IL CANE

..l'amico fedele...

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  1. gheagabry
     
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    Poesia del cane

    O mio padrone, tu sei il mio signore
    e come tale io ti servo in grande umiltà.
    Se a volte non ti comprendo
    Ripetermi il tuo comando, senza ira, senza battermi.
    Dammi il tuo sguardo, la tua parola, il tuo affetto.
    Dammi acqua pura e cibo modesto,
    e in vasi puliti; sono la mia salute.
    Dammi un angolino a riparo da venti e dalla pioggia,
    ma che conosca il sole.

    La miglior medicina o il miglior premio
    sarà un po' di libertà fra la neve
    Affidatemi sotto le persone che conosci e stimi.
    Metti pure il mio nome nel collare,
    ma con l'indirizzo della tua casa, perché,
    s'io mi smarrissi, possa esserti reso
    e non finire in mani spietate.
    Non scacciarmi quando sarò vecchio e malato
    e non ti potrò più servire.
    Se non potrai più curarmi e tenermi
    procurami tu stesso dolce morte
    dopo un'ultima carezza.
    Allora guardami negli occhi,
    capirai che io ti amo ancora.

    Il tuo cane

     
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  3. gheagabry
     
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    Educare un cucciolo...




    ...è un po’ come educare un bambino piccolo e bisogna farlo in ogni momento in cui si interagisce con lui.

    IL cucciolo presenta tanti comportamenti, alcuni graditi e alcuni sgraditi : sta al padrone selezionare quelli graditi e premiarli e stare ben attento a non premiare quelli sgraditi.
    L’unico importante segreto per crescere un cucciolo equilibrato, che rispetti il padrone e abbia fiducia in lui (o lei) è attenersi a questa regola ogni momento della giornata e cercare di essere coerenti.

    Se il cane è adulto e ha già sviluppato comportamenti sgraditi bisogna soffermarsi a riflettere su ognuno di questi comportamenti e chiedersi qual è "il premio" che li ha rinforzati.

    Un esempio classico è quello del cane che salta addosso.

    Perché non smette di farlo nemmeno se viene sgridato?
    Il saltare addosso è un modo di attirare l’attenzione del padrone e anche sgridare e agitarsi è un modo di dare attenzione.
    La strategia per far estinguere questo comportamento è non dare al cane nessun tipo di attenzione e quindi non guardarlo, non parlargli e tenere le braccia conserte per evitare movimenti delle mani che potrebbero eccitarlo.

    Accanto a questo “non premio” per il comportamento sgradito bisogna però anche trovare il modo di dire al cane che cosa vogliamo da lui e quindi dovremo premiarlo se non salta addosso o meglio ancora se si siede per avere le carezze invece di saltare addosso.

    Questo è un tipico esempio di come si educa un cane, insegnandogli quello che è gradito e non solo cercando di reprimere quello che è sgradito.

    E’ evidente che per controllare il saltare addosso bisogna prima arrivare alla conclusione che "il premio" per il saltare addosso è l’attenzione del padrone e di conseguenza la punizione più efficace è non dare questa attenzione.

    Altro esempio tipico è il cane che tira al guinzaglio; è evidente che lo scopo del cane che tira è andare avanti, annusare nuovi odori, arrivare al parco…
    Il cane che tira ottiene il suo scopo: lui tira e il padrone, pur cercando di opporsi con tutte le sue forze, va avanti.
    Il vizio di tirare viene premiato e quindi si rinforza sempre di più.
    Esclusi i mezzi di coercizione fisica non accettabili dal punto di vista etico l’unico modo di far smettere al cane di tirare è non andare avanti quando tira.Cambiare continuamente direzione ogni volta che il guinzaglio si tende è una strategia efficace, così come concentrarsi nel procedere in avanti solo se il guinzaglio non è teso avendo cura di lodare il cane quando non tira.

    Come nel caso precedente la cosa importante è capire cosa "premia" il comportamento sgradito e agire di conseguenza.

    La maggior parte dei cani “maleducati” hanno ricevuto dai padroni messaggi confusi e contraddittori e si sono in qualche modo “educati da soli”, col risultato che i padroni non ne hanno il controllo.

    La rieducazione di un cane adulto è certamente più difficile dell’educazione di un cucciolo perché le esperienze fatte interferiscono nel nuovo processo di apprendimento: l’intervento di un buon educatore che possa dimostrare in pratica quello che è necessario fare costituisce certamente un valido aiuto.

    Se il cane da rieducare presenta anche problemi comportamentali e non solo difficoltà nell’addestramento di base, per esempio è aggressivo o eccessivamente pauroso, l’intervento di un terapista comportamentale è indispensabile.

    Lorella Notari (veterinario)
     
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  4. susacrie
     
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  5. gheagabry
     
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    ODE AL CANE

    Il cane mi domanda
    e non rispondo.
    Salta, corre pei campi e mi domanda
    senza parlare
    e i suoi occhi
    son due domande umide, due fiamme
    liquide interroganti
    e non rispondo,
    non rispondo perchè
    non so e niente posso dire.

    In mezzo ai campi andiamo
    uomo e cane.

    Luccicano le foglie come
    se qualcuno
    le avesse baciate
    ad una ad una,
    salgono dal suolo
    tutte le arance
    a collocare
    piccoli planetarari
    in alberi rotondi
    come la notte e verdi,
    e uomo e cane andiamo
    fiutando il mondo, scuotendo un trifoglio,
    pei campi del Cile,
    tra le limpide dita di settembre.
    Il cane si arresta,
    corre dietro alle api,
    salta l'acqua irrequieta,
    ascolta lontanissimi
    latrati,
    orina su una pietra
    e porta la punta del suo muso
    a me, come un regalo.
    Tenera impertinenza
    per palesare il suo affetto!
    E fu in quel punto che mi chiese,
    con gli occhi,
    perchè ora è giorno, perchè verrà la notte,
    perchè la primavera
    non portò nel suo cesto
    nulla
    per cani vagabondi,
    ma inutili fiori,
    fiori e ancora fiori.
    Questo mi chiede
    il cane
    e non rispondo.

    Andiamo avanti,
    uomo e cane, appaiati
    dal mattino verde,
    dall'eccitante vuota solitudine
    a cui solo noi
    esistiamo,
    questa coppia di un cane rugiadoso
    e un poeta del bosco,
    perchè non esistono
    uccelli o fiori occulti,
    ma profumi e gorgheggi
    per due compagni
    per due cacciatori compagni:
    un mondo inumidito
    dalle distillazioni della notte,
    una prateria,
    una raffica di vento aranciato,
    il sussurro delle radici,
    la vita che cammina,
    respira, cresce,
    e l'antica amicizia,
    la gioia
    di essere cane e di essere uomo
    tramutata
    in un solo animale
    che cammina muovendo
    sei zampe
    e una coda
    intrisa di rugiada.

    PABLO NERUDA







    Buddy, un pastore tedesco, guida i poliziotti all’incendio.
    24 aprile 2010 | Autore: Roberta Mori

    pastore_tedesco_2E’ accaduto ieri in una zona sperduta dell’Alaska. Ben Heinrichs, il proprietario di un affettuosissimo pastore tedesco Buddy di 5 anni, si è trovato avvolto dalle fiamme in casa sua. Il tutto è successo mentre stava lavorando al suo camion in garage in una casa tutta in legno, il fuoco è divampato in seguito ad una scintilla su qualche goccia di benzina fuoriuscita dal serbatoio. Il Sig. Heinrichs diventa in pochi secondi una torcia umana ma riesce rotolarsi sulla neve e a spegnere le fiamme che lo avevano avvolto. La casa intanto continua a bruciare. Buddy, scappa via dalla finestra, inizia a correre per la strada senza esitazione fino a quando incontra l’auto della polizia che, nonostante fosse stata allertata, non riusciva però a trovare il luogo dell’incendio nella zona così sperduta tra i boschi. Di fronte alla macchina dei poliziotti Buddy non smette di abbaiare per attirare l’attenzione e alla fine il capitano Shaningan dell’ Alaska State Troopers decide di seguirlo. La scena viene ripresa dalla telecamera che l’auto ha sul cruscotto. La stanchezza non sembra frenare il pastore tedesco che anzi corre ancora più veloce fino a guidare la pattuglia all’incendio. Ben Heinrichs viene immediatamente soccorso e riporterà solo alcune ferite e scottature al volto e alle mani, l’incedio verrà domato e la casa salvata.

    Un atto così eroico non poteva non ricevere un riconoscimento ufficiale. A Buddy è stata data una ciotola in segno di ringraziamento per il suo gesto coraggioso e un grande osso in cuoio per giocare.
     
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  6. ZIALAILA
     
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    IL richiamo della foresta
    Romanzo dello scrittore americano Jack London (1876-1916), pubblicato nel 1903

    Questo breve romanzo, che procurò un'immediata fama mondiale al suo avventuroso autore, è ambientato, come Zanna bianca, nelle estreme regioni settentrionali del Canada (lo Yukon, il Klondike) dove, a partire dal 1896, era scoppiata la "febbre dell'oro". London conosceva i luoghi direttamente, per esservisi recato nel 1897. Il protagonista del romanzo è un grosso cane, Buck, figlio di un sanbernardo e di una cagna da pastore scozzese, che vive nella valle californiana di Santa Clara, "baciata dal sole". Buck viene sottratto al padrone e trasportato "nel Nord gelato", verso il quale affluiscono "uomini di tutto il mondo", per essere usato come cane da slitta. Nel corso del viaggio Buck impara "i fatti della vita": "Un uomo con un bastone era un legislatore, un padrone cui obbedire, anche se non proprio amichevolmente". A Seattle, Buck viene acquistato da due francocanadesi e trasportato per nave verso il Nord, insieme a molti altri cani. Il rapporto fra Buck e gli altri cani (e fra Buck e gli uomini) è fondato sulla legge del più forte, "la legge del bastone e della zanna", che è poi la stessa legge che dominava la società americana del tempo, la legge della competitività e della speculazione più violenta: "Tutto era confusione ed azione, e in ogni momento la vita o l'incolumità erano in pericolo. Era imperativamente necessario stare costantemente all'erta; poichè questi cani e questi uomini non erano cani e uomini di città. Erano dei selvaggi, tutti, e non conoscevano altra legge che la legge del bastone e della zanna ... Nessun "fair play". Se ti mettevano sotto una volta, per te era la fine". Quando viene aggiogato alla muta, Buck impara presto la legge della sopravvivenza: mangiare in fretta il proprio cibo (per impedire che gli altri cani, più svelti, se ne impossessino) e, quando si presenta l'occasione, rubarne agli altri: "Il primo furto provò che Buck era adatto a sopravvivere nell'ambiente ostile del Nord. Provò la sua adattabilità, la sua capacità di conformarsi a situazioni mutevoli, la cui mancanza avrebbe significato una morte rapida e terribile. Segnò anche il decadere o l'andare a pezzi della sua natura morale, cosa vana e svantaggiosa nella spietata battaglia per l'esistenza". Riemerge così in Buck l'antica natura ferina dei suoi antenati, "la bestia primordiale", col suo desiderio di uccidere, "la sete di sangue, la gioia di uccidere", "di uccidere coi propri denti e di lavare il muso, fino agli occhi, nel sangue caldo". Secondo la filosofia vitalistica di Jack London, non sono solo gli animali a possedere questi istinti, ma anche gli uomini, che li portano sepolti sotto gli strati di civiltà in loro accumulatisi nel tempo e li tengono imbrigliati in forme più o meno efficaci di autocontrollo. Il cane Buck è immerso così "nell'onda mareggiante dell'essere". C'è inoltre, per la verità, anche un momento di amore, di dedizione per il nuovo padrone, John Thornton, una pausa idilliaca che coincide con il ritorno della stagione primaverile e con il lungo viaggio verso oriente, condotto alla ricerca di una miniera abbandonata. Infine, alla morte del suo amato padrone, Buck viene conquistato definitivamente dall'ormai irresistibile "richiamo della foresta" e si unisce a un branco di lupi, di cui diventerà il capo indiscusso. L'ideologia, più o meno scoperta, del libro oscilla fra una rappresentazione aspra della ferocia animale, parallela alla ferocia umana (così come essa si esprime nella società competitiva e spietata condannata da Marx, autore che London certamente legge in quegli anni), e una compiaciuta, intima attrazione per la forza bruta, per la vita primordiale, per l'eroe violento, che viene ad assumere una colorazione vitalistica, mal derivata da Darwin e da NietzscheMG]
     
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  7. ZIALAILA
     
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    La storia inizia prima della nascita del lupo Zanna Bianca, con un quarto di sangue di cane, narrando la fine di due uomini: Henry e Bill, che cercano di attraversare la foresta con una slitta trainata da una muta di sei cani per tornare alla civiltà; i due uomini da giorni sono tallonati da un branco di lupi affamati guidati dalla lupa Kiche, quando finalmente una squadra di soccorso raggiunge Henry, sia Bill che i cani sono stati divorati.

    La narrazione segue quindi il branco, attraverso la caccia agli alci e i combattimenti tra i maschi per il corteggiamento di Kiche, lupa con metà sangue di cane; il Guercio, un lupo cieco da un occhio per gli innumerevoli combattimenti, la spunta su tutti gli altri contendenti e diventa il compagno di lei.

    Dalla loro unione nascono cinque cuccioli, ma una grave carestia li uccide tutti tranne uno e, nella ricerca del cibo, il Guercio viene ucciso da una grossa lince anch'essa alla ricerca di cibo per i suoi cuccioli.

    Villaggio di indiani canadesi, in basso a sinistra e' dipinto un cane indigeno Villaggio dei cercatori d'oroDurante una delle sue esplorazioni, il piccolo lupo si imbatte in una comitiva di cinque indiani; quando la madre lo raggiunge per soccorrerlo uno di essi, Castoro Grigio, la riconosce come Kiche, posseduta da suo fratello e fuggita durante una carestia. Il fratello di Castoro Grigio è morto, quindi lui reclama la proprietà della madre e del cucciolo, dando a quest'ultimo il nome di Zanna Bianca.

    L'infanzia di Zanna Bianca al campo indiano è molto dura. Kiche viene ceduta e scompare dalla sua vita e i cani, vedendolo come un lupo, lo attaccano costantemente; gli uomini lo difendono, ma i cani non lo accettano come un loro compagno e soprattutto il capobranco Lip-Lip lo bersaglia in modo particolare. Zanna Bianca cresce quindi sempre più selvaggio, scontroso, solitario e sanguinario, "il nemico della sua specie".

    Dovendo stare continuamente all'erta contro ogni tipo di pericolo, le sue facoltà predatorie e difensive si svilupparono più del normale. Divenne più agile di qualsiasi altro cane, più veloce, più astuto, più implacabile, più snello, più esile ma con muscoli e tendini di acciaio, più resistente, più crudele, più feroce e più intelligente.

    Quando Zanna Bianca ha 5 anni di età, Castoro Grigio lo porta con sé a Fort Yukon, villaggio di cercatori d'oro e mercanti di pellicce, dove conta di concludere affari vantaggiosi vendendo manufatti ai bianchi cercatori d'oro in arrivo da tutto il mondo.

    Qui la storia prende una piega molto più cupa e un sinistro uomo, Smith Bellezza (così soprannominato per via del suo aspetto raccapricciante), convince con l'inganno Castoro Grigio, ormai ridotto in povertà dall'alcolismo, a vendergli Zanna Bianca. L'uomo bianco, notate le straordinarie doti del lupo, lo tortura a sangue per incattivirlo al massimo e utilizzarlo come cane da combattimento.

    Zanna Bianca sbaraglia tutti i cani che gli vengono posti contro, vincendo anche contro una lince, finché a Fort Yukon non arriva il primo bulldog. Il bulldog infatti resiste ai terribili attacchi del lupo e riesce a serrare la fortissima mandibola intorno al collo di Zanna Bianca, soffocandolo.

    Proprio in quel momento giunge Weedon Scott, un giovane e ricco commerciante californiano; nauseato dalla scena, irrompe nel ring e salva Zanna Bianca, malmenando Smith Bellezza e costringendolo a venderglielo.

    La parte oscura della storia ha termine; nonostante tutti lo credano impossibile, Scott riesce a recuperare Zanna Bianca non solo fisicamente, ma anche caratterialmente; con infinita pazienza, l'uomo riesce a convincere il lupo che al mondo non ci sono solo odio e violenza, ma anche amore e affetto, sentimento che il lupo scopre per la prima volta.

    Weedon Scott si era assunto il compito di redimere Zanna Bianca, o piuttosto di redimere l'umanità dal male che aveva fatto a Zanna Bianca. Era per una questione di principio e per uno scrupolo di coscienza. Sentiva che il male fatto al lupo era un debito contratto dall'uomo e che doveva essere pagato.

    Per l'uomo arriva il momento di tornare a casa, in California; nonostante l'idea fosse quella di lasciare Zanna Bianca, il lupo rompe una finestra della casa in cui era stato rinchiuso e lo raggiunge sul battello, convincendo Scott a portarlo con sé.

    In California Zanna Bianca impara la vita in città e le regole della tenuta del giudice Scott, padre di Weedon, dando prova ancora una volta della sua stupenda adattabilità, diventando un perfetto cane da guardia e riuscendo pazientemente a convivere con i cani di casa, Collie femmina di cane pastore e il levriero Dick.

    La tenuta del giudice Scott, nella quale si svolge l'ultimo capitolo, è un chiaro preludio a "Il richiamo della foresta", in cui il cane Buck vive nella tenuta del giudice Miller, anch'essa nella Contea di Santa Clara.

    Nell'ultimo capitolo, Jim Hall, un pericoloso assassino condannato dal giudice Scott, evade dal carcere e fa irruzione nella tenuta per uccidere il giudice, ma Zanna Bianca interviene uccidendo il criminale ma restando a sua volta gravemente ferito da due colpi di rivoltella.

    Contro ogni previsione dei veterinari, Zanna Bianca sopravvive e al ritorno alla tenuta scopre che Collie ha appena dato alla luce sei cuccioli e conosce quindi i suoi figli.

    Anche gli altri piccini, con grande disgusto di Collie, gli si avvicinarono strisciando, e lui permise gravemente che gli si arrampicassero e gli capitombolassero addosso. Dapprima, tra gli applausi degli dèi, egli tradì un tantino della sua antica timidezza e goffaggine ma anche questa sparì mentre continuavano i giochi e i capitomboli dei cuccioli. Rimase sdraiato con i pazienti occhi semichiusi a riposare al sole.

     
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  8. gheagabry
     
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    La vera storia di Balto



    Balto (1922) era un siberian husky di proprietà di Leonard Seppala vincitore di tutte le più grandi corse di cani da slitta col suo pupillo Togo.

    L'inizio dell'epidemia

    Il 19 Gennaio 1925, scoppiò in Alaska, in una città di nome Nome una forte epidemia di difterite, e le scorte di antitossina mancavano a causa di un epidemia scoppiata nel 1918. Il primo caso di difterite venne segnalato su di un bambino inuit, ma il medico visitandolo diagnosticò una tonsillite, perché nessun altro membro della famiglia riportava sintomi di difterite. Il bambino morì il mattino seguente (la madre non autorizzò all'autopsia e la cosa peggiorò la situazione) e da allora iniziarono a verificarsi molti altri casi simili. Il primo caos ufficiale di malattia si ebbe però il 20 Gennaio 1925. Fu convocato un consiglio di emergenza da Welch (il medico che visitò il bambino inuit) e si dichiarò Nome in stato di quarantena. Fu ordinato un milione di fiali di antitossina, ma la scorta più vicina che consisteva in trecentomila unità (9 kg in tutto) si trovava ad Anchorage, la capitale, che distava da Nome più di millesettecento chilometri. Anchorage non era collegata direttamente a Nome, la ferrovia portava solo fino a Nenana a circa mille chilometri e le pessime condizioni climatiche impedivano agli aerei di alzarsi in volo e gli iceberg impedivano alle navi di attraccare.

    La staffetta per il siero

    Per arginare a tale problema allora si scelse di usare un metodo utilizzato da sempre con la posta, cioè i cani da slitta.

    L'antitossina che si trovava a Nenana distava seicento miglia da Nome, per l'impresa venne organizzata dunque una staffetta di venti mute di cani.

    Il primo a partire fu un certo Edgar Bill Shannon che percorse 52 miglia, poi toccò ad Edgar Kalland che percorse 31 miglia, poi Green con 28 miglia, Johnny Folger 26, Sam Joseph 34, Titus Nikotai 24, Dave Corning 30, Hewnry Pitka 30, McCarty 28, Edgar Nollnerr 24, George Noller (il fratello) 30, Tommy Patsy 36, l'indiano Koyokuk 40, Victor Anagick 34, Myles Gonagnan 40. A questo punto venne il turno di Leonard Seppala col suo capo muta Toto, il cane più veloce della zona, fece 91 miglia tagliando per la pianura di Norton dove il ghiaccio era molto sottile, risparmiando parecchie miglia. Dopo di lui toccò a Charlie Olson con 25 miglia ed in fine Gunnar Kasson che trasportò l'antitossina per le ultime 53 miglia con un cane di Leonadr Seppala, Balto, considerato dal proprietario buono solo per portare la posta per brevi tratti.
    Giunsero a Nome il 2 Febbraio 1925 dopo aver percorso 674 miglia in 127 ore ad una temperatura di circa -40°.



    Foto di Balto all'arrivo a Nome
    Balto dopo la corsa

    Balto per il fatto di essere arrivato a Nome con l'antitossina venne onorato con un cortometraggio girato in quello stesso anno e con una statua nel central park di New York.

    Balto e Kasson fecero anche un giro degli Stati uniti dove vennero elogiati da tutti. Leonard Seppala però conscio di aver fatto lui l'impresa più ardua assieme a Togo riusci ad ottenere il giusto riconoscimento e si diresse con Togo a fare lo stesso giro di Kasson, mentre costui tornò in Alaska dopo aver venduto i suoi otto cani. Dopo di ciò di Kasson non si seppe più nulla, Balto e gli altri cani invece finirono nelle grinfie di una persona che poteva esser tutto fuorché un amante dei cani.
    Venivano tenuti alla catena in pessime condizioni igienico sanitarie, maltrattati e costretti ad esibirsi in un locale.

    Fortunatamente vennero notati da George Kimble che decise di acquistarli, per farlo avrebbe dovuto procurarsi 2000$ in due settimane. Kimble quindi organizzò una raccolta di beneficenza attraverso la radio e una raccolta di beneficenza nelle scuole. Così, come Balto aveva salvato dei bambini ora erano dei bambini a salvare lui. Dopo essere stati liberati Balto e gli altri cani vennero portati nello zoo di Brookside a Cleveland dove furono curati. Balto arrivò cieco, sordo e artritico all'età di 11 anni, fino al Marzo del 1933. Togo morì invece all'età di 17 anni.




     
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  10. gheagabry
     
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    Le nostre cognizioni sui cani sono state rinforzate da ciò che l’uomo antico chiha tramandato.I pitore della preistoria cominciarono a dipingere lo sciacallo e la iena intorno al 4500 a.C., per la prima volta nell’atto di aietare a cacciare. In Egitto si costruvano tombe, decorate con epigrafi, in onore dei cani morti…Chi infieriva o uccideva un cane era passibile di morte…Anche i Persiani consideravano un crimine l’uccisione di un cane….definirono addiritttura il cane “ guardiano delle greggi e protettore dell’uomo”. I Greaco dicevano che il cane era stato forgiato da Vulcano e riportavano la sua imporatanza nella mitologia sia sulle ceramiche, sia nelle scilture e nella letteratira. Nelle culture precolombiane, il cane era considerato un essere soprannaturale….alla morte del padrone, il cane veniva ucciso e seppellito con lui. In vece gli ebrei non avevano un concetto così alto del cani…nel vecchio Testamento, il cane era descritto come essere inferiore, sporco e magro..In oriente, tre secoli a.C., la carne del cane compariva come una prelibatezza nel menù degli aristocratici. Nel XVII secolo, le guerre fra gli sti europeri, i cambiamenti ed il progresso portarono ad una maggior considerazione del cane..tra i pittori che lo raffigurarono ricordiamo Botticelli, Piero della Francesc, Mantegna, Tiziano, Bosch, Rubens e il Canaletto…anche nella poesia e nel teatro si diffuse l’amore per i cani…ricordiamo Lorenzo de’Medici e Shakespeare.

    I «quattrozampe» possiedono concetti simili ai nostri: una prova è la capacità di interpretare il linguaggio dei segni...ANGELO TARTARINI*



    Robert Benchley, un noto umorista e scrittore americano, un giorno scrisse: «Ho conosciuto molti cani, soprattutto cuccioli, che manifestavano reazioni mentali anche stupide, ma quasi quanto quelle umane».

    Come sappiamo, i cani manifestano affetto e molte possibilità interattive con l’uomo. Jack London le ha descritte superbamente. Se ne sono accorti anche alcuni psicologi, i quali, in alcuni casi, li utilizzano a scopi terapeutici con la «Pet therapy». Più di un secolo fa uscì un libro dal titolo «Animal Intelligence». Nonostante i tempi non fossero ancora maturi per affrontare un argomento come questo, l’autore, George Romanes, disse che gli animali potevano possedere livelli di coscienza elevati. Lo fece esprimendosi in termini di «coscienza». Si trattò di una vera rivoluzione.



    Oggi diremmo che tutti i cani sono in grado di ragionare, analizzare fatti e problemi, di pianificare e comunicare con altri cani e anche con l’uomo. Diremmo anche che i cani, ….

    al pari di molte altre specie, non sono solo ripetitori di semplici riflessi condizionati, ma che riescono a modificare agevolmente il loro comportamento. In sostanza, manifestano una certa intelligenza adattiva, lavorativa ed ovviamente anche istintiva. A proposito dell’istintiva, sappiamo che nei cani esiste un’avversione ad accoppiarsi con i consanguinei. In sostanza, sanno raggiungere livelli abbastanza elevati di comprensione di se stessi e degli altri e si può fare un’infinità di esempi.




    Tutti conoscono il racconto di Ulisse, che torna dopo 20 anni a casa e il suo cane lo riconosce. Qui, Argo, tra tanti ricordi, ne ricostruisce uno importante, cioè quello di un uomo cui era affettivamente legato. Istantaneamente re-identifica quella figura. Non ha bisogno di riflettere e tanto meno di parlare. Si comporta come si comporterebbe qualsiasi umano che non fa uso della parola. Non solo crede a ciò che vede, ma va al di là del travestimento del padrone, dando prova di possedere la conoscenza vera. Rimane emotivamente colpito dall’immagine di Ulisse, immagine che non si era dilatata nello spazio e nel tempo. La mente di Argo, quindi quella di un cane, non è quella di un essere umano, ma si tratta pur sempre di una realtà sensibile e nostalgica.




    In sostanza, perché si può parlare anche di mente animale? Secondo il filosofo americano Daniel Dennett, noi uomini siamo diventati creature popperiane e, al contrario di quelle skinneriane, siamo sufficientemente intelligenti da mettere in atto dei comportamenti, non più casuali, ma artefici di una continua riprogettazione culturale, con un’intelligenza che lavora su se stessa. Un processo simile può essere accaduto anche ai cani? In sostanza, il cane può fare consapevolmente uso di rappresentazioni mentali e di rielaborarle? Oppure, dal lato opposto, si può essere intelligenti anche senza esserne consapevoli o, se si vuole, esistono comportamenti inconsapevoli ma intelligenti, come quando guidiamo un’auto «in automatico»?



    Anche se non è del tutto dimostrabile, i cani potrebbero possedere concetti più o meno simili ai nostri. Certo, noi uomini, più dei cani, ma non tanto di più delle scimmie antropomorfe, abbiamo la possibilità di acquisire modelli culturali più complessi, soprattutto grazie all’uso delle parole. Per noi sono simboli sonori che ci permettono di orientarci meglio nell’ambiente naturale e sociale, ma è solo il linguaggio che arricchisce le capacità cognitive e che ci fa riflettere sul pensiero? Oppure può anche un cane richiamare alla mente gli elementi di una soluzione, quando questi non forniscono alla sua memoria e alla sua esperienza un aiuto verbale?



    Se formuliamo retoricamente questa domanda è perché dimentichiamo il fatto che un individuo - animale o umano che sia - non deve necessariamente risolvere un problema attraverso l’istruzione linguistica. L’esercizio può essere diverso, come può essere diverso il simbolo che lo rappresenta, verbale per l’uomo e non verbale per il cane. Il significante può assumere caratteristiche come quelle dei segni. Non è un caso che un cane interpreti benissimo i segnali umani. In sostanza, può possedere il concetto del gatto, tutto suo e diverso dal nostro. Potrà soffermarcisi anche se più rudemente di quanto faccia un uomo, ma non si può dire che il cane sia totalmente privo del concetto del gatto.

    Il cane non si chiederà mai chi siano i gatti, se siano animali o robot, ma avrà il concetto di un qualcosa che si caccia e uccide. Il cane ha le sue competenze mentali, una propria forma di coscienza riflessiva, in qualche modo simile, anche se non uguale, alla nostra.
    Durante l’addomesticamento abbiamo sempre trattato il cane come animale speciale e l’abbiamo reso più «umano» rispetto agli altri animali domestici. Non è stato difficile, perché discende da mammiferi sociali. Molte testimonianze archeologiche hanno dimostrato che i cani sono stati fondamentali nelle trasformazioni culturali dell’uomo e - dice una studiosa come Susan McHugh - questo è avvenuto in un contesto in cui il cane è stato avvicinato, anche se in modo ambivalente, a una sorta di divino mitologico. La razza canina, infatti, ha finito per rappresentare le gerarchie umane e, nel caso degli esemplari di piccola taglia, per incarnare una sorta di bambino sostitutivo. Il cane bastardo, invece, si è trasformato nel simbolo dell’uomo cattivo o nello stimolo per fargli tirare fuori i sentimenti migliori.

    C’è un epitaffio sulla tomba di un terranova del poeta George Gordon Byron. Dice: «Possedette la bellezza senza vanità, la forza senza insolenza, il coraggio senza ferocia e tutte le virtù dell’uomo senza i suoi vizi».

    (fonte: La Stampa/LaZampa.it)


     
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  11. gheagabry
     
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    LA FEDE I FIDO



    Quando si parla di una favola si pensa a una storia inventata, a qualcosa di irreale. La storia che vi racconto è invece un fatto realmente accaduto, parla di un cane di nome Fido ed è ambientata nella bella valle del Mugello.
    Carlo Soriani, un operaio di Luco del Mugello, un paese vicino a Borgo San Lorenzo, al tempo della seconda guerra mondiale trovò in un fosso un cucciolo di cane ferito. Soriani lo raccolse e lo portò a casa sua dove gli prestò le prime cure e gli dette anche una cuccia.

    Il cagnolino, una volta guarito, si affezionò così tanto al suo nuovo padrone che ogni giorno si recava alla fermata della corriera per aspettare il suo padrone che tornava a casa dal lavoro. Un terribile dicembre del 1943, durante i bombardamenti aerei avvenuti su Borgo San Lorenzo, Carlo Soriani morì.

    fido

    Fido non perse la speranza di veder tornare il suo buon padrone e per ben 14 anni (5110 volte) si recò puntualmente all’arrivo della corriera ad aspettare, purtroppo inutilmente, che l’operaio scendesse. La guerra finì, le condizioni di vita si modificarono ma il fedele Fido, nonostante fosse invecchiato, ancora ogni giorno si presentava alla fermata della corriera e aspettava. Nel 1957 il sindaco di Borgo insignì Fido della medaglia d’oro, con grande commozione della moglie di Soriani, presente alla cerimonia. Il 9 giugno del 1958 Fido morì: fu seppellito vicino alla tomba del suo padrone Carlo Soriani, nel cimitero comunale di Luco del Mugello. Il comune di Borgo San Lorenzo decise di ricordare questa straordinaria storia di amore e fedeltà e dette incarico allo scultore sestese Salvatore Cipolla di realizzare una statua in bronzo del cane. La statua si trova tuttora collocata in Piazza Dante, a fianco del palazzo municipale di Borgo San Lorenzo.

    Una curiosità: esiste ancora il filmato originale della consegna della medaglia al cane Fido. E’ custodito negli archivi in bianco e nero dell’istituto
     
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  12. gheagabry
     
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    "Il cane possiede la bellezza senza la vanità, la forza senza l'insolenza, il coraggio senza la ferocia..e tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi" (Lord Byron)

    "Il cane resta accanto al padrone nella prosperità e nella povertà, nella salute e nella malattia. Pur di stare al suo fianco dorme sul terreno gelido quando soffiano i venti invernali e cade la neve. Bacia la mano che non ha cibo da offrirgli, lecca le ferite e le pieghe consate dallo scontro con la rudezza del mondo. Veglia sul sonno di un povero come se fosse un principe" (G. G. Vest)
     
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  13. gheagabry
     
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    Quando tra le mie mani stringo il muso di un cane e lo accarezzo pian piano, guardandolo negli occhi, è come se raccogliessi la poesia più antica del mondo: la più antica e la più bella.
    DI QUANDO DIO CREO' IL CANE PER DONARE ALL'UOMO UN AMICO.




    "Volto di un cane"

    L'ho visto la fuori
    sotto una sottile pioggia invernale
    annusava l'aria
    e aspettava di sentire la mia mano,
    è un gesto d'istinto,
    perchè mi è più facile
    accarezzare il volto di un cane che
    quello di una persona
    che non mi guarda negli occhi!

    Michela Mancini








    L'uomo ruba, noi no: eppure nei Grandi magazzini c'è scritto "vietato l'ingresso ai cani".

    L'uomo bestemmia il suo Dio,noi no: eppure nelle chiese c'è scritto "vietato l'ingresso ai cani".

    L'uomo da scandali e tangenti, noi no: eppure sia alla Camere che al Senato è "vietato l'ingresso ai cani".

    L'uomo ci abbandona per egoismo, ma nessuno di noi ha mai abbandonato un padrone a costo di soffrire la fame con lui.

    Quindi uomo, per offendere gli altri uomini non dirgli sei un cane ma digli "SEI UN UOMO" che è molto peggio come offesa!

    Cani di tutto il mondo non fatevi più imbrogliare:

    il nostro unico vero nemico è l'uomo!!!

    Rita Della Chiesa







    Il “miglior amico dell’uomo” sin dai primordi, apprezzato per la sua fedeltà ma chissà perché utilizzato spesso per connotare situazioni e personaggi negativi, squallidi e tristi.
    Infatti una brutta tinta indefinita, fra il marrone e il bigiastro è detta “color can che scappa”; dopo un pranzo schifoso commentiamo che abbiamo mangiato “da cani” e di chi non sappia fare il suo mestiere, soprattutto nell’ambiente artistico, si dice che recita, canta o scrive “come un cane”.

    Dare del “figlio d’un cane” a qualcuno è spesso più sprezzante che dargli dell’erede di donnina allegra; inoltre si può “morire come un cane”, in totale solitudine, abbandonati da tutti ed è possibile, in un momento di rabbia, “trattare qualcuno come un cane” facendolo sembrare, dopo la sfuriata, “un cane bastonato” grazie alla sua espressione avvilita e vergognosa, proprio come quella di un botolo picchiato dal padrone amatissimo.

    I vanagloriosi e i petulanti, quelli che spesso sbraitano e provocano a gran voce ma son prontissimi a fuggire in caso di reazioni, sono definiti “cani da pagliaio, che abbaian e stan lontano”; infatti si sa che il “can pauroso abbaia più forte” e che “can che abbaia non morde”…quasi mai.
    Martin Lutero però, riferendosi alle accuse e alle offese fattegli dai suoi nemici, ripeteva “l’abbaiar dei cani non arriva al Cielo”, come i ragli d’asino.

    Spesso le offese, le proteste e le lamentazioni sono sforzi inutili, come l’”abbaiare alla luna”; si continua a litigare “come cane a gatto”, certo, ma in ogni caso negli stessi ambienti gli interessi comuni, anche quelli non corretti, vengono sempre difesi perché “cane non mangia cane”, soprattutto se si tratta di “cani grossi”, nel senso di potenti.

    C’è chi si vendica delle protervie vere o presunte subite da uno di questi “battendo il cane al posto del padrone”, prendendosela cioè con qualcuno di più debole che gli è vicino; e vita non sempre facile hanno nella società civile i cosiddetti “cani sciolti”, professionisti che se ne fregano delle regole di clan e del politicamente corretto preferendo pensare con la propria testa, rischiando però d’esser accettati “come un cane in chiesa”, aborriti e allontanati dagli scaccini di turno che di solito sono “cani d’ortolano”, che non possono mangiare l’insalata e che quindi non la lasciano mangiare neanche agli altri.

    E spesso ci si può trovare di fronte, o esserne addirittura incarnati, nella “coda del cane di Alcibiade”; un giorno il politico ateniese fece mozzare la coda del suo cane preferito, così, senza motivo apparente. E quando gli chiesero il perché di quel gesto inconsulto rispose: “Finché gli Ateniesi continueranno a essere così interessati alle mie stranezze, non criticheranno la mia attività politica”.

    A questo proposito si sa che ciascuno è libero di governare come gli pare, l’importante però è che “non meni il can per l’aia”, tergiversando e temporeggiando, perdendosi in chiacchiere e azioni diversive e inutili, nel tentativo di rimandare o evitare impegni seri e vitali. Altrimenti i governati, abbandonati a se stessi, non potranno che tentar di dimenticare le loro magagne seguendo la ricetta de El can de Trieste .

    ****

    Corollario

    Gemisto: Stenghe arrete come le palle de li ca’! (Abruzzese: sono indietro come le palle dei cani!); Chi non ha pietà per i cani, non ne ha per gli uomini; Scacciato come un cane in chiesa.

    Angela: “Si nu cagniele” (sei come un cagnolino) Dicesi di persona disposta a seguire chiunque. Dispregiativo: il canino veniva legato sotto il traino e costretto a seguire il cavallo.

    Beppe: Non svegliare il can che dorme! I francesi dicono: Eveillant le chien qui dort, s’il te mort il n’a pas tort.

    Mimosa Fiorita: In Ciociaria si dice Li cunfetti non so’ pe li cani.

    Primo Casalini: Però c’è anche Cangrande della Scala (e Cansignorio). Poi ci sono i Domenicani, rappresentati come Cani del Signore.

    Francesca: si dice ‘ho una fame da lupo’, però se si pensa che il cane viene dal lupo…

    Roger: proverbi vari, qui

    Luisa: C’è da dire che oggi non fa un freddo cane…anzi!

    Fran: “A cani e porci” ovvero a chiunque, senza distinzione, a chi merita e a chi no

    Pievigina: Altamarca trevigiana: “far i can” significa vomitare, non ho mai capito perché.

    Lavinza: Magari è poco elegante, sicuramente è un po’ volgare, ma io non ho mai capito perché si dice “fare le cose alla c*** di cane”. anche se da gatto non posso che essere d’accordo.

    Alessandra: Piuttosto can vivo che leone morto…Cani e villani non chiudono l’uscio…
    In casa d’altri loda tutti
    fino i figli cattivi o brutti,
    fino al gatto che ti sgraffigna,
    fino al can che ti mordigna

    John: “Dime can ma no musso” per distinguere i tifosi del Verona da quelli del Chievo
     
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  14. gheagabry
     
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    Questione di razza
    Trilussa

    -Che cane buffo! E dove l’ hai trovato? -
    Er vecchio me rispose: -é brutto assai,
    ma nun me lascia mai: s’ é affezzionato.
    L’ unica compagnia che m’ é rimasta,
    fra tanti amichi, é ‘ sto lupetto nero:
    nun é de razza, é vero,
    ma m’ é fedele e basta.
    Io nun faccio questioni de colore:
    l’ azzioni bone e belle
    vengheno su dar core
    sotto qualunque pelle.





    Cani “Aforismi”

    I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli esseri umani, che sono incapaci di amore puro e confondono l’amore con l’odio nelle loro relazioni

    Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, s’è fatta bestia.
    - Victor Hugo -

    Chi non ha mai posseduto un cane, non può sapere che cosa significhi essere amato.
    - Schopenhauer -

    Il cane è un gentiluomo. Spero di andare nel suo paradiso, non in quello degli uomini.
    - Mark Twain -

    La scelta del padrone da parte di un buon cane è un fenomeno magnifico e misterioso. Con rapidità sorprendente, spesso in pochissimi giorni, si stabilisce un legame che è di gran lunga più saldo di tutti…
    - Konrad Lorenz -

    Un cane è la sola cosa su questa terra che vi ami più di quanto non ami se stesso.
    - Lindsay -

    La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con una creatura umana.
    - K. Lorenz -

    Dicono che gli animali non hanno un’anima… bè, io non ci credo. Se avere un’anima significa essere in grado di provare amore, fedeltà e gratitudine, allora gli animali sono migliori di tanti esseri umani.
    - J. Herriot -

    L’affetto per un cane dona all’uomo grande forza.
    - Seneca -

    I cani non mentono su ciò che provano, perché non possono mentire sulle emozioni. Nessuno ha mai visto un cane triste che fingesse di essere felice…
    - J. Masson -

    Se raccogliete un cane affamato e lo nutrirete non vi morderà. Ecco la differenza tra l’uomo ed il cane.
    - Mark Twain -

    Il cane è quel che c’è di meglio nell’uomo.
    - Buffon -

    L’anima di un cane fedele va in Paradiso a raggiungere l’essere che ama.
    - J. Moinaut -

    Non si cura di chiedersi se abbiate torto o ragione; non gli interessa se abbiate fortuna o no, se siete ricco o povero, istruito o ignorante, santo o peccatore. Siete il suo compagno e ciò gli basta. Egli sarà accanto a voi per confortarvi, proteggervi e dare, se occorre, per voi, la sua vita. Egli vi sarà fedele nella fortuna come nella miseria. E’ il cane!
    J.K. Jerome

    Non crediate che sia crudele tenere un cane in un appartamento cittadino: l a sua felicità dipende soprattutto dal tempo che potete trascorrere con lui, dal numero di volte che vi può accompagnare nelle vostre uscite; al cane non importa nulla aspettare per ore e ore davanti alla porta del vostro studio, se poi ne avrà in premio dieci minuti di passeggiata al vostro fianco. Per il cane l’amicizia personale è tutto. Ricordate però che in questo modo vi assumete un impegno tutt’altro che lieve, perché dopo e’ impossibile rompere l’amicizia con un cane fedele, e darlo via equivale a un omicidio.
    - Konrad Lorenz -

    Se al tuo cane non piace una persona, probabilmente non dovrebbe piacere neppure a te.
    Anonimo -

    In principio Dio creò l’uomo. Poi vedendolo così debole, gli donò il cane.
    - A. Toussenel -

    Un cane è la sola cosa su questa terra che vi ami più di quanto non ami se stesso
    Lindsay

    La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con una creatura umana
    K. Lorenz

    L’affetto per un cane dona all’uomo grande forza
    Seneca

    I cani non mentono su ciò che provano, perché non possono mentire sulle emozioni. Nessuno ha mai visto un cane triste che fingesse di essere felice…”
    J. Masson

    Se raccogliete un cane affamato e lo nutrirete non vi morderà. Ecco la differenza tra l’uomo ed il cane
    Mark Twain

    L’anima di un cane fedele va in Paradiso a raggiungere l’essere che ama
    J. Moinau





     
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  15. gheagabry
     
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    COCKER SPANIEL




    Origini della razza:
    Una data rilevante per l’origine di quello che oggi sono i cocker spaniel inglesi è il 1879 quando nacque Obo [figlio di Venus (femmina bianca e nera) e Frank (maschio nero focato)] all’allevamento di Farrow, di colore nero che diventò in un certo senso il padre dei cocker, grazie le sue caratteristiche, nonostante la sua stazza ridotta.

    Pochi anni dopo nel 1893, la razza venne riconosciuta dal Kennel Club Inglese con il nome attuale: “cocker spaniel inglese”.

    Nei primi del 1900 con la nascita del primo Cocker Spaniel Club si ha un primo standard di razza.




    Tornando un indietro nel tempo già intorno al 1400 erano definiti “spaniel” i cani da caccia da ritrovo e per stanare la selvaggina per la caccia con il falco. Ci sono molti studi a riguardo e quasi tutti convergono nel fatto che gli spaniel hanno un’origine in Spagna…anche se ci sono altre teorie che parlano di posti anche ben più lontani e remoti.




    Aspetto fisico:
    L’altezza al garrese per i maschi va da 39 a 41cm, mentre nelle femmine è 38-39cm, la media del peso è intorno i 13kg. Le orecchie sono lunghe e ricoperte da pelo. L’aspetto generale deve essere di cane compatto, armonico, con un collo di una media lunghezza ben inserito e muscoloso, la cosa inserita bassa ed in linea con il dorso. La misura da terra al garrese è la stessa che dal garrese all’inizio della coda. Le zampe devono essere arrotondate e il pelo liscio e moderatamente frangiato. Il tartufo deve essere ampio, lo stop è abbastanza pronunciato, il cranio ha una forma convessa. Gli arti anteriori devono essere dritti quelli posteriori ben angolati. La chiusura dei denti è a forbice.


    I colori sono ammessi tutti, in quelli ad unico colore non sono ammesse macchie bianche se non piccola sul petto…per citare qualche colore: fulvo, bianco e nero, blu roano, tricolore, tricolore roano, rosso roano, nero focato, bianco e arancio.




    Non bisogna accoppiare soggetti monocolore con bi e multi colore, potrebbero venir fuori soggetti con colorazione non ammessa dallo standard, monocolore con macchie bianche non ammesse.


    Temperamento: Il cocker è un cane dolce e affettuoso, con un temperamento attivo, attento e allegro, vivace ed esuberante…è un cane che apprende con facilità ma un po’ testardo. Un cane che può essere ottimo nel lavoro ma anche come compagno di vita, ottimo anche per vivere a contatto con i bambini.

    Il cocker è un cane abbastanza socievole che ben convive con altri cani, può vivere benissimo in appartamento ma il moto non gli deve essere negato, portandolo a fare lunghe passeggiate e portato in spazi dove è possibile lasciarlo libero a scorazzare (è un cane che ama muoversi e curiosare)...è importante la socializzazione con altri cani equilibrati nell'età dell'imprinting e successivamente.



    Alimentazione: il cocker è un cane che non ben alimentato tende ad ingrassare, come gli altri cani fino ai 6 mesi dovrebbe assumere tre pasti per poi passare a due e dopo l’anno di età si può decidere di continuare così o passare ad una sola razione giornaliera. Quando non si ha tempo di preparare un’alimentazione casalinga ben equilibrata allora l’ideale è usare le crocchette in commercio, già ben equilibrata, ci sono diverse marche, l’importante è che sia un prodotto super premium che sia bilanciato sia per proteine che grassi, sono anche da tenere in considerazione i carboidrati.
    Importante che il cocker abbia delle ciotole sia per bere che mangiare apposite in modo tale che le orecchie non entrino a contatto con il cibo e l’acqua.





    Le cure: il cocker è un cane abbastanza resistente, un aspetto importante è quello delle orecchie, di solito quando le otiti sono dettate anche da una non perfetta selezione ma può anche capitare dal fatto che strisciando le orecchie per terra possano risentirne, l’importante è controllarle, odorarle ed eventualmente contattare un veterinario per farsi consigliare un prodotto per curarlo…è importante che il cane abbia il condotto uditivo sgombro.



    BIBLIOGRAFIA DEL COCKER SPANIEL INGLESE

    LA BIBLIOTECA DEL BUON "COCKERISTA" : I LIBRI




    "Il Cocker Inglese e Americano" di Filippo Cattaneo, De Vecchi Editore, Milano 2005

    "Sempre allegro, con lo sguardo attento e la coda perennemente in movimento, così il cocker si è guadagnato una vastissima fama come cane da compagnia. Mettendo da parte le sue mai sopite attitudini per la caccia, è diventato uno splendido compagno di giochi per i bambini, di cui ricambia la vivacità e l'esuberanza.

    "I Cocker, l'Inglese e l'Americano" di Giobatta Tabò, De Vecchi Editore, Milano 1994

    "- Fino a tutto l'Ottocento cocker inglesi e americani erano una razza unica; poi si profilarono delle distinzioni. Quali?
    - La coda è per il cocker ciò che per l'uomo è la parola: il cocker, più ancora di tanti cani, "parla" con la coda, con un'espressività chiara e completa. In questo libro trovate il suo "linguaggio dei gesti".

    "Il Cocker" di Franca Simondetti, Editoriale Olimpia, Firenze 1994

    "Per chi vede un cocker passeggiare per le vie più eleganti di una città oppure pavoneggiarsi sul ring di qualche esposizione, può essere difficile immaginare questo piccolo animale alle prese con i cespugli, le spine, i fossati e le paludi della campagna, magari in una giornata di caccia. Eppure è proprio lo stesso cane che può trasformarsi da signorino ad operaio, da manichino a corridore, con una volontà e una passione veramente inaspettate. Questo libro intende restituire al cocker spaniel inglese tutta la dignità che i tempi e le mode gli hanno tolto: quella del cane da lavoro."

    "Il Cocker Spaniel" di Fischer Trammingen, Nicolò Nicolosi Editore, Roma 1973
    "Il Cocker Spaniel ha raggiunto una così grande diffusione, da farlo annoverare tra le razze più numerose e popolari, per l'ottimo carattere, la dedizione verso il padrone, la gaiezza, la fedeltà e, non ultima, la bellezza. Circa l'ottanta per cento degli appassionati della razza tengono il Cocker in casa, come cane di compagnia: solo una piccola parte lo adopera come ausiliario per la caccia, benché una volta in Inghilterra fosse allevato solo a tale scopo. "

    Il Cocker: il cane dagli occhi dolci" di Rodolfo Grassi, Siad Edizioni, Milano 1984
    "Tenero, giocherellone, vince in dolcezza e conquista la casa. Ma anche il cocker però ha necessità di cure continue, di attenzioni quotidiane, di una dieta particolare e di un addestramento di base.

    "Come allevare e addestrare il Cocker Spaniel Inglese" di Robert Gannon, Encia Editore, Udine 1973

    "Non c'è un cane più versatile del Cocker Spaniel Inglese. Esso abbandona i comodi ozi della vita di casa per affrontare con ardore i disagi della caccia. Sempre affettuoso, è un allegro compagno di giochi, uno scrupoloso cane da guardia e un valido ausiliare per la caccia nelle brughiere e nei boschi, nonché un riportatore di selvaggina che non indietreggia di fronte all'acqua gelida."

    "Il Cocker" di Giorgio Di Tizio, Editoriale Olimpia, Milano 1992

    "Una verità indiscutibile: il cocker è un animale dai gusti e dagli atteggiamenti raffinati. Chi ha avuto modo di godere della sua compagnia non ha esitazione nell'affermare che ama la musica classica, con uno snobismo che lo fa sobbalzare di fronte ai ritmi sincopati, o che è maestro nell'intrattenere platee inscenando vere e proprie recite, con le orecchie all'indietro e la pancia tirata in dentro, o ancora, che è capace di restare per ore sul balcone di casa a farsi carezzare la schiena dalle tende mosse dal vento. Il cocker, insomma, non è mai monotono, e la sua personalità vanta una serie pressoché infinita di atteggiamenti e stati d'animo. Ecco perché, tra gli amici dell'uomo, egli occupa una posizione del tutto particolare."
     
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154 replies since 18/5/2010, 11:42   78915 views
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