SCIMMIE ... SCIMPANZE' ... GORILLA .

...i nostri antenati....

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    Loris lento

    NYCTICEBUS COUCANGIS


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    La parola “Loris„: “Loris„ viene da una vecchia parola olandese, “loeris,„ che significa il clown...
    Ia pelliccia del loris è densa e lanosa, con una banda nera lungo la parte posteriore. La coda é corta e interamente celata dalla pelliccia. La faccia è arrotondata, con i grandi occhi i piccoli orecchi. Le dita sono corte e spesse ma il secondo dito su ogni piede posteriore ha un artiglio lungo che serve per alimentarsi. La lunghezza dalla testa alla coda è di circa 15/20 cm e pesa circa mezzo chilo. : é arboricolo e notturno, si nutre di frutta e insetti. I suoi movimenti sono ancora più lenti di quelli dei loris gracili, ma come quella specie, al momento oppportuno può essere rapido e aggressivo. La muscolatura potente delle mani e dei piedi gli permette di mantenere una presa stretta sui rami degli alberi, dai quali si appende, addormentato, durante le ore di luce del giorno. È un animale territoriale ..si tratta di animali solitari, notturni ed arboricoli: quando due esemplari si incontrano, si "abbracciano" a lungo.



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    L'ORANGO del BORNEO


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    Il Pongo pygmaeus, più comunemente conosciuto come Orango del Borneo, è un genere di scimmia ominide dalle peculiarità assolutamente inconfondibili. Il suo corpo è caratterizzato da arti anteriori molto più lunghi e forti di quelli posteriori tanto che il tronco, per quanto grande e ben sviluppato, sembra essere piccolo in proporzione ad essi. Le mani presentano dita molto sottili e piegate che permettono loro di aggrapparsi agilmente agli alberi per procacciare cibo e costruire giacigli dove trascorrere la notte. In età adulta gli esemplari maschi possono raggiungere anche un’altezza superiore ai 170 centimetri per un peso di 120 chilogrammi. La vita media di un Orango del Borneo in natura è di circa 45 anni. E' tra i primati più affascinanti esistenti in natura ed è sorprendente osservare come riesca a relazionarsi all’uomo arrivando addirittura ad emularlo in molte attività pratiche; infatti tanto nel Borneo quanto a Sumatra esso viene anche chiamato Malayan, uomo dei boschi, proprio per la sua natura così simile a quella umana. Pur essendo particolarmente socievole e di indole bonaria gli oranghi sono piuttosto solitari: è infatti piuttosto raro trovare due o più esemplari interagire nello stesso territorio. La ricerca del cibo costituisce la loro principale attività diurna e fin da cuccioli gli oranghi sono educati dalle mamme a riconoscere le diverse qualità ed i relativi tempi di maturazione dei frutti di cui sono ghiotti. Nel periodo dell’accoppiamento i maschi di Orango più immaturi possono assumere un atteggiamento anche piuttosto violento nei confronti delle femmine fertili, le quali tuttavia mostrano una grande capacità di difendersi e di scegliere liberamente il proprio compagno. Al termine della gestazione, che dura circa 275 giorni, la femmina partorisce un solo cucciolo che alleverà amorevolmente assieme al maschio fino agli 8-9 anni, età nella quale il piccolo sarà in grado di allontanarsi e di vivere autonomamente.
    (Geda Jannicelli)

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    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:13
     
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  4. gheagabry
     
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    RINOPITECO di STRYKER

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    Questa scimmia chiamata Rinopiteco di Stryker (Rhinopithecus strykeri Geissmann et al., 2010) che fa parte della sottofamiglia dei Colobini, ad elevato rischio di estinzione ed originaria del Myanmar settentrionale, è stata fotografata per la prima volta da Jeremy Holden, che lavora per l'organizzazione più antica della Gran Bretagna per la conservazione la "Fauna and Flora International"

    Nei dialetti dei locali è nota come mey nwoah cioè "scimmia con il naso all'insù".
    Presumibilmente la pioggia la fa starnutire, infatti l'acqua penetra all'interno del suo naso rivolto verso l'alto, ciò è l'origine anche del soprannome di scimmia camusa, e gli abitanti della zona sostengono che quando piove, rimane seduta con la testa rivolta verso il basso, con il muso stretto tra le ginocchia.
    Questa specie è divenuta nota agli occidentali grazie ad un gruppo di scienziati coinvolti nel "Programma di Conservazione per i Primati del Myanmar", che agli inizi del 2010 stavano valutando le condizioni della popolazione di gibboni hulok presente nell'area.
    La specie ha ricevuto il nome scientifico di Rhinopithecus strykeri in onore del filantropo Jon Stryker, presidente e fondatore della Arcus Foundation.
    Holden vide già i Rinopiteco di Stryker, con i loro piccoli, nella giungla di Kachin, al confine tra Birmania e Cina; stavolta, quando partì dalla sua base di Phnom Penh, in Cambogia, per cercare la scimmia inafferrabile, le sue speranze erano scarse, ma nonostante le condizioni ambientali fossero particolarmente difficili, perché la zona è remota, il destino gli ha riservato una splendida sorpresa.
    Avendo posizionato delle telecamere nascoste ha potuto riprendere il passaggio di alcuni esemplari di Rinopiteco di Stryker con i loro piccoli.
    Secondo le sue stime, il gruppo era probabilmente formato da meno di 200 scimmie.

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    Frank Momberg, di "Fauna e Flora International" ha affermato: "Al momento, nessuno scienziato ha visto un individuo dal vivo'.
    E Ngwe Lin, uno degli scienziati birmani che facevano parte della squadra che per prima individuò la scimmia come una possibile nuova specie, ha dichiarato che le foto della scimmia sono da considerarsi un record ed ha aggiunto: "E' bello avere finalmente le fotografie, perché ci mostrano qualcosa su come e dove attualmente vive".

    Holden si era già recato a Sumatra, in Indonesia come fotografo nel 1994, ma è stato l'incontro con il misterioso Orang Pendek, una scimmia con una reputazione fantastica, che ha cambiato la sua vita.
    Questo, ha comunque indotto Holden ad aumentare il suo entusiasmo per la ricerca di animali elusivi del mondo ed ora, la "cattura" del Rinopiteco con la macchina fotografica, è divenuta la sua più grande ricompensa morale.
    (tulipanorosa.blogspot)



    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:17
     
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  5. gheagabry
     
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    TAMARINO IMPERATORE

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    Il tamarino imperatore (Saguinus imperator Goeldi, 1907) è un primate platirrino della famiglia dei Cebidi. Con due sottospecie (S. imperator imperator e S. imperator subnigrescens) il tamarino imperatore è diffuso in una vasta area di foresta tropicale amazzonica che va dal Perù sud-orientale al Brasile nord-occidentale, passando per la Bolivia settentrionale. Colonizza indifferentemente le aree di foresta periodicamente inondate oppure di tierra firme, ossia dal fondo asciutto: si adatta bene anche alle foreste secondarie, ossia foreste ricresciute dopo che la foresta originaria (primaria) è stata per qualche motivo rasa al suolo.
    Il pelo è grigio nella parte dorsale, con sparsi peli gialli nella zona del quarto posteriore: sul petto invece il colore del mantello tende al biancastro, mentre il basso ventre, la parte posteriore delle cosce e la coda sono rossicci. Attorno alla testa può essere presente una corona grigio-argentata, mentre le parti nude del corpo -cerchi perioculari, mani, orecchie, sottocoda- sono nerastre.
    La caratteristica principale della specie, tuttavia, sono gli arditi baffi che si dipartono dal muso fino a raggiungere le spalle, simili come acconciatura ai baffi in voga ai tempi dell'imperatore tedesco Guglielmo II: tali ornamenti, portati da ambedue i sessi, danno all'animale un aspetto altezzoso, da cui il nome comune e scientifico della specie.
    In realtà, a differenza di quelli del kaiser, i baffi di queste scimmiette tendono verso il basso: i tassidermisti, tuttavia, erano soliti piegarli innaturalmente verso l'alto, a guisa di quelli portati dall'imperatore. Emil Goeldi diede loro l'appellativo di "imperatore" quasi per scherzo, ma il nome piacque molto agli zoologi europei e rimase anche nella denominazione latina.

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    Le due sottospecie di tamarino imperatore differiscono principalmente nella foggia dei baffi: la sottospecie subnigrescens. infatti, possiede oltre ai mustacchi anche una barba sul mento....
    possiedono mani prive di pollici opponibili, a differenza di molte altre specie di primati: inoltre, le dita sono munite di unghiette appuntite simili ad artigli, fatta eccezione per le unghie dei pollici, che sono piatte ed allargate, simili ad unghie umane. Si è a lungo pensato che questi artigli fossero semplicemente una forma vestigiale di quelli che possedevano le prime scimmie del Nuovo Mondo: recenti ricerche, tuttavia, sembrano smentire questa credenza, considerando i callitricidi dei cebidi che hanno sviluppato nuove caratteristiche (fra cui, appunto, gli artigli) come adattamento al nuovo ambiente, piuttosto che delle scimmie primitive.
    I tamarini imperatore sono animali attivi esclusivamente durante le ore diurne: di abitudini prettamente arboricole, si muovono velocemente sulle quattro zampe correndo e saltellando attraverso la volta della foresta.
    Vivono in gruppetti comprendenti dai due agli otto individui: nell'ambito del gruppo, a comandare è sempre una femmina dominante, affiancata da vari individui disposti gerarchicamente a seconda dell'età e del sesso, e sono sempre presenti almeno due maschi.
    Nonostante l'aspetto austero, sono animali molto graziosi ed amichevoli, amanti del gioco e delle coccole: in natura passano molto tempo a fare del grooming.
    Allo stato selvatico, è piuttosto frequente osservare questi animali in associazione con gruppi di altre specie di tamarini, in particolare coi tamarini dal dorso bruno (Saguinus fuscicollis): esemplari delle due specie possono occupare territori perfettamente sovrapposti, scambiarsi vocalizzazioni e coordinare i propri spostamenti. Non è ancora chiaro il motivo di tali associazioni, ma si pensa che ambedue le specie ricavino vantaggi da questa convivenza in termini di raccolta di cibo e di protezione da eventuali predatori, in quanto più occhi equivalgono ad una maggiore efficienza nel pattugliamento dei territori.

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    (wikipedia)


    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:24
     
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  6. gheagabry
     
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    Il POTTO

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    Il Potto (Perodicticus potto Müller, 1766) è un primate strepsirrino della famiglia dei Lorisidi, l'unico rappresentante del genere Perodicticus.
    Il nome "potto" deriva, probabilmente, dalla parola pata, che significa "scimmia senza coda". Il pelo è folto e lanoso, di colore grigio-bruno. A differenza degli altri lorisidi, la coda non è atrofizzata, ma misura fra i 3 ed i 10 cm. La testa è rotonda, con un muso prominente ed occhio di medie dimensioni. Le orecchie sono nude e reniformi. Le mani possiedono indice ridottissimo, che nelle zampe posteriori presenta un'unghia particolarmente conformata per il grooming. I pollici sono opponibili, e grazie all'indice praticamente assente la presa sui rami è estremamente forte. Si tratta di animali solitari e notturni: si muovono con estrema lentezza fra i rami, avendo cura di avere una presa salda con almeno due zampe prima di muovere un passo.
    Se minacciato, il potto nasconde la testa sotto un'ascella, mostrando all'intruso la gobba: se l'aggressore insiste, corre il rischio di venire morso. La saliva dei potto contiene vari agenti infiammatori. L'accoppiamento avviene coi due individui appesi faccia a faccia (caso raro fra gli animali) ad un ramo. La gestazione dura 5 mesi e mezzo, al termine dei quali nasce solitamente un unico cucciolo che si aggrappa inizialmente al ventre materno, per poi spostarsi sulla schiena della madre. Quando il cucciolo cresce, la madre può anche lasciarlo su un ramo mentre va in cerca di cibo. Lo svezzamento avviene attorno ai 4-5 mesi d'età, e ad un anno e mezzo il giovane potto è pronto ad allontanarsi in cerca di un proprio territorio. Le femmine spesso cedono parte del proprio territorio alle proprie figlie.
    La aspettativa di vita in cattività di questi animali è di circa 26 anni.


    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:25
     
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  7. gheagabry
     
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    I LEMURI VOLANTI

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    I Dermotteri (Dermoptera) o Galeopiteci sono un ordine di mammiferi placentati del sud-est asiatico, chiamati comunemente colughi o lemuri volanti.
    Nonostante questi animali siano i più abili planatori tra tutti i mammiferi, non sono realmente in grado di volare. Di fatto, il nome "lemuri volanti" in realtà è inappropriato, dal momento che non sono nemmeno veri lemuri. Questi animali sono relativamente grossi per essere completamente arboricoli: con una lunghezza di 35-40 centimetri e un peso di 1 o 2 chili, sono comparabili in quanto a dimensioni a un opossum di media taglia o a un grande scoiattolo volante. I colughi possiedono zampe puttosto allungate di uguale lunghezza, una coda di taglia media e una corporatura abbastanza leggera. La testa è piccola, con grandi occhi posti in avanti per un'eccellente visione binoculare e piccole orecchie tondeggianti.

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    La loro caratteristica maggiormente distintiva, comunque, è la membrana di pelle che si estende tra le loro zampe posteriori e quelle anteriori, e che gli consente di planare attraverso lunghe distanze tra un albero e l'altro. Di tutti i mammiferi planatori, i colughi sono quelli meglio adattati: la loro membrana, o patagio, è grande quanto può essere geometricamente possibile. Questa membrana parte dalle scapole per arrivare alle "mani", e dalla punta delle dita arriva fino alla punta dei "piedi"; e ancora, dalle zampe posteriori si estende fino alla coda. Contrariamente a ogni altro mammifero planatore, anche gli spazi tra le dita sono ricoperti da una membrana interdigitale per accrescere la superficie totale, come nei pipistrelli. i dermotteri sembrerebbero essere strettamente imparentati con i primati e con un gruppo di mammiferi estinti, i plesiadapiformi. Le somiglianze si basano principalmente sulla struttura del cranio e su quella degli arti, vagamente simili a quelli dei primati primitivi.


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    Fino ad oggi erano conosciute solo due specie di dermotteri, il colugo delle Filippine (Cynocephalus volans), che si trova nell'arcipelago omonimo, e il colugo della Sonda (Galeopterus variegatus), diffuso dalla Thailandia alle principali isole dell'Indonesia. Secondo un recente studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, le popolazioni di Galeopterus variegatus non costituirebbero in realtà un'unica specie, ma ben tre diverse. Oltre alla specie che vive sul continente, quindi in Thailandia e Malaysia, ci sarebbero due varianti insulari, che abitano le foreste del Borneo e di Giava. I ricercatori della Texas A&M University che hanno compiuto la scoperta sono giunti a questa conclusione utilizzando informazioni provenienti dal confronto tra sequenze geniche, estratte da numerosi individui dislocati in varie regioni dell'areale, combinandole con alcuni dati morfologici, come il colore della pelliccia e le dimesnioni corporee. Lo studio ha anche stimato che la separazione tra le tre diverse specie del genere Galeopterus sarebbe avvenuta tra i 5 e i 4 milioni di anni fa per isolamento geografico. Il successivo isolamento riproduttivo sarebbe stato favorito dal basso flusso genico tra le due isole e tra queste e il continente, dovuto alle abitudini tipiche di questi mammiferi. I colughi vivono infatti esclusivamente sulle cime degli alberi e hanno quasi del tutto perduto la capacità di spostarsi sul terrendo, rendendo dunque molto difficile l'avvicinamento alle coste e la dispersione attraverso tratti di mare.
    (dal web)


    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:33
     
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    Il GIBBONE

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    Il gibbone si è adattato a vivere tra gli alberi ed ha evoluto una particolare struttura del corpo. Gli arti sono molto lunghi e consentono una presa ed un appoggio sicuri e rapidi nel passaggio da un ramo ad un altro. Inoltre il gibbone riesce a mantenere una posizione eretta e a compiere dei salti notevoli. Il colore della pelliccia varia molto con la specie e talvolta tra i sessi. Sono evidenti dei colori distintivi sulla faccia. Ad esempio ci sono alcune specie con i maschi bruni con il pelo sulle guance rosso, le femmine dorate e i giovani biancastri (H. concolor); in altre specie i maschi sono completamente neri e le femmine sono dorate con il contorno degli occhi bianco in entrambi i sessi (H. hoolock). In generale la lunghezza complessiva di questo Primate è di 40-70 cm ed il peso oscilla tra i 4 e i 7 kg. Al di fuori dalle dimensioni medie si pone H. syndactylus che può raggiungere i 90 cm di lunghezza per un peso di oltre 10 kg. Il maschio e la femmina sono simili come dimensioni (diversamente dai gorilla o dagli oranghi, tra i quali maschi e femmine differiscono notevolmente).

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    Il gibbone si è adattato a vivere tra gli alberi ed ha evoluto una particolare struttura del corpo. Gli arti sono molto lunghi e consentono una presa ed un appoggio sicuri e rapidi nel passaggio da un ramo ad un altro. Inoltre il gibbone riesce a mantenere una posizione eretta e a compiere dei salti notevoli. Il colore della pelliccia varia molto con la specie e talvolta tra i sessi. Sono evidenti dei colori distintivi sulla faccia. Ad esempio ci sono alcune specie con i maschi bruni con il pelo sulle guance rosso, le femmine dorate e i giovani biancastri (H. concolor); in altre specie i maschi sono completamente neri e le femmine sono dorate con il contorno degli occhi bianco in entrambi i sessi (H. hoolock). In generale la lunghezza complessiva di questo Primate è di 40-70 cm ed il peso oscilla tra i 4 e i 7 kg. Al di fuori dalle dimensioni medie si pone H. syndactylus che può raggiungere i 90 cm di lunghezza per un peso di oltre 10 kg. Il maschio e la femmina sono simili come dimensioni (diversamente dai gorilla o dagli oranghi, tra i quali maschi e femmine differiscono notevolmente). Il gibbone possiede delle peculiarità che lo rendono unico tra i Primati, è monogamo (quindi il maschio e la femmina sono fedeli l’uno l’altra), territoriale (difende una specifica area dagli intrusi) e si nutre di frutta. Predilige habitat con foreste sempre verdi ed infatti la forma e la struttura del corpo riflettono un ottimo adattamento alla vita arboricola (tra gli alberi).
    Le diverse specie emettono differenti vocalizzazioni che richiedono uno sforzo notevole. I suoni emessi riflettono lo “stato d’animo” dell’animale, ad esempio possono esprimere irritazione, richiami amorosi, aggressività,…e servono ad inviare chiari messaggi di riconoscimento tra individui dello stesso nucleo familiare e ad escludere gli estranei della medesima specie o di specie diverse.

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    Sembra che questi suoni non servano tanto a creare dei nuovi legami, quanto a mantenerli. Inoltre questi “canti” consentono continuamente di definire il territorio e ad informare ed allontanare eventuali intrusi. Alcune specie possiedono dellesacche all’altezza della gola che consentono di elaborare particolari suoni. Oltre alle vocalizzazioni, altra fondamentale interazione sociale è sicuramente il “grooming”, ossia la pulizia del pelo tra adulti e subadulti, tra adulti e giovani. Altro importante momento di interazione è il gioco soprattutto tra adulti e giovani. La ricerca di cibo coinvolge gruppi numerosi per 9-10 ore al giorno. Il gibbone si ciba soprattutto di frutta, entrando in competizione più con gli uccelli che con altre scimmie, ma anche di giovani foglie e di piccoli invertebrati. Durante l’anno si nutre di frutti diversi e in quantità tali da permette alla pianta di riprodursi: questo equilibrio fra animale e pianta è fondamentale perché in questo modo il gibbone si assicura cibo per il futuro. Una coppia di gibboni adulti di solito genera un unico piccolo ogni 2-3 anni. Dopo 7-8 mesi di gestazione nasce il piccolo che è accudito con estrema attenzione per i primi due anni di vita. A circa 6 anni il giovane inizia ad interagire sempre più frequentemente con gli altri imponenti del gruppo; con il passare del tempo le interazioni, che inizialmente erano amichevoli, divengono più violente sino a sfociare, verso l’ottavo anno di vita, con l’allontanamento del giovane dal gruppo. Questo trascorre molto tempo ad emettere dei richiami atti ad attirare l’attenzione delle femmine, senza avere però gran successo. E’ presente nell’India orientale sino a sud della Cina, a sud attraverso il Bangladesh, l’Indocina sino alla Malesia, ad ovest verso Java e il Borneo.
    (animalieanimali.it)


    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:38
     
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    Quella scimmia è un genio
    la scoperta sul Lago Vittoria


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    NAIROBI - Altro che animale, si fa capire - e bene - come un essere umano. La scimmia in questione è stata scoperta da gruppo di scienziati tedeschi sulle rive del Lago Vittoria, il grande bacino africano che bagnma Tanzania, Uganda e Kenya. Anzi, nei loro studi i ricercatori sono andati oltre scrivendo che lo scimpanzé ugandese è da ritenersi un "genio", ovvero intellettualmente più vicino agli esseri umani che alla maggior parte delle scimmie.

    L'animale, di nome Natasha, secondo quanto pubblicato dall'edizione on line del giornale britannico The Sun, ha 22 anni e vive nel Santuario degli Scimpanzè dell'isola di Ngamba sul Lago Vittoria e possiede importanti capacità comunicative che gli permettono di farsi capire dall'essere umano. Joshua Rukundo, direttore operativo del Santuario ha detto che "Natasha è sicuramente tra gli scimpanzé più intelligenti che si potrà mai trovare nel mondo".


    repubblica

     
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    I SIFAKA

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    I sifaka sono lemuri. A coniare il loro nome sono state le popolazioni del Madagascar; un nome onomatopeico, che riproduce il suono dell’originale richiamo emesso da questi animali, i cui versi echeggiano da un’estremità all’altra delle foreste malgasce. Questi primati passano la maggior parte del proprio tempo sugli alberi, ma per spostarsi usano una tecnica diversa da quella degli altri lemuri. Facendo leva sulle robuste zampe posteriori, i sifaka saltano da un albero all’altro mantenendo sempre una posizione eretta. Possono coprire distanze di 9 metri con un solo salto. Sono veloci anche negli spostamenti a terra, dove si mantengono eretti sulle zampe posteriori e assumono un’andatura a balzi laterali. Sono unici nella loro specie anche per i colori della pelliccia. Possono avere arti e corpo di colori distinti e il capo è spesso variopinto, con macchie nere, bianche, grigie e dorate. Questi primati vegetariani mangiano foglie, fiori, frutti, germogli e cortecce – si calcola che i sifaka mangino un centinaio di piante diverse. Foraggiano nelle ore diurne e, prima che il sole tramonti, si addormentano sulle cime degli alberi. I sifaka vivono in piccoli gruppi familiari che comprendono dai 3 ai 10 membri. È opinione diffusa che sia una sola femmina per gruppo a riprodursi, mentre i maschi possono passare da un gruppo all’altro. Esistono tre specie di sifaka: il sifaka di Coquerel, il sifaka diadema e il sifaka dalla corona dorata. La prima fotografia scattata a un sifaka dalla corona dorata risale al 1982 e solo nel 1988 questo lemure verrà riconosciuto come specie a sé. Sono i più piccoli tra i sifaka e quelli esposti a rischi maggiori. Si calcola ve ne siano meno di 10,000 esemplari in natura. Tutti i sifaka sono minacciati dalla distruzione del loro habitat naturale. Alcune specie sono cacciate per la loro carne, altre sono protette dalla tradizione del Madagascar, che non consente di mangiarne le carni.
    (national geographic)


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    Le femmine di sifaka, quando sono gravide, mangiano le foglie di piante contenenti un veleno forse per ridurre le possibilità che il parto abbia esito negativo. Lo ipotizzano dei biologi dell’università di Kyoto che hanno osservato il maggior consumo di foglie ricche di tannino a partire da poche settimane prima della nascita dei piccoli. Non è sicuro che effettivamente le partorienti di Propithecus verreauxi cerchino una dieta con più alte dosi di tannino con questo scopo, è certo però che altri mammiferi ricorrono a questo veleno per uccidere i parassiti e stimolare la produzione di latte. Il primo pensiero che si può avere è che lo sviluppo del gusto per il tannino sia una stranezza, indipendentemente dalla gravidanza: le piante lo producono come deterrente contro gli erbivori per evitare che le loro foglie siano mangiate in quantità troppo elevate, visto che il tannino si lega alle proteine negli intestini degli animali. “I sifaka, però, sembrano fare qualcosa di irrazionale cibandosene; ma se lo fanno ci saranno delle buone ragioni alla base”, ha commentato Michael Huffman, esperto nella auto-medicazione dei primati alla università di Kyoto. Le partorienti si cibano di maggiori quantità di foglie di fihami e kily, due piante ricche di tannino, rispetto alle altre femmine e ai maschi. Per di più, i ricercatori hanno osservato che i sifaka che si cibano di queste piante avrebbero un tasso di mortalità da parto minore a confronto di altri gruppi di sifaka che non hanno questa abitudine. Huffmann ammette che non è possibile relazionare tale fatto con certezza al tannino, anche perché i gruppi che se ne cibano vivono in un ambiente meno “stressante”. E comunque potrebbero essere altre sostanze chimiche il vero obiettivo delle femmine incinta. Sono numerosi i primati che ricorrono alle piante e alle erbe della foresta come se fosse una farmacia, solitamente per combattere i parassiti. Tra questi gli scimpanzé, i babbuini, i cappuccini e altri.
    (interpuntonet.it)


    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:41
     
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    L'UACARO CALVO

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    Gli uacari sono piccoli primati (platirrino della famiglia dei Pitecidi) del Sudamerica, con una singolare testa calva e un muso dal colore rosso acceso che può renderli attraenti ai compagni, dal momento che gli animali ammalati, per esempio di malaria, hanno il muso pallido. Il manto è lungo e setoloso con colori che variano dal rossiccio all'arancione. Sono scimmie che vivono solo nel bacino del Rio delle Amazzoni e preferiscono le foreste pluviali allagate permanentemente o stagionalmente o zone vicine a una fonte d'acqua, come piccoli fiumi o laghi. Diversamente dalla maggior parte delle scimmie, gli uacari possiedono una coda corta, che al contrario degli arti, non viene utilizzata per spostarsi agilmente tra gli alberi. Queste scimmie del Nuovo Mondo sono abbastanza socievoli e vivono in gruppi chiamati truppe che possono raggiungere circa cento componenti, che si dividono ulteriormente in sottogruppi di dieci quando si procacciano il cibo durante il giorno. Di notte dormono in cima agli alberi, sulla volta della foresta. La loro dieta si basa principalmente sulla frutta (le loro forti mascelle possono rompere una noce del Brasile), ma ingeriscono anche foglie e alcuni insetti. Le provviste sono conservate negli alberi, anche se nei periodi secchi, quando il cibo è scarso, gli uacari scendono a terra in cerca di qualche seme caduto o di radici. Le femmine partoriscono solo un cucciolo ogni due anni, e, a causa della maturità sessuale, tre anni per le femmine e sei per i maschi, la popolazione non cresce a ritmi rapidi.
    Sfortunatamente, questi primati intelligenti sono sull'orlo dell'estinzione perché vengono cacciati nel loro habitat per cibo e a volte vengono catturati dagli indigeni. La loro esistenza è minacciata pure dalla deforestazione, poiché l'industria del legno abbatte sempre più aree boschive della foresta dell'Amazzonia.
    (national geographic)


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    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:48
     
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    Ecco Lesula, la nuova scimmia scoperta in Congo

    Per la seconda volta in ben 28 anni i ricercatori hanno identificato una specie finora sconosciuta di scimmia africana. Ma l'animale è già a rischio di estinzione

    Cercopithecus_lomamiensis-novataxa

    di David Brown

    I ricercatori l'hanno battezzata Cercopithecus lomamiensis, ma la gente del posto la chiama lesula: è la seconda specie di scimmia scoperta in Africa negli ultimi 28 anni, ma è già a rischio di estinzione a causa della caccia, annuncia uno studio pubblicato sulla rivista PlosOne.

    “Il primo esemplare di lesula individuato, nel 2007, era un giovane in cattività avvistato nei pressi di una scuola nella cittadina di Opala, nella Repubblica Democratica del Congo”, racconta il comunicato dei ricercatori. “La giovane scimmia somigliava molto a un cercopiteco di Hamlyn, ma la sua colorazione differiva da quella di qualunque altra specie”.

    Fin dal primo avvistamento, dicono i ricercatori, lesula è stata poi osservata anche in natura, dove è stato possibile studiarne l'ecologia e il comportamento, nonché determinarne la particolarità anatomica e genetica.

    L'areale della scimmia si espande sugli ultimi tratti di foresta "biologicamente inesplorata" del Congo; ma benché sia ancora isolato e solo sporadicamente abitato, lesula è cacciata per uso alimentare.


    “Oggi la vera sfida della tutela ambientale in Congo è la capacità di intervenire prima che eventuali perdite di specie diventino definitive”, dicono John e Terese Hart della Lukuru Foundation, che guida il progetto. “Specie che dispongono di areali limitati, come appunto la lesula, possono passare nel giro di pochi anni dall'essere considerate vulnerabili a gravemente minacciate di estinzione”.

    Kate Detwiler, assistente di Antropologia presso la Florida Atlantic University (FAU) fa parte del gruppo che ha descritto Cercopithecus lomamiensis: “Siamo stati molto fortunati a trovarla prima che fosse troppo tardi per cercare di salvarla".



    Detwiler ha potuto osservare l'animale all'interno del suo habitat, un'area di circa 17.000 chilometri quadrati tra i fiumi Lomami e Tshuapa, nel Congo centrale. “Dopo l'emozione provocata dalla conferma, avvenuta nel laboratorio di genetica, del fatto che si trattava di una nuova specie, poter vedere lesula all'interno del suo ambiente è stato particolarmente gratificante", ha detto Detwiler in un comunicato della FAU. "L'aver trovato un primate finora sconosciuto in quest'area della foresta pluviale congolese, nel XXI secolo, significa che abbiamo ancora molto da imparare. La scoperta può contribuire a far conoscere e a tutelare questo ecosistema così incredibilmente diversificato".



    “Ora è necessario non solo sospendere la caccia alla lesula e ad altre specie in pericolo nella zona, destinata a diventare il parco nazionale, ma anche nelle aree circostanti che fanno da cuscinetto", chiedono John e Terese Hart. "Abbiamo potuto verificare che da parte delle popolazioni locali la buona volontà non manca, ma devono poter disporre di un'alternatica economica".

    Il futuro Parco nazionale di Lomami, aggiunge la FAU, "sarà la prima area protetta a livello nazionale ad essere istituita consultando le comunità locali fin dall'inizio".


    scimmie-Lesula




    national geographic

    Edited by gheagabry1 - 17/1/2023, 20:55
     
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    Il nuovo aotide

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    Una nuova specie di aotide, un genere di scimmie piuttosto primitive native delle Americhe, è uno degli otto nuovi mammiferi scoperti da una spedizione nel santuario nazionale Tabaconas Namballe nel Perù settentrionale.

    Un team di biologi messicani e peruviani ha individuato "un nuovo paradiso di biodiversità sconosciuta" durante una spedizione della durata di due anni.

    Gli aeotidi, animali sfuggenti e poco studiati, sono classificati come vulnerabili dalla International Union for Conservation of Nature (IUCN) e a rischio di estinzione dal governo peruviano, il che rende la scoperta particolarmente importante.

    La nuova specie, ancora senza nome, è stata individuata ai confini dell'Ecuador, dice il co-responsabile della spedizione Gerardo Ceballos della Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM). Rispetto alle due altre specie di aetodidi della rione, la nuova ha un cranio più piccolo e un mantello più uniforme.



    national geografic

    Edited by gheagabry1 - 17/1/2023, 20:58
     
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    La piccola scimmia Nina di appena due settimane passa la sua giornata giocando con Nachi, di 14 anni, al Safari Park di Tel Aviv

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    CHINOTE DAL NASO BIANCO

    saki_monkeys

    Il chiropote dal naso bianco (Chiropotes albinasus I. Géoffroy & Deville, 1848) è un primate platirrino della famiglia dei Pitecidi.
    Vive nella zona compresa fra i fiumi Xingu e Madeira, a sud del Rio delle Amazzoni, in Brasile.
    Preferisce le zone di foresta pluviale umida, dove occupa i livelli alti degli alberi.
    Misura circa un metro di lunghezza, di cui più della metà spetta alla coda, per un peso di 3 kg. Il pelo è nero e cotonato, col muso rossiccio e ricoperto da una rada peluria bianca. Sulla testa, il pelo si dispone in modo tale che l'animale pare indossare un casco nero da pugile dilettante. I maschi hanno inoltre una lunga barba sulla mandibola, che nelle femmine è molto meno appariscente.
    La coda è lunga quanto il corpo, non prensile ed a forma di manganello: essa viene utilizzata dall'animale per bilanciarsi durante i movimenti. Si tratta di animali diurni ed arboricoli, che vivono in gruppi di 15-30 individui, che comunicano fra loro principalmente tramite i movimenti delle code e l'erezione dei peli del corpo, anche se frequentemente si tengono in contatto tramite l'emissione di vocalizzazioni acute e simili a cinguettii.
    Si nutrono principalmente di frutta, ma mangiano anche semi ed insetti, in proporzioni variabili a seconda della zona e della stagione: durante il pasto sono assai frettolosi e guardinghi, spesso guardandosi in giro alla ricerca di altro cibo mentre stanno consumando il pasto.

    Questi animali si riproducono una volta l'anno: durante l'estro, la vulva delle femmine si colora di rosso brillante e queste ultime camminano con le code erette, in modo che i maschi possano riconoscerne facilmente lo stato. La gestazione dura circa cinque mesi, al termine dei quali (a marzo od a settembre) nasce un unico cucciolo che viene accudito dalla madre fino a tre mesi d'età. I cuccioli raggiungono la maturità sessuale attorno ai quattro anni d'età.



    CHIROPOTE BARBAROSSA

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    Il chiropote barbarossa (Chiropotes chiropotes Humboldt, 1811) è un primate platirrino della famiglia dei Pitecidi.
    Veniva un tempo considerato una sottospecie di Chiropotes satanas (C. satanas chiropotes), al quale è molto somigliante: tuttavia, presenta dimensioni minori e pelo della regione del quarto posteriore dorsale, del tutto assente nella specie satanas. Un caratteristico riflesso rossiccio è presente anche sul pelo della barba.
    Vive sul massiccio della Guayana fra Venezuela centro-orientale (a sud-est dell'Orinoco) e Brasile nord-orientale (stato dell'Amapá).
    Misura circa un metro di lunghezza, di cui più della metà spetta alla coda, non prensile ed a forma di manganello: i maschi sono leggermente più grandi delle femmine, inoltre la caratteristica barba che incornicia la mandibola è più sviluppata nel sesso maschile.
    Il pelo è folto e nero su tutto il corpo.
    Ha abitudini diurne ed arboricole: di notte i vari esemplari dormono saldamente aggrappati con le mani a rami d'albero, cambiando giaciglio notte per notte. Vive in gruppi di una ventina d'individui. Si nutre di frutta, foglie, fiori ed occasionalmente anche insetti e piccoli vertebrati.
    Il periodo degli accoppiamenti cade fra l'estate e l'autunno australi: la gestazione dura circa cinque mesi, al termine dei quali nasce un unico cucciolo, che viene accudito unicamente dalla madre per tre mesi circa. La maturità sessuale viene raggiunta attorno ai quattro anni.
    In natura, questi animali vivono fino a quindici anni.



    IL CHIROPOTE SATANASSO

    Chiropotes_satanas

    Il chiropote satanasso (Chiropotes satanas Hoffmannsegg, 1807) è un primate platirrino della famiglia dei Pitecidi. Vive nell'area costiera del Brasile ad est del Rio Tocantins. Predilige le aree di foresta pluviale primaria.

    Il pelo è cotonato e nero: sulle tempie il pelo forma delle semisfere, mentre sulla mandibola cresce una lunga barba riccioluta. Sul dorso il pelo può assumere sfumature brunastre, ma generalmente è nero, così come le parti nude del corpo (muso, mani), a differenza di Chiropotes albinasus. I genitali esterni sono rosati in ambedue i sessi.
    Le zampe posteriori sono leggermente più lunghe di quelle anteriori ed inoltre presentano tarso modificato e mani che deviano leggermente verso l'esterno, ma questo non impedisce agli animali un'andatura prevalentemente quadrupede, sia sugli alberi che a terra.
    La coda è lunga quanto il corpo, a forma di manganello e totalmente ricoperta di pelo. Per i primi due mesi di vita, la coda è prensile e viene utilizzata dal cucciolo per aggrapparsi saldamente al ventre materno, mentre dopo il secondo mese perde la sua prensilità.
    I maschi hanno dimensioni maggiori e barba più lunga rispetto alle femmine.


    Si tratta di animali diurni ed arboricoli: vivono in gruppi di 10-40 individui, che durante la ricerca del cibo si suddividono tuttavia in sottogruppi di pochi esemplari, generalmente una coppia coi propri cuccioli. Ogni gruppo si muove di circa tre chilometri al giorno nell'ambito di un territorio di circa 175 ettari: durante la ricerca del cibo, i vari gruppi si muovono assai velocemente, tanto che spesso i ritardatari, singoli o a gruppetti, perdono i contatti col gruppo principale per giorni o settimane. Rimasti soli, non è raro che questi esemplari si aggreghino a gruppi di scimmie ragno o cebi fin quando non ritrovano il gruppo principale, il quale spesso fa comunella con le scimmie scoiattolo ed i sopracitati cebi, senza che tuttavia possa essere individuato un valido motivo per tale aggregazione. Durante la notte, il gruppo si sofferma su un albero, ogni notte differente, dove i vari esemplari dormono saldamente aggrappati ai rami.
    Un interessante comportamento di questa specie è la tendenza dei vari esemplari ad accalcarsi od abbracciarsi fra loro in caso di pericolo o di difesa del cibo e del partner: questi episodi, che coinvolgono unicamente maschi oppure i due sessi (mai sole femmine), sono accompagnati dall'emissione continua di vocalizzazioni d'allarme.


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    Come tutti i Pitecidi, questi animali sono specializzati nel nutrirsi di semi e frutta non ancora del tutto matura, in particolare prediligono frutti dalla buccia spessa e dura: si nutrono di una cinquantina di frutti differenti, ma pare prediligano quelli di piante della famiglia delle Lecythidaceae. Per aver ragione dei duri involucri del loro nutrimento, questi animali hanno sviluppato una muscolatura della mandibola estremamente forte e dei canini lunghi quanto gli incisivi, coi quali fare leva nell'involucro.
    Per aprire i frutti e nutrirsi del contenuto, l'animale morde la sommità del frutto nei pressi del picciolo, scavando un'incisione circolare e staccando la calotta del frutto in modo tale da poterne raggiungere la polpa ed i semi. I chiropoti completano inoltre la loro dieta con fiori, foglie ed insetti.

    La stagione riproduttiva va da luglio a settembre: in questo periodo, quando le femmine vanno in estro, la loro vulva diventa di colore rosso brillante e le code vengono portate erette, sicché i maschi possano verificare lo stato della femmina.
    La gestazione dura cinque mesi, al termine dei quali viene dato alla luce un unico cucciolo, che viene svezzato e diviene indipendente verso i tre mesi d'età, pur restando con la madre per alcuni altri mesi. Il padre generalmente non partecipa alle cure parentali, ma qualora senta i richiami del cucciolo lasciato solo non esita ad accudirlo fino al ritorno della madre.



    Edited by gheagabry1 - 6/2/2020, 16:01
     
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