IL GRANDE LIBRO DELLE STORIE

favole, poesie, racconti di vita ed ogni altra cosa desideriamo scrivere

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  1. sognatrice09
     
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    I ragazzi che si amano di J. PREVERT
    --------------------------------------------------------------------------------

    I ragazzi che si amano si baciano in piedi
    Contro le porte della notte
    E i passanti che passano li segnano a dito
    Ma i ragazzi che si amano
    Non ci sono per nessuno
    Ed è la loro ombra soltanto
    Che trema nella notte
    Stimolando la rabbia dei passanti
    La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
    I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
    Essi sono altrove molto più lontano della notte
    Molto più in alto del giorno
    Nell'abbagliante splendore del loro primo amore



    Questo amore J. PREVERT

    Questo amore
    Così violento
    Così fragile
    Così tenero
    Così disperato
    Questo amore
    Bello come il giorno
    E cattivo come il tempo
    Quando il tempo è cattivo
    Questo amore così vero
    Questo amore così bello
    Così felice
    Così gaio
    E così beffardo
    Tremante di paura come un bambino al buio
    E così sicuro di sé
    Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
    Questo amore che impauriva gli altri
    Che li faceva parlare
    Che li faceva impallidire
    Questo amore spiato
    Perché noi lo spiavamo
    Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
    Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
    Questo amore tutto intero
    Ancora così vivo
    E tutto soleggiato
    È tuo
    È mio
    È stato quel che è stato
    Questa cosa sempre nuova
    E che non è mai cambiata
    Vera come una pianta
    Tremante come un uccello
    Calda e viva come l'estate
    noi possiamo tutti e due
    Andare e ritornare
    Noi possiamo dimenticare
    E quindi riaddormentarci
    Risvegliarci soffrire invecchiare
    Addormentarci ancora
    Sognare la morte
    Svegliarci sorridere e ridere
    E ringiovanire
    Il nostro amore è là
    Testardo come un asino
    Vivo come il desiderio
    Crudele come la memoria
    Sciocco come i rimpianti
    Tenero come il ricordo
    Freddo come il marmo
    Bello come il giorno
    Fragile come un bambino
    Ci guarda sorridendo
    E ci parla senza dir nulla
    E io tremante l'ascolto
    E grido
    Grido per te
    Grido per me
    Ti supplico
    Per te per me per tutti coloro che si amano
    E che si sono amati
    Sì io gli grido
    Per te per me e per tutti gli altri
    Che non conosco
    Fermati là
    Là dove sei
    Là dove sei stato altre volte
    Fermati
    Non muoverti
    Non andartene
    Noi che siamo amati
    Noi tu abbiamo dimenticato
    Tu non dimenticarci
    Non avevamo che te sulla terra
    Non lasciarci diventare gelidi
    Anche se molto lontano sempre
    E non importa dove
    Dacci un segno di vita
    Molto più tardi ai margini di un bosco
    Nella foresta della memoria
    Alzati subito
    Tendici la mano
    E salvaci.
     
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  2. ghea60
     
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    da barabat

    Vi voglio raccontare di quando una sera, a cena, mio padre invitò dei cari amici di famiglia...
    Lui, il figlio, sarebbe finalmente ritornato a casa mia...
    ...L'avrei rivisto e già immaginavo quante capriole avrebbe fatto di nuovo il mio cuore!
    Emozionata, felice, rossa, rossa per l'imbarazzo aprii la porta...
    Il suo sguardo sfuggente fu come un secchio d'acqua ghiacciata,
    nulla mi faceva presagire quello che sarebbe accaduto...più tardi!
    Andavo avanti e indietro, dalla cucina alla sala da pranzo,
    aiutavo mamma a portare le pietanze a tavola...
    Tra un brindisi e l'altro e barzellette a fiumi,
    la serata trascorreva serena e il buonumore era ritornato...
    Mentre tornavo in camera da pranzo,
    improvvisamente mi sentii tirare dietro l'arco,
    nel mezzo del lungo corridoio...
    ...lui era lì nel buio, dietro la tenda e mi teneva stretta,
    una mano sulla bocca per non farmi gridare,
    poi...il suo respiro si confuse col mio,
    nessuna parola, solo sguardi intensi,
    una carezza e poi il bacio mille volte sognato...
    ...Confusione...emozione...il cuore a mille...
    ...la paura di essere scoperti e poi ancora
    gioia, euforia, felicità!!!
    Il mio primo bacio...fuochi d'artificio...
    il mio primo amore...dolci melodie...
    ...un ricordo impresso per sempre
    nel cuore e nella mente!
    Ahhhh!
    Barbara



    Edited by ghea60 - 14/10/2009, 13:11
     
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  3. macris75
     
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    oggi la mia storia è....QUI

    Sentimi pulsare fino a quanto il fiato ferma il tuo pensiero prima che si infranga
    E lasciami filtrare lento e indisturbato fammi riposare lascia che io rimanga qui
    Toglimi lo sguardo toglimi il respiro togli i tuoi pensieri da una bocca che non può parlare
    Senza più ferire senza più sparare senza più tagliare senza fare male
    Ma lasciami qui
    Qui
    Lasciami qui
    Perché qui
    Qui c’è un tetto di stelle
    E un oceano di pelle
    E un deserto di voci
    E un tepore di baci
    Perché qui
    Qui non passa più niente
    Qui non passa la gente
    Qui non passa che il tempo
    E si scioglie in un momento
    Perché qui
    È passato l’amore ad un passo da me
    Tienimi sul cuore fino a quando passa questa mia paura questo mio terrore
    Di guardarti dritto in fondo agli occhi e di scoprire ciò che pensi veramente tu di me

    E lasciami qui
    Qui
    Tu lasciami qui
    Perché qui
    Qui c’è un tetto di stelle
    E un oceano di pelle
    E un deserto di voci
    E un tepore di baci
    Perché qui
    Qui non passa più niente
    Qui non passa la gente
    Qui non passa che il tempo
    E si scioglie in un momento
    Perché qui
    È passato l’amore ad un passo da me


    :wub:
     
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  4. sognatrice09
     
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    Due notti fa..............una storia ...........NARRATA DA GABRY....(GHEA 60)...............................................

    "C'ERA UNA RAGAZZA..........CHE SAPEVA COME SFIORARE I TASTI DI UN PIANOFORTE COME IL VENTO ACCAREZZA I CAPELLI..........UN GIORNO PER CAUSE A TUTTI IGNOTE INIZIARONO A SALTARE TUTTI I TASTI..UNO PER UNO.......
    E LA RAGAZZA CHIESE AL VENTO.........."IO SFIORO QUALSIASI COSA, ACCAREZZO IL MONDO...CON UN SOFFIO...MA SO ANCHE USARE LA MIA FORZA ..QUANDO E' NECESSARIO............LA RAGAZZA CAPI' CHE NON BASTAVA COME RISPOSTA....IL VENTO AVEVA SFIORATO LA SUA DOMANDA....ALLORA SI AFFACCIO' DALLA FINESTRA E CHIESE AL MARE.......


    E IL MARE RISPOSE..............IO VIVO DALLA NOTTE DEI TEMPI, SONO UN IMMENSO MARE D'ACQUA......TOCCO LE RIVE CON DOLCEZZA........IL MIO E' UN LENTO CAMMINO.........MA SO COME SFERZARE......E LE MIE ONDE POSSONO SOMMERGERE IL MONDO................MA PER LA RAGAZZA NON ERA ANCORA LA RISPOSTA CHE SI ASPETTAVA...VOLSE LO SGUARDO AL CIELO E SI RIVOLSE ALLE NUVOLE..............

    ........LE NUVOLE SI GUARDARONO........INIZIARONO AD AGITARSI........NON CAPIVANO ...PERCHE' QUELL'ETEREA RAGAZZA SI RIVOLGEVA A LORO....PRIMA IL LENTO BISBIGLIARE CHE DIVENTO'........PARLARE........POI IN POCHI MINUTI...SEMBRAVA URLASSERO......SI RADUNARONO IN UN SOL PUNTO....URLAVANO...DIVENNERO NERE .................TUTTO IL CIELO SI COPRI'...............

    SI SCONTRARONO UNA CON L'ALTRA..........CREANDO VORTICI....INIZIARONO A URLARE SEMPRE PIU' FORTE..........IL CIELO SEMBRAVA TREMARE E LAMPI DI LUCE LO SQUARCIAVANO ...COME FERIRE..AD UN TRATTO...INIZIO' A PIOVERE.......PRIMA PICCOLE GOCCE ...POI SEMPRE DI PIU'.......GOCCE UNA DOPO L'ALTRA......CON IMPETO.........SENZA TREGUA..........SECONDI, MINUTI................POI TUTTO CESSO'...........E' COME SE LA LORO RABBIA SI FOSSE PLACATA......AVEVANO PIANTO.........UN PIANTO PROFONDO............LA RAGAZZA CAPI' ..LENTAMENTE TORNO' AL PIANO E RICOMINCIO' A SUONARE...SFIORANDO I TASTI COME UNA PIUMA ALEGGIA NELL'ARIA.....

    ...E QUELLE NOTE ARRIVARONO FINO AL CIELO.....SQUARCIANDO QUELLA COLTRE OSCURA.....E APRENDO LA VISIONE DI UNA STUPENDA NOTTE STELLATA.....CON UNA LUNA CHE QUASI PROVAVA VERGOGNA DALL'AVER MOSTRATO IL SUO PRIMO QUARTO"

    Qui Gabry interrompe il suo racconto...............e.....................................
    Prosegue MIRROR……che lo temina così........

    "
    E l'alba regalò un nuovo giorno.......come le note che continuavano a nascere da quell etereo accarezzare dei tasti......come le parole, sorgenti dalle quali scaturiscono nuovi pensieri.....

    https://www.youtube.com/watch?v=2ovl3atjQ5Y



    <https://www.youtube.com/watch?v=xt6NlgF8B58
    object width="445" height="364"> "
     
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  5. ghea60
     
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    da loveoverall
    una favola


    Fssssshhhh..il vento soffiava

    Fssssshhhh..il vento soffiava tra i suoi capelli muovendoli come stelle filanti..Fsssshhhh il vento carezzava il suo meraviglioso corpo..pensieri, ricordi confusi iniziavano ad affollare la sua mente..era come una nenia senza fine, un continuo circolare ripetersi di una frase “raggiungi la luce..raggiungi quella luce..la luce è tutto”.
    Ricordava, aveva la sensazione di aver vissuto una esistenza precedente..come se qualcosa si nascondesse tra i suoi pensieri..tra le pieghe della sua mente..
    Dopo l’ennesima guerra totale, la civiltà si era modificata; gli unici esseri a sopravvivere erano state le api.
    Si erano organizzati in grandi agglomerati che vivevano sotto delle enormi cupole di cristallo. All’interno delle cupole le api si erano organizzate, strutturate come una civiltà, c’erano le api addette alla giustizia, le api addette alla produttività, le api addette all’educazione..insomma in tutto e per tutto le campane di cristallo erano simili alle città degli umani.
    Ecco, una cosa che era proibita alle api era pronunciare la parola “uomini”, era troppo forte il ricordo dell’orrore e della distruzione che gli uomini avevano causato per la loro cieca sete di potere..c’era poi un'altra cosa che gli anziani avevano tramandato negli anni..nessuno poteva avvicinarsi troppo alle pareti della cupola, si narrava di una luce lontana che chiunque avesse osservato ne sarebbe poi divenuto schiavo e sarebbe impazzito dal desiderio inesaudibile di raggiungerla.
    I giorni passavano monotoni all’interno della cupola, tutto era perfettamente organizzato, tutto filava liscio senza emozioni, senza felicità; tra i giovani però iniziavano a farsi spazio i dubbi, le domande sul loro passato e soprattutto gli interrogativi sul futuro.
    C’erano in particolar modo due giovani api che erano più irrequiete, non accettavano tutti quei divieti, tutte quelle proibizioni; avevano sete di risposte, volevano avere certezze e soprattutto capire cosa ci fosse in quel riserbo delle api anziane circa le origini delle cupole.
    Così le due api iniziarono a fare domande a tutte le api anziane, ma nessuno sembrava disposto a dar loro risposte o anche il pur minimo indizio che potesse almeno dar loro poche ma significative certezze.
    C’era poi quel divieto che martellava le loro menti..perchè non potevano avvicinarsi alle pareti della cupola? Cosa rappresentava quella luce che si narrava si vedesse apparire lontano? Ogni volta che le due giovani api provavano a chiedere di quella luce, gli anziani saggi dapprima si chiudevano in un fastidioso silenzio per poi bisbigliare poche parole con le quali raccontavano di tante api che avevano provato a fuggire dalla cupola per raggiungere la luce e che erano morte in quel disperato tentativo.
    Le due api erano legate da un profondo sentimento ma non riuscivano a realizzare cosa fosse quella forza che li univa; sentivano un’attrazione fortissima l’uno verso l’altra ma era un qualcosa che sgorgava naturale dal loro inconscio ma non aveva a che fare con le caratteristiche della loro specie.
    I dubbi le perplessità erano tante, ma la curiosità di vedere quella luce lontana era troppo,troppo forte, fu così che una notte uscirono dalla loro casa e si diressero verso le pareti della cupola per vedere questa tanto nominata e temuta luce.
    La missione non era delle più semplici, le api addette alla giustizia avevano predisposto pattuglie di api sorveglianti davanti ad alcuni punti della parete della cupola, che avevano l’incarico di allontanare qualunque ape curiosa che volesse vedere quella luce lontana.
    Le due api erano determinate,erano stanche di quei divieti senza motivo, di quelle profezie delle api sagge che non avevano mai avuto nessun riscontro; così dopo giorni di appostamento nei quali studiarono luoghi e orari delle pattuglie delle api sorveglianti quella notte uscirono e si diressero verso il punto più a nord della cupola dove le pattuglie passavano più di rado.
    Giunti finalmente dinanzi alla parete di cristallo iniziarono a scrutare l’orizzonte e, d’un tratto, scorsero un puntino luminoso che man mano che lo osservavano diveniva sempre più grande e oltre ad una bellissima luce di tanti colori emanava un calore avvolgente ; unita a quella visione, nella loro mente iniziò a risuonare una nenia senza fine, un continuo circolare ripetersi di una frase “raggiungi la luce..raggiungi quella luce..la luce è tutto”.
    Impauriti da tutto quello sconvolgimento, volarono via veloci e fecero ritorno a casa. Passarono giorni, settimane ma, per quanto si sforzassero di cacciarla via, quella nenia continuava a risuonare nelle loro menti.
    Ogni sera, tornati a casa, le loro menti tornavano a quella luce, a quella miriade di colori a quella nenia senza fine; sentivano sempre più forte il desiderio di raggiungere quella luce come se in quel luogo avrebbero trovato la risposta a tutti i loro perché.
    Iniziarono così a programmare la fuga, c’erano da superare tutti gli sbarramenti posti dalle api sorveglianti e poi le incognite rappresentate dal cosa avrebbero trovato fuori dalle cupole di cristallo.
    A tale proposito lessero tutto quello che gli antichi libri riportavano sulla storia delle cupole di cristallo; si narrava che i costruttori delle cupole dovettero combattere contro il freddo, il buio, e un’aria praticamente irrespirabile.
    Nulla però poteva fermare le due api, erano fermamente determinate a portare a compimento la missione..volevano, più di ogni altra cosa al mondo, raggiungere quel punto luminoso.
    Così una notte, approfittando dei festeggiamenti per il centesimo anniversario della costruzione delle cupole, misero in atto il loro piano di fuga; raggiunsero le pareti della cupola e si fecero aspirare dai condotti che permettevano all’aria meno pura di uscire fuori.
    In un attimo furono fuori; un freddo intenso e pungente e un’aria così rarefatta da stringere la gola furono le prime sgradite sensazioni; era molto buio, ma di lontano c’era quel punto luminoso che sembrava chiamarli a lui.
    Non c’era più tempo per i ripensamenti, non si poteva più tornare indietro; inoltre in quei pochi attimi di esitazione, le loro ali iniziavano a ghiacciarsi. Così si guardarono per un attimo e, orientandosi verso il punto luminoso, decisero di rompere gli indugi e volarono più veloci che potevano verso la luce, verso quel calore avvolgente che essa sprigionava.
    Era freddissimo, man mano che passava il tempo, il freddo aveva quasi completamente ghiacciato i loro corpi, inoltre quell’aria così rarefatta quasi impediva loro di respirare; erano allo stremo delle forze, l’unica cosa che li confortava era che la luce era sempre più vicina e col suo avvicinarsi il calore iniziava timidamente a farsi sentire.
    Le forze iniziarono inesorabilmente ad abbandonare le api, oramai avevano difficoltà a volare, sentivano dolore su tutto il corpo, come se quel corpo li stesse abbandonando.
    Alzarono lo sguardo ancora una volta verso la luce, i dolori su tutto il corpo erano ormai insopportabili..un enorme bagliore di luce,un caldo improvviso e avvolgente e poi caddero rovinosamente a terra.
    Fssssshhhh..il vento soffiava tra i suoi capelli muovendoli come stelle filanti..Fsssshhhh il vento carezzava il suo meraviglioso corpo..pensieri, ricordi confusi iniziavano ad affollare la sua mente..aprirono gli occhi lentamente perché dopo tanto buio la luce era accecante.
    I dolori nel corpo erano scomparsi, ma nel viaggio avevano subito una metamorfosi..le due api si erano trasformate in due bellissimi esseri umani,un uomo e una donna; si guardarono negli occhi a lungo e d’improvviso ogni perché aveva trovato una risposta.
    Quel luogo era meraviglioso, un prato fiorito coloratissimo e tutt’intorno una natura bella e rigogliosa..guardandosi negli occhi si presero per mano e come d’incanto realizzarono cosa fosse quell’attrazione quel sentimento che quando erano api non capivano..sorrisero felici, consapevoli che quel viaggio che avevano affrontato insieme dal buio verso la luce, aveva cambiato per sempre i loro corpi i loro cuori e le loro anime..

    “PERCHE’ CHI HA CUORE E ANIMO PURI, NON TEME IL BUIO DELLA DIFFIDENZA, PERCHE’ HA NEGLI OCCHI LA LUCE E IL CALORE DELL’AMORE”

    Edited by ghea60 - 14/10/2009, 13:09
     
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  6. ghea60
     
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    da cricri1971


    Che belle le favole...quelle che fanno bene al cuore...
    al cuore dei bimbi che immaginano mondi fantastici dove la fantasia corre su arcobaleni infiniti....
    al cuore dei genitori che trasmettono ai loro figli quei messaggi che li faranno diventare gli adulti di domani...
    al cuore dei nonni che ricordando i loro trascorsi tenendo viva la memoria...
    al cuore degli adulti che tengono sempre vivo quel legame con la loro infanzia che permette di alleggerire la pesantezza di tutti i giorni...

    <<...e raccontano che lui si trasformò in albero e che fu per scelta sua che si fermò...e stava lì a guardare la terra partorire fiori nuovi così fu nido per conigli e colibrì...il vento gl'insegnò i sapori di di resina e di miele selvatico e pioggia lo bagnò...
    "la mia felicità" - diceva dentro se stesso - "ecco... ecco... l'ho trovata ora che...ora che sto bene...e che ho tutto il tempo per me. Non ho più bisogno di nessuno ecco la bellezza della vita che cos'è".
    Ma un giorno passarono di lì due occhi di fanciulla, due occhi che avevano rubato al cielo un po' della sua vernice e sentì tremar la sua radice...quanto smarrimento d'improvviso dentro sé...quello che solo un uomo senza donna sa che cos'è...e allungò i suoi rami per toccarla...
    capì che la felicità non è mai la metà di un infinito...ora era insieme luna e sole...sasso e nuvola...
    era insieme riso e pianto...o soltanto era un uono che cominciava a vivere...
    ora era il canto che riempiva la sua grande immensa solitudine...era quella parte vera che ogni favola d'amore racchiude in sé...per poterci credere...>>
    (Eros Ramazzotti - "Favola", ispirata da "Favola D'amore" di Hermann Hesse)
     
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    CIAO...SONO LUSSY..E QUESTA E' LA MIA STORIA...... ... "UNA LUNGA NOTTE...FRA SOGNI E REALTA'" . ERA UN POMERIGGIO D'APRILE..E CON LE AMICHE PIU' CARE....SI PARLAVA DI VIAGGI...DI LUOGHI LONTANI.....DI VOGLIA DI LIBERTA'.....FU COSI' CHE CI VENNE L'IDEA.....PARTIRE ...ANDARE LONTANO..DOVE TUTTO E' POSSIBILE..DOVE I SOGNI SI AVVERANO....E...LA VITA..DIVENTA NOSTRA.....NIENTE PIU' DIVIETI...NIENTE PIU'..ORDINI..NIENTE PIU' ADULTI CHE RIMPREVERANO..E COMANDANO.....LIBERI ..INSOMMA.....ERAVAMO IN QUATTRO.....MA SOLO IO...E ANTONELLA..(le piu' coraggiose)..DECIDEMMO IL PIANO...LE ALTRE DUE ASCOLTAVANO IN SILENZIO..CON UN PO' DI TIMORE..E VOGLIA DI OSARE.....MA..ADISTANZA....METTEMMO TUTTO ...NERO SU BIANCO...FACEMMO IL PATTO DELLA LUNGA AMIZIA....E......GIURAMMO CHE UNA VOLTA PRESA LA DECISIONE...NN SAREMMO PIU' TORNATE INDIETRO.....DIECI GIORNI DI TEMPO...DIECI GIORNI NEI QUALI..TUTTO AVREBBE PRESO FORMA....RISPARMIAMMO I SOLDI DELLA PAGHETTA...METTEMMO IN UNO ZAINO LE NOSTRE COSE PIU' CARE.....E....CON LA SCUSA CHE QUELLA SERA...IO SAREI STATA A CASA DI ANTONELLA...E LEI SAREBBE STATA A CASA MIA.......PARTIMMO..... LA CHITARRA SULLE SPALLE..LO ZAINO IN MANO...E NEGLI OCCHI...TANTI SOGNI......"CI CAMBIAMO NOME...VERO?"..."SI CERTO..COSI..NN CI TROVANO.."..OK..."IO SONO DARLING..E TU..?"....."IO ALICE...MI PIACE QUESTO NOME.."....CI INCAMMINAMMO LUNGO I BINARI DELLA FERROVIA....E...CAMMINA...CAMMINA.....CAMMINA.....QUEL PERCORSO NN FINIVA PIU'......ERA NOTTE TARDA..IL BUIO CI AVVOLGEVA...E......I SUONI DELLE CIVETTE...CI FACEVA PAURA....COMINCIAVAMO AD AVERE FREDDO...E...LA STANCHEZZA SI FACEVA SENTIRE......"HAI PAURA?"..."NO..NO..FIGURATI...E POI...SIAMO QUASI ARRIVATE..NO?" CI GUARDAVAMO INDIETRO.....PENSO CHE SE POTESSIMO ESPRIMERE UN DESIDERIO...ERA QUELLO DI RITROVARSI NEL LETTINO..SOTTO LA COPERTE.... ALL'IMPROVVISO...DELLE LUCI...E VAI....CI SIAMO..SIAMO ARRIVATE...(ERA LA PRIMA STAZIONE FERROVIARIA..AVEVAMO PERCORSO..PIU' O MENO..DIECI KM..)..."SENTI FACCIAMO IL BIGLIETTO...E PROSEGUIAMO IN TRENO...MI SA..CHE IL NORD..E' TROPPO LONTANO..". "OK..ALICE...PENSO SIA UNA BUONA IDEA..".... MA APPENA ARRIVATI IN STAZIONE.......ZACH..QUATTRO AGENTI DI POLIZIA..CI ERANO ADDOSSO...E..CON LA RADIO..DICEVANO..TROVATE LE BAMBINE....SONO AL COMANDO........ FINE DEL NOSTRO SOGNO...... QUATTRO GENITORI PREOCCUPATISSIMI....CI VENNERO INCONTRO...E NELL'ABBRACCIARCI....PIANGEVANO....E..SI..LA LIBERTA'...CHI NN L'HA MAI SOGNATA.....MA..IL CALORE DEL LETTINO....A CASA..MI SEMBRO' PIU' MAGICO E SPECIALE DI SEMPRE........E..COSI..POTEI SOGNARE..LA MIA..LIBERTA'....ps AVEVO 8ANNI...... IL RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE REALMENTE ESISTITE..E PURAMENTE CAUSALE........ASHAHAHAHAHAH........SCUSATE....CIAOOOOOOOOOO.....
     
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  8. sognatrice09
     
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    una favola iniziata a scrivere sull'isola.........qualche notte fa........
    la finirò....forse.....per ora è così-----

    C'era una volta una bellissima principessa--------SOLA......, sola viveva nel grande castello che la vita le aveva riservato, sola mangiava nel grande sala da pranzo, sola restava nel salone delle feste che non aveva più musica da suonare nè voci cristalline da ascoltare mentre ridevano e si divertivano.........
    Tutto era cambiato, tutto era finito quando suo padre, rimasto anch'egli solo, si era trasformato in un uomo guerrafondaio ed avido di potere e si era dedicato alle guerre di conquista per potere sfuggire ai ricordi che la sua casa evocava.

    ALINA, questo era il suo nome, da allora ascoltava solo il rumore dei suoi passi che l'accompagnava nelle fredde e solitarie giornate...

    il muro........


    i giorni si susseguivano tutti uguali, il sonno e la notte la coglievano e rendendola felice perchè quella era la fuga, il sonno ristoratore e portatore di pace......

    Ma ultimamente anche i suoi sogni iniziavano a tradirla.......sempre più spesso sentiva una voce .........lontana.......che nel sonno la chiamava e la faceva svegliare di soprassalto, madida di sudore e sempre più angosciata.

    Chi era che la chiamava, a chi apparteneva quella voce, quella voce così dolce e delicata, perchè la agitava tanto e che cosa aveva da dirle?


    Alina non capiva, aveva solo voglia di fuggire lontano.....ma per andare dove?

    Anche quella mattina, dopo il l suo risveglio, angosciato e pieno di dubbi, Alina decise di cavalcare il suo bellissimo cavallo nero e veloce come il vento........

    e come il vento cercava di fuggire lontano mentre il suo destriero sembrava volare sui prati....
    era meraviglioso sentire il vento fra i capelli accarezzarle il volto, si sentiva libera e felice, sentiva di volare........


    All'improvviso il cielo fu squarciato da nuvole nere.......un fulmine colpì un albero, il cavallo impaurito si imbizzarrì ed Alina rovinò a terra battendo la testa.

    Il cavallo continuò a correre come impazzito, mentre Alina rimase esanime seminascosta tra i rovi.

    Il cacciatore vagava tra i boschi alla ricerca della sua preda, sentiva il suo odore, sentiva la sua paura……..ma improvvisamente il suo cane si fermò e po’iniziò a correre e ad abbaiare…….

    Seguendolo il cacciatore trovò tra i rovi il corpo esanime di una bella e delicata fanciulla, provò a rianimarla, la fanciulla aprì gli occhi e poi, nuovamente li richiuse.
    Decise di portarla a casa sua, sua moglie Mary avrebbe sicuramente saputo cosa fare……
    Il cacciatore e la sua famiglia vivevano nella contea di …………. Il regno vicino a quello della bella Principessa Alina, ma non la conoscevano se non di fama.
    Quando Mary vide la povera Alina mandò subito suo marito a Corte a chiamare il medico personale del re che in un battibaleno giunse al capezzale della malata……

    Appena la vide rimase di stucco e riconobbe l principessa Alina, ma come mai si era allontanata così tanto dal suo castello? E che le era successo?

    Aveva una gamba rotta, una brutta ferita alla testa e qualche escoriazione dispose subito per il trasporto al Castello il re era una brava persona sarebbe stato felice di aiutare quella fanciulla in difficoltà. E così fu!

    musica
    https://www.youtube.com/watch?v=3TH8XEXC4zY

     
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  9. sognatrice09
     
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    un bel post di Lia (aux)........perchè non vada perduto....
    "
    Tramonto....... un pensier d'amore, si va bene, ma perchè no " tracolline", "neiprati", "nelledune", mi spiegate come il sole al tramonto può tuffarsi nel mare?

    Non è più adatto ad ogni occasione le coucher dei francesi? E il nostro desueto Occaso? Sembra ormai solo un termine spagnolo!

    Non è forse sempre là, ad Occidente, che punta la prua della barca del risplendente dio Sole-Ra, scivolando sulla celeste distesa, Ra che ogni giorno si trasforma in Osiride,Isola di fuoco della sera, che misteriosamente sparisce lasciando il suo trono ad Iside-Luna e Araba Fenice, risorge ad Oriente Isola di fuoco all'alba? Ma!


    Intanto qui niente "tramonto" oggi o meglio ieri. Il celo plumbeo e la pioggia non hanno fatto trapelare un benché minino raggio del nostro grande astro.Il crepuscolo si è avventato con determinazione senza nessuna rifrazione.


    Poco importa i più bei tramonti sono quelli che i nostri occhi hanno catturato per poi riporli nella nostra anima.
    Ecco l'aria è tersa sa di salmastro, il vento zufola tra i rami del noce ormai con le sue foglie color oro e nella piccola vigna un uomo raccoglie gli ultimi grappoli di uva fragolina.
    In lontananza il mare infrange vigoroso sulla piccola falesia,una vela temeraria fa ritorno al molo, il sole sta preparandosi per nascondersi dietro la collina ed io so il punto esatto dove avverrà.
    Una poiana alta volteggia sfruttando le correnti ascensionali emettendo gli ultimi richiami del giorno al compagno.
    Nubi nottilucenti a sud incominciano a tingersi per diventare iridescenti, un disco di fuoco domina tutto, ancora qualche istante,ora è mezzo, un arco, un punto, il cielo una miriade di colori che lentamente si affievoliscono. Ad est è già buio.
    Si accende espero e le altre stelle, la notte scende.
    Io ancora lì in terrazza, ad assaporare l'essenza del tempo che fugge,con un sorriso stampato in faccia immersa nel mio mondo onirico.
    Io, perché malgrado tutto, ero serena e gioiosa parte di quel tutto, al di la di ciò che si riesce a fare o a capire, perché "Ciascun confusamente un bene apprende nel qual si quieti l'animo e desira per che di giunger lui ciascun contende" .
    Solo amando i segni concreti con cui il mistero ci viene incontro, forse il paradiso diventa possibile.

    Lia"
     
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  10. sognatrice09
     
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    un'altra bella storia............postata ieri sera........
    "
    La notte nel deserto di Eleonora Corsini
    (Italiana, nata a Roma nel’83, cresciuta tra Roma e Firenze. Laureata in Sociologia, ex collaboratrice per il quotidiano “il Corriere di Firenze” ed il settimanale “ l’Attenzione”)

    Avevo ansia di vederlo questo deserto: il Sahara! Ne avevo sentito parlare fin da quando ero bambina e volevo ardentemente che i miei piedi toccassero la sua sabbia, volevo camminare in cima ad una duna, volevo lasciarmi invadere dal suo silenzio.

    Avevo così tanta fretta che mi sono catapultata nel deserto al secondo giorno di viaggio, per una sola notte. Accontentandomi di un assaggio, un’idea fugace. Un’esperienza rubata al prezzo del turista.

    Perché è così che mi sono sentita in quei due giorni: una piccola ladra venuta a rubare un’avventura da inserire nel “curriculum viaggi”, a quei popoli che hanno saputo fare dell’aridità una casa, della sabbia una terra e del silenzio uno stile di vita.

    Alla partenza, una manciata di uomini con il turbante, seduti attorno ad un tavolo a bere un tè che mi è stato offerto. Io avevo fretta, volevo arrivare all’accampamento prima del tramonto. Volevo sentirmi contornata di solo dune.

    Lì mi sono accorta della verità: non puoi vivere il deserto se hai fretta! E così, con un po’ di fatica ho tentato di abbandonarmi ai loro ritmi, ed ho scoperto che non è facile quando due giorni prima eri nel pieno della tua vita quotidiana italiana!

    Gli uomini continuavano a sorseggiare con calma il loro tè, e poi con calma, uno di loro, Mouloud, ci ha portati dai dromedari. Questi erano accovacciati in terra ad attenderci, al nostro arrivo si sono voltati verso di noi con un espressione che sembrava dire “ Altri turisti!”: gli abitanti del deserto si servono di loro solo per trasportare i viveri e le bevande. Ma questi buffi animali, dai movimenti un po’ goffi e dagli occhi che paiono addormentati, stanno al gioco e dall’alto della loro millenaria esperienza nella sabbia del Sahara accolgono il nuovo arrivato sul dorso. Il risultato: mi sentivo una bambina seduta sulla schiena di un saggio.

    Arrivati all’accampamento c’attendeva Nagy pronto a servirci un altro tè, preso su un tavolo tondo e basso, seduti su tappeti e cuscini, a lume di candela all’interno di una tenda costruita con bambù intrecciati ed ancora tappeti.

    Poi è calata la notte, lentamente, la luna col suo alone occupava buona parte del cielo, ma le stelle riuscivano comunque a splendere con un chiarore a me sconosciuto. Abbiamo cenato e poi abbiamo preparato il nostro bivacco attorno ad un fuoco: “ la tv del deserto - ci hanno detto- dove ognuno la sera si riunisce a raccontare la sua storia del giorno” .

    Mouloud parlava Francese, Nagy no. Pertanto ho comunicato molto più con Mouloud , che si occupava di fare da interprete per Nagy. Abbiamo giocato alla dama del deserto, un gioco composto di sabbia come tavolo da gioco e bastoncini come pedine: chi perdeva sarebbe dovuto andare a caccia di un Fennec… abbiamo pareggiato! Abbiamo scritto i nostri nomi in Arabo, io per l’occasione sono stata ribattezzata Nora, perché è un nome comune nella tribù dei nomadi Saharawi a cui appartenevano sia Mouloud che Nagy.

    Mouloud, 40 anni, mi ha raccontato di quando parte nel deserto, per svariati giorni, in direzione sud-ovest, per andare a trovare la sua famiglia. Nagy, 22 anni, guardiano dell’accampamento, della sua solitudine nel deserto e di come attende ogni mese i due o tre giorni in cui anche lui raggiunge la famiglia in mezzo al deserto.

    Spento il fuoco del bivacco ci siamo coricati, lasciando Mouloud e Nagy alle loro chiacchere serali ed al loro tè della buonanotte. La notte l’abbiamo trascorsa in un’altra tenda con le grosse coperte ed i tappeti ad isolarci dal ghiaccio della sabbia del deserto nelle notti d’inverno.

    Il giorno dopo sveglia all’alba per osservare come il primo sole del giorno dipinge le dune, che da grigie divengono arancioni, rosse e poi dorate. Il sole sorgeva da est, dove era ancora possibile vedere la fine della catena del anti atlante, e ricordarsi che eravamo solo alle bocche del deserto.

    Eppure volgendo lo sguardo verso sud- ovest, lì dalla cima di quella duna, non c’era niente all’orizzonte. Nient’altro che sabbia, e riverbero di luce. Sabbia e silenzio assordante. Sabbia dalla quale udivi il rimbombo dell’immensità che si apre all’orizzonte. Sabbia di un deserto la cui superficie abbraccia intere nazioni ben più grandi del piccolo Marocco. Sabbia, solo sabbia.

    Al ritorno ho camminato, scalza, ed il dromedario portava il mio zaino. Mouloud mi aveva creato un turbante con la mia sciarpa di tutti i giorni, e parlavamo: “ Hai mai avuto paura del deserto?” gli ho chiesto. E la mia domanda deve essergli apparsa strana, perché si è voltato con un’espressione dubbiosa nel volto e mi ha risposto “no” con convinzione. Poi dopo un po’ di silenzio ha aggiunto: “ Quando ero piccolino, e dovevo tenere i dromedari nel deserto, la notte, solo, avevo paura. Perché la notte il deserto cambia, diventa tutto uguale e perdi i tuoi punti di riferimento, e fa paura”.

    C’è stato ancora silenzio e poi sorridendomi mi ha detto che quando sarei tornata avremmo fatto una corsa in dromedario e se avessi vinto me ne avrebbe regalato uno. Se perdo invece la mia penitenza… è ancora da stabilire!"


    i post imperdibili...............


    da M I R R O R ..............
    "Il deserto, che strano luogo……alcuni si smarriscono, altri ci vanno per ritrovare qualcosa.

    E’ un posto che ha la capacità di diventare dimensione. Sembra un luogo riservato all’anima.

    Questa notte voglio raccontarvi di un deserto molto particolare, forse il deserto più arido del mondo. Si trova in Cile, è il deserto di Atacama.

    Una volta l’anno questo deserto si trasforma. Tutto capita a fine marzo, all’arrivo di una piccolissima pioggia come per magia il deserto prende le vesti di un campo fiorito.

    E il mio pensiero va all’acqua, elemento capace di compiere una meravigliosa magia…..acqua come l’amore, che possiede la stessa forza di trasformare le persone da aridi deserti ad incantevoli anime.

    Acqua ed amore come elementi preziosissimi che come d’incanto arrivano in spazi pervasi da difficoltà e rinuncia. Posti dove ogni goccia d’acqua, ogni attimo di vita diventa prezioso. Il deserto stesso insegna ad apprezzare di nuovo il valore delle cose, in modo che l’energia del desiderio si risvegli e spezzi il rivestimento soffocante che avvolge il cuore. Perché il fine che dà significato alla vita non è mai una cosa, ma il senso che collega le cose, qualcosa di invisibile, che è possibile vedere solo con gli occhi del cuore.

    Solo nei deserti più aridi puoi accorgerti di quanto più bello può essere un fiore.

    "... ricordo che mi addormentai stanco di osservare le migliaia e migliaia di stelle che illuminano la notte del deserto, e all'alba del 31 marzo il mio amico mi scosse per svegliarmi. I sacchi a pelo erano fradici. Gli chiesi se avesse piovuto e Freddy rispose di sì, che aveva piovuto come quasi ogni 31 marzo nell'Atacama. Quando mi tirai su, vidi che il deserto era rosso, coperto da minuscoli fiori color sangue. - Eccole. Sono le rose del deserto, le rose di Atacama. Le piante sono sempre lì, sotto la terra salata. Le hanno viste gli antichi indios atacama, e poi gli inca, i conquistatori spagnoli, i soldati della guerra del Pacifico, gli operai del salnitro. Sono sempre lì e fioriscono una volta all'anno. A mezzogiorno il sole le avrà già calcinate..."
    (Luis Sepulveda - Le Rose di Atacama)

    https://www.youtube.com/watch?v=-hjJBQuBe78 "

    Edited by sognatrice09 - 20/10/2009, 02:58
     
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  11. sognatrice09
     
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    un altro bel post di aux(lia)
    LA QUERCIA CADUTA

    Dov'era l'ombra or sé la quercia spande
    morta, né più coi turbini tenzona.
    La gente dice: "Or vedo: era pur grande!".

    Pendono qua e là dalla corona
    i nidietti della primavera.
    Dice la gente: "Or vedo: era pur buona!".

    Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
    ognuno col suo grave fascio va.
    Nell'aria, un pianto... d'una capinera

    che cerca un nido che non troverà.

    Pascoli

    www.dada.it/music/arnoldofoa/la-quercia-caduta_2444902m.html

    Ero una bimbetta di 7 anni quando l'ascoltai per la
    prima volta, piansi.
    Ora a lei a cui avevano spezzato un'illusione e che
    intuiva soltanto la profondità di queste parole asciugo
    le lacrime e sfioro le gote con una carezza.

     
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  12. ghea60
     
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    da I PENSIERI RITROVATI

    "La vita è
    come un torrente turbolento,
    sempre in movimento;
    a volte la sua corsa verso il mare
    incontra ostacoli,
    ma nulla può fermarlo.
    Dovrà sfociare inevitabilmente
    in un unico mare
    ma nessuno può decidere
    o sapere ora
    quale sia questo mare
    e quando il fiume vi giungerà"






    La porta era aperta.
    Entrando in quella stanza si sentiva la tristezza e lo squallore.
    Una poltrona sgualcita, un tavolo unto, una sedia rotta,
    dei fiori di plastica su di un pianoforte impolvereto.
    Eppure era stata la più bella casa di quei tempi, piena di vita e di suoni,
    Il giardino era stato un rosaio, ed ora solo sterpaglia.
    Quattro note, ma la scordatura era tale
    che i suoni che ne uscivano erano grida, forse di dolore.
    Passando per le stanze tutto si faceva forte.
    l'odore della polvere penetrava in te ed ormai facevi parte di quella casa.
    Non sapevi come liberartene e la tristezza ormai era padrona.
    ti sedevi sconsolato su quel divano che ti ricordava attimi di felicità.

    I muri parlavano dello squallore e sembrava parlassero di te,
    della tua decadenza e della tua sofferenza.
    Volevi fuggire lontano, ma dovevi fuggire da te.
    perchè tutto questo lo avevi creato tu,
    e così continuavi a sopravvivere per giorni, per mesi , anni
    fino a che il tuo respiro avrebbe giocato nel nulla.




    Nella terra dove i cavalli nascono
    con le ali d’aquila
    e le api hanno perso il pungiglione
    Si canta sempre..
    La tana del leone con daini fulvi
    E fiumi di vino così limpidi
    Che scorrono per sempre
    I draghi volano come passeri nell’aria
    E agnellini dove soltanto Sansone osa
    Andare avanti avanti avanti

    Il mio Re delle fate può vedere cose
    - domina l’aria e governa le maree-
    che per me e per te non esistono
    oh si guida i venti
    Il mio Re delle fate sa agire rettamente
    E non sbaglia mai

    Poi nella notte l’assalto degli uomini


    Correvano come ladri
    E uccidevano con lame di coltello
    Per poter sottrarre il potere alla magica mano
    ……………………………………………….

    Da “Il mio Re delle fate”
    Testo di una canzone dei Queen





    Il mio sogno è fatto d'impossbile realtà
    si perde nel vento dei sospiri
    e resta immobile nella tempesta.

    Il mio sogno vola senza ali su oceani deserti,
    si nutre del chiarore delle stelle
    e naviga la notte
    con occhi di farfalla

    Il mio sogno apre una porta
    in fondo alla stanza
    e si ritrova in un altro mondo

    Il mio sogno cavalca il tempo,
    gli spazi e i desideri
    per infrangersi sugli scogli del sole






    Gli antichi greci pensavano che YPNOS, il sonno, fosse fratello di THANATOS, la morte.
    I due figli di NYX, la notte, vivevano agli inferi, ma uscivano regolarmente sulla Terra.
    YPNOS era rappresentato come un giovinetto alato che stillava negli occhi degli uomini gocce di latte di papavero.
    Poiché quel latte conteneva oppio, il prescelto di addormentava, mentre YPNOS gli faceva aria con le ali.
    In Grecia, chi non riusciva a dormire andava in pellegrinaggio in uno dei santuari dedicati al dio ASKLEPIOS (Eusculapio)- ce ne erano 546. Il principale si trovava a Epidauro.
    Ovidio (48 a.c.-18 d.c.) ha scritto di un palazzo immerso nel silenzio, attraverso il fiume Lete (fiume dell’oblio) dove YPNOS viveva con i mille figli, i sogni.
    CELSUS (20-30 d.c.) scrisse 8 libri sulla medicina romana, ma spiegò il sonno secondo la mitologia.

    I dottori non hanno mai smesso di cercare di scoprire cosa sia il sonno, ma senza risultato.
    Quanto è strano non sapere cosa succede durante un terzo nella nostra vita.
    …………………………………………………………………………………………………….


    In altri paesi del mondo si pensa che il sonno sia opera dell’OMINO DELLA SABBIA.
    Scoprirete (un bel conforto quando vi sentirete soli) che nei momenti più neri c’è qualcuno su cui potete contare: qualcuno che, con la pioggia o bel tempo, verrà a trovarvi tutte le notti, per farvi addormentare.

    Da un racconto
    ………………………la pioggia ci precedette, riversandosi in un torrente su uno sfondo di violenti tuoni.
    Per fortuna nel bosco trovammo una capanna abbandonata……………………..C’era una stufa arrugginita, la legna era umida…..nel fienile c’era un po’ di paglia….il colletto del mio compagno si infilò in un chiodo che spuntava da soffitto. Tentando di liberarsi staccò un asse e vide un pacco infilato tra le travi. Era avvolto in una tela, rosa dalle tarme e legata con una cinghia di cuoio consunto.
    Aprendolo scoprimmo che conteneva un libro. Sulla copertina c’era scritto

    DAS ALPHABET VOM SCHLAF

    L’Abbecedario del sonno

    Mentre lo sfogliavamo con cautela, ne uscì un biglietto scritto a mano.
    L’inchiostro era sbiadito e la carta ingiallita, ma riuscimmo ugualmente a decifrare quello che vi era scritto. Ecco cosa leggemmo:

    Io Johann Poberschnigg, ho scritto questo libro …sulla base dei segreti che ho imparato su queste montagne e che ho deciso di non rivelare. Per me la fine è vicina. Nascondo questo libro nel tetto della capanna nella speranza che finisca prima o poi in mani sicure. Ci sono forze malvage che vorrebbero impadronirsi di questi grandi segreti. …Ogni bene a te che troverai questo libro e ne farai buon uso. J.P.

    Leggendo e scoprimmo.
    Avevamo deciso di rimanere alla capanna, dopo un’escursione scoprimmo che qualcuno aveva frugato tra le nostre cose e decidemmo di spostarci. Il libricino era sempre con noi.
    Nei giorni seguenti facemmo molte escursioni ma è come se ci spostassimo in circolo avvolti dalla nebbia o dalla neve.
    Con l’aiuto di una bussola cercammo di raggiungere la nostra meta, ma era come se gli spiriti della montagna si prendessero gioco di noi.

    Questo girovagare senza senso durò 3 giorni. Il 4° giorno, arrivammo alla fattoria, trovammo una vecchia che batteva cuscini e materassi di piuma. Con nostra meraviglia le piume si trasformavano in neve che ricadeva sulla terra. Era Frau Holle.
    Alle nostre domande rispose che non potevamo andare sulla montagna e creò una nube gigantesca davanti ai nostri occhi. Ci fece entrare in casa.............................................
    "Eccomi". Ci raccontò che l'ultima persona che era entrato era J.P. Capimmo che lei sapesse tutto di noi. Ci disse che era lei a far nevicare, alzarre la nebbia e far impazzire le bussole per impedire di rubare "agli romini il segreto del sonno". Fuori nevicava, Andammo alla finestra ed all'improvviso vedemmo la cima della montagna.
    Non potevamo credere si nostri occhi.....sulla cima del monte c'era in castello.Freu Holle venne alla finestra e ci disse che lì viveva l'OMINO DELLA SABBIA. In quel castello viveva l'Omino della sabbia che "ogni sera va in giro per il mondo a distribuire la sabbia soporifera a tutti: uomini, donne, bambini ed animali"








    solo il vento
    potrebbe capirmi

    solo il mare
    potrebbe entrare nel mio cuore

    solo l'acqua
    potrebbe sciacquare le mie ferite

    solo il fuoco
    potrebbe riaccerndermi dalle ceneri

    solo il mondo
    potrebbe salvarmi

    ...............................................

    "le parole costano. costano tempo, sudore e fatica. costano energia.
    le parole vanno centellinate, perchè una volta dette non sono più tue;
    le regali ed ognuno ne fa ciò che vuole"
     
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  13. sognatrice09
     
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    UN OMAGGIO AD ALDA MERINI

    Le più belle poesie
    si scrivono sopra le pietre
    coi ginocchi piagati
    e le menti aguzzate dal mistero.
    Le più belle poesie si scrivono
    davanti a un altare vuoto,
    accerchiati da agenti
    della divina follia.
    Cosi, pazzo criminale qual sei
    tu detti versi all’umanità,
    i versi della riscossa
    e le bibliche profezie
    e sei fratello a Giona.
    Ma nella Terra Promessa
    dove germinano i pomi d’oro
    e l’albero della conoscenza
    Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
    Ma tu si, maledici
    ora per ora il tuo canto
    perché sei sceso nel limbo,
    dove aspiri l’ assenzio
    di una sopravvivenza negata.

    o ancora
    "non voglio che tu muoia" alda merini



    "Corpo, ludibrio grigio
    con le tue scarlatte voglie,
    fino a quando mi imprigionerai?
    Anima circonflessa,
    circonfusa e incapace,
    anima circoncisa,
    che fai distesa nel corpo?" (da "La terra santa").
     
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    "Il mio passato"

    Spesso ripeto sottovoce
    che si deve vivere di ricordi solo
    quando mi sono rimasti pochi giorni.
    Quello che e’ passato
    e’ come se non ci fosse mai stato.
    Il passato e’ un laccio che
    stringe la gola alla mia mente
    e toglie energie per affrontare il mio presente.
    Il passato e’ solo fumo
    di chi non ha vissuto.
    Quello che ho gia’ visto
    non conta piu’ niente.
    Il passato ed il futuro
    non sono realta’ ma solo effimere illusioni.
    Devo liberarmi del tempo
    e vivere il presente giacche’ non esiste altro tempo
    che questo meraviglioso istante.

    (Alda MERINI)
     
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  15. macris75
     
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    L’anima è il principio ed è l’occasione ultima per vivere.
    Il vero involucro del pensiero è l’anima: essa è insospettabile come tutte le verità che non si vedono ma che ci riempiono la vita.
    A volte l’anima muore e muore di fronte ad un dolore, a una mancanza d’amore e soprattutto quando viene sospettata d’inganno.
    L’anima non è mai religiosa ma è la religione stessa. Quando dico che il peccato fa parte della vita e della morte e quindi anche della redenzione, io sostengo che grazie alla materia noi possiamo controllare la nostra morte e le nostre agonie di pensiero.
    Io tremo di orrore davanti ai peccati invisibili degli altri e non davanti ai miei, perché mi conosco talmente bene da sapere che ogni indugio è la premessa di un nuovo riscatto.
    Mi lascio andare al discorso aperto della vita e spesso a quello che i cattolici chiamano Provvidenza e cioè a quella mano grande che ci soccorre, che è sempre amore e che è sempre indulgenza di amore.
    Un’anima come la mia è già nell’eternità nel senso che ha capito che il tempo non ha valore, che l’uomo non può fermare la morte ma che ha in sé una sentinella vigile che è la sua anima e con quella è consapevole dell’amarezza della vita e tornerà, se Dio vorrà, alla culla del suo Creatore.
    Alda Merini, L'anima innamorata


    questa non può mancare nel nostro grande libro ;) :wub:
     
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188 replies since 1/10/2009, 18:34   6034 views
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