UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    La bellezza deve essere giudicata
    non per le proporzioni matematiche del corpo e del viso,
    ma per l'effetto che produce.
    (Alphonse Karr)


    IL CIGNO




    Il cigno è uno degli animali più affascinanti del pianeta, quando nuota sulla superficie dell'acqua, il suo elemento, è elegante ed aggraziato come un principe; sulla terra invece cammina goffamente come una papera, ma è agressivo come un nobile stizzito. Spalanca le ali per sembrare più grande, alza la testa per tutta la lunghezza del collo, punta i suoi nemici con il becco malvagio, non ha paura nemmeno di una creatura che è tre volte le sue dimensioni: l'uomo.
    Il cigno reale raggiunge una lunghezza di 1,5 m e un peso di 13,5 kg. È originario dell'emisfero orientale e in Europa e Nord America vive anche allo stato domestico. Di tutte le specie è la meno vocale e si limita a fischiare per segnalare aggressività o minaccia. Gli adulti sono candidi e presentano un becco rossiccio, con la punta nera e una protuberanza pure nera alla base. Il cigno nero è un uccello australiano dal becco rosso che assomiglia al cigno reale.

    E’ un migratore e nidifica nelle regioni dell’Europa settentrionali, su isolotti di vegetazione nelle paludi e nei laghi della tundra. Alcuni nidificano nei laghi di torba e nei delta dei grandi fiumi nord europei: il nido, di dimensioni ragguardevoli, è un monticello di torba e di terra. I cigni scelgono il proprio compagno a due o tre anni di vita, compiendo elaborati riti di corteggiamento. Nella cosiddetta "cerimonia trionfale", il maschio e la femmina sollevano le ali e si chiamano l'un l'altro a voce alta. La femmina depone 3-5 uova. I giovani sono di un colore grigio pallido che con il tempo diverrà bianco candido e hanno un becco color piombo, privo di protuberanza; impiegano da 7 a 14 settimane per imparare a volare, ma spesso rimangono con i genitori fino a quando non si accoppiano seguendoli anche nella migrazione. I cigni difendono coraggiosamente le proprie uova e quando sono minacciati ritraggono la testa e dispiegano le ali per intimidire l'aggressore.





    .....mitologia.....



    La storia di Leda e il Cigno è narrata nelle Metamorfosi d'Ovidio e fa parte delle leggende mitologiche greche. Mito molto in voga nel mondo artistico del rinascimento per il fatto che a quei tempi sarebbe stato assolutamente impossibile raffigurare l’atto sessuale tra un uomo e una donna, mentre era possibile alludere ad esso attraverso l’escamotage della letterarietà del mito, del quale solo alcune persone conoscevano il senso. Leda, giovane e bella figlia di Testio, re dell'Etolia, era andata in sposa al re di Sparta Tindaro. La regina era presso le acque del fiume Eurota, nella Laconia, quando uno splendido cigno si rifugiò accanto a lei per proteggersi dagli attacchi di un'aquila. Questo cigno era Giove, il padre degli dei, un maestro di travestimenti e metamorfosi quando meditava di sedurre le donne di cui si invaghiva. Dalla strana unione nacquero dei gemelli, i Dioscuri (figli di Giove), per alcuni erano due copie di gemelli usciti da due grandi uova: Castore e Polluce, Elena di Troia e Clitennestra, regina di Micene...La storia di Leda ha stimolato la fantasia di molti pittori e scultori, da Leonardo da Vinci a Salvador Dalì...In sculture di qualche secolo prima di Cristo, Leda è raffigurata seduta mentre con il mantello protegge il cigno da un'aquila minacciosa (Leda di Timotheos), ma esistono altri lavori altrettanto antichi che raffigurano Leda stesa sotto il cigno che le avvicina il becco alle labbra per baciarla, oppure mentre il cigno, l'abbraccia in un gesto teneramente umano...Fra le leggende più antiche c'è quella che rappresenta Leda come colei che trovò l'uovo «del colore del giacinto azzurro» che Nemesis (figlia di Zeus e Nyx -Notte- dea della giustizia divina e della vendetta) trasformatasi a sua volta in un'oca selvatica, aveva deposto dopo essersi unita al cigno Zeus. Dopo averlo nascosto sotto la cenere ancora tiepida di un sacrificio, Leda avrebbe assistito alla nascita della sola Elena. .....Nei secoli a noi più vicini la leggenda di Leda ed il cigno è stata manipolata dai cristiani che vollero vedere in Leda l'immagine della purezza; scrittori medievali dal XIII secolo in poi misero in essere un processo che permise l'assimilazione e l'adozione del mito da parte della teologia cristiana. Attraverso la letteratura e le trascrizioni addomesticate dei testi di Ovidio, il cigno divenne simbolo dello Spirito Santo che con la sua candida purezza scendeva su Maria, immagine molto amata dai Copti d'Egitto che amavano inciderla sui loro anelli.





    .....le costellazioni in cui si raggruppano i fulgidi astri:
    l’Orsa Maggiore e la Minore, Andromeda e Cefeo, il Drago orrendo,
    la bella Cassiopea, Orione tempestoso,
    il Cigno che sospira spirando,
    la Lepre, i Cani Argo e la dolce Lira….




    ..........miti, leggende e stelle...........



    Raffigurato nel Firmamento da una delle costellazioni più belle e visibili del cielo, il Cigno è anche un simbolo antichissimo, tra i più importanti e ricchi di significato in assoluto. Il Cigno, uccello elegante e maestoso, è simbolo di realizzazione completa in quanto in esso si ritrova sia l'essenza maschile (il lungo collo che rimanda ad un simbolo fallico) che quella femminile nel corpo bianco, candido e rotondo. Il Cigno è dunque l'Androgino assoluto, il perfetto Uovo del Mondo poichè in esso sono condensate le due nature, il frutto dello sforzo tendente all'equilibrio nella ricerca alchemica.
    Nell'Antico Egitto il Cigno era personificazione della Dea del Cielo Nut....per le popolazioni più antiche, che videro la Costellazione puntare con la sua stella Delta Cygni il Polo Nord (e divenendo dunque la Polare) circa quindicimila anni fa, il Cigno è legato alla nascita e alla perfezione, alla ciclicità del cosmo. Oggi la Costellazione è distante dal Polo, ma tra circa dodicimila anni tornerà a segnarlo. Il simbolo della Cicogna che porta i bambini potrebbe essere una deformazione del Cigno, in quanto nell'antica lingua protoindoeuropea il bianco uccello lacustre si pronunciava Cicnu, termine chiaramente associabile anche alla cicogna.
    Il cielo estivo è illuminato dalla costellazione del Cigno, chiamata anche “Croce del Nord”
    per la sua forma e in opposizione ad una seconda costellazione di forma similare visibile solo
    nell’emisfero Australe (Croce del Sud).....Il nome di questa costellazione ha subito nel corso del tempo diversi cambiamenti. Il greco Eratostene la cita col nome di Cigno e così viene rappresentata nella numerosa serie di racconti mitologici. In epoca cristiana le venne attribuito il nome di Croce. Gli Arabi le conferirono un’immagine meno elegante e nobile di quella greca chiamandola Gallina. Di fatto il termine Deneb, nome della più brillante tra le sue stelle, deriva proprio dall’arabo Dheneb-ed-Dajajeh, che significa appunto “la coda della gallina”. Il nome Gallina rimase per tutto il Medioevo fino al Rinascimento, quando il nome Cigno prevalse, arrivando ai giorni nostri.




    ...la favola....



    Mamma anatra quel giorno era molto felice perchè le uova si stavano schiudendo una dopo l’altra.
    Gli anatroccoli uscivano e zampettavano intorno alla mamma, però c’era un uovo, il più grande di tutti, che non si decideva a schiudersi, mamma anatra allora tornò a covare quell’uovo fino a che non si schiuse....con sua grande sorpresa, vide che l’anatroccolo era più grande degli altri e di colore grigio…insomma era proprio brutto. L’anatra pensò ad un brutto scherzo giocatole dalla massaia, a dire il vero pensava che quello fosse un tacchino, però l’unico modo per togliersi i dubbi era vedere il comportamento di quello strano pulcino nell’acqua. L’anatra, condusse la sua nidiata allo stagno, ma mentre i piccoli cominciarono a nuotare, il brutto anatroccolo si dimostrò il più abile ed il più sicuro di tutti. La mamma lo guardò e sospirò rassegnata: “Peccato che sia così brutto”, ma per questo motivo, sentì di volergli ancora più bene e con il becco gli fece una carezza. Radunò i suoi piccoli e disse loro che li avrebbe condotti a conoscere la loro regina quindi si raccomandò a che mantenessero un comportamento educato e rispettoso. Alla corte della regina, tutte le damigelle cominciarono a deridere il brutto anatroccolo, il quale, preso dallo sconforto, scappò e si andò a rifugiare nella palude delle anatre selvatiche, ma anche qui la vita fu difficile, decise allora di scappare nuovamente e corse tanto fino ad arrivare in un bosco dove scorse una capanna abitata da una vecchietta, un gatto ed una gallina. La vecchietta gli offrì ospitalità, ma il gatto e la gallina non furono per nulla contenti.
    Il poverino, dopo aver subito ogni sorta di angheria decise di andarsene, con grande soddisfazione del gatto e della gallina. Il brutto anatroccolo continuava a vagare senza sapere dove andare, una sera mentre il sole stava per tramontando, vide uno stormo di bellissimi uccelli bianchi e pensò tristemente che anche a lui sarebbe piaciuto essere così. L’inverno era arrivato e l’anatroccolo un giorno non ebbe più la forza di nuotare, faceva troppo freddo, e certo sarebbe morto se un contadino non lo avesse visto e non lo avesse portato a casa. Nella sua nuova abitazione l’anatroccolo trovò tanti bambini che però, come spesso accade, lo avevano scambiato per un giocattolo, fu così che una volta l’animaletto cadde nel secchio del latte, un’altra volta nel sacco della farina. Non ne poteva proprio più, riuscì a nascondersi, ed a scappare.Nel fare questo però, si accorse che le sue ali si erano irrobustite, le sue penne erano più bianche. Riuscì a nascondersi nella neve in modo da riuscire a sfuggire alle ricerche dei suoi persecutori. In qualche modo riuscì a sopravvivere nascosto nel bosco fino a primavera, ma a primavera spalancò le ali e spiccò il volo. Sotto di sé vide un laghetto dove nuotavano dei cigni maestosi. L’anatroccolo sospirò pensando che anche i cigni lo avrebbero maltrattato, e decise di volare in mezzo a loro. Con un largo volo si posò sull’acqua ed i cigni si avvicinarono a lui gridando; il brutto anatroccolo spaventato abbassò la testa, si preparava a morire, ma nel fare questo, vide la sua immagine riflessa nell’acqua e con grande stupore vide che non era più un brutto anatroccolo, ma si era trasformato in un bellissimo cigno, bianchissimo, attorno al quale si erano radunati tutti i suoi simili facendogli mille feste. All’istante capì tutto:era nato sì in un nido di anatre, ma da un uovo di cigno.
    Il brutto pulcino grigiastro, tozzo, disprezzato e maltrattato da tutti si era trasformato in uno splendido animale che dava lustro al laghetto nel quale viveva.
    -Hans Christian Andersen-



    Nel tremore del fiume va la luce
    inscrivendo nei cerchi allargati
    dai sassi il brullo inverno delle rive.
    La bellezza è nella gola del cigno
    che si abbevera d'acqua e di riflessi
    nel cono luminoso della darsena.
    La pace del mattino è una scintilla
    di sole che goccia dalle sue piume.
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