UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    Riconosci nell'animale un soggetto, non un oggetto?
    - Charlotte Probst -



    IL PAPPAGALLO





    Con il termine pappagallo (Psittacidae, Illiger 1811) s'intende una numerosa famiglia di uccelli, appartenenti all'ordine Psittaciformes. Un tempo le due famiglie Psittacidae e Cacatuidae erano riunite in un'unica famiglia.
    I pappagalli sono diffusi principalmente nelle zone tropicali e subtropicali del mondo, come l'America Latina, l'India, l'Asia sudorientale, l'Africa e l'Oceania.
    I pappagalli hanno becco adunco, zampe corte e piedi zigodattili, ossia con il primo e il quarto dito rivolti all'indietro. Camminano goffamente sul terreno, ma sono eccellenti arrampicatori e spesso usano il becco per sollevarsi su rami sempre più alti. In moltissimi pappagalli la lingua, spessa e muscolosa, viene usata con grande destrezza per raccogliere i semi che, insieme alla frutta, costituiscono la base della dieta di questi uccelli. Nei tricoglossi la lingua è più lunga e ha un apice a forma di pennello, adatto a raccogliere il nettare. La maggior parte dei pappagalli è tropicale e solo poche specie si spingono nelle aree temperate.
    Il colore predominante del piumaggio è il verde, anche se ci sono molte eccezioni. Alcuni pappagalli americani sono blu o gialli e molti hanno anche delle pennellate di rosso. I pappagalli più colorati sono i tricoglossi, nei quali predominano i rossi e i verdi, ma non sono neppure rari il blu, il viola, il marrone, il giallo e il nero. La maggior parte dei cacatua è bianca o nera, con tocchi di giallo, rosso o rosa. La maggioranza dei pappagalli nidifica nelle cavità degli alberi, oppure in cunicoli sotterranei. La principale eccezione è costituita dai monaci (Myiopsitta monachus) delle regioni temperate del Sud America, che costruiscono un grosso nido di bastoncini. In moltissime popolazioni i nidi sono comunitari e finiscono per diventare talmente pesanti da spezzare i rami sui quali sono costruiti. Questi nidi comunitari sono abitati da diverse coppie, ciascuna con la propria via di accesso privata; i membri delle coppie possono restare insieme tutta la vita.

    Soltanto un terzo, ossia 107 delle 315 specie della famiglia dei pappagalli sono effettivamente chiamati "pappagalli". Ai rimanenti vengono dati altri nomi quali cacatua, parrocchetto, lori, ara, ecc. Di questi, 25 sono originari del Rio delle Amazzoni e hanno piumaggio prevalentemente verde e coda corta. Una delle specie più grandi è quella del pappagallo amazzone dalla testa gialla, lungo circa 40 cm, con le ali macchiettate di azzurro o di rosso. Vive dal Messico al Brasile. Il pappagallo amazzone dalla testa albina rappresenta invece la specie più piccola. In media, la sua lunghezza si aggira sui 25 cm. I lori sono di un rosso vivo e le loro ali recano una macchia rossa...Un altro pappagallo tipico è quello africano. Esso vive nelle foreste tropicali dell' Africa centrale e occidentale. Ha guance bianche e coda rossa.





    ...la storia....



    I Pappagalli abitano tutte le regioni della terra, ad eccezione dell'Europa.Delle 429 specie, che il Marshall annoverava nel 1889,161 vivano in America,213 in Australia,in Papuasia, nelle Molucche,nell'oceania,25 in Affrica e 30 nell'Asia meridionale con le isole della Sonda.Scoperte successive hanno portato il numero delle specie conosciute a 580,senza che ne sia rimasta notevolmente modificata la proposizione della loro distribuzione(documento datato 1920).
    Nell'Affrica nord-orientale,il Marshall annotò che questi uccelli si trovavano soltanto dove vi erano anche le scimmie,di cui possono quindi in certo modo considerarsi come compagni inseparabili.Quanto più ampie e più ricche di vegetazione sono le foreste,tanto più vi abbondano i pappagalli,i quali non passano certo inosservati;sono il più bello ornamento della foresta,che riempiono anche delle loro grida.Che cosa sarebbe mai una di quelle meravigliose foreste tropicali senza i pappagalli? Il giardino incantato di un mago,il campo del silenzio ,il deserto.Sono questi uccelli che danno vita e movimento alla foresta,e colpiscono ugualmente la vista e l'udito.I pappagalli vivono per la maggior parte in società, tranne che nel tempo della cova,o in branchi spesso assai numerosi.Scelgono nella foresta un luogo di dimora,dal quale poi percorrono giornalmente un'estesa regione.Le società si mantengono fedelmente unite dividendo gioie e dolori.Tutti gl'individui abbandonano insieme, al mattino, il luogo del riposo notturno,e si posano su di un albero o in un campo,in cerca dei frutti di cui si nutrono,dopo aver posto alcune sentinelle a vegliare alla incolumità della compagnia;sono molto attenti ai loro avvertimenti, al primo allarme si levano in volo tutt'insieme o a breve distanza l'uno dall'altro,rimangono fedelmente uniti nel pericolo e cercano di aiutarsi scambievolmente come possano.Ritornano poi insieme alla dimora notturna,e vi si appollaiano tutti insieme,e se è necessario, covano anche in società.
    Vari sono i luoghi scelti per la dimora notturna:ora la folta chioma di un albero, ora una parete rocciosa con numerose cavità,ora il cavo di un albero,ecc...G Valdau,che, in un isola del lago Riccardo sui monti del Camerun,potè osservare l'agitazione dei pappagalli quando si trovano nel luogo di riposo, ne dà un'efficace descrizione:Alcuni grossi alberi del villaggio e tutto il rimanente dell'isola formano il quartiere notturno dei milioni di pappagalli dei dintorni.Circa un'ora dopo il calar del sole cominciano ad arrivare da tutte le parti,formando come uno stormo ininterrotto,che diventa sempre più fitto.In breve tutti gli alberi sono così fittamente coperti,che neanche un piccolo uccellino vi potrebbe trovare posto senza portar lo scompiglio.Con grida e clamori assordanti si pigiano e litigano per il posto.Talvolta giunge una numerosa squadra, che si posa su un albero già occupato, il che provoca la caduta di centinaia di uccelli dai posti che avevano conquistati.Dopo un breve volo sul lago questi tornano allo stesso albero o a un altro vicino provocando di nuovo lo scompiglio.Al calar della notte, la variopinta folla si quieta,fin che,ai primi albori prima che il sole sia comparso all'orizzonte,ricomincia il clamore.Allora si accingono alla occupazione giornaliera della ricerca del cibo e un nugolo di pappagalli si leva a volo,così fitto da oscurare il sole.La nuvola si disperde presto in tutte le direzioni,e quando comincia la vita per gli uomini già non vi è più traccia di pappagalli nell'aria.Questi uccelli considerati quali animali sacri dagli abitanti dell'isola,non sono perciò mai disturbati.La maggior parte dei pappagalli predilige le folte chiome degli alberi per passarvi la notte,perchè vi trovano non soltanto un riparo dai temporali ma anche un sicuro nascondiglio.Pare che l'umidità piaccia a molte specie, quelli affricani amano la pioggia e sono molto più chiassosi e canori quando possono godersi un'acquazzone, o quando minaccia la pioggia;sono perciò buoni profeti del tempo se a sera il clamore dei pappagalli, che tornano all'asilo nottutno, cresce fino a diventare insopportabile si può essere quasi sicuri che presto pioverà.Anche i Pappagalli cenerini in cattività con la loro agitazione annunciano, almeno in Affrica i prossimi cambiamenti di tempo.
    L'addomesticamento dei pappagalli, come quello dei nostri animali domestici, è di origine antichissima.Onesicrite,generale di Alessandro Magno,trovò già i pappagalli tenuti in cattività dagl'indigeni dell'India,e ne portò alcuni vivi in Grecia.Più tardi furono portati anche a Roma.Ai tempi delle Crociate questi uccelli,tenuti in gabbia, adornavano le case dei ricchi in vari paesi d'Europa e venivano addestrati a parlare.I primi scopritori dell'America trovarono pappagalli dentro e fuori le capanne degl'indigeni.Dai racconti dello Schomburgk si ricava che negli accampamenti degli Indiani nelle foreste, i pappagalli tengono il posto dei polli nelle case dei contadini,e prendono anzi più intima parte ai casi della vita dell'uomo che no i polli.
    Ecco ciò che il Wilson scrive intorno a una singolare abitudine del Conuro della Carolina: Questi uccelli sono ghiotti di sale: si vedono spesso in gran numero presso le saline dove coprono tutto il suolo e gli alberi vicini,talvolta in tale quantità,che non si vede altro che lo scintillare delle loro penne iridescienti.
    Tra le varie specie sicuramente le ARA costituiscono il genere più possente;fra queste si distingue l'Ara color giacinto, Anodorhyncus hyacintinus Lath.,magnifico pappagallo riconoscibile per il becco colossale e la colorazione uniforme blu cobalto;le ali, le timoniere e le più grosse copritrici inferiori delle ali sono d'un nero brillante, le parti nude del capo hanno una vivace tinta arancione:Secondo il Burmeister,la lunghezza raggiunge 1 metro. Larea di diffusione di quest'ara è limitata alla parte settentrionale del Brasile centrale fino al Rio delle Amazzoni. (da Le Bacchiole.it)





    .....nella letteratura e nell'arte......



    «Il mio nome è Pappagallo, uccello del Paradiso». Così comincia “Speke Parrot”, l’opera scritta nel 1520 da John Skelton. E il poeta di Enrico VIII non era il solo a individuare cenni di divinità nello splendido pennuto variopinto. Nell’arte medioevale e nella letteratura europea, i pappagalli sono spesso associati alla Vergine Maria o la Trinità.
    Dall’aneddoto del tredicesimo secolo che narra del futuro imperatore Carlo Magno che viene salutato da pappagalli, al più celebre poema eroicomico francese del 1734 sul pappagallo di nome pio Ver-Vert, la specie appartenente alla famiglia dei Psittaciformes, affascina da sempre artisti e scrittori. Riempie le pagine di cronaca e arricchisce di spassosi dialoghi le barzellette di tutto il mondo.
    Il primo motivo di tanta attenzione verso quest’uccello risiede, con grande probabilità, nella straordinaria capacità di parlare. Come è noto, numerosi studi scientifici hanno dimostrato che questi uccelli riescono a riprodurre, con discreta facilità, la maggior parte delle consonanti e vocali umane a causa dell’assonanza di queste con alcune “sillabe” utilizzate nei loro versi naturali. A smentire l’idea che i pappagalli si limitino a parlare senza senso, per un semplice processo di imitazione meccanica e a ipotizzare, invece, una vera e propria capacità raziocinante è stato proprio uno di loro: Alex, il pappagallo cenerino in grado di parlare con l’uomo utilizzando oltre cento fonemi. Non solo. Alex era capace di contare e di riconoscere forme e colori. L’uccello, a cui è stata dedicata una Fondazione, è morto nella sua gabbia all’età di 31 anni, molto probabilmente per uno spavento. Necrologi e articoli sono apparsi in pubblicazioni di tutto il mondo, dal The New York Times a Focus che l’aveva perfino intervistato a Tucson, presso l’Università dell’Arizona.
    Già Plinio nel Naturalis Historia narrava di un corvo parlante nato nel tempio dei Dioscuri che tutte le mattine, planando sul foro, salutava per nome l’imperatore Tiberio. Diventato un eroe locale, alla sua morte, aveva beneficiato di un corteo funebre per le vie di Roma.
    Per qualche imprecisata ragione, la morte del pappagallo è un motivo di primo piano nella narrativa del ventesimo secolo. Basti pensare al pappagallo dei Monty Python. Lo sketch divenuto talmente famoso che ne sono state fatte innumerevoli versioni. In “Cent’anni di solitudine” Gabriel García Márquez racconta di un uomo che uccide un pappagallo e lo mette in una pentola, mentre ne “L’amore ai tempi del colera” un altro pappagallo emerge da un piatto di stufato con l’obiettivo di uccidere un uomo.
    In un racconto pubblicato dal The New Yorker nel 1995 a firma di Robert Olen Butler – che amava andare in giro con un pappagallo appollaiato sulla spalla – viene narrata la straordinaria vicenda di un uomo che, per verificare che la moglie non lo tradisse, si arrampicò su un albero per scrutarla di nascosto, ma cadde e morì. Reincarnatosi in un pappagallo, venne poi acquistato dalla moglie in un negozio di animali.
    Dal romanzo alla cronaca, nel gennaio del 2006, i giornali facevano divertire i propri lettori con il racconto di Ziggy: un pappagallo di 8 anni che in Gran Bretagna ha costretto la 25enne Suzy Collins a confessare al compagno che da quattro mesi aveva una relazione segreta con Gary, un suo ex-collega. La BBc ne aveva parlato e il Corriere della Sera aveva riportato la notizia in Italia. Sia nella letteratura che nella vita, i pappagalli sono stati utilizzati come pretesto per confessare ciò che non si osava pronunciare. Nelle sue memorie, Casanova racconta di un pappagallo che diceva: «Miss Charpillon è più puttana di sua madre», al fine di vendicarsi su una coppia di donne che avevano tentato di truffarlo
    Ara, Amazzone, Cacatua, Cenerino, Caicco, Forpus e Parrochetti vari, i pappagalli sono infiniti o quasi (353 specie), proprio come le vie del Signore e, anche se a volte il loro nome è associato alle mine antiuomo (come nel caso dell’opera di Gino Strada “Pappagalli Verdi”), il loro fascino continua ad attrarre uomini, donne e animali di tutta la terra. Forse perché come gli uccelli volano, come gli uomini parlano. E come le divinità mitologiche sanno fare entrambe le cose. (dal web)





    .....una favola.....



    Il pappagallo cadde nella pentola fumante. Si sporse, gli venne un capogiro e cadde. Cadde perchè era curioso e annegò nella zuppa bollente.
    La bambina, che era sua amica, pianse.
    L'arancia si tolse la buccia e gliela offrì per consolarla.
    Il fuoco che ardeva sotto la pentola si pentì e si spense.
    Dal muro uscì una pietra.
    L'albero, inclinato sul muro, trasalì per il dolore, e tutte le sue foglie caddero al suolo.
    Come tutti i giorni arrivò il vento per pettinare le fronde dell'albero e lo trovò spoglio. Quando il vento seppe quello che era successo, perse una raffica.
    La raffica aprì la finestra, andò per il mondo senza meta e si diresse verso il cielo.
    Quando il cielo seppe la brutta notizia divenne pallido.
    E vedendo il cielo bianco, l'uomo rimase senza parole.

    Il vasaio del Cearà volle sapere. Alla fine l'uomo recuperò la parola e raccontò che il pappagallo era annegato
    e che la bambina aveva pianto
    e che l'arancia si era tolta la buccia
    e che il fuoco si era spento
    e che il muro aveva perso una pietra
    e che l'albero aveva perso le foglie
    e che il vento aveva perso una raffica
    e che la finestra si era aperta
    e che il cielo era rimasto senza colore
    e l'uomo senza parole.

    Allora il vasaio riunì tutta la tristezza e con questo materiale le sue mani riuscirono a resuscitare il morto.
    Il pappagallo che ebbe origine dal dolore ebbe piume rosse come il fuoco
    e piume azzurre come il cielo
    e piume verdi come le foglie dell'albero
    e un becco duro come la pietra e dorato come l'arancia
    e parole umane da dire
    e acqua di lacrime per bere e rinfrescarsi
    e una finestra aperta per fuggire
    e volò nella raffica del vento.

    Da Eduardo Galeano, Las Palabras Andantes





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