UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    L'amore è una cinciallegra che vola e non riesci a fermarla, nemmeno a metterle il sale sulla coda.
    -- Dacia Maraini --



    LA CINCIALLEGRA





    La cinciallegra è la più grande tra le specie di Paridi presenti in Italia.
    La striscia nera con riflessi bluastri che attraversa il petto, in continuità con il nero del capo e del collo, la identificano in modo caratteristico. Presenta, caso singolare tra i Paridi, un apprezzabile dimorfismo sessuale; il maschio ha la striscia sul petto più lunga e più larga e la colorazione del capo più intensa e lucente rispetto alla femmina.
    L'areale di riproduzione comprende vaste zone del Paleartico occidentale e del Nord Africa dove, pur essendo normalmente una specie di basse altitudini, si riproduce anche a 1850 m. È una specie stanziale ma alcune popolazioni possono compiere spostamenti verso zone riproduttive a più elevata altitudine o, nelle zone settentrionali dell'areale, piccole migrazioni verso sud e ovest.


    Si nutre principalmente sui rami bassi e a terra; si ciba principalmente di insetti (importanti i bruchi di lepidotteri durante la stagione riproduttiva, quali la Tortrix viridiana), ragni, semi e frutta; sono state osservate cinciallegre nell'atto di nutrirsi di nettare ed altre usare aghi di pino per estrarre larve alle fessure del legno. Famoso è il caso di alcune popolazioni inglesi che "impararono" a cibarsi della panna condensata sotto i tappi delle bottiglie di latte; questo comportamento, forse comparso indipendentemente in varie popolazioni, si espanse per imitazione.
    La cinciallegra non è attratta dai boschi di conifere e colonizza principalmente boschi misti non troppo chiusi ma anche parchi cittadini e vari altri ambienti purché siano presenti cavità adatte alla nidificazione. La femmina infatti costruisce il nido in cavità preesistenti utilizzando il muschio per costruire una coppa principale arricchita, poi, da foglie, fili d'erba, peli, lana e piume (meno usate rispetto alla cinciarella). Occupano con facilità le cassette-nido.

    La cinciallegra insieme alle altre cince, cinciarella, cincia mota, cincia bigia, viene un po' definita l'acrobata del bosco, ha un comportamento molto vivace che non la fa mai stare ferma per più di tre secondi nello stesso posto, compie spettacolari acrobazie tra i rami delle piante e poi si appende ad un ramo a testa in giú mentre becchetta qualche gemma o qualche germoglio.
    La cinciallegra insieme alle altre cince, cinciarella, cincia mota, cincia bigia, viene un po' definita l'acrobata del bosco, ha un comportamento molto vivace che non la fa mai stare ferma per più di tre secondi nello stesso posto, compie spettacolari acrobazie tra i rami delle piante e poi si appende ad un ramo a testa in giú mentre becchetta qualche gemma o qualche germoglio.





    ......una favola........



    Io sono una Cinciallegra, Cin Cin per gli amici!
    Sono nato tra i boschi del Nord, in questa cassetta delle lettere abbandonata.
    Io ero l'ultimo della covata, ma non per questo avevo meno appetito dei miei fratellini e sorelline.
    I nostri genitori erano occupati dall'alba al tramonto a cacciare insetti e larve da infilare nei nostri
    piccoli becchi continuamente spalancati per la fame.
    L'emozione più bella fu quando mamma Cinciallegra mi insegnò a volare, ma passarono molti giorni
    prima che le mie alucce potessero sostenermi in volo.
    Quando papà vide che potevo allontanarmi con sicurezza dal nido, mi portò in una grande pineta vicina dove mi insegnò a nutrirmi da solo con tenere bacche e piccole larve d'insetti.
    L'aria tiepida e profumata annunciava la primavera.
    Ben presto mi stancai di procurarmi il cibo da solo. Avevo notato oltre il fiume un grande recinto dove vivevano molti animali. Ogni mattina un uomo distribuiva loro sacchi di tenera erba e grandi bacinelle colme di mangime. Presi la mia decisione e spiccai un lungo volo portandomi ai bordi del recinto.
    Mi guardai attorno, e certo di non essere visto, calai sul bordo di una bacinella colma di grano bollito e
    crusca. Non avevo mai visto tanto cibo in una volta sola.
    Stavo già per iniziare la mia solenne scorpacciata quando un piccolo batuffolo di piume gialle con una
    piccola cresta rossa si lanciò su di me pigolando e strappandomi dalla coda la penna più lunga.
    Mi diedi alla fuga sfrecciando sotto il naso di un povero agnello che cominciò a belare dallo spavento.
    Seppi solo più tardi che il mio assalitore era solo un pulcino nato da poco.
    Per molti giorni rimasi nascosto tra il fogliame più fitto perché nessuno vedesse la mia coda malconcia
    poi un bel mattino decisi di scendere al fiume per abbeverarmi.
    Fu lì che incontrai uno strano uccellino multicolore dal becco enorme, lungo e sproporzionato.
    A tale vista non potei trattenere una risata. Si chiamava Martin Pescatore e ben presto compresi il perché di tale nome. Martino si appollaiava immobile su un ramo sporgente sul fiume, e quando vedeva qualche pesciolino affiorare sul pelo dell'acqua, si lanciava sulla preda come un fulmine e, dopo averlo catturato, ritornava sul ramo per terminare tranquillamente il suo pasto.
    La cosa mi divertiva molto e decisi di imitarlo.
    I primi mesi della mia vita trascorsero così lieti in compagnia di molti amici, ma un giorno mi accorsi
    che qualche cosa stava cambiando.
    Il bosco diventava sempre più silenzioso, le foglie da verdi erano diventate gialle e rosse e l'aria più
    fredda. Corsi dal mio amico Martino per avere spiegazioni, ma era partito.
    Cercai di avere una risposta da una famiglia di ricci che si dirigeva verso la tana, ma avevano troppo
    sonno per potermi rispondere. Anche i miei genitori e i miei fratellini erano partiti lasciando i loro nidi vuoti. Mi ricordai dell'ultimo amico che avevo, uno scoiattolino che abitava nel cavo di un noce, corsi da lui ma purtroppo si era già addormentato e non ci fu modo di svegliarlo.
    I giorni e i mesi passavano lenti nel bosco silenzioso, il sole, quando non pioveva, faceva capolino
    sempre più pallido ed il freddo si faceva più intenso.
    Mi sentivo molto solo, e quella notte mi rifugiai nella vecchia cassetta delle lettere dove ero nato.
    Il mattino seguente mi attendeva una brutta sorpresa: la prima neve aveva ricoperto tutto il bosco e
    la pianura. Ero intirizzito dal freddo e non riuscivo più a trovare una bacca per sfamarmi.
    Saltellavo sulla neve quando improvvisamente mi sbarrò il passo una grossa volpe rossa.
    Dal suo sguardo capii subito che anche lei era affamata ed io sarei stato un ottimo boccone per la sua
    prima colazione. Feci appello a tutte le mie forze e con rapidi e brevi voli mi portai vicino alla casa degli uomini sempre inseguito dalla volpe. Ero sfinito, ma la prospettiva di finire in bocca a quella bestiaccia mi diede la forza di fare un ultimo volo che mi portò sul davanzale di una finestra, poi svenni. Mi svegliai tra le mani di una graziosa bambina bionda che emanavano un benefico tepore.
    Le forze mi tornarono completamente quando venni sfamato con una piccola ciotola di pane e latte
    con pinoli, poi mi riaddormentai. Il mio secondo risveglio fu meno gradevole: mi trovavo in una piccola prigione di legno, osservato da un gatto che mi ricordava la volpe affamata.
    La bimba bionda mi voleva tanto bene, ma io ero nato libero e libero volevo tornare ai miei boschi e ai
    miei ruscelli. Finalmente il brutto inverno passò.
    Dalla finestra della casa vedevo rifiorire gli alberi e capivo che la vita nel bosco stava ricominciando.
    Passavo le mie giornate lanciando richiami disperati perché qualcuno si accorgesse di me. Avevo già perso ogni speranza quando un giorno udii un lieve fruscio d'ali. Era il mio vecchio amico Martino, che con il suo becco riuscì ad aprire l'uscio della gabbia. Ero di nuovo libero!
    È passato molto tempo da quel giorno, al mio fianco ora ho una graziosa compagna che proprio ieri ha
    deposto quattro piccole uova. Si schiuderanno fra quindici giorni e alla fine dell'estate, quando i piccoli sapranno volare, andremo al Sud, dove l'inverno è più mite con le cincie.





    L’Inverno sta preparando la sua valigia.
    Se ne va. Spero che non abbia vuoti di memoria
    e metta tutta la sua roba in quella valigia:
    le giornate corte di luce, i nostri corpi serrati nei pastrani,
    la pioggia fredda, il gelo e le brinate, il vento dal forte soffio,
    la neve, sì anche la soffice e magica neve.
    Ha il suo fascino d’accordo, chiuso in quel suo elegante silenzio,
    ma è troppo lento e lungo, per questo lo lasciamo andar via senza nostalgia.

    Attendiamo tutti Lei, la Primavera.
    Colori pastello, risveglio della Natura, sole tiepido e sornione, pioggia dispettosa,
    che appena arriva, già promette di andar via.
    Sul ramo più alto della betulla, il solito merlo fa l’altalena,
    altri a giro s’infilano fra gli ulivi, ma io già, immagino l’arrivo delle rondini,
    e il dolce suono di campanellini tipico della cinciallegra.
    Primavera, sei desiderata, per una corsa sfrenata incontro a nuova vita.
    - S. Carresi -





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209 replies since 13/6/2010, 17:44   165754 views
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