UCCELLI E VOLATILI

..volatili domestici .. e del mondo

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  1. gheagabry
     
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    Un leggenda Maya dice che i primi due colibrì furono creati dai piccoli ritagli avanzati dalla creazione degli altri uccelli. Erano riusciti così bene che quel Dio decise di farli sposare e preparò un'elaborata cerimonia nuziale: vi contribuirono le farfalle, i fiori con un tappeto di petali colorati, i ragni con ragnatele lucenti e poi il sole mandò i suoi raggi che causarono il brillare dello sposo con brillanti luci rosse e verdi..



    IL COLIBRI'





    Il Colibrì è l’uccello più piccolo del mondo. ....Sono dotati di un piumaggio dagli splendidi colori iridescenti (in modo particolare nei maschi adulti, mentre giovani e femmine in genere hanno colori più tenui)..La particolarità è che i bellissimi colori non sono dovuti alla presenza di pigmenti sulle penne, ma all’interferenza dei raggi luminosi attraverso la struttura prismatica delle diramazioni perpendicolari dei rami delle penne, che scomponendo la luce solare riflettono una parte dell’iride, dando la sensazione di riflessi metallici...Il piumaggio iridescente permette ai Colibrì di rendersi invisibile ai predatori confondendosi con il colore dei fiori.
    Il becco, appuntito, per lo più diritto o leggermente ricurvo, è talvolta lunghissimo e serve per succhiare il nettare dei fiori o per cibarsi di ragni e piccoli insetti che catturano in volo o all’interno delle corolle.
    Nel suggere il nettare il becco rimane intriso del polline dei fiori, in questo modo spostandosi da un fiore all’altro funge da veicolo naturale per l’impollinazione ... la forma del becco, che si adatta perfettamente al fiore, ciò suggerisce che vi sia stata nel tempo una co-evoluzione tra fiore ed uccello con vantaggio reciproco: la pianta si è assicurata un ottimo impollinatore e il Colibrì una fonte di cibo in esclusiva.

    ....ne esistono 334 specie, distribuite in tutto il continente americano ed in particolare in Sud America.
    Il più piccolo è il Colibrì Elena (calypte helenae) che pesa circa 1,6 grammi ed è lungo 5,7 cm (di cui 1,25 cm occupati dal solo corpo, il resto da coda e becco)...e il Colibrì di Vervain (mellisuga minima) di dimensioni pressoché analoghe...Entrambi sono più piccoli di molte specie di farfalle e falene con le quali condividono gli ambienti della foresta tropicale ed il loro nido è grande circa quanto mezza noce.
    Il più grande è il Colibrì Gigante (patagona gigas) che pesa 20g ed è lungo 21,5 cm.




    "Il nido di un colibrì è forse il più piccolo nido del mondo: una tazza da tè di un servizio da bambole.
    Ed è difficilissimo da scovare. Ma se ne trovate uno, dentro potrete lo scorgere tre minuscole uova o tre minuscoli colibrì, teneri, implumi e con i beccucci spalancati.
    Bzzz! Allora sentirete anche un singolare ronzio.
    Se vi allontanate potrete forse scorgere Mamma Colibrì
    che dà l'imbeccata ai suoi piccoli. Le sue ali si muovono così rapidamente che si fatica a vederle.
    Ha la testolina e il petto brillanti, il becco lungo e sottile... un nido di colibrì in un cespuglio estivo è la cosa più colorata, più tenera e più segreta fra i colori, le tenerezze e i segreti di giugno."
    K. Jackson




    ....il volo......



    Il movimento delle ali consente alla maggior parte degli uccelli di compiere vere e proprie prodezze. Grazie a un colpo d’ala essi sono in grado di cabrare, planare, compiere una picchiata e riprendere quota con vertiginose impennate. Ma solo un genere di uccello è in grado di volare all’indietro: il colibrì.
    A differenza degli altri colleghi pennuti, i colibrì posseggono ali in grado di ruotare di quasi 180 gradi rispetto alla linea mediana del loro corpo. Questo particolare e unico movimento è garantito dalla possente articolazione della spalla, un fascio leggerissimo ma resistente di muscoli e tendini che permettono movimenti altrimenti impossibili...La considerevole inclinazione raggiunta dalle loro ali consente ai colibrì di muoversi all’indietro con estrema precisione e controllo, così come di sostare a mezz’aria per nutrirsi del nettare di un fiore. Testa alta e corpo praticamente verticale, il colibrì batte le ali fino a ottanta volte al secondo, mentre il suo becco lungo e affusolato aspira il nettare dai fiori. Cibarsi in volo non è però così semplice e, per estrarre il becco dalle corolle floreali, il colibrì deve forzatamente volare all’indietro.
    Molto indaffarato lungo il dì, durante la notte il colibrì rallenta considerevolmente il proprio metabolismo abbassando la propria temperatura corporea. Ciò gli consente di sopravvivere, razionalizzando al massimo le scarsissime riserve di energia di cui dispone quando non si nutre di fiore in fiore.





    .........miti e leggende.........



    Per la sua spiccata aggressività, la rapidità nel volo e nelle acrobazie, per gli stupendi colori di cui è dotato, le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia e la rappresentazione in terra del dio Sole.
    Gli Atzechi adoravano il dio “colibrì azzurro “ e ad esso innalzarono il loro tempio.
    Il popolo Nazca lo ritrasse nella Pampa di Ingenio, in Perù, in un enorme disegno visibile solo dall’aereo (del quale ancor oggi non si conosce il significato).
    Nessuno, in passato, è riuscito a resistere all’incanto di questa creatura.
    Cristoforo Colombo lo descriveva come “piccolo meraviglioso uccello tanto diverso dai nostri”.
    I grandi maestri della zoologia, ciascuno con un proprio stile, cercarono poi di descriverlo con le loro parole.Audubon lo comparò a “frammenti di arcobaleno”, Goeldi lo descrisse come “pietra preziosa e fiore convertito in animale”, altri semplicemente come “gioia della natura”.


    Come tutti gli uccelli, quale più quale meno, il colibrì simboleggia la libertà, ma ha anche un altro significato: non sono importanti il passato o il futuro, è importante vivere l´adesso, succhiando il nettare della vita.
    Il colibrì simboleggia la libertà di movimento, l'energia, la perenne gioia, il godere del nettare della vita, il perseguire sogni idee e cose ritenute dai piu impossibili.
    Rappresenta la gioia di vivere e la capacità di imparare dalle proprie esperienze.
    E' correlato agli dei sudamericani Quetzalcoatl and Huitzilopochtli
    (dio della guerra, dell'agricoltura e della civiltà) e rappresenta un simbolismo solare.

    Il colibrì per gli indiani Taino simboleggia la rinascita , per altri popoli del nord america simboleggia l'amore, la bellezza, l'intelligenza, l'agilità.....è visto come un messaggero: se appare in momenti di grande tristezza o dolore la consolazione seguirà a breve.Simboleggia anche la fragilità della natura e di tutti gli esseri viventi .

    Il colibrì è il protagonista di una parabola che così recita: durante un incendio nella foresta, mentre tutti fuggivano, un colibrì volava in senso contrario con una goccia d'acqua nel becco. "Cosa credi di fare!" gli chiese il giaguaro. "Vado a spengere l'incendio!" rispose il piccolo volatile. "Con una goccia d'acqua?" disse il giaguaro con un sogghigno di irrisione. Ed il colibrì, proseguendo il volo, rispose:
    "Io faccio la mia parte!"




    Una leggenda racconta che il colibrì sia il Sole travestito
    che stia facendo la corte ad una magnifica donna: la luna.


    .........una favola.........




    Attraverso i campi, per la foresta e nelle valli corse subito la voce: "Domani ci sarà la grande assemblea. Domani nessuno deve mancare"
    Da un albero all'altro, di ramo in ramo, di nido in nido, volavano gli uccelli a trasmettere la notizia. Dovevano riunirsi per trattare un affare molto importante… Il problema incominciò quando il colibrì, guardandosi le piume, sospirò: "Come sarebbe bello avere le piume del colore dei fiori!… "
    Tutto ciò accadde, naturalmente, molto ma molto tempo fa, nessuno sa quando, perché ancora non c'era un solo uomo sulla terra; quando ciò accadde gli uccelli avevano tutti lo stesso colore: il colore della terra.
    Invece i fiori!… Che colori vivaci avevano!… rosso, giallo, azzurro…
    Colori così diversi e lucenti che gli uccelli se n'erano innamorati.
    Per questo, quando il colibrì disse: "Che bello se io avessi le piume del colore dei fiori", tutti gli altri uccelli cominciarono a pensare:
    "Se io fossi rosso…"
    "Se io fossi azzurro…"
    "Se io fossi giallo…"
    "Io vorrei avere tutti i colori…"
    "Io rosso, azzurro e giallo. "
    "Io, verde. "
    "Come sarebbe bello! "
    Ci fu un tale pigolio e cinguettio di voci confuse che non si capì più niente. La civetta allora disse tre volte: "Cist! Cist! Cist!" Tutti zittirono. "Faremo una riunione" disse strizzando un occhio "e decideremo il da farsi. Domani, tutti qua" continuò strizzando l'altro occhio.
    Il giorno dopo tutti gli uccelli giunsero al bosco. Il pappagallo, il fringuello, la cutrettola e il canarino. Il cardinale, l'arara, l'usignolo e la monachella. Il picchio, la cocorita e l'uccello mosca col pettirosso e l'uccello muratore e il merlo e il tordo. Poi molti, molti ancora. C'erano tutti, nessuno mancava.
    Si diffuse subito un tale cicaleccio che non si capiva più nulla.
    Come avrebbero fatto a dipingere le loro piume? Dove trovare i colori? Alcuni dicevano una cosa, altri un'altra. Quand'ebbero espresso la loro opinione la civetta allora disse tre volte:
    "Cist! Cist! Cist!" e tutti zittirono.
    "Abbiamo deciso che la cosa migliore è metterci in viaggio verso il cielo per chiedere al dio Inti, il Sole, la grazia che dipinga le nostre piume come dipinse i fiori" disse socchiudendo tutti e due gli occhi.
    La proposta fu approvata da tutti: era senz'altro la decisione migliore. Come mai non ci avevano pensato prima?
    Sprizzavano di gioia sognando già gli splendidi colori, e cominciarono a prepararsi per il viaggio. Sarebbe stato un viaggio difficile, molto lungo… è così lontano il cielo! All'alba, prestissimo, partirono tutti. O meglio, tutti no. Alcuni rimasero perché il loro colore della terra non era poi tanto brutto, e a qualcuno piaceva. Anche il colibrì rimase: piccolo com'è, non poteva volare così in alto.
    "Non importa" disse "andate voi, io resterò qui a giocare coi fiori perché non si sentano tristi per la vostra lontananza."
    E così spiccarono il volo; e volarono, e volarono, volarono sempre più in alto fino a stancarsi le ali. Ma continuavano lo stesso a volare, senza fermarsi mai.
    Fu allora che il dio Inti, sbirciando da dietro una nuvola, li vide salire affannosamente per giungere a lui. Impietosito pensò: "Poveri uccellini! Il loro desiderio è giusto e molto bello. Ma non potranno mai giungere fino a me. Non ne avranno la forza e il mio calore li ucciderà."
    Allora la dea Mammaquilla, la Luna, gli sussurrò: "Perché non li aiuti, potente Inti?" "Lo farò" rispose il Sole.
    Riunì alcune nuvole sparse e diede loro l'ordine di piovere. La pioggia cominciò.
    Gli uccelli, spaventati, si lamentavano della triste sorte. "Adesso, cosa facciamo? " "Siamo così stanchi!… "
    "La terra è già lontana! " "E il cielo è più lontano ancora…"
    Ma Inti, in quel momento comandò che la pioggia cessasse e, aprendo un focherello tra le nubi, mandò qualcuno dei suoi raggi. Fu come un prodigio. Ciò che allora videro gli uccelli era così bello che stentarono a crederci. Un grande arco attraversava il cielo: un arco di sette colori che incominciava qui, percorreva il cielo con una curva perfetta e terminava là, dall'altra parte.
    Sì, quello era più bello di tutti i colori dei fiori. Quello era il colore del cielo! Gli uccelli impazzivano di gioia: volavano di qua e di là inzuppandosi dei colori dell'arcobaleno come in un bagno di magia, alcuni si vestivano d'azzurro, altri di rosso, altri di giallo; altri ancora passavano dal rosso all'azzurro, dal giallo all'arancione o dal verde al viola. Uno solo, quasi ubriaco, attraversò tutti i sette colori; per questo ancora oggi si chiama sette"colori. C'era chi intingeva il corpicino in un colore e il capo nell'altro; chi si spruzzava solo alcune piume di qua, altre di là… Non s'era mai vista una cosa simile. E il dio Inti sorrideva, sorrideva.
    Al ritorno la gazzarra fu generale: cantarono e ballarono sette giorni in onore del dio Sole e della dea Luna.
    Tutti fecero festa; anche i passeri e gli altri uccelli rimasti del colore della terra.
    E il colibrì? Anche il colibrì. Perché i fiori, riconoscenti della sua compagnia, gli avevano regalato un poco del loro colore. Per questo ha colori così delicati, sfumati e cangianti; ma è tanto piccolo e mobile che noi appena possiamo notarli.
    Come dicevamo la festa durò sette giorni, cioè fino a quando la civetta, per tre volte, sentenziò:
    "Cist! Cist! Cist!"
    E strizzando prima un occhio e poi subito l'altro disse: "È già ora di andare a dormire."
    - leggenda degli indios Calchaquì -





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