UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    ......era buffo, pigro..è scomparso, estinto per mano dell'uomo...
    non potremo mai incontrarlo se non nei libri....



    IL DODO





    Più che a riportare in vita i dinosauri - estinti molto prima che l'uomo comparisse sulla terra - si è più realisticamente pensato di tentare le funamboliche tecniche di bioingegneria per riportare in vita animali estinti dall'uomo. Per esempio, il dronte, del quale non si hanno più tracce dal 1681 (1693), quando venne implacabilmente cacciato dai marinai sbarcati nell'isola Mauritius. Il dronte non è la sola specie estinta o che rischia l'estinzione per opera dell'uomo. Il fatto è che oltre alla sua estinzione fisica ha subìto un altro affronto: se ne è persa la memoria confondendolo col dodo, che ne ha preso il posto. E in effetti, questo non è del tutto vero... non essendo disponibili disegni certi del dodo, i due pennuti sono stati riuniti in un'unica specie. Questa confusione-identificazione è stata proposta al grande pubblico in Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, dove c'è un'illustrazione del dronte che però viene chiamato dodo (il nome dodo potrebbe essere stato scelto da Dogson - vero nome di Lewis Carroll - come una forma di autoironia, giacché quando pronunciava il suo nome, pare balbettasse «do-do»): un'altra dimostrazione di come i mezzi di comunicazione di massa prendano il posto della scienza. O, se si preferisce, ne possano avvalorare le imprecisioni.

    L'immagine popolare di questo uccello viene dal celebre dipinto realizzato con colori esageratamente vivaci. L'autore, Roelandt Savery (1576–1639), olandese, pittore fiammingo e incisore di paesaggi e soggetti faunistici, come qualcuno ha detto "trasse la sua notorietà dal dodo". Egli li disegnò e dipinse molte volte, e senza dubbio ne fu affascinato. Anche ossessionato. Inizialmente i dipinti erano accurati, ma non fu così per gli ultimi. Questo perché inizialmente lavorò dal vivo, ma poi si affidò alla memoria, eseguendo dipinti non privi di fascino. Nelle sue visite al Museo dell'Università di Oxford, Lewis Carroll fu inspirato da questa immagine per crearne la versione caricaturale ad illustrazione delle avventure di Alice in Paese delle meraviglie.





    Il Dronte (Didus ineptus, poi Raphus ineptus, infine Raphus cucullatus), singolare columbiforme estinto da due secoli, proprio dell'isola di Mauritius, che viene comunemente chiamato Dodo di Mauritius.
    Il Dronte era privo di predatori naturali in quanto sull'isola non c'erano mammiferi, ma nelle fitte foreste viveva un'alta varietà di specie di uccelli. Si cibava dei frutti caduti dagli alberi e nidificava sulla terra; vivendo indisturbato, perse la necessità e l'abilità di volare.
    Raggiungeva un'altezza di circa settantacinque centimetri e pesava fino a venti chilogrammi; dotato di corpo tozzo e grosso quanto quello di un cigno, aveva ali piccole e incomplete, non idonee al volo. Per contro, era un ottimo camminatore, provvisto di zampe corte e robuste, terminanti con dita armate di artigli acuminati. La testa massiccia risultava munita di un grosso becco fortemente incurvato alla punta a mò di uncino rivolto verso il basso. I piccoli occhi brillanti erano posti nel becco. La coda, cortissima e pendente, era fatta di penne a barbe scomposte. Il piumaggio era fondamentalmente del colore della cenere: scuro sul dorso, biancastro sul ventre, con cosce nerastre e piedi gialli. Le penne dell'occipite, di colore nerastro, formavano un cappuccio che lasciava scorgere solo la metà anteriore del capo, che era nuda. Remiganti e coda giallicce e iride bianco-gialliccia.
    Dopo che i portoghesi sbarcarono sull'isola nel 1505, l'isola divenne rapidamente una sosta per le navi destinate al commercio di spezie. Pesando intorno ai 20 kg, il dodo era una fonte di carne fresca per i marinai: un gran numero di dodi furono uccisi per cibarsene. Più tardi, gli olandesi destinarono l'isola a colonia penale, maiali e scimmie furono portate sull'isola con i forzati. Molte delle navi che giunsero alle Mauritius portavano ratti clandestini, alcuni dei quali raggiunsero l'isola. Ratti, maiali e scimmie con il facile saccheggio delle uova di dodo, completarono la sua estinzione.
    Un esemplare imbalsamato esisteva fino al 1755 presso l'Università di Oxford, ma poi si tarlò e venne distrutto: scomparve così l'ultimo rappresentante di una specie estinta. Oggi non ci rimangono che pochi resti: una zampa e il becco dell'esemplare suddetto sono conservati nel museo di Oxford, nel museo di Londra si trovano una zampa e uno scheletro completo, a Parigi uno sterno, a Copenaghen un becco e a Praga un cranio. Altri calchi in gesso sono esposti in diversi Musei. Nella pinacoteca di Dresda sono conservate alcune figure di dronte, risalenti al 1666. Solo pochissimi artisti europei ritrassero o disegnarono il Dronte da modelli vivi, così quasi tutti i disegni dell’epoca sono stati eseguiti basandosi su descrizioni, per cui si tratta di riproduzioni non completamente fedeli.





    L''estinzione di un animale non è riassumibile solo con un nome. E' importante conoscere le caratteristiche della specie estinta ed il suo ruolo nell'ecosistema in cui era inserita. Per esempio, anche se la storia dell'estinzione del dodo è ben documentata, non sono stati preservati campioni completi dell'uccello; ci sono solo frammenti e schizzi. Il dodo è solo uno della specie di uccello portata all'estinzione nell'isola Mauritius. Molti altri sono stati persi nel 19.mo secolo quando le sue dense foreste furono convertite in tè e piantagioni di zucchero. Delle 45 specie di uccelli originalmente trovate a Mauritius, solamente 21 sono riuscite a sopravvivere.
    Anche se il dodo si estinse nel 1681, la sua storia non è finita. Stiamo appena iniziando a comprendere gli effetti della sua estinzione sull'ecosistema (lettura suggerita: l'effetto farfalla). Recentemente un scienziato ha osservato che una certa specie di albero dell'isola Mauritius stava divenendo piuttosto rara. Infatti, tutti i 13 alberi rimanenti di questa specie avevano circa 300 anni. Nessun albero nuovo germinava dal tardo 1600. Poiché la vita media di questo albero è stimata in circa 300 anni, gli ultimi membri della specie sono estremamente vecchi. Presumibilmnete dovrebbero morire presto, e la specie sarebbe estinta. Era solo una coincidenza che l'albero aveva cessato di riprodursi 300 anni fa e che il dodo si estinse 300 anni fa? No. Risulta che il dodo mangiasse i frutti di questo albero, ed i suoi semi divenivano attivi e potevano crescere solamente attraversando il sistema di digerente del dodo. Ora, più di 300 anni dopo che una specie si è estinta, un'altra sta per seguire la stessa sorte come una conseguenza diretta. Ne seguiranno altre?
    Fortunatamente, alcune persone, scoprirono che l'esofago del tacchino domestico mima sufficientemente l'azione del sistema di digestivo del dodo. Questo aiuto inaspettato era abbastanza improbabile in quanto il tacchino, pur ricordando vagamente il dronte, appartiene ad un ordine del tutto diverso (ORDINE: galliformi; SOTTORDINE: opistocomi; FAMIGLIA megapodidi; GENERE: alectura; SPECIE: tacchino). Così, sono stati usati tacchini per iniziare una nuova generazione dell'albero che ora è chiamato l'albero di dodo. Se queste giovani piante sopravviveranno e produrranno i propri semi, la specie sarà salvata. (nemesi.net)


    ...miti e leggende...


    La leggenda vuole che sia stato divorato dai marinai portoghesi e olandesi che trovavano particolarmente appetitose le sue carni.
    In realtà il dodo, come buona parte degli animali piuttosto lenti, aveva delle carni disgustose, non caso il termine che gli olandesi usano per definirlo significa letteralmente "uccello disgustoso". In portoghese invece "duodo", signfica semplicemente "scemo".
    L'estinzione del dodo si deve quasi sicuramente alla presenza di esseri umani che hanno distrutto l'ecosistema in cui viveva, introducendo ratti, gatti e cani. Essendo stato il dodo un uccello che nidificava a terra, risultava senz'altro una facilissima preda, e laddove un uccello adulto riusciva a rifugiarsi su degli alberi bassi, svolacchiando come le galline nostrane, le uova erano alla protata di qualsiasi predatore. Anche dell'uomo. Perché se la carne del dodo era disgustosa, pare che non si potesse dire lo stesso delle sue uova.
    Secondo alcuni studiosi deriva dalla parola olandese dodoor che significa "pigrone". Altri ritengono che sia una trasformazione della parola portoghese "doudo" che vuol dire "stupido" e "credulone". Il capitano di una spedizione olandese sulle isole Mauritius nel 1598 disse che questo animale era stato chiamato inizialmente walckvogel e cioè "uccello disgustoso".





    ......un dodo in Alice.........



    All’inizio del terzo capitolo di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Caroll, alcuni personaggi (Alice stessa e alcuni animali, fra cui un topo, un’anatra, e un dodo) si ritrovano tutti bagnati. Si riuniscono allora in una specie di consiglio per trovare un modo di asciugarsi e, dopo qualche incertezza sul da farsi, è il dodo a trovare la soluzione. Occorre fare una “corsa elettorale” (caucus race), ovvero tutti devono mettersi a correre lungo un percorso (“non importa la forma esatta”), iniziando in momenti diversi e fermandosi quando lo desiderano.

    In questo modo non è facile stabilire quando la corsa ha termine. Ancora più difficile, quindi, risulta capire chi ha vinto la corsa, chi è “arrivato primo”. Infatti una volta che tutti, dopo aver corso per circa un’ora e mezza, sono fermi e asciutti si riuniscono di nuovo intorno al dodo per chiedergli chi, secondo lui, ha vinto la gara. Il dodo ci pensa e ci ripensa, e alla fine emette il suo verdetto: “Tutti hanno vinto, e tutti devono ricevere un premio”.





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209 replies since 13/6/2010, 17:44   165754 views
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