: si tratta dello stesso mito, forse in una versione antecedente. Dall'Egitto il mito fu assorbito dallo gnosticismo cristiano ad Alessandria e da qui entrò nella simbologia medievale. Il riferimento a Cristo nasce dal fatto che il pellicano si squarcia il petto per nutrire, con la sua carne e il suo sangue, i suoi figli: chiarissimo riferimento all'Ultima Cena e al Santo Graal. Per tale motivo il Pellicano è presente su moltissime chiese esoteriche.




    Antiche leggende raccontano che i suoi piccoli vengono al mondo talmente deboli da sembrare morti, o che la madre, tornando al nido, li trovi uccisi dal serpente. Il Fisiologo nel suo inventario (Physiologus, II-IV sec.?) dice che il pellicano ama moltissimo i suoi figli: «quando ha generato i piccoli, questi, non appena sono un po' cresciuti, colpiscono il volto dei genitori; i genitori allora li picchiano e li uccidono. In seguito però ne provano compassione, e per tre giorni piangono i figli che hanno ucciso. Il terzo giorno, la madre si percuote il fianco e il suo sangue, effondendosi sui corpi morti dei piccoli, li risuscita».
    Negli ultimi tre secoli del medioevo, sovente lo spirituale uccello è stato al centro dell'attenzione artistica. Rappresentato in scultura o in pittura col nido dei suoi piccoli sulla sommità della croce e nell'atto di straziarsi il petto con i colpi del suo becco. Il sangue scaturente dal petto del Pellicano è, per l’Ars Symbolica, la forza spirituale che alimenta il lavoro dell’alchimista che, con grande amore e sacrificio, conduce la ricerca della perfezione. Questo emblema è presente nell’iconografia alchemica: da un lato raffigura un genere di storta, ossia un recipiente nel quale veniva riposta la materia liquida per la distillazione, il cui “beccuccio” è piegato in direzione della cupola convessa; dall’altro costituisce un’immagine della “pietra filosofale” dispersa nel piombo allo stato fluido, nel quale si fonde al fine di determinare la trasmutazione del “vile metallo in oro”. Questo volatile è quindi la metàfora dell’aspirazione non egoistica all’ascesa verso la purificazione, della generosità assoluta, "in mancanza della quale, nell'iniziazione, tutto resterebbe irrimediabilmente vano" (O. Wirth)




    .....un dramma .....



    Sono morti in oltre 7mila e sono le vittime dimenticate del dramma della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera della Bp. Tra le tante tragedie causate dalla marea nera nel Golfo del Messico ce ne e' una infatti che il mondo ha ignorato, o almeno dimenticato e sottovalutato. Piu' di 7mila uccelli sono stati uccisi dal petrolio fuoriuscito dopo lo scoppio della piattaforma della British Petroleum il 20 aprile dell'anno scorso, provocando una delle maggiori catastrofi ecologiche mondiali. E' una storia di cui si e' parlato troppo poco e per rimediarvi la rete tv americana via cavo HBO ha deciso di mandare in onda, in coincidenza esatta con il primo anniversario del dramma, 'Saving Pelican 895' (Il salvataggio del pellicano 895), un documentario di Irene Taylor Brodsky.
    E' una storia tutto sommato a lieto fine, perche' il pellicano protagonista e' stato salvato. Il film racconta lo sforzo dei volontari e degli esperti del Fort Jackson Oiled Wildlife Rehabilitation Center of Louisiana, il centro recupero allestito vicino al Delta del Mississippi per ripulire gli uccelli dalle macchie di petrolio. La star e' il pellicano marrone, l'uccello ufficiale dello stato della Louisiana, il cui salvataggio ha assunto un rilievo particolare perche' alla meta' del secolo scorso era gia' una volta andato in estinzione a causa dell'eccessivo inquinamento.
    Solo nel 2009, grazie al lavoro di un gruppo di biologi, il pellicano marrone era stato rimosso dalla lista delle specie a rischio. E' stata una vittoria di Pirro perche' cinque mesi dopo lo scoppio della piattaforma Deepwater Horizon e la fuoriuscita in mare di milioni di litri di petrolio ne ha compromesso di nuovo l'habitat naturale. 'Saving Pelican 895' racconta la storia di un pellicano in particolare, 'LA 895' (dove LA sta per lo stato della Louisiana). Il documentario segue il percorso di 'LA 895' dal momento della cattura da parte della squadra di soccorso di Fort Jackson fino al suo rilascio. Un lavoro paziente di mesi, durante i quali il pellicano viene curato, lavato, nutrito e poi finalmente rimesso in liberta'. Purtroppo non tutti sono stati fortunati come 'LA 895', perche' il pellicano marrone spesso non sopravvive se allontanato dal suo habitat naturale. Grazie all'impegno dei volontari che hanno lavorato per mesi, sono stati salvati e rimessi in liberta' 1246 uccelli scongiurando cosi per il pellicano marrone il rischio di una nuova estinzione.(Ansa)





     
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209 replies since 13/6/2010, 17:44   165658 views
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