I LUPI e I CANIDI

..conoscere i lupi....volpi...sciacalli e licaoni

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  1. gheagabry
     
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    « Quello che Won-tolla aveva detto significava che il dhole, il cane rosso cacciatore del Dekkan, si stava spostando per uccidere, e il Branco sapeva bene che perfino la tigre avrebbe ceduto una preda appena uccisa al dhole. Si muovono rapidamente attraverso la Giungla, e quello che incontrano lo buttano giù e lo fanno a pezzi. »
    (Rudyard Kipling, Il secondo libro della giungla)



    IL CUON o DHOLE, CANE ROSSO SELVATICO



    Il cuon (Cuon alpinus), o dhole, o cane rosso o selvatico dell'India e del sud-est asiatico, non è un vero cane, sebbene somigli ai cani di villaggio con i quali viene talvolta scambiato. differisce da Canis per il numero ridotto di molari - ha solo due molari su ogni lato della bocca invece dei soliti tre - e maggior numero di tettarelle. Animale sociale intelligente ha un incredibile sistema di comunicazione che permette loro di fare i rumori più bizzarri, che vanno da fischi e alle urla, producono un fischio simile alle chiamate di volpi rosse, a volte indicati come "Coo-Coo". Come questo suono viene prodotto non è noto, ma si pensa sia usato per aiutare a coordinare il gruppo. I dhole hanno un linguaggio del corpo complesso. La sottomissione è accompagnata dalla retrazione del labbro orizzontale e la riduzione della coda, ma anche leccare. Nel gioco, i dhole apriranno la bocca con le labbra ritratte e le loro code vengono tenute in posizione verticale. I dhole aggressivi o minacciosi piegano le loro labbra in un ringhio e sollevano i peli sulla schiena, la coda è in posizione orizzontale o verticale. Quando spaventati, ritirano le labbra orizzontalmente con la coda piegata e le loro orecchie sono appiattite contro il cranio.
    Si distingue per le orecchie arrotondate ed il muso piuttosto corto. Filogeneticamente è più affine al Licaone. Nelle parti settentrionali della loro area di diffusione, i cuon ha un cranio largo e corto, muso largo, un pesante mantello giallognolo o grigiastro con un denso sottopelo invernale che si scurisce d'inverno. Verso il sud, il mantello, meno spesso, è marrone giallognolo durante tutto l'anno. La coda ha la punta nera. L'area di diffusione del cuon copre l'India (non Ceylon), il sud-est asiatico fino all'Indonesia ed anche parti della Russia, della Cina e della Corea.

    Animale estremamente sociale, vive in grandi branchi. Una volta i cuon vivevano in mute di 100 o più nei boschi, sulle colline e nelle pianure. Adesso il loro numero si è ridotto perché i daini ed altri mammiferi più grossi, dei quali essi si nutrono, sono diventati scarsi. Una muta rimaneva in una zona, riparandosi sotto le rocce o in tane deserte e cacciando di giorno, finché aveva ucciso tanta selvaggina da essere continuamente costretta a spostarsi. Come i loro parenti, i licaoni, i cuon cacciano in mute e inseguono spietatamente la loro preda. Non corrono ad una forte velocità, ma seguono l'odore della loro preda in un lungo ed instancabile galoppo, a sbalzi, finché la preda, finalmente esausta, non si arrende. Quando si trovano alla giusta distanza per colpire la preda sfinita essi attaccano qualsiasi parte del corpo che possono raggiungere. La preda è divorata appena uccisa, perché i cuon non toccano carne putrefatta. Nonostante i cuon facciano stragi di daini e talvolta vengano a loro volta uccisi in zone dove i daini si fanno troppo rari (in condizioni del tutto naturali), essi hanno nondimeno un ruolo utile nel bilancio globale della natura.
    Tengono infatti i daini in movimento ed impediscono che questi mangino troppa erba. In India le prede principali del cuon sono il muntjak, il chital, ed il sambur, mentre in mute attaccano anche animali più grossi, compresi i bufali, i cinghiali e perfino altri carnivori come l'orso nero dell'Himalaya e l'orso labiato. In genere i dhole evitano lo scontro con i grandi felini come il leopardo e la tigre. Fortunatamente per gli abitanti dell'Asia i cuon non attaccano l'uomo.

    È l'unico membro esistente del genere Cuon. I dhole sono classificati come in pericolo dalla IUCN , a causa della perdita di habitat in corso, l'esaurimento della sua base preda, la concorrenza di altri predatori, le persecuzioni e le malattie da cani domestici e selvatici. Nel 1972 questa specie è stata tutelata da una legge sulla protezione della fauna selvatica, ma viene ancora cacciata illegalmente per evitare la predazione di animali domestici. Il loro numero è diminuito così tanto che i ricercatori non riescono più a studiarli, mettendo a rischio qualsiasi programma di salvaguardia a causa della mancanza di informazioni.
     
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  2. gheagabry
     
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    Lo SPEOTO



    Esistono animali comuni ed animali rari, animali estinti ed animali in vita, animali che si ritenevano estinti ed invece esistono ancora con popolazioni di pochi individui ed altri che si scopre che non esistono poiché sono errate interpretazioni di specie già note.
    Nel mondo le popolazioni locali descrivono spesso forme di vita, soprattutto felidi e canidi, ai quali attribuiscono proprie denominazioni, spesso senza sapere che si tratta di specie già note ed oggetto di classificazione scientifica. Nella vasta categoria dei "canidi misteriosi", nella parte nord-occidentale del continente americano meridionale, in particolare in Guyana e nel nord del Brasile, si parla della Tigre Warracaba (warracaba è anche il nome che gli indigeni della Guyana danno al Trombettiere o Psophia crepitans, un uccello dell'ordine delle gru), dello "y'agamisheri" (nel dialetto degli indios Ackawoise), dello "yakami chalai" (secondo l'idioma di un'altra tribù della Guyana) o Cane selvatico trombettiere della Guyana, così chiamato perché il suo verso ricorda, appunto, quello del trombettiere.
    Nonostante il nome "tigre" (che in America Latina è assegnato con una certa disinvoltura e liberalità) la descrizione di quest'animale è chiaramente riferibile ad un canide e la maggior parte degli zoologi che si sono interessati all'argomento ha ritenuto che possa trattarsi di denominazioni locali dello Speoto o Itticione (Speothus venaticus venaticus) che, appunto, vive nelle foreste tropicali e nella savana umida dell'America Centrale e della parte settentrionale e centro-occidentale del Sud America. E' un cane selvatico, vive in gruppi familiari che arrivano a contare anche dieci membri.
    Molto diffuso nel Suriname, si trova anche in Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Panama, Perù, Venezuela e determinate aree di Argentina e Brasile. (natura segreta)


    Malgrado la vastità dell'area di diffusione, è ovunque molto raro; in origine fu scoperto sotto forma di fossile in alcune grotte in Brasile e si pensò che si trattasse di una specie estinta. È l'unica specie del genere Speothos.
    In Brasile è chiamato cachorro-vinagre («cane dell'aceto») o cachorro-do-mato («cane di boscaglia»). Nei paesi ispanofoni è noto come perro vinagre, zorro vinagre («volpe dell'aceto»), perro de agua («cane acquatico») o perro de monte («cane di montagna»).
    Lo speoto ha un lungo e soffice pelo brunastro, con una tinta rossiccia più chiara sul capo e sul collo e una coda folta. La parte inferiore è scura, a volte con una macchia più chiara sulla gola. Gli adulti normalmente sono lunghi 55–75 cm più 13 cm di coda e pesano 5–7 kg. Le zampe e il muso sono piuttosto corti in relazione alla lunghezza del corpo: l'altezza media, infatti, è di soli 25–30 cm.

    Lo speoto è un animale carnivoro che caccia di giorno, soprattutto nelle savane e nelle foreste tropicali o equatoriali. La sua preda preferita è il paca (Agouti paca), un grosso roditore. Anche se, occasionalmente, può cacciare da solo, lo speoto predilige agire in piccoli branchi di 10-12 esemplari, in modo tale da poter abbattere prede significativamente più grandi. È un buon nuotatore (grazie ai suoi piedi palmati). Spesso usa tronchi cavi e cavità (ad esempio le tane dell'armadillo) come ripari.

    La gestazione dura 63 giorni e raramente la femmina arriva a partorire 6 cuccioli, che si nutriranno del latte materno nelle prime 8 settimane di vita. Lo speoto raggiunge la maturità sessuale a un anno e può vivere fino a 10.

    Ne esistono tre sottospecie:

    -Speothos venaticus panamensis (Panama)
    -Speothos venaticus venaticus (Ecuador e Colombia (ad ovest delle Ande), Venezuela settentrionale, Suriname, Guyana, Brasile settentrionale e centrale e, sebbene in questi paesi sia minacciato, Peru, Bolivia, Paraguay e Argentina)
    -Speothos venaticus wingei (Brasile sud-orientale)
     
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  3. gheagabry
     
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    Prima del cane,
    quando il lupo era il miglior amico dell'uomo




    Quando si parla di evoluzione del rapporto uomo-cane, le uniche certezze che abbiamo provengono da reperti che testimoniano come già 10.000 anni fa cani e uomini vivessero a stretto contatto. Ma alcuni fossili scoperti di recente hanno rivelato che la linea evolutiva del cane odierno (Canis Lupus Familiaris) e quella del comune lupo grigio (Canis Lupus Lupus) potrebbero essersi separate molto prima, almeno 27.000 anni fa.

    In uno studio pubblicato su Current Biology lo scorso 21 maggio, un gruppo di scienziati svedesi ha illustrato il ritrovamento di un osso mandibolare appartenente a una specie di lupo, vissuta circa 35.000 anni fa nella penisola siberiana del Tajmir, che secondo le analisi risulterebbe essere l'antenato comune più recente di lupi e cani. Questo studio va ad avvalorare l'ipotesi secondo cui l'uomo avrebbe addomesticato il lupo per sfruttarne le abilità nella caccia. Tra i più strenui sostenitori di questa teoria spicca Pat Shipman, professoressa della Penn State University. In un articolo intitolato "The Wolf at the door", uscito nel 2009 su American Scientist, Shipman suggerisce una possibile situazione di partenza:

    "Probabilmente all'inizio degli umani diedero riparo a uno o più cuccioli di lupo. Man mano che questi cuccioli adottati maturavano alcuni si rivelavano aggressivi, feroci, difficili da gestire, e tendenzialmente finivano per essere mangiati o allontanati. Quelli che invece si rivelavano più mansueti e affettuosi venivano nutriti e protetti. Col tempo, gli umani potrebbero avere cooptato le abilità naturali dei canidi, sfruttando ad esempio il loro olfatto e la loro velocità nelle sessioni di caccia. Poiché la sopravvivenza veniva garantita solo agli esemplari più utili e ricettivi, i geni che codificavano per le caratteristiche più apprezzate dall'uomo hanno continuato a concentrarsi fino all'emergere di una nuova specie (o sottospecie) addomesticata."



    Ma secondo alcuni studiosi esiste anche la possibilità che siano stati i lupi stessi ad avvicinare le tribù umane con l'obiettivo di nutrirsi dei loro avanzi. I lupi meno aggressivi e meno diffidenti avrebbero cominciato a frequentare stabilmente le popolazioni umane, che li avrebbero accolti di buon grado, poiché fornivano un'efficace sistema di difesa da altri predatori. Cosa sia successo dopo il primo contatto tra uomo e lupo non è ancora dato saperlo. Esistono diverse teorie in proposito. Una delle più interessanti è quella secondo cui i nostri antenati e quelli dei cani si sarebbero evoluti in parallelo, influenzandosi a vicenda su molti livelli. Dal sequenziamento dei genomi sappiamo che negli uomini e nei cani alcuni geni si sono evoluti in parallelo, segno di una probabile pressione selettiva comune. Dai lupi l'uomo avrebbe imparato a marcare il territorio, a vivere in gruppi più estesi e a cacciare in branco; mentre dall'uomo il lupo (e dunque il cane) avrebbe imparato a puntare, a riconoscere le espressioni facciali e a dare un significato più o meno specifico ai suoi guaiti.

    C'è poi chi si spinge a ipotizzare che la capacità stessa di stringere amicizia, inesistente in quasi tutte le altre specie di mammifero, sia un sottoprodotto del rapporto uomo-cane. In effetti, se le teorie sulla coevoluzione di uomini e canidi venissero confermate, si aprirebbero interessanti prospettive sull'origine delle abilità sociali umane e, in generale, sull'idea stessa che abbiamo dell'evoluzione. Siamo tendenzialmente abituati a considerare la selezione naturale come una lotta all'ultimo sangue, come se ogni specie (e ogni individuo) si trovasse al centro di un'enorme arena e dovesse guadagnarsi col sangue il suo diritto alla sopravvivenza. Fenomeni come la coevoluzione e la selezione parentale, dimostrano che individualismo ed egoismo, da un punto di vista evolutivo, possono rivelarsi armi spuntate.

    (FABIO DEOTTO, www.repubblica.it)

     
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    streghetta

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    Io sono ucciso ma mai distrutto. Io sono il Lupo

    Sono un lupo e mi domando dove sei ora… uomo.


    Cammino per i sentieri di montagna e non ti vedo, ascolto un silenzio nuovo, quasi innaturale, il silenzio della tua assenza, e nasce nell’assoluto della Natura. Mi domando dove sei finito, e mi chiedo come mai, ora il mio passo è meno guardingo, più libero. Non ti vedo, non sento il tuo odore, e quindi non devo fuggire da te.

    Scendo nei paesi per vedere cosa sia successo, ti vedo nella tua casa, preoccupato e intento nel trovare come passare il tempo: forse è successo qualcosa, visto che non ti vedo più? Allora ho domandato agli altri animali del bosco; mi è stato detto che nell’aria c’è qualcosa che ti fa ammalare, e che la stessa aria che ti da vita, può darti anche la morte se non stai attento nel tuo “branco”.



    Ti guardo in un modo diverso, forse pensavi veramente di essere il padrone del mondo? Ora ti stai accorgendo che il mondo che hai costruito, a cui hai sempre preso e mai dato, ti sta rinchiudendo in una gabbia, quelle stesse gabbie che hai edificato per domare uno spirito selvaggio e libero come il mio.

    Non ti condanno e non sono arrabbiato con te, non sono cosi cattivo come mi descrivi, in me non c’è odio nei tuoi confronti. Potrei vederti come tu vedi me, ma non ho occhi inutili e mente cieca, sono il padrone del mio destino e il sovrano della mia anima, privo da doppi fini e giochi di potere. La mia patria è nella natura selvaggia.

    Mi dispiace vederti cosi, in attesa che tutto passi per poter tornare a godere del bene più prezioso al mondo: la libertà.

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    Quando tornerai, entra con delicatezza nel mondo, abbraccialo con umiltà e ringrazialo per ogni istante di libertà che ti ha donato e ti donerà. La cultura non è sapere tutto, ma è sapere dove e come trovare le giuste risposte. Quelle risposte che ti dicono di non collezionare cose su cose, ma momenti ed emozioni. Sii pronto a rinnovarti e, come me, mettiti in ascolto di ciò che ti occorre veramente per vivere.

    Ora che la tua società si disgrega, non inventarti nuove guerre di potere, ma costruisci una nuova società più vicina a quel sentimento che io, un Lupo nel bosco, chiamo amore.



    Ora ti lascio con questo pensiero:

    “Io sono il Lupo

    la fame è la mia compagna

    la solitudine la mia sicurezza.

    Io giaccio di notte

    freddo è il mio letto

    il vento la mia coperta.

    Io sono il silenzio

    un’ombra nella foresta

    Impronte lungo il fiume.

    La mia corsa è un lungo inseguimento

    di scintille di fuoco

    dalla pietra focaia della notte.

    Io sono ucciso

    ma mai distrutto

    io sono il Lupo”.

    (Poesia tratta da ” Voci Indiane del Nord America”

    di Ercole wild)


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    www.montagneselvagge.com/
     
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